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Radicali, coltivazione di cannabis in casa

CUNEO, I RADICALI BLENGINO E FIORITO: “LA DERIVA PROBIZIONISTA E ANTISCIENTIFICA DI QUESTA DESTRA DI GOVERNO VA OSTEGGIATA”

Con due video pubblicati su YouTube il ventitreenne Filippo Blengino, Segretario di Radicali Cuneo “G. Donadei” e vice-Presidente del Comitato nazionale di Radicali Italiani, e il trentatreenne Raffaele Fiorito, Presidente di Radicali Cuneo, hanno annunciato di aver iniziato una “disobbedienza civile” in casa. Nel video i due radicali hanno seminato una piantina di cannabis con THC (il principio attivo) e annunciato di voler portare avanti la coltivazione. È la seconda volta per i radicali cuneesi: già nel 2021 Blengino aveva coltivato pubblicamente cannabis in casa ed era stato denunciato dalla Polizia di Stato, dopo essere comparso in video per annunciare un corso di autocoltivazione, per istigazione al consumo di sostanze stupefacenti. Il procedimento venne archiviato dal GIP per non aver commesso reato, ma Blengino era stato ammonito dalla Prefettura di Cuneo.

“Coltiveremo in casa le nostre piante documentando periodicamente la loro crescita – hanno dichiarato in una nota i due esponenti-. Davanti ad un sistema proibizionista che intasa i tribunali, riempie le carceri, rovina vite e toglie libertà a fronte di una sostanza che è meno pericolosa di altre droghe legali, come alcol e tabacco, non possiamo che violare la legge per denunciare l’insensatezza di un sistema proibizionista fallimentare. Lo facciamo, assumendocene tutte le responsabilità, perché in Italia ci sono circa sei milioni di consumatori di cannabis che vogliono smettere di regalare miliardi di euro alle mafie ogni anno. Vogliamo una norma che regoli l’autocoltivazione domestica, ma anche la produzione. La legalizzazione porterebbe nuovi posti di lavoro, garantirebbe prodotti sicuri e controllati, darebbe alle Forze dell’ordine più risorse per la lotta al crimine vero. Gli esempi dei Paesi che hanno legalizzato sono lampanti. Eppure, questa destra di Governo che fa della demagogia e dell’atteggiamento antiscientifico il proprio mantra, proprio non vuole capirlo. Per questo abbiamo dato il via a questa disobbedienza civile, a cui si aggiungeranno altre iniziative a partire dalle prossime settimane. Siamo convinti che sia fondamentale accendere il dibattito e smontare tutte le frottole propagandistiche che siamo costretti a sentire ogni giorno – concludono.-”

Sole 24 Ore, Fi: “Crollo Lo Russo causato da politiche Pd”

“Il crollo di 5,7 punti percentuali nell’indice di gradimento dei Sindaci italiani incassato quest’oggi da Stefano Lo Russo è la dimostrazione che non era una nostra percezione il fallimento delle sue politiche nel capoluogo torinese ma che anche i torinesi stanno comprendendo che l’Amministrazione torinese è completamente allo sbando. Più attenta a ‘fare politica’ su temi nazionali ed etici che non ad affrontare i veri nodi irrisolti della Città. Il sindaco continua a non occuparsi infatti dei problemi reali che affliggono le famiglie torinesi: l’aumento del numero di reati denunciati polarizzato in alcuni quartieri in particolare, il senso di abbandono delle periferie dove è più alta la percezione di insicurezza, le nuove povertà, la fuga verso la prima/seconda cintura dei residenti e delle aziende, il proliferare di norme che penalizzano commercianti e automobilisti, la mancanza di attenzione verso le famiglie e i loro figli, il crescere dei tempi di percorrenza da una parte all’altra dell’agglomerato urbano, l’aumento del regime sanzionatorio e delle norme contro il commercio in particolare di prossimità, l’aumento della tassazione e delle multe e infine una gestione del verde pubblico sempre più approssimativo quando invece ancora pochi anni fa era fiore all’occhiello della città. Si tratta di un disastro le cui fondamenta erano già state messe in piedi già nell’ultimo Chiamparino e poi con Fassino, peggiorate con Appendino, ma che Lo Russo ha amplificato con la sua inazione o con la scelta di manager per le participate e assessori che continuiamo a ritenere non all’altezza perchè dettati da questioni di equilibri interni al Partito Democratico. Torino merita di meglio” è questo il commento del Senatore Roberto Rosso e di Marco Fontana rispettivamente coordinatore provinciale e comunale di Forza Italia a Torino dei dati pubblicati dal Sole24Ore.

Nella classifica di sindaci e governatori Lo Russo scende e Cirio sale

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Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo è sceso al 47º posto tra i sindaci italiani nella classifica Governance Poll2023, realizzata dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore. In Piemonte la sindaca di Cuneo, Patrizia Manassero è invece  all’ottavo posto, nella top ten.

 

Per quanto riguarda i governatori, Alberto Cirio, presidente del Piemonte aumenta di gradimento e sale al sesto posto.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è  il sindaco più amato d’Italia con un consenso del 65%, superando Marco Fioravanti di Ascoli Piceno (64,5%) e Antonio De Caro di Bari (64%).Primo tra i governatori  Stefano Bonaccini dell’Emilia Romagna forte del 69%, piazzatosi al primo posto davanti a Luca Zaia del Veneto.

Giachino (Fdi): “Torino ora rivendichi Expo 2033”

Sarà  l’anno dell’arrivo della TAV. Varrà 10 volte le Olimpiadi del 2006 
Torino valorizzi di più la presenza della Autorità dei Trasporti che insieme ad un gruppo di parlamentari portammo a Torino nel 2013, con i suoi duecento posti di lavoro . Dopo la decisione del Governo sulla Autorità Antiriciclaggio , Cirio e Lo Russo candidino Torino a ospitare EXPO 2033 , l’anno dell’arrivo della TAV.
EXPO 2033 per 6 mesi vedrà Torino al centro dell’interesse mondiale e avrà una ricaduta dieci volte superiore alle Olimpiadi invernali 2006 .
Mino GIACHINO 
Responsabile piemontese trasporti FDI

Se l’Italia piange Torino non ride

Giorgetti è stato sconfitto. Sul Mef se ne riparla a settembre. Perso un anno e la situazione è disperata e disperante. Mandare a casa Mario Draghi è stata la stupidità del secolo, ma come diceva la mia mamma: piangere sul latte versato è inutile. E poi la “borgatara” di Garbatella è incriticabile. Quando le parte l’embolo ritorna ad essere “briosa” come un tempo. Gli italiani ci hanno votato, voi opposizione muti. I bene informati sostengono che sia  prigioniera dei suoi vecchi e sodali amici. Possibile. Sul fronte Ucraino Putin è decisamente in difficoltà. Non riesce a fermare il Pazzo della Wagner che ottiene l’immunità dopo il tentato golpe. Ed intanto continuano a morire come mosche soprattutto i civili che nulla possono. Sull ‘ immigrazione nulla di nuovo se non l’aumento degli sbarchi. Unica a star peggio  dell’Italia è la nostra Città. Ora,  addirittura la Juventus cambierà padrone. Magari …forse finita la guerra…oligarchi russi o più probabilmente qualche multinazionale cinese. Le altre “cose” di Torino languono con i ministri piemontesi fanno finta di non conoscere Torino ed il Piemonte.
Vero, aumentano produzione ed esportazioni, ma lo si deve al libero mercato ed alla bontà dei nostri prodotti. In altre parole la politica e i politici dove non toccano il boccino fanno l’unica cosa giusta.
Mala tempora currunt? Direi proprio di sì e diffidate di chi dice che tutto è sotto controllo. Sicuramente mente sapendo di mentire.

PATRIZIO TOSETTO

Assunzioni in sanità, Pd: “Speriamo sia la volta buona”

Che al Piemonte serva un piano straordinario di assunzioni lo diciamo da inizio legislatura. E lo chiediamo con ancora più forza dopo la pandemia da Covid. Il problema, però, è per la Giunta Cirio siamo rimasti sempre agli annunci.

A giugno 2022 Cirio prometteva 1137 nuove assunzioni, stabilizzando oss e infermieri.

Un vero peccato che il 2022 si sia chiuso poi (dati forniti dalle aziende sanitarie) con un saldo negativo del personale sanitario regionale pari a 1003 unità. Dati confermati dai sindacati, che han parlato pochi mesi fa, in una conferenza stampa unitaria, di un risparmio di 50 milioni di euro sulla pelle dei piemontesi.

Con l’estate torna il tempo delle promesse, e dopo la manifestazione di fine maggio occorre rilanciare ancora di più. Quest’anno dunque la promessa di Cirio vale 2000 assunzioni.

Ci auguriamo col cuore che diventino realtà, ma è il caso di sottolineare che non coprirebbero neanche le diminuzioni di personale di 2021 e 2022 ( -1154 e -1003 unità di personale). La Giunta Cirio ha garantito il turnover solo nel 2019 ed è questo il problema vero del nostro sistema sanitario e che fa sì che il Piemonte sia secondo solo alla Sardegna per rinunce alle cure da parte dei cittadini. Perché tornare ad assumere solo a ridosso delle elezioni?

In ogni caso a fine 2023, come sempre, saremo pronti a verificare i numeri. Ma già in autunno chiederemo una verifica puntuale in Commissione sanità.

Nell’accordo si parla anche di reinternalizzazioni, obiettivo che condividiamo. Solo poche settimane fa Icardi respingeva la possibilità di reinternalizzare un servizio, nevralgico, come il Cup Regionale, i cui dipendenti sono costretti a contratti part time e a precariato costante. E se partissimo da questo servizio, visto che a breve è prevista la nuova gara?

E intanto ci chiediamo: quante ne prometterà Cirio l’anno prossimo?

 

Daniele Valle

Vicepresidente del Consiglio Regionale

Domenico Rossi

Segretario PD Piemonte e consigliere regionale PD

Popolari, ora parte la “ricomposizione” politica e organizzativa

Con l’iniziativa di “Tempi nuovi-Popolari uniti” che si terrà a Roma venerdì 14 luglio parte,
finalmente, il processo di ricomposizione politica, culturale ed organizzativa dell’area popolare e
cattolico sociale nel nostro paese. Un processo che, purtroppo, da troppo tempo è fermo ai nastri
di partenza e che ha contribuito a ridurre la stessa cultura popolare a giocare un ruolo puramente
marginale nella politica italiana. E, di conseguenza, nei partiti e negli stessi schieramenti politici.
Certo, nel frattempo non sono mancate le novità politiche. E, per fermarsi solo agli ultimi mesi, si
tratta di novità anche profonde e destinate, comunque sia, ad incidere in profondità negli stessi
equilibri della politica italiana. Perchè se è vero, com’è vero, che ci troviamo di fronte ad una
ricomposizione del campo delle sinistre – quella radicale e massimalista della Schlein, quella
populista e “per caso” di Conte e di Grillo e quella ideologica ed estremista di Fratoianni e Bonelli
– è pur vero che anche nel campo della destra registriamo una forte novità rispetto al passato. E
cioè, rispetto alla geografia politica del centro destra prima del voto del 25 settembre scorso.
Anche se, su questo versante, non possiamo sottovalutare o ridimensionare la cultura di governo
e la tendenza a spostarsi sempre più al Centro manifestato in questi ultimi tempi dalla Premier
Giorgia Meloni.
Al riguardo, è di tutta evidenza che, di fronte alla difficoltà di riorganizzare un’area centrale e
centrista nel nostro paese dopo il fallimento dell’ex terzo polo, la spinta che può arrivare da un
filone di pensiero e da una cultura che storicamente hanno giocato un ruolo importante e decisivo
nelle dinamiche politiche del nostro paese su questo versante, non può che essere un fatto
positivo e forse anche incoraggiante. E questo per la semplice ragione che la presenza dei
cattolici democratici e popolari nei partiti e nei rispettivi schieramenti è oggi del tutto pleonastica
per non dire ornamentale. Cioè politicamente e culturalmente sterile ed improduttiva. Ma una
cultura come quella del cattolicesimo popolare e sociale, per la storia concreta che ha avuto nella
nostra vicenda democratica, non può ridursi ad avere un ruolo puramente ancillare. Una sorta,
cioè, di presenza testimoniale e del tutto personale nel campo della destra e una banale riedizione
dei “cattolici indipendenti” nel campo della sinistra. Ruoli che, come ovvio, sono del tutto estranei
ed esterni alla grande, nobile e qualificata storia dei cattolici impegnati in politica.
E, pur senza assecondare alcuna regressione nostalgica, è indubbio che la ricomposizione
politica ed organizzativa dell’area Popolare, seppur nel rigoroso rispetto del pluralismo che
attraversa anche questo mondo, può rappresentare un sussulto di maggior responsabilità e di
protagonismo di questo filone di pensiero.
E la manifestazione di venerdì 14 luglio a Roma, promossa dall’Associazione “Tempi NuoviPopolari Uniti”

e coordinata da Beppe Fioroni, può rappresentare quindi un primo passo per ridare
slancio, vigore e vivacità ad un pensiero politico che, malgrado tutto, ha conservato una
straordinaria modernità ed attualità nella cittadella politica italiana. Una iniziativa aperta a tutti,
come ovvio, per la semplice ragione che inizia un processo costituente per favorire una libera e
disinteressata ricomposizione di quest’area culturale.

Giorgio Merlo

Legge elettorale, Pd: “La destra cede su tutto per tenere la panchina”

Grazie al nostro lavoro abbiamo salvaguardato la parità di genere, tutelato il centro-sinistra e i territori più piccoli
<Dopo ore di dibattito sulla legge elettorale, siamo riusciti a scardinare la proposta della destra che oltre ad arrivare a fine legislatura, prevedeva elementi inaccettabili, come la panchina, le soglie di sbarramento alte, il flipper per l’assegnazione dei seggi e il listino bloccato. Non potevamo, però, solamente bocciare questa proposta perché il rischio era quello di tornare al voto con una legge elettorale inadeguata e obsoleta, quella attuale, che non avrebbe garantito in nessun modo la parità di genere. Solo la nostra forte opposizione ha obbligato la destra a cercare una parziale condivisione, doverosa quando si parla di regole del gioco>.
<La nuova legge elettorale prevede che le liste garantiscano la parità di genere e ci sarà finalmente la possibilità di esprimere la doppia preferenza. Grazie al nostro impegno è stato eliminato il meccanismo del flipper, con l’abbassamento della soglia saranno tutelati la coalizione e i partiti più piccoli. Raggiunto inoltre l’obiettivo di inserire una garanzia per le minoranze come già avviene nei consigli comunali, che contribuirà ad accorciare il listino garantendo maggiore rappresentatività dei territori più piccoli>.
<Sebbene resti il problema della panchina e del listino che avremmo voluto cancellare del tutto, il risultato finale ci consente di avere un sistema migliore di quello precedente. Ora chiederemo che Commissioni e Consiglio tornino a occuparsi della vita reale dei piemontesi a partire dalla sanità e dal trasporto pubblico>.
Domenico Rossi
Segretario regionale PD Piemonte e consigliere regionale
Raffaele Gallo
Presidente Gruppo PD Consiglio Regionale Piemonte

Approvata la nuova legge elettorale del Piemonte

Il Consiglio regionale, presieduto da Stefano Allasia e alla presenza del presidente di Giunta Alberto Cirio, con 31 sì, 10 astenuti, 2 contrari, ha infatti votato favorevolmente la Pdl 237 “Norme per l’elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale”.

Il primo firmatario Michele Mosca (Lega) ha riassunto i punti salienti del provvedimento, anche alla luce delle modifiche operate in Aula, con il contributo delle opposizioni.

L’articolo 8 disciplina la supplenza dei consiglieri assessori, apportando la prima novità di rilievo poiché sancisce l’incompatibilità tra le funzioni di assessore e quelle di consigliere, determinando la sospensione dalle funzioni di consigliere per il periodo in cui si svolgono quelle di assessore.
Il 10 disciplina il sistema elettorale: 40 seggi sono attribuiti con sistema proporzionale in liste circoscrizionali concorrenti e 10 invece con sistema maggioritario sulla base di liste regionali abbinate al candidato Presidente.
Il premio di maggioranza determina che alla coalizione vincente vada almeno il 55% dei seggi, ovvero 28, in caso di vittoria con una percentuale inferiore al 45% dei voti validi; almeno il 60% dei seggi, cioè 30, in caso di vittoria uguale o superiore al 45% e inferiore o uguale al 60% dei voti validi; infine almeno il 64% dei seggi, quindi 32, in caso di vittoria con percentuale uguale o superiore al 60% dei voti validi.
Le circoscrizioni elettorali risultano immutate rispetto alle attuali. L’articolo 13 individua le soglie di sbarramento: coalizioni almeno al 5% dei voti validi e le liste che singolarmente abbiano conseguito un risultato superiore al 3%.
L’articolo 14 norma la parità di genere, altra importante novità del testo, stabilendo che nessuno dei 2 sessi, sia nelle liste circoscrizionali sia in quelle regionali, possa essere rappresentato in misura superiore al 60% dei candidati tenendo inoltre conto dell’alternanza fin dove possibile. Viene introdotta la preferenza di genere permettendo all’elettore di esprimere fino a 2 preferenze, con annullamento della seconda in caso di preferenze per candidati dello stesso sesso.
Le lista regionali (listini) sono composte da 10 candidati oltreché da un numero variabile di candidati supplenti (da 2 a 4) che entrano a farne parte solo in caso di eventuale esclusione di uno dei 10 indicati.
L’articolo 19 norma la presentazione delle liste circoscrizionali, confermando l’attuale disciplina in relazione al numero di firme dei sottoscrittori e alle modalità, aggiungendo l’esonero dalla raccolta di firme per le liste di candidati che hanno ottenuto una dichiarazione di collegamento con un consigliere appartenente al gruppo misto da almeno 2 anni.
L’articolo 20 disciplina la presentazione della candidatura a Presidente della Giunta regionale e della relativa lista regionale senza apportare significative modifiche alla legislatura vigente.
L’articolo 27, nell’assegnazione dei seggi, tiene conto del premio di maggioranza e della garanzia di rappresentanza delle minoranze; è inoltre prevista la riserva di seggio per il candidato Presidente secondo classificato.

Mosca ha affermato che “Questo è un momento storico per il Piemonte, mai prima d’ora una proposta di Legge elettorale era approdata fino alla discussione in aula, giova infatti ricordare che oggi noi non abbiamo un nostro sistema elettorale ma facciamo ancora riferimento alla norma quadro nazionale, ovvero la Legge 108 del 1968”.

Nella discussione generale sono intervenuti diversi consiglieri, ringraziando in generale gli uffici per il supporto tecnico alla stesura del testo. Paolo Ruzzola (Fi) ha sottolineato come si sia giunti alla fine a un testo per lo più condiviso, avendo accolto alcune delle sollecitazioni delle opposizioni. Raffaele Gallo (Pd) ha detto che la “prova di forza della maggioranza è fallita, costretta ad arrivare in molti casi sulle posizioni della minoranza”.

Giorgio Bertola (Ev) ha ricordato che il Piemonte aveva “bisogno di nuova legge elettorale e andava cancellata la vergogna di non avere la doppia preferenza di genere”. Anche Francesca Frediani ha sottolineato il “contributo delle opposizioni nel migliorare il testo”.

Silvana Accossato (Luv) ha dichiarato: “Continuiamo a non essere d’accordo con i supplenti, ma almeno abbiamo garantito rapporto più equilibrato tra maggioranza e minoranza”. E Mario Giaccone (Monviso) ha ritenuto “importante aver lasciato qualche garanzia ai piccoli gruppi”. Silvio Magliano (Moderati) ha lodato “il lavoro dell’opposizione e la correttezza della discussione, che il regolamento garantisce per queste scelte”. Domenico Rossi (Pd) ha chiosato che “gli emendamenti sono arrivati soltanto di fronte al muro alzato dall’opposizione”. Alberto Preioni (Lega) ha apprezzato il risultato ottenuto da “questa maggioranza a trazione leghista, per questo siamo felici di votare favorevolmente”. Paolo Bongioanni (Fdi) ha detto che questa nuova legge “garantirà maggiore rappresentatività a quella che è per territorio la seconda regione d’Italia”. Sarah Disabato (M5s) ha argomentato che “l’impianto della prima proposta avrebbe messo in discussione l’equilibrio democratico. Siamo riusciti a migliorare il testo ma restiamo contrari all’aumento dei costi”.

 

Grimaldi: Il governo vuole staccare la spina al Siatema Sanitario Nazionale”

Ma lavora a una Sanità privata e regionalizzata.
“Il Governo vuole una Commissione d’inchiesta sul Covid, ma sta cercando di staccare la spina al Sistema Sanitario Nazionale. Tutte le proposte per coinvolgere anche le Regioni tra le indagini sono state respinte e si continuano a negare e tacere gli elementi strutturali che hanno reso il SSN vulnerabile e inadeguato” – ha dichiarato in Aula il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, che insieme alle opposizioni non ha partecipato al voto.
“Il Governo ha fretta di approvare il progetto di autonomia differenziata del Ministro Calderoli, che amplificherà le diseguaglianze già esistenti in tema di tutela della salute e legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud” – ha proseguito Grimaldi. – “Vuole una Sanità sempre più privata e sempre più regionalizzata, per sancire che la salute non è più un diritto fondamentale di cui lo Stato si fa carico. Se la votino loro la Commissione d’inchiesta, se la facciano loro. Noi non bramiamo vendetta. Vogliamo oggi più di ieri salvare la Sanità pubblica”.