“Abolire l’utilizzo di prodotti chimici ad azione erbicida, fungicida, insetticida e acaricida al fine di tutelare la salute pubblica”. E’ quanto chiede Legambiente in una lettera indirizzata ai sindaci di tutti i comuni del Piemonte, alla Città Metropolitana di Torino e alle province piemontesi alla vigilia della consueta “guerra alle erbacce” portata avanti in tanti centri urbani, lungo le ferrovie e le strade extraurbane con l’arrivo della primavera. Una battaglia spesso esagerata, a base di prodotti chimici contenenti spesso sostanze potenzialmente cancerogene. La loro pericolosità riguarda in primo luogo gli operatori che effettuano il diserbo, ma non solo: gli effetti dannosi si ripercuotono fortemente sulla salute dei cittadini, della fauna locale e degli ambienti acquatici, dal momento che le sostanze irrorate vengono dilavate dalla pioggia e finiscono nei corsi d’acqua.
“Ci rivolgiamo ai Sindaci, in qualità di primi responsabili della salute pubblica, perché mettano fine all’uso di erbicidi, una consuetudine così pericolosa e al tempo stesso diffusa sul nostro territorio –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Una buona gestione del verde urbano, con un’attenzione alla salute umana e all’ambiente, è possibile ricorrendo a mezzi meccanici, per lo sfalcio delle strade, e con l’utilizzo della lotta biologica e dei principi attivi permessi in agricoltura biologica, per difendere le piante da parassiti, patogeni e infestanti. Il ricorso a pratiche più sostenibili è tra l’altro previsto dalle linee guida europee adottate su scala nazionale e regionale”.
L’invito di Legambiente è quello di procedere ad una revisione dei piani comunali di gestione del verde urbano adottando le “Linee di Indirizzo regionali per l’impiego di prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili e nelle aree agricole ad esse adiacenti” approvate dalla Regione Piemonte il 20 giugno 2016 in attuazione al Piano d’Azione Nazionale (PAN). In merito alla definizione delle aree frequentate dalla popolazione, oltre a quelle suggerite dalla disposizione regionale, Legambiente invita i Comuni ad includere anche le abitazioni, affinché siano vigenti i divieti di distribuzione di prodotti molto tossici, nelle fasce di 30 metri delle aree agricole adiacenti alle abitazioni.