politica- Pagina 60

Politica, disciplina e onore

Caro direttore,

siamo un gruppo di amici sostenitori del Movimento 5 Stelle. Ecco le nostre considerazioni sul mare di malaffare che sta emergendo da ogni parte. Dopo avere ascoltato tanti dibattiti ci siamo resi conto che forse la Risposta si poteva trovare nel posto più ovvio: la Costituzione all’ articolo 54.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una serie impressionante di vicende che hanno
coinvolto personaggi politici di peso. Ogni giorno ci porta nuove e sempre più inquietanti
notizie.

Noi 5 Stelle continuiamo inutilmente a condannare questa marea di malaffare che si allarga
a macchia d’olio da nord a sud, da est ad ovest, chiedendo che i personaggi coinvolti
abbiano il pudore di fare un passo indietro e per questo veniamo accusati di essere
giustizialisti, come se chiedere che sia fatta giustizia fosse una colpa.
Noi non siamo giustizialisti, perché abbiamo ben presente la differenza tra giustizia ed
operare con disciplina ed onore.

Giustizia è l’ordine virtuoso dei rapporti umani secondo la legge. L’ ordine giudiziario deve
garantire il rispetto della legge e punire i comportamenti devianti.
Diverso è operare secondo disciplina ed onore, affermazione forse un po’ vintage, ma
richiamata con fermezza dall’ articolo 54 della Costituzione:
“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la
Costituzione e le leggi.

I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed
onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”

Quindi, se a tutti i cittadini è imposto di agire secondo le leggi, a chi ricopre cariche
pubbliche è imposto qualcosa in più e cioè operare con disciplina ed onore. La giustizia deve
occuparsi di verificare e, se necessario, punire atti che violino le leggi, diverso è il discorso di
operare con disciplina ed onore, qui siamo nel campo della morale e non vi sono leggi ma
solo la coscienza.

Purtroppo in Italia tra lungaggini, prescrizione, amnistie, ben mirate derubricazioni spesso la
giustizia troppo spesso non completa il suo iter. Diversa è la condanna morale: ricevere doni
costosi, avere gratis vacanze prestigiose, incassare centinaia di migliaia di euro di contributi
da chi ha ottenuto importanti appalti pubblici, trafficare più o meno pulitamente per garantirsi
pacchetti di voti etc è compatibile con quello che chiede la Costituzione e cioè di adempiere
al proprio dovere con disciplina ed onore?

In conclusione i 5 Stelle più che di giustizialismo dovrebbero essere accusati di moralismo.
Ma come dovrebbero essere chiamati tutti quei garantisti che, dimenticando la Costituzione,
guardano solo al rispetto delle leggi, fregandosene dell’ onore?

Ci auguriamo che ora non venga in mente a qualcuno di modificare l’articolo 54 cancellando il
secondo paragrafo perché un po’ vintage e troppo parruccone.

 

Catalano Giovanni
Destefano Ines
Iatrino Salvatore
Mascellani Ettore
Milani Renzo
Poliseno Michele
Tedesco Olga

 

Regionali, le confederazioni dell’artigianato incontrano i candidati

 

 

 

Oggi 16 Maggio presso il Circolo dei Lettori a Torino ha avuto luogo l’incontro tra le confederazioni dell’artigianato Piemontese: Confartigianato Imprese Piemonte, CNA Piemonte, CasArtigiani Piemonte e i quattro candidati alla Presidenza della Regione Alberto Cirio, Sarah Disabato, Francesca Frediani e Gianna Pentenero.

Le Associazioni dell’artigianato hanno presentato le proposte contenute nel documento ‘Ripartire dall’artigianato per lo sviluppo del Piemonte‘.

Il documento di indirizzo per i candidati alla Presidenza della Regione Piemonte per le elezioni regionali dell’8 e 9 giugno 2024 rappresenta la sintesi delle proposte del mondo dell’artigianato piemontese per il futuro delle politiche regionali.

Gli artigiani chiedono misure per la competitività, per le competenze e lo sviluppo, il credito, l’ambiente e la transizione e per le politiche sociali.

Si parte dalla richiesta di reintroduzione dell’Assessorato e dell’Osservatorio Regionale all’Artigianato e il sostanziale incremento del Fondo Unico per la Competitività, strumento indispensabile per promuovere l’ammodernamento e l’efficientamento. L’attuazione delle ASA, le Aree di Sviluppo dell’Artigianato, la necessità di dare nuova spinta alla manifattura in Piemonte e all’export attraverso il potenziamento delle infrastrutture, favorire politiche a favore dell’inclusione di giovani e donne anche attraverso nuove misure creditizie per l’artigianato.

Fondamentale infine promuovere l’occupazione e il passaggio generazionale rafforzando la formazione e le accademie di filiera oltre alla riattivazione di tutte quelle misure specifiche per l’artigianato attualmente bloccate come l’Eccellenza Artigiana e Bottega Scuola.

Riteniamo fondamentale re-istituire l’assessorato all’Artigianato – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte -per tutelare, sostenere e valorizzare l’importante patrimonio rappresentato da micro e piccole imprese ma anche da piccole botteghe e da singoli artigiani. Un mondo che ha pagato duramente le diverse crisi economiche globali indotte, la discutibile gestione della pandemia, l’inflazione e la deindustrializzazione sistematica e dolosa. Artigianato vuol dire posti di lavoro, sviluppo locale, presidio del territorio. Vuol dire tradizione, ma anche innovazione. Siamo un comparto che ha peculiarità tali che non può essere “affogato” nell’assessorato alle Attività produttive. Abbiamo bisogno di politiche mirate ed incentivi, di supporto tecnico e finanziario per migliorare la competitività delle imprese artigiane piemontesi sui mercati nazionali e internazionali, di sviluppare progettualità specifiche. Da parte dell’attuale Governo abbiamo colto una giusta sensibilità nei confronti dell’imprenditoria artigiana, come dimostra anche l’istituzione della Giornata del Made in Italy. Serve, però, declinare in un sostegno concreto questa sensibilità. Ecco perché chiediamo con forza l’assessorato all’Artigianato, unitamente alla re-istituzione dell’Osservatorio Regionale dell’Artigianato perché servono costanti attività di monitoraggio, raccolta dati e analisi“.

Giovanni Genovesio, Presidente di CNA Piemonte afferma che: “Ci sono necessità imprescindibili che dovranno essere soddisfatte per garantire la crescita e lo sviluppo sostenibile delle nostre imprese artigiane. Chiediamo il ripristino della dotazione finanziaria pre-pandemica del Fondo Unico dell’Artigianato. È essenziale che tale fondo ritorni ai livelli antecedenti alla crisi sanitaria, considerando il suo ruolo strategico nel supportare gli investimenti necessari per accrescere la competitività, modernizzare e innovare i processi produttivi delle nostre imprese. È attraverso tali interventi che possiamo realmente fare la differenza nel panorama economico attuale, caratterizzato da sfide sempre più complesse e da un’inevitabile trasformazione digitale. Inoltre, riteniamo cruciale il ruolo della formazione, che si pone come pilastro per rispondere efficacemente al fabbisogno occupazionale e al passaggio generazionale nel nostro mondo. Formare giovani artigiani e trasferire sapere e competenze tra le generazioni non è solo un investimento nel futuro di singole imprese, ma un’azione vitale per l’intera economia regionale“.

Il Presidente di CasArtigiani Piemonte Paolo Mignone dichiara: “Un aspetto importante che non va trascurato è quello dell’accesso al credito: le piccole imprese del territorio devono essere supportate. Occorre mettere in atto misure che da un lato abbattano i costi dei finanziamenti e dall’altro sostengano lo sviluppo dei piccoli imprenditori. A tal proposito, occorre creare degli strumenti appositi; penso, ad esempio, a voucher di garanzia o a copertura di servizio forniti dai Confidi. Auspichiamo inoltre che si tenga presente delle specifiche caratteristiche delle micro e medie imprese nella strutturazione di tutti i bandi regionali, evitando di concentrare le risorse su poche grandi realtà a discapito delle piccole

Quarant’anni senza Enrico Berlinguer

“Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati insieme…” Sono le parole con le quali, nonostante l’evidente sofferenza, Enrico Berliguer concluse il comizio in piazza delle Erbe a Padova Erano da poco passate le ventidue del 7 giugno 1984. Il leader del Pci morì quattro giorni dopo. Quello fu il suo ultimo, appassionato discorso: un messaggio di speranza e di incoraggiamento con il quale si consegnò alla storia del nostro paese. Sono trascorsi quarant’anni dalla sua morte e più di una generazione, diventate adulte, non l’hanno conosciuto. La sua grandezza, aldilà delle parole, è andata nel tempo di pari passo con la sua solitudine. Eppure quest’uomo, uno dei grandi leader della sinistra, ancora oggi è tanto rimpianto e amato. Per quale ragione, verrebbe da chiedersi. Forse perché si avverte, in un panorama piuttosto mediocre come quello offerto dalla politica odierna, la mancanza di uomini di quella levatura. E non è un caso che siano stati pubblicati tanti libri su di lui.

 

La passione non è finita, titolava uno di questi, proponendo al lettore una scelta di scritti, interviste e discorsi tra i più significativi: dall’invito a un’austerità che crei giustizia sociale, efficienza, sviluppo, alla proposta di compromesso storico tra la le grandi componenti storiche come furono il Pci, la Dc e il Psi, alla denuncia della questione morale, alle riflessioni sul rinnovamento della politica e sui grandi temi globali della pace, della cooperazione e dell’ambiente. Quattro decenni dopo la scomparsa il suo esempio e la sua tensione ideale e morale restano intatti anche se il mondo di oggi è del tutto diverso da quello di allora. Eppure la sua figura e le sue idee conservano una forza straordinaria. C’è persino un sito web (www.enricoberlinguer.it) con centinaia di migliaia di iscritti a testimoniarne l’attualità. Prova evidente che in una nazione che sta progressivamente perdendo punti di riferimento e in cui la politica si è fatta barbara e senza respiro, le idee di Berlinguer mostrano ancora l’anima e la forza di un progetto di società diversa. Un esempio d’attualità? Era la fine di luglio del 1981 e l’intervista rilasciata da Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari provocò l’effetto di una scudisciata che fece sobbalzare i lettori de la Repubblica e mezza classe politica italiana: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela”. Nessun leader quel tempo, eccetto il radicale Marco Pannella, aveva mai osato tanto. In quell’estate calda Enrico Berlinguer espresse quel giudizio così secco, destinato a raccontare l’Italia di allora, quella di Mani pulite (che avrebbe sconvolto la politica italiana undici anni più tardi) e che, purtroppo, ci offre ancora oggi immagini e vicende di quel pantano di voti di scambio, ruberie, collusioni con la malavita e corruzione. Spesso, come è stato denunciato da molti, si è anche cercato di rendere più debole, o forse meno incomprensibile, il suo messaggio riversandone l’eredità in una grande melassa di buoni sentimenti, mettendo in rilievo l’aspetto della questione morale che è molto importante ma non è il più importante della sua storia e dell’eredità che ha lasciato. Berlinguer è stato l’uomo del nuovo socialismo, dell’autonomia del Pci e del distacco dall’esperienza del cosiddetto socialismo reale di stampo sovietico, della democrazia come valore universale, delle battaglie per i diritti dei lavoratori e delle donne, della breve stagione dell’eurocomunismo e della ricerca di una terza via. Fu un protagonista nella lotta senza quartiere alla violenza e al terrorismo mettendo la centro la difesa delle istituzioni repubblicane, prestando attenzione ai diritti, elaborando pensieri lunghi sulle questioni internazionali a partire dalla pace, la coesistenza pacifica e il diniego delle guerre. Questi furono gli aspetti più innovativi e importanti del pensiero e dell’azione di un uomo che prima di tutto è stato, come si è scritto, “un comunista italiano, legato indissolubilmente alla storia lunga – non priva di errori e ritardi – del Pci. Ispirato da uno stile di rigore e concretezza che lo ha portato a compiere scelte difficili che hanno segnato per sempre la storia della sinistra italiana ed europea”. Lo strappo con Mosca fu il risultato di una lunga elaborazione dell’intero Pci avviata da Togliatti, proseguita con Longo e portata a compimento da Berlinguer. Una linea non esente da timidezze e incertezze ma che portò il Pci lontano dal vecchio campo garantendo autonomia e indipendenza al partito. Basta leggere le sue parole pronunciate nel 1977 a Mosca per rendersene conto: “L’esperienza compiuta ci ha portato alla conclusione… che la democrazia è oggi non soltanto il terreno sul quale l’avversario di classe è costretto a retrocedere, ma è anche il valore storicamente universale sul quale fondare un’originale società socialista”. Tempo fa sono stati ripubblicati due importanti discorsi che tenne nel 1977 sulla proposta dell’austerità che andava intesa come chiave culturale e politica per costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sobrietà, il superamento delle diseguaglianze e un diverso equilibrio tra Nord e Sud del mondo. Oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, contro il consumismo e un modello produttivo iniquo, l’attualità di quella rivendicazione (allora inascoltata) di un diverso rapporto tra economia e qualità della vita, dimostra l’originalità e la lungimiranza delle sue idee. Sono i “pensieri lunghi” di Enrico Berlinguer, la visione di futuro che la politica sembra aver smarrito nella foga di consumare tutto in un eterno presente. Nel dicembre del del 1983 L’Unità dedicò uno speciale, a cura di Ferdinando Adornato, al temuto 1984. L’anno carico di oscuri presagi del romanzo di George Orwell, era alle porte: intellettuali, artisti e scrittori si interrogarono sulla profezia orwelliana che la diffusione dei personal computer e dell’informatica parevano poter concretizzare.

Ad aprire quello speciale vi fu una lunga intervista a Enrico Berlinguer, una delle ultime. Il leader del Partito comunista italiano sosteneva come Orwell si sbagliasse: nel mondo un numero sempre maggiore di individui si era liberato e, dal 1948, si era assistito “a un generale processo mondiale di elevazione culturale degli uomini”. I nuovi mezzi a disposizione potranno far avanzare l’umanità in questo percorso di realizzazione degli individui. Nessuna paura del futuro, quindi, ma al contrario la visione di un mondo in cui il “sol dell’avvenire” sarebbe stato quello che alimentava le cellule fotovoltaiche, per un pianeta più sano e libero dall’ incubo atomico. Questo era Berlinguer. Una sua cara amica di famiglia, Marina Addis Saba, in un libro che proponeva il  ritratto privato e inedito del grande leader della sinistra ricordava come, in una vecchia intervista televisiva, alla domanda di cosa avrebbe voluto che si dicesse di lui, Berlinguer rispose , col suo sorriso timido, che non avrebbe voluto si dicesse di lui che era triste. Quel sorriso e quegli occhi svelavano solo la capacità e la determinazione di un uomo che sapeva guardare lontano.

Marco Travaglini

Agis, un patto per il settore culturale in Piemonte

 

Oggi candidate e candidati piemontesi hanno sottoscritto il documento d’intenti 

 

Torino, 15.05.2024 

L’impegno a mettere la cultura al centro delle politiche di crescita e sviluppo della Regione. È quanto ha chiesto l’Unione interregionale dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (Agis) Piemonte e Valle d’Aosta alle candidate e ai candidati alle elezioni regionali del Piemonte che si terranno sabato 8 e domenica 9 giugno 2024. 

All’incontro, svoltosi mercoledì 15 maggio nella sede dell’Associazione in via dei Mille 9 a Torino, hanno partecipato le candidate alla presidenza Sarah Disabato (Movimento Cinque Stelle), Francesca Frediani (Piemonte Popolare), Gianna Pentenero (centro sinistra). Alberto Cirio (centro destra), assente per motivi istituzionali, e Alberto Costanzo (Libertà), assente per sopravvenuti impegni, hanno portato i loro saluti. Sono intervenuti inoltre gli aspiranti consiglieri Stefano Allasia e Sara Zambaia (Lega), Monica Canalis e Daniele Valle (Partito Democratico), Silvio Magliano (Moderati), Elena Tamagnone (Fratelli d’Italia), Franco Trivero (Libertà), Andrea Tronzano (Forza Italia), Tommaso Varaldo (Piemonte Moderato e Liberale)

Punto di partenza della discussione, introdotta e moderata da Luca Dal Pozzolo, Direttore dell’Osservatorio culturale regionale del Piemonte, è stato la piattaforma “Le proposte Agis per la prossima consiliatura regionale” a cui l’Associazione ha chiesto ai presenti di aderire formalmente. 

“Agis nella sua qualità di corpo intermedio, ha tra le sue principali finalità il compito di promuovere la cultura e di costruire rapporti e dialoghi tra i decisori politici e le imprese dello spettacolo che mettano al centro gli spettatori, destinatari finali delle azioni e delle politiche culturali sui territori. La partecipazione di così tante candidate e candidati a questo incontro è per noi un segnale positivo che evidenzia come la cultura debba essere centrale nelle politiche della prossima consiliatura. A settembre organizzeremo un nuovo appuntamento pubblico con le elette e gli eletti per perseguire operativamente i principi definiti in piattaforma. Un lavoro di sistema in vista della definizione del Programma Triennale della Cultura 2025-2027” dichiara Luigi Boggio, Presidente Agis Piemonte Valle d’Aosta. 

 

LA PIATTAFORMA AGIS IN SINTESI

SPETTACOLO DAL VIVO

Punti di forza

L’Associazione riconosce la bontà della legge regionale 11/2018, che si basa sulla pianificazione triennale suddivisa in due bandi, il primo destinato alla produzione, il secondo alla programmazione. Apprezza, inoltre, la possibilità per il settore di accedere ai fondi strutturali europei per la riapertura, ristrutturazione e ammodernamento delle sale di pubblico spettacolo e l’aggiornamento tecnologico delle compagnie di produzione.

Criticità

Agis sottolinea alcuni elementi di criticità che hanno ridotto e parzialmente inficiato le potenzialità delle misure messe in atto tra cui: la carenza di risorse finanziarie, l’eccessiva distanza temporale tra l’assegnazione dei contributi e la loro erogazione che in alcuni casi supera i 18 mesi. Altro aspetto controverso riguarda la rendicontazione, troppo complessa e burocratizzata, che necessiterebbe di una semplificazione in grado di ridurne gli adempimenti e i tempi di esecuzione.

Proposte

Agis chiede che il Programma Triennale Della Cultura 2025-2027:

  • Affermi i principi fondanti della professionalità e imprenditorialità, nel rispetto dei CCNL e dei dettami relativi alla sicurezza dei lavoratori;
  • Rafforzi la produzione artistica negli ambiti di teatro, danza, lirica ordinaria e circo contemporaneo per favorire la fruizione di cultura a vantaggio dei cittadini sull’intero territorio regionale;
  • Favorisca la rete di relazioni del sistema culturale con stakeholder e soggetti istituzionali attraverso forme di partenariato pubblico-privato;
  • Attivi gli strumenti di monitoraggio e valutazione d’impatto delle politiche adottate.

Per quanto riguarda la dotazione di risorse finanziarie, Agis chiede:

  • Un sensibile adeguamento dei fondi destinati al comparto, così da recuperare il valore economico reale eroso dall’inflazione; 
  • Garantire la copertura del 100% dei contributi a tutti i soggetti ammessi al finanziamento e risultati idonei;
  • L’allineamento tra tempi di assegnazione e tempi di erogazione dei contributi attraverso il varo di un piano finanziario quinquennale (2025-2029);
  • Il potenziamento del servizio tecnico regionale di informazione e accompagnamento alla fruizione delle opportunità offerte dai bandi europei rivolto alle imprese di settore;
  • L ’istituzione di un tavolo tecnico per la programmazione delle regole e per il coordinamento degli adempimenti di rendicontazione;
  • L’attivazione di una linea di intervento per la promozione del prodotto culturale piemontese attraverso la creazione di occasioni e spazi di visibilità all’interno dei principali festival e mostre mercato, nazionali e internazionali;

Infine, gli associati chiedono la revisione della norma che, ai fini dell’assegnazione del contributo regionale, prende in considerazione i soli spettacoli rappresentati in Piemonte. Questa disposizione, infatti, oltre a penalizzare la diffusione delle produzioni piemontesi nelle altre regioni italiane e all’estero, ostacola l’importante ruolo strategico della promozione della cultura piemontese al di fuori dei confini regionali.


SALE CINEMATOGRAFICHE

La fruizione cinematografica nelle sale piemontesi ha subito una forte contrazione in seguito alla pandemia. Tuttavia, grazie al combinato disposto delle misure di sostegno nazionali e regionali e grazie all’attuazione del Programma Triennale della Cultura (PTC) 2022-2024, si sono avuti dei positivi segnali di ripresa.

Per quanto riguarda gli interventi previsti dal PTC 22-24, Agis apprezza la misura sperimentale di “Valorizzazione sale cinematografiche” che istituisce una cabina di regia per mettere in rete la promozione, il pubblico e l’esercizio. La misura prevede l’utilizzo dei fondi strutturali europei per investimenti che consentano al circuito dei cinema piemontesi di realizzare interventi in grado di garantire prospettive di sostenibilità, crescita e innovazione.

Linee strategiche

La Regione Piemonte, con il Programma Triennale della Cultura 2025-2027, tutela il patrimonio di esercizi cinematografici riconosciuti come presìdi culturali di socialità e aggregazione e per continuare a sostenerli dovrà porsi come obiettivi:

  • Il riequilibrio territoriale dell’offerta cinematografica, anche attraverso il sostegno di investimenti e attività, per garantire ai cittadini la possibilità di partecipare attivamente alla vita culturale regionale;
  • Il rafforzamento della filiera cinematografica piemontese – intesa come produzione, promozione, distribuzione ed esercizio – incentivando e sostenendo lo sviluppo di cabine di regia per coordinare le azioni sul territorio regionale.


SPETTACOLO VIAGGIANTE E CIRCHI

Con la legge regionale 11/2018 la Regione Piemonte, come previsto dall’art. 1 della legge 33/1968, riconosce allo spettacolo viaggiante “un ruolo di valorizzazione culturale e turistica, di incontro creativo tra le persone, di confronto di esperienze, di affermazione di servizio culturale e di aggregazione per un pubblico di ogni classe sociale, età e provenienza geografica”.

Il comparto, in seguito alla pandemia, ha subito una forte contrazione e ad oggi non è ancora tornato ai livelli di frequentazione pre-covid. Grazie alle misure di sostegno nazionali, le attività di settore hanno potuto proseguire il loro lavoro nonostante i molteplici annullamenti delle manifestazioni. 

Con l’attuazione del Programma Triennale della Cultura 2022-2024, la Regione si è impegnata ad essere parte attiva affinché i Comuni favorissero l’insediamento di aree dedicate agli artisti di strada, al circo, allo spettacolo viaggiante, anche attraverso la semplificazione delle procedure amministrative, l’integrazione delle attività con il tessuto sociale e urbano e la loro accessibilità da parte della cittadinanza. Ciò premesso, ad oggi il protocollo che avrebbe reso concreto l’impegno da parte della Regione non è ancora stato sottoscritto, e pertanto non è operativo.

L’auspicio per il comparto, grazie al nuovo PTC 25-27, è quello di avere un protocollo operativo che persegua questi obiettivi:

  • La definizione di regole omogenee che permettano ai comuni di dotarsi di procedure semplificate e regolamenti per l’individuazione delle aree destinate allo spettacolo viaggiante secondo quanto previsto dalle norme statali e in un’ottica di riequilibrio dell’offerta di socialità e intrattenimento a livello regionale;
  • La tutela del lavoro sul territorio regionale delle imprese di spettacolo viaggiante che necessità di adeguati spazi per poter esercitare l’attività con prospettive temporali più ampie.

 

DATI

CINEMA (fonte Cinetel)

2023 INCASSI PRESENZE
TORINO 14.739.864 € 2.112.933
PIEMONTE 36.648.682 € 5.280.009
NAZIONALE 459.782.813 € 70.655.008

 

I QUADRIMESTRE 2024 INCASSI PRESENZE
TORINO 5.175.394 € 741.158
PIEMONTE 11.905.039 € 1.722.923
NAZIONALE 165.833.551 € 23.641.392

 

In Piemonte 104 imprese culturali svolgono attività di proiezione cinematografica (fonte Telemaco, codice ateco 59.14).

Sul territorio regionale risultano attive 


SPETTACOLO DAL VIVO Il comparto nel suo complesso (teatro, musica, danza, circo) attraverso le assegnazioni ministeriali del FNSV (DM 27/07/2017) attrae in Piemonte risorse complessive per 14.735.295 euro. 

DATI (fonte SIAE) degli spettacoli con sbigliettamento

2022 Teatro (prosa, lirica, rivista e musical, balletto, burattini e marionette, arte varia, circo) 

9.208 spettacoli / 1.327.392 spettatori / 24.405.468 euro di spesa

 

SPETTACOLO VIAGGIANTE In Piemonte 298 imprese svolgono attività di spettacolo in forma itinerante (fonte Telemaco, codici ateco 93.21.02 e 93.21.00). 

Elezioni: gli artigiani incontrano i candidati alla presidenza della Regione

Giovedì 16 maggio alle ore 10,30 presso il Circolo dei Lettori avrà luogo l’incontro tra i Candidati alla Presidenza della Regione Piemonte e le Confederazioni Piemontesi dell’Artigianato.

Confartigianato Imprese Piemonte, CNA Piemonte e CasArtigiani Piemonte incontreranno Alberto Cirio, Sarah Di Sabato, Francesca Frediani, Gianna Pentenero, , rispettivamente candidati per il Centrodestra, per il Movimento 5 stelle, per Piemonte Popolare e per il Centrosinistra,.

Verranno affrontati e discussi i temi legati al mondo della micro, piccola e media impresa che costituiscono oltre il 95% del tessuto imprenditoriale piemontese.

In questa occasione verrà posto all’attenzione dei candidati il Documento di indirizzo per i candidati alla Presidenza della Regione Piemonte per elezioni regionali dell’8 e 9 giugno 2024: ‘Ripartire dall’artigianato per lo sviluppo del Piemonte’.

 

L’incontro sarà moderato dalla Giornalista del Sole 24 Ore Filomena Greco

Le quattro donne del primo Consiglio regionale del Piemonte

STORIA

Furono quattro le donne che condivisero la comune esperienza nel primo Consiglio regionale del Piemonte, negli anni “fondativi” che segnarono l’avvio dell’esperienza regionalista della regione subalpina. Due democristiane e due comuniste che seppero, pur nella distinzione dei ruoli e delle fedi politiche, contribuire ai primi passi del nuovo ente nella prima metà degli anni ‘70. La più anziana tra loro fu Albertina Soldano che, all’epoca, aveva cinquant’anni essendo nata a Torino il 19 settembre del 1920. Eletta nella circoscrizione di Cuneo per la Democrazia Cristiana, restò in Consiglio per dieci anni, dal 1970 al 1980, ricoprendo diversi incarichi istituzionali. La Soldano, scomparsa il 6 gennaio del 2020 a 93 anni dopo aver passato gli ultimi anni ospite delle suore missionarie di Villavecchia, fu la prima e unica donna monregalese a ricoprire il prestigioso incarico regionale. Militante nelle file dello scudocrociato fin da giovanissima, venne eletta nel Consiglio comunale di Mondovì e in quello di Frabosa Sottana, località della quale fu sindaca per 14 anni. Nel suo impegno pubblico Albertina Soldano ricevette un sostegno prezioso dalla sorella Rosalba, anche lei professoressa, che dedicò la sua vita all’insegnamento e alla famiglia. A entrambe è stato dedicato un libro, “Le sorelle Soldano”, edito da Araba Fenice. Anna Maria Vietti , anch’essa eletta per la DC nella circoscrizione di Torino, classe 1923 ( era nata il 23 febbraio di quell’anno a Lanzo Torinese) in Consiglio regionale rimase per nove anni, dalla prima alla seconda legislatura che interruppe ai primi di aprile del 1979, dimettendosi e lasciando il posto al collega di partito Domenico Conti per candidarsi alla Camera dei Deputati. Nell’arco temporale della prima legislatura regionale la Vietti, protagonista della Resistenza, ricoprì gli incarichi di assessore supplente nella prima Giunta regionale (Calleri) e di assessore ai Servizi Sociali e ai problemi dell’immigrazione – dal 29 luglio 1971 a fine legislatura nel 1975 – nelle Giunte guidate da Calleri e Oberto Tarena. A Montecitorio, dal 1979 al 1983, è stata segretario della giunta delle Autorizzazioni a procedere e componente della Commissione Permanente Sanità. Dagli esordi con l’Azione Cattolica ai tanti impegni nella sua lunga vita ( fu anche sindaca di Lanzo  e rappresentante del ministro della Pubblica Istruzione, dal 1981 al 1988, nel CdA dell’Università di Torino) Anna Maria Vietti – deceduta il 19 novembre 2016, anch’essa a 93 anni – si dedicò con “rettitudine e passione” come disse l’allora Presidente dell’Assemblea di Palazzo Lascaris Mauro Laus commemorandone la figura. Le sue orme furono seguite dal nipote, Michele Vietti, più volte parlamentare e vice presidente del Csm. Fu consigliera solo per 21 giorni Nella Bar Griffa, dal 9 al 30 marzo del 1972. Nata l’8 giugno 1927 a Bussoleno in Val di Susa e deceduta nel 2003, venne eletta nella lista del PCI della circoscrizione di Torino. In Consiglio era subentrata al biellese Giovanni Furia e lasciò quasi subito il posto a Mario Vecchione. L’altra esponente del Pci, Carmen Pierina Fabbris Dazzi, nata  il 17 settembre del ’29 a Palestro nella Lomellina pavese ( scomparsa a 92 anni l’11 novembre 2021 a Biella) venne eletta nelle liste comuniste in provincia di Vercelli e restò in carica per le prime due legislature. Con la famiglia – i genitori erano immigrati dal Veneto – si trasferì giovanissima nella capitale del riso dove lavorò dal 1945 al 1950 come operaia maglierista alla ditta Faini. Nel 1950 lasciò la fabbrica per impegnarsi prima nella Federazione giovanile comunista di Vercelli  e poi, dopo il trasferimento a Biella, nella Fgci biellese e nell’Unione donne italiane. Dirigente del sindacato tessile della Camera del lavoro dal 1962,prestò sempre grande attenzione ai temi del lavoro e dei diritti, dell’orario di lavoro, tutela della maternità e della parità salariale tra donne e uomini. Nella legislatura costituente  fu Vicepresidente  della IV Commissione permanente (problemi della salute, Sanità, Igiene e Sicurezza sociale) oltre ad interessarsi dei temi del lavoro, ambiente e territorio. Eletta nell’Ufficio di Presidenza come consigliere segretario dal  21 luglio 1975, Carmen Fabbris prese parte attivamente ai lavori di numerose commissioni nel primo periodo di quella che viene ricordata come la stagione della prima “giunta rossa” in Regione. Quattro storie diverse riunite in una, più o meno lunga, esperienza comune che contribuì a far decollare anche il Piemonte che, come le altre Regioni a Statuto ordinario, vedeva la luce con vent’anni di ritardo rispetto alla previsione della Costituzione.

Marco Travaglini

 

Università, Nallo (IV): “occupazioni negano diritto allo studio”

 

“Bloccare l’accesso a un luogo di sapere e conoscenza è una violenza ed è contrario ai principi democratici che l’università rappresenta. È sacrosanto il diritto al dissenso, finché questo non aliena proprio quella libertà che si dichiara di difendere. Diritto allo studio degli studenti e diritti dei docenti e personale universitario non possono essere negati dalle azioni violente di una minoranza”.
Lo dichiara Vittoria Nallo, candidata capolista alle elezioni regionali del Piemonte per la Lista “Stati Uniti d’Europa”, in merito all’occupazione di Palazzo Nuovo
“La richiesta di revocare gli accordi con le istituzioni Israeliane è pericolosa, così – spiega – rischia di indebolire la cooperazione internazionale, che è linfa vitale per l’università e per l’attività di ricerca accademica. La cultura è scambio di conoscenza e non irrigidimento. Per questo è auspicabile che torni il dialogo e vi sia una condanna unanime di ogni forma di violenza e di antisemitismo”, conclude.

Italia Lib – Pop: “A Torino erba alta più di un metro”

“Come ogni anno, anche se con qualche settimana di ritardo, è arrivata la Primavera e con essa quella che ormai da anni è considerata un’emergenza, cioè lo sfalcio dell’erba.

Già, perché nella nostra Città, ciò che dovrebbe essere considerato normale amministrazione nei mesi caldi, cioè la manutenzione del verde pubblico, secondo il centrosinistra locale necessita addirittura di cosiddette “task force” per essere affrontato”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la situazione legata alla gestione ed alla manutenzione del verde pubblico a Torino.

Basta fare un giro per i quartieri di Torino per rendersi conto che, come ogni anno in questo periodo, quelli che dovrebbero essere spazi pubblici verdi, a disposizione dei cittadini, si trasformano in vere e proprie giungle, dove le erbacce superano di molto l’altezza di un metro. Impossibile, in queste condizioni, usufruire del verde, passeggiare o anche solo raggiungere una delle tante panchine ormai sommerse dalla vegetazione selvaggia.

“Una situazione che, ancora una volta, la Giunta Lo Russo definisce “emergenza“, nell’evidente difficoltà di affrontare ciò che è normale in questo periodo dell’anno.

Un’emergenza, o presunta tale, che evidenzia unicamente la reale emergenza della nostra Città, ossia la mancanza di una classe dirigente politica di qualità, in grado di amministrare a dovere il territorio, almeno in quella che dovrebbe essere considerata amministrazione ordinaria e non emergenziale”, conclude Desirò.

Italia Liberale e Popolare

Coordinamento Regionale Piemonte