Senza andare tanto indietro nel tempo (andrebbe peggio), sembra una partita di calcio quella fra Italia e Francia, ma il risultato è sempre lo stesso, sia all’andata che al ritorno, la Francia batte sempre l’Italia e il suo governo. L’altra volta, nel febbraio del 2006, Enel lanciò un’Opa sul gruppo privato Suez, durante le esequie del governo Berlusconi. A onor del vero, si potrebbe sostenere che sia sulla nostra classe dirigente politica che su quella imprenditoriale ci sarebbe molto da ridire per la loro goffaggine. Nel caso di Suez, l’altra volta, gli imprenditori fecero tutto di nascosto, compreso tenere all’ oscuro il governo italiano del tentativo di acquisto. Tanto che l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti ricorda, con rammarico: ” lo appresi mentre ero in campagna elettorale, in un cinema di Perugia perché mi chiamò il ministro francese per protestare”. Di lì a poco, a Parigi, si riunì il Consiglio dei ministri e il primo ministro De Villepin si presentò in televisione con i presidenti della stessa Suez e del gruppo pubblico Gaz de France per annunciare che quest’ultimo si sarebbe fuso con Suez, mandando così a rotolo le ambizioni di Enel.Tremonti fece un tentativo, ma senza successo, per far valere le ragioni italiane e il principio della libera concorrenza che, in Europa, vale a senso unico. Come sia andata allora lo sappiamo, come andrà la nuova partita, senza aspettare settembre, lo prevediamo già.
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Per dirla con una leggenda metropolitana: in Europa vige ancora il trattato dell’Eliseo stipulato il 1963, nel castello di Rambouillet, tra Charles De Gaulle e Konrad Adenauer. Un “accordo” che, sostiene il gossip, avrebbe pure clausole segrete che assegnerebbero alla Germania tutta l’area dell’Est e qualcosa in Spagna, mentre alla Francia l’area italiana. Se è una bufala o per dirla in termini più moderni, una “fake news”, non lo sappiamo per certo, ma di sicuro spiegherebbe lo shopping francese nel Bel Paese che si chiama: Parmalat, Buitoni, Telecom e via di seguito. Per chi vi scrive, però c’è pure un altro codicillo a favore, stavolta, della Germania nel settore metalmeccanico e automobilistico. Veniamo all’altro fronte, quello di acquisto da parte francese con la società Vivendi della Telecom. In questo caso, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha avviato, tardivamente, e su questo fronte concordiamo, per una volta, con la leader del sindacato Susanna Camusso, un’istruttoria per individuare i presupposti per esercitare la golden share su Tim. “La presidenza del Consiglio – leggiamo in un comunicato diffuso solo sul sito del Governo – ha ricevuto una nota, datata 31 luglio, nella quale il Ministro dello Sviluppo Economico (Carlo Calenda ndr) ha sollecitato una pronta istruttoria da parte del gruppo di coordinamento all’interno della Presidenza del Consiglio al fine di valutare la sussistenza di obblighi di notifica e, più in generale, l’applicazione del decreto legge 21 del 2012” sui poteri speciali in settori strategici, in relazione al comunicato stampa diffuso dalla Tim.
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Nel comunicato in questione erano state rese note alcune tematiche di corporate governance affrontate dal Consiglio di Amministrazione di Tim sul inizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi all’interno di Telecom. Lo stesso Calenda, a margine dell’informativa alla Camera, dedicata a Fincantieri, interpellato in Transatlantico lo stesso ministro ha dichiarato: “facciamo quello che il governo deve fare, cioè applicare le regole che esistono. Abbiamo chiesto a Palazzo Chigi di verificare se c’è l’obbligo di notifica sull’attività di “direzione” in Tim da parte di Vivendi, ma un paese serio segue le regole, non si chiude per giocare solo in difesa. Per contro, per noi, un paese serio non si fa sempre massacrare da tutti, a cominciare dalla Francia per passare agli altri. Però forse pecchiamo di pessimismo, il 27 settembre nell’incontro Italia – Francia vedremo come andrà a finire sul fronte Fincantieri e se il presidente francese Emmanuel Macron farà marcia indietro; ma non scommettete, la moglie non glielo permetterà! Per concludere, intanto Vivendi con i soldi di Telecom si comprerà Mediaset. Al momento le ispezioni Consob e della Guardia di Finanza fanno sperare almeno qualcosina per i consumatori ed è meglio che niente.
Tommaso Lorusso