politica- Pagina 62

Il lavoro, la CISL e la sinistra sociale

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Certo, sarebbe un’operazione complessa, nonchè anche fuori luogo, forse, confrontare alcuni Ministri del Lavoro del passato – penso, nello specifico al “Ministro dei lavoratori” Carlo Donat-Cattin – con gli ultimi titolari di quel Dicastero o i grandi dirigenti e leder sindacali di altre stagioni con quelli contemporanei. Tre nomi su tutti: Franco Marini della Cisl, Luciano Lama della Cgil e Giorgio Benvenuto della Uil. Certo, sono confronti impropri dettati anche da un profondo cambiamento del contesto politico, sociale e culturale. Insomma, un cambiamento storico. Eppure, per non ricadere sempre nel vizio di una radicale cesura con il passato, non possiamo fingere di ripartire da un eterno presente. Perchè, molto semplicemente, non è attraverso il “presentismo” che passa la strada per avere un sindacato attrezzato, una politica moderna e un Governo autorevole.

Ora, senza approfondire il nuovo capitolo della Cgil di Landini, cioè di un sindacato che ormai si può tranquillamente paragonare ad un partito politico. O meglio, ad una organizzazione sindacale che è diventato progressivamente il punto di riferimento di tutte le sinistre che sono pregiudizialmente, ideologicamente e politicamente alternative al centro destra di governo, credo invece si possa sostenere, e senza enfasi, che conservano una straordinaria attualità e modernità una storia e una cultura politica che continuano ad essere utili e necessarie anche nella stagione contemporanea. Purchè, appunto, siano coerenti con la loro storia e tradizione culturale. Penso, cioè, allo storico ruolo del sindacato bianco, ovvero la Cisl e, soprattutto, all’esperienza politica di sinistra sociale di ispirazione cristiana. Una esperienza che, guarda caso, è stata guidata – una volta cessato definitivamente il ruolo di leader e dirigenti sindacali – da esponenti come Giulio Pastore, Carlo Donat-Cattin e Franco Marini. In particolare Donat-Cattin e Marini che hanno segnato, in epoche diverse e con partiti diversi, il cammino del riformismo cattolico e sociale nella politica italiana.

E tutt’oggi è indispensabile avere da un lato un sindacato che predichi e pratichi una vera e credibile autonomia rispetto alla politica, ai partiti e al Governo svolgendo sino in fondo quel ruolo che ormai è scomparso dall’orizzonte di altre organizzazioni sindacali e svolgendo, altrettanto coerentemente, quel lavoro di contrattazione a livello locale e nazionale che contraddistingue la vera “mission” del sindacato. Al contempo, e su un altro versante, va rilanciata e riattualizzata quella straordinaria esperienza che ha contribuito a qualificare l’esperienza di alcuni partiti popolari, democratici e riformisti. E cioè, quella sinistra sociale di ispirazione cristiana che nel corso dei decenni ha saputo declinare una proposta politica di difesa e di crescita dei ceti popolari e dei lavoratori. Una difesa che non era mai solo corporativa o settoriale ma veniva sempre inserita all’interno di un progetto politico complessivo di un partito che poi veniva trasferito, attraverso una sapiente e tenace mediazione, nelle scelte concrete di un Governo.

Ed è proprio partendo dai temi del lavoro, dell’occupazione, dell’innovazione tecnologica, dei salari e delle reali condizioni di vita dei lavoratori che si rende sempre più indispensabile questa duplice sfida. Ovvero, un sindacato libero, autonomo, riformista e autenticamente democratico e rappresentativo e una esperienza politica e culturale che partendo da quel filone di pensiero sappia trasferire concretamente, e laicamente e senza alcun collateralismo, nell’agone politico un progetto che sia in grado di difendere i ceti popolari partendo proprio dai temi del lavoro.

Perchè ieri, come oggi, le culture politiche e le tradizioni di pensiero non possono essere banalmente e qualunquisticamente storicizzate o, peggio ancora, archiviate. Occorre saperle inverare quando sono, semplicemente, necessarie ed indispensabili.

Giorgio Merlo

Cpr, Grimaldi, Ravinale (AVS), Diena (SE): “Un sistema disumano e fallimentare”

Interrogazione parlamentare sulla mancanza di trasparenza
“La mancanza di trasparenza su quanto avviene all’interno del CPR di Torino è un atto illegittimo e molto grave: non è possibile che a soggetti istituzionali, che hanno per legge un potere ispettivo, venga negato o limitato l’accesso alla struttura e l’ottenimento di informazioni, come avvenuto ripetutamente in questi giorni.
Nella notte tra mercoledì e giovedì alla consigliera regionale di AVS Alice Ravinale, che è accorsa sul posto chiamata da residenti allarmati per il viavai di ambulanze e per le fiamme: le è stata negata qualsiasi interlocuzione sulle condizioni di salute e sicurezza delle persone all’interno del CPR. Ieri è stato il turno dell’europarlamentare Benedetta Scuderi, che ha dovuto attendere oltre un’ora per entrare e a cui è stata consentita solo una breve visita, l’incontro con solo una delle persone trattenute, mentre le è stato negato l’accesso al registro degli eventi critici. Depositerò un’interrogazione parlamentare urgente al riguardo: il Ministero è consapevole che nel CPR sono sospese anche le prerogative istituzionali e democratiche?” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi.
“I molteplici atti di autolesionismo avvenuti negli ultimi giorni sono l’ennesima conferma della disumanità della struttura di Corso Brunelleschi ed è assurdo che, a due giorni dai fatti, ancora non vi siano informazioni certe su quanto accaduto.
Come avevamo già denunicato, le rassicurazioni date da Sanitalia alla Prefettura in sede di bando erano palesemente false e la nuova gestione è fallimentare. Ciò è confermato anche dalla importante sentenza della Corte d’Appello di Torino di cui è stata data notizia oggi, che afferma le persone che arrivano al CPR di Torino non ricevono adeguate informazioni sul motivo del loro trattenimento e sui loro diritti e che, anche per questo, ha liberato una persona trattenuta. È evidente che la gestione di Sanitalia non possa proseguire e che il CPR vada chiuso, come richiesto più volte dal Comune” – dichiarano la Capogruppo di AVS in Piemonte, Alice Ravinale, e la Capogruppo di Sinistra Ecologista al Comune di Torino, Sara Diena.

Ruffino: “Premier recuperi senzo realtà su stipendi e lavoro”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):
Se a un lavoratore ferito nella dignità perché con il proprio stipendio non arriva alla fine del mese e deve rinviare spese importanti per la salute o per la scuola dei figli racconti che il suo stipendio è cresciuto in termini reali, spargi sale sulle sue ferite. All’amarezza si aggiunge la beffa. L’Italia è ultima in Europa come capacità d’acquisto dei redditi da lavoro dipendente. Rispetto al 1990, il reddito reale da lavoro è cresciuto in Germania di oltre il 35% e in Francia di circa il 24%. In Italia è diminuito di una percentuale intorno all’1%.
Alla presidente Meloni dico soltanto che “un bel tacer non fu mai scritto”. Esca dalla campagna elettorale permanente e veda di recuperare il senso della realtà. Già questo sarebbe un passo avanti importante.

“Primo Maggio a Torino: dal palco nessuno più parla della TAV”

Primo Maggio 2025 a Torino dal palco nessuno più parla della TAV. I posti di lavoro veri li crea una crescita economica buona e duratura. Da oltre 25 anni la crescita economica della prima Capitale d’Italia è basso e inferiore alla media nazionale , il settore auto è stato messo definitivamente in crisi da una decisione europea folle e demagogica e Torino oltre ad essere diventata la capitale della Cassa integrazione ha visto crescere il lavoro povero con contratti a tempo parziale e determinato stipendi da 1000 euro al mese.  Occorre rilanciare la crescita economica modificare la decisione europea sul Settore auto e accelerare gli investimenti nelle infrastrutture a partire dalla TAV che generano sviluppo economico e lavoro non povero. Ecco perché è grave che stamane sul palco della manifestazione non si sia parlato dell’opera del futuro forse per compiacere gli antagonisti di Askatasuna. Gravissimi i gesti di violenza scattati al termine dei comizi dallo stesso palco sul quale avevano parlato gli organizzatori. Ecco perché a Torino occorre una svolta politica e amministrativa per rilanciare economia lavoro sicurezza  e benessere.

Mino Giachino

Gondrand, Conticelli (Pd): “Bene i lavori, ora attenzione all’area Sempione”

“Sono finalmente in corso le operazioni di demolizione dell’ex complesso Gondrand, in Barriera di Milano. Un’area dismessa da anni, che è diventata ricettacolo del degrado che ha progressivamente te invaso tutta la zona, dal parco Sempione alla ex piscina”.
Lo dichiara la consigliera regionale del PD Nadia Conticelli.
“L’intervento, atteso da tempo, segna l’avvio di un processo di rigenerazione importante per il quartiere: dalla metro 2 al nuovo complesso sportivo e natatorio. Ci vorrà del tempo – osserva Conticelli – ma intanto l’abbattimento e la messa in sicurezza del perimetro delle due ex fabbriche  potranno dare respiro al territorio.
“Ora l’attenzione dovrà concentrarsi sulla vigilanza nelle altre aree di trasformazione, a partire dalla ex piscina e dalla residua parte di parco, ad oggi invasi dallo spaccio e dal consumo di droghe – sottolinea la consigliera dem -. Avevamo chiesto una presenza cosa dell’interforze, accanto ad un intervento dell’Asl trattandosi di dipendenze importanti – aggiunge Conticelli -. Su questo *siamo  ancora in attesa che l’assessore Marrone si attivi,  dato che  ha dichiarato di avere a cuore la vicenda”
“L’amministrazione comunale sta facendo la propria parte rispetto alle scadenze dei progetti di riqualificazione, auspico che la stessa sensibilità si manifesti da parte degli altri livelli istituzionali, dalla Regione alla Prefettura.- conclude Conticelli

Il 1975 (annus horribilis anche a Torino) 50 anni dopo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
.
Il 1975 fu  un anno orribile della storia italiana (solo il ‘77 e il ‘78 furono peggiori per gli assassini di Casalegno e di Moro) perché la violenza della contestazione gruppettara stava imperando in modo selvaggio. Fu l’anno in cui, chiamato dal prof. Emilio Papa a tenere il mio primo seminario alla Facoltà di Scienze politiche di Torino sui due manifesti degli intellettuali fascisti ed antifascisti di Gentile e Croce scritti nel 1925, mi trovai in seria difficoltà perché una parte degli studenti si era iscritto solo perché con il seminario veniva fiscalizzato l’esame. Malgrado i miei sforzi volti a  condurre il seminario su una direttrice rigorosamente storica, come era stato il libro di Papa sui due manifesti del 1958, ci furono tentativi di introdurre in modo rozzo temi politici legati all’attualità che non avevano nessun legame con il Seminario.  Ci fu persino chi obiettò in modo ridicolo che non si doveva parlare di Gentile che era stato con Mussolini anche a Salò. Fui fermissimo nell’impedire o almeno a contenere  interventi inappropriati. Più che un seminario fu una serie di mie lezioni, il  che mi rivelò nel giro di pochi anni il decadimento degli studi universitari.  Pochissimi studenti a conclusione del seminario furono in grado di elaborare una ricerca che avesse anche un minimo di valore scientifico. Anche in ragione di ciò Papa volle intervenire ad un colloquio conclusivo del seminario in cui emerse la tendenza ad “attualizzare” il tema.
Ma il 1975 fu per me anche un periodo di insegnamento in un istituto superiore di Torino con sede nella precollina torinese nel quale un soviet di professori ex sessantottini  tentò, riuscendovi, di creare un clima politico irrespirabile, complice un preside allora vicino al  “Manifesto” destinato ad una lunga traversata del deserto che lo portò tanti anni dopo a finire a destra. Quando entrai la prima volta in quella scuola, vedendo tutti in giacca a vento (solo io avevo il cappotto),mi domandai se stessero tutti  tornando dalla montagna. Capii poi che era una uniforme come l’eskimo. Il Soviet impose votazioni per alzata di mano su tutti i temi su cui i docenti dovevano esprimersi, l’abolizione dei libri di testo a vantaggio di striminzite e improvvisate biblioteche di classe, l’abolizione delle lezioni frontali sostituite con i gruppi di studio durante i quali i professori leggevano il giornale. Una docente disse che lei riteneva la lezione una imposizione dall’alto di tipo fascista che andava abolita  in una scuola davvero “democratica”.
.
Fu un disastro con la scuola occupata per un altissimo numero di giorni da una esigua minoranza di studenti esaltati. Fu davvero un fatto  eccezionale che non capitarono incidenti gravi perché le premesse per la violenza c’erano tutte. Ovviamente l’anno scolastico fu totalmente improduttivo e si concluse con una promozione generalizzata. Fu un vero peccato che penalizzò gli studenti provenienti da famiglie non abbienti i quali avrebbero  potuto avvantaggiarsi della scuola per la loro crescita culturale e civile. Fu un anno perso per centinaia di studenti che furono presi in giro dalla demagogia più greve. Il clima di intolleranza fece sì che per alcuni mesi anch’io chinai la testa silenziosamente ,anche attanagliato da problemi personali che angustiarono molto quel periodo Dopo qualche mese con alcuni colleghi ritirammo su la testa e, nei limiti del consentito, ci ribellammo al Soviet anche perché il preside si rese conto che così non si poteva andare avanti. A Torino non si arrivò mai alle chiavi inglesi che uccisero Sergio Ramelli, anche se il rogo a cui fu condannato  lo studente Roberto Crescenzio, resta a testimoniare una pagina indegna di cronaca torinese in cui fu coinvolta “Lotta continua” . Il clima di certe scuole torinesi, rileggendo come si viveva nelle scuole milanesi, non era molto diverso. Anche all’Università vivemmo anni bui. Le mie in modi  non confrontabili furono   due esperienze indimenticabili anche a 50 anni di distanza.

Novalesa, Pompeo (Pd) chiede impegno Regione per i 1300 anni dell’Abbazia

“Nel 2026 ricorrerà il milletrecentesimo anniversario della fondazione dell’Abbazia SS. Pietro e Andrea di Novalesa, un sito di straordinaria importanza storica, culturale e spirituale per il Piemonte, per il nostro paese e per l’Europa. Ho presentato un’interrogazione per sapere dall’Assessore alla Cultura che cosa la Regione intenda fare per celebrare in modo adeguato questa importante ricorrenza, se siano previste azioni specifiche per la promozione e la valorizzazione turistica dell’Abbazia di Novalesa e del suo contesto paesaggistico, se verranno stanziati fondi regionali a sostegno delle celebrazioni e, in caso affermativo, quale sia l’entità e la destinazione di tali risorse. Infine, vorrei capire quali forme di collaborazione la Regione Piemonte intenda attivare con gli enti locali, con la Città Metropolitana di Torino, con il comune di Novalesa, con le istituzioni culturali, religiose e le associazioni del territorio per la realizzazione dei programmi celebrativi” spiega la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo.
“La presenza di affreschi medievali di eccezionale qualità, il ruolo di centro culturale e di conservazione del sapere, così come il suo posizionamento lungo la Via Francigena, fanno dell’Abbazia di Novalesa un punto di riferimento imprescindibile anche per il turismo culturale e religioso. Le recenti iniziative di riqualificazione, grazie ai fondi europei del PNRR, e l’installazione permanente “il Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, testimoniano il continuo impegno nel valorizzare ulteriormente questa straordinaria realtà. La presenza di un flusso annuo di oltre 15.000 visitatori, unitamente alla gestione attenta da parte della comunità benedettina, rendono l’Abbazia un elemento di grande attrattiva per la Val Cenischia.” prosegue la Consigliera regionale PD.
“Il Comune di Novalesa, nella bassa Valle di Susa, ai piedi del Moncenisio, ha un particolare pregio storico e paesaggistico, anche per accogliere le celebrazioni legate all’Abbazia, in un’ottica di sviluppo locale, rilanciando le strutture ricettive stesse del Comune, che sta affrontando un periodo di forte declino demografico e economico.” sottolinea la Consigliera Dem.
“Ritengo, pertanto, fondamentale che la Regione Piemonte, in sinergia con la Città Metropolitana di Torino, le istituzioni locali, culturali e religiose, definisca tempestivamente una strategia condivisa per le celebrazioni del 2026 che dovrebbe prevedere un programma di eventi articolato, il coinvolgimento di scuole, università, studiosi e cittadini, nonché azioni di promozione turistica e culturale. Lo scopo è non solo celebrare un traguardo storico, ma anche rafforzare e rilanciare il ruolo dell’Abbazia e del territorio, incentivando il turismo culturale e religioso, con benefici concreti per le comunità locali”, conclude Laura Pompeo.

Sicurezza lavoro, Ruffino: “premi e penalità per le imprese”

“Non bastano gli spot della ministra Calderone per fermare la tragedia quotidiana dei lavoratori morti sul lavoro e uccisi dal lavoro. Le regole varate negli ultimi anni evidentemente non funzionano perché il numero delle vittime è in costante, drammatico aumento. Più utile pensare a un sistema di premialità e di penalità fiscali per le imprese che non risultano in regola. Alzare lo standard di sicurezza ha dei costi, è ovvio, una parte di questi possono essere dedotti dalle spese. Nel caso di incidenti mortali nelle imprese che usufruiscono di aiuti diretti o indiretti dello Stato, una volta accertato il mancato rispetto di quelle regole vanno cancellati gli aiuti e chiesto il rimborso di quelli goduti in precedenza. Il livello di civiltà di un Paese si misura anche dal rispetto della vita di chi lavora e contribuisce con la sua opera alla ricchezza di tutti. Ma è vergognoso pensare che quella ricchezza possa costare la vita a chi la produce”.

Così l’on. Daniela Ruffino (Azione)

Dibattito in Sala Rossa sui disordini del 25 aprile

In apertura della seduta del Consiglio comunale, a seguito di richieste di vari consiglieri di opposizione (Liardo, De Benedictis) e di maggioranza (Viale, Fissolo e Garione), il sindaco Stefano Lo Russo ha riferito in aula sui momenti di tensione verificatisi in concomitanza con la fiaccolata per l’anniversario della Liberazione e sulle azioni violente condotte nei confronti di una sede di Fratelli d’Italia nella mattinata del 25 aprile.

Dopo aver dato lettura di una relazione della Polizia Locale inerente ai fatti, il sindaco ha espresso il proprio profondo dispiacere per episodi che hanno rovinato lo spirito della fiaccolata del 25 Aprile, che è una festività che ha lo scopo di unire e non certo di dividere, perché i valori della Resistenza sono dentro alla nostra Costituzione repubblicana.

Lo Russo ha condannato il fatto che sia stato impedito a dei manifestanti di portare nel corteo le bandiere dell’Unione Europea e dell’Ucraina, ribadendo che l’Amministrazione comunale esprime pieno e totale sostegno alla causa ucraina rispetto all’invasione russa. In questi anni, ci sono stati incontri alcuni amministratori locali ucraini, come il sindaco di Kharkiv, poiché Torino vuole essere in prima fila nel processo di pace e nella futura ricostruzione di quel Paese. Come vicepresidente dell’ANCI con delega alle relazioni internazionali, il sindaco sta lavorando per rendere la conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina, promossa dal ministro Tajani e prevista per i giorni 10 e 11 luglio a Roma, un evento importante al quale possano partecipare i Comuni italiani.

Il vilipendio della bandiera europea, poi, è sbagliato – ha aggiunto il sindaco –  perché i valori per i quali sono caduti tanti partigiani sono la base valoriale entro la quale è nata e cresciuta l’UE (la quale ha purtroppo rallentato un processo di integrazione che avrebbe dovuto essere più rapido).

 Sui danneggiamenti alla sede di FdI, e ha espresso la propria solidarietà ha detto che si è trattato di fatti dannosi per la democrazia e per l’articolazione democratica del pensiero, poiché occorre tutelare la libertà di espressione: compresa – ha evidenziato – quella di tirare ortaggi contro un pupazzo che raffigurava lo stesso sindaco, fatto quest’ultimo, avvenuto dopo la fiaccolata della Liberazione, che non lo ha turbato. Il dibattito politico può anche essere muscolare, ma violenze e danneggiamenti vanno evitati e la parte giusta è chiaramente delineata, ha concluso Lo Russo: è quella dei tanti ragazzi caduti per consentire a tutti noi 80 anni di democrazia e libertà di espressione, consentendo inoltre all’Italia un ruolo di protagonista nell’Unione Europea.

All’intervento del sindaco ha fatto seguito un vasto dibattito, qui di seguito riportato in sintesi.

Silvio Viale (Lista Civica Lo Russo Sindaco + Europa) Esprime solidarietà al Sindaco soprattutto per l’assalto al palco. Sottolinea come in un corteo del 25 aprile possano convivere bandiere palestinesi o della brigata ebraica. Alla fiaccolata evidenzia come non ci sia stata una contestazione ma un servizio d’ordine ufficiale della manifestazione che ha impedito ad alcune forze politiche di partecipare. Occorre capire chi abbia dato l’ordine di fermarle e deve essere fatta luce con l’Anpi su chi abbia gestito il servizio d’ordine per una libertà che è stata calpestata.

Simone Fissolo (Moderati) sottolinea come la piazza abbia espresso posizioni politiche diverse da quelle del Consiglio Comunale. E’ necessario chiedersii dove stia il problema. Poco tempo fa il Consiglio ha parlato dei valori del manifesto di Ventotene ma, evidenzia, impedire a bandiere europee la partecipazione alla manifestazione, vuol dire non avere chiaro cosa sia stato il 25 aprile e non conoscere il sogno di coloro che hanno combattuto per la libertà. Se il Consiglio comunale sostiene l’Ucraina, non si può non ammettere bandiere che ricorda un Paese che soffre.

Pierlucio Firrao (Torino Bellissima): Esprime solidarietà a tutte quelle persone alle quali è stato impedito di partecipare alla manifestazione. Torino, sottolinea, resta capitale dell’eversione, non è accettabile che la città resti in mano a collettivi al di fuori della legge.

Ferrante De Benedictis (FDI): le parole del sindaco, rimarca, sono importanti, solidarietà al sindaco come figura politica non solo come persona. Considera quanto avvenuto il 24 aprile una situazione studiata per escludere. Ricorda la necessità di ricordare il ruolo degli alleati nella Liberazione dell’Italia, non solo dei partigiani. E’ grave che l’esclusione di alcuni gruppi sia venuto non dai collettivi ma dal servizio d’ordine di una manifestazione patrocinata dalla Città.

Per Giuseppe Catizone, se è doveroso ringraziare chi ha permesso di rendere libero questo Paese, il 25 aprile deve però essere la festa di tutti gli italiani e alla manifestazione ci dovrebbero essere solo bandiere italiane. Ma se sono consentite quelle della Palestina allora possono esserci anche quella Ucraina, della Nato e di tutti quelli che si ritrovano attorno a questi principi. Per il consigliere del gruppo della Lega, prendere di mira il sindaco equivale a imputargli di non prendere decisioni in merito a questioni che creano una distanza netta fra coloro che amano questa città e altri che la vorrebbero nel buio più assoluto.

Enzo Liardo (FdI) ha ringraziato il sindaco per la solidarietà ricevuta in Aula, solidarietà che non aveva percepito arrivargli dai giornali. Per il consigliere rimane il problema di uno squilibrio mediatico che denuncia la poca attenzione dedicata all’attacco subito il 25 aprile da una sede del suo partito.

Per Elena Maccanti (Lega) va aperta una riflessione su quanti ancora pensano che alla manifestazione del 25 aprile possa partecipare solo una parte e alcune bandiere. Altra riflessione riguarda il mondo antagonista che pensa di poter decidere chi può partecipare ad alcune manifestazioni e continua ad usarle come terreno di scontro con le forze dell’ordine e le istituzioni. Per Maccanti, il sindaco ha deciso di aprire un folle dialogo con un che adesso si sente padrone di mettere a ferro e fuoco ogni singola manifestazione di piazza. Occorre dare un segnale forte e un’idea chiara di città, di legalità e di rispetto delle regole.

Claudio Cerrato (PD) dichiara il proprio rammarico per i fatti accaduti il 24 sera ed esprime la solidarietà al sindaco e ai militanti di Fratelli d’Italia per l’attacco subito. Ma ricorda come la Liberazione fu patrimonio di tutte quelle forze che si riconoscevano nella lotta partigiana. 54mila partigiani caduti e 17mila militari italiani che dopo l’8 settembre si unirono agli alleati, posizionati dalla parte giusta di questo Paese e non asserviti al fascista governo fantoccio schierato con i nazisti. Uno sforzo che ci permette oggi di parlare di libertà e democrazia.

Federica Scanderebech (Forza Italia) Il punto di vista del Sindaco è in gran parte condiviso. A lui esprime solidarietà così come alle forze dell’ordine. Sottolinea la gravità di aver dato fuoco alle bandiere europee ed esprime vicinanza all’Ucraina.

Sara Diena (Sinistra Ecologista): Evidenzia come il 24 aprile abbiano comunque sfilato bandiere ucraine, unione europee. Sarebbe importante, sottolinea, che da destra non solo arrivi solidarietà a chi è stato tenuto fuori dal corteo, ma anche la partecipazione alla manifestazione

Tiziana Ciampolini (Torino Domani): Ringrazia a tutti coloro che hanno sfilato in pace. In una fiaccolata che si è svolta in modo composto e le forze dell’ordine hanno svolto i loro interventi in modo rapido ed efficace.