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Piano di tutela delle acque, Grimaldi (LUV): «Il testo approvato in Aula è meglio di niente”

“Ma per le sfide climatiche che dobbiamo affrontare la timidezza e le deroghe non servono”.

«Di fronte alle sfide climatiche che abbiamo di fronte, quelle sfide che durante la Cop26 hanno fatto dire al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres che con i nostri comportamenti ci stiamo scavando le nostre stesse tombe, il concetto di deroga a un piano di salvaguardia delle acque semplicemente non dovrebbe esistere, eppure dai banchi della maggioranza le uniche modifiche al testo, in attesa di approvazione dal 2018, chiedevano proprio questo. Tutte le volte che deroghiamo a delle norme che non sono già delle più stringenti stiamo facendo un altro passo verso le tombe di cui ha parlato Guterres» – è questo il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

«D’altronde – ricorda Grimaldi – a partire dal voto negativo al nostro atto di indirizzo che chiedeva di riconoscere l’emergenza climatica del Piemonte, la Giunta di destra non ha mai cambiato idea: continua a parlare di ‘maltempo’ invece di chiamarlo ‘cambiamento climatico’ e tratta l’acqua solo come elemento da inquinare – magari solo leggermente meno di prima – o da sfruttare. La fiducia nei loro confronti già molto bassa – conclude Grimaldi – si è esaurita. Certamente speravamo che il Piano di Tutela delle Acque fosse più coraggioso ma ora il nostro compito è quello di controllare che sia almeno attuato velocemente e che non resti in gran parte lettera morta come quello del 2007».

Ex Embraco, Sarno (Pd): Giorgetti non autorevole. Draghi apra il tavolo

 “Lo scorso settembre si è tenuto un Consiglio regionale straordinario dedicato alla grave crisi della ex Embraco, seduta richiesta e fortemente voluta dal Partito Democratico. Questo momento è stato utile per poterci confrontare con i soggetti interessati per cercare di comprendere quali possano essere le soluzioni per il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie.

Su questa linea si colloca l’atto di indirizzo approvato  dal Consiglio regionale, sintesi di diversi atti di indirizzo, con il quale chiediamo che Il Presidente Cirio e il Consiglio regionale si facciano promotori direttamente presso il Premier Mario Draghi di un nuovo tavolo di concertazione tra parti sociali, che possa affrontare efficacemente la questione prima della data limite del 22 gennaio, data in cui termineranno gli ammortizzatori sociali” e ancora “di sostenere dinanzi al MISE la richiesta dei sindacati per l’utilizzo di ciò che resta del fondo ESCROW verso quei lavoratori che decidono di trovare altra strada per il loro futuro e o per gli imprenditori che vogliono assumere del nuovo personale” in ultimo “di avviare attraverso l’Assessorato al lavoro della Regione Piemonte, un percorso di politiche attive per il lavoro per trovare soluzioni occupazionali per gli ex lavoratori Embraco” dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Diego Sarno, primo firmatario di uno degli ordini del giorno su ex Embraco.

“Sulla vicenda ex Embraco Il Ministro Giorgetti – prosegue l’esponente dem – non ha portato avanti gli impegni presi, non è riuscito neanche a convocare il tavolo di concertazione. Quello del 23 di aprile infatti è stato prima convocato e poi immediatamente sconvocato senza avere successivamente alcun tipo di nuova calendarizzazione da parte sua, (ultimo tavolo a Roma risale al mese di novembre) a questo si aggiunge il fatto che, nei mesi scorsi, il Ministro abbia dichiarato non perseguibile la proposta Italcomp ha pesato come un macigno sul futuro di quasi 400 dipendenti. La crisi deve essere affrontata e risolta e riteniamo che debba partire dal Piemonte la richiesta di riaprire con il Governo un dialogo finalizzato a vagliare tutte le possibili ipotesi e a individuare finalmente una soluzione che tuteli il lavoro”.

“Italcomp rappresentava una soluzione – conclude Sarno – e il fatto che sia stata bocciata senza una proposta alternativa ci lascia sgomenti. Ecco perché ci uniamo ai lavoratori per chiedere al Mise un’alternativa chiara e definitiva”.

Cattolici, la riscoperta dei “maestri” del passato

Il sostanziale fallimento del populismo, anche se persistono purtroppo, e ancora, gli ultimi colpi di coda, dovrebbe cedere il passo ad una nuova stagione politica nel nostro paese.

Una stagione ancora tutta da costruire e da definire ma su un punto, almeno così pare, dovremmo essere abbastanza certi. E cioè, l’indebolimento, progressivo ed irreversibile, politico ed elettorale del partito di Grillo e di Conte è la precondizione essenziale per poter invertire la rotta. Del resto, il ritorno della politica, della competenza, dei partiti possibilmente democratici e collegiali – o di ciò che resta di loro ormai – della centralità dei programmi e, soprattutto, delle culture politiche possono avvenire solo se il populismo giustizialista, manettaro, qualunquista e anti politico scompare definitivamente dalla scena pubblica. Certo, non sarà un processo nè facile e nè rapido. Anche perchè, per fare un solo esempio concreto, il Pd individua ancora nei 5 stelle – il partito populista per eccellenza – l’alleato decisivo e strategico con cui costruire un futuro progressista, democratico e di governo.

Ora, però, c’è un elemento positivo ed incoraggiante che può contribuire a far svoltare la nostra storia politica. Per fermarsi alla sola tradizione cattolico popolare, cattolico democratica e cattolico sociale, c’è una profonda attenzione ed attivismo nel riscoprire e, soprattutto, nel riattualizzare il magistero politico, sociale, culturale ed istituzionale di uomini e donne che, con la loro azione, hanno condizionato e guidato per molto tempo i maggiori processi politici del nostro paese e della nostra democrazia. Da Carlo Donat-Cattin a Franco Marini, da Mino Martinazzoli a Tina Anselmi a molti altri leader del passato. Si moltiplicano le pubblicazioni, i saggi, i convegni di approfondimento e gli studi sulle grandi conquiste politiche favorite dalla loro concreta azione legislativa. Del resto, è abbastanza naturale che quando tramonta l’antipolitica e un volgare e vuoto populismo, ritornano in campo le culture politiche riformiste e costituzionali. E, con esse, il ruolo giocato dai principali leader che li hanno incarnate ed inverate nella concreta dialettica politica italiana. E questo perchè, di norma, un grande magistero politico non si può storicizzare o qualunquisticamente archiviare. Gli esempi da citare sarebbero infiniti. Ne cito solo 2 su tutti. Lo “Statuto dei lavoratori” varato dall’allora “Ministro dei lavoratori”, Carlo Donat-Cattin, nel lontano maggio 1970, continua ad essere un faro che illumina chi non vuole umiliare la condizione dei lavoratori nei concreti luoghi di lavoro. Certo, come diceva lo stesso Donat-Cattin anni dopo quella straordinaria e unica riforma, anche quello “Statuto” era figlio del suo tempo e che doveva, prima o poi, essere inesorabilmente aggiornato e rivisto. Ma, comunque sia, quell’impianto legislativo era, e resta, il prodotto di una cultura e di un filone ideale che nessun populismo grillino o di altra natura può scalfire ed annullare. E, secondo, la straordinaria riforma sanitaria vergata da Tina Anselmi nel 1978, la famosa legge 388 che ha segnato una pietra miliare nel campo della sanità del nostro paese. Accanto a quella della riforma dell’assistenza psichiatrica. Due leggi ispirate da alcuni criteri di fondo, quali la dignità della persona umana anche nella malattia mentale e la salute come diritto e bene universale, indipendentemente dalle condizioni lavorative, sociali ed economiche. Gli esempi, come dicevo, si potrebbero moltiplicare ma quello che conta rilevare è che proprio il magistero politico, culturale e istituzionale di questi leader e statisti del passato diventano i punti di riferimento da cui partire per innovare e far decollare una nuova stagione politica nel nostro paese.
Ecco perchè siamo alla viglia di un nuovo, e profondo, cambiamento dello scenario politico italiano. E questo ancora al di là della necessità ed indispensabilità di rifare un “partito di centro” che sappia battere definitivamente la sub cultura del populismo grillino e, al contempo, la sempre più insopportabile radicalizzazione politica prodotta da un violento e ormai innaturale bipolarismo selvaggio. E una delle ragioni, peraltro decisive, che può spingere in questa direzione consiste proprio nella riscoperta del magistero dei nostri leader. Leader che certamente sono cresciuti e maturati nella lotta politica attraverso enormi sacrifici personali accompagnati, però, anche da uno studio costante e da una conoscenza diretta dei problemi della società. Altrochè la desertificazione culturale che caratterizza la politica contemporanea ormai da molto tempo. Ma le avvisaglie e i segnali positivi, comunque sia, ci sono. Adesso è necessario assecondarli e far sì che il magistero di questi grandi leader cattolico democratici, cattolico popolari e cattolico sociali venga sempre più valorizzato e riattualizzato. Per il bene della nostra democrazia e per la stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

Giorgio Merlo

Montaruli (Fdi): rave party è una vergogna firmata Lamorgese, solidarietà a forze dell’ordine

“Tutta Italia sta assistendo all’ennesima prova di incapacità del Ministro Lamorgese che usa gli idranti davanti ai lavoratori ma continua a far sballare sotto effetto di stupefacenti e alcolici migliaia di ragazzi” sostiene il deputato di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli (nella foto).

“Registriamo acquisti di alcolici da parte degli avventori nei supermercati limitrofi a Torino, la zona dove ieri si è consumato l’ennesimo rave party illegale, mentre intere aree sono interamente occupate da camper che nessuno ha ancora sequestrato. Come è possibile che ancora ora si permetta tutto questo? Il Ministro Lamorgese deve dimettersi. Dopo i fatti di Viterbo e’ intollerabile la replica in salsa torinese di quanto già avvenuto vergognosamente pochissime settimane fa. Evidentemente non c’è la volontà o la capacità di stroncare i tour dello sballo, allo stesso tempo è intollerabile vedere la gente perbene costretta a restrizioni o addirittura i lavoratori che vedono compromessi i loro diritti fondamentali dalla lettura di un codice a barre come il green pass. Le aggressioni poi agli agenti delle forze dell’ordine sono vergognose. A loro la nostra solidarietà non solo per le violenze subite ma soprattutto per le condizioni a cui il ministero degli interni li costringe” aggiunge Montaruli – “Ci chiediamo come si  faccia a dire dal comune di Nichelino in poi che la situazione e’ sotto controllo davanti a uno scenario del genere”.

Avetta (Pd): Pnrr, Città metropolitana penalizzata

Il consigliere Alberto Avetta (Pd) contesta la ripartizione dei 36 milioni di risorse Pnrr: “La Città Metropolitana di Torino vale, per numero di abitanti e di comuni, la metà del Piemonte: 8 milioni su 36 complessivi sono solo il 22%.”

 

“Nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza la Regione distribuirà 36 milioni, per gran parte fondi del Governo nazionale, a favore dei Comuni piemontesi per realizzare opere sui loro territori. Certamente una buona notizia, soprattutto perché gli interventi in questione riguardano la messa in sicurezza del territorio, la viabilità, l’edilizia, ecc., tutte questioni molto rilevanti. Peccato che, anche questa volta, si registri una evidente disparità di trattamento, con poche risorse per l’area metropolitana di Torino e la maggior parte destinata al resto del Piemonte. Né si comprende dove stia l’oggettività dei criteri in base ai quali è stata effettuata questa ripartizione. Come già in altre occasioni, anche con i soldi del Pnrr, la Giunta regionale non teme di confermare la propria propensione a favorire il Piemonte 2. La sproporzione tra i Comuni della ex provincia di Torino e quelli del resto del Piemonte è netta. La prima linea di finanziamento destina 19 milioni di fondi statali, e di questi solo 4,5, milioni sono destinati ai comuni del Torinese. In canavese, ad esempio, solo Ivrea beneficerà di un finanziamento. La seconda tranche per 9 milioni verrà erogata seguendo la graduatoria della legge 18/84: avevo già evidenziato come anche questi criteri fossero fortemente penalizzanti per i comuni della ex provincia di Torino, che, infatti, beneficeranno di soli 2,4 milioni. La terza linea è finanziata con 8 milioni per il dissesto idrogeologico e, anche in questo caso, ai comuni della nostra ex provincia arriverà 1 milione soltanto. La Città Metropolitana di Torino vale, per numero di abitanti e di comuni, la metà del Piemonte: 8 milioni su 36 complessivi sono solo il 22%. Siamo molto lontani dalla “metà”. Il Pnrr rappresenta un’irripetibile occasione per i nostri territori, per tutti i nostri territori, e se non vogliamo sprecare questa opportunità serve una gestione razionale e più trasparente delle risorse, senza indulgere in localismi. Le regole adottate dalla Regione per distribuire queste risorse producono esiti inaccettabili per i comuni e per i cittadini della nostra ex provincia. Chiaro che per la Giunta Cirio l’area di Torino ha cessato di essere ‘bellissima’. Occorre una immediata correzione di rotta applicando equità e soprattutto buon senso”. 

Salario minimo, Costanzo (AC): “Da Governo frasi di circostanza ma legge non vedrà luce”

“Il Governo, per bocca della Sottosegretaria al Ministero del Lavoro Accoto, purtroppo ha risposto con le solite parole di circostanza, all’emergenza tutta italiana costituita dai 3 milioni di lavoratrici e lavoratori – dati Eurostat – che ricevono paghe da fame, con contratti collettivi scaduti da tempo, sulla quale ho voluto riaccendere un faro con una interpellanza urgente”. Lo afferma Jessica Costanzo, deputata de L’Alternativa C’è e membro della Commissione Lavoro di Montecitorio.
“Questa mattina – spiega Costanzo – la sottosegretaria ha dichiarato che è volontà del governo istituire un’apposita normativa per la misurazione della rappresentanza, al fine di contrastare il fenomeno dei cosiddetti contratti pirata e procedere poi a introdurre un salario minimo legale. Questa sarebbe la soluzione migliore. Peccato che siamo a 15 mesi dalla fine della legislatura, e dare questa notizia al Paese significa raggirarlo e mancare di realismo”.
“L’antidoto c’è – conclude l’esponente de L’Alternativa C’è – o meglio ci sarebbe: è il salario minimo orario. Ma fino ad oggi Governo e Ministero non hanno fatto niente. E oggi non ci sentiamo rassicurati, perché legare il salario minimo orario alla rappresentanza sindacale e spacciarlo come una notizia adesso significa solo prendere altro tempo. Quando arriverà questo provvedimento? Probabilmente mai. Questa forse è l’unica vera notizia. Chiediamo al Governo di non nascondere la testa sotto la sabbia e il ministro Orlando, per una volta ci dimostri di essere un Orlando furioso perché noi siamo disposti a collaborare con un ministro che si dimostri furioso contro lo sfruttamento, la sottoccupazione, il dumping contrattuale ”.

Maxi rave, Casolati (Lega): offesa a persone perbene, serve prevenzione

“Ennesimo rave party con migliaia di partecipanti si consuma sotto il naso della Lamorgese, il sindacato denucia persino il ferimento di alcuni agenti. Quanto accaduto tra Nichelino e Beinasco è un’offesa alle tante persone perbene che in questi mesi hanno rispettato le regole anti contagio, nonché la dimostrazione che nel nostro Paese c’è un problema di sicurezza. Serve prevenzione, lo abbiamo già detto ormai in troppe occasioni”.

Così in una nota la senatrice torinese della Lega Marzia Casolati.

La Torino delle intelligenze contro il sottosistema delle clientele

Il nuovo sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, dapprima ha utilizzato la solita frase fatta “sarò il sindaco di tutti”, poi seguendo le indicazioni di Sergio Chiamparino ha chiarito che la città ha bisogno del Sistema Torino. Che, considerando la qualità odierna, si è ridotto al Sottosistema Torino.

Però, tra coloro che non lo hanno votato, è ancora accesa la speranza che Lo Russo voglia essere non solo il sindaco di tutti ma che voglia ascoltare anche le proposte che la Torino esclusa può mettere in campo

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Occupazione anarchici in via Bersezio: Fdi chiede lo sgombero

“Questa occupazione doveva essere stroncata sul nascere. Non vogliamo altre Askatasuna, corso Ciriè, Manituana. Il Sindaco insieme a Questore e Prefetto intervengano subito: chiediamo che la palazzina in via Bersezio 30 occupata dagli anarchici venga liberata con un documento nel consiglio della Circoscrizione 7. Non accettiamo che il nostro quartiere sia continuamente bersaglio di atti illeciti finalizzati a un vero e proprio controllo del territorio” in una nota congiunta i consiglieri di circoscrizione 7 di Fratelli d’Italia Alessi e Giovannini. “Presenterò un’interrogazione al ministro dell’interno per chiedere l’immediato sgombero” conclude l’intervento il parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli.

Gestione emergenza Covid, Radicali/+Europa: maggioranza centrodestra si autoassolve

“Negata ai cittadini la possibilità di conoscere i contenuti delle relazioni di maggioranza e minoranza. Le pubblichiamo noi”.

Igor Boni (presidente Radicali Italiani) e Marco Cavaletto (+Europa Torino) commentano:

Tutto come previsto: dopo quattro ore scarse di dibattito consiliare, la maggioranza di centrodestra del Consiglio Regionale ha approvato la relazione di maggioranza del “Gruppo di lavoro per l’indagine conoscitiva in merito alla gestione dell’emergenza da Covid-19” ed ha respinto quella di minoranza. Il sipario è calato su venti mesi convulsi di gestione della pandemia in Piemonte e sul loro tragico lascito: 11.807 decessi (alla data del 27/10/2021).

Tutto è successo senza che il Consiglio Regionale si sia neppure posto il problema di pubblicare sul suo sito web sia la relazione di maggioranza che quella di minoranza. Il fatto che tali documenti siano disponibili sulla pagina Intranet del Consiglio Regionale (a cui possono accedere solo i dipendenti regionali) non è una scusante sufficiente. Ci pare che i cittadini piemontesi siano interessati a conoscere resoconti e valutazioni su un evento che ha sconvolto le loro vite e che non ha ancora terminato di produrre i suoi effetti nefasti. Pertanto, facciamo noi quello che avrebbe dovuto fare il Consiglio Regionale, mettendo in calce a questo comunicato i link alle due relazioni.

Ci pare evidente che la relazione di maggioranza tenti di mascherare con la sua imponenza (ben 216 pagine) quello che la relazione di minoranza (curata dal consigliere regionale PD Daniele Valle) rileva nelle sue 89 pagine: una lunga serie di inadeguatezze, ritardi, errori, sovrapposizioni di incarichi e di ruoli, che non possono essere dimenticati e rimossi con la scusa del “Nessuno era preparato ad una tale tempesta”. Anche perché la tempesta non è finita e dobbiamo fare tesoro degli errori passati per non ripeterli in futuro.

Gruppo di lavoro per indagine conoscitiva su gestione emergenza da Covid-19

Link alla “Relazione di maggioranza”:
https://www.associazioneaglietta.it/wp-content/uploads/2021/10/Relazione-di-maggioranza-su-gestione-emergenza-Covid-19.pdf

Link alla “Relazione di minoranza”:
https://www.associazioneaglietta.it/wp-content/uploads/2021/10/Relazione-di-minoranza-su-gestione-emergenza-Covid-19.pdf