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Radicali in piazza per l’Ucraina

Non  “per la pace di Putin” ma per la liberazione dell’Ucraina e della Russia da Putin.

“Sabato 5 novembre, dalle ore 15:00, saremo con la comunità ucraina in Piazza Castello, di fronte al Palazzo della Regione, per dire forte e chiaro: “Fuori gli invasori dall’Ucraina”, dichiarano in una nota Andrea Turi, Coordinatore dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, ed Igor Boni, Presidente di Radicali Italiani.
Proseguono: “ a Roma scenderanno in piazza migliaia di persone “per la pace”; in realtà, “per la pace di Putin”. Diciamolo: non fornire più armi all’Ucraina significherebbe consentire a Putin non solo di mantenere i territori ucraini già invasi ma di invaderne altri, fino ad arrivare ai confini della Polonia (cioè dell’Unione Europea) e della Moldavia (dove gli uomini di Putin stanno già lavorando per fare cadere il governo filoeuropeo). Occorre, invece, continuare a sostenere in tutti i modi il governo ucraino e occorre attuare un bombardamento di informazione, di conoscenza, di verità nei confronti del popolo russo. Da una settimana Radicali Italiani sta inondando la Russia di mail (quasi un milione e mezzo di invii), invitando i cittadini russi alla diserzione, alla non collaborazione con il criminale di guerra Vladimir Putin, a firmare per la sua incriminazione all’Aja. Se noi, con i nostri poveri mezzi, siamo riusciti a fare questo, quale “operazione verità in Russia” riuscirebbero a incardinare organizzazioni politiche, sindacali, associative mille volte più potenti di noi?!
Hanno aderito al flash mob: +Europa Torino; Italia Viva Torino; Volt Torino; Comitato Giovani per l’Ucraina.
In Piazza Castello saranno raccolte le firme dei cittadini sull’ appello “Putin all’Aja”, per richiedere l’incriminazione di Vladimir Putin da parte della Corte Penale Internazionale dell’Aja, per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dall’aggressore russo in Ucraina
L’appello, disponibile in nove lingue (fra cui ucraino e russo), è online su radicali.it

Naufraghi, Grimaldi (Verdi Sinistra): “Il Governo assegni il porto più vicino o risponderà della sua disumanità”

“La Presidente Meloni afferma una palese assurdità quando dice che se la nave di una Ong batte la bandiera di un Paese, o quello ‘la riconosce e se ne fa carico, o quella diventa una nave pirata’. Per il diritto internazionale, il capitano di una nave che venga a sapere che c’è un’imbarcazione in pericolo nelle vicinanze deve immediatamente alterare la rotta, dirigersi verso questa imbarcazione per soccorrere le persone e avvertire le autorità competenti, che in acque internazionali sono i Paesi più vicini, quindi Italia, Libia e Malta” – dichiara il Deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, in merito alla situazione delle tre navi – Geo Barents, Humanity1 e Ocean Viking – che da 10 giorni attendono al largo della Sicilia di poter sbarcare dopo essere state soccorse in diverse operazioni in acque internazionali nel Mediterraneo centrale.

 

“Quasi mille persone a bordo, tra cui donne, minori soli e bimbi, anche di meno di 4 anni. Più passa il tempo, più le loro condizioni psicologiche e fisiche peggiorano, e parliamo di persone che in gran parte hanno subito torture in Libia” – prosegue Grimaldi. – “Chiediamo, con Mediterranea, che alle navi sia subito assegnato il porto più vicino per far sbarcare i naufraghi, come previsto dal diritto internazionale. Altrimenti il Governo dovrà rispondere della propria disumanità”.

Il caro bollette preoccupa e la politica bisticcia

Su Giorgia Meloni nulla di nuovo sotto il sole, al netto della sua conversione  sulla via di Damasco e del credo verso Mario Draghi. 

Concretamente?  Sul caro bollette non sa che pesci prendere ed aspetta che qualcosa succeda in Europa. Proprio così.  Non siamo messi bene.  Sui sottosegretari premiati tutti i suoi sodali. La torinese Montaruli ed il biellese Del Mastro.  Ma non aveva detto che il postfascismo era lontanissimo da lei? E va beh, sempre a cercare il pelo nell’uovo.  E poi i sodali sono sodali. I leghisti piemontesi sono  rimasti a bocca asciutta e non contano nulla. Nada de nada. Viceversa i Fratellini d’Italia,  baldanzosi. Ministeri a go go e sottosegrariati vari. Dunque?  Si riaccende la disputa in Regione su chi è più bravo. Ne va di mezzo Alberto Cirio che si barcamena tra i due. Destino crudele per il nostro Governatore che era lì lì per entrare in Fratelli d’Italia. Poi non si è capito se è stato lui a desistere o non lo hanno voluto.  Miracolo vivente sono quelli di Forza Italia, dati per spacciati hanno addirittura due Ministeri e l’Assessore Andrea Tronzano riferimento imprescindibile per Cirio. Poi arriveranno i soldi del Mef e mi pare sia l’unico che ha le idee chiare su come gestire il tutto. La domanda è più che lecita: perché la destra-centro bisticcia, nonostante abbia vinto le elezioni?  Un po’ di egocentrismo e poi, soprattutto un problema di lavoro. La politica, oramai è diventata un ufficio di collocamento, dove sistemare amici e parenti. Lo so….è decisamente squallido… ma tant’è che è l’amara verità.
E il Pd non vuole essere da meno affrontando un congresso che per ora non promette nulla di buono. Enrico Letta, in una direzione nazionale distratta ed annoiata, vuole fare Rifondazione Democratica. Visto così non porta bene, visto che fine ha fatto la pur mitica Rifondazione comunista.
Il niente impastato con il nulla. Altro modo di dire: fallimento totale.  Diciamocelo, porta un po’ di sfiga. Poi ci sono gli autoconvocati a Genova dove partecipa Enzo La Volta. Grande promessa dei tempi di Fassino. Ma sempre costretto a giocare in panchina. Erano giovani Turchi ora il loro primo avversario intero è Orlando, ieri loro capo politico. Capita anche nelle migliori famiglie. Qui, mi sa che c’ è dell’altro. Dopo aver spostato l’asse politico del Pd più a sinistra, una parte della sinistra Pd se ne va dalla sinistra Pd.  Obbiettivo Bonaccini presidente dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria nazionale. Altro obbiettivo  il rinnovamento.  Dunque dopo Rifondazione, PD rinnovamento PD.  Vien proprio da dire: avanti, c’è posto.  Il povero Enrico Letta non vede l’ora di ritornare ad insegnare a Parigi o in qualche altra Università nel Mondo. Basta che non sia in Italia. Qualche capatina a Roma dalla famiglia e in Parlamento. Oramai sono affari di altri.
Sembra che l’unico elemento che unisce tutti i partiti sia il bisticcio. Ma alla fine non è dato sapere fino in fondo del perché. Almeno sanno come occupare la giornata.
Intanto i problemi languiscono. Cirio chiede al governo di nominare un Commissario per la Città della Salute e il Sindaco Lo Russo un Commissario per la linea due della Metropolitana. E poi il viaggio di Giorgina Meloni in Europa. Tanti abbracci e baci affettuosi.  Concretamente contro il caro bollette?  Per ora nulla.
Patrizio Tosetto

Italia Liberale Popolare: Aeroporto scollegato da Torino

All’ottima notizia del potenziamento dei collegamenti di Ita Airways su Roma, fa da contraltare il pessimo stato dell’arte dei collegamenti tra il nostro Aeroporto e la Città di Torino.
“L’aeroporto di Caselle rappresenta quella che da sempre noi consideriamo una grande risorsa sprecata per la nostra Città. L’aumento dei voli per Roma e l’aggiunta di alcune tratte nazionali ed internazionali nei mesi scorsi, ne confermano le potenzialità, ma per avere ricadute effettive sull’economia torinese, la necessità di un ulteriore potenziamento anche nel traffico merci e la conclusione dei cantieri infiniti sugli assi viario e ferroviario di collegamento, sono più che mai evidenti”, così Claudio Desirò, di Italia Liberale e Popolare, commenta la notizia dei nuovi voli settimanali per la Capitale ed il ritardo dei lavori per il completamento dei collegamenti con lo scalo cittadino.
“Il cantiere ferroviario, strategico non solo per avere un collegamento rapido e diretto tra aeroporto e centro Città, ma anche come asse di trasporto interurbano per i tanti pendolari della bacino servito e come porta turistica per le Valli di Lanzo, ha subito un ritardo di oltre un anno e mezzo, sfavorendo non solo il territorio servito dalla linea, ma anche i quartieri della Città gravati dai cantieri che ne hanno condizionato la qualità di vita e la microeconomia”, aggiunge Desirò.
“Identici ritardi anche per l’apertura dello sbocco viario della bretella autostradale su Corso Venezia, con un cantiere che non avanza da mesi e la cui conclusione lavori viene da tempo procrastinata di volta in volta dall’attuale Amministrazione Comunale, che ha più volte annunciato, e poi rinviato, l’apertura del collegamento”, continua Desirò.
“Allo stato attuale, per il secondo anno consecutivo, Torino accoglierà un evento come le ATP Finals con uno scalo aeroportuale, di fatto, scollegato dalla Città. Anche quest’anno, uno degli eventi sportivi più importanti e seguiti a livello mondiale, non sarà sfruttato come vetrina internazionale per la nostra Città, che si presenterà piena di cantieri, priva di eventi diffusi e con i turisti in arrivo a Caselle che non potranno di usufruire di quei servizi di collegamento considerati normali all’estero in scali di pari dimensioni al nostro”, conclude Desirò.
Torino merita di più: merita di essere in grado di competere con le altre Città in ambito internazionale, di essere in grado di offrire servizi adeguati a tutti coloro che arrivano nel nostro territorio per turismo o lavoro, merita che chi la amministra non rimanga chiuso nelle stanze dei bottoni come sta facendo l’attuale Giunta, merita di essere riportata al posto ed al ruolo che da troppi anni, a causa dell’ottusità amministrativa, non occupa più.
Italia Liberale Popolare
Direttivo Regionale Piemonte

Ruffino – Napoli (Azione): prolungamento sud metropolitana, fare rete

La parlamentare di Azione Daniela Ruffino e il Responsabile Nazionale Trasporti Osvaldo Napoli hanno incontrato i sindaci di Moncalieri e Nichelino: “porteremo al Ministro Salvini la voce di un territorio che vuole essere ascoltato”

Il prolungamento della linea 1 della metropolitana, verso Moncalieri e Nichelino, fino alla tangenziale Sud; il prolungamento dalla linea 2 verso Beinasco e Orbassano. Due interventi a cui guardano non solo gli oltre 200mila abitanti delle principali città della cintura, ma anche numerosi comuni della zona sud e sud-ovest. Per riportare al centro del dibattito le ipotesi progettuali già contenuta nel Masterplan 2021 di Infra.To, i due esponenti piemontesi di Azione hanno incontrato il sindaco di Moncalieri, Paolo Montagna e il sindaco di Nichelino, Giampiero Tolardo.
“Siamo convinti che sia giunto il momento di fare squadra unendo i livello territoriali per progettare i prossimi decenni della mobilità dell’area sud, sia verso est che verso ovest. Da un lato, quindi, ribadendo la priorità strategica del prolungamento della metro 1 fino alla tangenziale Sud, dall’altro la realizzazione della linea 2 anche fino ad Orbassano. Questi interventi, peraltro già progettati in via preliminare da Infra.To, consentirebbero di avvicinare non solo numerosi centri della prima cintura, ma intere aree, come la Val Sangone che oggi soffrono la mancanza di collegamenti con Torino”- commenta Daniela Ruffino, parlamentare di Azione.
“In questo senso – aggiunge Osvaldo Napoli, responsabile nazionale trasporti di Azione – è fondamentale il dialogo con i sindaci per fare rete. E’ un investimento fondamentale che merita grande attenzione”

Soddisfazione e piena volontà di collaborare è stata espressa dai sindaci di Moncalieri e Nichelino, che avevano già mostrato apprezzamento per il Masterplan di Infra.To, che metteva nero su bianco il prolungamento della metropolitana 1 di Torino dall’attuale stazione Bengasi con quattro nuove stazioni verso Moncalieri e Nichelino, quantificando l’investimento in circa 500 milioni di euro.

All’incontro, svoltosi a Moncalieri e organizzato dal componente dell’esecutivo provinciale di Azione Mauro Bianchini, ha partecipato anche il Segretario Provinciale di Azione Cristina Peddis, insieme al responsabile cittadino Giovanni de Luigi e al vicesegretario regionale con delega ai Trasporti Matteo Maino

Pd: “In Piemonte i no-vax fuori dai reparti più a rischio”

Il Partito democratico presenta una proposta di legge, sull’esempio della Regione Puglia, che prevede l’obbligo vaccinale a tutela dei pazienti più fragili: “I vaccini non sono una cartella esattoriale, non si può procedere a colpi di sanatorie. In Piemonte deve prevalere la responsabilità.

La Regione Piemonte individui i reparti dove consentire l’accesso solo agli operatori sanitari vaccinati; gli operatori siano tenuti a presentare al direttore sanitario della loro struttura la documentazione che provi la loro situazione vaccinale; i no vax che non rispettano tali regole siano esclusi dai reparti più a rischio: è quanto previsto da una proposta di legge presentata dal gruppo consiliare del Partito democratico del Piemonte.

Spiegano il Capogruppo Raffaele GALLO e il vice Presidente del Consiglio regionale Daniele VALLE, primi firmatari del testo: «Il reintegro in servizio dei medici e degli operatori sanitari no vax e lo stop all’obbligo vaccinale sono una vera e propria amnistia, un colpo di spugna dettato da una visione ideologica e anti-scientifica, una mancanza di rispetto verso i 179mila italiani morti a causa del Covid, i loro familiari e tutti i lavoratori della sanità italiana che hanno combattuto in corsia con enormi sacrifici. Una decisione che non possiamo accettare. Per questo abbiamo presentato una proposta di legge che ricalca quella già in vigore dal 2018 in Puglia, che prevede l’obbligo di vaccinazione, non solo contro il Covid ma anche contro altre malattie infettive, ad esempio l’influenza e i vaccini previsti dal piano nazionale, in modo tale da impedire ai sanitari no vax di essere reintegrati nei reparti più a rischio per la presenza di pazienti particolarmente fragili, dalle sale operatorie alle terapie intensive, dalle oncologie alle pediatrie. Non è pensabile che per compiacere chi contro ogni evidenza scientifica e sanitaria si è ostinatamente contrapposto ai vaccini e al green pass, si possa disconoscere le terribili lezioni di questa pandemia, ovvero che i virus non devono entrare in ospedale, che si devono difendere i soggetti più deboli, che far parte di una comunità comporta un’assunzione di responsabilità verso se stessi e gli altri. E questo è tanto più vero per chi ha scelto di dedicare la propria vita a curare le malattie e ad assistere i pazienti».

Il testo normativo predisposto dal Pd prevede che sia la Regione Piemonte ad individuare i reparti “free no vax” dove l’accesso è consentito solo ad operatori vaccinati; che in caso di particolari situazioni le direzioni sanitarie possono prescrivere vaccinazioni normalmente non raccomandate per la generalità degli operatori; che spetti al direttore sanitario accertare che gli operatori abbiano presentato la documentazione comprovante la loro situazione vaccinale; che il mancato rispetto di tali prescrizioni comporta l’impossibilità di impiego all’interno dei reparti a rischio.

«Il Presidente Cirio, come gli altri Presidenti di Regione anche del centro-destra, è stato in prima linea a far rispettare l’obbligo vaccinale, pertanto continui ad operare con serietà e responsabilità senza dare ascolto al suo assessore. L’epidemia non è terminata, i contagi crescono, non possiamo abdicare al principio di prudenza e non tutelare i pazienti più esposti al pericolo di contagio. E non si tirino in ballo infondati dubbi di costituzionalità (la Consulta il 6 giugno del 2019 ha dichiarato legittima la legge della Puglia, in quanto indirizzata specificamente agli operatori sanitari che svolgono la loro attività professionale nell’ambito delle strutture facenti capo al Servizio sanitario nazionale, allo scopo di prevenire e proteggere la salute di chi frequenta i luoghi di cura), né si utilizzi l’argomento della carenza di personale, perché i sanitari no vax sono un numero limitato e perché la carenza di personale si affronta con le assunzioni non con i condoni. I vaccini non sono una cartella esattoriale, non si può procedere a colpi di sanatorie. Inoltre, bisogna essere consapevoli del messaggio che si rischia di far passare con simili provvedimenti: che l’epidemia è finita, che non c’è più pericolo, che non serve vaccinarsi con la quarta e la quinta dose. In Piemonte deve prevalere la responsabilità».

La ministra Bernini a Torino dopo la violenza alla studentessa

Nella sua visita a Torino il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini,  visita avvenuta  dopo lo stupro  nella residenza universitaria Paolo Borsellino di una studentessa, ha incontrato il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo.

“Siamo tutti profondamente colpiti e dispiaciuti per quello che è successo: però non vorrei che la tristezza e la gravità  di questo evento potesse in qualche modo far dimenticare l’eccellenza dell’ Università torinese e piemontese”, ha dichiarato la titolare del ministero dell’Universita’.

 

Sì al Centro, no ai partiti personali

L’eclissi progressiva del Partito democratico – un partito sempre più correntizzato e sempre più lontano dall’avere una bussola politica chiara e definita – da un lato e la sostanziale assenza di un luogo consolidato e riconoscibile dove si può e si deve praticare una autentica e credibile “politica di centro” dall’altro, sta creando le condizioni per un’area culturale come quella Popolare e cattolico sociale di organizzarsi a livello locale e, soprattutto, a livello nazionale. Come si suol dire, sono radicalmente cambiate le condizioni politiche generali e il nuovo assetto, scaturito dal voto del 25 settembre, non può non dare vita ad un processo di scomposizione e di ricomposizione del quadro politico nazionale.
Ora, è un fatto abbastanza scontato rilevare che il mondo e l’area Popolare e cattolico sociale nel nostro paese è sempre coincisa con la proposta e il progetto politico “centrista”. A lungo con l’esperienza politica della Democrazia Cristiana e poi, in forma dispersa e frantumata, con le varie formazioni centriste presenti nei due schieramenti maggioritari dopo la fine e il tramonto della Dc. Ma sempre di presenza centrista si trattava. Per tornare all’oggi, però, non possiamo non rilevare che il luogo per eccellenza del Centro dovrebbe essere il cosiddetto “terzo polo” di Renzi e di Calenda. A tre condizioni, almeno a parere di molti.
Innanzitutto che il Centro e la politica di centro siano realmente il “core business” di questa formazione politica. Del resto, di fronte ad una situazione che rischia, per la precisa responsabilità della sinistra massimalista, populista e demagogica, di radicalizzare il conflitto politico riproponendo in forma aggiornata e rivista la sub cultura degli “opposti estremismi”, declinare una politica di centro diventa un asset centrale e qualificante per l’intera politica italiana, e non solo per il partito che se ne fa carico.
In secondo luogo il partito di centro non può che essere “plurale”, pena la perdita di credibilità progressiva dello stesso soggetto politico. Per essere ancora più preciso, un partito di centro è plurale se riesce ad essere la sintesi, efficace e feconda, di più culture politiche. Sarebbe quantomai curioso se, come pare intende fare Calenda, il cosiddetto “terzo polo” si riduce ad essere una versione aggiornata e contemporanea della vecchia esperienza del PRI e del PLI. Si tratta indubbiamente di rispettabilissime culture politiche ma il Centro nel nostro paese non può diventare, almeno a parere di molti, una sorta di “Partito repubblicano e post azionista di massa”. Sarebbe una operazione, questa, destinata a giocare un ruolo del tutto marginale e forse anche periferico nello scacchiere politico italiano. Sotto questo versante, e per fare un solo esempio concreto, l’apporto della componente cattolico popolare e sociale non potrà che essere decisivo e determinante per costruire il progetto politico dell’intero partito.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, il Centro non può convivere con i “partiti personali”. E questo per una ragione persin troppo semplice da spiegare. Perchè la cultura politica che caratterizza e anima un partito di centro non può coincidere con il “partito del capo”. Quello è un modello dove la politica cede il passo ai voleri, agli umori e ai desideri del capo indiscutibile e sovrano. È, cioè, un modello incompatibile con chi punta a rialzare il prestigio e l’autorevolezza della politica, dei partiti e, soprattutto, delle culture politiche. E se dovesse prevalere un modello politico ed organizzativo di “partito personale” – cosa che, del resto, non è affatto nuova – sarebbe lo stesso progetto politico ad uscirne indebolito e, forse, definitivamente sconfitto. Perchè quando si parla di politica, di progetto politico e di cultura democratica si pensa, innanzitutto, a come declinare nel partito di riferimento il pluralismo culturale e la collegialità democratica.
Ecco perchè, per far decollare realmente, e stabilmente, un partito di centro con una credibile politica di centro, serve un partito vero. Democratico, plurale e caratterizzato da un forte e qualificato dibattito interno.
Giorgio Merlo

Carceri, Grimaldi (Verdi Sinistra): Troppi suicidi di giovanissimi

Perché alla detenzione non si preferiscono le misure alternative?

“Continuiamo ad assistere a suicidi (72 negli ultimi 10 mesi) di giovanissimi detenuti per reati di piccola entità. Per questi ragazzi, spesso incensurati, fragili, c’è bisogno di cura, di percorsi dedicati; la carcerazione dovrebbe essere una extrema ratio, perché una vita appena cominciata non può finire tra quelle mura per un passo falso” – dichiara il Deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, che insieme al collega Devis Dori ha depositato un’interrogazione sul caso del giovane gambiano, arrestato con l’accusa di furto e in attesa di convalida della carcerazione presso la Casa circondariale di Torino Lorusso Cutugno, che la mattina del 28 ottobre si è tolto la vita impiccandosi nella cella.

“Ci sono tanti perché: perché a Torino negli ultimi anni sono aumentati sensibilmente gli arresti? Perché non si preferiscono le misure alternative alla detenzione, meno costose e più sicure rispetto al rischio della recidiva? Perché in Italia si ricorre a un uso della custodia cautelare che produce circa un terzo della popolazione detenuta? E perché un datore di lavoro che ha causato la morte di un dipendente con una scelta consapevole a scapito della sua sicurezza è condannato a 2 anni con la condizionale e mai trattenuto in carcere, mentre un ragazzo africano accusato del furto di una cuffietta bluetooth viene detenuto in attesa di giudizio?” – prosegue Grimaldi. – “Il Governo dovrebbe ritenere prioritario e urgente approvare il d.lgs. 150/2022 e promuovere pene sostitutive al regime carcerario; riformare e aggiornare il Regolamento penitenziario nel senso di una maggiore tutela dei diritti dei detenuti e delle detenute; investire in percorsi dedicati per le persone di giovane età che si trovano private della libertà”.

Marin (Lega): “Con il nuovo contratto decennale Trenitalia in servizio 71 treni”

Si è tenuto  in Seconda commissione Trasporti, presieduta dal leghista Valter Marin, l’approfondimento sul nuovo contratto decennale di servizio ferroviario regionale stipulato con Trenitalia.

“Un cambio di passo fondamentale per il futuro prossimo del trasporto su ferro in Piemonte – ha commentato al termine della seduta il presidente Marin – perché senza questo contratto avremmo avuto treni fermi e quindi un taglio drammatico delle corse. Con questa firma la Regione fa fronte a un impegno di un miliardo di euro e 300 milioni circa spalmati sui prossimi dieci anni. Per fare un esempio concreto, oggi l’età media del parco rotabile circolante è di 26 anni ma, entro il 2026, si ridurrà a 14 anni grazie all’entrata in servizio di 71 nuovi convogli sui 120 attualmente operativi”.