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Finalmente a sinistra si riscopre la manifattura

Oggi  al Museo del Risorgimento Repubblica ha organizzato un Convegno molto interessante su Torino nel 2050 e sulla importanza della Manifattura.  Eureka dopo anni in cui la Fiat veniva accompagnata dolcemente al calo del lavoro e della occupazione ,senza uno sciopero ,secondo gli auspici di chi voleva chiudere la esperienza della One Company town senza accorgersi che il calo dell’industria torinese non veniva assolutamente rimpiazzato dal turismo . Lo si poteva già capire , come fece il sottoscritto, quando l’Istat ci diede i dati del 2006 l’anno delle Olimpiadi . Dopo che molti cervelli della gauche teorizzavano gli Eventi come la prospettiva per la Città due volte Capitale , senza andare a vedere quale è il valore aggiunto che danno alla economia l’industria, le costruzioni e il turismo come avrebbe fatto qualsiasi manager. E qui si dimostra che è sempre più difficile governare o amministrare senza avere una grande esperienza e una forte competenza. Incuranti dei dati forniti prima dal solito GIACHINO poi da Banca d’Italia che hanno dimostrato il distacco economico preso da Bologna che invece da trent’anni ha scelto di puntare sull’industria e proprio sulla industria dell’auto . Anche il dato fornito da Banca d’Italia il 18 giugno scorso dal quale emerge che Torino e il Piemonte non sono ancora riuscite a recuperare il livello raggiunto nel 2007 è’ stato coperto dalla stampa cittadina.
Oggi il giornale fondato da Scalfari riscopre , e questo è molto positivo, la importanza della manifattura senza la quale l’economia fa molta più difficoltà a tenere il passo, a garantire posti di lavoro. Qualcuno vorrà dire a chi ancora magnifica il primo Piano strategico , quello degli anni 90, che aver detto che nel futuro di Torino l’industria non sarà più così importante , si dovrà puntare sul turismo, sulla cultura e sul loisir” fu un grave errore?
Quanti a Torino sono ancora convinti che la Città può vivere solo di turismo e di eventi?  Basta chiedere a Giuseppe Russo , direttore del Centro Einaudi, la tabella aggiornata sul valore aggiunto triplo dell’industria e della ricerca sul turismo per capire che turismo e grandi eventi sono importanti e aumenteranno quando verrà costruita la TAV ma non possono rappresentare da soli il futuro della Città . Così come qualcuno dovrà spiegarci perché le forze politiche che appoggiano la Amministrazione comunale in Europa hanno votato una decisione che ha messo in ginocchio l’industria europea dell’auto.
Dopo la assegnazione del Centro per la Intelligenza artificiale Torino deve puntare ad essere uno dei Centri mondiali della mobilità del futuro perché in futuro il bisogno di mobilità aumenterà ancora una parte andrà sul treno , di qui la enorme importanza della nostra grande Manifestazione di piazza Castello che salvo’ la TAV. Una parte della mobilità andrà sulle metropolitane ma oltre il 50% sarà ancora su strada, su metro e su ferrovia.
Ecco perché per Torino e’ fondamentale la battaglia per difendere l’industria dell’auto , così come è importante puntare sull’ICT , sulle nostre eccellenze nel settore dei microchip , sulla industria dell’aerospazio e sulla logistica perche il Piemonte è il retroporto naturale dei porti liguri ma anche perché sarà attraversato da due importantissimi Corridoi ferroviari che renderanno il territorio piemontese tra i più attrattivi a livello europeo.
Puntare di più sulla industria come dico da anni sarà strategico per trattenere sul nostro territorio non solo i nostri ragazzi ma anche una parte importante degli studenti universitari che arrivano a Torino dal nostro Paese ma anche dall’estero. Da questo punto di vista lavorare a Torino per collegare sempre di più gli Atenei di Toeino con quelli di Lione, Grenoble, Genova e Milano . La TAV Valley di cui parlo da qualche tempo non avrà nulla da invidiare alla Silicon Valley.
Per fare questo però occorre rilanciare il nostro aeroporto , accelerare la costruzione della TAV e del Terzo Valico .
Se il convegno di Repubblica saprà collocare il rilancio della industria nel discorso più ampio di sviluppo territoriale e delle infrastrutture i ragionamenti assumeranno un respiro diverso e concreto perché deve essere chiaro a tutti che questi ultimi venticinque anni di bassa crescita economica hanno  pesato  molto sulla metà delle famiglie torinesi che hanno visto ridursi le entrate economiche e il benessere.
Ecco perché chi cerca di ripresentare la alleanza che vinse le elezioni a Torino nel 93 non è credibile , anche perché non ha ammesso l’errore strategico che metà della Città paga salato  . Mi aspetto che soprattutto dal mondo cattolico e sindacale che ha appoggiato le amministrazioni degli ultimi trent’anni si prenda consapevolezza che in questi anni le diseguaglianze economiche e sociali sono aumentate .
Ecco perché parteciperò con molto interesse al convegno per ascoltare analisi, proposte e qualche  autocritica.
Mino GIACHINO

Lavoro, Canalis (Pd): “Trionfalismo immotivato”

La realtà piemontese è fatta da un’occupazione femminile decisamente inferiore a quella maschile, da un’abnorme disoccupazione giovanile, da contratti molto parcellizzati e precari, da minor retribuzione e stabilità.

 

Nella conferenza stampa svoltasi ieri al Grattacielo della Regione (in contemporanea con i lavori del Consiglio regionale, in spregio alle basilari regole del rispetto istituzionale), l’assessore Chiorino ha ostentato un certo trionfalismo rispetto ai dati del mercato del lavoro piemontese. Un atteggiamento quasi offensivo, se si osservano i dati dal punto di vista qualitativo e non solo quantitativo.

Non è corretto, infatti, enfatizzare il dato quantitativo dell’aumento del tasso di occupazione, come fa l’assessore, se non si aggiunge il dato qualitativo relativo ai salari bassi e alla parcellizzazione dei contratti.

Il tasso di occupazione della popolazione piemontese è effettivamente aumentato ed oggi si attesta sul 69%, ma dentro questo numero ci sono molti contratti precari e molti contratti sotto pagati. Il 69% di occupazione nasconde, insomma, molto lavoro povero e molto lavoro parcellizzato (pensiamo al diffusissimo part-time involontario che colpisce soprattutto le donne).

La condizione di disagio economico legata al lavoro colpisce in misura più significativa il genere femminile, dal momento che le donne tendono a essere occupate proprio con tipologie contrattuali instabili e a bassa protezione. I dati dell’INAPP mostrano che nella prima metà del 2024, le donne in Italia hanno ottenuto nuovi impieghi prevalentemente con contratti a termine: il 40,4% delle assunzioni femminili risultavano a tempo determinato, contro un più limitato 13,5% a tempo indeterminato. Inoltre, mentre per gli uomini il lavoro part-time si attestava al 27,3%, per le donne la percentuale raggiungeva quasi la metà dei contratti, precisamente il 49,2%.

Inoltre, bisognerebbe sottolineare che le donne piemontesi hanno ancora un tasso di occupazione decisamente inferiore a quello degli uomini (donne al 62,3% e uomini al 75,6%) e i Neet (giovani che non studiano e non lavorano) sono ancora tantissimi (27%).

Infine, il nostro tasso di disoccupazione è sceso al 5,5%, grazie soprattutto al forte calo del tasso di disoccupazione femminile sceso dal 7,2% al 5,8%, ma è ancora superiore a quello di Regioni comparabili con il Piemonte, come il Veneto, che è al 2,5%. Tutte le regioni del Centro Nord, ad eccezione della Liguria e del Lazio, hanno tassi di disoccupazione inferiori a quello del Piemonte con una punta del 2,4% nel Trentino Alto Adige e del 2,5% in Veneto.

Insomma, nonostante i progressi, il tasso di occupazione delle regioni sviluppate è ancora maggiore di quello del Piemonte e questo dovrebbe evitare facili trionfalismi.

Prima di dire che va tutto bene e che l’aumento del tasso di occupazione piemontese è merito delle politiche attive messe in campo dalla sua Giunta, l’assessore Chiorino dovrebbe darci i dati sui lavoratori poveri, che ingrossano le statistiche del tasso di occupazione, ma non riescono a vivere dignitosamente! E poi servono i dati sul lavoro precario, sull’aumento di donne over 50 occupate e sull’aumento di uomini over 50 occupati.

Assessore Chiorino, metta da parte il trionfalismo e dimostri maggiore profondità e trasparenza nel leggere i numeri!

 

Monica CANALIS – vice presidente commissione lavoro e formazione professionale del Consiglio regionale del Piemo

Merlo: Centro, subito la ricomposizione di chi è lontano dal bipolarismo selvaggio

“Il recente sondaggio de La 7 ha evidenziato, e per l’ennesima volta, l’assenza di un partito, utile e
necessario, capace di mettere in discussione l’attuale assetto bipolare. Quasi il 40% del
campione intervistato si dice favorevole alla nascita di un nuovo partito, radicalmente diverso da
quelli presenti nell’attuale geografia politica italiana. Un dato che dimostra, plasticamente,
l’inadeguatezza dell’attuale bipolarismo selvaggio segnato da una sempre più insopportabile
radicalizzazione del conflitto politico. Alimentato soprattutto da sinistra. Una domanda, comunque
sia, che si traduce con la necessità di avere una formazione politica centrista, riformista e
autenticamente democratica. Esigenza presente tanto a sinistra quanto sul versante del centro
destra oltre, come ovvio, nel vasto arcipelago centrista.
Una domanda politica che, però, non può essere confusa con la ridicola e grottesca “tenda” cara
a Bettini e a Renzi da un lato o con i molteplici federatori” dall’altro che, benchè privi di qualsiasi
legittimazione democratica, si ergono a rappresentanti esclusivi di un’area centrista e riformista.
Se non addirittura di tutta l’area cattolica, come il simpatico Ruffini.
Quello che serve, adesso, è semmai favorire una vera ricomposizione di tutto il mondo e l’area
centrista e riformista del nostro paese. Senza esclusioni pregiudiziali e, soprattutto, senza presunti
leader che si auto candidano a riferimento indiscusso ed indiscutibile.
La domanda politica c’è. Gli attuali partiti non riescono ad intercettarla e, nel frattempo, cresce la
disillusione e l’allontanamento dei cittadini dalle urne. Per questo, adesso, serve una iniziativa
politica di ricomposizione politica ed organizzativa di tutto ciò che non è riconducibile all’attuale
assetto bipolare”.

On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.

L’ambulatorio per la fibromialgia del Mauriziano non chiuderà

Magliano (Lista Civica Cirio Presidente PML): “Come promotore della Legge sulla fibromialgia del 2023 accolgo con favore le parole dell’Assessore e rilancio: lavorare per riconoscimento nazionale e inserimento nei LEA”

L’ambulatorio per la Fibromialgia dell’Ospedale Mauriziano non chiuderà: le parole dell’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi, sono state nette.

“Come primo firmatario della Legge regionale sulla fibromialgia – commenta Silvio Magliano, Presidente del Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale -, accolgo con favore le parole dell’Assessore Riboldi che mettono la parola fine ai timori della chiusura dell’ambulatorio della fibromialgia, attivato con i fondi derivanti dalla Legge regionale di cui sono primo firmatario”.

“Proprio grazie a questa legge – continua Magliano -, abbiamo dato una risposta a tante persone, in gran parte donne, affette da una patologia complessa e altamente invalidante. Su questo tema la Regione Piemonte non le lascia sole, anzi, riparte con grande entusiasmo lavorando in tutti gli ambiti per ottenere l’atteso riconoscimento tramite una legge che riconosca la fibromialgia e che la inserisca nei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Il traguardo non è lontano, manca solo l’ultimo passo. L’inserimento della fibromialgia nei LEA sarà un risultato decisivo, ma altrettanto importante sarà costruire, in Piemonte come nelle altre regioni, percorsi di presa in carico e assistenza insieme alle associazioni dei pazienti, come l’AISF – Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica, che da anni lavorano su questo tema, creando collaborazioni e sinergie tra professionisti e strutture sanitarie in tutto il Paese e che rappresentano un patrimonio assolutamente da valorizzare in quanto a esperienza, capacità di accoglienza e casistiche”.

CS

Pd e M5S: grave taglio al trasporto pubblico locale

 “L’Assessore ai Trasporti della Regione Piemonte ha confermato oggi in Aula quanto temevamo da settimane: il Fondo Nazionale per il Trasporto Pubblico Locale subirà un taglio di almeno 23 milioni di euro per il Piemonte, a seguito della nuova ripartizione ministeriale basata sui cosiddetti Livelli Adeguati di Servizio (LAS). È un colpo durissimo per la nostra Regione, già alle prese con un sistema di trasporti fragile, fatto di corse soppresse, mezzi obsoleti e territori isolati. Questo taglio segna l’inizio dello smantellamento del servizio pubblico di mobilità”.
Lo dichiarano i consiglieri regionali Nadia Conticelli (PD) e Alberto Unia (M5S).
“Il Governo nazionale premia le Regioni considerate “virtuose”, penalizzando quelle in difficoltà, senza tenere conto dei contesti territoriali o delle scelte del passato. Il Piemonte, fanalino di coda in questa classifica, paga un prezzo altissimo. Meno 23 milioni significa meno autobus, meno treni, meno corse. A farne le spese saranno soprattutto pendolari, studenti, lavoratori, anziani e intere comunità già oggi escluse dal diritto alla mobilità” proseguono i consiglieri.
“Il taglio arriva in un momento particolarmente delicato: proprio ora si stanno avviando le gare per il nuovo affidamento del TPL nelle aree metropolitane, a partire da Torino e Cuneo – sottolineano ancora – . In questo contesto, misure come gli abbonamenti ‘Formula’ per gli studenti rischiano di saltare. La proposta della Regione sul trasporto gratuito per gli universitari su Torino è positiva, ma non basta: non si può coprire un buco di 23 milioni con un’iniziativa parziale”.
“Sul nodo torinese sono in corso investimenti infrastrutturali strategici: la nuova linea ferroviaria SFM5, i collegamenti con l’aeroporto, il prolungamento della metropolitana, la futura linea 2 e la linea tramviaria 12. Ma chi garantirà i costi di esercizio di queste opere una volta completate? Non basta prendere atto dei tagli. È necessario verificare i criteri adottati dal Ministero, fare chiarezza sui conti della Regione e pretendere giustizia per il Piemonte – affermano Conticelli e Unia –. Ad esempio, le linee ferroviarie dismesse sono state conteggiate nel calcolo dei LAS? E con quale logica? Il rischio è che a pagare il prezzo di queste scelte siano ancora una volta i cittadini più fragili, proprio mentre si dovrebbe rafforzare il trasporto pubblico come leva di giustizia sociale, sostenibilità ambientale e sviluppo locale”.
Conticelli e Unia chiedono alla Giunta regionale di attivarsi subito, con urgenza, sia a livello tecnico che politico, per scongiurare una riduzione dei servizi e garantire risorse adeguate a un diritto fondamentale come la mobilità.

Villa Glicini, Iannò: “Dove sono i campi da padel?”

Torino, 15 luglio 2025 – Prosegue la battaglia del consigliere comunale Giuseppe Iannò per riportare al centro del dibattito pubblico il futuro di Villa Glicini, storico impianto sportivo nel cuore del Parco del Valentino.

Con una nuova interpellanza presentata in Sala Rossa, Iannò torna a chiedere conto alla Giunta sull’assenza di interventi concreti per la realizzazione dei campi da padel, promessi all’interno del progetto di riqualificazione dell’area.

“Parliamo di uno spazio prezioso per lo sport cittadino, oggi abbandonato all’incuria – ha dichiarato Iannò –. Dopo mesi di silenzio, non è più accettabile che tutto resti fermo. I torinesi hanno diritto a sapere a che punto sia la gestione del bando, quali opere siano previste e in che tempi si intenda agire.”

L’interpellanza – dal titolo simbolico “Villa Glicini, dove sono i campi da padel? Capitolo II” – segue un primo atto presentato nel 2024. Il consigliere chiede chiarimenti su:
• Tempistiche di realizzazione dei campi da padel;
• Soggetti affidatari e vincoli gestionali;
• Trasparenza nelle procedure di affidamento e attuazione.

In attesa di azioni concrete da parte della Giunta, Iannò sottolinea la necessità di restituire a Villa Glicini una funzione pubblica e sportiva, nel rispetto della sua storia e delle richieste dei cittadini.

Infrastrutture, Ruffino (Az): “Dove sono le risorse del Decreto Ponti?”

“Il Piemonte aspetta risposte chiare sulle risorse previste dal cosiddetto ‘decreto Ponti’, un atto indispensabile per la messa in sicurezza di numerose infrastrutture del territorio. Una necessità che ho ribadito a lungo in commissione alla Camera, anche attraverso atti di sindacato ispettivo: l’ultimo è stato il 22 gennaio, in occasione del question time, in cui chiedevo la proroga del decreto. Si sarebbero perse importanti risorse, mettendo a rischio la sicurezza di intere comunità.
Lo scorso 13 febbraio, la maggioranza aveva rivendicato la proroga del decreto, ma ad oggi non ci sono certezze sullo stanziamento dei finanziamenti che, per il Piemonte, superano i 60 milioni di euro. Tra gli interventi urgenti c’è anche il Ponte Preti, opera fondamentale per il collegamento del Canavese Occidentale e Ivrea.

Agricoltura, AVS: sfruttamento è noto, dare gambe politiche alla ricerca

“Serve dare gambe politiche alla ricerca svolta”. Così ha esordito Maria Panariello di Terra! nel corso del terzo incontro del gruppo di lavoro sullo sfruttamento lavorativo della Commissione Legalità, voluto dal Gruppo Consiliare AVS, a cui hanno partecipato Confindustria Piemonte e le associazioni Libera contro le Mafie e Terra!. 

In linea con la questa premessa, proseguono gli incontri che permetteranno alla commissione di approfondire il tema dello sfruttamento lavorativo, perché i problemi emersi dalle numerose ricerche portate avanti da queste realtà sono noti, ma intrecciati in un sistema complesso che non può essere cambiato senza una forte volontà politica. 

Occorre invertire una cultura del lavoro che ha smesso di riconoscere il valore del lavoratore come portatore di competenze, riducendolo a semplice forza fisica utile al profitto. Così come ridefinire il ruolo e il potere della grande distribuzione organizzata nella sostenibilità delle filiere. Questi alcuni punti chiave di cui si è parlato nel corso dell’incontro.

Ma la questione non riguarda solo l’economia agricola, ma anche l’impatto diretto di questa situazione sulla sicurezza e la coesione dei territori. E in questo senso è stato grave constatare oggi l’assenza della Lega, forza politica che appare molto preoccupata dalla condizione degli agricoltori e che sostiene politiche sempre più repressive, mentre troppo spesso dimentica l’importanza della tutela della manodopera, in particolare di origine straniera, per garantire una società più giusta e sicura per tutti e tutte.

Il caporalato non è un corpo estraneo o un “cancro” del sistema, ma un fenomeno che nasce e si sviluppa in contesti economici e sociali che lo rendono possibile. È stato detto con chiarezza da Valentina Sandroni di Libera: “il caporalato è come un seme, che se cade in un terreno fertile, radica e si diffonde”. Dove c’è illegalità diffusa, assenza di alternative, marginalità sociale, economica e civile, lo sfruttamento prende piede.

È qui che la Regione può e deve giocare un ruolo fondamentale, promuovendo la divulgazione di una nuova cultura del lavoro, fondata sulla dignità, legalità e trasparenza. Parlare di sfruttamento non è un attacco al sistema economico: è proprio questa difensiva ideologica il più grande ostacolo al cambiamento.

Serve un cambio di passo da parte delle istituzioni. La repressione da sola non basta: è urgente investire in prevenzione, intervenendo alla radice delle filiere con strumenti che promuovano trasparenza negli appalti, assunzioni dirette e una nuova organizzazione del lavoro agricolo – dai meccanismi di reclutamento stagionale fino agli alloggi e trasporti. Si tratta di un lavoro portato avanti anche dal progetto Common Ground, che ora va messo a sistema e reso strutturale, anche con nuove norme se occorre.

Anche sul piano economico, troppo spesso, questa dinamica viene giustificata con la necessità di “salvare la filiera”, finendo però per normalizzare i contratti grigi e legittimare un’irregolarità strutturale. La paura dei dazi, la svalutazione dell’euro, il calo dei consumi di alcuni prodotti agricoli hanno conseguenze dirette sulle aziende, ma tutto questo non può ricadere sui lavoratori: abbassare i costi a scapito dei diritti non può essere un’opzione. I prodotti di eccellenza del nostro territorio, a partire dal vino, dovrebbero seguire filiere tracciare anche per quanto riguarda il lavoro di qualità: oggi purtroppo non è così.

La responsabilità è collettiva: il fenomeno è sistemico, e coinvolge politica, istituzioni, imprese e consumatori. Servono strumenti concreti e visione politica, per smettere di tollerare lo sfruttamento come condizione accettata del mercato, ma anche per dare una visione di agricoltura del futuro, dove le filiere corte, le piccole aziende e le best practice in ottica di lotta al cambiamento climatico siano tasselli fondamentali nella costruzione di un modello sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.

GRUPPO AVS CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE

Costruire in prossimità dei cimiteri, la proposta al Parlamento

La congiunta delle commissioni Urbanistica e Sanità, presieduta da Mauro Fava, a Palazzo Lascaris ha licenziato a maggioranza la proposta di legge al Parlamento per la modifica dell’articolo 338 del Testo Unico delle leggi sanitarie, che riguarda le distanze minime tra i cimiteri e i centri abitati e altri edifici, fissate in 200 metri, con deroghe fino a 100 o 50 metri per “giustificati e gravi motivi”.  La legge 166/2002 aveva poi modificato la configurazione delle fasce di rispetto cimiteriali, prevedendo una serie di deroghe. 

L’assessore regionale all’Urbanistica Marco Gallo ha spiegato che la proposta di legge presentata “amplia la parte relativa alle deroghe all’inedificabilità: vengono cioè introdotte nuove possibilità d’intervento, sempre all’esterno della fascia dei cinquanta metri dal perimetro dell’impianto cimiteriale”.
Nominati relatori di maggioranza e di opposizione i consiglieri Silvio Magliano (Lista Cirio) e Vittoria Nallo (Sue).

Via libera anche alla Pdl per il contrasto a solitudine e abbandono sociale.

Il 21 ottobre di ogni anno sarà la “Giornata regionale dell’ascolto per la prevenzione e il contrasto alla solitudine e all’abbandono”: lo prevede la proposta di legge a prima firma Magliano in tema di interventi per prevenire e contrastare la solitudine e l’abbandono sociale, licenziata oggi a maggioranza in quarta Commissione, presidente Daniele Valle.
Oltre a istituire la giornata regionale, la Pdl prevede che la Regione organizzi campagne informative sui servizi erogati dagli enti del terzo settore che operano nel campo dell’ascolto e promuova progetti per prevenire la solitudine e l’abbandono sociale di soggetti a rischio di emarginazione.
Il provvedimento sarà discusso nella seduta di Consiglio di domani, 15 luglio. Relatori i consiglieri Magliano, Nadia Conticelli (Pd), Alberto Unia (M5s) e Giulia Marro (Avs).

In Commissione si è poi tenuto un approfondimento tecnico sulla recente delibera dell’Asl di Alessandria che ha eliminato la seconda linea medica del Pronto Soccorso di Tortona introdotta nel 2024, che prevedeva una copertura 8-20 nei giorni feriali. Sul tema è stato sentito il direttore dell’ospedale di Tortona Simone Porretto, che ha risposto ad alcune domande dei commissari Domenico Ravetti (Pd) e Davide Buzzi Langhi (FI).

Ufficio stampa CRP

Scanderebech (FI): “Torino dimentica le mascotte olimpiche”

“ NEVE, GLIZ E ASTER: ASPETTIAMO CHE SMAT RIPRISTINI GLI ULTIMI ESEMPLARI RIMASTI”

Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale, è stata discussa un’interpellanza presentata dalla Capogruppo di Forza Italia Federica Scanderebech che solleva il tema dello stato attuale e della valorizzazione delle mascotte ufficiali dei Giochi Olimpici Invernali Torino 2006: Neve, Gliz e Aster. Un simbolo forte dell’eredità olimpica cittadina che, a quasi vent’anni dall’evento, versa in condizioni di abbandono e degrado.
Dichiara SCANDEREBECH (FI): «È fondamentale che si riconosca l’importanza culturale e simbolica di Neve, Gliz e Aster, non solo come ricordo di un grande evento sportivo ma come patrimonio vivo della città. Dopo anni in cui quasi tutte queste statue sono state trascurate e lasciate a se stesse, è doveroso che l’Amministrazione comunale metta in atto una strategia di tutela e valorizzazione, capace di restituire dignità a queste icone olimpiche.»
Aggiunge SCANDEREBECH (FI : «La risposta alla mia interpellanza del 2020 annunciava interventi concreti di recupero e valorizzazione che, ad oggi, restano largamente disattesi. Questo immobilismo politico e gestionale non solo danneggia la memoria storica, ma anche l’immagine della nostra città, che così appare indifferente verso la propria eredità. Nel corso del dibattito in aula, l’Assessore Tresso ha riferito che il trio di mascotte collocato nel Parco Colonnetti è attualmente in fase di restauro a cura di SMAT, e che verrà ricollocato sul sito originale una volta concluso il cantiere attualmente presente nell’area verde. Per le restanti statue stoccate nei magazzini comunali, purtroppo, si segnala un avanzato stato di deterioramento: secondo quanto dichiarato, sarebbero ormai troppo compromesse per essere recuperate e al momento non risultano attivi altri programmi o progetti specifici per la loro valorizzazione o promozione. »
Incalza SCANDEREBECH (FI): «E’ triste sapere che saranno lasciate al loro destino. Ma soprattutto, è necessario che si elabori un progetto concreto e ambizioso di valorizzazione che vada ben oltre la semplice pulizia o restauro. Le mascotte devono tornare a essere protagoniste vive della città attraverso eventi culturali, mostre tematiche e collaborazioni con enti pubblici e privati, affinché Neve, Gliz e Aster non restino solo pezzi da museo abbandonati, ma diventino simboli dinamici di un’eredità olimpica da rilanciare come volano di turismo e identità cittadina.»
Conclude SCANDEREBECH (FI): «Il centro storico, le piazze, i parchi devono tornare a raccontare la storia di Torino, anche attraverso Neve, Gliz e Aster. Non possiamo accettare che la memoria olimpica venga lasciata all’incuria mentre si costruiscono nuovi cantieri e nuove visioni per la città. Serve una politica della cura e della valorizzazione che riconosca l’importanza di queste icone come volano di sviluppo culturale e turistico.»