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Prime riflessioni sulle liste: candidature modeste. Non sarà un Parlamento dalle grandi qualità

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IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

L’enfant prodige di queste elezioni, anche se un po’ cresciutello, appare Carlo Calenda, considerato da alcuni come l’ago della bilancia e da altri poco oltre il tre per cento, malgrado l’alleanza con Renzi che gli ha consentito di presentarsi perché non sarebbe mai stato in grado di raccogliere le firme. Calenda è un colonnello senza truppe,se si esclude il 78 enne” soldato “( così si è dichiarato) Osvaldo Napoli ricandidato in più collegi. Anche la presenza femminile e’ assente con Calenda. E sta collezionando molti errori frutto di inesperienza ,ma anche di arroganza.
Ha sovradimensionato le due ministre di Forza  Italia neo convertite al calendismo, ha messo capolista a Milano il saltafossi e figlio d’arte  di Mondovì Enrico Costa, preferendolo al grande sindaco di Milano e deputato europeo Gabriele Albertini. Non è riuscito ad avere il consenso di Damilano e di “Torino Bellissima” che almeno su Torino aveva raccolto un recente ed ampio consenso. Ha insultato pesantemente per ragioni anche anagrafiche l’ex ministro Tremonti che resta un personaggio di primo piano. I candidati di Calenda appaiono marginali, opachi e spenti. Non ha saputo neppure valorizzare l’uscente onorevole Fregolent  e neppure quella parte di ex Dc che fa capo all’on. Merlo, mente colta e coerente, erede di Donat Cattin. Tra Calenda e Renzi non ci sono dubbi: è meglio Renzi.
La cosiddetta società civile non si è entusiasmata per Calenda, neppure la gioielliera Licia Mattioli si è lasciata incantare da una candidatura, lei così attenta alle cariche. Certamente ripresentare Napoli e la sua amica e collega non è un bel segno di novità. Anche Forza Italia ha commesso un gravissimo errore a non dare il collegio di Biella a Pichetto Fratin, vice ministro uscente dello sviluppo economico molto attivo e presente sul territorio.
Per non parlare della scomparsa dei moderati di Portas che hanno giocato su più tavoli e sono rimasti esclusi. In compenso ci sono i  nuovi moderati di Toti, davvero molto modesti.
Leggendo le liste ci si accorge che il 25 settembre entreranno in Parlamento persone per lo più di piccola caratura. E ci accorgiamo che i moderati, tanto ricercati come elemento di equilibrio, avranno un ruolo marginale. I parlamentari saranno di meno, ma non costituiranno una buona classe politica.
Una delle poche donne candidata al Sud si è fatta notare sui social per la sua distanza dalla Nato e da Kiev, contraddicendo le posizioni di Calenda che ha dovuto chiedere scusa. Inoltre appare davvero incomprensibile l’esclusione dalle liste dell’ex sindaco di Parma Pizzarotti, personalità di spicco e di esperienza. Calenda teme i nomi noti che possono dargli ombra.
scrivere a quaglieni@gmail.com

Unione Popolare il 25 settembre sarà sulla scheda elettorale

QUASI 60MILA FIRME IN 10 GIORNI!

 

Abbiamo raccolto circa 60mila firme in 10 giorni, un risultato straordinario senza precedenti nella storia elettorale italiana. Grande risultato anche a Torino e provincia dove le firme raccolte sono più di 2000.

Grazie ad una gigantesca mobilitazione, all’infaticabile lavoro, all’impegno, alla tenacia dei nostri attivisti e delle nostre attiviste, siamo riusciti a compiere un’impresa titanica. Si voleva impedire ad una forza popolare dal basso, che rappresenta le istanze dei molti e non i privilegi dei pochi, di partecipare al processo democratico.

Non ci sono riusciti. Unione Popolare il 25 settembre sarà sulla scheda elettorale.

Ma, cosa più importante, abbiamo avuto una conferma: questo paese ha voglia di tornare a concepire la politica nel senso più nobile del termine.

Ad ogni banchetto, ad ogni firma, ad ogni incontro, abbiamo avuto conferma che il paese reale, quello dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani, delle studentesse, dei pensionati, ha un disperato bisogno di rappresentanza.

Persone che chiedono a gran voce salari più alti, bollette più basse, diritti sostanziali. Che rifiutano la guerra e chi la alimenta, come la NATO e tutti i partiti dell’arco parlamentare, dal centrosinistra alla Meloni. Che vorrebbero urlare basta alla politica concepita come difesa di interessi personali, alle grandi opere inutili come il Tav, ai beni pubblici svenduti e regalati sull’altare del profitto privato, allo svilimento della dignità del lavoro e alla povertà come colpa morale.

Che vorrebbe gridare basta ad una politica preoccupata esclusivamente nel garantire a chi ha troppo ancora di più, togliendo a chi ha già poco.

Le candidate e i candidati di Torino e provincia

CAMERA

P01 (Torino e cintura)

ANGELO D’ORSI (storico, già candidato a Sindaco di Torino)

FRANCESCA BERTINI (universitaria, attivista di PaP e delle lotte studentesche)

DAMIANO CARRETTO (ex consigliere comunale M5S)

ALESSANDRA DE ROSSI (docente di matematica di Unito)

P02 (provincia di Torino)

FIORENZA ARISIO (consigliera comune Avigliana; militante ambientalista e NO TAV)

FAUSTO CRISTOFARI (segr. prov. PRC Torino, già militante FIOM e segr. FP CGIL)

GIULIA SOPEGNO (insegnante, attivista trans femminista, di PaP Ciriè)

STEFANO ALBERIONE (già assessore Bilancio com. Torino; pres. APS La Poderosa)

UNINOMINALE

U01 (Torino 1,2,7,8) ELISABETTA FORNI (sociologa, Politecnico Torino)

U02 (Torino 3,4,5,6) LUIGI CELEBRE (psicologo, militante PaP, attivista contro il carovita)

U03 (Collegno) ROSA BARTIROMO (insegnante di sostegno, attivista della Casa del Popolo Estella)

U04 (Chieri) CADIGIA PERINI (segr. PRC Ivrea, già delegata FIOM, pubblicista)

U05 (Moncalieri) MARCO SCIBONA (ex senatore M5S)

SENATO

EMANUELE NEGRO (fisico, ricercatore ambientalista)

TERRY SILVESTRINI (insegnante, militante femminista)

LUIGI SARAGNESE (insegnante e saggista; già assess. Comune Torino)

ISABELLA LIGUORI (impiegata Agenzia Piemonte Lavoro e rappresentante sindacale)

UNINOMINALE

U01 ADRIANO SCANGA (avvocato, referente Telefono Rosso di PaP)

U02 DANIELA ALFONZI (ex dip. Prov. Torino, già senatrice PRC, impegnata nei movimenti)

Unione Popolare

Unione Popolare è nata dalla convergenza di forze sociali, sindacali, culturali, ambientaliste, politiche con Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, DeMa, le parlamentari di ManifestA. Il nostro portavoce è  Luigi De Magistris, già europarlamentare e sindaco di Napoli, con il quale si è avviato da tempo un percorso di democrazia e partecipazione.

In Piemonte presentate 23 liste per le elezioni politiche

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In Piemonte sono 23 i partiti e formazioni politiche  che hanno presentato le liste dei candidati per la Camera e il Senato. Ora i controlli della documentazione per sapere  quali sono state accettate o meno.

Ecco le liste presentate in ordine di arrivo: M5s, Italexit, Unione Popolare, Italia Sovrana e Popolare, Gilet Arancioni, Forza Nuova, Popolo delle Partite Iva, Forza Italia, Lega, Noi di Centro, Impegno Civico, Terzo Polo, Lista Vita, Alleanza Verdi Sinistra, Fratelli d’Italia, +Europa, Noi Moderati, Partito animalista Ucdl, Partito Comunista, Pd, Referendum e Democrazia con Cappato, Destre Unite e Alternativa per l’Italia.

Il triste spettacolo delle candidature e il rischio astensione. Che votino in cento o in mille non importa. Basta essere eletti

Alla fine sono sempre gli stessi che si presentano alle elezioni politiche.  Cambiano casacca frequentemente.  

Mobili come non mai, sempre a caccia di poltrone o di incarichi che sostituiscano la poltrona principale: uno scranno a Montecitorio o Palazzo Madama. In fondo come dargli torto, buono stipendio e molti benefici diretti ed indiretti.  E poi vuoi mettere, Roma. Una città eclettica, internazionale, ottimi ristoranti ed ottimi salotti mondani dove trascorrere una piacevole serata in particolare in primavera.
Come in quel Film di Ettore Scola, La terrazza.
Al giro dei soliti si sono aggiunti, ultimamente gli ex pentastellati.  Tenera Laura Castelli, nessuna la vuole. Effettivamente era stata pesante con quelli del PD.  Talmente pesante che è stata condannata per diffamazione.  Ma si sa che le cose cambiano. Persino Giggino Di Maio  ( suo capo indiscusso ) ha dato dei pedofili a quelli del PD ed ora  è culo e camicia con lo stordito Enrico Letta. Non so se il segretario PD reggerà la botta.  Se si dimetterà confermerà che il PD è un tritacarne per i suoi segretari. Abbastanza vergognosa l’esclusione di Claudio Lubatti. Esclusione  che ha una sua logica: lui  non arriva da Forza Italia. Si pensava che Gelmini e Carfagna dipendessero da Carlo Calenda.  Ora abbiamo la certezza che hanno preso in mezzo  Calenda. La vicenda di Milano e dell’ ex sindaco Albertini è emblematica. La Boschi chiama Albertini proponendogli di candidarsi.  Quest’ultimo manda un messaggio a Leader Minimo (Carlo Calenda) : ci sto, mi candido.  Risposta: sono 11 anni che non ci sentiamo, no non ti candido. Va di scena oggi le comiche.  Leader Minimo è  sicuramente persona intelligente, ma la sua intelligenza è offuscata dalla sua presunzione.  Lui Leader ( appunto Minimo) ci è nato, non lo è diventato.  I pentastellati una volta eletta Appendino si accontentano e Conte ogni mezz’ora cambia idea.  Prima accordo con il PD dopo il voto, dopo mai accordo con il Pd. Dire che è decisamente estemporaneo è un eufemismo. Nel centrodestra che succede? Se non è zuppa è pan bagno. Con un sostanziale e per loro positivo fattore.  Maggiori probabilità d’essere eletti. Anche loro , comunque,  dovranno fare le valigie  per fare campagna elettorale. Il biellese Gilberto Pichetto a Moncalieri. Sempre il biellese Del Mastro a Vercelli e i torinesi ad Asti. I leghisti? Basta essere nel cerchio magico di Molinari ed il gioco è fatto. Prevedo molta astensione.
Tanto che votino in cento o che votino in  mille l’importante è essere eletti e ci penseranno i leader nazionali a raccogliere i voti.  Tanti proclami elettorali in televisione. Slogan ed ancora slogan. Programmi elettorali?  Un dettaglio trascurabile. Sintesi di giudizio su queste liste?  La montagna ha partorito il topolino. Del resto non potevamo  aspettarci altro.  Sono, o perlomeno saranno, gli stessi di cinque anni fa. Per cinque anni hanno fatto nulla e continueranno nella loro indomita azione di non fare nulla. Al netto dei cinquestelle e della Meloni che passerà dal 4 % ad oltre il 20 %. Tanto, poi la colpa sarà dell’altro.  Ricordiamo che non sono stati solo i pentastellati nel volere la riduzione.
Tutti, ma proprio tutti hanno votato a favore.
Avevano posto come condizione la riforma elettorale.  Ovviamente nulla di nulla.  Tanto nella loro stragrande maggioranza saranno rieletti.  E gli interessi del territorio?
“solo interessi clientelari “. E così il popolo smette di votare. Dunque?  Dopo?  I soliti riti stanchi: dobbiamo recuperare i cittadini sfiduciati.  Giusto i primi due giorni, giusto per ammuina a centro campo. Dopo ? Nulla impastato con il niente.
Patrizio Tosetto

 

Candidati in campo per la sfida tra Pd e Fdi alle elezioni del 25 settembre

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Pd e Fdi del Piemonte hanno presentato i candidati per camera e Senato in vista delle prossime elezioni politiche. 

“Siamo molto orgogliosi di aver stilato una lista altamente competitiva sia alla Camera che al Senato, la punta di diamante è tutta la squadra, che è quella che conta. E anche su Torino pensiamo di poter riservare delle sorprese”. Questo il commento del coordinatore regionale piemontese  di FdI, Fabrizio Comba, che aggiunge: “per noi conta la squadra. Indubbiamente siamo convinti di essere una forza trainante della coalizione. Giorgia Meloni si presenta come una donna pronta a governare questo Paese, una persona affidabile. E chi vota FdI ha la certezza di mettere in cassaforte il proprio consenso”.

“E stato un lavoro complesso, reso difficile per il taglio dei parlamentari e perché abbiamo una coalizione diversa e più ampia di quella presentata 5 anni fa, ma proprio questo ci fa essere ottimisti sull’esito di questo appuntamento elettorale. Così il consigliere regionale Pd e vicepresidente del Partito in Consiglio regionale  Daniele Valle.”Siamo riusciti a spendere la miglior classe dirigente che abbiamo sul territorio,e in particolare tutti i nostri deputati e senatori uscenti che hanno svolto un ottimo lavoro e sono tutti in posizioni utili per poter competere. Con  loro abbiamo anche nomi di rilievo nazionale:  è un onore avere  candidata la capogruppo Deborah Serracchiani e Berruto”.

Centro, Renzi come Martinazzoli. La sfida è simile

Sì, siamo come nel 1994. Certo, le stagioni storiche sono profondamente diverse – come ovvio che sia – e le dinamiche politiche altrettanto.

Ma c’è un elemento, una sorta di filo rosso, che accomuna queste due momenti politici nella storia democratica del nostro paese. Allora, come oggi, entra in campo una “terza forza”, cioè una forza di “Centro” che lancia una sfida politica e programmatica ai due schieramenti maggioritari. Allora come oggi si confrontano una sinistra massimalista ed ideologica contro una destra anch’essa fortemente caratterizzata nelle sue estremità. E allora come oggi ritorna in campo un “Centro” che, pur sapendo di non poter contendere la vittoria numerica finale rispetto ai due poli maggioritari, può giocare comunque sia un ruolo politico decisivo e determinante in vista della definizione dei prossimi equilibri politici. Ieri Martinazzoli e Segni. Oggi Renzi e Calenda. Ma, per restare alla mia area culturale, quella del cattolicesimo popolare e sociale, la sfida di Martinazzoli del 1994 è quasi identica a quella di Renzi del prossimo 25 settembre. E questo perchè esiste una categoria politica e culturale che in questi ultimi anni di populismo montante è stata, di fatto, azzerata: ovvero quella del “Centro”. Se non addirittura politicamente criminalizzata, intesa come luogo di mediazione al ribasso, di combutta con il potere se non sinonimo di malaffare. È stato, questo, il prodotto concreto del populismo grillino ed anti politico, giustizialista, manettaro, demagogico e qualunquista che ha invaso e contagiato la politica italiana al punto di ridurla – come l’esperienza concreta ha platealmente confermato – ad un luogo di decadenza strutturale e di allucinante impoverimento. Una stagione oscura per la democrazia italiana che adesso stenta a risalire la china, ben sapendo che la sinistra e il Pd, pur prendendo timidamente le distanze, continuano a vedere nella malapianta del populismo grillino un interlocutore – se non addirittura l’interlocutore privilegiato – decisivo per una prospettiva progressista del paese.

Ed è proprio la scommessa del “Centro” che, allora come oggi, può rovesciare il tavolo e contribuire a riaprire una nuova fase politica. Ieri ponendo le radici per il progetto dell’Ulivo. Oggi, forse, per far decollare un nuovo centro sinistra senza condizionamenti o ipoteche populiste, demagogiche, qualunquiste e anti politiche. Lo diranno gli elettori, certamente. Ma un dato è già chiaro oggi. E cioè, non saranno gli attuali schieramenti – così come sono stati costruiti e forgiati – a poter guidare il paese a lungo. E questo non per ragioni ideologiche o per pregiudizi politici e personali come predilige la sinistra. Ma per la semplice ragione che ormai nel nostro paese si governa, da sempre, dal “Centro” e con “politiche di centro”. Quando questo non si avvera ci si incammina in un tunnel indistinto e in un vicolo cieco dove, prima o poi, si sfocia nella crisi. O politica o di sistema.
Ma, se questa somiglianza con il ‘94 è indubbia ed oggettiva, c’è una questione che resta aperta, almeno a mio parere. E cioè, nell’attuale progetto di “Centro” deve essere ancora rafforzata e resa maggiormente visibile l’apporto della cultura cattolico popolare, cattolico sociale e cattolico democratica. Per dirla con altri termini, l’area e la tradizione del cattolicesimo politico italiano, molto diffusi e radicati nel nostro paese e nelle mille espressioni della nostra società, debbono ancora essere credibilmente dispiegate nella loro interezza in questo importante e sempre più necessario progetto politico e di governo. E questo non solo perchè il “Centro” nel nostro paese è quasi sempre coinciso con la cultura e la tradizione del cattolicesimo politico ma anche, e soprattutto, per la ragione che proprio quella cultura ha interpretato ed intercettato al meglio la declinazione concreta delle “politiche di centro” nel nostro paese. In tutte le fasi storiche e in quasi tutti gli snodi decisivi della politica italiana.
Ecco perchè, per completare la similitudine tra la stagione del 1994 e l’attuale, al netto come ovvio delle profonda diversità storica e politica, è giunto anche il momento affinchè la miglior tradizione del cattolicesimo politico italiano non assista passivamente a questo importante appuntamento elettorale. Affinchè, subito dopo, il “Centro” e la “politica di centro” siano anche espressione di questa cultura e di questa tradizione ideale.

Giorgio Merlo

La qualità del prossimo Parlamento non sarà migliorata dalla presenza o meno della Senatrice Casellati…

Con le logiche attuali anche un Donat-Cattin avrebbe rischiato 

Il  rinnovo del Parlamento dovrebbe essere il momento più alto nella vita del Paese a prescindere da chi vincerà le elezioni perché la qualità del Parlamento potrà dare leggi di riforma di grande rilievo  che aiutino la economia e la società italiana a tenere il passo con la economia globale e con i grandi cambiamenti climatici . Purtroppo nella scelta dei partiti non prevale più la logica della qualità e della competenza ma quella della vicinanza al commissario regionale ..o altro
Anche i giornali hanno le loro responsabilità. Invece di presentare agli elettori il bilancio del lavoro svolto dal Deputato X o dal Senatore Y a difesa del proprio territorio o del proprio Paese , ai giornali interessa conoscere il Gossip e sapere chi verrà designato e soprattutto ai giornali e alle TV interessa sapere chi vince. Mentre nel calcio tifosi e allenatori sono sempre più interessati alla qualità dei giocatori che i patron acquistano al mercato estivo,  che in Parlamento vengano eletti esperti nelle varie materie , politici che rappresentino bene i propri territori , interessa solo a una minoranza illuminata. Mentre  nell’800 i Deputati locali difendevano al meglio i propri territori ora capita  che i parlamentari eletti non si accorgono che nella ultima Legge Finanziaria non vi sono finanziamenti a favore del settore auto , per fare un esempio o che i fondi per la Intelligenza artificiale siano stati ridotti a un quinto.
Così a difendere la TAV non sono scesi in piazza i ben pagati deputati e senatori torinesi ma bensì noi della Società civile.
Torino seppe riprendersi dalla perdita della Capitale garanzie anche alla qualità dei suoi Consiglieri Comunali che contemporaneamente erano anche Ministri del Governo nazionale.(Quintino Sella).
Quando i leader di partito difendono i parlamentari uscenti dovrebbero fornire un Bilancio della attività svolta nell’ultima legislatura , una delle più modeste di sempre.
Partiti e deputati deboli che non Han saputo opporsi alla demagogia dei 5 stelle che con un taglio esagerato del numero dei parlamentari non hanno risolto alcun problema del Paese anzi renderanno più difficile la attività di Camera e Senato future.
Cosicché oggi il taglio del numero dei parlamentari rischia di tagliare ancora di più la qualità degli eletti. Perché la legge di Grishan , la moneta cattiva scaccia quella buona, non  vale solo nella economia ma anche in politica .Così la brava Porchietto rischia il posto a favore di persone che non hanno brillato per qualità ma che verranno premiati per altre qualità . Cosicché chi ha guidato la iniziativa che ha portato a Torino la Autorità dei trasporti o che ha avuto il coraggio di organizzare la Piazza che ha salvato la TAV, difendendo alla grande gli interessi dei torinesi di oggi e di domani , viene dimenticato. Non capito’ così a Luigi Arisio l’organizzatore della Marcia dei 40.000 che al contrario venne portato in Parlamenro dall’allora PRI.
E invece con candidature di qualità , esperienza e passione , Torino avrebbe potuto essere rappresentata maglio in Parlamento e contare di più a Roma.
Mino GIACHINO 
SITAV

Elezioni, Ruffino: “Solo nelle peggiori dittature no a confronto avversari politici”

“Solo sotto le peggiori dittature ci si rifiuta di fare il confronto tv con gli avversari politici. Eppure un confronto a tutto campo tra i leader dei principali schieramenti, soprattutto per queste elezioni politiche, sarebbe un gesto di rispetto verso i cittadini che devono sapere e capire a chi dare correttamente la loro preferenza il 25 settembre”. Dichiara in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino. “Un rifiuto, o peggio fare in modo che le trasmissioni televisive non lo organizzino, altro non è che una totale e violenta mancanza di democrazia, speriamo che non sia la direzione verso la quale l’Italia si sta indirizzando”, conclude

Molinari (Lega): “Disabilità, oltre 22 milioni di euro per il Piemonte”

“Oltre 22 milioni di euro sono stati destinati al Piemonte per progetti e servizi dedicati alla disabilità. Risorse che aiutano le realtà locali a potenziare e migliorare i servizi, attuare progetti di vita per le persone con disabilità e garantire sostegno alle loro famiglie: 1,6 milioni dal Fondo inclusione 2021 per il turismo accessibile; 4,3 milioni per attività ludico sportive, strutture semiresidenziali e sport; 7,2 milioni dal Fondo inclusione 2022-23 per l’autismo; 7,6 milioni dal Fondo assistenti alla comunicazione; 1,8 milioni dal Fondo caregiver. Un passo avanti grazie all’impegno della Lega e del ministro Erika Stefani”.

Lo dice in una nota il deputato della Lega Riccardo Molinari, coordinatore della Lega in Piemonte.

Appendino candidata in tutto il Piemonte

Nel corso della notte sono stati resi noti i risultati delle “parlamentarie”, le consultazioni interne dei pentastellati. L’ex sindaca Chiara Appendino sarà capolista in Piemonte. Si candideranno anche gli ex assessori M5S Iaria e Unia. Appendino si presenterà in tutti i collegi plurinominali del Piemonte