Arriva il “No” della Prefettura di Torino nei confronti di questi eventi all’aperto: le feste di corso Traiano e di Borgo Po, in programma per domenica 16 maggio, sono già state cancellate. Nulla però, nella normativa anti-Covid, impedirebbe manifestazioni di questo tipo, di per sé perfettamente sicure: auspichiamo un ripensamento, privare il commercio di vicinato di una simile opportunità di promozione sarebbe, in questa fase di ripartenza, imperdonabile.
Feste di Via, c’è il “No” della Prefettura. Le feste di corso Traiano di Borgo Po, teoricamente in calendario per domenica 16 maggio, sono già state annullate.
La normativa anti-Covid non vieta, però, l’organizzazione di questo tipo di eventi. Ci auguriamo dunque che il veto della Prefettura possa essere riconsiderato già dalle prossime ore. Per tutta una serie di buone ragioni.
Il commercio di vicinato e gli esercizi di somministrazione – dai negozi ai bar, dalle boutique ai ristoranti, dalle botteghe artigiane alle pizzerie – hanno assoluta necessità di avvantaggiarsi di questi momenti di promozione in questa fase di ripartenza. Le Feste di Via sono sicure da tutti i punti di vista. Gli organizzatori garantiscono tutti i controlli del caso e tutte le misure necessarie.
Nessuna normativa vieta le Feste di Via, né lo fa il Decreto attualmente in vigore: è esplicitamente menzionato nelle FAQ del Governo, semmai, il divieto di organizzare sagre, fiere ed eventi commerciali locali. Ma le Feste di Via sono eventi di natura molto diversa, assimilabili, piuttosto, ai mercatini programmati quali Balon e StraMercatino (che infatti non hanno interrotto l’attività). Anzi, rispetto a questi ultimi le Feste di Via, che hanno programmazione semestrale, non prevedono neanche lo spostamento, da parte dei commercianti che partecipano, su spazi terzi. Permettere l’organizzazione di manifestazioni di richiamo in varie zone della città significa anche offrire ai torinesi opzioni diverse rispetto al solo centro storico e ai soli parchi cittadini, contribuendo così a evitare un eccessivo afflusso di pubblico presso questi ultimi.
Una Festa di Via altro non è che la pedonalizzazione domenicale di una via cittadina per 12 ore con coinvolgimento su suolo pubblico all’aperto di negozi in sede fissa, bancarelle e operatori del proprio ingegno. Gli accessi sono controllati e, se necessario, possono essere contingentati. Il Governo stesso, per bocca del Presidente Mario Draghi, ha più volte ribadito che le attività all’aperto sono assolutamente sicure. Privare il commercio cittadino di una simile opportunità dopo mesi di fatica e sacrifici sarebbe imperdonabile. Auspichiamo un ripensamento da parte della Prefettura, affinché le Feste di Via si possano organizzare già dalle prossime settimane.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.
La terza Commissione, presieduta da Claudio Leone, ha licenziato all’unanimità la proposta di legge 98 “Sostegno alla coltura della canapa (Cannabis sativa L) e alle relative filiere produttive”, primo firmatario Ivano Martinetti (M5s).
Un provvedimento che introduce misure di sostegno alla coltivazione e trasformazione della cannabis sativa e alla definizione di filiere produttive nei settori tessile, industriale e alimentare. Ora ci sarà il passaggio in Aula.
“Una normativa per promuovere un settore tradizionale del nostro territorio, ‘l’oro verde’ del Piemonte – secondo Martinetti – e che, nonostante la grande sofferenza economica del momento, ha grandi possibilità di espansione. Una filiera ecosostenibile nella quale il Piemonte è leader a livello nazionale”.
“Un ottimo risultato – commenta a margine della seduta l’Assessore alle Attività produttive, Andrea Tronzano – che permette di dare rilievo a una coltivazione antica delle nostre zone. Tutto questo per creare le condizioni che definiranno un vero e proprio distretto dedicato, facendolo diventare una produzione industriale a tutti gli effetti”.
Nominati relatori per l’Aula, oltre a Martinetti, Matteo Gagliasso (Lega) per la maggioranza e Diego Sarno (Pd) per la minoranza.
Parere preventivo favorevole unanime anche alla delibera della Giunta regionale sul “Programma di aiuti in favore di aziende agricole per la riconversione degli impianti di actinidia danneggiati da cause fitosanitarie inclusa la moria”. Si tratta di un contributo forfettario di 3 mila euro per ettaro alle aziende agricole che si trovino a dover estirpare le coltivazioni di kiwi danneggiate e volto a favorire la riconversione verso altre produzioni. Come illustrato dall’assessore Tronzano, dopo gli aiuti del 2018/19, si interviene anche nel biennio 2019/20 e 2020/21 con risorse regionali pari a un milione di euro.
Approderà in Aula, ma con votazione negativa della Commissione, la proposta di legge regionale 22 “Norme in materia di contrasto alle delocalizzazioni produttive, incentivi alle imprese e sostegno all’ imprenditorialità, al fine di salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali”, prima firmataria Francesca Frediani (M4o).
La prima firmataria ha sottolineato la necessità di affrontare un fenomeno negativo importante e attuale, come riscontrato anche nella audizione dell’Ires Piemonte, di aziende che lasciano il territorio dopo aver percepito fondi pubblici.
La contrarietà dell’Esecutivo e della maggioranza, pur conscia della gravità del fenomeno, è stata motivata con la necessità di agire, ma rimanendo nel quadro della normativa europea.
Oltre a Frediani, saranno relatori in Aula Raffaele Gallo (Pd), Sean Sacco (M5s) e Marco Grimaldi (Luv).
L’INTERVISTA / MARIOTTO SEGNI
Di Massimo Iaretti
Il “Piano Solo’’, del quale le generazioni più giovani hanno quasi perso memoria, negli anni Sessanta fu un argomento di grande e delicata attualità.

Le responsabilità morali della lotta armata
Lo storico Gianni Oliva, uno dei più lucidi studiosi che abbia oggi l’Italia , ci ha richiamato ad un aspetto del tutto sottovalutato nella riflessione sugli anni piombo: le responsabilità morali della lotta armata, evidenziando le complicità e gli ammiccamenti verso il terrorismo che si manifestarono in Italia negli Anni 70.Oliva parla di una “verità etica“ che va oltre a quella giudiziaria e a quella storica.
Con grande onestà intellettuale ricorda la sua personale partecipazione ai cortei in cui si urlava la violenza e arriva a scrivere che nessuno di quei giovani può dirsi completamente innocente, anche se non ha mai sparato, non ha mai scagliato le molotov o i cubetti di porfido. E’ vero che hanno una qualche responsabilità morale e anche politica perchè – contrariamente a quanto è stato autorevolmente detto- non è affatto vero che non ci siano stati dei nessi tra ‘68, autunno caldo e la stagione successiva della violenza terroristica. L’ultrasinistra è nata nelle università in fiamme e nelle fabbriche in cui il sabotaggio era considerato più che legittimo legittimo. C’è stato un rapporto evidente tra la iniziale violenza verbale e il ricorso progressivo alla teorizzazione e alla pratica della violenza più o meno rivoluzionaria . Fino ad un certo punto lo stesso Pci che fu un prediletto bersaglio di certa contestazione , non ha avuto almenoper un certo tempo le idee chiare su cosa stava accadendo. Alcuni suoi iscritti finirono nelle Br. Sarebbe persino fastidioso ricordare i “compagni che sbagliano“ e le “sedicenti Br”, ma anche quelle frasi appartengono a quella storia. Mi ha stupito apprendere una vulgata ufficiale sul ‘68 che non credo corrisponda al vero. Certo non va criminalizzata la contestazione in quanto tale, ma la sua esaltazione acritica suscita qualche lecito dubbio. Non è possibile scindere il ‘68 rispetto a quanto accadde dopo perché per una parte di contestatori la militanza, ad esempio, in Lotta Continua fu una scelta naturale e scontata. Oliva ,parlando di verità etica, mette in evidenza che anche chi non ha commesso reati, ha una qualche responsabilità, una responsabilità che non si può giustificare con il giovanilismo degli anni formidabili. Aver indossato o non indossato l’eskimo fa una qualche differenza.Presidente DRAGHI sulla TAV il Governo, in relazione a quanto dichiarato dal Ministro GIOVANNINI di fatto rischia di si rendersi complice di ulteriori e inaccettabili ritardi.
“Gli imprenditori del settore del gioco sono scesi in piazza per chiedere la riapertura delle sale perché, come tanti altri, stanno scontando il peso della pandemia.
Ma non confondiamo la modifica di una legge valida con il tema delle riaperture: sono due cose totalmente diverse” dichiarano Sarno e Rossi evidenziando che “la destra sta strumentalizzando il tema del lavoro per compiacere il settore del gioco: abbiano il coraggio di dirlo apertamente senza ipocrisie. Se davvero avessero voluto salvaguardare l’occupazione avrebbero scelto il percorso che prevedeva una proroga per il settore delle sale gioco, dando così anche il tempo per approfondire i tanti aspetti della legge, su cui le opposizioni si erano rese disponibili ad una valutazione”.
“Apprendiamo, invece, che nella nuova formulazione del disegno di legge dovrebbe esserci la possibilità addirittura che le slot tornino nei bar in base al numero degli abitanti: sì nei piccoli Comuni dove c’è un solo bar, no ai centri di medie o grandi dimensioni. Una decisione che svela come il tema del lavoro sia solo strumentale alle vere finalità della Lega, che vuole solo assecondare tutte le richieste di un settore economico senza tenere conto del diritto alla salute, che, invece, è al centro della legge in vigore che intende rendere il gioco meno pervasivo, che corrisponderebbe ad un ritorno al passato ad una diffusione nei territori dell’occasione di giocare stimolando e fomentando l’aumento del gioco d’azzardo patologico. Mettere le slot nei bar vuol dire, infatti, inserire una presenza costante, ravvicinata, facilmente raggiungibile. E’ assurda l’idea di consentire che le macchinette trovino posto nei piccoli Comuni, proprio dove il bar rappresenta uno dei pochi punti di aggregazione. Per sostenere queste realtà occorre piuttosto pensare a politiche per valorizzarli” precisano gli esponenti dem.
“Stiamo ancora aspettando i dati dall’Assessora al lavoro sui numeri reali legati al mondo del lavoro, ma a quanto pare conviene rimanere su stime non istituzionali. Ci stupiamo, infine – concludono i Consiglieri regionali Pd – che, in poche settimane dalla sospensione grazie all’intervento delle Opposizioni del provvedimento leghista sul Gap, Forza Italia e FdI che tanti dubbi avevano avanzato sul tema, abbiano radicalmente cambiato idea e siano pronti a sostenerlo. Sarà davvero così? Ci dispiace che la Lega continui a essere sorda di fronte alle proteste del mondo sanitario e delle tante associazioni e si ostini a non tenere in alcun conto i dati sulla validità della legge del 2016”.
“Vogliamo chiarimenti sulla gara per la concessione della tangenziale di Torino e dell’autostrada Torino-Piacenza. Ferma restando la sentenza del Consiglio di Stato ed il procedimento in essere, rimane un dato che non puo’ non preoccuparci e di cui chiediamo conto al Governo.
Se da un lato il Pd torinese invoca l’urgenza affinche’ si assegnino le concessioni, la domanda che facciamo con un’interrogazione al Ministro delle infrastrutture e’: gli 800 milioni di differenza tra il primo aggiudicatario e il secondo chi li paga?”.
Così in una nota i deputati di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli (nella foto), Marco Silvestroni e Mauro Rotelli. “Una cifra cosi’ importante – aggiungono – non puo’ passare inosservata a chi accumula debito dello Stato e merita una valutazione politica sia in termini di fattibilita’ dei lavori in assenza di quelle risorse, sia in termini di mancate entrate in un momento in cui l’Italia continua a indebitarsi per assenza di risorse. A pagare due volte potrebbero essere gli italiani e quindi chiediamo che vi sia un approfondimento della questione nelle sedi istituzionali. Il Governo riferisca su un aspetto che la sinistra sta clamorosamente ignorando”.
Con la felice eccezione di Torino, dove il candidato Paolo Damilano ha bruciato tutti sui tempi, il centrodestra brancola nel buio e stenta a concordare le candidature nelle altre grandi città impegnate nel voto autunnale. Da Milano a Roma, passando per Napoli e Venezia, gli alleati non hanno ancora trovato un minuto per sedere attorno al tavolo e fissare qualche bandierina.
Qualcuno potrà obiettare che le cose non vanno meglio nel centrosinistra, visto che Pd e M5s devono ancora definire la propria identità e capire se convolare a nozze. Ma ognuno si preoccupa della propria casa. E nel centrodestra si è accesa una competizione fra Salvini e Meloni che va oltre la normale e fisiologica concorrenza. È evidente che serve uno stop prima che tutta l’alleanza vada a sbattere. Incassare due no, oltre modo autorevoli, come quelli di Albertini e Bertolaso, è un campanello d’allarme da non sottovalutare. E non basta sperare che se non entrambi almeno uno ci ripensi. No, serve proprio un cambio di passo perché l’autunno è domani.
on. Osvaldo Napoli, deputato di Cambiamo!
Democrazia cristiana, il racconto di un partito
|
|
|
La Lega in visita alla Casa Circondariale di Ivrea
Presenti gli esponenti della Lega eporediese Alessandro Giglio Vigna e Andrea Cane.
“Ringrazio il Garante Mellano, l’Ispettore Carabotta con i Sovrintendenti Capo Stella e Manoti e tutti coloro i quali hanno reso possibile questa visita – commenta il consigliere regionale Andrea Cane, vicepresidente della Commissione sanità del Piemonte – abbiamo visto un carcere che non ha conosciuto il Covid nei reparti detentivi, un caso quasi unico nella nostra penisola. Nell’infermeria si è lamentata la carenza di medici, di cui mi farò portavoce personalmente nelle prossime sedute di Commissione e direttamente all’Assessorato alla Sanità, situazione naturalmente legata al momento pandemico e che verrà ripristinata grazie ad un agognato ritorno verso la normalità di tutto il personale sanitario disponibile sul territorio”.
“Uno dei problemi della Polizia Penitenziaria a Ivrea – ha aggiunto Alessandro Giglio Vigna parlamentare del collegio eporediese, che ha contribuito a superare il problema delle comunicazioni all’interno delle celle – come in tutta Italia, è la carenza di agenti che ha come risvolto maggior lavoro e meno riposo per gli operatori, inoltre il sovraffollamento aumenta il rapporto fra numero agenti e numero detenuti. Siamo felici che dopo la mia Interrogazione e sollecitazioni al Ministero siano arrivati i dispositivi jammer che rendono inutilizzabili i cellulari”.
“In un paese normale i partiti – ha concluso l’onorevole Giglio Vigna – non si dividono fra chi sta con la polizia e chi sta con i detenuti. In Italia tutta la sinistra sta con i detenuti, come il mainstream; vuoi per buonismo, vuoi per indotto di voti, vuoi perché va di moda. La Lega quindi si schiera con gli altri, con chi ha deciso di servire lo stato, con la Polizia Penitenziaria. Al Carcere di Ivrea abbiamo trovato donne e uomini orgogliosi della loro divisa a cui va il nostro ringraziamento, a nostra volta siamo orgogliosi di portare la loro voce nelle sedi istituzionali “.
