Dice il governatore Sergio Chiamparino: “è un giudizio severo, ma non riesco a dire che non sia giusto. Da quando abbiamo avuto la responsabilità di governare il Piemonte siamo consapevoli che ci sono fratture strutturali negli equilibri di bilancio che devono essere affrontate. Abbiamo deciso di presentare un piano di radicale riorganizzazione della spesa e di riordino della finanza regionale
Parafrasando lo slogan di una famosa caramella si potrebbe dire: il buco con la Regione intorno. Il Disavanzo di 2.290 milioni di euro che la Corte dei Conti ha comunicato parificando il rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2013 è pesante. I giudici contabili hanno aggiunto alcune voci di passività e sollevato una questione di legittimità costituzionale, sospendendo così il procedimento, delle parti delle leggi regionali relative alla contabilizzazione di fondi ricevuti dallo Stato in base al decreto Salva Imprese. Il disavanzo sarà determinato all’esito del giudizio. La Corte ha comunque sancito che a formare il disavanzo sostanziale di amministrazione bisogna aggiungere sette voci per un totale, appunto, di 2 miliardi e 290 milioni di euro.
Dice il governatore Sergio Chiamparino: “è un giudizio severo, ma non riesco a dire che non sia giusto. Da quando abbiamo avuto la responsabilità di governare il Piemonte siamo consapevoli che ci sono fratture strutturali negli equilibri di bilancio che devono essere affrontate. Abbiamo deciso di presentare un piano di radicale riorganizzazione della spesa e di riordino della finanza regionale.In passato avevo detto che la Regione spende più di quanto incassa – ha proseguito – E il procuratore generale della Corte dei Conti, nella sua relazione, ha usato le stesse parole. Avevo visto bene. Mi fa un po’ tremare le vene e i polsi perché dovremo affrontare una situazione molto difficile, ma sono certo che i piemontesi alle ultime elezioni abbiano scelto di assegnarci la responsabilità di affrontare questa sfida anche perché ne erano in una qualche misura consapevoli. Possiamo contare sulla fiducia della comunità piemontese”.
Il presidente e il suo vice ed assessore al Bilancio, Aldo Reschigna, hanno annunciato che “l’incertezza sui criteri con cui contabilizzare le risorse messe a disposizione delle Regioni, ci spinge a chiedere al Governo un intervento legislativo che faccia chiarezza. Dalla relazione della sezione Controllo della Corte dei Conti e da quella del procuratore – hanno poi precisato presidente e vice – emerge un quadro assolutamente critico e problematico del bilancio della Regione Piemonte. Inoltre si conferma la condizione di assoluta precarietà e di non governo della sanità piemontese, rispetto alla quale molto si è parlato e poco si è attuato. Anche sulle partecipate emerge una situazione che potremmo definire da giungla. Opereremo al più presto con una politica di radicale riduzione e ristrutturazione del sistema”.
Si annunciano tagli su Direzioni e Settori regionali, sulle aziende partecipate e un nuova limata ai costi della politica. Critica l’opposizione: “Il documento della Corte – spiega Gilberto Pichetto, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Lascaris – conferma tre cose che ho sempre detto. La maggioranza di centrodestra ha dovuto fare i conti con un trend di entrate e trasferimenti in continua diminuzione: circa 1 miliardo all’anno. Non essendoci stati interventi di ristrutturazione a tempo debito, si è accumulato un debito commerciale enorme che nel 2013 come Giunta abbiamo affrontato trasformandolo in debito finanziario con l’applicazione del decreto legge 35; solo grazie a questo intervento siamo riusciti a pagare i fornitori immettendo liquidità in centinaia di aziende e dando continuità all’attività della Regione stessa. Per i non addetti ai lavori, insomma, abbiamo iscritto a bilancio dei debiti che fino a prima stavano fuori dallo stesso pur essendoci e dovendo essere onorati dall’Ente. In terzo luogo dal 2013, ci è stato riconosciuto che il trend di disavanzo corrente si è fermato, rimanendo come abbiamo sempre detto da aggredire e recuperare tutto quell’indebitamento accumulato tra il 2006 e il 2012. Insomma al presidente Chiamparino è sufficiente continuare sul piano di risanamento che abbiamo avviato dal 2013 ad oggi”.