Antifascismo liberale
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Luciano Violante e la crisi dell’Occidente
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
SOMMARIO: Covid e trasparenza – Una piacevole scoperta: Alessio Magaddino – Don Ziggiotti salesiano fuori ordinanza – Lettere
Covid e trasparenza
La Corte europea (che spesso viene chiamata in causa solo quando ci dà ragione) ha sentenziato che sui vaccini Covid non ci fu trasparenza. E’ un fatto grave che più o meno tutti abbiamo percepito, anche in Italia, nei due terribili anni in cui abbiamo vissuto quasi in cattività. Io non ho certezza della realtà perché un conto è vivere certe situazioni e un conto è analizzarle dopo tre anni.
Resto però sostanzialmente convinto che il Governo Conte 2 non sia stato all’altezza del compito che era in ogni caso improbo perché senza precedenti a cui guardare. Il Covid era un problema internazionale e la Ue non ha saputo agire con l’efficacia necessaria.
.
Una piacevole scoperta: Alessio Magaddino
In questa settimana ho avuto molte ore per navigare in Internet in attesa che mi dimettessero dall’ospedale, e ho scoperto i saggi di uno studioso di vaglia e di un uomo coraggioso che onora gli studi storici e letterari: Alessio Magaddino che non è mai banale e scontato e non segue la solita vulgata. Controbatte le tesi di Canfora che pretende di ideologizzare la storia invece di scriverla. Ad un uomo come lui sarebbe spettata una cattedra universitaria, se non ci fossero i veti ideologici che fanno dell’Università un luogo di spaccio del pensiero unico.
Alessio, che fa il libraio in piazza Statuto, scrive di fascismo ed antifascismo, tenendo testa alle banalità degli storici improvvisati che confondono la propaganda con la storia. Il suo è un tentativo di voltare pagina, riannodandosi alla grande lezione defeliciana e anche pavoniana. Cercate su Internet i suoi scritti e vedrete la tempra di un saggista di alto livello meritevole della massima attenzione. E’ stato anche amico non servile di Galante Garrone e di Bobbio. Se Torino ha ancora uomini con lui, c’è ancora da sperare.
.
Don Ziggiotti salesiano fuori ordinanza
Don Renato Ziggiotti è stato il quinto successore di Don Bosco come Rettor Maggiore dell’opera salesiana. Lo conobbi quando ero allievo dell’Istituto salesiano “San Giovanni Evangelista”; ascoltandolo, capii il valore dell’uomo di cultura, ancor prima del salesiano votato alla causa di Don Bosco fin dalla più tenera età. Lo ritrovai al Colle Don Bosco Rettore del Santuario che lui stesso volle realizzare. Dopo aver girato il mondo per visitare tutte le comunità salesiane esistenti , decise di lasciare l’alto incarico per dedicarsi al Santuario eretto vicino alla casa natale di Don Bosco. Dal castello di Camerano Casasco i miei facevano arrivare aiuti ai Becchi – dove era nato San Giovanni Bosco – e io presi l’abitudine di tornarvi. Più volte ebbi occasione di parlare con lui: era stato anche ufficiale combattente nella Grande Guerra dove aveva appreso l’arte del comando, e un validissimo docente liceale.
Un prete che aveva vissuto la guerra era anche umanamente un interlocutore eccezionale perché fu un italiano che andò in guerra ,credendo nella Patria con la p maiuscola. Era un latinista splendido e con lui si parlava di Lucrezio ed anche di Catullo. Un grande salesiano aperto al mondo con lo spirito più vero dei salesiani in cui io riconosco anche oggi i miei maestri giovanili: don Dante Bettega, soprattutto, nato a Bressanone ancora sotto la dominazione austriaca, poliglotta, intellettuale di immensa cultura, ma anche uomo semplice che sapeva stabilire con i giovani un rapporto che non ho mai più vissuto. Se io presumo di conoscere il Latino che ho professato al liceo classico prima di dedicarmi alla storia contemporanea, lo debbo a lui che nella scuola media (non ancora unica) ci immerse nelle traduzioni per farci cogliere la classicità, ma anche la grammatica e la sintassi senza le quali lo studio classico diventa la mera finzione di certi ex ginnasi o di certi licei scientifici odierni.
.
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Inghilterra e Francia
In Inghilterra le elezioni hanno dato un esito chiaro e il governo è stato subito formato. E’ merito del sistema uninominale, ma è anche merito della Monarchia che resta arbitro imparziale del confronto politico anche più aspro.
Se vediamo la Francia che, sia pure in un regime di Repubblica semipresidenziale, non riesce a trovare un governo anche perché il Presidente più che arbitro e giocatore in proprio qualche riflessione sui Re non è fuori posto. Cordiali saluti. Nina Pugliatti
.
I temi che Lei pone sono reali. Meriterebbero un approfondimento perché non tutto è così semplice, ma certo la monarchia anche oggi non appare essere robaccia da solaio come molti pensano in Italia.
..
Università e femminismo
La notizia che le commissioni di concorso universitarie debbano avere obbligatoriamente, con sentenza del Tar di Milano, una presenza femminile al loro interno mi appare folle. Nelle commissioni vale la competenza scientifica relativa al concorso e non l’art. 51 della Costituzione o, meglio, la sua applicazione in chiave ultra femminista. Prof. Ercole Maggi
.
Caro collega, concordo con te. Le Commissioni vanno formate da docenti che insegnino discipline attinenti al concorso.
Ottimo inserire una donna, se ci sono queste condizioni, ma se non è possibile ,appare assurdo bloccare i concorsi o annullarli. I soli uomini non sono più in grado di provvedervi? L’Universita’ è stata sempre maschile in passato. A Lettere nel 1968 c’era solo la storica Lelia Cracco Ruggini. E ovviamente va detto, esagerando un po’ che i candidati vincenti non potranno mai essere due in nome di una distorta parità di genere che sarebbe lo snaturamento della scienza a favore di un concezione demagogica e delirante. Qualche personaggio come la compianta Murgia magari giungerebbe a teorizzarlo, aggiungendo qualche asterisco.
SOMMARIO: Facinorosi all’Università – L’associazionismo e la cultura – Gli 80 anni di Bresso – Lettere
Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
SOMMARIO: Elezioni – L’ultima spiaggia: i vigilantes – Cogne e Santanche’ – Lettere
L’ultima spiaggia: i vigilantes
La decisione di utilizzare 100 equipaggi di vigilantes privati per arginare la situazione torinese caratterizzata da spaccate, auto depredate, furti in bar e ristoranti, interi angoli di quartiere nelle mani dello spaccio, è il pessimo segnale di un degrado inarrestabile. I vigilantes privati sono l’ultima spiaggia.
Sarebbe interessante sapere quanti vigili della polizia urbana siano operativi sul territorio, visto che nelle vie di Torino sembrano essere da tempo scomparsi. E poi ci sarebbe stato anche l’uso dell’Esercito, come aveva proposto il Sindaco. Il dato inoppugnabile è che siamo sempre di più una città insicura in cui uscire per strada anche di giorno diventa un problema. Se poi pensiamo che il 70% dei furti e delle spaccate ai negozi è opera di drogati bisognosi della dose, dobbiamo trarre delle ben amare conclusioni sul futuro di una città che ha perso il suo baricentro e naviga a vista. Ci sono interi settori della vita torinese che non funzionano, a partire dai trasporti che andrebbero rivisti, se non ricostruiti totalmente. L’insicurezza della vita del cittadino cent’anni fa creò il desiderio di ordine a cui il fascismo offrì un drammatico sbocco che tolse la libertà. Certo questa realtà ha snaturato Torino e chiama in causa anche chi è stato blando è accondiscendente con il problema della droga, fingendo di dimenticare che esso è un cancro che distrugge la società. I troppi permissivismi di questi anni hanno portato alla situazione in cui la Stato si rivolge ai privati per tentare di correre ai ripari. E’ cosa allarmante il ricorso alle nuove milizie mercenarie del nuovo millennio per tentare di recuperare un po’ di ordine. Il ministero degli Interni dovrebbe intervenire con immediatezza e anche, se necessario, il ministero della Difesa.
.
Cogne e Santanché
Uno dei punti deboli del governo Meloni è la ministra del turismo Santanché che, a parte la sua situazione giudiziaria e anche imprenditoriale, si rivela assolutamente inadatta al compito a lei affidato. Chiacchiera molto, ma fa poco e male.
L’idea balzana di portare turisti a Cogne in elicottero supera il pregresso ministeriale e ci porta a pensare che dilettantismi di questo tipo siano incompatibili con il ruolo di ministro. Per Cogne occorrono interventi seri in primis della Regione Valle d’Aosta. È difficile convincere i turisti a fissare le proprie vacanze a Cogne perché il cataclisma, pur senza vittime, è stato di forte impatto, diffuso ampiamente e, forse, con troppa insistenza spettacolare dalle Tv. Occorre sostenere gli imprenditori di Cogne con adeguati ristori: la stagione è ormai compromessa. Con o senza elicotteri.
.
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
.Mattarella
Mattarella
Il discorso del presidente della Repubblica a Trieste mi è sembrato sinceramente come un attacco indiretto e velato al governo su presunte possibili svolte autoritarie con la manomissione della Costituzione. E’ sempre la stessa solfa, ci tentarono anche con Renzi. L’Anpi fu la punta di diamante come anche oggi. Chi ha votato a destra deve essere rispettato. La sinistra ha governato senza avere la maggioranza con governi tecnici e larghe intesi per decenni. E questa non era certo democrazia, ma occupazione del potere. Vorrei sentire la Sua opinione. Virginia Uberti
Dedicherò una riflessione su questi temi nella prossima rubrica. Io ritengo che il Presidente della Repubblica debba essere rispettato in quanto tale e quindi non fatto oggetto di polemiche alla Salvini che appare un analfabeta istituzionale. Detto questo, si pone il diritto del governo a procedere sulla sua strada senza continui richiami al fascismo in agguato come avviene oggi. Questi richiami polemici sono sterili e improduttivi per la stessa opposizione. Mattarella non ha detto nulla di nuovo. Alexis de Tocqueville, uno dei padri della democrazia liberale, denunciava la dittatura della maggioranza dei giacobini francesi che degenerò nel terrore e nella ghigliottina. In democrazia deve sempre esistere una minoranza libera che possa manifestarsi in tutte le occasioni, cosa che in Italia dal 1945 ad oggi non è mai mancata. Inoltre questo mescolare insieme i discorsi sulle riforme istituzionali con i diritti Lgbt+, come alcuni fanno oggi, contribuisce a creare confusione e a sollevare inutili polveroni. Su certi temi devono esprimersi i giuristi, gli storici, i competenti, tralasciando le urla che arrivano dalla piazza. Piuttosto, considerando il bassissimo livello della classe politica, io temo i pasticci come ai tempi di Renzi e della sua ministra bella sorridente e superficiale che contribuì ad una riforma confusa e invotabile.
La metropolitana chiude
La metro di Torino chiuderà per l’intero mese di agosto. Una scelta da città di provincia, non da città che vuole avere una vocazione turistica. Una scelta che fotografa bene la decadenza di Torino. Gino Ferro
.
E non solo, ma verranno anche i ridotti i servizi in superficie. Una sola linea per altro serve solo una parte di città, mentre dovremo attendere il 2032 per la seconda linea, sempre insufficiente a servire tutta la città. Dovremo ringraziare in eterno il sindaco rosso Novelli che nel 1975 sospese i lavori della Metro per dieci anni. Sono errori imperdonabili di cui dovrebbe rispondere.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Dopo aver paralizzato Palazzo nuovo e il Politecnico e i vari imbrattamenti, oggi i filo palestinesi torinesi in un corteo hanno imbrattato il monumento al Fante, un monumento inaugurato nel 1961 per il centenario dell’Unita’ e del Regno d’Italia. Non credo che i vandali antisemiti sappiano chi siano stati i fanti, la forza più numerosa del nostro Esercito nel Risorgimento e nella storia italiana successiva. Sono fanatici ignoranti che si limitano agli slogan e alla violenza verbale e fisica. Ma come è possibile che in questa città questi estremisti siano lasciati a briglia sciolta, padroni di edifici e di strade? D’accordo: evitiamo le tensioni e gli scontri, ma c’è un limite a tutto. Le associazioni combattentistiche e d’arma devono farsi sentire e protestare. Ne va di mezzo la dignità dei soldati d’Italia offesi da personaggi che vanno fermati . Con le buone o con le cattive. Perché Torino non può accettare di essere terreno di prepotenze, danni, violenze assolutamente incompatibili con le regole della democrazia.Va ripristinata la legalità repubblicana palesemente infranta.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Asti ha tributato nel corso degli anni ricordi costanti a Giorgio Faletti mancato immaturamente dieci anni fa: gli vennne dedicata la biblioteca astense (con un atto di un certo coraggio proprio nella città che vive nel culto quasi esclusivo di Vittorio Alfieri ) e una lapide sulla casa natale in cui laconicamente Faletti è stato definito “artista eclettico”, mentre forse si intendeva poliedrico. Eclettico appare infatti riduttivo per lui che non si limitò a miscelare diversi elementi, ma riuscì ad avere uno stile inimitabile come attore e anche come scrittore. Proprio nel decennale della morte il “Corriere della Sera” insieme alla Nave di Teseo pubblicano “Io uccido” che fu uno dei suoi più grandi successi. La vedova sta programmando iniziative importanti che consentiranno di ricordarlo degnamente. Finora il suo mito è rimasto quasi solo circoscritto ad Asti ,lui che ironizzava con finezza sull’essere della provincia astigiana, esattamente diPasserano Marmorito.
La comicità piemontese è cosa abbastanza rara, se escludiamoMacario e Campanini che sono gli unici che ebbero una rilevanza nazionale. Faletti soprattutto per merito di Antonio Ricci e di Drive In,ebbe un successo nazionale strepitoso dopo anni di impegno anche nel cabaret. La sua non era una comicità volgare giocata sui doppi sensi, ma un modo immediato e alla sua maniera raffinato e colto di suscitare il riso. In televisione riusciva sempre a divertire. Già allora far ridere era un’impresa molto ardua, a meno dell’ilarità involontaria suscitata da persone molto serie che non intendono provocare affatto il riso. Una volta parlammo anche di questo tema e le sue battute su questo tipo di comicità involontaria furono esiliranti: peccato non fosse sul palco,ma in un piccolo caffè di Albenga dove gli avventori non poterono non ridere di gusto. Era già ammalato, ma non aveva perso la sua personalità frizzante e libera. Non era impegnato politicamente come altri, ricordo che lo paragonai a Bruno Lauzi e fu felice di questo accostamento.
Questa capacità di essere attore, paroliere, scrittore da’ il senso di un’opera che ancora oggi è difficile da considerare nel suo insieme.
Va ricordata la sua canzone “Signor tenente” proposta nel 1994 a Sanremo che resta una rara testimonianza di alto civismo in ricordo delle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio e una denuncia delle condizioni di lavoro delle Forze dell’Ordine italiane e in particolare dei Carabinieri in un periodo in cui era ancora viva l’eco delle stragi degli anni precedenti che sembrarono scuotere dalle fondamenta la Repubblica.
A fronte di tanti cantautori che hanno esaltato la trasgressione, la contestazione, la droga e il sesso estremo, ripudiando ogni regola morale, la figura di Faletti brilla nella sua ilarità sempre piacevole, bonaria e corretta, nella sua moralità di uomo libero e di artista non artificioso. Faletti resta un grande piemontese e un grande astigiano, figlio di una terra in cui la fatica dei campi è la cifra della propria vita come diceva un altro grande astigiano, Davide Lajolo.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
M a r i a C o r b i non smetterà mai di manifestare la sua acredine verso i Savoia con frasi che rivelano un livore senza limiti che ci si domanda quanto sia compatibile con l’etica professionale giornalistica. Così nel caso della tumulazione in via privata del principe Vittorio Emanuele di Savoia ancora una volta lo ha incolpato per le leggi razziali del nonno, ma non lo ha ricordato come discendente della dinastia che ha fatto l’Italia. È in questa veste che Vittorio Emanuele è sepolto a Superga e non a Vicoforte dove riposano i nonni – per la stravagante iniziativa di un vecchio notabile cuneese che non aveva nessun titolo per decidere sul destino delle salme dei penultimi sovrani d’Italia – A Superga perché dal 1937 al 1946 è stato il principe ereditario figlio di Umberto II. È dovuto intervenire Gianni Oliva con la sua autorevolezza di storico a far comprendere che le polemiche che già ci furono al suo funerale in Duomo erano fuori posto. L’eco della faziosità si è sentita egualmente anche se riguarda vergognosamente un’urna di ceneri. A suo figlio Emanuele Filiberto domenica scorsa a Nevesa della Battaglia è stata contestata la presenza all’inaugurazione di un monumento al milite ignoto della Grande Guerra. Non c’è che dire: il nuovo fronte popolare repubblicano si sta muovendo anche in Italia, non comprendendo di cadere nel ridicolo e dimostrando di non conoscere la storia.
Nella foto d’archivio Emanuele Filiberto di fronte al feretro del padre il giorno del funerale