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Torino dice NO alle violenze politiche

Il Consiglio Comunale ha approvato, questo pomeriggio, un ordine del giorno con il quale la Sala Rossa “condanna ogni forma di intimidazione e di violenza, fisica e verbale, nei confronti di chi anima il dibattito pubblico e con le proprie azioni si prodiga nella cura della comunità”.

Il documento, che ricorda come nella nostra città, in diverse occasioni, sedi di partito, circoli culturali, luoghi con importante valore simbolico e di particolare interesse per le comunità locali, siano state oggetto di danneggiamento e imbrattate con messaggi denigratori e di minaccia, è stato proposto e sottoscritto congiuntamente da consiglieri di maggioranza e opposizione e approvato all’unanimità.

L’ordine del giorno esprime la solidarietà del Consiglio Comunale “verso le persone, gli Enti e i Partiti di qualunque orientamento politico che a diverso titolo sono stati colpiti da questo odioso fenomeno sul territorio cittadino”, raccomandando “particolare attenzione nel non voler alimentare con la propria azione politica il perpetrarsi di logiche d’odio e di azioni violente”.

F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale

Pompeo (PD): “AV Milano-Parigi: Confermata l’esclusione di Bardonecchia, ma nessuna azione”

11 giugno 2025 – “Rispondendo alla mia interrogazione con la quale chiedevo se ci fosse la possibilità di ripristinare la fermata di Bardonecchia per i treni ad alta velocità Frecciarossa e TGV Milano-Parigi, l’Assessore regionale ai Trasporti ha precisato che, al momento, è stata privilegiata la fermata di Oulx, ma che potrebbe non essere una scelta definitiva, dato che, in passato, è accaduto che venisse preferita Bardonecchia a Oulx e che, quindi, un turnover commerciale può essere controvertito. Ha affermato, inoltre che i soggetti economici e politici del territorio stanno pensando di avanzare una proposta che Trenitalia è disponibile a sentire, che non penalizzerà nessuno, ma può rappresentare un’opportunità migliore di attrarre turisti, prevedendo la fermata a Bardonecchia e non solo a Oulx. L’Assessore ha, tuttavia, aggiunto che gli sembra difficile mantenere entrambe le fermate dal momento che il treno perderebbe così le caratteristiche di alta velocità” spiega la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo.

“Ho chiesto ulteriori chiarimenti – prosegue laConsigliera regionale Pd – per capire se la Regione Piemonte abbia intenzione di promuovere misure di sostegno per il settore turistico di Bardonecchia e se intenda prevedere investimenti o strategie per potenziare il trasporto ferroviario regionale in modo da compensare, almeno parzialmente, la mancata fermata dei treni ad alta velocità. L’Assessore Gabusi ha precisato che, nel periodo invernale, al fine di incentivare il turismo sciistico è stata introdotta la fermata a Bardonecchia per alcuni Frecciarossa e Intercity”.

“Data l’importanza delle nostre stazioni sciistiche e in un contesto in cui quelle francesi, come Monginevro e Serre Chevalier, beneficiano di una crescente affluenza grazie a strategie di marketing e investimenti, auspico che la Giunta regionale metta in campo tutte le azioni possibili per valorizzare Bardonecchia e consentirne una maggiore fruizione attraverso collegamenti più frequenti e accessibili” conclude Laura Pompeo.

cs

 

Bufalo (Opi): “Un piano per l’infermieristica”

 
Torino, 9 giugno 2025 – «Non basta cercare nuovi infermieri: bisogna mettere in condizione quelli che ci sono di fare il proprio lavoro». Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino e del Coordinamento Regionale OPI Piemonte, interviene nel dibattito sull’emergenza personale rilanciato dalla Regione Piemonte e dalle scelte dell’assessore alla Sanità, Federico Riboldi. Lo fa durante il convegno SIDMI, di sabato, dove affronta senza retorica le reali condizioni della professione.
«È un errore strategico concentrarsi solo sugli sviluppi della professione infermieristica e sul contributo che questa può dare al sistema salute – afferma Bufalo – senza contestualmente intervenire sullo stato di sofferenza che affligge le infermiere e gli infermieri all’interno delle organizzazioni sanitarie».
Rivolgendosi direttamente all’assessore Riboldi in merito alla stesura del piano socio-sanitario 2025–2030, Bufalo annuncia: «Alle prossime consultazioni in Regione, gli ordini degli infermieri contribuiranno alla discussione depositando un documento che affronta tre punti prioritari: l’investimento sugli infermieri di famiglia e di comunità, la valorizzazione delle capacità manageriali degli infermieri e dei professionisti sanitari e, non certo in ultimo, la rappresentazione della situazione nella quale oggi operano gli infermieri».
La carenza di infermieri è ormai strutturale: «Non vi è alcuna possibilità di recuperare gli oltre 6.000 professionisti che mancano in Piemonte secondo gli attuali modelli organizzativi». Bufalo riconosce lo sforzo della Regione per assumere e stabilizzare personale e sottolinea la collaborazione avviata con l’assessore Riboldi: «Con lui è stato costruito un percorso che consente a tutti i neolaureati di ciascuna sessione di laurea di essere immediatamente inseriti nel sistema sanitario pubblico. Ciò nonostante – aggiunge – questi inserimenti servono a malapena a compensare il numero di coloro che escono».
La denuncia è chiara: pochi infermieri, spesso utilizzati in modo inappropriato. «È ciò che emerge dallo studio della prof.ssa Sara Campagna dell’Università di Torino – sottolinea Bufalo – secondo il quale il 25% del tempo lavoro di ciascun infermiere è occupato da attività che nulla hanno a che fare con l’infermieristica, ma che servono a compensare la carenza di altre figure professionali».
Insomma servono interventi a lungo termine, afferma ancora «per restituire attrattività alla nostra professione, incentivare le nuove generazioni a iscriversi ai corsi di laurea in infermieristica e contrastare la fuga dalla professione. Tra questi: la seria rivalutazione degli stipendi, lo sviluppo di percorsi di carriera clinica e organizzativa, l’abolizione del vincolo di esclusività e un maggiore riconoscimento sociale».
Ma servono anche azioni a breve termine: «Interventi sui modelli organizzativi che aiutino a dar sollievo nell’immediato – precisa – attenuando gli effetti dell’attuale carenza sugli assistiti e sugli infermieri». E aggiunge con tono critico: «È un paradosso che, in una situazione di conclamata carenza, gli infermieri vengano utilizzati per svolgere attività non pertinenti al proprio profilo. Dateci personale di supporto e amministrativi per le attività segretariali nei reparti – conclude – e metteteci in condizione di tornare a fare ciò che sappiamo fare meglio: prenderci cura della salute e del benessere delle persone».
Infine, un messaggio diretto alle istituzioni: «Esiste una Questione Infermieristica – afferma – che si interseca, ma che prescinde da tutti gli altri problemi della Sanità. Serve un Piano straordinario sull’Infermieristica per introdurre cambiamenti concreti e garantire sostenibilità, appropriatezza e sicurezza al nostro sistema sanitario regionale».
cs

Calderoni (pd): “Canapa industriale: Decreto Sicurezza terremota intera filiera”

“Servono regole chiare e un impegno immediato della Regione Piemonte”

Torino, 9 giugno 2025 – Con l’articolo 18 del nuovo Decreto Sicurezza, il Governo ha inferto un colpo pesantissimo e ideologico alla filiera della canapa industriale, introducendo il divieto generalizzato di tutte le attività legate ai fiori di canapa, senza distinguere tra usi ricreativi e attività legali, trasparenti e regolamentate.

Il risultato? Un intero comparto agricolo e produttivo viene gettato nell’incertezza, trattato come fuorilegge, nonostante le coltivazioni riguardino varietà di canapa prive di effetti psicotropi, registrate e ammesse dalle normative europee. È un approccio repressivo e miope, che sacrifica occupazione, investimenti e sostenibilità ambientale sull’altare della propaganda.

In Piemonte, sono oltre 200 le aziende coinvolte, per un fatturato annuo stimato di 200 milioni di euro. Si tratta di imprese attive in settori strategici come la cosmetica, l’alimentare, la bioedilizia, il tessile, la floricoltura e la produzione di integratori, che nulla hanno a che fare con lo spaccio o il consumo di sostanze stupefacenti.

Questi imprenditori – come emerso con forza nell’audizione delle Commissioni Ambiente e Agricoltura del Consiglio regionale – chiedono chiarezza normativa, regole transitorie per tutelare chi ha investito legalmente nel settore, e ristori immediati per evitare fallimenti e licenziamenti.

Questa norma non distingue, non ascolta, non tutela. Tratta la canapa industriale – che è legale, utile e certificata – come fosse droga. Così facendo, affossa un comparto che rappresenta una concreta alternativa ecologica, una risorsa per i territori montani e un’eredità storica italiana: fino agli anni ’50, l’Italia era il secondo produttore al mondo di canapa industriale, e il Piemonte, con Carmagnola, era un’eccellenza riconosciuta.

Chiediamo pertanto che la Regione Piemonte si attivi senza esitazioni:

  • aprendo un tavolo permanente con le associazioni di settore;
  • promuovendo una proposta normativa regionale a tutela della filiera;
  • facendo pressione sul Governo per una regolamentazione chiara, scientifica e proporzionata.

Difendere la canapa industriale non è una battaglia ideologica: è una battaglia di legalità, lavoro e futuro sostenibile. Non possiamo permettere che, per colpa di un decreto confuso, a pagare siano le imprese che rispettano le regole, creano occupazione e innovano i nostri territori.

Mauro CALDERONI – Consigliere regionale del Partito Democratico

Referendum, Nallo (IV): Torino conferma la sua voglia di partecipare

“È un dato positivo che a Torino l’affluenza sia nettamente sopra la media nazionale”, dichiara la consigliera regionale Vittoria Nallo (Stati Uniti d’Europa per il Piemonte). “Torino si conferma una città viva, universitaria, con una forte voglia di partecipare. Siamo anche la provincia con il maggior numero di richieste di voto fuorisede per motivi di studio: un segnale importante, soprattutto da parte delle nuove generazioni”, prosegue Nallo. “Il quorum sappiamo che non sarà raggiunto, ma era prevedibile: i quesiti sul lavoro erano superati e ideologici. Ripartiamo però da chi ha comunque scelto di andare votare.”

Grimaldi (AVS): A Gaza deve tornare l’ONU

“L’equipaggio della nave Madleen della Freedom Flotilla è stato arrestato qualche ora fa dall’esercito israeliano, che ha attaccato la nave in acque internazionali e confiscato gli aiuti. Nessun Paese ha tentato di fermare Israele e le sue forze militari, che si comportano come violenti predoni del mare. Chiediamo a gran voce che le autorità israeliane fermino ennesimo crimine di guerra. A Gaza devono tornare ONU e diritto internazionale. Fuori devono restare i criminali di guerra, non gli aiuti” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi.

Pride: in Palestina un dramma. Ma non si dimentichi il terrore di Hamas

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Un’immensa bandiera palestinese ha aperto il corteo torinese  del Pride di ieri. Ciascuno sfila come  ritiene e con chi  vuole, in assoluta libertà. Il diritto di sfilare pacificamente è un diritto costituzionale intangibile. E’ certo però che quella bandiera cozza in modo vistoso con  Angelo Pezzana, fondatore del Fuori e anima dell’Associazione Italia- Israele. Pezzana è il teorico vivente  dell’orgoglio omosessuale manifestato in tempi in cui dichiararsi gay era difficilissimo. Sanno quelli del Pride che la Palestina è stata alleata di Hitler e soprattutto sanno come vengono trattati i gay nella striscia di Gaza? Il primo Pride  della storia fu promosso in Israele. E’ stato scritto che c’è “gente che si comporta alla stregua delle mucche che si recano da McDonald ‘s per uno spuntino” . Un’osservazione non priva di fondamento. Sono il primo a capire il dramma che vivono i civili palestinesi, ma non posso dimenticare che Hamas è un’organizzazione terroristica sanguinaria. Sul “Foglio”, giornale che non ho mai amato, è  stato dimostrato che Torino è  storicamente la capitale dell’antisemitismo  e del fanatismo politico. Bobbio definì l’antisemitismo  una forma di nazismo, una affermazione che anche il signor Rossi avrebbe potuto formulare senza difficoltà. Oggi quella frase di Bobbio non è così scontata. Che tristezza.

Referendum, alle 12 affluenza 9,61% a Torino

L’Ufficio Elettorale ha comunicato le affluenze degli elettori alle ore 12 per i cinque quesiti referendari:

Quesito numero 1: 9,61%

«Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione» – (Scheda di colore verde chiaro)

Quesito numero 2: 9,61%

«Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale» – (Scheda di colore arancione)

Quesito numero 3: 9,61%

«Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi» – (Scheda di colore grigia)

Quesito numero 4: 9,61%

«Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione» – (Scheda di colore rosso rubino)

Quesito numero 5: 9,62%

«Cittadinanza italiana: dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana» – (Scheda di colore gialla)

La precedente tornata elettorale di referendum (2022) si è svolta in una sola giornata e pertanto non è possibile fare un raffronto a livello di affluenze.

La prossima rilevazione delle affluenze è in programma alle ore 19.

TORINO CLICK

Terzo Mandato, O. Napoli: “Se vale per le Regioni, ok anche per i Comuni”

Il commento di Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione e vice presidente ANCI:
Se il governo Meloni, nella sua ennesima inversione a U, ritiene di sbloccare il vincolo dei mandati per i presidenti di Regione, farà bene a considerare che quel limite va abolito anche per i sindaci. Non si possono tollerare istituti giuridici diversi fra le istituzioni locali, siano esse titolari di potere amministrativo o esecutivo. I sindaci non sono figli di un “dio minore” e l’idea di cambiare la veste giuridica di un’istituzione a seconda delle convenienze politiche denota una logica proprietaria o comunque opaca del potere politico. I sindaci sono i rappresentanti dello Stato più vicini ai cittadini e meritano di essere trattati con lo stesso riguardo che si deve ai presidenti di Regione.