L’isola di Caprera fa parte dell’arcipelago di La Maddalena, a nord-est della Sardegna, al largo della costa Smeralda. L’isola, abitata da poche decine di persone (la maggior parte degli abitanti risiede nel borgo di Stagnali) è raggiungibile grazie ad un ponte che la collega all’Isola Maddalena, e fa parte integrante – da più di vent’anni – dell’area protetta dell’Arcipelago della Maddalena. Caprera fu il “buen retiro” di Giuseppe Garibaldi che giunse per la prima volta sull’isola il 25 settembre del 1849. Tra varie peripezie vi tornò spesso e vi visse a lungo fino alla morte. L’eroe dei “due mondi” si spense nel tardo pomeriggio del 2 giugno 1882 e nella sua casa l’orologio fu fermato e i fogli di un grande calendario non furono più staccati, segnando per sempre l’ora e il giorno della sua morte.Le spoglie di Giuseppe Garibaldi riposano da allora in un’area dell’isola che prende il nome di compendio Garibaldino. Lì, nel piccolo cimitero di famiglia, il sepolcro del comandante dei Mille si trova sotto un grande masso di granito con delle grosse maniglie sui lati. A poca distanza dalla sua sepoltura c’è anche un cippo abbandonato, coperto dai rovi, dove si può leggere a malapena l’incisione voluta dallo stesso eroe : “Qui giace la Marsala che portò Garibaldi in Palermo, nel 1860. Morta il 5 settembre del 1876 all’età di 30 anni”. Marsala era l’inseparabile cavalla bianca di Giuseppe Garibaldi. Aveva 14 anni quando gli venne regalata dal marchese Sebastiano Giacalone Angileri che, raggiunto Garibaldi e i suoi Mille sulla spiaggia di Marsala, tenendola per le briglie, disse: “Generale, questo è un dono per voi”. E così, in sella alla sua adorata cavalla, Garibaldi entrò a Palermo il 27 maggio 1860. E con lei affrontò l’intera campagna militare nel regno delle Due Sicilie, affezionandosi a tal punto da portarla con sé il 9 novembre 1860, quando salpò per Caprera. Sull’isola, la cavalla, rimase con Garibaldi fino alla sua morte, nel 1876, quando aveva ormai trent’anni, età avanzatissima per questi quadrupedi. Lo storico Giuseppe Marcenaro, nel suo libro “Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie”, citandone la storia, scrive che a Marsala – in via Cammareri Scurti -, una lapide collocata nel maggio del 2004 su iniziativa del Centro Internazionale di studi Risorgimentali Garibaldini, ricorda il giorno del “regalo”. Recita, l’epigrafe: “ Sebastiano Giacalone a Giuseppe Garibaldi donò l’anonima bianca giumenta che ribattezzata “Marsala” uscì da questo portone e corse le vie della gloria a Calatafimi, a Teano, a Caprera con l’invitto Generale unificatore della patria italiana”. Così, come “Bucefalo”, il cavallo di Alessandro Magno, “Asturcone”, il destriero di Giulio Cesare o “Marengo”, il piccolo stallone arabo di Napoleone, anche “Marsala” è giusto che abbia il suo posto nella storia.
Marco Travaglini