RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO- Pagina 3

Imu: “il Comune vanifica le misure di sostegno all’abitare e contrasto alla povertà”

Grimaldi: “Intervenga la Regione”

È notizia di oggi che, con l’ultimo bilancio, la Giunta Appendino ha effettivamente deciso di ritoccare le aliquote IMU per i proprietari titolari di affitti concordati con studenti e famiglie in difficoltà. La scadenza per pagare l’acconto è fissata per il 17 giugno. Sui canoni liberi si applica già l’aliquota massima (10,6 per mille). Sui canoni concordati è aumentata di un punto (dal 4,31 al 5,31 per mille). Sono state inoltre annullate le agevolazioni sulle case affidate in comodato gratuito a parenti di primo grado, che consentivano di pagare il 7,6 per mille anziché il 10,6.

Già un mese fa il Capogruppo di LeU in Consiglio Regionale, Marco Grimaldi, aveva sollevato il problema dopo le prime indiscrezioni. In seguito all’intervento dell’Assessore alle Politiche Sociali, la Città sembrava intenzionata a tornare indietro.

Proprio un anno fa, per costruire un sistema di politiche più adeguato all’evoluzione dei bisogni sociali, la Regione ha approvato la Strategia per lo sviluppo di comunità solidali, ponendo al centro del progetto l’edilizia sociale. Punto fondamentale della programmazione è stata l’individuazione di 30 distretti della coesione sociale, coincidenti per quanto riguarda i servizi sanitari, le politiche sociali e attive del lavoro e, appunto, le politiche per l’abitare.

A febbraio di quest’anno la Regione ha predisposto una ricerca che analizzasse e rivedesse la mappa del rischio di disagio abitativo per tutti i Comuni del Piemonte. La rilevazione vede ai primi posti, nell’ordine, Torino, Novara, Alessandria e Asti, Vercelli, Cuneo, Moncalieri, Biella, Casale Monferrato e Collegno. Per ogni distretto, individuato un Comune capofila, si prevede la creazione di uno sportello casa che sappia supportare le famiglie nella scelta del percorso di sostegno più consono alle loro esigenze.

Grazie a queste politiche, famiglie in difficoltà e aventi un Isee pari o inferiore a 26.000 euro potranno rivolgersi alle (Aslo) Agenzie sociali per la Locazione e recarsi al Comune di appartenenza per stipulare un contratto di locazione con un soggetto privato a canone calmierato. Si prevede così di offrire, con 2 milioni di euro, una soluzione abitativa a 500 famiglie all’anno, abbattendo di circa 1/3 il canone al quale sarebbero soggette.

Tuttavia, l’ultima decisione dell’Amministrazione comunale torinese è nettamente in contrasto con questi indirizzi e annulla uno dei pochi strumenti a disposizione per calmierare il mercato degli affitti privati, utile a contrastare il problema del disagio abitativo nella nostra città. Una scelta che vanifica il lavoro svolto da anni dai sindacati inquilini e dalle associazioni dei proprietari che, di concerto con gli uffici del settore ERP e l’Assessorato alle politiche sociali del Comune, ha portato al rinnovo dell’accordo territoriale che definisce le linee guida e i parametri per i contratti a canone agevolato, conciliando gli interessi reciproci di proprietari e inquilini.

“L’esigenza di assestare il bilancio della Città non giustifica la scelta di fare cassa sulle politiche per la casa. Come abbiamo già detto, ridurre la convenienza fiscale scoraggia i proprietari a utilizzare i contratti a canone agevolato e indebolisce le nostre misure di contrasto alla povertà. È chiaro che a pagare per questa decisione saranno proprio le categorie in difficoltà, perché i proprietari colpiti non avranno altra scelta che caricare l’aumento sugli inquilini. In gran parte si tratta di studenti, che stanno progressivamente subendo anche i tagli alle linee di trasporto pubblico, la chiusura di spazi di aggregazione e l’imposizione di vincoli e divieti a qualsiasi evento. Fra affitti aumentati, collegamenti inesistenti ed eventi culturali annullati, la Giunta ogni giorno smonta un pezzo della città universitaria che Torino potrebbe essere.” – dichiara Grimaldi. – “Chiediamo a questo punto alla Regione di avviare un’immediata interlocuzione con il Comune, che forse ha inteso la vittoria della Lega alle Regionali come un “liberi tutti”. Speriamo che almeno il profilo universitario di Torino non diventi l’ennesima vittima della tagliola gialloverde”.

Imu: "il Comune vanifica le misure di sostegno all’abitare e contrasto alla povertà"

Grimaldi: “Intervenga la Regione”

È notizia di oggi che, con l’ultimo bilancio, la Giunta Appendino ha effettivamente deciso di ritoccare le aliquote IMU per i proprietari titolari di affitti concordati con studenti e famiglie in difficoltà. La scadenza per pagare l’acconto è fissata per il 17 giugno. Sui canoni liberi si applica già l’aliquota massima (10,6 per mille). Sui canoni concordati è aumentata di un punto (dal 4,31 al 5,31 per mille). Sono state inoltre annullate le agevolazioni sulle case affidate in comodato gratuito a parenti di primo grado, che consentivano di pagare il 7,6 per mille anziché il 10,6.
Già un mese fa il Capogruppo di LeU in Consiglio Regionale, Marco Grimaldi, aveva sollevato il problema dopo le prime indiscrezioni. In seguito all’intervento dell’Assessore alle Politiche Sociali, la Città sembrava intenzionata a tornare indietro.
Proprio un anno fa, per costruire un sistema di politiche più adeguato all’evoluzione dei bisogni sociali, la Regione ha approvato la Strategia per lo sviluppo di comunità solidali, ponendo al centro del progetto l’edilizia sociale. Punto fondamentale della programmazione è stata l’individuazione di 30 distretti della coesione sociale, coincidenti per quanto riguarda i servizi sanitari, le politiche sociali e attive del lavoro e, appunto, le politiche per l’abitare.
A febbraio di quest’anno la Regione ha predisposto una ricerca che analizzasse e rivedesse la mappa del rischio di disagio abitativo per tutti i Comuni del Piemonte. La rilevazione vede ai primi posti, nell’ordine, Torino, Novara, Alessandria e Asti, Vercelli, Cuneo, Moncalieri, Biella, Casale Monferrato e Collegno. Per ogni distretto, individuato un Comune capofila, si prevede la creazione di uno sportello casa che sappia supportare le famiglie nella scelta del percorso di sostegno più consono alle loro esigenze.
Grazie a queste politiche, famiglie in difficoltà e aventi un Isee pari o inferiore a 26.000 euro potranno rivolgersi alle (Aslo) Agenzie sociali per la Locazione e recarsi al Comune di appartenenza per stipulare un contratto di locazione con un soggetto privato a canone calmierato. Si prevede così di offrire, con 2 milioni di euro, una soluzione abitativa a 500 famiglie all’anno, abbattendo di circa 1/3 il canone al quale sarebbero soggette.
Tuttavia, l’ultima decisione dell’Amministrazione comunale torinese è nettamente in contrasto con questi indirizzi e annulla uno dei pochi strumenti a disposizione per calmierare il mercato degli affitti privati, utile a contrastare il problema del disagio abitativo nella nostra città. Una scelta che vanifica il lavoro svolto da anni dai sindacati inquilini e dalle associazioni dei proprietari che, di concerto con gli uffici del settore ERP e l’Assessorato alle politiche sociali del Comune, ha portato al rinnovo dell’accordo territoriale che definisce le linee guida e i parametri per i contratti a canone agevolato, conciliando gli interessi reciproci di proprietari e inquilini.
“L’esigenza di assestare il bilancio della Città non giustifica la scelta di fare cassa sulle politiche per la casa. Come abbiamo già detto, ridurre la convenienza fiscale scoraggia i proprietari a utilizzare i contratti a canone agevolato e indebolisce le nostre misure di contrasto alla povertà. È chiaro che a pagare per questa decisione saranno proprio le categorie in difficoltà, perché i proprietari colpiti non avranno altra scelta che caricare l’aumento sugli inquilini. In gran parte si tratta di studenti, che stanno progressivamente subendo anche i tagli alle linee di trasporto pubblico, la chiusura di spazi di aggregazione e l’imposizione di vincoli e divieti a qualsiasi evento. Fra affitti aumentati, collegamenti inesistenti ed eventi culturali annullati, la Giunta ogni giorno smonta un pezzo della città universitaria che Torino potrebbe essere.” – dichiara Grimaldi. – “Chiediamo a questo punto alla Regione di avviare un’immediata interlocuzione con il Comune, che forse ha inteso la vittoria della Lega alle Regionali come un “liberi tutti”. Speriamo che almeno il profilo universitario di Torino non diventi l’ennesima vittima della tagliola gialloverde”.

MONTARULI (FDI): “ENNESIMA FICHIANATA: A TORINO M5S CHIEDE CODICE IDENTIFICATIVO AGENTI. IRRICEVIBILE”

“Siamo alle Fichianate: questa volta e’ il codice identificativo agenti chiesti dal M5S di Torino. Dopo la festa della Repubblica dedicata ai rom e agli immigrati questa ci mancava. si tratta evidentemente della ennesima provocazione. Salvini prenda le distanze. inaccettabile che si giochi sulla pelle dei ragazzi in divisa impegnati a difendere la cittadinanza dai facinorosi” attacca Augusta Montaruli, parlamentare di Fratelli d’Italia, che osserva “Con questa richiesta il M5S si conferma il partito contro gli italiani per bene. Sono solo interessati a scontrarsi con la Polizia per mettere a ferro e fuoco le città nelle loro manifestazioni: i consiglieri grillini chiedano piuttosto di farsi identificare a quegli attivisti no tav violenti e spesso in piazza travisati, con cui sono soliti condividere i cortei. In un momento in cui riprendono ad essere spedite le bombe anarchiche e le massime Istituzioni sono ormai infiltrate da conniventi dell’antagonismo, sappiano le Forze dell’Ordine che in noi Fratelli d’Italia troveranno un solido baluardo alla loro agibilità e una difesa dalle rappresaglie antagoniste”.

MONTARULI (FDI): "ENNESIMA FICHIANATA: A TORINO M5S CHIEDE CODICE IDENTIFICATIVO AGENTI. IRRICEVIBILE"

“Siamo alle Fichianate: questa volta e’ il codice identificativo agenti chiesti dal M5S di Torino. Dopo la festa della Repubblica dedicata ai rom e agli immigrati questa ci mancava. si tratta evidentemente della ennesima provocazione. Salvini prenda le distanze. inaccettabile che si giochi sulla pelle dei ragazzi in divisa impegnati a difendere la cittadinanza dai facinorosi” attacca Augusta Montaruli, parlamentare di Fratelli d’Italia, che osserva “Con questa richiesta il M5S si conferma il partito contro gli italiani per bene. Sono solo interessati a scontrarsi con la Polizia per mettere a ferro e fuoco le città nelle loro manifestazioni: i consiglieri grillini chiedano piuttosto di farsi identificare a quegli attivisti no tav violenti e spesso in piazza travisati, con cui sono soliti condividere i cortei. In un momento in cui riprendono ad essere spedite le bombe anarchiche e le massime Istituzioni sono ormai infiltrate da conniventi dell’antagonismo, sappiano le Forze dell’Ordine che in noi Fratelli d’Italia troveranno un solido baluardo alla loro agibilità e una difesa dalle rappresaglie antagoniste”.

Cannabis: “la priorità è chiudere gli shop per tutelare i nostri figli”

“Nel 68% dei casi, i rivenditori dei cannabis shop hanno venduto ai minorenni. Nel 72,2% dei casi non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto”

Nel 72,2% dei casi i minori dicono che non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto in un cannabis shop; mentre nel 68% dei casi il rivenditore non si è rifiutato di vendere il prodotto nonostante fossero minorenni. Sono questi i dati allarmanti e inaccettabili della recentissima indagine “Venduti ai Minori” sui prodotti vietati dalla legge come Alcol, Tabacco, Cannabis, Giochi d’azzardo, Pornografia e ugualmente venduti ai minori, presentata il 15 gennaio scorso in Senato e curata dall’Università Europea di Roma.

Inoltre, l’indagine ha rilevato con quanta facilità i minori accedano alla “Cannabis light”, non conoscendone i danni per la salute e il divieto per uso ricreativo. All’interno dei cannabis shop: nel 30% dei cannabis shop non sono presenti cartelli di divieto di vendita ai minorenni e il 35% dei minori dichiara di non averci fatto caso (quindi non esposti in luogo visibile). Solo il 21% degli intervistati li ha visti in alcuni negozi e il 14% dichiara di averli visti sempre. Inoltre: il 69,6% degli intervistati dichiara l’assenza di cartelli per spiegare il corretto utilizzo della sostanza; solo il 3,1% di loro dice di averli visti sempre”

I risultati sono chiari inoltre nel confermare che le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani. Infatti, solo il 68,1% del campione intervistato riconosce come serie e permanenti le conseguenze del consumo di cannabis, tuttavia non è da sottostimare il dato che il 7,5% dei minori ritiene che la cannabis non abbia nessun tipo di effetto sulla salute e sullo sviluppo. Per quanto riguarda la cannabis ‘’light’’ i ragazzi, tuttavia, non conoscono la norma che ne regolarizza la vendita e l’utilizzo, tant’è che solo il 27% di loro sa che è un prodotto tecnico e da collezione, non adatto alla combustione (quindi ad essere fumata) e vietato ai minori di 18 anni. Gli altri rispondono che è legale e si può fumare (27%) o che è sempre illegale (26%). Come per la cannabis, moltissimi (20%) rispondono che è legale su prescrizione medica; ancora una volta, probabilmente, le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani.

 Moige – Movimento Italiano Genitori

Cannabis: "la priorità è chiudere gli shop per tutelare i nostri figli"

“Nel 68% dei casi, i rivenditori dei cannabis shop hanno venduto ai minorenni. Nel 72,2% dei casi non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto”

Nel 72,2% dei casi i minori dicono che non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto in un cannabis shop; mentre nel 68% dei casi il rivenditore non si è rifiutato di vendere il prodotto nonostante fossero minorenni. Sono questi i dati allarmanti e inaccettabili della recentissima indagine “Venduti ai Minori” sui prodotti vietati dalla legge come Alcol, Tabacco, Cannabis, Giochi d’azzardo, Pornografia e ugualmente venduti ai minori, presentata il 15 gennaio scorso in Senato e curata dall’Università Europea di Roma.

Inoltre, l’indagine ha rilevato con quanta facilità i minori accedano alla “Cannabis light”, non conoscendone i danni per la salute e il divieto per uso ricreativo. All’interno dei cannabis shop: nel 30% dei cannabis shop non sono presenti cartelli di divieto di vendita ai minorenni e il 35% dei minori dichiara di non averci fatto caso (quindi non esposti in luogo visibile). Solo il 21% degli intervistati li ha visti in alcuni negozi e il 14% dichiara di averli visti sempre. Inoltre: il 69,6% degli intervistati dichiara l’assenza di cartelli per spiegare il corretto utilizzo della sostanza; solo il 3,1% di loro dice di averli visti sempre”

I risultati sono chiari inoltre nel confermare che le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani. Infatti, solo il 68,1% del campione intervistato riconosce come serie e permanenti le conseguenze del consumo di cannabis, tuttavia non è da sottostimare il dato che il 7,5% dei minori ritiene che la cannabis non abbia nessun tipo di effetto sulla salute e sullo sviluppo. Per quanto riguarda la cannabis ‘’light’’ i ragazzi, tuttavia, non conoscono la norma che ne regolarizza la vendita e l’utilizzo, tant’è che solo il 27% di loro sa che è un prodotto tecnico e da collezione, non adatto alla combustione (quindi ad essere fumata) e vietato ai minori di 18 anni. Gli altri rispondono che è legale e si può fumare (27%) o che è sempre illegale (26%). Come per la cannabis, moltissimi (20%) rispondono che è legale su prescrizione medica; ancora una volta, probabilmente, le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani.

 Moige – Movimento Italiano Genitori

MONCALIERI: “NON CI SONO CONDIZIONI PER GARANTIRE LA SICUREZZA E LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE DEI PAZIENTI”

PRONTO SOCCORSO PRESIDIO OSPEDALIERO  CHIEDIAMO INTERVENTI URGENTI E IMMEDIATI

Sono precarie e pericolose le condizioni di lavoro presso il pronto soccorso di Moncalieri dell’ASL TO 5 . E’ indispensabile intervenire con la massima urgenza per evitare di mettere a rischio la sicurezza dei pazienti e permettere agli operatori , infermieri, medici, oss, di poter operare con meno rischi. E’ evidente che i carichi di lavoro sono aumentati perché il numero di persone che utilizza il servizio è incrementato. Il numero di personale presente infatti, fortemente provato, non risponde pù a quelle che sono le esigenze di cura dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind, il sindacato degli infermieri. Le postazioni infermieristiche e oss non sono sufficienti, senza parlare della carenza di personale medico che spesso si riduce ad una sola unità, impossibilitato a far fronte a tutte le richieste. A tutto questo, già di per se motivo di grande preoccupazione aggiunge Coppolella, vanno riscontrati i gravi problemi non del tutto trascurabili della struttura e degli strumenti a disposizione. Gli spazi, ad esempio, non sono adeguati a poter gestire l’attuale afflusso di pazienti visto anche l’ aumento degli stessi in regime di OBI sparpagliati dove è possibile. La presenza di barelle inoltre, stipate nelle stanze e nei corridoi non permettono neanche di fare la necessaria pulizia. La presenza di un solo bagno all’interno del servizio, utilizzato da tutti , anche da chi è sottoposto a regime di isolamento è spesso in condizioni igieniche non adeguate visto il continuo utilizzo. Le barelle, non a norma, non permettono di ridurre il prevedibile rischio di cadute. Spesso , strumentazioni e materiali non sono sufficienti a soddisfare gli interventi necessari. Ovviamente, resta impossibile parlare di privacy e soprattutto di dignità della persona sottolinea il segretario regionale del Nursind. Lo stress, le pressioni e tutte le richiesta a cui deve far fronte il triagista inoltre aumentano di molto il rischio di errore. Chi si trova in quella importante e fondamentale posizione non può e non deve fare anche l’informatore, il viglilante, il centralinista e molto altro ancora ma concentrarsi sul suo lavoro. L’azienda, ha l’obbligo e il dovere di intervenire con estrema urgenza afferma ancora Coppolella per mettere l’infermiere nelle condizioni ottimali a salvaguardia della salute dei cittadini. Per concludere è necessario che la sala di attesa nelle ore notturne non si trasformi in un dormitorio o utilizzo di qualsiasi altra cosa. La sicurezza della struttura e degli operatori è preciso compito di chi amministra. Come Nursind chiediamo interventi urgenti e tempestivi, non si può continuare a lavorare in condizioni da terzo mondo, si è aspettato fin troppo. Segretaria Regionale NurSind Piemonte

MONCALIERI: "NON CI SONO CONDIZIONI PER GARANTIRE LA SICUREZZA E LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE DEI PAZIENTI"

PRONTO SOCCORSO PRESIDIO OSPEDALIERO  CHIEDIAMO INTERVENTI URGENTI E IMMEDIATI
Sono precarie e pericolose le condizioni di lavoro presso il pronto soccorso di Moncalieri dell’ASL TO 5 . E’ indispensabile intervenire con la massima urgenza per evitare di mettere a rischio la sicurezza dei pazienti e permettere agli operatori , infermieri, medici, oss, di poter operare con meno rischi. E’ evidente che i carichi di lavoro sono aumentati perché il numero di persone che utilizza il servizio è incrementato. Il numero di personale presente infatti, fortemente provato, non risponde pù a quelle che sono le esigenze di cura dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind, il sindacato degli infermieri. Le postazioni infermieristiche e oss non sono sufficienti, senza parlare della carenza di personale medico che spesso si riduce ad una sola unità, impossibilitato a far fronte a tutte le richieste. A tutto questo, già di per se motivo di grande preoccupazione aggiunge Coppolella, vanno riscontrati i gravi problemi non del tutto trascurabili della struttura e degli strumenti a disposizione. Gli spazi, ad esempio, non sono adeguati a poter gestire l’attuale afflusso di pazienti visto anche l’ aumento degli stessi in regime di OBI sparpagliati dove è possibile. La presenza di barelle inoltre, stipate nelle stanze e nei corridoi non permettono neanche di fare la necessaria pulizia. La presenza di un solo bagno all’interno del servizio, utilizzato da tutti , anche da chi è sottoposto a regime di isolamento è spesso in condizioni igieniche non adeguate visto il continuo utilizzo. Le barelle, non a norma, non permettono di ridurre il prevedibile rischio di cadute. Spesso , strumentazioni e materiali non sono sufficienti a soddisfare gli interventi necessari. Ovviamente, resta impossibile parlare di privacy e soprattutto di dignità della persona sottolinea il segretario regionale del Nursind. Lo stress, le pressioni e tutte le richiesta a cui deve far fronte il triagista inoltre aumentano di molto il rischio di errore. Chi si trova in quella importante e fondamentale posizione non può e non deve fare anche l’informatore, il viglilante, il centralinista e molto altro ancora ma concentrarsi sul suo lavoro. L’azienda, ha l’obbligo e il dovere di intervenire con estrema urgenza afferma ancora Coppolella per mettere l’infermiere nelle condizioni ottimali a salvaguardia della salute dei cittadini. Per concludere è necessario che la sala di attesa nelle ore notturne non si trasformi in un dormitorio o utilizzo di qualsiasi altra cosa. La sicurezza della struttura e degli operatori è preciso compito di chi amministra. Come Nursind chiediamo interventi urgenti e tempestivi, non si può continuare a lavorare in condizioni da terzo mondo, si è aspettato fin troppo. Segretaria Regionale NurSind Piemonte

Clinici: "Fare presto con il Parco della Salute"

Documento della neonata commissione e dell’Università di Torino 
 
Si è insediata in questi giorni la nuova Commissione Clinici della Scuola di Medicina dell’Università di Torino per il triennio 2019-21. Constatata la grave obsolescenza delle attuali strutture edilizie della Città della Salute e della Scienza di Torino e l’altissimo costo di gestione e manutenzione delle stesse, la Commissione unanime ritiene non più procrastinabile la realizzazione del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione della città di Torino. Si è pertanto deciso di dedicare nei prossimi mesi al tema del Parco della Salute l’intera attività della Commissione stessa nell’intento da un lato di sostenere con forza in tutte le sedi ogni iniziativa volta a dare alla luce nel più breve tempo possibile quell’Ospedale dedicato alla Medicina di alta complessità che tutti i piemontesi attendono da anni, dall’altro di dare un deciso contributo accademico alla definizione di una struttura che dovrà rispondere alle sfide della Sanità dei decenni futuri. Tale struttura pertanto non potrà essere una semplice trasposizione in spazi nuovi dell’esistente, ma dovrà porsi obiettivi ben più complessi ed ambiziosi. La Commissione, che lavorerà in stretta correlazione con la cabina di regia diretta dal dottor Silvio Falco, attuale Direttore Generale della Città della Scienza e della Salute di Torino, e con il Collegio di Direzione della stessa, ritiene in particolare che il valore aggiunto della nuova struttura debba essere rappresentato dalla integrazione dell’alta complessità clinica con gli aspetti più innovativi della ricerca traslazionale, biomedica e robotica, in linea con il nome scelto di “Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione”. Pertanto i lavori della Commissione saranno indirizzati ad integrare ed implementare l’attuale progetto della Regione Piemonte in un’ottica di sinergia tra assistenza clinica, ricerca ed insegnamento, con l’ambizione di dare a Torino ed al Piemonte una struttura di eccellenza che non solo risponda alle più complesse esigenze sanitarie regionali e nazionali, ma sia anche motore e fulcro dello sviluppo economico e culturale della nostra città nel prossimo decennio.
 
(foto: il Torinese)

MINACCE ANARCHICHE AD ALESSI, CONSIGLIERA DI FDI

MONTARULI-MARRONE: “TERRORISTI ANCORA PADRONI DI AURORA, LO STATO STA PERDENDO. NECESSARIA SCORTA A NOSTRA CAPOGRUPPO”

“È solo l’ultimo episodio di intollerabile intimidazione alla nostra Capogruppo in Circoscrizione 7 Patrizia Alessi, ma indiscutibilmente il più grave: ora basta, lo Stato sta abbandonando chi come lei rappresenta le istituzioni del territorio in balia della violenza del nuovo terrorismo anarchico. Siamo al fianco di Patrizia nella lotta senza tregua contro l’eversione antagonista e le manifestiamo la massima vicinanza” così Augusta Montaruli, parlamentare di Fratelli d’Italia, e Maurizio Marrone, consigliere regionale FDI del Piemonte, commentano i numerosi graffiti di minaccia comparsi questa notte sotto l’abitazione della consigliera FDI, nel quartiere torinese Aurora.  “Dopo lo sgombero dell’ex asilo di via Alessandria, gli anarchici sono stati lasciati indisturbati nella nuova occupazione di via Tollegno, nonostante pacchi bomba e buste esplosive. Purtroppo lo Stato sta perdendo la sfida con gli anarcoinsurreziinalisti per il controllo del quartiere Aurora, ma almeno non lasci solo chi come Alessi continua la battaglia istituzionale contro il loro degrado e delinquenza: per questa ragione chiediamo ufficialmente al Questore di disporre una volante di scorta fissa sotto l’abitazione di Alessi a tutela della sua incolumità”.