IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni Il Presidente della Repubblica Mattarella ha ritenuto di ribadire una netta condanna ad ogni discriminazione e intolleranza nella giornata internazionale contro l’omofobia.

Ricordo che già allora ,ad esempio, Eugenio Scalfari schierò “L’Espresso”, che dirigeva, dalla parte degli arabi,per non parlare dei comunisti che furono tutti dalla parte degli aggressori.
In tutte le vicende successive, ( in alcune delle quali era impossibile sostenere l’operato di Israele, lo scrivo con chiarezza ) c’è sempre stato una sorta di pregiudizio favorevole per i palestinesi anche da parte dei nostri governanti, a partire da Andreotti, Moro e Craxi. L’ambiguo Arafat era considerato in Italia come una sorte di eroe, un Garibaldi del Medio Oriente. Poi si scoprì che era anche un uomo corrotto.
Sventolare la bandiera con Stella di David non fu mai facile . Solo persone come Pannunzio, Arrigo Levi, Pannella, Arrigo Benedetti lo fecero.
Lo scrittore Primo Levi divenne ferocemente anti israeliano. E non fu e non è certo l’ultimo caso.
Oggi è stato criticato il segretario del Pd Letta per essere andato ad una manifestazione a favore di Israele e tornano le solite tiritere contro Israele dei vecchi D’Alema e Bersani,tornati rampanti per l’occasione .Anche il ministro Speranza ha voluto aggiungere una sua parolina contro Israele che per prima ha battuto la pandemia.
Il mio amico Angelo Pezzana ha pagato prezzi altissimi nel corso degli anni per mantenere la sua coerenza a difesa di Israele.
Ieri ,come ho sempre fatto in passato, ho scritto a favore dello Stato di Israele, del suo diritto ad esistere e del dovere morale di sostenere questa posizione. Ho usato scientemente la parola morale. Non l’avessi mai fatto.
Sono stato fatto oggetto di attacchi anche un po’ volgari e soprattutto prevenuti da parte di gente che non conosce la storia ed ignora la politica e non ha mai conosciuto cosa significhi vivere in uno stato costantemente assediato dai terroristi. Basta essere stati anche pochi giorni in Israele per comprendere la situazione.
Si è creata in Italia una lobby filopalestinese molto agguerrita ed a volte persino fanatica che potrebbe mascherare anche dei potenziali terroristi o dei loro fiancheggiatori.
L’unico odio consentito oggi in Italia sembra essere quello contro Israele. Oggi in questo Paese ci sono troppi odi, malgrado si siano attivati in tanti a combattere contro fenomeni inconciliabili con una libera democrazia e un minimo di civiltà. Malgrado le regole che vietano gli assembramenti, abbiamo visto molti in piazza a manifestare per i palestinesi.
Lo dico con amarezza e con tutto il rispetto dovuto ad una vittima reduce dei campi dì sterminio nazisti: mi sarei aspettato una parola contro l’odio antisraeliano anche da parte della benemerita senatrice a vita Liliana Segre. In molti casi l’essere filopalestinesi sottintende anche un antisemitismo più o meno inconsapevole, ma reale.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha inaugurato un busto a Palazzo Madama della senatrice Lina Merlin, un’ alta figura di donna socialista cresciuta alla scuola riformista di Filippo Turati e di Giacomo Matteotti.
La Merlin fu la prima senatrice eletta in Senato nel 1948 dopo essere stata attiva componente all’Assemblea Costituente. A Lei si deve nell’articolo 3 della Costituzione quel “senza distinzioni di sesso“ che per lei rappresentava la parità tra uomo e donna che fu il principale obiettivo della sua vita politica.
Le sue battaglie politiche in Parlamento sono state molto importanti. La prima, per cui ancora oggi è ricordata, e’ quella contro lo sfruttamento legalizzato della prostituzione. Solo nel 1958 ottenne l’approvazione della legge che porta il suo nome e che portò alla chiusura delle case di tolleranza. Fu un impegno appassionato e coerente che non si arrestò di fronte alle obiezioni di chi riteneva i postriboli una sorta di necessità sociale. La sua legge fu molto dibattuta e va detto che a giustificarla fu un intento morale che la laica e socialista Merlin sentiva profondamente.
Certo la chiusura non costituì la soluzione di un problema di per se’ insolubile come la prostituzione, ma riaffermo’ il valore della dignità della donne e la condanna della sua mercificazione. La prostituzione rinacque nelle strade italiane con uno dei fenomeni più ributtanti, quello degli sfruttatori. Oggi su internet si trovano offerte sessuali di tutti i tipi che farebbero inorridire la Merlin che condusse una battaglia generosa, forse un po’ idealistica, ma sicuramente giusta nei principi che la ispiravano. Anche personaggi di rilievo come Indro Montanelli erano per le case chiuse. Ma la senatrice va ricordata anche per l’abolizione della clausola sul nubilato che consentiva di licenziare in caso di matrimonio e l’abolizione del “nomen nescio” in base ai quale venivano discriminati i trovatelli. Fu anche promotrice di una moderna legge sulle adozioni. Nel 1961 il partito socialista decise di non ricandidarla e con grande dignità abbandono’ la politica, denunciandone il degrado. Aveva capito con anni di anticipo cosa stavano lentamente diventando i partiti. Fu convintamente antidivorzista, ritenendo la legge Fortuna – Baslini non adeguata a tutelare gli interessi delle donne. Resta di lei una grande e libera testimonianza politica e morale che in primis i socialisti hanno presto dimenticato. Era una donna scomoda che seppe muoversi con energia e coerenza in un mondo politico fortemente maschilista. Non è un caso che la prima presidente donna del Senato abbia dedicato la sua particolare attenzione alla senatrice Merlin. Sotto tanti punti di vista ,pur con idee diverse, le due donne si assomigliano per il rigore morale e l’indipendenza. Nel suo discorso il Presidente Casellati, da fine giurista qual è, ha tratteggiato con rigore storico una delle figure più alte della prima Repubblica rimasta Ingiustificatamente per troppo tempo nell’ oblio. Anche la ripubblicazione dei suoi discorsi parlamentari sarà di stimolo per ristudiare la senatrice Merlin che le nuove generazioni non sanno neppure che sia esistita. Lina Merlin rappresenta un richiamo etico,”laico o non laico che sia“, come diceva Croce scrivendo a De Gasperi, di cui avremmo estremo bisogno in particolare a tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, come afferma la Costituzione.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Proprio per poter ripartire occorre prudenza e civismo, a tutela di se’ stessi e degli altri.
Certamente nelle località marine pesa il coprifuoco alle 22 e il fatto che i ristoranti possono solo servire all’esterno. In questo fine settimana c’è stata una forte mobilitazione di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza per verificare il rispetto delle regole. Un locale di Alassio, poco conosciuto, è stato multato ed è stato chiuso per cinque giorni perché i clienti pranzavano anche all’interno. Non c’è altro modo per evitare ciò che accadde lo scorso anno nei mesi estivi durante i quali la trasgressione in alcuni casi diventava la regola nel ricordo delle stagioni passate in cui la frenesia dell’estate aveva il sopravvento su tutto e le poche norme stabilite non venivano rispettate. Alassio e Albenga e la Baia del Sole riprendono con il piede giusto. La voglia di ripartire è tanta, ma il timore di dover di nuovo chiudere ha il sopravvento. In alcuni condomini lo scorso anno la mascherina all’interno delle parti comuni e persino degli ascensori era quasi un optional. Quando intervenni per richiedere il rispetto delle norme venni insolentito. Da tempo la situazione è cambiata e sono rarisssimi i casi di irresponsabilità: la mascherina è diventata una parte di noi stessi anche se a molti da’ fastidio. I mesi invernali e le zone rosse hanno lasciato il segno. Credo che con prudenza vada ripresa gradualmente se non la vita normale almeno un modo di vivere migliore o meno angosciante. Dobbiamo aver fiducia nei vaccini anche se ci vorrà molto tempo per riscoprire quella che Mario Soldati proprio ad Alassio definiva la “gioia di vivere”. Le estati inventate da Mario Berrino con la gran cagnara estiva resteranno un bel ricordo. In effetti da molti anni, per tutta una serie di motivi, le vacanze in Riviera non erano più quelle del secolo scorso. Fa impressione persino scrivere secolo scorso, ma questo primo ventennio del nuovo secolo non è stato felice al di là della pandemia che ci ha sconvolto l’esistenza. Ad Alassio però quest’anno è tornata la spiaggia di un tempo, quella spiaggia mitica dove abbiamo in molti giocato da bambini e dove Giovannino Guareschi portava i suoi figli. Fa piacere vedere i locali che hanno resistito ai mesi durissimi che hanno paralizzato ogni attività. Lo stile coriaceo, ad esempio, del mitico Jano ha prevalso su tutto. Tanti ristoranti meriterebbero di essere citati. Che si riprenda nel rispetto delle regole è un buon segnale ed è un invito molto convincente a fare le vacanze in Italia e per noi piemontesi in Liguria. Tornare all’antico appare anche bello e suggestivo. L’importante è il civismo e il non pretendere un divertimento senza regole che era comunque qualcosa di non accettabile anche prima del Covid.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Siamo ormai abituati a leggere le opinioni più strane e contraddittorie sul liberalismo e solo chi non ha dimestichezza con la cultura liberale può stupirsene.
Infatti non esiste una bibbia del liberalismo a cui richiamarsi e ci sono diverse sensibilità culturali che hanno contribuito a formare il pensiero liberale che è plurale per definizione. La scuola inglese, non è quella austriaca, Croce non è Einaudi, per fare solo alcuni esempi. La “Storia del liberalismo europeo“ di Guido De Ruggiero pubblicata nel 1925, l’anno del fascismo diventato ufficialmente e drammaticamente dittatura, è un documento di questo “pluralismo” liberale. Per altri versi lo stesso De Ruggiero scandalizzo’ Croce aderendo a quel partito d’azione che il filosofo napoletano considerava un ircocervo ,“ l’animale favoloso metà capro e metà cervo che stava ad indicare la chimerica e contraddittoria politica che derivava dalle origini di quel partito collegate a “Giustizia e libertà” , un binomio equivoco che il liberale Croce non poteva accettare. Anche oggi esiste ancora un gruppuscolo di persone invasate che, pur ribaltando la denominazione in “Libertà e giustizia”, sono state protagoniste di tante battaglie profondamente illiberali e giacobine. Non c’è da stupirsi di nulla. Gobetti, ad esempio, viene considerato un grande liberale, mentre altri negano il suo liberalismo ed altri ancora in nome suo tengono in piedi un centro studi che da sempre è stato filocomunista.
Si può quindi parlare anche di una babele liberale che è comunque sempre preferibile rispetto al dogmatismo di certe ideologie che impongono obbedienze cadaveriche.
Ma accettare la conclusione di un articolo di Alessandro Barbero su Napoleone, non risulta proprio possibile per chi sappia qualcosa del liberalismo, anche il più eretico e controverso. Il medievista e tuttologo di Vercelli è giunto a scrivere che “è anche grazie a Napoleone se alla lunga in Europa hanno trionfato il liberalismo e la democrazia”.
Mi sono occupato di Napoleone nei giorni scorsi ,cercando di non scrivere la manzoniana “ardua sentenza” a duecento anni dalla sua morte, ma di capire l’opera di uno dei più grandi personaggi che abbia avuto la storia. Non mi sono lasciato invischiare nei pregiudizi ed ho cercato di vedere in lui uno statista rinnovatore e non semplicementei un tiranno. Ho cercato di evidenziare il suo sforzo titanico di piegare la storia alla sua volontà. Ma non si può ragionevolmente convenire con Barbero nel vedere in Napoleone anche solo un barlume di liberalismo. Forse nella fase rivoluzionaria abbraccio’ il democratismo che sostituì molto presto con quello che sarà un regime militare in piena regola. Napoleone che amava leggere e non era un militare incolto, non sentì assolutamente il liberalismo come un qualcosa che potesse appartenere alla sua visione politica che ruotava su uno stato accentratore ed autoritario e quindi naturaliter illiberale. Il liberalismo nacque in Inghilterra con Locke e Smith nel 1700. In Francia fu Tocqueville, andando oltre la Rivoluzione e Napoleone, a mettere le basi di un pensiero liberale, guardando alla democrazia americana. Il bonapartismo successivo, quello di Napoleone III, fu fortemente liberista, ma non certo liberale. Napoleone III fu nella sua giovinezza di sentimenti liberali, poi rapidamente abiurati. Solo chi sa poco di liberalismo, può vedere in Napoleone un personaggio che in qualche modo abbia favorito il “trionfo del liberalismo.” Napoleone resta un grande anche se fu illiberale perché a giudizio di uno storico liberale la grandezza di un personaggio non si misura in base all’ideologia, ma da un giudizio di più ampio respiro.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Non sono favorevole a lasciare i senza fissa dimora in permanenza sono i portici persino in piazza San Carlo, anche se, viaggiando spesso all’estero fino all’anno scorso, ho constatato che il problema dei senza tetto nei centri delle grandi città è problema diffuso
Abbiamo sindaco e assessori che in cinque anni di mandato non hanno fatto nulla di tangibile per affrontare un grave problema sociale, aggravato dalla pandemia. Infatti il,coprifuoco risulta davvero essere parola vana e drammaticamente ridicola, se si considera il numero di persone che dorme all’aperto. Solo la Chiesa cattolica si è posta il problema seriamente insieme agli storici asili notturni di matrice massonica. La politica sul tema si è rivelata invece del tutto afona.
Ma quanto è accaduto in piazza Statuto con i panettoni posti per impedire ai barboni di dormire sotto i portici è un atto di inciviltà e di barbarie che offende Torino.
E’ un rimedio che lede la dignità delle persone e certo non aggiunge decoro alla piazza. Quei macigni di cemento vanno subito rimossi e devono scuotere la Città nel suo insieme. La città di don Bosco e del Cottolengo si ribella di fronte a tanta insensibilità morale. Ma anche la Torino laica deve all’unisono condannare questo episodio e muoversi. Il “bugia nen” in questo caso è fuori posto.