POLITICA
Leggi l’articolo su L’identità:
I leader europei fanno il punto su commercio e Nato dopo il trionfo di Trump
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Dunque, il segretario del più grande sindacato italiano, Landini, invita tutti i cittadini alla “rivolta
sociale” contro questo Governo che viene accusato di qualsiasi nefandezza possibile. Un invito, è
inutile negarlo, che arriva da un sindacato che ormai è un partito del ‘campo largo’ o, meglio
ancora nel caso specifico, del ‘Fronte popolare’ contro un nemico ideologico giurato. Un appello,
quello del segretario generale della Cgil, che ricorda una stagione tristemente nota nel nostro
paese. Ovvero, quella della fine degli anni ‘60 e gli interi anni ‘70. Perchè quando una
organizzazione sindacale incita alla “rivolta” è di tutta evidenza che non si può escludere nulla.
Anche perchè, è bene non sottovalutarlo, questa “rivolta sociale” coincide anche con l’accusa,
persin violenta a livello verbale e sbandierata quotidianamente da Landini, contro un Governo,
una Presidente del Consiglio e una coalizione politica, cioè il centro destra, che secondo la Cgil
nega le libertà, riduce la democrazia, prepara una svolta autoritaria e quindi una semi dittatura e
che, infine, sfregia la stessa Costituzione repubblicana. Insomma, una lotta senza quartiere contro
un neo fascismo ormai alle porte. E la violenza verbale di Landini, lontana anni luce dal
comportamento e dal linguaggio di un grande dirigente della Cgil, Luciano Lama, conferma che il
profilo e l’identità dello storico sindacato rosso sono ormai squisitamente politici e partitici e del
tutto avulsi ormai dal ruolo che storicamente può e deve svolgere un sindacato. Del resto, l’attuale
corso della Cgil è un progetto politico e partitico. Interviene su qualsiasi provvedimento del
Governo: dalla riforma istituzionale all’autonomia differenziata, dalla separazione delle carriere ai
compensi milionari dei “martiri” dell’informazione che migrano dalla Rai ad altre emittenti
televisive; dalla politica estera del nostro paese alla gestione dell’immigrazione e via elencando.
Come ormai tutti sanno, Landini interviene su tutto e su tutto lo schema della Cgil è quello di
invitare gli italiani a scendere in piazza. C’è solo un tema, come dice magistralmente e
ripetutamente Calenda, su cui Landini misteriosamente – si fa per dire – non dice una parola.
Ovvero, la politica industriale, la prospettiva e la strategia del gruppo Stellantis. Cioè quando
vengono toccati gli interessi degli editori della Repubblica e della Stampa cala il silenzio del capo
del sindacato rosso. Un silenzio che evidenzia una palese contraddizione della Cgil da un lato e
una eccessiva furbizia tattica di chi attualmente la guida dall’altro.
Ma, al di là di questo elemento che, lo ripeto, ormai non fa neanche più notizia talmente è nota e
conosciuta, quello che semmai va evidenziato è che storicamente, istituzionalmente e
costituzionalmente il sindacato svolge un altro ruolo. Che, al momento, non dovrebbe essere
quello di trasformarsi scientificamente e strutturalmente in un partito politico a tutti gli effetti ma,
al contrario, di difendere e di tutelare gli interessi, le esigenze, le domande e i bisogni dei
lavoratori italiani. Di tutti i lavoratori italiani con qualsiasi contratto e che svolgano qualsiasi
mansione professionale.
Per queste semplici ragioni, verrebbe quasi da dire – anche e sopratutto nell’attuale contesto
politico – che per fortuna esiste ancora un sindacato nel nostro paese che svolge il suo antico
ruolo. Un’affermazione, questa, quasi banale se non addirittura scontata. Eppure proprio oggi
appare di una modernità straordinaria. Ecco perchè, in conclusione, per fortuna che oggi esiste la
Cisl. Ovvero un sindacato che semplicemente fa il suo mestiere. E cioè sintetizzando, centralità
della contrattazione; no a pregiudiziali politiche e partitiche; esaltazione del dialogo e del
confronto con le altre parti sociali, compreso il Governo; priorità al merito delle questioni e difesa
dei lavoratori, di tutti i lavoratori. Tasselli che portano ad un solo obiettivo: il sindacato non è un
partito perchè il partito appartiene al campo della politica e degli schieramenti politici. Ecco
appunto, un sindacato – quello della Cisl – che è l’esatto contrario dell’attuale strategia della Cgil
di Landini.
“Lavoriamo insieme perché l’uguaglianza di genere sia punto di partenza e non di arrivo”
Ho partecipato con entusiasmo all’insediamento della Consulta femminile regionale, avvenuto a Palazzo Lascaris. Ringrazio e auguro buon lavoro alla Presidente Ornella Toselli, alle Vicepresidenti Fulvia Pedani e Rossella Calabrò e a Silvia Ramasso e Beatrice Rinaudo, segretarie dell’Ufficio di presidenza e a tutte le rappresentanti del mondo associativo piemontese e non soltanto che fanno parte della Consulta.
La Consulta svolge un lavoro decisivo nel perseguimento della parità di genere nei processi decisionali, ma anche nella promozione di attività di contrasto alla violenza e ai femminicidi, di promozione della salute e prevenzione dei tumori femminili e di sostegno alle donne, in particolare alle giovani, nella scelta e perseguimento dei propri obiettivi lavorativi, in special modo nell’ambito scientifico.
Il loro prezioso impegno sarà di stimolo anche a me come Consigliera regionale nel mettermi orgogliosamente al servizio di politiche rivolte all’uguaglianza di genere, finché questa non diventerà un prerequisito in ogni ambito della nostra società e sarà finalmente un punto di partenza per noi donne e non un obiettivo da conquistare ogni giorno.
Elena Rocchi, Consigliera regionale Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale
Aprendo i lavori Davide Nicco, presidente del Consiglio regionale, ha ricordato che “la Consulta femminile è un organo essenziale che in questi anni ha prestato grande attenzione al miglioramento delle condizioni di vita, di lavoro e di salute delle donne, promuovendo progetti concreti per valorizzare il loro ruolo nella società sia in ambito lavorativo, che politico ed associativo. Il sottoscritto quale presidente, l’Ufficio di presidenza e il Consiglio regionale tutto saranno sempre al vostro fianco, pronti ad accogliere e supportare le vostre proposte per una società più giusta, sensibile e inclusiva”.
“Questa mattina abbiamo conseguito un obiettivo importante per la nostra Regione: l’insediamento della nuova Consulta femminile, uno spazio di confronto e di partecipazione in cui le associazioni del territorio sono le protagoniste”, ha affermato la consigliera regionale segretaria, delegata alla Consulta femminile, Valentina Cera. “Associazioni che quotidianamente si impegnano per promuovere la parità di genere dai centri alle periferie delle città, fino alle aree più interne della provincia. Il lavoro della Consulta è prezioso per la politica che voglia perseguire l’obiettivo di una società più giusta, più inclusiva e più paritaria. Di fronte a noi abbiamo un lungo cammino per abbattere stereotipi e superare le discriminazioni. Un impegno che richiede costanza, unità e una visione condivisa”.
“L’insediamento della Consulta femminile segna un importante passo verso una Regione più inclusiva e consapevole delle sfide che le donne affrontano ogni giorno – ha sottolineato l’assessore alle Pari Opportunità, Marina Chiarelli -. Questo organismo sarà il punto di raccordo tra istituzioni e cittadini, un luogo in cui elaborare proposte concrete per contrastare ogni forma di discriminazione di genere. Oggi celebriamo il valore della partecipazione femminile nelle scelte strategiche della Regione e rinnoviamo il nostro impegno nel sostenere il percorso di empowerment e libertà delle donne piemontesi”.
Ornella Toselli, neoeletta presidente della Consulta, rallegrandosi per l’ampio consenso ottenuto, “sintomo di quell’assenza di conflittualità che ha permesso già nella scorsa legislatura alla Consulta di lavorare proficuamente”, ha illustrato le principali direttrici che orienteranno il lavoro dell’organismo. “Continueremo l’attività di prevenzione e contrasto della violenza, non solo rivolta verso le donne ma anche nei confronti di tutti i soggetti fragili, e saremo attive in materia di problematiche sanitarie femminili, sensibilizzando ad esempio sulla prevenzione oncologica. In futuro poi, se il nostro Ufficio di presidenza e il Consiglio regionale saranno favorevoli, rinnoveremo la richiesta affinché in Piemonte venga istituito un Garante delle anziane e degli anziani, lavoreremo per favorire la parità di genere e il welfare femminile in ambito lavorativo e saremo al fianco delle giovani incentivando le donne che intendono studiare le discipline scientifiche e tecnologiche”.
“Sono preoccupata per l’ipotesi della Regione Piemonte di ridurre i contributi idrici destinati alle zone montane, in particolare alla provincia del Verbano-Cusio-Ossola (Vco), che rischia di perdere risorse essenziali per sviluppo e servizi”. Lo dichiara Vittoria Nallo di Italia Viva, consigliera regionale di Stati Uniti d’Europa per il Piemonte. “Questi fondi – aggiunge Nallo – sono garantiti per il Vco grazie a una misura introdotta dal governo Renzi, che aveva riconosciuto il Vco, Belluno e Sondrio come province interamente montane, assicurando loro il ristorno dei canoni idrici. Belluno e Sondrio ricevono il 100% dei canoni, mentre al Vco viene destinato il 60%. È dovere della Regione assicurare che anche il Vco riceva i fondi che le spettano, nel rispetto della legge e delle esigenze del territorio” sostiene Nallo. “Questa vicenda – conclude – mette in luce le gravi divisioni interne alla maggioranza, con il segretario locale della Lega che minaccia addirittura un referendum per staccare il Vco dal Piemonte. Cirio deve chiarire: la sua maggioranza ha davvero mire secessioniste? I cittadini non possono tollerare che il futuro della Regione venga messo a rischio da giochi di potere interni. Il Vco non chiede elemosine, ma il rispetto che merita”. (ANSA). 2024-11-08T10:30:00+
Nell’attesa di un serio piano industriale nazionale, stanno mancando precisi interventi della Regione.
7.11.2024 – A margine delle audizioni delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative delle lavoratrici e dei lavoratori del settore metalmeccanico e del settore della chimica per un approfondimento sul tema relativo alla crisi del settore dell’automotive, tenutesi oggi in Commissione Attività Produttive del Consiglio regionale, è doveroso fare alcune considerazioni.
Una slavina si sta abbattendo sull’automotive piemontese, spazzando via posti di lavoro e competenze stratificate nel tempo. Non solo Stellantis, ma anche le altre case produttrici sono in sofferenza, condizione che si riverbera su tutta la componentistica.
In Piemonte ci sono 56.000 lavoratori impegnati direttamente nell’automotive e c’è il 50% della componentistica automotive italiana. La diversificazione della committenza non mette al riparo dalla crisi, visto che anche l’industria automobilistica tedesca è in affanno.
Nell’attesa di un vero piano industriale nazionale, che ancora non prende forma, occorre mettere in campo interventi urgenti di respiro regionale, quali il sostegno ai distretti di filiera per sopperire alla frammentazione dell’indotto, il sostegno a tecnologie integrative rispetto all’elettrico, come l’idrogeno e i bio-carburanti, il sostegno alle competenze per garantire upskilling e reskilling.
Non bastano gli incentivi all’acquisto di nuove auto e l’esenzione del bollo auto: servono interventi più strutturali, che poggino sulle leve tipiche della Regione, cioè la formazione professionale, lo sviluppo delle attività produttive e l’attrazione degli investimenti.
Temiamo che la Giunta Cirio assista al drammatico processo in atto senza intervenire preventivamente, ma solo ex post nella gestione delle crisi aziendali.
Non dobbiamo trasformarci in commissari liquidatori della nostra prima vocazione produttiva regionale, che è l’industria! Occorre agire in fretta.
Monica CANALIS – vice presidente commissione industria Consiglio regionale
Si accendono i toni sulle tematiche che riguardano i lavori della Commissione di Vigilanza Rai alla Camera e che mettono in discussione la riduzione del canone televisivo come richiesto dalla Lega.
Il leader di Forza Italia e Ministro degli Esteri Antonio Tajani da Pechino afferma la sua contrarietà alla proposta di ridurre la tassazione avanzata dal partito di Matteo Salvini: “Non fa parte del programma di governo del centrodestra e quindi è una proposta che noi non condividiamo”, continua, “si rischia di fare un danno alla televisione pubblica, che altrimenti dovrebbe essere finanziata diversamente”.
A difesa del provvedimento invece, che prevederebbe proprio una diminuzione del canone, interviene a gamba tesa Elena Maccanti, deputato Lega e consigliere comunale di Torino: “La riduzione delle tasse e del canone Rai sono obiettivi del centrodestra. Sorprendono le parole di Tajani, anche perché si tratta di confermare una misura approvata, nella manovra dell’anno scorso, anche con i voti di Forza Italia”.
Una misura che, se approvata, andrebbe a beneficio di una larga parte della cittadinanza.
Clelia Ventimiglia