IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
SOMMARIO: Elezioni – L’ultima spiaggia: i vigilantes – Cogne e Santanche’ – Lettere
L’ultima spiaggia: i vigilantes
La decisione di utilizzare 100 equipaggi di vigilantes privati per arginare la situazione torinese caratterizzata da spaccate, auto depredate, furti in bar e ristoranti, interi angoli di quartiere nelle mani dello spaccio, è il pessimo segnale di un degrado inarrestabile. I vigilantes privati sono l’ultima spiaggia.
Sarebbe interessante sapere quanti vigili della polizia urbana siano operativi sul territorio, visto che nelle vie di Torino sembrano essere da tempo scomparsi. E poi ci sarebbe stato anche l’uso dell’Esercito, come aveva proposto il Sindaco. Il dato inoppugnabile è che siamo sempre di più una città insicura in cui uscire per strada anche di giorno diventa un problema. Se poi pensiamo che il 70% dei furti e delle spaccate ai negozi è opera di drogati bisognosi della dose, dobbiamo trarre delle ben amare conclusioni sul futuro di una città che ha perso il suo baricentro e naviga a vista. Ci sono interi settori della vita torinese che non funzionano, a partire dai trasporti che andrebbero rivisti, se non ricostruiti totalmente. L’insicurezza della vita del cittadino cent’anni fa creò il desiderio di ordine a cui il fascismo offrì un drammatico sbocco che tolse la libertà. Certo questa realtà ha snaturato Torino e chiama in causa anche chi è stato blando è accondiscendente con il problema della droga, fingendo di dimenticare che esso è un cancro che distrugge la società. I troppi permissivismi di questi anni hanno portato alla situazione in cui la Stato si rivolge ai privati per tentare di correre ai ripari. E’ cosa allarmante il ricorso alle nuove milizie mercenarie del nuovo millennio per tentare di recuperare un po’ di ordine. Il ministero degli Interni dovrebbe intervenire con immediatezza e anche, se necessario, il ministero della Difesa.
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Cogne e Santanché
Uno dei punti deboli del governo Meloni è la ministra del turismo Santanché che, a parte la sua situazione giudiziaria e anche imprenditoriale, si rivela assolutamente inadatta al compito a lei affidato. Chiacchiera molto, ma fa poco e male.
L’idea balzana di portare turisti a Cogne in elicottero supera il pregresso ministeriale e ci porta a pensare che dilettantismi di questo tipo siano incompatibili con il ruolo di ministro. Per Cogne occorrono interventi seri in primis della Regione Valle d’Aosta. È difficile convincere i turisti a fissare le proprie vacanze a Cogne perché il cataclisma, pur senza vittime, è stato di forte impatto, diffuso ampiamente e, forse, con troppa insistenza spettacolare dalle Tv. Occorre sostenere gli imprenditori di Cogne con adeguati ristori: la stagione è ormai compromessa. Con o senza elicotteri.
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.Mattarella
Mattarella
Il discorso del presidente della Repubblica a Trieste mi è sembrato sinceramente come un attacco indiretto e velato al governo su presunte possibili svolte autoritarie con la manomissione della Costituzione. E’ sempre la stessa solfa, ci tentarono anche con Renzi. L’Anpi fu la punta di diamante come anche oggi. Chi ha votato a destra deve essere rispettato. La sinistra ha governato senza avere la maggioranza con governi tecnici e larghe intesi per decenni. E questa non era certo democrazia, ma occupazione del potere. Vorrei sentire la Sua opinione. Virginia Uberti
Dedicherò una riflessione su questi temi nella prossima rubrica. Io ritengo che il Presidente della Repubblica debba essere rispettato in quanto tale e quindi non fatto oggetto di polemiche alla Salvini che appare un analfabeta istituzionale. Detto questo, si pone il diritto del governo a procedere sulla sua strada senza continui richiami al fascismo in agguato come avviene oggi. Questi richiami polemici sono sterili e improduttivi per la stessa opposizione. Mattarella non ha detto nulla di nuovo. Alexis de Tocqueville, uno dei padri della democrazia liberale, denunciava la dittatura della maggioranza dei giacobini francesi che degenerò nel terrore e nella ghigliottina. In democrazia deve sempre esistere una minoranza libera che possa manifestarsi in tutte le occasioni, cosa che in Italia dal 1945 ad oggi non è mai mancata. Inoltre questo mescolare insieme i discorsi sulle riforme istituzionali con i diritti Lgbt+, come alcuni fanno oggi, contribuisce a creare confusione e a sollevare inutili polveroni. Su certi temi devono esprimersi i giuristi, gli storici, i competenti, tralasciando le urla che arrivano dalla piazza. Piuttosto, considerando il bassissimo livello della classe politica, io temo i pasticci come ai tempi di Renzi e della sua ministra bella sorridente e superficiale che contribuì ad una riforma confusa e invotabile.
La metropolitana chiude
La metro di Torino chiuderà per l’intero mese di agosto. Una scelta da città di provincia, non da città che vuole avere una vocazione turistica. Una scelta che fotografa bene la decadenza di Torino. Gino Ferro
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E non solo, ma verranno anche i ridotti i servizi in superficie. Una sola linea per altro serve solo una parte di città, mentre dovremo attendere il 2032 per la seconda linea, sempre insufficiente a servire tutta la città. Dovremo ringraziare in eterno il sindaco rosso Novelli che nel 1975 sospese i lavori della Metro per dieci anni. Sono errori imperdonabili di cui dovrebbe rispondere.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Dopo aver paralizzato Palazzo nuovo e il Politecnico e i vari imbrattamenti, oggi i filo palestinesi torinesi in un corteo hanno imbrattato il monumento al Fante, un monumento inaugurato nel 1961 per il centenario dell’Unita’ e del Regno d’Italia. Non credo che i vandali antisemiti sappiano chi siano stati i fanti, la forza più numerosa del nostro Esercito nel Risorgimento e nella storia italiana successiva. Sono fanatici ignoranti che si limitano agli slogan e alla violenza verbale e fisica. Ma come è possibile che in questa città questi estremisti siano lasciati a briglia sciolta, padroni di edifici e di strade? D’accordo: evitiamo le tensioni e gli scontri, ma c’è un limite a tutto. Le associazioni combattentistiche e d’arma devono farsi sentire e protestare. Ne va di mezzo la dignità dei soldati d’Italia offesi da personaggi che vanno fermati . Con le buone o con le cattive. Perché Torino non può accettare di essere terreno di prepotenze, danni, violenze assolutamente incompatibili con le regole della democrazia.Va ripristinata la legalità repubblicana palesemente infranta.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Asti ha tributato nel corso degli anni ricordi costanti a Giorgio Faletti mancato immaturamente dieci anni fa: gli vennne dedicata la biblioteca astense (con un atto di un certo coraggio proprio nella città che vive nel culto quasi esclusivo di Vittorio Alfieri ) e una lapide sulla casa natale in cui laconicamente Faletti è stato definito “artista eclettico”, mentre forse si intendeva poliedrico. Eclettico appare infatti riduttivo per lui che non si limitò a miscelare diversi elementi, ma riuscì ad avere uno stile inimitabile come attore e anche come scrittore. Proprio nel decennale della morte il “Corriere della Sera” insieme alla Nave di Teseo pubblicano “Io uccido” che fu uno dei suoi più grandi successi. La vedova sta programmando iniziative importanti che consentiranno di ricordarlo degnamente. Finora il suo mito è rimasto quasi solo circoscritto ad Asti ,lui che ironizzava con finezza sull’essere della provincia astigiana, esattamente diPasserano Marmorito.
La comicità piemontese è cosa abbastanza rara, se escludiamoMacario e Campanini che sono gli unici che ebbero una rilevanza nazionale. Faletti soprattutto per merito di Antonio Ricci e di Drive In,ebbe un successo nazionale strepitoso dopo anni di impegno anche nel cabaret. La sua non era una comicità volgare giocata sui doppi sensi, ma un modo immediato e alla sua maniera raffinato e colto di suscitare il riso. In televisione riusciva sempre a divertire. Già allora far ridere era un’impresa molto ardua, a meno dell’ilarità involontaria suscitata da persone molto serie che non intendono provocare affatto il riso. Una volta parlammo anche di questo tema e le sue battute su questo tipo di comicità involontaria furono esiliranti: peccato non fosse sul palco,ma in un piccolo caffè di Albenga dove gli avventori non poterono non ridere di gusto. Era già ammalato, ma non aveva perso la sua personalità frizzante e libera. Non era impegnato politicamente come altri, ricordo che lo paragonai a Bruno Lauzi e fu felice di questo accostamento.
Questa capacità di essere attore, paroliere, scrittore da’ il senso di un’opera che ancora oggi è difficile da considerare nel suo insieme.
Va ricordata la sua canzone “Signor tenente” proposta nel 1994 a Sanremo che resta una rara testimonianza di alto civismo in ricordo delle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio e una denuncia delle condizioni di lavoro delle Forze dell’Ordine italiane e in particolare dei Carabinieri in un periodo in cui era ancora viva l’eco delle stragi degli anni precedenti che sembrarono scuotere dalle fondamenta la Repubblica.
A fronte di tanti cantautori che hanno esaltato la trasgressione, la contestazione, la droga e il sesso estremo, ripudiando ogni regola morale, la figura di Faletti brilla nella sua ilarità sempre piacevole, bonaria e corretta, nella sua moralità di uomo libero e di artista non artificioso. Faletti resta un grande piemontese e un grande astigiano, figlio di una terra in cui la fatica dei campi è la cifra della propria vita come diceva un altro grande astigiano, Davide Lajolo.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
M a r i a C o r b i non smetterà mai di manifestare la sua acredine verso i Savoia con frasi che rivelano un livore senza limiti che ci si domanda quanto sia compatibile con l’etica professionale giornalistica. Così nel caso della tumulazione in via privata del principe Vittorio Emanuele di Savoia ancora una volta lo ha incolpato per le leggi razziali del nonno, ma non lo ha ricordato come discendente della dinastia che ha fatto l’Italia. È in questa veste che Vittorio Emanuele è sepolto a Superga e non a Vicoforte dove riposano i nonni – per la stravagante iniziativa di un vecchio notabile cuneese che non aveva nessun titolo per decidere sul destino delle salme dei penultimi sovrani d’Italia – A Superga perché dal 1937 al 1946 è stato il principe ereditario figlio di Umberto II. È dovuto intervenire Gianni Oliva con la sua autorevolezza di storico a far comprendere che le polemiche che già ci furono al suo funerale in Duomo erano fuori posto. L’eco della faziosità si è sentita egualmente anche se riguarda vergognosamente un’urna di ceneri. A suo figlio Emanuele Filiberto domenica scorsa a Nevesa della Battaglia è stata contestata la presenza all’inaugurazione di un monumento al milite ignoto della Grande Guerra. Non c’è che dire: il nuovo fronte popolare repubblicano si sta muovendo anche in Italia, non comprendendo di cadere nel ridicolo e dimostrando di non conoscere la storia.
Nella foto d’archivio Emanuele Filiberto di fronte al feretro del padre il giorno del funerale
SOMMARIO: Soldati uomo libero e scrittore – Regione al via e altro – Omaggio a Puccini – Lettere
SOMMARIO: All’Egizio a vita – Brancati come davvero fu – Sto con Zucchetti – Lettere
All’Egizio a vita
Il ministro Sangiuliano alla scadenza di un mandato di nove anni, per cui cambiarono anche lo statuto intendeva, non potendoci più essere conferme, sostituire alla presidenza del Museo egizio la madamina amata dall’Avvocato sulla ribalta dalle Olimpiadi invernali 2006. Con più articoli e un appello si è formata una falange macedone dei conformisti a sostegno della signora per una proroga. In effetti si potrebbe pensare ad una conferma a vita della “signora delle mummie”. Forse prevedendo tra cent’anni di accogliere lei stessa in qualche sala del museo come attrazione museale?
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Brancati come davvero fu
Salvatore Vullo è appena uscito con un pregevole ed originale saggio su “Vitaliano Brancati. Scoprire e riscoprire il grande scrittore”, Morrone editore, con prefazione di Gianni Firera. Si tratta di un libro non meramente celebrativo, ma capace di ricostruire la vita e l’opera di un personaggio inquieto del primo Novecento. Si parte dalla nascita e dalla formazione in Sicilia a cui resterà sempre legato, per poi analizzare la sua passione fascista come accadde a tanti Italiani che confusero il patriottismo con il nazionalismo. Molti vissero quell’esperienza quasi senza accorgersene, mentre Brancati ne uscì a testa alta. Poi il libro pone l’accento sulla collaborazione all’ “Omnibus” di Longanesi dove Brancati conobbe Pannunzio di cui divenne collaboratore nel dopoguerra al “Mondo”. Viene ricordato il tenero e pur effimero amore che lo legò ad Anna Proclemer, il ritorno ad insegnare in Sicilia e, fatto molto importante, il rapporto ideale tra Brancati e il giovane Sciascia. Il siciliano Vullo così legato alla sua terra, ma così cosmopolita nei gusti e nelle idee, ci offre un profilo assai sottile e profondo di Brancati, ma anche della letteratura e del mondo siciliano. A me piace sottolineare come Brancati, che rimase un liberale dopo le frequentazioni romane, tornò a fare il professore a Caltanissetta senza tentare di diventare un intellettuale engagé come tanti. Soldati mi sottolineava il suo spirito libero nel contesto di una cultura che stava per essere egemonizzata manu militari dal pci di Alicata e Ingrao.
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La nuova Giunta regionale
Ho visto che sono intervenuti ben due ministri per fare la Giunta regionale, decidendo gli assessori, promuovendo o punendo i candidati. Mi è sembrato un intervento da proconsoli romani o romaneschi che umilia l’autonomia della Regione e il Presidente cui spetta la scelta degli assessori. Lei cosa ne pensa? Benedetto Pianta
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Ho letto anch’io sui giornali. Una prassi davvero mai sperimentata prima. Presidenti come Ghigo, Bresso, Viglione, Calleri mai avrebbero accettato interventi così pesanti. Questa è molto più che partitocrazia e va oltre anche al famoso manuale Cencelli.
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Palazzo nuovo devastato
I contestatori filo palestinesi hanno lasciato dopo un mese di occupazione palazzo nuovo in condizioni pietose. Gli occupanti hanno anche sfregiato di scritti via Po appena ridipinta dai commercianti. A parte il fatto di non aver impedito l’occupazione o aver costretto i palestinesi a disoccupare il palazzo, qui occorre almeno fermezza da parte del rettore che ne esce molto male, e dalla Questura. I danni vanno rimborsati. Elvio Cassini
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Concordo. È mancata la fermezza e il rispetto della legge. Le autorità accademiche si sono astenute da un intervento doveroso, lasciando Palazzo nuovo in balia di se stesso. Rettori come Allara, Cavallo, Pelizzetti, Bertolino mai avrebbero ceduto così.
Non è questione di agitare il tricolore e di cantare l’Inno di Mameli come fossimo in guerra, perché la discussione tra unità e federalismo è cosa antica e parte da Mazzini e Cattaneo. Che oggi si riproponga non deve scandalizzare, anche se il livello degli interlocutori oggettivamente è molto diverso. La nuovissima legge Calderoli sulla Autonomia differenziata ha suscitato e susciterà aspri dibattiti come accade in democrazia. Il nome di Calderoli non è in effetti una garanzia, visti i precedenti relativi ad una legge elettorale, definita dallo stesso ministro, “una porcata”.
Macron e Scurati
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Il presidente della repubblica francese Macron sempre più in affanno ha concesso la commenda di un ordine minore francese a Scurati, non osando pensare alla Legion d’onore, l’unica che riconosce i meriti come il Cavalierato di gran croce in Italia forse per dispetto alla presidente del consiglio italiana accusata di censura da Scurati. Si tratta di un riconoscimento minore che viene dato ai provveditori agli studi che hanno avuto rapporti culturali periferici con gli enti scolastici francesi. Invece lo Scurati si è esibito con le insegne come fosse stato un trionfo. Certo non è un grande scrittore, ma uno scrittore omologato e condabnato a ripetere stancamente la solita vulgata all’infinito. Scurati non rappresenta oggi il meglio della cultura italiana, ma la sua retroguardia. Chissà se il riconoscimento francese servirà a far vendere a Scurati che verrà invitato per il li libro, ma a far parte del fronte popolare, una parola che fa venire i brividi e che ci ricaccia indietro di decenni.