

La realtà piemontese è fatta da un’occupazione femminile decisamente inferiore a quella maschile, da un’abnorme disoccupazione giovanile, da contratti molto parcellizzati e precari, da minor retribuzione e stabilità.
Nella conferenza stampa svoltasi ieri al Grattacielo della Regione (in contemporanea con i lavori del Consiglio regionale, in spregio alle basilari regole del rispetto istituzionale), l’assessore Chiorino ha ostentato un certo trionfalismo rispetto ai dati del mercato del lavoro piemontese. Un atteggiamento quasi offensivo, se si osservano i dati dal punto di vista qualitativo e non solo quantitativo.
Non è corretto, infatti, enfatizzare il dato quantitativo dell’aumento del tasso di occupazione, come fa l’assessore, se non si aggiunge il dato qualitativo relativo ai salari bassi e alla parcellizzazione dei contratti.
Il tasso di occupazione della popolazione piemontese è effettivamente aumentato ed oggi si attesta sul 69%, ma dentro questo numero ci sono molti contratti precari e molti contratti sotto pagati. Il 69% di occupazione nasconde, insomma, molto lavoro povero e molto lavoro parcellizzato (pensiamo al diffusissimo part-time involontario che colpisce soprattutto le donne).
La condizione di disagio economico legata al lavoro colpisce in misura più significativa il genere femminile, dal momento che le donne tendono a essere occupate proprio con tipologie contrattuali instabili e a bassa protezione. I dati dell’INAPP mostrano che nella prima metà del 2024, le donne in Italia hanno ottenuto nuovi impieghi prevalentemente con contratti a termine: il 40,4% delle assunzioni femminili risultavano a tempo determinato, contro un più limitato 13,5% a tempo indeterminato. Inoltre, mentre per gli uomini il lavoro part-time si attestava al 27,3%, per le donne la percentuale raggiungeva quasi la metà dei contratti, precisamente il 49,2%.
Inoltre, bisognerebbe sottolineare che le donne piemontesi hanno ancora un tasso di occupazione decisamente inferiore a quello degli uomini (donne al 62,3% e uomini al 75,6%) e i Neet (giovani che non studiano e non lavorano) sono ancora tantissimi (27%).
Infine, il nostro tasso di disoccupazione è sceso al 5,5%, grazie soprattutto al forte calo del tasso di disoccupazione femminile sceso dal 7,2% al 5,8%, ma è ancora superiore a quello di Regioni comparabili con il Piemonte, come il Veneto, che è al 2,5%. Tutte le regioni del Centro Nord, ad eccezione della Liguria e del Lazio, hanno tassi di disoccupazione inferiori a quello del Piemonte con una punta del 2,4% nel Trentino Alto Adige e del 2,5% in Veneto.
Insomma, nonostante i progressi, il tasso di occupazione delle regioni sviluppate è ancora maggiore di quello del Piemonte e questo dovrebbe evitare facili trionfalismi.
Prima di dire che va tutto bene e che l’aumento del tasso di occupazione piemontese è merito delle politiche attive messe in campo dalla sua Giunta, l’assessore Chiorino dovrebbe darci i dati sui lavoratori poveri, che ingrossano le statistiche del tasso di occupazione, ma non riescono a vivere dignitosamente! E poi servono i dati sul lavoro precario, sull’aumento di donne over 50 occupate e sull’aumento di uomini over 50 occupati.
Assessore Chiorino, metta da parte il trionfalismo e dimostri maggiore profondità e trasparenza nel leggere i numeri!
Monica CANALIS – vice presidente commissione lavoro e formazione professionale del Consiglio regionale del Piemo
“Il recente sondaggio de La 7 ha evidenziato, e per l’ennesima volta, l’assenza di un partito, utile e
necessario, capace di mettere in discussione l’attuale assetto bipolare. Quasi il 40% del
campione intervistato si dice favorevole alla nascita di un nuovo partito, radicalmente diverso da
quelli presenti nell’attuale geografia politica italiana. Un dato che dimostra, plasticamente,
l’inadeguatezza dell’attuale bipolarismo selvaggio segnato da una sempre più insopportabile
radicalizzazione del conflitto politico. Alimentato soprattutto da sinistra. Una domanda, comunque
sia, che si traduce con la necessità di avere una formazione politica centrista, riformista e
autenticamente democratica. Esigenza presente tanto a sinistra quanto sul versante del centro
destra oltre, come ovvio, nel vasto arcipelago centrista.
Una domanda politica che, però, non può essere confusa con la ridicola e grottesca “tenda” cara
a Bettini e a Renzi da un lato o con i molteplici federatori” dall’altro che, benchè privi di qualsiasi
legittimazione democratica, si ergono a rappresentanti esclusivi di un’area centrista e riformista.
Se non addirittura di tutta l’area cattolica, come il simpatico Ruffini.
Quello che serve, adesso, è semmai favorire una vera ricomposizione di tutto il mondo e l’area
centrista e riformista del nostro paese. Senza esclusioni pregiudiziali e, soprattutto, senza presunti
leader che si auto candidano a riferimento indiscusso ed indiscutibile.
La domanda politica c’è. Gli attuali partiti non riescono ad intercettarla e, nel frattempo, cresce la
disillusione e l’allontanamento dei cittadini dalle urne. Per questo, adesso, serve una iniziativa
politica di ricomposizione politica ed organizzativa di tutto ciò che non è riconducibile all’attuale
assetto bipolare”.
On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.
Magliano (Lista Civica Cirio Presidente PML): “Come promotore della Legge sulla fibromialgia del 2023 accolgo con favore le parole dell’Assessore e rilancio: lavorare per riconoscimento nazionale e inserimento nei LEA”
L’ambulatorio per la Fibromialgia dell’Ospedale Mauriziano non chiuderà: le parole dell’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi, sono state nette.
“Come primo firmatario della Legge regionale sulla fibromialgia – commenta Silvio Magliano, Presidente del Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale -, accolgo con favore le parole dell’Assessore Riboldi che mettono la parola fine ai timori della chiusura dell’ambulatorio della fibromialgia, attivato con i fondi derivanti dalla Legge regionale di cui sono primo firmatario”.
“Proprio grazie a questa legge – continua Magliano -, abbiamo dato una risposta a tante persone, in gran parte donne, affette da una patologia complessa e altamente invalidante. Su questo tema la Regione Piemonte non le lascia sole, anzi, riparte con grande entusiasmo lavorando in tutti gli ambiti per ottenere l’atteso riconoscimento tramite una legge che riconosca la fibromialgia e che la inserisca nei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Il traguardo non è lontano, manca solo l’ultimo passo. L’inserimento della fibromialgia nei LEA sarà un risultato decisivo, ma altrettanto importante sarà costruire, in Piemonte come nelle altre regioni, percorsi di presa in carico e assistenza insieme alle associazioni dei pazienti, come l’AISF – Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica, che da anni lavorano su questo tema, creando collaborazioni e sinergie tra professionisti e strutture sanitarie in tutto il Paese e che rappresentano un patrimonio assolutamente da valorizzare in quanto a esperienza, capacità di accoglienza e casistiche”.
CS
Torino, 15 luglio 2025 – Prosegue la battaglia del consigliere comunale Giuseppe Iannò per riportare al centro del dibattito pubblico il futuro di Villa Glicini, storico impianto sportivo nel cuore del Parco del Valentino.
Con una nuova interpellanza presentata in Sala Rossa, Iannò torna a chiedere conto alla Giunta sull’assenza di interventi concreti per la realizzazione dei campi da padel, promessi all’interno del progetto di riqualificazione dell’area.
“Parliamo di uno spazio prezioso per lo sport cittadino, oggi abbandonato all’incuria – ha dichiarato Iannò –. Dopo mesi di silenzio, non è più accettabile che tutto resti fermo. I torinesi hanno diritto a sapere a che punto sia la gestione del bando, quali opere siano previste e in che tempi si intenda agire.”
L’interpellanza – dal titolo simbolico “Villa Glicini, dove sono i campi da padel? Capitolo II” – segue un primo atto presentato nel 2024. Il consigliere chiede chiarimenti su:
• Tempistiche di realizzazione dei campi da padel;
• Soggetti affidatari e vincoli gestionali;
• Trasparenza nelle procedure di affidamento e attuazione.
In attesa di azioni concrete da parte della Giunta, Iannò sottolinea la necessità di restituire a Villa Glicini una funzione pubblica e sportiva, nel rispetto della sua storia e delle richieste dei cittadini.
“Serve dare gambe politiche alla ricerca svolta”. Così ha esordito Maria Panariello di Terra! nel corso del terzo incontro del gruppo di lavoro sullo sfruttamento lavorativo della Commissione Legalità, voluto dal Gruppo Consiliare AVS, a cui hanno partecipato Confindustria Piemonte e le associazioni Libera contro le Mafie e Terra!.
In linea con la questa premessa, proseguono gli incontri che permetteranno alla commissione di approfondire il tema dello sfruttamento lavorativo, perché i problemi emersi dalle numerose ricerche portate avanti da queste realtà sono noti, ma intrecciati in un sistema complesso che non può essere cambiato senza una forte volontà politica.
Occorre invertire una cultura del lavoro che ha smesso di riconoscere il valore del lavoratore come portatore di competenze, riducendolo a semplice forza fisica utile al profitto. Così come ridefinire il ruolo e il potere della grande distribuzione organizzata nella sostenibilità delle filiere. Questi alcuni punti chiave di cui si è parlato nel corso dell’incontro.
Ma la questione non riguarda solo l’economia agricola, ma anche l’impatto diretto di questa situazione sulla sicurezza e la coesione dei territori. E in questo senso è stato grave constatare oggi l’assenza della Lega, forza politica che appare molto preoccupata dalla condizione degli agricoltori e che sostiene politiche sempre più repressive, mentre troppo spesso dimentica l’importanza della tutela della manodopera, in particolare di origine straniera, per garantire una società più giusta e sicura per tutti e tutte.
Il caporalato non è un corpo estraneo o un “cancro” del sistema, ma un fenomeno che nasce e si sviluppa in contesti economici e sociali che lo rendono possibile. È stato detto con chiarezza da Valentina Sandroni di Libera: “il caporalato è come un seme, che se cade in un terreno fertile, radica e si diffonde”. Dove c’è illegalità diffusa, assenza di alternative, marginalità sociale, economica e civile, lo sfruttamento prende piede.
È qui che la Regione può e deve giocare un ruolo fondamentale, promuovendo la divulgazione di una nuova cultura del lavoro, fondata sulla dignità, legalità e trasparenza. Parlare di sfruttamento non è un attacco al sistema economico: è proprio questa difensiva ideologica il più grande ostacolo al cambiamento.
Serve un cambio di passo da parte delle istituzioni. La repressione da sola non basta: è urgente investire in prevenzione, intervenendo alla radice delle filiere con strumenti che promuovano trasparenza negli appalti, assunzioni dirette e una nuova organizzazione del lavoro agricolo – dai meccanismi di reclutamento stagionale fino agli alloggi e trasporti. Si tratta di un lavoro portato avanti anche dal progetto Common Ground, che ora va messo a sistema e reso strutturale, anche con nuove norme se occorre.
Anche sul piano economico, troppo spesso, questa dinamica viene giustificata con la necessità di “salvare la filiera”, finendo però per normalizzare i contratti grigi e legittimare un’irregolarità strutturale. La paura dei dazi, la svalutazione dell’euro, il calo dei consumi di alcuni prodotti agricoli hanno conseguenze dirette sulle aziende, ma tutto questo non può ricadere sui lavoratori: abbassare i costi a scapito dei diritti non può essere un’opzione. I prodotti di eccellenza del nostro territorio, a partire dal vino, dovrebbero seguire filiere tracciare anche per quanto riguarda il lavoro di qualità: oggi purtroppo non è così.
La responsabilità è collettiva: il fenomeno è sistemico, e coinvolge politica, istituzioni, imprese e consumatori. Servono strumenti concreti e visione politica, per smettere di tollerare lo sfruttamento come condizione accettata del mercato, ma anche per dare una visione di agricoltura del futuro, dove le filiere corte, le piccole aziende e le best practice in ottica di lotta al cambiamento climatico siano tasselli fondamentali nella costruzione di un modello sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
GRUPPO AVS CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE
L’assessore regionale all’Urbanistica Marco Gallo ha spiegato che la proposta di legge presentata “amplia la parte relativa alle deroghe all’inedificabilità: vengono cioè introdotte nuove possibilità d’intervento, sempre all’esterno della fascia dei cinquanta metri dal perimetro dell’impianto cimiteriale”.
Nominati relatori di maggioranza e di opposizione i consiglieri Silvio Magliano (Lista Cirio) e Vittoria Nallo (Sue).
Via libera anche alla Pdl per il contrasto a solitudine e abbandono sociale.
Il 21 ottobre di ogni anno sarà la “Giornata regionale dell’ascolto per la prevenzione e il contrasto alla solitudine e all’abbandono”: lo prevede la proposta di legge a prima firma Magliano in tema di interventi per prevenire e contrastare la solitudine e l’abbandono sociale, licenziata oggi a maggioranza in quarta Commissione, presidente Daniele Valle.
Oltre a istituire la giornata regionale, la Pdl prevede che la Regione organizzi campagne informative sui servizi erogati dagli enti del terzo settore che operano nel campo dell’ascolto e promuova progetti per prevenire la solitudine e l’abbandono sociale di soggetti a rischio di emarginazione.
Il provvedimento sarà discusso nella seduta di Consiglio di domani, 15 luglio. Relatori i consiglieri Magliano, Nadia Conticelli (Pd), Alberto Unia (M5s) e Giulia Marro (Avs).
In Commissione si è poi tenuto un approfondimento tecnico sulla recente delibera dell’Asl di Alessandria che ha eliminato la seconda linea medica del Pronto Soccorso di Tortona introdotta nel 2024, che prevedeva una copertura 8-20 nei giorni feriali. Sul tema è stato sentito il direttore dell’ospedale di Tortona Simone Porretto, che ha risposto ad alcune domande dei commissari Domenico Ravetti (Pd) e Davide Buzzi Langhi (FI).
Ufficio stampa CRP
“ NEVE, GLIZ E ASTER: ASPETTIAMO CHE SMAT RIPRISTINI GLI ULTIMI ESEMPLARI RIMASTI”
Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale, è stata discussa un’interpellanza presentata dalla Capogruppo di Forza Italia Federica Scanderebech che solleva il tema dello stato attuale e della valorizzazione delle mascotte ufficiali dei Giochi Olimpici Invernali Torino 2006: Neve, Gliz e Aster. Un simbolo forte dell’eredità olimpica cittadina che, a quasi vent’anni dall’evento, versa in condizioni di abbandono e degrado.
Dichiara SCANDEREBECH (FI): «È fondamentale che si riconosca l’importanza culturale e simbolica di Neve, Gliz e Aster, non solo come ricordo di un grande evento sportivo ma come patrimonio vivo della città. Dopo anni in cui quasi tutte queste statue sono state trascurate e lasciate a se stesse, è doveroso che l’Amministrazione comunale metta in atto una strategia di tutela e valorizzazione, capace di restituire dignità a queste icone olimpiche.»
Aggiunge SCANDEREBECH (FI : «La risposta alla mia interpellanza del 2020 annunciava interventi concreti di recupero e valorizzazione che, ad oggi, restano largamente disattesi. Questo immobilismo politico e gestionale non solo danneggia la memoria storica, ma anche l’immagine della nostra città, che così appare indifferente verso la propria eredità. Nel corso del dibattito in aula, l’Assessore Tresso ha riferito che il trio di mascotte collocato nel Parco Colonnetti è attualmente in fase di restauro a cura di SMAT, e che verrà ricollocato sul sito originale una volta concluso il cantiere attualmente presente nell’area verde. Per le restanti statue stoccate nei magazzini comunali, purtroppo, si segnala un avanzato stato di deterioramento: secondo quanto dichiarato, sarebbero ormai troppo compromesse per essere recuperate e al momento non risultano attivi altri programmi o progetti specifici per la loro valorizzazione o promozione. »
Incalza SCANDEREBECH (FI): «E’ triste sapere che saranno lasciate al loro destino. Ma soprattutto, è necessario che si elabori un progetto concreto e ambizioso di valorizzazione che vada ben oltre la semplice pulizia o restauro. Le mascotte devono tornare a essere protagoniste vive della città attraverso eventi culturali, mostre tematiche e collaborazioni con enti pubblici e privati, affinché Neve, Gliz e Aster non restino solo pezzi da museo abbandonati, ma diventino simboli dinamici di un’eredità olimpica da rilanciare come volano di turismo e identità cittadina.»
Conclude SCANDEREBECH (FI): «Il centro storico, le piazze, i parchi devono tornare a raccontare la storia di Torino, anche attraverso Neve, Gliz e Aster. Non possiamo accettare che la memoria olimpica venga lasciata all’incuria mentre si costruiscono nuovi cantieri e nuove visioni per la città. Serve una politica della cura e della valorizzazione che riconosca l’importanza di queste icone come volano di sviluppo culturale e turistico.»