SCUOLA- Pagina 16

La Regione ha approvato il nuovo calendario scolastico. In classe dal 14 settembre

Le lezioni termineranno venerdì 11 giugno 2021. Stabiliti i periodi di festività natalizie, carnevalesche e pasquali, oltre a un «ponte» in occasione dell’Immacolata Concezione.

Da lunedì 14 settembre 2020 a venerdì 11 giugno 2021. In attesa di conoscere le linee guida del governo per la ripartenza post Covid (dalle regole sulla sicurezza sanitaria e sul distanziamento sociale a quelle relative ai trasporti degli studentI) è stata approvata la DGR che determina il calendario scolastico regionale per il Piemonte relativo al 2020-2021.

I giorni di lezione nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo e di secondo grado saranno 208, mentre per la scuola per l’infanzia 224, che si riducono rispettivamente a 207 e a 223 nel caso in cui la ricorrenza del Santo Patrono coincida con un giorno nel quale siano previste lezioni.

Stabiliti anche i periodi di vacanza e i «ponti»: in realtà ne è previsto soltanto uno, quello dell’Immacolata Concezione, che consentirà ai ragazzi di stare a casa il 7 e l’8 dicembre. Seguiranno poi le tradizionali vacanze di Natale, che, quest’anno, sono state stabilite nel periodo che va da mercoledì 23 dicembre a mercoledì 6 gennaio compresi.

Non mancherà la possibilità di godere di un breve periodo di riposo a Carnevale, essendo prevista l’astensione dalle lezioni da sabato 13 febbraio a mercoledì 17 dello stesso mese compresi.

Le vacanze di Pasqua «cadranno» invece da giovedì 1 aprile a mercoledì 6. Dopo la sosta pasquale non sono previste altre pause e le lezioni proseguiranno regolarmente fino all’11 giugno (ad esclusione, ovviamente, della Festività del 1 maggio e del 2 giugno) data dell’ultima campanella, ma non per tutti: infatti le attività nelle scuole per l’infanzia termineranno soltanto il 30 dello stesso mese.

Voucher scuola, boom di richieste. La Regione al Governo: “servono 14 milioni”

A causa dell’emergenza Covid19, le domande di sussidio ammesse sono cresciute del 54,4%, passando dalle 58,648 dello scorso anno alle attuali 90,585. Oltre allo stanziamento regionale, per coprire il fabbisogno occorrono altri 14 milioni di euro. L’assessore Chiorino: «Garantire il diritto allo studio è una priorità assoluta. Invece di pensare ai banchi con le rotelle, costosi, insicuri e dalla dubbia utilità, il ministro Azzolina assicuri ai ragazzi di poter studiare».

«Invece di occuparsi dei banchi con le rotelle, che non piacciono a nessuno e che non sarebbero privi di numerose criticità, dal costo alla sicurezza, il ministro all’Istruzione, Lucia Azzolina, farebbe meglio a occuparsi dei diritti fondamentali dei ragazzi, che devono poter iniziare il nuovo anno scolastico. Anche in Piemonte, dove, evidentemente a causa dell’emergenza Covid19, il termometro della povertà si è impennato e le richieste di voucher scuola, ammesse in graduatoria, sono aumentate del 54,4%, passando dalle 58,648 del 2019 alle attuali 90,585». E’ fermo il commento dell’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino, in riferimento ai numeri della graduatoria dei voucher scuola, pubblicata ieri.

Una situazione quasi disperata se si considera che, con i fondi a disposizione, già lo scorso anno non era stato possibile finanziare 16,683 istanze presentate da aventi diritto. Numero che, quest’anno, se il governo non interverrà immediatamente, rischia di schizzare alle stelle in quanto, al netto di qualche risicato e pressoché insignificante possibile spostamento di risorse, la Regione Piemonte non può, per legge, contrarre ulteriore debito.

Ma c’è di più. Un dato che angoscia e inquieta e che rappresenta un vero e proprio unicum nella storia piemontese: quest’anno sono state presentate e accolte 3,705 domande per quanto riguarda i contributi per iscrizione e frequenza, contro le 2,928 dello scorso anno. E per la prima volta le risorse non sono sufficienti nemmeno a coprire il 100% della suddetta voce, che gli anni scorsi faceva registrare, al contrario, considerevoli avanzi. In parole povere, centinaia di ragazzi non avrebbero nemmeno la possibilità di andare a scuola.

Una situazione non accettabile. Facendo due conti, la Regione ha attualmente finanziato 3.164 domande di iscrizione e frequenza (importo complessivo di euro 4.523.520, di cui 4.479.420 euro per pagare la retta di iscrizione e frequenza e 44.100 euro come contributo per i libri di testo) e 39.659 istanze relative a Piano offerta formativa, libri e trasporti, per un totale di 13.286.626 euro.

Calcolatrice alla mano, per finanziare tutte le domande accolte servirebbero, per la precisione, ulteriori 13 milioni 818mila e 805 euro. Dei quali poco più di 246 mila euro per iscrizioni e frequenza.

«Mentre a Roma c’è chi, come il ministro Azzolina, si preoccupa soltanto del metro statico e dinamico e dei banchi con le rotelle, in Piemonte le famiglie soffrono e hanno bisogno di risposte certe e immediate», spiega Chiorino. «La Regione Piemonte, come sempre, ha fatto la propria parte, ma non basta. Non possiamo continuare a leggere delle idee stravaganti del ministro Azzolina, che ora propone l’acquisto, giudicato da parecchi esperti inutile e dispendioso, dei banchi con le rotelle, che rappresenterebbe uno spreco ingiustificabile, a fronte del dramma sociale che stiamo vivendo, come dimostrano i nostri numeri».

Chiorino entra poi nel merito: «Numerosi presidi ed esperti hanno già previsto che i banchi “anti Covid” che il Ministro vorrebbe acquistare, oltre a costare circa 300 euro l’uno, possono essere facilmente danneggiati, rischiando di vanificare l'”investimento”. Altri ancora hanno segnalato che simili strutture non possono essere usate come riparo in caso di terremoti, e che quindi ci possano essere rischi di sicurezza. La stessa sicurezza messa a repentaglio dalla tipologia stessa della postazione che, essendo basata su un supporto mobile, in caso di sbilanciamento, rischia di far cadere tutto il contenuto del banco e lo studente stesso. Di idee bizzarre, da parte del Ministro, eravamo ampiamente abituati ad ascoltarne, ma onestamente non pensavo arrivassimo a questi livelli, al limite del paradosso».

Chiorino, infine, rinnova con forza la richiesta di sostegno al governo: «La ricreazione politica – spiega – è finita. Questo è il momento di fare sul serio, di sostenere concretamente e rapidamente le nostre famiglie come ha fatto e sta facendo la Regione Piemonte. Scriverò immediatamente al Ministro, comunicandole tutti i dati con precisione certosina e attendendo di ottenere la completa copertura delle risorse mancanti a strettissimo giro di posta. In caso contrario – conclude l’assessore regionale all’Istruzione – ci troveremmo di fronte a un autentico dramma sociale, che causerebbe un incremento della povertà educativa, con l’impossibilità di veder garantito il diritto allo studio dei nostri ragazzi. Facendo precipitare l’Italia al livello dei Paesi dei Terzo Mondo. Una situazione per la quale i piemontesi e, in generale, tutti gli Italiani, saprebbero chi “ringraziare”».

Scuola e Università, troppi problemi alla ripresa

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La scuola resta uno dei problemi irrisolti e la sua riapertura – al di là dal Covid  che potrebbe impedirla – resta una questione aperta. Occorrono spazi che non ci sono, banchi ed attrezzature informatiche di cui le scuole e gli studenti  non dispongono per lezioni a distanza 

.
Il tentativo della ministra è stato quello di scaricare il problema sui presidi che non erano assolutamente in grado di provvedere con gli strumenti a loro disposizione alla ripresa a settembre. Sia pure in ritardo è stato nominato un commissario che ha fatto un bando per nuovi banchi monoposto. Ma il problema è più complesso perché riguarda nuovi orari, distanziamento negli ingressi e nelle uscite e lezioni da remoto.
In questo ultimo mese in cui i docenti dovrebbero essere a disposizione delle scuole perché il congedo per ferie  prevede un mese di vacanza, quasi sempre coincidente con il mese di agosto, non sono stati attivati dei corsi per preparare i docenti alla didattica a distanza a cui la maggioranza degli insegnati era e resta  impreparata. Ora la ministra più che pensare seriamente a risolvere i problemi dell’ apertura dell’anno scolastico,rilascia interviste raffica in cui dice di essere ingiustamente criticata  perché giovane e donna. Ha anche detto che vuole dei banchi con le ruote per poterli riutilizzare – dopo la pandemia – per la didattica di gruppo. I cosiddetti lavori di gruppo- va ricordato –  sono una delle sciocchezze nate nel ‘68 e che, dove applicate, crearono danni gravi agli studenti lasciati in balia di se’ stessi perché, secondo la demagogia corrente, dovevano essere rigorosamente autogestiti: i docenti erano considerati degli esperti da sentire solo in caso di bisogno. Ci furono scuole che abolirono i libri di testo per usare biblioteche di classe  del tutto inadeguate con pochi libri, quasi tutti riguardanti autori marxisti di stretta osservanza. Gli allievi furono privati della lezione frontale dei docenti, l’unica davvero importante ed  insostituibile quando i docenti sono all’altezza del loro compito. Sembra che la ministra voglia anche reclutare come docenti  studenti universitari  e qui si tratta di scelte senza precedenti che ci auguriamo siano fantasie di certi giornali. Vedremo cosa succederà, ma resta in dubbio una riapertura normale delle scuole, come è avvenuto in altri paesi europei. In Italia da sempre la scuola non è mai stata considerata una priorità. Oggi ancora più che in passato, malgrado siano stati bruciati quattro mesi e l’anno si sia concluso con promozioni politiche che forse non si erano viste neppure nei tempi di guerra. Il corpo docente non è stato coinvolto in una prospettiva di ripresa e non c’è stato quello sforzo collettivo che andava richiesto. Infatti tutti i sindacati della scuola, dalla Cgil alla Gilda, si sono espressi in termini negativi sull’operato della ministra dicendo che in queste condizioni  non è possibile riaprire a settembre. E’ stata una presa di posizione criticata  come corporativa che invece mette in luce il disagio dei docenti che –  al di là delle demagogie –  sono gli attori più importanti della scuola. Un discorso diverso riguarda l’Università dove la didattica a distanza ha funzionato perché docenti e allievi erano già abituati all’uso degli strumenti informatici. Ma anche l’Università’ ha bisogno di lezioni frontali. Sarebbe impossibile pensare di limitarsi ad ascoltare alcuni maestri da remoto, anche se i maestri di oggi appaiono n prevalentemente dei maestrini rispetto a quelli della mia generazione che ha avuto i Bobbio, i Venturi, i Firpo che alcuni di noi commisero l’errore di contestare come baroni, mentre erano uomini di scienza e maestri nel senso più ampio della parola. Scrisse Italo Calvino: “ Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da temere “. Meglio non si potrebbe dire, neppure oggi.
.
scrivere a quaglieni@gmail.com

Azzolina: “la scuola riapre per tutti il 14 settembre”

La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in occasione di un incontro con il tavolo regionale sulla riapertura oggi al Liceo D’Azeglio di Torino ha detto: 

“Il 14 settembre la scuola riapre e riapre per tutti: gli organici e le risorse ci sono. Nel  decreto Rilancio ci sono 1,6 miliardi, un altro miliardo lo  stiamo trovando. E voglio rassicurare non solo le famiglie e gli studenti ma anche tutto il personale scolastico”.

La scuola dei cento e delle lodi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La scuola  (oltre che il turismo) è la grande dimenticata di questo governo e in genere anche di buona parte  dell’informazione. La scarsa attenzione verso la scuola è un dato costante da tempo immemorabile e anche il facilismo come soluzione dei problemi della scuola resta una costante dal 1968 in poi.

.
Ma quest’anno la scuola è stata abbandonata ad una ministra vistosamente non adeguata che non  è neppure riuscita ad affiancarsi uno staff tecnico che supplisse alle sue manchevolezze. Così a metà luglio non sappiamo  neppure come e se riapriranno le scuole.
Ma l’attenzione oggi va rivolta agli esami di Stato che prima del ministro Berlinguer si chiamavano di Maturità; quest’anno per la chiusura delle scuole e una didattica a distanza improvvisata e inadeguata, gli esami si sono svolti senza le prove scritte, con un colloquio di stile famigliare e facilistico. Quei colloqui d’esame  non sono stati  affatto degli esami,ma delle  piccole farse, molto ipocrite. Mi ricordano tanto gli inviti di certi ministri che già tanti anni fa esortavano i commissari d’esami a trovare il meglio di ogni studente ,invitando di fatto alla promozione generalizzata. Uno su dieci studenti  ha avuto la valutazione massima di cento e moltissimi hanno anche avuto la lode, metà hanno avuto 80. Al Classico uno su quattro ha ottenuto il 100, un risultato analogo si è avuto allo scientifico. Le commissioni erano formate dagli stessi insegnanti interni delle classi esaminande. La scuola italiana ha risposto al destino cinico e baro del Covid 19 con il facilismo. Ancora una volta l’esame è diventato ulteriormente un pro forma   che ha  mescolato insieme capaci e incapaci, studiosi e pigri in un bagno collettivo di buonismo,demagogia e ipocrisia. Un esame è per definizione selettivo, altrimenti non è un esame. Essere selettivi significa discernere gli studenti, non gratificarli con voti alti. Certo i voti alti accontentano tutti: famiglie felici e studenti che potranno vantare voti alti spesso non meritati. Gli studenti di famiglie agiate e colte rimedieranno con lezioni private, mentre quelli che la Costituzione definisce “privi di mezzi” si troveranno un pezzo di carta a cui non corrisponde un’istruzione adeguata agli studi universitari. Si troveranno ad essere gravemente penalizzati, malgrado il diploma ottenuto. Il diritto allo studio si è trasformato nel diritto al titolo di studio. In un paese serio la scorciatoia di un esame pro forma  non sarebbe stato immaginabile. Qui si è applicata l’idea grillina dell’ uno vale uno. La scuola è una struttura portante della società. Da tempo sono in grave crisi sia  la scuola e  sia la società. Da quest’anno la scuola dei cento e delle lodi quasi erga omnes, come è accaduto al Sud dove il Covid 19 era una minaccia più lieve, e’  il ritratto di un’Italia alla deriva,destinata a colare a picco. Salvemini parlava di un’Italia scombinata.

Dal Collegio Einaudi 30 mila euro per gli studenti in difficoltà

Pubblicato il bando di ammissione per l’anno accademico 2020/2021 

Il Consiglio di Amministrazione del Collegio Einaudi ha deliberato lo stanziamento di misure straordinarie volte a contenere gli effetti della crisi economica sulle famiglie degli attuali collegiali: 30.000 euro a favore di coloro che certificheranno una variazione significativa della propria condizione economica per l’anno in corso, assegnati come riduzione del contributo a carico delle famiglie per il prossimo a.a. e ricalcolo della terza rata dell’a.a. 2019/20. A supporto di tali misure il Collegio sta predisponendo una specifica campagna di raccolta fondi, ai fini di coinvolgere nel sostegno ai collegiali tutta la comunità di ex allievi e amici del Collegio.

È stato inoltre pubblicato il bando di ammissione al Collegio Einaudi per l’anno accademico 2020/21 per studenti universitari selezionati per merito, che a settembre entreranno al Collegio Einaudi e vivranno durante gli anni universitari un’esperienza unica di condivisione e di crescita, grazie a servizi di qualità e a una formazione complementare personalizzata. Mai come in questo periodo si percepisce il valore di una comunità unita e basata su valori profondi, quali il merito, la condivisione e la centralità della persona.

Il Collegio Einaudi è il luogo ideale in cui trascorrere il periodo di studi universitari, per i ragazzi che amano studiare e si impegnano per raggiungere i migliori risultati, spronati a dare il massimo dal contesto meritocratico e dai continui stimoli che vengono proposti dal Collegio ai propri allievi. Come Collegio di merito, un grande fattore distintivo del Collegio Einaudi è il Progetto Formativo Personalizzato, che prevede per tutti gli allievi un percorso gratuito di formazione interdisciplinare, in grado di arricchire ed estendere l’offerta formativa degli Atenei con attività integrative, proposte con metodi didattici innovativi e finalizzate alla formazione di cittadini consapevoli e responsabili.

A Torino, in centro città, il Collegio Einaudi ha 5 Residenze, in cui vivono studenti regolarmente iscritti ai corsi di laurea degli Atenei torinesi. Il Collegio Einaudi, unico in Torino, offre ai suoi studenti la camera singola con bagno privato e connessione a internet (via cavo e wifi): un servizio di altissima qualità che in questo periodo di emergenza diventa un elemento di ulteriore sicurezza. In ogni residenza ci sono inoltre cucine di piano attrezzate, sale studio, sala musica, area fitness e una lavanderia.

È infine importante segnalare che in Collegio si entra per merito, ma si paga in base all’indicatore ISEE e che tutti gli allievi pagano tariffe agevolate, dal momento che il contributo annuale richiesto agli studenti, proporzionato in base all’ISEE, è inferiore al costo effettivo del posto di studio. Sono numerose le borse di studio per i migliori allievi (posti gratuiti, premi di studio, borse per soggiorni studio all’estero, premi di laurea, premi per le certificazioni linguistiche e per la mobilità internazionale) e intensa è la collaborazione con il CUS Torino per offrire servizi sportivi a 360° a tariffe ridotte, come un vero e proprio campus universitario. Per saperne di più e scaricare il bando di ammissionewww.collegioeinaudi.it e www.facebook.it/collegioeinaudi

 

E Loescher destina 300 mila euro agli studenti meno abbienti

I fondi, che saranno gestiti dall’assessorato regionale all’Istruzione, andranno a integrare quelli stanziati per i voucher scuola. L’assessore Chiorino: «Un grande e significativo gesto di filantropia da parte di una casa editrice che rappresenta un punto di riferimento per il Piemonte e per l’Italia». Il direttore generale Griffa: «Crediamo sia giusto e opportuno, in questo momento di difficoltà, affermare con forza il valore dell’istruzione». 

Un grande gesto di solidarietà da parte di una casa editrice storica come Loescher Editore, che ha donato 300mila euro che, attraverso la Regione Piemonte, serviranno a sostenere gli studenti scuola primaria meno abbienti. I fondi serviranno per acquisti di attrezzatura informatica: elemento essenziale per attivare adeguatamente la didattica digitale che sarà ancora alla base dell’avvio del prossimo anno scolastico. L’assessorato Istruzione, Lavoro, Formazione professionale, Diritto allo Studio universitario e la Loescher hanno concordato che la donazione andrà ad inserirsi con grande rilevanza, in una linea di finanziamento storicamente fondamentale per l’applicazione del diritto allo studio piemontese: il bando voucher scuola.

Le richieste, infatti, ogni anno sono numerose e la possibilità di poter usufruire di un ulteriore intervento di 300mila euro potrebbe permettere l’assegnazione dei voucher per circa 1875 studenti in più. La quota di assegnazione per la primaria, che sarà calcolata in base all’ISEE dei beneficiari e all’eventuale disabilità o difficoltà di apprendimento, individuati dalla Regione, varierà fra i 160 e i 240 euro. Alla chiusura del bando sarà possibile conoscere il numero corretto degli studenti che avranno utilizzato il voucher per l’acquisto di dispositivi elettronici, come computer o tablet. Sulla base della donazione, saranno aggiunte anche le sim card fra le voci delle spese ammissibili.

Alla conclusione del periodo di utilizzo del voucher, saranno forniti i dati, in forma aggregata per motivi di privacy, relativi alle spese per materiale informatico sostenute dalle famiglie degli studenti della scuola primaria.

«Ringrazio Loescher Editore – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Istruzione, Formazione e Diritto allo studio universitario, Elena Chiorino – e il suo direttore generale, Marco Griffa, per la grande sensibilità dimostrata in questo grave momento di crisi dovuta all’emergenza Covid, che sta mettendo a dura prova le famiglie piemontesi, in particolare quelle più deboli e fragili. Si tratta di un gesto molto significativo, certamente per l’entità della donazione erogata, ma soprattutto per quanto riguarda lo spirito con cui è stata pre- sa questa decisione da parte di una casa editrice come Loescher, che rappresenta un consolidato punto di riferimento per tutto il nostro territorio». «Loescher Editore, – prosegue Chiorino – infatti, è un vero e proprio fiore all’occhiello dell’editoria, della cultura e dell’impresa torinese e piemontese che ha dimostrato davvero, con questo sforzo non indifferente, un grande amore per il Piemonte e per i piemontesi». «È proprio da realtà come Loescher Editore – conclude Chiorino – che la nostra regione e la nostra Italia devono ripartire e sono orgogliosa di poter contare su imprese editoriali di questo livello, radicate sul nostro territorio».

«Il nostro marchio editoriale – afferma Marco Griffadirettore generale della casa editrice torinese, – è conosciuto da milioni di persone che da generazioni ricorrono ai nostri libri scolastici, ai dizionari, alle riviste e ai contenuti digitali che produciamo. Dobbiamo la nostra reputazione e il nostro lavoro alla scuola, e crediamo sia giusto e opportuno, in questo momento di difficoltà, affermare con forza il valore dell’istruzione. Abbiamo deciso quindi di contribuire concretamente destinando risorse finanziarie ai voucher scuola della Regione Piemonte, finalizzati all’acquisto di materiale didattico e dotazioni tecnologiche funzionali all’istruzione per famiglie con basso reddito. In particolare, abbiamo mirato il nostro contributo alla scuola primaria, dove gli effetti dell’esclusione ci sembrano più gravi e dove non abbiamo conflitto di interessi».

Questa donazione è il coronamento di una serie di iniziative a favore delle scuole. Durante l’emergenza Loescher ha già prodotto oltre 200 webinar: lezioni a distanza tenute da intellettuali, insegnanti, formatori e formatrici che hanno affrontato molteplici argomenti, con l’obiettivo di offrire una vasta gamma di materiali per la didattica a distanza. A queste lezioni si sono poi aggiunti i video della webTv, resi disponibili gratuitamente, e centinaia di materiali didattici e di esercizi interattivi delle piattaforme Cloudschooling di Maieuticallabs e Bsmart. Nell’ultimo mese, per dare supporto agli studenti che stanno per finire la scuola secondaria e non hanno avuto occasione di visitare le università o di finire l’alternanza scuola lavoro è stato creato un portale dedicato all’orientamento: un repertorio di video interviste in cui lavoratrici e lavoratori, senza pretese di esaustività e di rappresentatività, ma con grande chiarezza e semplicità, raccontano il loro mestiere e provano a spiegare come sia possibile intraprendere oggi il loro stesso percorso.

Requiem per la scuola italiana

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / E’ molto difficile conciliare le esigenze del distanziamento sociale con quelle della scuola e chiunque ci fosse al ministero, si troverebbe in difficoltà. La ministra Azzolina e il suo staff brillano però per incompetenza, volendo scaricare il problema sui presidi e sull’autonomia delle scuole secondo la peggiore tradizione dello scarica- barile.

.
La ministra è andata oltre il  ridicolo plexiglas che avrebbe dovuto dividere gli alunni, ma con le sue linee- guida non ha risolto i problemi, ma dimostrato grande superficialità. La presenza in classe sarà molto limitata e si prevedono lezioni nei prati e nei musei che oggi hanno ben altri problemi che accogliere ragazzi nei loro locali per far lezione.
Le linee-guida sono un progetto vago, non supportato da un adeguato impegno finanziario che scontenta studenti, genitori, professori, bidelli, presidi. Cent’anni fa era ministro della PI Benedetto Croce nell’ultimo governo Giolitti. Cercò di arginare il lassismo post – bellico regnante nella scuola. Oggi siamo alla prese con la quadratura del cerchio, un problema molto difficile da risolvere perché le nostre scuole sono fatte da banchi a due posti  e da aule tradizionali che mal si conciliano con la lotta al Covid. Ma la Francia ha già riaperto le aule, noi siamo ancora qui a discutere con il metro in mano su come distanziare gli alunni. Mentre si prevedono riduzioni di orario e di parti di programma, non si  è delineato un programma di ripresa serio e non si è ancora stabilito chi risponderebbe in caso di contagio degli alunni. Invece Azzolina vorrebbe imporre agli alunni di tre anni l’educazione civile e ambientale: una vera sciocchezza. Hanno tolto Fioravanti per mettere Azzolina, ma i grillini a viale Trastevere sono una mina vagante, incapaci di governare una scuola in tempesta. E nei fastosi Stati Generali la scuola, i docenti, i presidi non sono stati ascoltati. In un paese civile la scuola dovrebbe essere in uno dei primi posti. Nell’Italia di oggi la scuola è diventata una cenerentola. La scuola sta morendo. Dovremmo tutti rendercene conto prima che sia tardi. Tra i vari politici  del momento non vedrei purtroppo nessuno in grado di provvedervi in modo adeguato. Stiamo tornando ad un nuovo ‘68 in cui la pandemia ha preso il posto delle ubriacature ideologiche di oltre 50 anni fa.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Anno zero. La maschera e il volto

Esami di Stato. Quelli che, un tempo, si chiamavano di Maturità. Il cambio di denominazione, recente anche se non recentissimo, è di per sé significativo.

Ormai conta solo l’atto burocratico. Della maturità dell’allievo, del suo essere pronto ad affrontare la vita, non interessa più a nessuno.

Per altro, se penso agli ultimi collegi dei docenti, mi rendo conto che per verificare la maturità altrui, bisognerebbe aver realizzato la propria. E la maturità, in questa scuola, non è requisito necessario per fare il docente. Insieme alla cultura e all’intelligenza delle cose, per altro…

… continua a leggere:

Anno Zero. La maschera e il volto

Quel che resta dell’esame di maturità e della scuola

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Gli esami di Maturità, o meglio gli Esami di Stato conclusivi del ciclo della scuola superiore, stanno prendendo una piega che forse non ebbero neppure durante la Seconda Guerra Mondiale che provocò veri e propri disastri anche nel mondo della scuola

Sono  ancora in affanno per trovare i presidenti delle commissioni d’esame . Stanno reclutando pensionati, professori di educazione fisica che si lasciano andare ad esilaranti interviste in cui esprimono l’idea di promuovere tutti e dimostrano a priori di non saper presiedere una commissione d’esame. Hanno anche riscoperto i docenti universitari che possono, da quest’anno, riprendere a presiedere le commissioni.
Per avere un’idea del degrado della scuola italiana, pensate che quando io sostenni il mio esame di maturità la presidente della commissione era una illustre docente universitaria. Allora i presidenti erano professori di università, poi dalla riforma Sullo che nel 1969 semplificò e facilitò molto l’esame, riducendo le materie orali  a due soltanto – di cui una scelta dallo studente –  e le prove scritte anch’esse  a due, i docenti universitari, salvo casi rarissimi, preferirono disertare  e allora vennero nominati dei presidi e poi dei semplici professori con una certa anzianità di servizio come presidenti . Come commissari vennero anche reclutati dei semplici supplenti. L’esame di Stato con commissari provenienti da altre zone del Paese sono un ricordo del passato perché i commissari esterni, quando previsti,  provengono  dalla stessa città. Sullo appare storicamente responsabile di aver risposto alla contestazione con il facilismo: invece di riformare la scuola come fece De Gaulle in Francia dopo il maggio parigino  della contestazione, si limitò a cambiare l’esame di maturità, partendo dal tetto invece che dalle fondamenta. Da Sullo in poi la scuola finì di sgretolarsi perché i docenti furono lasciati soli, mentre  i sindacati confederali della scuola sostenevano la più becera demagogia di marca sessantottina e non sostennero il ruolo primario della funzione docente. Ho appreso con sconcerto che ai docenti universitari la presidenza delle commissioni fosse stata preclusa,magari da uno dei tanti ministri che misero mano agli esami: Berlinguer, Moratti ( che ideò  Incredibilmente le commissioni interne fatte dagli stessi professori della classe ), Gelmini  che cercò inutilmente di portare un minimo di serietà negli esami e per questo fu duramente contestata.
.
Conobbi Moratti agli inizi del suo mandato ministeriale e rimasi colpito dalla sua totale ignoranza dei problemi della scuola, da lei  considerata al pari di un’azienda con i presidi trasformati in manager. Oggi, dopo quattro mesi di chiusura delle scuole, un po’ di didattica a distanza da parte di professori impreparati a praticare quell’insegnamento e le conferenze  televisive dei grandi luminari sul tipo di Barbero e a Odifreddi, gli studenti devono affrontare una prova orale (gli scritti sono stati eliminati) che diventa ridicola. Ovviamente si parte da un argomento scelto dal candidato, essendo state abolite le tesine e il sistema ideato dal ministro Marco Bussetti, il professore di ginnastica che aveva inventato  il sorteggio delle buste per evitare favoritismi. La ministra attuale si rivela la più inadeguata della storia italiana, paragonabile solo a Sullo, Ferrari Aggradi, Misasi  e Malfatti che distrussero la scuola in tempi non di pandemia. Questi ministri Dc che il mio amico Giuseppe Tramarollo, presidente della Federazione dei Docenti fondata da Salvemini, definiva la banda dei quattro, operarono scientemente per dare un colpo mortale alla scuola di Stato, privandola della serietà e del rigore necessario, senza  i quali la scuola diventa inutile  culturalmente e ingannevole sul piano sociale perché non è più quell’ ascensore che permette “ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” – come recita la costituzione – di ascendere. La Signora Azzolina, del tutto impreparata, sta dando forse involontarie picconate, per inadeguatezza. Stenta a far partire gli esami pro -forma  che promuoveranno tutti, salvo chi, per caso, dovesse essere assente alla prova. C’è da immaginarsi cosa sarà la ripresa della scuola in settembre. Non si deve tuttavia  essere ingenerosi perché anche Benedetto Croce che esattamente cent’anni fa fu ministro della Pubblica istruzione nell’ultimo governo Giolitti,di fronte al  Covid 19, si sarebbe trovato in serie difficoltà. Sta di fatto che in Europa le scuole hanno riaperto e in Francia Macron intende prolungarle in giugno. Sono tutti imprudenti o è la scuola italiana a non aver saputo reagire? Ovviamente anche le Università chiuse con lezioni ed esami a distanza destano qualche perplessità, ma è soprattutto la scuola, da quella dell’obbligo in su a generare dubbi. I genitori che spesso giustificano i propri figli anche quando non dovrebbero, sono oggi seriamente molto preoccupati per una scuola che di fatto ha abdicato alla sua funzione.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com