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I Popolari e la “ricomposizione”. Nessuno li rappresenta in modo esclusivo

Abbiamo parlato nei giorni scorsi della necessità di avviare una convinta e feconda stagione di “ricomposizione” politica, culturale e, auspicabilmente, anche organizzativa dell’area Popolare e cattolico sociale nel nostro paese. Certo, si tratta di un auspicio più che di un dato di fatto oggettivo. Ma è indubbio che, soprattutto dopo il clamoroso ed irreversibile fallimento politico del progetto originario del Partito democratico da un lato e la difficoltà, al momento, di riabitare il centro destra con la cultura Popolare e cattolico sociale, il cammino politico e concreto dei Popolari non può che intraprendere altre strade e altri percorsi. Ed è proprio a questo punto che, almeno su un versante, occorre essere chiari e trasparenti. Ovvero, è di tutta evidenza che i percorsi sono destinati a divergere ancora. E del tutto legittimamente, aggiungo io.

Ovvero, c’è chi continua a perseverare nella necessità di ridar vita ad una tradizionale “corrente” di ex Popolari all’interno del Pd – appoggiando o la candidatura di Bonaccini o quella della Schlein, come tutti sappiamo – e chi, al contrario, ritiene che sia giunto il momento per restituire libertà di movimento ai Popolari attraverso un progetto autonomo che sia anche in grado di dispiegare un protagonismo politico e culturale che in questi ultimi anni si è pericolosamente inabissato. Dopodichè si vedrà, cammin facendo, quale sbocco politico ed organizzativo avrà questo processo di rigenerazione e di rilancio politico, culturale e programmatico dei Popolari. Perchè in gioco, infatti, c’è la necessità di uscire dall’anonimato e dal gregariato che hanno caratterizzato il mondo Popolare in questi ultimi tempi. E senza riproporre, al contempo, esperienze testimoniali che sono politicamente irrilevanti ed elettoralmente inconsistenti, come l’esperienza concreta ha platealmente confermato.
Ecco perchè, di fronte ad un quadro ancora fortemente complesso ed articolato, è sempre più indispensabile indicare una regola. Più di metodo che di merito. Ossia, nessuno nell’area Popolare può ergersi a rappresentante esclusivo e organico di questo mondo culturale e politico. Nessuno può, fidesticamente, indicare qual è la strada più corretta e più coerente da intraprendere. E questo non per un gesto qualunquistico o, peggio ancora, pilatesco. Ma per la semplice ragione che, nel momento in cui si rafforza un processo di “ricomposizione” politico, culturale ed organizzativo dell’area Popolare che parte dal basso a differenza di altri momenti storici, sarebbe sciocco nonchè scorretto indicare una sola ed esclusiva via percorribile.
Insomma, rispettando oggi laicamente la libertà di movimento dei Popolari nello scenario politico italiano, può essere la strada più corretta e più credibile per favorire, nel futuro, una vera “ricomposizione” della stessa area Popolare. Senza polemiche politiche e, soprattutto, senza alcun conflitto di natura personale o di gruppo.
Giorgio Merlo

Olimpiadi, Ruffino (Azione): “ascoltare i Comuni”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     Mai come adesso è urgente riattivare la “coesione istituzionale” fra Regione Piemonte e Comuni, quella stessa coesione che decretò il successo delle Olimpiadi invernali del 2006. La posta è alta, per tutti: perché in gioco, con le Olimpiadi di Milano-Cortina, è la credibilità del sistema Italia. Allora la Regione Piemonte deve porre, d’intesa con i sindaci e le società di gestione, la questione di una gestione economica dell’evento ed evitare lo sperpero di sempre più preziose risorse pubbliche.

     Una seconda questione da affrontare e risolvere in tempi stretti riguarda i due impianti della Via Lattea – i trampolini di Pragelato e il circuito del bob a Cesana. Due impianti per i quali si deve decidere: o riadeguarli oppure smantellarli. Quello che non va bene è ignorarli.

     Decidere, e subito, è importante perché le Olimpiadi del 2026 sono dietro l’angolo e nessuno che sia dotato di un minimo di buon senso può rifiutarsi di coinvolgere un’altra regione come il Piemonte nell’allestimento di quell’evento.

Radicali: siccità richiede misure urgenti

NEL 2022 TORINO REGISTRA LA PEGGIORE SICCITÀ DELL’ULTIMO SECOLO
Boni: “Questa è urgenza da governare con riforme coraggiose e informazione”
Dichiarazione di Igor Boni (Presidente di Radicali Italiani):”I dati diffusi dalla Società Meteorologica Italiana – Nimbus non lasciano dubbi sulla gravità della situazione. Nel 2022 sono piovuti a Torino 310mm, nel torinese tra 300 e 400 mm in un anno. 2/3 meno della media! La temperatura è stata di 1,6° più elevata della media. Siamo di fronte a una siccità senza precedenti e servirebbe una immediata presa di coscienza, promuovendo riforme sul risparmio idrico in agricoltura e sulla riduzione dei nostri consumi che può avvenire solo con campagne di informazione incisive. Non c’è infatti alcuna consapevolezza del problema e non sarà qualche pioggia o qualche mese più piovoso a cambiare la realtà: la risorsa idrica scarseggia e sarà un problema serissimo nel breve periodo.
È compito della politica aprire gli occhi e farli aprire a chi li tiene ostinatamente chiusi. Abbiamo chiesto provvedimenti di riforma e gestione a livello padano: nulla. Abbiamo chiesto alla regione e al comune di investire sull’informazione alla cittadinanza: nulla. Abbiamo chiesto innovazione nella gestione dell’acqua in agricoltura: di nuovo nulla. Un comportamento letteralmente irresponsabile”.

I dati pubblicati da Nimbus:

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02K2YSpG8hnSF2HjhHcjp1migkKgNnbWEecWFMAgq9tXa9tQaEpncWTwc7871o5xtWl&id=100064662100857

“Il Pd batte il tempo a Cirio”

IL PD BATTE IL TEMPO A CIRIO. Raffaele Gallo (Presidente gruppo consiliare Pd) : “Il tempo passa, la legislatura finisce e il Piemonte è fermo. Basta annunci, non ci sono più alibi. Se il centro destra è in grado risolva qualche problema! Tra sanità, nuovi ospedali e sociale il Piemonte è immobile e le questioni si aggravano!”

30 dicembre 2022 – E’ trascorso il primo anno fuori dall’emergenza COVID grazie alla scienza e ai vaccini, anzi sono quasi 18 mesi che viviamo nella normalità, ma nessuno dei problemi del Piemonte è stato affrontato e men che meno risolto. Tra qualche giorno inizierà l’ultimo anno di legislatura regionale e tutte le grandi questioni sono ancora aperte. Quali grandi annunci ci riserverà la conferenza di inizio anno del Presidente Cirio? Non lo sappiamo, ma sfidiamo Cirio a risolvere almeno una delle grandi questioni aperte: dalla sanità al sociale dal consumo di suolo alle leggi annunciate e mai depositate! Il tempo passa i problemi non aspettano, la legislatura finisce e il Piemonte è fermo.  Oggi non ci sono più alibi.

“Il Partito Democratico oggi batte il tempo a Cirio – interviene il Presidente del Gruppo Pd Raffaele Gallo – Basta annunci, la legislatura volge al termine, ma i problemi non hanno avuto soluzione. Da più di un anno siamo fuori dall’emergenza imposta dalla pandemia da Covid-19, ma il Piemonte continua a vivere nell’immobilismo. Riteniamo importante fare un bilancio di che cosa è stato annunciato e mai realizzato e dei tanti problemi ancora irrisolti. Sfidiamo il Presidente Cirio a risolverne finalmente qualcuno nel nuovo anno, abbandonando la tradizione della politica degli annunci! Qualche esempio? Un anno fa ci avevano promesso di dotare il Piemonte di una nuova legge urbanistica: non è nemmeno stata adottata in Giunta o depositata in Consiglio. Era stata annunciata una “revisione della legge n.3/2010 sull’edilizia sociale, con nuove regole e nuovi criteri di premialità per chi risiede da più tempo in Piemonte e per le famiglie con un solo genitore che vive con figli minori”: non è mai arrivata in Consiglio. Sui temi sanitari i problemi si aggravano invece di risolversi”.

“Nel 2023 – prosegue Gallo –le sfide che il Piemonte non potrà permettersi di perdere saranno tante e riguarderanno il personale nella sanità, le liste d’attesa, i nuovi ospedali, le rsa ma anche l’approvazione di una nuova legge elettorale che dovrà prevedere la doppia preferenza di genere e essere inclusiva; daremo battaglia sulla soglia di sbarramento perché i partiti più piccoli non devo essere tagliati fuori dal Consiglio regionale. Sono forze che rappresentano una ricchezza e una pluralità di visioni che devono essere mantenute! La giunta di centrodestra, se è in grado, batta un colpo su almeno una di questi temi! Il Piemonte non può più aspettare”.

“Nel corso del 2022 – afferma la Consigliera regionale Monica Canalis – abbiamo più volte sottolineato le carenze di questa Giunta sul tema della non autosufficienza, con liste d’attesa di migliaia di persone finanziate in modo insufficiente dalla sanità e conseguenti ricadute sulle ospedalizzazioni inappropriate. Occorre con urgenza una revisione organica e strutturale del modello di cure per la post acuzie, che coinvolga tutta la sanità territoriale, dalle RSA alla domiciliarità agli ambulatori e case di comunità.  Invece la destra ha proposto misure ingannevoli e tampone, dalle dimissioni protette in RSA per soli 60 giorni al voucher sociale con scadenza 2024 all’aumento delle tariffe residenziali di cui i Comuni non riescono a farsi carico. Occorre aumentare e rendere obbligatoria la spesa sanitaria annuale per convenzioni residenziali, innalzare la quota sanitaria delle rette, formare più medici ed infermieri. Soprattutto, il Partito Democratico si è fatto e continuerà a farsi promotore di una riforma complessiva del modello di cura per le persone croniche non autosufficienti per individuare, insieme alle famiglie, formule nuove e più flessibili di cura ed assistenza, senza arretramenti della sanità. In una regione anziana come il Piemonte la cura della non autosufficienza è davvero la nuova frontiera della sanità”.

“La Giunta Cirio non ama l’ambiente – dichiara il Consigliere regionale Alberto Avetta – Lo denunciamo da tempo. In questi ormai 4 anni di governo abbiamo più volte rimarcato sia il disamore per l’ambiente sia azioni che lo danneggiano. A fronte di un Piemonte in cui il “consumo del suolo” marcia a ritmi eccessivi – è di pochi giorni fa l’allarme della Federazione Interregionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali del Piemonte e della Valle d’Aosta – la Giunta Cirio ha allentato le regole con tanti provvedimenti specifici che favoriscono la cementificazione. Al tempo stesso tutto tace sul fronte delle energie rinnovabili. Il Gruppo PD ha presentato una proposta di legge che rinnova la regolamentazione delle “comunità energetiche” da fonti rinnovabili e individua precisi strumenti d’incentivo. Si tratta di una grande opportunità anche sul fronte dei fondi PNRR per tanti piemontesi, in particolare per quelli che vivono nei comuni con meno di 5 mila abitanti.

Per questa ragione il Piemonte, terra di tanti piccoli comuni, dovrebbe assumere il ruolo di guida nazionale per le politiche energetiche. Al contrario, in questo settore come avviene anche sulla mobilità sostenibile, il Pimonte di Cirio si limita ad inseguire le altre regioni più virtuose. E’ davvero un peccato”.

“Dopo quasi 4 anni di governo della destra in Piemonte gli alibi sono finiti – dichiara il Consigliere regionale Domenico Rossi – L’edilizia sanitaria è bloccata ovunque, le liste di attesa sono infinite e aumenta il ricorso a privati e gettonisti. Un vero disastro al quale è necessario opporsi con forza. La pandemia ci ha mostrato l’importanza della nostra sanità e la necessità di continuare a investire su un sistema sanitario pubblico, universale e accessibile a tutti, che deve essere adeguato, tuttavia, alle nuove condizioni. Le risposte alle richieste che provengono dai cittadini devono essere date dalla sanità pubblica, sulla quale si deve investire per migliorarla e renderla più efficiente. I piemontesi meritano un’alternativa. E noi la stiamo costruendo”.

“Abbiamo illustrato i limiti di questi anni di governo della Giunta Cirio – conclude il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle – durante i quali non si è vista in nessun settore l’altra velocità tanto sbandierata durante la campagna elettorale del 2019, ma tanti annunci a cui non sono seguiti i fatti. E questa, unita all’assenza di un disegno strategico e alla preferenza per tanti piccoli progettini con logiche clientelari, si è dimostrata la vera cifra della destra regionale. Abbiamo, però, voluto presentare anche le priorità del Partito Democratico attraverso proposte concrete, quelle proposte che caratterizzeranno il programma elettorale del 2024. Il Pd parte dall’ascolto dei territori, delle Associazioni, dei lavoratori, dei cittadini, da una volontà di rilancio dei territori del nostro Piemonte, parte dalla necessità di dare una voce a chi è dimenticato e ignorato dal centrodestra, a chi chiede attenzione e rappresentanza, dal bisogno di correggere le diseguaglianze alla radice. Politiche per l’infanzia in cui tutti abbiano le stesse possibilità, una scuola più aperta, inclusiva per costruire gli adulti di domani. Più rispetto per l’ambiente e il territorio. Più investimenti nella sanità, nel personale, nella prevenzione, nella ricerca. Quelli che ci lasciamo alle spalle sono stati anni difficili e per molti profondamente ingiusti. Non permetteremo che il divario tra le persone diventi più profondo, ma ci impegneremo per colmarlo”.

 

Pd Regione: “Bene commissario al Parco salute”

GALLO – VALLE (PD): “ACCOLTA LA NOSTRA PROPOSTA. ADESSO SI PROCEDA RAPIDAMENTE!”

 “E’ stato dato il via libera attraverso un emendamento inserito nella Legge di Bilancio appena approvata a Roma, alla nomina di un commissario con poteri straordinari per la realizzazione del Parco della Salute, della ricerca e dell´innovazione di Torino. Un’ottima notizia, frutto della nostra proposta dell’ottobre scorso. Ma adesso bisogna accelerare. Non possiamo più permetterci di perdere tempo!” dichiarano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo e il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle.

“Ci aspettiamo – proseguono gli esponenti dem – che i lavori possono iniziare immediatamente. Il rilancio della sanità pubblica deve partire dalla costruzione di nuove strutture ospedaliere, moderne, efficienti, al passo con i tempi e con le richieste che arrivano dalla società e dai cittadini alle quali si deve affiancare una riforma della sanità che deve riguardare il personale e i territori. Ora si acceleri, Torino non può più attendere”.

Italia Lib-Pop: politiche più stringenti su Covid e Cina

“La contemporanea recrudescenza del Covid, la dismissione di controlli e la mancanza di condivisione dei dati epidemiologici da parte del regime comunista cinese, già responsabile del diffondersi della pandemia a livello globale nel 2020, impone misure drastiche a tutela della salute e dell’economia del nostro Paese. Per questo, come Italia Liberale e Popolare, crediamo che il Decreto firmato dal Ministero della Salute, che impone test obbligatori unicamente ai viaggiatori provenienti da voli diretti in partenza dalla Cina, sia insufficiente a tutelare gli interessi nazionali”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, annuncia la proposta dell’Associazione, favorevole a controlli più stringenti.
“I dati relativi ai viaggiatori in arrivo nel nostro Paese dalla Cina sono preoccupantiTra il 30 ed il 50% di essi risultano positivi agli screening volontari a cui si sono sottoposti in questi giorni tra Malpensa e Fiumicino. Dati che evidenziano come ci siano migliaia di casi potenzialmente in ingresso in Italia”, aggiunge Desirò.
“La misura del test obbligatorio unicamente per i viaggiatori in provenienza diretta è un ago nel pagliaio. Infatti, risulta che più del 90% degli ingressi nel nostro Paese dalla Cina provenga da tratte con scalo. Numeri così grandi di eventuali positivi potrebbero avere una ricaduta preoccupante su un SSN colpevolmente non aggiornato e potenziato dagli ultimi due Esecutivi. Questo porterebbe con sé tutte le conseguenze del caso, tra limitazioni della libertà individuali ed eventuali misure emergenziali, che tutti noi, purtroppo, ci ricordiamo, avendole subite già per due anni”, continua Desirò.
“Per questo, come Italia Liberale e Popolare, vorremmo sensibilizzare il Governo Meloni ad una misura più stringente, espandendo il tampone obbligatorio a tutti i viaggiatori provenienti dal Paese asiatico, anche dopo uno o più scali. Seguendo il principio della “difesa dei confini“, tanto caro all’elettorato dell’attuale esecutivo, è proprio con misure come quelle suggerite che si mette in atto la difesa degli interessi nazionali, tutelando la salute pubblica e proteggendo l’economia da eventuali nuovi disagi dovuti al diffondersi del contagio importato dalla Cina”, conclude Desirò.

La Russa ha sbagliato. Ma l’antifascismo non scada nel mito e nella propaganda

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Mi pare che dedicare il titolo di apertura del quotidiano “Repubblica” al Msi e a La Russa sia davvero esagerato e lontano dallo stile misurato che ho sempre apprezzato nel direttore Maurizio Molinari. Troppa importanza data ad una dichiarazione che non meritava tanta attenzione  anche perché il Msi è una realtà storica che neppure la Legge Scelba ha mai considerato un duplicato del disciolto partito fascista, per ripetere il linguaggio usato dalla Costituzione. Per comprendere il problema bisogna riandare alla  XII norma transitoria e finale della Costituzione che alcuni costituzionalisti ritengono di valore permanente. Nell’ultimo comma di quell’articolo è  prevista un’interruzione dell’elettorato attivo e passivo per un quinquennio per gli ex gerarchi fascisti, a far data dall’entrata in vigore della Costituzione, il I gennaio 1948. Questa norma è stata ampiamente violata perché alcuni  ex fascisti di rango riappaiono  in Parlamento già nel 1948 senza che nessuno abbia mai eccepito qualcosa in merito alla XII norma transitoria. Nel 1946 l’amnistia voluta da Togliatti aveva riabilitato molti ex fascisti e l’epurazione fu quasi una burla, come sostenne già allora Mario Pannunzio. In Italia, anche a dimostrazione delle diverse esperienze storiche tra i due paesi e regimi, non ci fu nessuna Norimberga, pur se ci furono i massacri delle foibe e dei fascisti documentati da Pansa e mai confutati in maniera seria da nessuno storico. Prendersela adesso con La Russa che ricorda il padre missino, appare una esagerazione propagandistica. Ma anche il comportamento del presidente del Senato va criticato perché la seconda carica dello Stato deve mantenere un riserbo e una terzietà che il ruolo comporta, anzi esige. La Russa può anche  astenersi dalle vulgate antifasciste a cui non  ha mai creduto e che sarebbero atti di pura ipocrisia, ma non può  permettersi di celebrare la parte politica in cui ha militato. E’ anche una questione di banale ineleganza istituzionale. La figlia di Pino Rauti, sottosegretaria di Stato, è stata scioccamente inopportuna ed ha rivelato una scarsissima caratura politica. La Russa che è stato ministro, deve scegliere tra essere esponente di partito o presidente del Senato. I due ruoli sono incompatibili, a prescindere dalle idee e dalle nostalgie  espresse. La Russa ha sbagliato, ma anche i vari  De Luna che hanno preso lo spunto per l’ennesima vulgata antifascista, non sono specchio di una democrazia vera perchè in passato hanno esaltato il comunismo  o sono stati silenziosi quando l’URSS massacrava la libertà e la dignità umana. L’antifascismo è e deve tornare ad essere una cosa seria come lo fu quello di chi pagò con la vita la sua opposizione al Regime. L’antifascismo a decine di anni dalla fine del regime deve avere una caratura storica, senza scadere nel mito e nella propaganda. Solo così potrà contribuire a far crollare nel ridicolo i La Russa di turno, scatenando una risata destinata a sommergerli.

Suicidi in carcere, Grimaldi (Verdi Sinistra): Le risposte di Nordio non soddisfano

Il Governo Meloni ha rispedito in carcere 700 persone in semilibertà.

 

“Finalmente arriva la risposta del Ministro Nordio a cui, dopo l’ennesima morte, lo scorso ottobre, di un ragazzo nel carcere di Torino, avevamo chiesto di fare chiarezza e dirci come il Governo intendesse agire per affrontare il numero impressionante dei suicidi di detenuti in Italia, il sovraffollamento endemico dei nostri istituti di reclusione, la quantità eccessiva di arresti per reati di piccola entità, l’assenza di adeguata tutela per le persone più fragili condannate alla reclusione. Le risposte del Ministro non ci soddisfano” – dichiara il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, firmatario dell’interpellanza insieme al collega Devis Dori.

 

“Non ci soddisfano perché le tante circolari sull’emergenza suicidi e autolesionismo non bastano: nessuna linea di indirizzo sarà mai sufficiente se non si monitora sulla sua applicazione e non si studia come è cambiata nel tempo la popolazione detenuta” – prosegue Grimaldi. – “La vigilanza da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria negli istituti non avviene; nonostante Protocolli e Accordi fra gli enti, alla Casa Circondariale Lorusso e Cutugno in nessuna sezione entra mai lo psichiatra per una valutazione della vulnerabilità: il solo personale che accede è infermieristico; il supporto psicologico e l’intercettazione degli ‘invisibili’ necessitano di personale adeguato che in questi anni è stato assente e di modalità che al momento non esistono. E certamente l’unità di ascolto della Polizia penitenziaria non è il soggetto adeguato ad attuare l’ascolto empatico. Infine” – conclude Grimaldi – “che dire dei 2.700.000 euro in più stanziati per gli onorari degli esperti, da spendere entro il 31 dicembre? Che cosa accadrà dopo? Di certo non finirà questa emergenza. I suicidi di Alessandro Gaffoglio e Tecca Gambe non possono essere liquidati dicendo che è stato fatto tutto il possibile. La situazione nelle carceri e negli istituti minorili è esplosiva, eppure la risposta del Governo Meloni al sovraffollamento è stata il ritorno in cella, allo scadere dell’anno, di 700 persone in semilibertà che da due anni e mezzo usufruivano di licenze al loro domicilio. Che senso ha?”.

Il sindaco Lo Russo: “È stato un 2022 molto complesso”

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Presentato nella conferenza stampa di fine anno a Palazzo Civico dal Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, il resoconto delle attività svolte dall’Amministrazione comunale e le opportunità e gli scenari futuri.

Chiudiamo un anno che è stato particolarmente complesso – ha dichiarato il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo – che ci ha visto molto impegnati sulla costruzione dei progetti che partiranno tra il 2023 e il 2024 e che, anche sulla scorta degli investimenti dei fondi europei e del PNRR, daranno davvero un nuovo volto e una nuova proiezione di crescita al futuro di Torino.

Dal risanamento strutturale dei conti con il Patto per Torino firmato con Draghi all’accordo con Stellantis, dal Consiglio d’Europa alla gestione dei grandi eventi, dalla riorganizzazione della macchina comunale al rilancio della cultura e al finanziamento della Linea 2 sono davvero tanti i risultati raggiunti.

Ci siamo posti come Amministrazione – ha continuato il Sindaco – quattro grandi priorità: lo sviluppo e la ripartenza economica, la coesione e la ricucitura sociale, la sostenibilità ambientale e la cura dei servizi, delle persone e dello spazio pubblico. Per dare corpo a questa visione ci siamo dati un metodo di lavoro basato sull’ascolto e il confronto con tutti gli interlocutori della Città, abbiamo puntato sul merito e sulla competenza cercando di favorire al massimo l’innovazione anche dentro la macchina amministrativa.

Credo che si siano gettate le basi per un nuovo ciclo pluriennale di rilancio della Città. E i primi risultati di questo lavoro credo si possono già apprezzare.

Nel 2023 – ha concluso Lo Russo –  lavoreremo con ancora maggior impegno e determinazione per dare corso ai tanti progetti sviluppati in questo primo anno di mandato e cercheremo di rendere ancora più evidente e tangibile il cambiamento che abbiamo avviato.”

All’incontro con i giornalisti erano presenti anche tutti gli assessori della Giunta comunale che hanno approfondito gli argomenti delle proprie tematiche assessorili.

Giachino: Lo Russo e la tangenziale est

GIACHINO : Le conferenze di fine anno debbono coprire il vuoto programmatico delle Amministrazioni. Così oggi il Sindaco  Lo Russo pare ritirare fuori il tema della tangenziale Est più come ballon d’essai per coprire il vuoto della politica di rilancio di Torino.

La tangenziale est è bloccata da quarant’anni proprio dai no della sinistra. Una delle cause del rallentamento economico di Torino sta proprio lì.
Quarant’anni di ritardo  sono stati pagati dalle imprese grazie all’aumento dei costi del trasporto dovuti a percorsi più lunghi e al congestionamento del traffico, sono stati pagati dai pendolari che ogni giorno debbono raggiungere fabbriche e uffici situati nella cintura. Dalla tangenziale est alla Quarta corsia tutte ipotesi nate e morte grazie alla incapacità della sinistra di trovare una soluzione efficiente . D’altronde se sull’Unita il giorno della inaugurazione della Autostrada del sole si diceva che non si capivano i vantaggi delle Autostrade , se Torino è arrivata alla Metropolitana con 30 anni di ritardo e solo perché era una condizione del Comitato Olimpico, si può capire perché sulla Tangenziale est oggi , quarant’anni dopo, il Docente del Politecnico invece di indicare una soluzione parli di un tavolo con i Sindaci del chierese.
Torino dal 1995 cresce meno delle altre Città italiane perche’  le Amministrazioni non han difeso l’industria ma anche per i clamorosi ritardi sulle infrastrutture, dalla Linea 2 della Metro alla Tangenziale est, all’aeroporto solo tredicesimo tra gli Aeroporti italiani.
Qui una delle ragioni della crisi del PD che non ha fatto propria la politica  delle infrastrutture elaborata dal Prof. Giuseppe GROSSO , da Edoardo CALLERI e da Giuseppe BOTTA . D’altronde la TAV la abbiamo salvata noi con la Grande Manifestazione di piazza Castello  del 2018 che organizzai con le madamin…
 
Mino GIACHINO 
SITAVSILAVORO