SCUOLA- Pagina 11

Grimaldi (Luv): “Negozi al dettaglio aperti e le medie stanno a casa?

“Ecco il messaggio più ricorrente che mi sta arrivando”

Comprendo i timori degli epidemiologi sui trasporti, e purtroppo so che la Regione è troppo lenta nel dare dare al Piemonte un vero piano straordinario dei trasporti. Ma le scuole medie, come ci ricordano in queste ore genitori e gli studenti, sono istituzioni di prossimità, gli studenti spessissimo non si avvalgono del trasporto pubblico per recarsi a scuola. Ascoltiamo questo appello.

E Cirio, invece di andare in piazza a fare il venditore di pentole con gli studenti a favore di fotocamera, faccia quello che non ha fatto per tutta la scorsa estate: un piano per il rientro in sicurezza, con orari scaglionati e turnazioni. Che di ipocrisia ne abbiamo avuta abbastanza” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione all’annuncio di Cirio di mantenere la DAD per le classi seconde e terze medie piemontesi.

Eduscopio 2020, l’ottimo risultato del Calamandrei

Sono stati recentemente pubblicati i dati di Eduscopio, il prestigioso portale della Fondazione Agnelli che ogni anno stila le pagelle agli istituti scolastici che meglio preparano agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma.

Per questa nuova edizione il gruppo di lavoro della Fondazione Agnelli ha analizzato i dati di circa 1.275.00 diplomati italiani in 3 anni successivi (2014/2015, 2015/2016, 2016/2017) in circa 7400 indirizzi di studio nelle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie.

I dati, scorporati provincia per provincia, sono suddivisi per indirizzo e articolati in due grandi ambiti ‘Verso l’università’ e ‘Verso il lavoro’.

In Provincia di Vercelli l’Istituto Piero Calamandrei di Crescentino, afferente all’Istituto di istruzione superiore Galileo Ferraris (dirigente scolastico Cinzia Ferrara) conferma i risultati di eccellenza riportati nelle rilevazioni statistiche riportate negli anni precedenti. In particolare è ancora al primo posto, come era avvenuto nel 2019, nella rilevazione ‘Verso l’università’ degli Istituti Tecnico-Economici, ovvero nella miglior preparazione agli studi universitari post conseguimento del diploma di scuola secondaria di secondo grado, con una predilezione fortemente maggioritaria verso corsi di laurea nell’ambito economico-statistico (il 46,7%). Il dato è ancora più significativo se lo si confronta con quello di altri prestigiosi istituti scolastici presenti nel raggio di trenta chilometri, pertanto anche esterni alla Provincia di Vercelli e collocati nelle vicine Provincia di Alessandria e Città Metropolitana di Torino, dove occupa una salda seconda posizione.

Nella rilevazione ‘Verso il lavoro’, finalizzata a rilevare il rapporto esistente tra il corso di studi seguito e l’inserimento nel mondo del lavoro. il ‘Calamandrei’ scende dal primo posto di Eduscopio 2019 al secondo posto con una percentuale del 63% quanto ad indice di occupazione, insieme ai 232 giorni di attesa per avere un primo contratto significativo ed un lavoro a 16 chilometri da casa. Il dato, però, pone ancora il Calamandrei al primo posto tra gli Istituti Tecnici Economici se paragonato ad altre istituzioni scolastiche presenti nell’arco di trenta chilometri della Provincia di Alessandria, della Provincia di Vercelli e della Città Metropolitana di Torino.

“E’ un risultato che premia lo sforzo che compie quotidianamente l’Istituto – dice il dirigente scolastico Cinzia Ferrara – per generare un’offerta didattica e formativa coerente ed in linea con la società, finalizzata sia ad un ingresso nel mondo nel lavoro che al proseguimento degli studi”.

 

Scuola, Cirio: “Riaprire in sicurezza per non richiudere tra un mese”

Il parere degli epidemiologi:  “Una scelta di prudenza in prossimità delle Feste dove sale il rischio di contagio”

Mentre gli studenti che vogliono tornare in classe manifestano sotto il palazzo della Regione, il governatore Alberto Cirio ritiene che non ci siano ancora le condizioni per un ritorno a scuola in piena sicurezza.

“Per la ripresa dell’attività didattica, si ritiene che possa essere ragionevole ipotizzare che il
mantenimento delle didattica a distanza anche del secondo e terzo anno di frequenza della scuola
secondaria di primo grado possa considerarsi una scelta prudenziale, secondo un principio di
precauzione, in considerazione di un possibile maggiore rischio epidemiologico relativo alle
prossime festività natalizie, considerato anche il contributo significativo che tale misura ha dato
nell’inversione di tendenza del trend epidemico e alla luce dell’attuale base di rischio di infezione.
Tali misure prudenziali e precauzionali, in particolari quelle relative alla scuola secondaria di primo
grado, sono da considerarsi come necessarie al fine di salvaguardare il comune obiettivo di un
ritorno in presenza a scuola a partire dal prossimo mese di gennaio”.

Sono le parole della task force di epidemiologi ed esperti della Regione Piemonte (Giuseppe
Costa, Paolo Vineis, Lorenzo Richiardi, Carlo Di Pietrantonj e Chiara Pasqualini, accanto a Ferruccio
Fazio e Giovanni Di Perri), figure conosciute e stimate a livello nazionale e internazionale, a chiarire il
perché della scelta del Piemonte di mantenere la didattica a distanza anche per le seconde e
terze classi delle scuole secondarie di primo grado.

La decisione conferma una misura che nelle “zone arancioni” è già prevista dal Governo per le
scuole superiori, estendendola anche alle ultime classi della scuola media.

«È una scelta dolorosa, ma necessaria – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto
Cirio -. Riaprire la scuola non è una priorità: è la priorità. Proprio per questo è fondamentale farlo in
sicurezza, per non rischiare di dover richiudere fra un mese. Il Piemonte ha predisposto un piano sui
trasporti e gli orari che credo sarebbe opportuno adottare a livello nazionale, se veramente si vuole
garantire la scuola in presenza. Perché ripartire senza cambiare le condizioni dei trasporti scolastici
e senza scaglionare gli orari di ingresso a scuola, in modo da consentire più turni dei mezzi pubblici
che viaggiano al 50%, significa esporre al rischio molto concreto di un nuovo stop fra un mese, che
sarebbe ancora più deleterio a ridosso degli esami di terza media e di maturità. Senza considerare
l’impatto in prossimità delle feste: escludendo il ponte dell’Immacolata e le vacanze di Natale, ci
sono circa 15 giorni di scuola effettivi da qui all’Epifania. Due settimane in cui i ragazzi rischiano
concretamente di tornare a contagiarsi nel pre e post scuola, portando poi il virus in famiglia proprio
nel momento in cui si trascorrono giornate di festa con i propri parenti, a cominciare dai nonni.
A spiegarlo in modo inequivocabile sono i numeri. Dall’apertura dell’anno scolastico il contagio in
età scolare ha avuto un rapido incremento che ha toccato il picco massimo a fine ottobre, con
una crescita che è stata esponenziale in particolare dagli 11 ai 18 anni e più graduale e contenuta
fino ai 10 anni. Dall’introduzione della didattica a distanza la curva ha invertito la tendenza,
evidenziando l’inizio di una fase in discesa. In particolare dal 26 ottobre (data di inizio della
didattica a distanza alle superiori) al 22 novembre (settimana del Report che ha portato il Piemonte
in zona arancione) i casi di positività nelle fasce 11-13 e 14-18 anni si sono dimezzati, passando
da 483 a 218 (ogni 100 mila) nella età scolare delle medie e da 570 a 297 in quella legata alle
scuole superiori.

In flessione il contagio anche nelle altre fasce di età seppur in forma meno consistente, sia
come conseguenza indiretta della dad (con riduzione del rischio di contagio importato dai fratelli
maggiori), sia come effetto delle generali misure di contenimento e dell’introduzione della zona
rossa. In particolare nella fascia 6-10 anni si è passati da 243 a 153 casi (su 100 mila), nella fascia
0-2 anni da 149 a 98 e in quella 3-5 anni da 107 a 103.

«Dobbiamo avere buonsenso ed essere prudenti per non vanificare tutto il sacrificio fatto finora –
conclude il presidente Cirio -. Riportare a scuola tutti gli studenti del Piemonte è una assoluta
priorità. Per cui voglio rassicurare chi giustamente è preoccupato che i nostri figli possano essere
penalizzati da una scuola vissuta a distanza: mi sono già confrontato con il Direttore dell’Ufficio
scolastico regionale e già da lunedì lavoreremo insieme per rimodulare il calendario scolastico
dell’anno in corso e recuperare dalla primavera, cessata l’emergenza, i giorni in presenza che sono
stati persi”.

Seconde e terze medie ancora chiuse, ma gli studenti non ci stanno

Prosegue la protesta di Anita, la dodicenne che da settimane si batte contro la didattica a distanza seguendo ogni mattina le lezioni, seduta al banco, non in classe dove ancora  non si può ma davanti alla scuola media ‘Italo Calvino’ di Torino.

Nonostante da domenica  il Piemonte sara’ zona arancione, le seconde e terze Medie , come annunciato dal governatore Cirio, resteranno ancora chiuse. La  studentessa diventata simbolo della protesta anti Dad in tutta Italia non ci sta. Infatti solo pochi giorni fa ha incontrato il governatore Alberto Cirio  in piazza Castello: “ si è seduto con noi, – dice là studente – dicendo che ci sosteneva e che avrebbe voluto che i suoi figli fossero lì con noi a protestare – racconta Anita – E adesso cosa fa? Non apre le scuole. Che delusione, una presa in giro”. Il presidente del Piemonte non vuole ancora consentire la scuola in presenza temendo che, soprattutto per i trasporti, possa favorire i contagi. La protesta degli studenti si sposterà probabilmente davanti al palazzo della Regione.

Il Rotary Torino Lagrange fornisce arredi alla scuola

District Grant “AbbracciAMO LA SCUOLA!”

Il Rotary Torino Lagrange, con il supporto della Rotary Foundation, promuove iniziative di alto valore sociale per migliorare il benessere della comunità; nel corso della sua storia il Rotary è stato infatti il veicolo per sostenere ed attuare concrete iniziative ed attività solidali a favore della città di Torino e non solo.

Nel profondo convincimento che, soprattutto per i bambini più piccoli, la scuola costituisca un fondamentale strumento di uguaglianza, integrazione, educazione alla socialità ed ad un sano apprendimento, il Rotary Torino Lagrange intende offrire ai Servizi Educativi del Comune di Torino il proprio contributo per fornire componenti di arredo oggi necessari per assicurare la continuità scolastica, in un momento storico in cui il distanziamento sociale risulta essere l’unica misura possibile per limitare il rischio da contagio Covid-19. In particolare, le scuole che beneficeranno della donazione saranno le seguenti:

  • Scuola Infanzia – Via Reiss Romoli 49;
  • Scuola Infanzia – Via Ala di Stura 23;
  • Scuola Infanzia – via Asinari di Bernezzo 23;
  • Asilo Nido – via Asinari di Bernezzo 23;
  • I.C. Sandro Pertini Scuola Infanzia – Via la Loggia 51/53.

La fornitura sarà basata su componenti già oggetto di donazione negli anni precedenti e individuata in concerto con l’ufficio dell’Economato, e sarà composta da 125 brandine da riposo impilabili.

Anche quest’anno siamo lieti di poter offrire il nostro contributo al sistema scolastico torinese – commenta Alberto Maria Barberis, Presidente del RC Torino Lagrange per l’A.R. 2019/2020 – quale degna conclusione di un Protocollo triennale d’intesa con la Città di Torino che ha permesso a diverse scuole del territorio di beneficiare di arredi e forniture utili a migliorare la fruizione dei plessi. Ringraziamo il Comune di Torino per la sua collaborazione e disponibilità al dialogo e la Rotary Foundation per il suo supporto al nostro progetto. La complessità del periodo che stiamo vivendo a causa della pandemia ha rallentato la definizione delle operazioni, ma grazie allo spirito di servizio che contraddistingue i Soci rotariani è stato comunque possibile portare a termine questa fornitura che auspichiamo possa rappresentare un messaggio di positività e speranza per molti”.

In piazza Castello gli studenti che vogliono tornare in classe

Crescono di numero gli studenti che vogliono  tornare a fare lezione in presenza  a scuola

Alcune decine di loro si sono dati appuntamento  questa mattina in piazza Castello a Torino, per un sit in di fronte al palazzo della  Regione.

In tutto una sessantina di ragazzi ‘autorganizzati’, seduti per terra, che con pc e  tablet e hanno seguito la didattica a distanza.

Hanno anche inscenato un flash mob rappresentando un appello in classe.

(foto: il Torinese)

Quando le scuole spengono le luci

Lo slogan simbolico delle scuole di lingue e certificazione linguistica, che hanno chiesto al governo il riconoscimento per il decreto Ristori Bis

Venerdì 13 novembre  scorso le scuole di lingue e i centri di certificazione linguistica hanno spento, in Italia, le luci in segno di disapprovazione nei confronti dell’ultimo Dpcm e del decreto Ristori Bis.

L’ASILS (Associazione delle Scuole di Italiano come lingua seconda), ha lanciato al Governo una petizione, tramite la piattaforma change.org, per tentare il salvataggio in extramis delle scuole di lingue, che sono state piegate dalla crisi Covid 19 e provate altresì dall’esclusione del codice ATECO 855930  (Scuole e Corsi  di Lingue ) dal Decreto Ristori Bis.

Questo mancato inserimento rischia di assumere risvolti drammatici, in quanto ancora una volta, come già durante il primo lockdown, le realtà appartenenti al settore della formazione linguistica in Italia e, in particolare, al settore dell’organizzazione dei soggiorni linguistici e dell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri, rischiano la decimazione. Non basta assolutamente la considerazione che queste attività potrebbero teoricamente proseguire utilizzando lo strumento della didattica online; questo tipo di didattica risulta, infatti, non praticabile e non adatta a questo tipo di insegnamento. Purtroppo poi si sta da mesi assistendo ad una dispersione degli studenti e clienti stranieri, alcuni dei quali sono rientrati in patria.

Si calcola che  le scuole di lingue presenti in Italia abbiano subito, a causa della pandemia da Covid 19, perdite di fatturato comprese tra il 75 e il 95%, mettendo a rischio ben 15 mila posti di lavoro. Per questo motivo le scuole linguistiche hanno lanciato, a livello nazionale, un appello nei confronti del Governo Conte per poter essere inserite nel decreto Ristori Bis, fatto che consentirebbe loro di godere degli indennizzi previsti dal Governo, essendo vere e proprie imprese ed avendo dovuto fermare le loro attività  a causa delle misure anti Covid previste dal recente Dpcm.

Mara Martellotta

Ritorno a scuola e protocolli di sicurezza: cosa ne pensano i bambini?

In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia,  SOS Villaggi dei Bambini diffonde l’indagine Ipsos sulle nuove consapevolezze degli italiani in materia di povertà educativa e divario digitale, cibo e alimentazione a casa e a scuola.

In Piemonte, a ottobre l’86% di bambini e ragazzi era contento di ripartire e il 52% ha affrontato con “entusiasmo” il ritorno tra i banchi. Quasi 8 su 10 i ragazzi piemontesi che si sentono “molto” o “abbastanza” al sicuro in classe, e il 73% dimostra piena comprensione e adesione verso i protocolli di sicurezza e l’uso dei DPI a scuola. 

Alla ripresa dell’anno scolastico, in Piemonte il 53% degli studenti di elementari e medie usufruiva del servizio mensa, ben 10 punti in più della media nazionale (43%). Un servizio essenziale per molti: in più di 1 caso su 10 in Italia la disattivazione della refezione scolastica comporta la mancanza di un pasto giornaliero ben bilanciato, che la famiglia fa fatica a garantire a causa delle difficoltà economiche.

 

Cresce rapidamente l’attenzione degli italiani per quelle che saranno le scelte del Governo sulla Scuola, con conseguenze che vanno oltre la funzione educativa. Guardando al dato nazionale, in Italia i ragazzi sono stati contenti di tornare a scuola (90%), un rientro affrontato con entusiasmo (50%), nonostante le stringenti misure di sicurezza, verso le quali c’è stata una sostanziale adesione e comprensione (70%).

Più preoccupati i genitori, i cui timori per il rischio di contagi (25%) supera quello per i possibili problemi di apprendimento legati alla didattica a distanza (14%). Mentre il pasto consumato a scuola si conferma un elemento fondamentale nella vita familiare, sotto l’aspetto organizzativo ma soprattutto nutrizionale, laddove per molti ragazzi esso rappresenta l’unico pasto veramente completo della giornata (11%).

Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio “Nutrire l’Infanzia. Povertà educativa, divario digitale”[1], realizzato da Ipsos per conto di SOS Villaggi dei Bambini per indagare, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia, le dinamiche all’interno delle famiglie italiane dopo la ripresa dell’anno scolastico in questa nuova fase pandemica. Attraverso questa indagine, l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sul fondamentale ruolo della Scuola nel garantire ai bambini e ai ragazzi la possibilità di costruirsi un solido bagaglio di competenze e di conoscenze, con un’attenzione specifica a quanti vivono in condizioni di fragilità e di marginalità.

È stato un ritorno tra i banchi tra luci e ombre – spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini – tra la paura del contagio e la consapevolezza del ruolo insostituibile dell’istruzione. Abbiamo scelto di divulgare questi dati in occasione del 20 novembre, anniversario dell’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia, per celebrare il protagonismo dei bambini e invitare i Governi a rinnovare i loro impegni per i diritti dei più piccoli, primo fra tutti quello allo studio, riconosciuto anche dal quarto Obiettivo di Sviluppo delle Nazioni Unite (“Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento eque per tutti”, ndr). La profonda crisi globale che stiamo vivendo rischia di sospingere i temi dell’Infanzia ai margini dell’agenda. Per questo – conclude Tedesco – oggi è più importante che mai, per SOS Villaggi dei Bambini, rivendicare il diritto dei più giovani a partecipare ai processi che incidono, o incideranno, sulla loro vita”.

A SCUOLA IN TEMPI DI PANDEMIA: L’ENTUSIASMO DEI FIGLI, LE PAURE DEI GENITORI

9 genitori su 10 dichiarano che il proprio figlio era molto (53%) o abbastanza (37%) contento di rientrare a scuola (86% in Piemonte), indipendentemente dal ciclo di studi o classe frequentata. 1 genitore su 2 parla di “entusiasmo” come stato d’animo prevalente nei figli che hanno affrontato il rientro a scuola. Il 16% dei genitori ritiene invece che il proprio figlio abbia affrontato il rientro con incertezza su ciò che avrebbe potuto aspettarsi, e l’8% dei genitori parla addirittura di un rientro con paura.

Guardando al ciclo scolastico/classe frequentata, maggiore l’entusiasmo riconosciuto ai più piccoli (58% per i bambini di prima e seconda elementare), a fronte di un maggior senso del dovere dei più grandi (dalla terza elementare alle medie).

Più di 7 genitori su 10 ritengono che il proprio figlio si senta molto (14%) o abbastanza (62%) sicuro a scuola. Tra quelli invece che ritengono che il proprio figlio non si senta abbastanza sicuro (1 su 4), il 55% attribuisce l’insicurezza alla paura che i compagni non rispettino le misure precauzionali (soprattutto nelle scuole medie), il 27% lamenta misure di prevenzione e, in generale, di organizzazione poco chiare (specie nelle elementari) e il restante 18% crede che il proprio figlio tema di non poter rispettare le misure previste (soprattutto in prima e seconda elementare).

Per quanto concerne protocolli e misure, 7 genitori su 10 pensano che i propri figli stiano rispettando le regole con entusiasmo. L’impossibilità di organizzare gite e uscite scolastiche rappresenta la restrizione che più infastidisce bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie (67%). Seguono: il distanziamento sociale, che non permette la socializzazione con i compagni (63%); l’impossibilità di scambiarsi oggetti coi compagni (58%); l’uso delle mascherine (52%). Decisamente meno impattanti l’utilizzo dei gel disinfettanti, gli ingressi e le uscite scaglionati, il lavaggio delle mani e la misurazione della temperatura corporea.

Meno sereni dei ragazzi sembrano essere i genitori: la totalità di mamme e papà in Italia lamenta almeno una preoccupazione. Tra questi, il 25% (il 32% in Piemonte) dichiara di essere preoccupato per il rischio di contagio all’interno degli istituti e il 17% (12% in Piemonte) negli assembramenti fuori (specialmente i genitori dei ragazzi delle medie). In misura minore si temono possibili problemi di apprendimento collegati all’attivazione della DAD (14%), che con il nuovo anno scolastico ha assunto la veste di Didattica Digitale Integrata (DDI).

4 genitori su 10 riportano della scoperta di effettivi casi di Covid-19 nella scuola del proprio figlio, di più tra i genitori con figli frequentanti le scuole medie piuttosto che le elementari (47% vs il 37%). Alle scuole medie troviamo anche una maggior quota di genitori che riporta più di un caso per scuola (28% a fronte di un 19% delle elementari). Guardando invece alla presenza di casi Covid-19 nella classe del proprio figlio, la quota di genitori che riporta di almeno un caso si riduce al 14% (di cui 8% con più di un caso positivo).

Secondo mamme e papà, il 75% dei ragazzi di elementari e medie ha vissuto tale evento con preoccupazione (molta o moderata). Dal punto di vista dell’organizzazione familiare, le quarantene hanno generato difficoltà per quasi 8 famiglie su 10, prevedibilmente con maggiore impatto per i genitori degli alunni delle elementari.

 

NUTRIRE L’INFANZIA: L’IMPORTANZA DEL PASTO A MENSA

In Italia quasi 6 genitori su 10 hanno dichiarato che nel periodo di rilevazione il proprio figlio non stava fruendo del servizio mensa, o per scelta (20%) o perché non previsto dalla scuola (37%). In Piemonte questa la percentuale di quanti usufruivano del servizio era più alta però di ben 10 punti (53%) rispetto alla media nazionale.

Il pasto a scuola rappresenta un aiuto valido, talvolta indispensabile: in poco più di una famiglia su dieci (12%) la disattivazione del servizio di refezione comporta l’incapacità di garantire ai ragazzi un pasto giornaliero ben bilanciato in termini nutrizionali (7%) o addirittura la mancanza del principale pasto giornaliero (5%) a causa delle difficoltà economiche in cui versa la famiglia.

L’assenza del servizio mensa ha comportato anche altri problemi per le famiglie: doversi organizzare affinché il figlio torni a casa per pranzo (44% dei casi), la necessità di trovare il tempo per preparare il pranzo al sacco da portare a scuola (23%), il disagio che il figlio debba pranzare a casa da solo (13%).

In generale, la valutazione del pasto a scuola e del suo ruolo per la famiglia è positiva. I due terzi dei genitori intervistati lo considerano tutto sommato equilibrato (66%); al pasto consumato nella mensa scolastica viene inoltre attribuita una funzione educativa (64%), in quanto utile ad abituare i figli a una alimentazione sana e completa. Allo stesso tempo la maggioranza dei genitori riconosce un buon livello di qualità (57%) ai pasti serviti nella scuola (il 29% li considera addirittura di ottima qualità). E per buona parte del campione i pasti serviti nella mensa scolastica possono essere anche fonte di ispirazione (56%) per imparare a equilibrare l’alimentazione del proprio figlio.

LA DIDATTICA A DISTANZA

Prima della suddivisione dell’Italia in regioni rosse, gialle e arancioni, fra gli intervistati di tutta Italia, 1 studente su 4 ha sperimentato la Didattica Digitale Integrata; in un caso su 10 come unica modalità di didattica.

Ripensando al lockdown della scorsa primavera, il 66% dei genitori valuta positivamente l’esperienza dei propri figli con la DAD, modalità di didattica attivata nella quasi totalità delle scuole. 9 studenti su 10 avevano avuto la possibilità di seguire le lezioni online in modo regolare, seppur con alcune differenze legate alla classe frequentata: inferiore la quota di bambini di prima e seconda elementare che hanno frequentato le lezioni online in modo regolare durante il lockdown di primavera (79% vs quasi il 90% dei bambini più grandi). Tra chi non aveva potuto seguire regolarmente le lezioni, i principali impedimenti erano stati problemi di connessione internet e strumentazione inadeguata/scarsa/assente.

La DAD si conferma molto impattante rispetto al coinvolgimento dei genitori: quasi 9 intervistati su 10 dichiarano di aver aiutato il proprio figlio con le lezioni online, durante il lockdown di primavera e/o al momento della rilevazione, “spesso” in quasi 4 casi su 10. Non manca però, anche se largamente minoritario, il segmento di genitori privi di educazione tecnologica e quindi incapaci di aiutare il proprio figlio con la didattica a distanza: 1 famiglia su 10.

 

ALTRI ASPETTI ORGANIZZATIVI: ORARI E TRASPORTI

A settembre, il 63% degli studenti di elementari e medie avevano ripreso la didattica secondo l’orario canonico, in termini sia di numero di ore sia di fascia oraria (7 su 10 gli studenti di 1a e 2a elementare. Invece, tra le famiglie che hanno subito una modifica, parziale o totale, dell’orario scolastico, il 74% ha dovuto fronteggiare problemi legati principalmente alla necessità di accompagnare e riprendere i figli a scuola.

Infatti, tra i mezzi di trasporto, il più utilizzato al momento dell’indagine risultava l’automobile (per più di 1 studente su 2)In Piemonte più di un terzo degli studenti (36%) si recava a scuola a piedi o in bici, dato più alto rispetto alla media nazionale (29%). Invece, il trasporto pubblico è utilizzato in modo marginale (solo dal 6% degli studenti di elementari e medie) e il trasporto scolastico in circa 1 caso su 10. Nel dettaglio, era pari al 46% la quota di ragazzi delle medie che raggiungevano la scuola accompagnati in macchina; minoritario, infine, il ricorso al trasporto pubblico (2%) per i bambini delle prime classi elementari.

Con “Libriamoci” le giornate di lettura nelle scuole torinesi

‘Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole’ è un’iniziativa del Centro per il libro e la lettura nata dal protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo in programma fino a sabato 21 novembre.

La manifestazione, giunta alla settima edizione, è rivolta alle scuole di ogni ordine e grado, e propone attività educative e formative finalizzate alla promozione del libro e della lettura ad alta voce, strumenti fondamentali per la crescita emozionale e cognitiva di bambini e ragazzi.

Le Biblioteche civiche torinesi aderiscono all’iniziativa impegnando i bibliotecari delle sedi Centrale, Cesare Pavese, Dietrich Bonhoeffer, Alberto Geisser e Italo Calvino, nelle letture ‘online’ per circa 4mila studenti di 173 classi di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado sul tema ‘Contagiati dalla gentilezza’, uno dei quattro proposti da ‘Libriamoci 2020’.

I titoli selezionati – fra cui I fantastici cinque di Quentin Blake, La scuola segreta di Nasreen di Jeannette Winter, Una splendida notte stellata di Jimmy Liao – sono quasi tutti presi dalla bibliografia della BILL-La Biblioteca della Legalità nata per diffondere la cultura della giustizia fra le giovani generazioni attraverso la promozione della lettura, sostenuta da IBBY Italia – International Board on Book for Young people.

La partecipazione delle Biblioteche civiche torinesi avviene in collaborazione diretta con TorinoReteLibri, la rete delle biblioteche scolastiche (circa 50 istituti torinesi e piemontesi) coordinata da Antonella Biscetti, con cui la Città ha rinnovato un protocollo d’intesa sia per promuovere azioni finalizzate a sostenere lo sviluppo di sistemi bibliotecari e culturali integrati, sia per supportare la promozione della lettura e della formazione permanente nei diversi quartieri.

La collaborazione prevede inoltre, a partire dal 2021, ulteriori azioni congiunte derivanti dalla sottoscrizione del Patto per la Lettura della Città di Torino: l’integrazione del catalogo di TorinoRetelibri con quello delle Biblioteche civiche torinesi; l’apertura al pubblico, anche in orario extrascolastico, di alcune biblioteche scolastiche cittadine; l’organizzazione di attività di promozione del libro e della lettura nel corso dell’intero anno.

L’ampia adesione all’iniziativa mette in evidenza l’importanza di sostenere scuola, bambine/i, ragazze/i e famiglie in un momento storico così complesso, anche attraverso l’indispensabile ausilio dei bibliotecari. Leggere a distanza ma virtualmente insieme è un modo in più per fare rete fra biblioteche civiche e scolastiche, per promuovere libri piacevoli e di qualità dai contenuti etici e sociali.

Le Biblioteche civiche torinesi proseguono, inoltre, con i servizi gratuiti online: prestito di libri su prenotazione; estensione dei prestiti di ebook, lettura online di quotidiani e riviste nazionali e internazionali, fruizione di musica attraverso la piattaforma digitale MLOL; informazioni bibliografiche e di comunità; riproduzione di documenti; laboratori online di apprendimento delle lingue straniere, dell’italiano per stranieri, dell’utilizzo degli strumenti digitali (pc, smartphone, tablet, e-reader, piattaforme per collegamenti online); attività di aiuta-compiti per bambini e ragazzi; gruppi di lettura; decine di videoletture animate e di letture ad alta voce per bambini, selezionate con cura e proposte con professionalità e passione dai bibliotecari.

 

Nasce a Torino il nuovo Liceo Linguistico Artistico ed Enogastronomico

Il Liceo Madre Mazzarello, insieme a Fondazione Torino Musei e Slow Food, annuncia la nascita, a partire dall’anno scolastico 2021/2022 di un nuovo Liceo Linguistico che coniuga l’arte e le scienze gastronomiche.

 

Il Liceo Madre Mazzarello di Torino riprogetta il Liceo Linguistico, presente da molti anni all’interno dell’Istituto, proponendo un impianto innovativo.

 

Il nuovo corso di studi, nato dalla collaborazione con Fondazione Torino Musei e Slow Food, che prenderà il via a partire dall’anno scolastico 2021/2022, affiancherà allo studio delle lingue un percorso artistico ed enogastronomico, applicabile in contesti reali e qualificati. Gli studenti acquisiranno così un innovativo profilo culturale che consentirà di adattarsi ai diversi scenari internazionali.

 

Per tutto il percorso di studi della durata di 5 anni, all’insegnamento tradizionale delle varie materie verranno affiancate esperienze sul campo, grazie al supporto didattico di professionalità della Fondazione Torino Musei e di Slow Food, che guideranno gli studenti alla scoperta del mondo dell’arte e dell’enogastronomia.

Saranno affrontati temi specifici, come ad esempio la tutela e il restauro del patrimonio artistico, la curatela delle collezioni permanenti, delle mostre temporanee e delle attività didattiche e il management di un’istituzione culturale, ma anche la storia e la cultura del cibo, con focus su Torino e il Piemonte, l’educazione sensoriale, il binomio cibo e salute, la tutela della biodiversità e la valorizzazione dei prodotti di qualità.

 

Questi nuovi percorsi avranno una durata di circa 50 ore all’anno e si svolgeranno sia in aula, condotti dagli esperti individuati da Fondazione Torino Musei e Slow Food, sia nelle sale espositive dei musei (GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e MAO Museo d’Arte Orientale), e presso alcune realtà produttive che collaborano con Slow Food.

 

Le lezioni prevedono infatti anche attività di laboratorio, attività a gruppi, alcune delle quali svolte direttamente in lingua inglese.

 

Coniugare passione e professione: questo è l’obiettivo che il Liceo Mazzarello si è posto.

Al fine di ottenere tale risultato, il Linguistico si è ridisegnato, valorizzando le peculiarità che permettono di sfruttare al meglio la dimensione internazionale che caratterizza il nuovo percorso di studi.

 

Grazie all’apporto di Slow Food e Fondazione Torino Musei, l’internazionalità si fonderà con la valorizzazione delle realtà territoriali. La formazione che gli studenti riceveranno risulterà propedeutica anche alla frequentazione dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, permettendo un potenziamento altamente competitivo del profilo già acquisito.