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Fino a domenica 8 gennaio
Piazza della Repubblica
Aperture serali della Reggia (biglietto a tariffa agevolata), con suggestioni musicali e teatrali per vivere la magica atmosfera del Natale alla Venaria Reale
A cura di Consorzio delle Residenze Reali Sabaude – La Venaria Reale
Festa danzante “Aspettando la Befana” con musica live folk
Giovedì 5 gennaio, ore 20:30
Foyer del Teatro della Concordia
A cura di Folk Danza Venaria Reale e Gruppo Controcanto
Mostra concorso “Presepi a Venaria”
Fino a venerdì 6 gennaio
Sala espositiva comunale “Gino Vanzi”, via Mensa 34
A cura di 296 Model e Pro Loco Altessano-Venaria Reale
Premiazione mostra concorso “Presepi a Venaria”
Venerdì 6 gennaio, ore 11:00
Sala espositiva comunale “Gino Vanzi”, via Mensa 34
A cura di 296 Model e Pro Loco Altessano-Venaria Reale
Street band Girlesque
Venerdì 6 gennaio, dalle ore 15:00
Via Mensa e viale Buridani
Prima e unica street band italiana tutta al femminile
A cura di Fondazione Via Maestra.
Info: www.comune.venariareale.to.it
Pagina Facebook: Città di Venria Reale
Instagram: cittadivenariareale
Il 4 dicembre 2022 nel prestigioso ed accogliente Centro DOC “Paolo Desana” di Casale Monferrato, situato nel Castello Paleologo, è stata presentata la prima mostra della costituenda Esposizione permanente di arte a tema il vino.
Col titolo “Portabottiglie d’artista” la mostra, curata da Piergiorgio Panelli, si inserisce tra i tanti rarissimi documenti riguardanti la storia della DOC che riporta in vita illustri personaggi dedicatisi strenuamente alla valorizzazione dell’agricoltura e della viticoltura,
Giovanni Lanza e i cosiddetti “Quattro moschettieri del vino” ossia Giuseppe Antonio Ottavi, Federico Martinotti, Arturo Marescalchi e Paolo Desana che nel 1963 fece approvare dal Senato la legge delle DOC italiane.
Nove sono gli artisti che danno l’avvio all’Esposizione permanente collegando l’arte a storia, costumi e tradizioni secondo il tema prescelto: Nadia Beltramo, Giovanni Bonardi, Carlo Cici, Chiara Cirio, Iris Devasini, Giorgio Grosso, Piergiorgio Panelli, Giovanni Tamburelli, Massimo Testa.
I singolari portabottiglie, creati dalle loro stesse mani, niente hanno a che vedere, seppur ci sia una certa assonanza verbale, con lo scolabottiglie di Duchamp che ha dato l’avvio al Ready-made e al Dadaismo limitandosi a scegliere e collocare un oggetto preesistente dandogli dignità artistica.
Piuttosto è evidente la suggestione dell’Arte Povera degli anni 60 nell’uso di ferro, plastica riciclata, stoffa, tufo, terracotta ed altri materiali umili, soppiantando i pregiati marmo e bronzo, senza per questo sacrificare il valore e la poesia delle opere se interviene lo stile.
Ogni artista ha esposto piccole belle sculture che, nonostante la semplificazione di loro opere più complesse, riescono a contraddistinguere gli stili personali immediatamente riconoscibili.
Un singolare modo di rendere omaggio al vino, d’altronde non è forse il mitico nettare degli dei ad essere esso stesso opera d’arte?
Gluliana Romano Bussola
Mai come nell’ultimo anno, i Reel sono diventati fondamentali per milioni di creator nel mondo e rappresentano oggi il 20% del tempo speso su Instagram. Con il formato dei video brevi le persone hanno sperimentato nuovi modi per intrattenersi, raccontare esperienze ed esprimersi in modo innovativo e creativo.
Ecco quali sono stati i trend più popolari del 2022 su Instagram Reels, raggruppati per aree tematiche.
LUOGHI
Da sempre il tema del viaggio riscuote successo sui social, fa sognare e rappresenta una delle occasioni preferite per condividere foto e video. Tra le mete del Belpaese più taggate nei reel troviamo:
Milano
Roma
Napoli
Torino
TEMI DI INTERESSE
Ricette di piatti, reportage di viaggi, beauty tutorial, outfit inspo e tanto altro ancora… quando scrolliamo il feed di Instagram ci imbattiamo in reel di ogni tipo. Ma cosa hanno amato gli italiani su Reels? Ecco alcuni dei temi che hanno generato maggior engagement:
Food
Moda e beauty
Sport e benessere
Il food e, più in generale, il settore della ristorazione e ospitalità si è rivelato trending topic su Reels, con ricette step by step per stimolare l’appetito, best practice e curiosità su ingredienti e prodotti e racconti di ristoranti ed esperienze culinarie.
HASHTAG
Gli hashtag più utilizzati dimostrano che gli italiani creano reel anche per commentare una vasta gamma di argomenti, dai personaggi televisivi ai temi importanti legati alla società e all’attualità.
Il 2022 è stato l’anno del Metaverso e della realtà virtuale. Tutti ne parlano, tanto che alcuni termini e hashtag sono diventati di uso comune:
#ethereum
#bitcoin
#nft
#metaverse
Non potevano mancare temi di stretta attualità tra gli argomenti più commentati su Reels. L’elenco degli hashtag più utilizzati dimostra come i video brevi stiano diventando un nuovo strumento di informazione e di educazione. Gli hashtag più gettonati, in questo ambito, sono:
#iran
#ucraina
#royalfamily
#elezioni
Festival, programmi televisivi e celebrità sono da sempre al centro delle conversazioni sui social. La popolarità di personaggi del mondo dello spettacolo non si misura solo sul grande schermo ma anche e soprattutto sui social. I vip e gli hashtag più utilizzati nel corso dell’anno sono stati:
#violacomeilmare
#soniabruganelli
#francescachillemi
#oriettaberti
Anche lo sport si conferma tra i temi più popolari su Reels, con workout video e ricette healthy che spopolano tra i video brevi. Gli hashtag più utilizzati sono stati:
#gymroutine
#gymrat
#gymfreak
Dopo lo stop imposto dalla pandemia, le persone hanno ricominciato a viaggiare. Il mare, si sa, resta la meta preferita e con grande sorpresa è il Made in Italy ad avere la meglio tra le scelte degli italiani. Ecco, quindi, gli hashtag più popolari:
#italy
#madeinitaly
#travel
#summer
#sea
CANZONI
Da sempre, la musica accompagna le nostre giornate e i nostri momenti più importanti. Ecco le canzoni più utilizzate dagli italiani nei reel su Instagram, nel corso del 2022:
Tick Tick Boom di Sage The Gemini (feat. BygTwo3)
As it Was di Harry Styles
La dolce vita di Fedez, Tananai e Mara Sattei
Tuttavia, sempre più spesso è la Generazione Z a stabilire le tendenze musicali. Tra le hit più amate dai più giovani, ci sono:
SNAP di Rosa Linn
The Nights di Avicii
Hits 2021 (Mashup) di Trinix
I’m Good (Blue) di David Guetta e Bebe Rexha
Prosit Benefico pro Vitas per l’Alzheimer
Con i vini dei vigneron soci del Consorzio di tutela e la presenza dei sommelier Ais
Auguri di Natale con prosit solidale, lunedì 19 dicembre al Castello Paleologo di Casale Monferrato, promosso dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese e dalla locale Associazione Italiana Sommelier, per sostenere le attività della Odv Vitas.
L’appuntamento, aperto a tutta le città ed esteso ai produttori di vino, è fissato alle ore 19 negli spazi dell’Enoteca del Monferrato Casalese per brindare con i vini offerti dai soci del Consorzio Colline del Monferrato Casalese (Grignolino e Bollicine) e con la mescita dei sommelier Ais con la regia del delegato Daniele Guaschino.
Nell’occasione, a cura di Vitas si terrà un aggiornamento sulle attività e sui servizi erogati negli ultimi mesi, con particolare attenzione al nuovo progetto dedicato alle persone affette da Alzheimer e da demenza senile in generale. Più precisamente, si tratta della realizzazione di due Centri Diurni, uno in presenza presso la Casa di Riposo cittadina e uno in remoto, gestito da personale formato e preparato per gestire i malati di Alzheimer ed essere di sostegno ai loro famigliari/caregiver.
Il brindisi augurale, a distanza di 3 anni (l’ultima edizione risale al dicembre del 2019 prima che scoppiasse la pandemia), tornerà così ad essere occasione di socialità tra i vigneron e con la cittadinanza riservando uno sguardo di attenzione al prossimo più bisognoso, mediante il concreto sostegno alla realizzazione di un servizio/progetto che, ad oggi, non esiste, ma che è di estrema necessità. Offerte libere.
Di cosa si tratta?
In tutta Italia ce ne sono 270 e 27 nella provincia di Torino: Usseaux, Pequerel, Balme, Montaldo Torinese, Lanzo, Pramollo,Perosa Argentina….e tante altre
Attualmente le conversazioni online, su Whatsapp, Facebook, Messenger o Twitter, difficilmente avvengono senza l’inserimento di emoticon o emonji. All’interno delle chiacchere virtuali è oramai consuetudine aggiungere un cuoricino, una faccina che ride, un pollice alzato (che personalmente non amo), ma anche fiori, cibo e chi ne ha più ne metta. Questi supplementi comunicativi sono utili a spiegare meglio ciò che si vuole esprimere per il semplice fatto che gli strumenti virtuali di cui ci avvaliamo spesso possono risultare asettici e non in grado di dare alla conversazione il tono desiderato né di far giungere l’inflessione emotiva. Cosa si fa allora? Si aggiungono le faccine oppure, sempre più spesso, si inseriscono al posto delle parole stesse considerato che molti di questi simboli pittografici, soprattutto le emonji, possono rappresentare veri e propri concetti.
Intanto è utile spiegare che tra emoticon ed emonji c’è differenza. Le prime rappresentano semplici espressioni facciali create attraverso l’utilizzo della punteggiatura e ciò grazie all’intuizione dell’informatico Scott Fahlman che, nel 1982, diede vita alle emotion icon, emoticon nella sua versione più conosciuta.
Le emonji, invece, inventate dalla NTT DoCoMo, società di comunicazione giapponese, sono vere e proprie immagini, spesso animate, che esprimono stati d’animo, nozioni, oggetti e, nel caso delle soundemoji, includono anche un audio (risate, rulli di tamburi, ecc.).
Indubbiamente queste “componenti extra-verbali” sono di sostegno e permettono di comunicare molte cose a chiunque, in qualsiasi situazione e in tempi e spazi ristretti. Ma testé riconosciuta la loro valenza pratica, siamo sicuri che il significato sia sempre chiaro e appropriato? Quando riceviamo questi simboli all’interno dei messaggi ci viene mai il dubbio che siano calzanti? Personalmente cerco di sceglierle con attenzione, non includo cuoricini se scrivo per lavoro o se non ho confidenza con le persone con cui sto chattando e se questo, invece, accade nei miei confronti mi sforzo di ridare alla conversazione un tono più adeguato. Ma è proprio quest’ultimo il punto, spesso abbiamo parametri differenti sul tenore corretto delle conversazioni che avvengono online e l’informalità del mezzo prende il sopravvento su consuetudini e buone maniere.
Melius est abundare quam deficere nel caso delle emonji non credo funzioni, ma soprattutto è necessario fare una riflessione su quali siano quelle più indicate da utilizzare in base ai diversi contesti.
I dati comunque parlano chiaro, emoticon ed emonji sono molto amate. Secondo una ricerca, effettuata dalla Online Social Networks and Media, gli Stati Uniti svettano nella classifica dei maggiori utilizzatori, l’Italia è al ventesimo posto, mentre i Paesi Bassi risultano apprezzarle in maniera decisamente minore.
Oltre alle indagini relative alle quantità delle emonji e delle emoticon utilizzate in base all’area geografica, ci sono diverse analisi che hanno illustrato l’utilizzo dei singoli pittogrammi in relazione al background culturale; per fare un esempio la “manina che saluta”, che in occidente è accolta positivamente, in Cina esprime un rifiuto mentre il nostro “ok”, con pollice e indice che si uniscono formando un cerchio e con le altre tre dita alzate, in Brasile rappresenta un insulto. Non basta dunque fare una valutazione dei simboli da utilizzare rispetto ai contesti a cui apparteniamo, ma è necessario essere informati anche sul significato che questi rivestono a livello planetario tenendo conto, quindi, delle culture proprie dei nostri interlocutori.
Difficile? No, basta fare un po’ di attenzione per non trovarsi in situazioni imbarazzanti dalle quali poi si rende necessario divincolarsi.
Per finire con qualche curiosità sulle faccine, sappiamo che gli uomini ne usano molte di più, che spesso nelle notizie e nei tweet più se ne mettono e maggiore è la possibilità che siano dei fake e che a seconda dell’età la scelta cambia, i giovani usano molto la faccina che piange di gioia e meno il cuore rosso che batte, più gettonato dagli adulti. Dal 2014, ogni anno il 17 luglio si celebra l’Emonji Day, data in cui il fondatore di Emojipedia (il sito che raccoglie e cataloga tutte le emoji), Jeremy Burge, decise di festeggiare le famose icone.
Maria La Barbera
Ovviamente i giochi si sono evoluti, ma quel che conta e che fa la differenza è che l’impronta è la stessa data dal fondatore 67 anni fa. Giochi tradizionali, manuali, intelligenti
“Caro Alessandro, i “plonini” hanno compiuto sessantacinque anni. Sette in più del tuo papà, più del doppio dei tuoi. Ma sono sempre quelli, di plastica colorata, che infilavi nei buchi per disegnare figure”. Così scriverei a mio figlio, in una ipotetica lettera, ricordando il tempo in cui giocava con i chiodini della Quercetti. Sì, erano quelli i “plonini” ( i bimbi tendono a reinventarsi i nomi; anche Snoopy era diventato “Stuyng” e i Puffi si erano ritrovati come d’incanto ad essere dei “fuppi” ) che nel 1950 uscirono dalla fabbrica torinese di Corso Vigevano,25. Esattamente 67 anni fa, Alessandro Quercetti, diede vita a uno fra gli esempi più longevi dell’industria del giocattolo in Italia. E, nonostante il paese sia cambiato dall’inizio del secondo dopoguerra e almeno tre generazioni di italiani hanno giocato con quei chiodini di plastica, sembra che per la “Quercetti & C.” il tempo si sia fermato. Certo, la fabbrica è più grande, moderna e tecnologica, ma il nome sulla porta è sempre lo stesso ed a guidarla è sempre la stessa famiglia: Andrea, Alberto e Stefano Quercetti, i figli di Alessandro. L’azienda torinese rappresenta uno degli esempi più longevi dell’industria del giocattolo in Italia, un comparto che, nella maggior parte dei casi, ha dovuto arrendersi allo strapotere dei produttori asiatici.
Ovviamente i giochi si sono evoluti, ma quel che conta e che fa la differenza è che l’impronta è la stessa data dal fondatore. Giochi tradizionali, manuali, intelligenti. E il “pezzo forte” dell’azienda è sempre lui, il mitico “Chiodino“, intuizione straordinaria che ha reso il marchio “Quercetti” e i suoi giochi riconoscibili in tutto il mondo. La gamma dei giochi nel tempo è decuplicata, e sono cambiati materiali e tecnologie produttive: ai chiodini, si sono aggiunti biglie, costruzioni, aerei, magneti. Ma ogni pezzo viene realizzato ancora oggi in Italia, nello stabilimento di Torino, dove la Quercetti può vantare di essere una delle pochissime realtà con un controllo diretto dell’intera filiera produttiva. Tutto il lavoro, a partire dalla progettazione del giocattolo fino al confezionamento del prodotto finito è interamente realizzato in Corso Vigevano. L’intero ciclo di produzione, dall’idea al prototipo, dallo sviluppo del prodotto alla costruzione degli stampi, dallo stampaggio al confezionamento fino alla spedizione è svolto in Italia, sviluppando un indotto sul territorio. Così, nel tempo, la Quercetti ha mantenuto la sua identità e non è mai scesa a compromessi. Perché per fare giocattoli, per essere in grado di offrire ai bambini una ricca gamma di esperienze, per realizzare un prodotto che non si limiti ad attrarre ma che stimoli l’intelligenza dei bambini. Rispettandola e coltivandola nel tempo, chiodino dopo chiodino.
Marco Travaglini