Il nostro Bel Paese non si smentisce mai. Prima intitolava gli aeroporti a Leonardo da Vinci o a Sandro Pertini. Ora a Silvio Berlusconi: evoluzione o involuzione della specie dell’Homo italicus. Io opterei per la seconda. Un altro “capolavoro”di Conan il Barbaro, alias Matteo Salvini che continua ad essere fieramente Putiniano. Putiniano e filo Trump che si è beccato una pallottola di striscio sull’orecchio. Buon per lui, nessuno civilmente parlando gli augura la morte ma vien voglia di dire: chi semina vento raccoglie tempeste. Dettaglio: Trump e Salvini sono tanto ma tanto sodali e coccolati da Orban mettendo in difficoltà la sodale italiana di Biden: chiamatemi Giorgia. Si dimetterà da deputata europea? Vedremo, e magari sbaglierò ma farà astenere i suoi sull’elezione del commissario europeo, si accettano scommesse. Con la sola certezza: i suoi Fratellini d’Italia diranno: è talmente perfetta che rasenta la perfezione.
***
Ieri passo da Porta Palazzo. Tanti ricordi da bambino quando prendevo il treno o il pullman dalla Stazione Cirié Lanzo. Il ricordo delle prime vacanze a Viu. Ora è diventato un rifugio per senza dimora. Anche qui è cambiato molto, ma mi sa, decisamente in peggio. Difficile se non impossibile essere ottimisti sul futuro prossimo.
***
Ogni giorno muore, sul posto di lavoro un lavoratore ed ogni giorno un femminicidio o una donna che riesce a sfuggire al proprio omicidio. Due tragici fenomeni che ci sono sempre stati ma, mi sa, peggiorati ultimamente.
Poi scopriamo che lavoro nero e caporalato la fanno da padrone anche in Piemonte. Non facciamo i farisei, anche qui sono almeno 70 anni che si ripete questo esecrabile fenomeno. Il mio amico Renzo Minetti agronomo e grande e storico gestore della coop Agriforest era sul pezzo nel 1975 a Bra durante la raccolta della frutta. Tende per il riparo notturno degli stagionali, appunto che lavoravano in nero e vessati dai caporali. Si organizzavano scioperi per i diritti di questi sfruttati. Ora in Langhe o nel Monferrato.
Cambiati gli attori, oggi molti extracomunitari ma in alcuni casi sempre gli stessi capi: agricoltori senza scrupoli. E la paura che il più delle volte diventa certezza, tanto rumore per nulla poiché nulla cambierà, nulla migliorerà.
***
Lo siamo veramente un Bel Paese.
Speriamo che l’Italia cambi. Volti pagina magari diventando più civile. A volte, però, mi sembra che questa speranza sia mal riposta.
Ricordiamo il cinico Tancredi del Gattopardo. Parto zione ( il principe) mi arruolo nei Garibaldini”. Parto affinché tutti credano nel cambiamento e invece non cambi nulla.
PATRIZIO TOSETTO
Era così un tempo e resta così oggi. E sarà così anche domani. Ovvero, la legge elettorale – per quanto riguarda le dinamiche politiche – resta ”la madre di tutte le riforme”. Lo ricordava già Carlo Donat-Cattin in tempi non sospetti durante la lunga stagione della prima repubblica. Non si stancava di ripetere, lo statista piemontese, che “la presenza politica e culturale organizzata ed autonoma dei cattolici era nata con la proporzionale e sarebbe definitivamente finita con l’abolizione e il superamento della proporzionale”. E così è stato, quando ormai Donat-Cattin non era più tra di noi. Lo ha ricordato, per chi lo avesse dimenticato, nei giorni scorsi l’ineffabile Achille Occhetto in una intervista al Corriere della Sera. Dice l’ex leader comunista che la stagione post tangentopoli è stata molto importante, nonchè decisiva, perchè ha segnato “la fine dell’unità politica dei cattolici” e quindi della Democrazia Cristiana e, al contempo, ha certificato l’avvio “del bipolarismo tra destra e sinistra nel nostro paese cancellando definitivamente il centro”. Due risultati che gli ex e i post comunisti attendevano da decenni e che, finalmente, dopo il 1994 si sono concretamente avverati.

