“L’inquadratura giusta è quella che lascia fuori qualcosa. Quel qualcosa che stimola l’immaginazione di chi guarda. Ci piacciono i piccoli dettagli che rivelano la vera personalità del brand”

“Narrare è intonare”. “Narrare è camminare”. “Narrare è nutrirsi”

Si ispirano alla musica di Tom Waits, ai documentari di Herzog, ai libri di Carver, alle vinerie di Torino. E hanno fatto della narrazione un lavoro. Sono le Geef: Giulia, Elisa ed Eleonora. Si sono incontrare alla Scuola Holden, dove hanno frequentato il master di due anni in giornalismo narrativo, all’interno del college di Real World.

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 “La prima volta che abbiamo lavorato in gruppo è stato per un workshop organizzato dal crossmediale Max Giovagnoli. Dovevamo occuparci del lancio di un brand di moda. Abbiamo parlato con le sarte, scoperto la storia che si nascondeva dietro la macchina da cucire e abbiamo provato a scriverla. Ci è venuto naturale continuare a farlo una volta finiti gli studi”.  La narrazione applicata alle aziende aiuta a illuminare quei dettagli nascosti che costituiscono l’anima vera del lavoro. “Spesso facendo domande un po’ insolite si scoprono le fatiche, i viaggi, le decisioni, lo spirito con cui un’azienda è nata. Raccontare questo contorno rende tutto più autentico e diretto”. Le Geef sono giovani e determinate, sono partite da Torino, ma stanno iniziando a muoversi in giro per l’Italia. “Ci piace spostarci. Dobbiamo farlo. Prima di tutto perché le storie sono ovunque e sta a noi trovarle. E secondo perché il movimento aiuta la concentrazione. Una bella camminata dopo una sessione di scrittura intensa aiuta il cervello a ossigenarsi. Te lo insegnano già dalle prime lezioni. All’inizio ci chiedevamo -ma perché ci parlano di scarpe da ginnastica?-. Poi abbiamo capito. Togli la cera metti la cera”. Le tre ragazze hanno già lavorato per diversi brand, da disegnatori di occhiali a designer che dipingono sui tessuti, curandone la storia, le vetrine social e girando video narrativi. “L’inquadratura giusta è quella che lascia fuori qualcosa. Quel qualcosa che stimola l’immaginazione di chi guarda. Ci piacciono i piccoli dettagli che rivelano la vera personalità del brand”.  Le Geef si sono buttate a capofitto in questa attività, ma senza tralasciare i loro progetti personali. La notte, infatti, portano avanti un altro tipo di scrittura, quella più intima. Elisa racconta la Barcellona delle vermuterias, i dialoghi fra le persone che mentre sorseggiano si innamorano. Giulia, quando ha finito di insegnare ritmica alle sue ginnaste, gira documentari sulla nutrizione. Eleonora scrive un libro sulla parte oscura di ogni uomo, incarnata metaforicamente su un’isola: l’Asinara. “Più scriviamo, più miglioriamo. Noi investiamo su questo, sulla nostra continua formazione. Abbiamo solo un problema: ci viene fame prestissimo. Capita che sono le 11.30 del mattino e stiamo lavorando. Basta uno sguardo e ci capiamo. Senza un buon pasto non riusciamo a continuare. Perché il nostro punto debole in comune, ebbene sì, è il cibo!”.