Il Libro del Mese – La Scelta dei Lettori
Il più discusso tra i titoli presenti sul nostro gruppo FB visto quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza non poteva che essere Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina, di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per il territorio palestinese, ora sanzionata dal governo americano ma anche proposta per il Premio Nobel per la Pace
Settembre, tempo di letture: che siate già tornati alla quotidianità della vita lavorativa o siate appena andati in vacanza, un buon libro non può mancarvi e, allora, ecco qualche consiglio per scegliere la prossima lettura.
E’ già uscito in Italia Il Tempo Degli Eroi (Nord, 2025) nuovo atteso thriller storico di Frank Schatzing che ci riporta nell’Inghilterra del secolo XIII.
Per chi ama il melodramma, Garzanti ha da poco pubblicato Il Loggionista Impenitente, guida all’ascolto dell’opera lirica di Alberto Mattioli.
Torna in libreria Ann Tyler con Tre Giorni Di Giugno (Guanda, 2025) la storia di un nuovo inizio per chi ama i romanzi dall’umorismo velato di malinconia.
Consigli per gli acquisti
Questa è la rubrica nella quale diamo spazio agli scrittori emergenti, agli editori indipendenti e ai prodotti editoriali che rimangono fuori dal circuito della grande distribuzione.
Asimmetrie Dei Giorni Pari (Bertoni, 2025) è il nuovo romanzo di Valentina di Ludovico (Comuni-Care, La Vertigine Del Tutto) un romanzo che fa sentire lo scricchiolio dell’esistenza e apre una riflessione sulla salute mentale e la sua influenza sui ruoli che siamo chiamati a interpretare nella vita di tutti i giorni.
Una storia di rinascita che nasce dalla lotta contro una malattia rara e l’isolamento è Un Amico Invisibile (Bertoni, 2025) il nuovo romanzo di Gina Scanzani: un libro che tocca il cuore e dimostra come, anche nei momenti più bui, sia possibile trovare la luce.
Incontri con gli autori
Sul nostro sito potete leggere le interviste agli scrittori del momento: questo mese abbiamo incontrato: Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti e abbiamo discusso del loro recente romanzo, Nessun Perdono (Guanda, 2025) che inaugura una nuova serie di gialli.
Alice Bassoli ci parla, invece de Le Streghe Non Dormono (Corbaccio, 2025), il suo nuovo romanzo che appartiene al genere, tutto italiano, del “gotico rurale”.
Infine, Gian Marco Griffi ha pubblicato un romanzo di tipo introspettivo, Digressione (Einaudi, 2025) e ce lo ha presentato in un’intensa chiacchierata.
Per rimanere aggiornati su novità e curiosità dal mondo dei libri, venite a trovarci sul sito www.ilpassaparoladeilibri.it
“Quel giardino” dove si sentiva a casa erano i Giardini Botanici Hanbury che si distendono dal promontorio della Mortola verso il mare di Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine francese. Diciotto ettari sull’estrema punta del Ponente ligure al quale dedicò la sua opera letteraria, ambientando racconti e poesie. Un gioiello naturalistico prezioso, uno dei giardini di acclimatazione più belli e preziosi d’Europa e dell’intero bacino mediterraneo. Orengo raccontava che sono blu le terre della Liguria quando fioriscono i carciofi, quando il mare “rimbalza il suo colore sotto i pini, quando si alza il fumo degli sterpi sulle fasce, quando la campanula buca i rovi e quando la bungavillea e il glicine sui muri incontrano il tramonto”. In questo modo il blu si imprime indelebilmente nella memoria, trasformandosi nel colore del ricordo e della terra. Quella terra “aspra e dolce della Liguria di Ponente che da Imperia a Ponte San Luigi corre anguillesca sul mare e su, verso l’interno di paesi d’incanto, umidi e solari”. Con Terre blu Nico Orengo raccontava una geografia sospesa tra la realtà e l’immaginazione come può essere solo quella di “un viaggiatore che ritorna sui suoi passi per constatare che c’è un albero in più e una pietra in meno, che il pollaio è una villetta, o che quel tal orto si è fatto casa”. Alla terra di confine dove ambientò quasi tutti i suoi romanzi Nico Orengo rimase sempre legatissimo. La sua Liguria non era solo uno spazio naturale pieno di odori e colori, suggestioni straordinarie sospese tra il blu del mare e i colori forti dell’entroterra ma anche un luogo della memoria, degli anni della giovinezza e dell’adolescenza. Un mondo intero dove si intrecciavano indimenticabili ricordi che rievocò nei suoi romanzi (Dogana d’amore, Il salto dell’acciuga, Le rose d’Evita, La guerra del basilico, Ribes, La curva del latte) con la sua scrittura lieve e ironica. Nel suo penultimo romanzo, Hotel Angleterre, accompagnò i lettori in un viaggio della memoria rimescolando ricordi, rievocando la figura della nonna paterna, la contessa Valentina Tallevitch, che, nelle fredde sere invernali, mentre gettava bucce di mandarino nel fuoco acceso nel camino, narrava ai nipoti vecchie storie della nobiltà russa in Costa Azzurra e nella Riviera di Ponente, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Nell’ultimo, Islabonita, ambientato a metà degli anni Venti, usa l’espediente narrativo del bestiario e di una figura antropomorfica di anguilla voyeur, per raccontare un epoca che stava per lasciare una traccia dolorosa e indelebile sulla pelle della nazione. Spesso nei suoi libri riecheggia l’amarezza per il tramonto della società contadina e il declino dei suoi umanissimi valori a scapito del rapido imporsi del modello industriale e urbano che il boom economico avrebbe poi codificato nell’avvento della società dei consumi. E la natura e l’ambiente, entrambi da difendere e tutelare, rappresentano desideri che emergono in molti racconti come Gli spiccioli di Montale dove, in un tratto di mare al confine con la Francia, un uliveto che rischia di scomparire, provocando uno strappo violento nella memoria, quasi come se un ricordo venisse rubato. Ci restano in eredità i suoi versi, le filastrocche ( A-ulì-ulè ) , i racconti, le battaglie contro la speculazione edilizia e per la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni culturali, il bellissimo ritratto delle langhe fissato nelle pagine del romanzo Di viole e liquirizia. Nico Orengo morì a Torino, nella mattinata di sabato 30 maggio 2009, all’ospedale delle Molinette dove era stato ricoverato dopo una crisi cardiaca. Aveva 65 anni. Al capoluogo piemontese ( vi era nato il 24 febbraio del 1944) era legato per l’intensa collaborazione con Einaudi e la lunga direzione di Tuttolibri, il settimanale letterario de La Stampa, quotidiano per cui scriveva. Non casualmente scelse come ultima e definitiva dimora il piccolo cimitero dei Ciotti tra La Mortola e Grimaldi, aggrappato alla roccia e affacciato sul mare blu cobalto. Come scrisse lui stesso nell’agosto del 2000, lo scenario non poteva che essere quello di “ una Liguria favolosa di sapori, fico polveroso e gelsomino stordente, di buganvillea e cappero, di garofano, calendula e rose, mirto e rosmarino”. Un buon modo di ricordarlo è quello di leggere le sue opere magari accompagnandone il piacere con un buon bicchiere di vino, preferibilmente rossese o vermentino, secondo le antiche ricette della cucina ligure.



