SOMMARIO: La ciurma di terra della Flotilla – Un giardino dedicato ad Ada Rossi – Lettere



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La tregua a Gaza come preludio indispensabile alla pace in Medio Oriente e’ indiscutibilmente un fatto positivo. Quando le armi vengono deposte rinasce la speranza di vita e di futuro. Questo è un insegnamento della storia di tutti i tempi che solo i settari e gli ignoranti non riescono a cogliere. Quindi va riconosciuto a Trump il merito di aver fatto pesare la potenza degli USA verso la pace, così come hanno fatto i paesi arabi. Ho assistitito ad un penoso dibattito su Rete 4 durante il quale la sinistra e la destra settarie e incolte italiane hanno dimostrato dei limiti abissali e imbarazzanti. Litigare sulla pace può sembrare un paradosso,come appare assurda l’analisi di tale prof. Orsini che pure ebbe il merito, in passato ,di scrivere un libretto sul riformismo socialista italiano che nessuno volle presentare. Molti mancano totalmente del senso della storia ,come diceva Omodeo. Dovrebbe sembrare scontato il fatto che Hamas non possa parlare di autodeterminazione della Palestina. Come sempre nella storia gli sconfitti che hanno scatenato la guerra il 7 ottobre del 2023 ,non possono dettare legge. Non c’è stato contro di loro il Vae victis dei Galli, ma, come sempre accade, essi debbono prendere atto della sconfitta. Quando l’ Italia perse la Seconda Guerra Mondiale – malgrado la cobelligeranza 1943/45 – ci fu la perdita di Istria, Dalmazia, Fiume, Briga e Tenda, nonché la perdita delle colonie. Lo sentenziò il trattato di pace di Parigi in modo inappellabile. Basterebbe quest’esempio per capire che ad Hamas e’ stato riservato nelle trattative egiziane un trattamento che appare quasi un inedito perché il terrorismo resta tale,al di là di come possa sembrare a chi in Italia travisa la realtà. In ogni caso si tratta di sconfitti a cui è stata concessa la liberazione dei prigionieri in cambio degli ostaggi del 7 ottobre. La pace implica mediazioni e rinunce e questo è accaduto. Ma in altri casi non accadde.Roma rase al suolo Cartagine, i Romani con la distruzione del tempio di Gerusalemme decretarono la diaspora degli ebrei.E potremmo citare tanti altri casi della storia. La storia è inevitabilmente legata alla forza. Negarlo può equivalere a sentirsi buoni,ma non può addolcire la realtà. Bisogna praticare la pace,ma non si può non considerare a priori la guerra. Solo le anime candide o le anime prave possono sentire diversamente. Chi non ha studiato la storia deve tacere e limitarsi alle scampagnate pacifiste che si spera siano anche pacifiche. Nessuno può essere bellicista, la guerra non può certo essere giustificata, ma ma va capita come una variante drammatica della storia non episodica. La guerra, scriveva Croce, ha un che di ineluttabile nella storia dell’umanità. E aggiungeva che la pace non può essere iniqua per i vinti. Anche questo dev’essere un motivo di riflessione perché i valori umani devono o dovrebbero sempre prevalere, anche se il furore della guerra travolge il senso stesso dell’umanità. Si vedrà se la tregua tiene e avrà sviluppi positivi o se serve solo per il conferimento del premio Nobel per la pace. La storia intricata e sanguinosa del Medio Oriente richiede tempi lunghi per riuscire ad esprimere qualcosa di significativo. Nessuno è in grado di esprimere giudizi e previsioni di sorta. Il solo fatto che tacciano le armi e’ un fatto da salutare con gioia. Le polemiche settarie e l’odio devono essere riposti. E va ribadito il diritto di Israele di esistere non solo perché c’è stato l’Olocausto di sei milioni di Ebrei. L’unico vero genocidio nella storia dell’umanità. Ovviamente la pace non esclude, anzi potrebbe contemplare che schegge non necessariamente impazzite, anzi lucidamente coerenti con il proprio passato, possano scatenare e diffondere il terrorismo. E’ un’ipotesi da non scartare a priori perché la pace mediorientale potrebbe significare l’attivazione di nuove o attualmente dormienti cellule terroristiche, islamiche o islamiste, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni

Anche tre milioni di persone che marciano sono un’esigua minoranza di Italiani. C‘è chi dice che sono l’alternativa alla scarsa partecipazione al voto. Può darsi, ma il vecchio Nenni diceva con qualche fondamento: piazze piene, urne vuote. Nelle Marche e in Calabria è accaduto così. Siete proprio sicuri che gli Italiani siano in maggioranza antiIsraeliani (malgrado il leader di Tel Aviv abbia fatto di tutto per inimicarsi il consenso e le simpatie?) e soprattutto antisemiti?
Il vecchio retaggio della sinistra italiana e’ quello di essere contro Israele e filo- araba. Dal dopo guerra in poi.Sempre. Ma forse molti non sanno che Israele è stata fatta oggetto di guerre di aggressione che ha vinto e che vive minacciata dal terrorismo, da sempre. Molta gente non va in piazza perché non rientra nel suo stile di vita. Ma voi pensate davvero che gli altri milioni di Italiani non contino nulla? C’è un pesante conformismo che ristagna. Addirittura c’è chi vorrebbe persino limitare le pubblicità a pagamento sui giornali. Diceva Calamandrei che la libertà diventa importante quando incomincia a mancare. E’ una sensazione che molti sentono .Il silenzio di Liliana Segre e gli insulti contro di lei sono un segno su cui riflettere.
Non si va in piazza perche’ non è nello stile di vita di molti, ma l’arma del voto, può essere più potente del vandalismo a cui alcuni si lasciano andare. Già nel Biennio rosso volevano “bloccare tutto” e hanno ottenuto il fascismo. E’ una lezione storica che gli Italiani conoscono e non hanno dimenticato.


Ha un senso? Forse si’, anche se stupisce che la santa patrona sia stata dimenticata in un clima in cui invece la parità è la parola d’ordine. Dovrebbe valere anche la parità tra santi patroni, anche se oggettivamente la fama del poverello d’Assisi sembra costruita apposta per tutti i pauperisti e i filo arabi che risiedono nel Bel Paes. Sarebbe un errore banalizzare perché Francesco è stato davvero un grande. I libri recenti usciti su di lui non gli rendono giustizia perché ne fanno un “santino-immaginetta“ sulla scia di Papa Francesco. Miseria degli storici di oggi, dediti al conseguimento della loro sempre più ampia notorietà, anche ricorrendo a San Francesco. Uno dei biografi l’ho visto su Rai 3 saltellare tra banalità conformiste su Gaza e la presentazione del suo libro. Uno spettacolo fastidioso che mi ha portato a spegnere la tv dopo pochi minuti di ascolto.
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Comprendo il suo dissenso, anche se non condivido le Sue espressioni piu dure. Non credo ci sia un’attinenza con il fascismo. Molte città hanno scelto anche con il voto nei consigli comunali di stare dalla parte della Palestina. Quella bandiera è legittimata da una delibera. La vicenda italiana ha preso questa piega. L’olocausto degli Ebrei appare un pallido ricordo. E’ una piega che non mi piace, ma il conformismo prevalente è questo. Spero che non si arriverà mai a quanto Lei paventa. Sono stato molte volte a parlare a Savona e ho incontrato un pubblico attento e rispettoso di tutte le idee. Parlai, invitato da un prefetto, anche nella giornata della Memoria e ricordai gli internati militati in Germania. A qualcuno forse non piacque quel richiamo. Dal prossimo anno il 20 settembre sarà la giornata dell’internato con legge approvata all’unanimità. Cerchiamo di essere fiduciosi.
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L’Italiano difficile
Mi è capitato di leggere la lettera di un neo laureato che mi ha scritto per avere informazioni su un evento. Ho rilevato con sorpresa una grave carenza di conoscenze sintattiche con soggetti in libertà e verbi che vanno per conto loro. Punteggiatura casuale e mancanza di chiarezza espressiva. Scrivere in Italiano diventa un problema . Non pensavo che la scuola tollerasse situazioni per me incredibili. Giuseppe Antonino

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Quello che è capitato all’Universita’ Ca’ Foscari di Venezia in cui si pretende di imporre ai docenti una presa di posizione politica anti Israele, offende il mondo accademico italiano e vanifica quella libertà di insegnamento senza la quale l’Universita’ perde la sua stessa funzione. Il giuramento del 1931 richiesto ai professori dal fascismo e’ nulla al confronto. Chi ha a cuore la libertà degli studi e della cultura deve ribellarsi a imposizioni da regime totalitario che va ben oltre l’autoritarismo del fascismo.
Un altro aspetto appare ancora più allarmante dopo le occupazioni illegali del 3 ottobre in tutta Italia. Occupare strade, autostrade, scuole, università è vietato dalla legge e il recente “decreto sicurezza” va applicato perché senza una doverosa fermezza dello Stato a tutela dei pubblici servizi, della libera circolazione dei cittadini e del lavoro di tutti salta il presupposto stesso su cui si regge la libera democrazia. E’ violenza intollerabile occupare e “bloccare tutto”. Già questa espressione appare allarmante ed espressione di una forma mentis prepotente, inconciliabile con la democrazia e la stessa Costituzione della Repubblica. Il caos generato nel Biennio rosso dopo la prima guerra mondiale ha favorito il fascismo.
Non ci sto a rivivere le scene a cui ho assistito nel 1967 quando Giovanni Getto venne interrotto nella sua lezione. Il docente chiamò la polizia per garantire il pubblico servizio, ma venne attaccato da giornali e politici in modo vergognoso.Venne messo alla berlina e così nacque a palazzo Campana la Contestazione. Tanti anni dopo Luigi Bobbio che interruppe Getto ,riconobbe con me in privato l’errore commesso . Di lì in poi l’Universita’ divenne il bivacco di ragazze e ragazzi in eskimo che bloccarono la vita accademica per quasi due anni. Sono un testimone oculare di quello che accadde. Stiamo tornando a quel clima pesante che generò il terrorismo.
I democratici devono svegliarsi e il ministro degli Interni e la Magistratura devono intervenire non in modo esemplare (espressione sempre sbagliata), ma imponendo il rispetto della legge. I cortei del 3 ottobre hanno lasciato molti segni di violenza e di vandalismo anche a Torino. La statua del Padre della Patria Vittorio Emanuele ll è stato fatto oggetto di scritte. Anche il semplice monumento roccioso, sconosciuto ai più, dedicato ai Caduti in Russia è stato vandalizzato con una scritta. Giustamente l’Unione dei Reduci in Russia la ritiene un’offesa ai Caduti e alla loro memoria storica. Non credo tuttavia che i giovani manifestanti abbiano voluto offendere scientemente una pagina di storia che non conoscono. Hanno trovato una superficie su cui utilizzare lo spray e ne hanno approfittato. L’ignoranza storica è immensa. Se avessero saputo a chi è dedicato quel monumento non si sarebbero limitati a vandalizzarlo, ma lo avrebbero abbattuto. Quei Caduti nelle steppe russe come nei deserti africani sarebbero considerati nel modo peggiore possibile. Il loro eroismo è cosa che i giovani manifestanti non riescono neppure concepire.
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L’impresa politico – umanitaria della Flotilla si è conclusa senza danni e con una visibilità mediatica senza precedenti. I dimostranti sono stati abili nel catalizzare attorno a sé tanto interesse. Il problema di Gaza ha avuto modo di emergere come mai era accaduto prima. C’è da domandarsi perché la Cgil di Landini abbia seguito pedissequamente i Cobas nella proclamazione dello sciopero generale, diritto costituzionale che va usato con raziocinio, come seppero fare Di Vittorio e Lama e non solo loro. Le esperienze post sessantottine dell’autunno caldo furono un errore del sindacato che si lasciò assorbire irrazionalmente dal clima della contestazione studentesca. Landini che già con i referendum falliti in modo clamoroso, aveva dimostrato la sua pochezza politica, si è appiattito sui Cobas , un precedente grave che snatura la Cgil e la sua storia. L’estremismo non è mai l’atteggiamento proprio di un grande sindacato europeo. I tempi del primo sciopero generale del 1904 sono lontani e dovrebbero essere motivo di riflessione come anche il “biennio rosso”, che finì di favorire il fascismo, dovrebbe essere un altro motivo di confronto critico. Il realismo di Palmiro Togliatti fu cosa molto diversa. Non voglio utilizzare Togliatti a fini attuali perché sarebbe scorretto ,ma un pensierino su Togliatti andrebbe fatto. Soprattutto c’è da domandarsi perché solo in Italia sia stato proclamato lo sciopero generale. La Flotilla – dicevano -era un’ impresa internazionale, ma in nessun paese del mondo è accaduto qualcosa di simile. Perché lo sciopero generale solo in Italia? C’è già chi rievoca la maggioranza silenziosa degli anni ‘ 70 e la marcia dei 40mila. Una reazione che va a cozzare contro la strategia di Landini, protagonista di una stagione politica che può solo favorire la destra che, malgrado i suoi error , può trarre giovamento dall’estremismo velleitario di sinistra. Anzi, uno dei motivi della tenuta elettorale della destra è proprio ascrivibile all’avventurismo politico di Landini. Gaza si difende in altri modi, contribuendo a portare la pace. Lo sciopero generale in Italia non da’ nulla ai Palestinesi. Il movimentismo della ambientalista svedese è cosa inconciliabile con le scelte di un grande sindacato (di massa si diceva un tempo) in cui purtroppo i pensionati e non gli operai sono la maggioranza. Un sindacato che pensa di destarsi a nuova vita, affidandosi ai giovani delle scuole e dei centri sociali, ha smarrito per strada la sua funzione storica.

Nella baraonda che può travolgerci, in cui la demagogia più imbelle ha avuto modo di scalmanarsi dappertutto, si sente la mancanza di un vero non- violento liberale come Marco Pannella. Anche Pannella commise come tutti i suoi errori, ma Pannella riuscì a coniugare l’utopia della pace con il realismo della politica. I resti di quelli che furono la parte deteriore del partito radicale, risalgono le valli che non avevano mai disceso limitandosi ad accodarsi ai funamboli dell’antisemitismo becero e truculento che evoca la Shoah. L’orgogliosa sicurezza non l’hanno mai avuta se non nella ricerca di scranni parlamentari sicuri. Pannella nella crisi mediorientale, lui che voleva Israele nella Eu , avrebbe saputo giocare un ruolo politico di primo piano, concreto e non ideologico. E’ stato l’uomo delle grandi visioni, l’esatto opposto dei nuovi d’annunziani di oggi che si credono eroi. Pannella avrebbe saputo dialogare con tutti perché di fronte ad una guerra occorrono dei pacificatori, non dei personaggini da operetta.
I nemici di Israele sono sempre stati molti. E’ un’inimicizia che che va ben oltre l’antisemitismo, se è vero che molti ebrei del passato e del presente sono contro Israele. E’ il caso di ricordare quanto è accaduto il 7 ottobre 2023 perché questo gravissimo episodio di belluina violenza sembra essersi appannato nella memoria. Anzi, c’è chi tende a giustificare Hamas che trova interlocutori impensati. Netanyahu oggi è considerato un genocida e la sua appartenenza alla destra estrema lo rende odioso ai più. La ritorsione, meglio la guerra senza quartieri che ha condotto contro Hamas, è considerata sproporzionata ai fini, anche se in materia di terrore è difficile, se non impossibile, stabilire dei limiti. Quando esso prevale, i criteri umanitari diventano labili se non inesistenti. La storia è così, sempre. Hegel parlava di essa come di un “mattatoio”. E le vicende antiche e recenti dimostrano che le guerre e in particolare certe guerre sono davvero un mattatoio. Il genocidio è stato uno solo, quello degli ebrei che Bobbio giudicava un unicum.


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Un improvviso e importante accertamento diagnostico ha impedito a Pier Franco Quaglieni, storico e presidente del Centro Pannunzio, di partecipare domani all’inaugurazione del monumento a Sandro Pertini ad Alassio. L’evento, organizzato su invito del Vicesindaco Angelo Galtieri, avrebbe dovuto vederlo in prima linea per ricordare la figura del Presidente.
In un messaggio, Quaglieni ha voluto esprimere il suo profondo legame con Pertini, un uomo politico che ha avuto modo di conoscere personalmente. “Si può pensarla come si vuole, ma Pertini è stato un politico integro e coerente che ha saputo pagare sempre di persona per le sue idee socialiste, ispirate agli ideali di Matteotti e contrarie agli estremismi, i suo nome va storicizzato e liberato da un uso rituale sbagliato e da ostilità preconcetta inversamente proporzionale alla ritualità agiografica ” ha affermato.
Il Presidente della Repubblica, con la sua profonda umanità, riuscì a conquistare l’affetto popolare, diventando, a detta di Quaglieni, un “simbolo dell’Italia civile” tanto cara a Norberto Bobbio. “Può aver commesso errori come tutti i militanti appassionati,” ha aggiunto Quaglieni, ma il suo ruolo nella storia italiana rimane fondamentale.
Il ricordo personale di Quaglieni si tinge di aneddoti, come la visita di Pertini a Torino per il Museo del Risorgimento, che dimostrò un forte legame con figure storiche come Garibaldi e Mazzini, senza disprezzare Cavour e Vittorio Emanuele II. La decisione di Alassio di onorarlo con un monumento, così come quella di Torino di dedicargli l’aeroporto, è vista da Quaglieni come un giusto riconoscimento. Un tributo che, a suo avviso, avrebbe dovuto estendersi anche al ponte di Genova ricostruito.
Infine, Quaglieni ha ricordato con affetto l’amico Alfredo Biondi, che spesso lo omaggiava imitando bonariamente il Presidente, segno di un rispetto e di un’amicizia che andavano oltre le differenze politiche