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“La schedina vincente”, scritto da tredici autori

Presentato a scopo benefico presso i Magazzini Oz il libro. Edito da Gian Giacomo Della Porta Editore

La cornice per la presentazione del libro intitolato “La schedina vincente”, edito da Gian Giacomo Della Porta Editore, è stata quella suggestiva dei Magazzini Oz di via Giolitti 19/A. Martedì 15 novembre scorso, alle 18, l’evento ha unito alla diffusione del libro uno scopo benefico voluto dagli autori che, di loro iniziativa, hanno deciso di devolvere le royalties, proventi della vendita dell’opera, alla Onlus CasaOz.


In rappresentanza dei tredici autori del libro erano presenti Marco Piano, Roberto Veronesi, Sandro Gasparini, Claudio Calzoni e Federico Castelletti Cazzato, oltre all’editore Gian Giacomo Della Porta, che ha moderato l’evento, e al vicepresidente e direttore della struttura di CasaOz, Marco Canta, che ha ricevuto l’assegno di beneficenza di mille euro.
Sono tredici gli autori de “La schedina vincente”, tra i quali, oltre a quelli già citati, figurano i bolognesi Marco Gollini, Stefano Nadalini, Gianfilippo Rossi e Stefano Zanerini, il piacentino Roberto Uggeri e i restanti torinesi Sergio Commisso, Marco Edoardo Sanfelici e Mario Camarda, originario di Grosseto.
Il libro contiene tredici racconti, così come è d’uso nella schedina del Totocalcio, accomunati da un sottile fil rouge che percorre quarantadue anni di storia (e storie), raccontati attraverso tredici partite di calcio. Ognuna con il proprio pathos e il proprio caleidoscopio di significati e emozioni.

Tra queste partite, che diventano uno strumento per raccontare esperienze di vita vissuta da ciascuno degli autori, ricordiamo quelle citate durante l’evento, che sono la finale dei Mondiali dell’82 in Spagna, che ha visto sfidarsi l’Italia e la Germania, partita molto cara a Marco Piano; la finale dei Mondiali del 2006 in Germania, che ha visto l’Italia affrontare la Francia, partita rimasta nel cuore di Roberto Veronesi; la finale di Champions Juventus-Milan raccontata da Federico Castelletti Cazzato, lo storico derby vinto dal Torino nel ‘67, giocato la settimana successiva alla morte di Giorgio Meroni, mitico giocatore del Torino, ribattezzato “la farfalla granata”, e di Che Guevara; la partita Torino-Cesena, ricordata dai tifosi del Toro quale la partita dell’ultimo scudetto, giocata nel 1976, ricordata da Sandro Gasparini.
Un libro che ha riscosso un ottimo successo e che ha come primo obiettivo quello umanitario legato alla beneficenza.

Mara Martellotta

L’ultimo libro di Giorgio Merlo e Giuseppe Novero al Circolo dei Lettori

“Le parole che contano”, conversazioni contemporanee, è il titolo libro scritto da Giorgio Merlo e da Giuseppe Novero che sarà presentato a Torino giovedì 17 novembre alle ore 17, presso la sala grande del Circolo dei Lettori, Via Bogino 9. 

Interverranno alla presentazione Giancarlo Caselli, Franco Garelli, Derio Oliviero e Giovanni Quaglia.

Modera Alberto Sinigaglia.

Undici protagonisti della vita pubblica italiana si soffermano su altrettanti temi e approfondiscono altrettante parole per richiamare valori da condividere o da riscoprire, offrendo analisi che possano condurre a sentieri semantici e di riflessone sempre più ampi.

Il libro conta la prefazione di Luigi Sbarra, Segretario Generale Cisl e l’introduzione di Marco Frittella, Direttore Rai libri.

“Sostiene Pereira” per “Un libro tante scuole”

Nell’ edizione  speciale “Salone del Libro”, il romanzo scelto per il progetto nazionale di “lettura condivisa” 2023

Più di 6mila gli studenti coinvolti in tutta Italia

Libertà giustizia e indipendenza: riparte da questi valori essenziali “Un libro tante scuole”, il progetto nazionale di “lettura condivisa” (che riunisce intorno a un grande romanzo studentesse e studenti da tutt’Italia) promosso dal “Salone Internazionale del Libro” di Torino in collaborazione con “Intesa San Paolo” ed il sostegno della “Consulta delle Fondazioni di origine bancaria” di Piemonte e Liguria, con la partecipazione di “Chora Media”. L’obiettivo è come sempre quello di “favorire attraverso la lettura il confronto sulla comprensione di sé, del mondo e del nostro tempo, nella comunità scolastica”. Per la sua terza edizione, dopo il successo di quelle precedenti – la prima nel 2021 dedicata a “La Peste” di Albert Camus, la seconda nel 2022 a “L’isola di Arturo” di Elsa Morante –  questa terza edizione vedrà pubblicare da parte del “Salone del Libro” un altro grande classico della narrativa italiana e internazionale, grazie alla collaborazione di “Giangiacomo Feltrinelli Editore”.

Da fine gennaio sui banchi di scuola approderà, infatti, Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi (Pisa, 1943 – Lisbona, 2012), in un’edizione speciale introdotta da un testo di Dacia Maraini e con una nota di Nicola Lagioia, direttore editoriale del “Salone”. Il libro, uscito nel 1994, vincitore del “Premio Campiello” e del “Premio Viareggio”, ambientato nel Portogallo alla fine degli anni Trenta, agli albori della dittatura di Salazar, è stato scelto “per i valori di libertà che trasmette e per l’accento che pone sull’importanza dell’esercizio dello spirito critico, insegnamenti sempre fondamentali, in particolar modo per i lettori che si affacciano all’età adulta”. Il protagonista, un giornalista solitario che si occupa principalmente di cultura, prende via via coscienza, grazie soprattutto al rapporto con il giovane Monteiro Rossi e la sua compagna, della deriva autoritaria imboccata dal proprio Paese e matura, poco alla volta, la decisione di compiere un gesto di eroica opposizione. Dal romanzo fu tratto l’omonimo film diretto da Roberto Faenza, con Marcello Mastroianniin una delle sue ultime interpretazioni.

Sostiene Pereira” raggiungerà più di 6mila studentesse e studenti in Italia, che entro la fine di gennaio riceveranno il libro gratuitamente. Il volume, come i precedenti, entrerà poi a fare parte della stessa “Biblioteca del Salone”. La copertina e l’impostazione grafica, anche per questo terzo volume sono state affidate a Riccardo Falcinelli, tra i più noti art director editoriali italiani. Ad accompagnare la lettura del romanzo, sarà, anche questa volta, un “podcast” in sei puntate, dal titolo Il Salone presenta Antonio Tabucchi”, prodotto in collaborazione con “Chora Media” e scaricabile su SalTo+ e sulle principali piattaforme di streaming gratuite a partire da febbraio 2023 e che vedrà diverse voci della narrativa contemporanea alternarsi per raccontare le tante sfumature della poetica dello scrittore pisano, le diverse questioni aperte dalla lettura di “Sostiene Pereira”, fornendo una propria specifica chiave di approccio all’opera: da Andrea Bajani a Paolo di Paolo, fino a Dacia Maraini, Romana Petri, Fabio Stassi e Chiara Valerio.

Tra febbraio e aprile 2023 alcune autrici e autori che intervengono nel “podcast” incontreranno dal vivo studentesse e studenti delle scuole nelle diverse sedi delle “Gallerie d’Italia”, i musei di “Intesa San Paolo” a Milano, Napoli, Torino e Vicenza. A Torino interverrà lo scrittore romano Paolo di Paolo.

Il momento conclusivo del grande percorso di lettura di “Sostiene Pereira”sarà sabato 20 maggio 2023, alla “XXXV Edizione del Salone del Libro”, con un appuntamento corale aperto a tutte le ragazze e i ragazzi coinvolti nel progetto, in cui saranno chiamati a parlare ospiti da sempre legati alle opere di Antonio Tabucchi.

“ ‘Sostiene Pereira’ – dichiara Nicola Lagioiaè ormai un classico, raro esempio di romanzo italiano contemporaneo celebrato in tutto il mondo. Per le studentesse e gli studenti che avranno l’opportunità di leggerlo rappresenta, insieme, un inno alla libertà e una grande lezione di letteratura civile”.

Per aderire a “Un libro tante scuole”, le scuole devono candidarsi sulla piattaforma SalTo+ (https://saltopiu.salonelibro.it/), entro il31 dicembre 2022.

Info: www.salonelibro.it

 

g.m.

 

Nelle foto

–       Antonio Tabucchi. galeria

–       Cover “Sostiene Pereira”

–       Dacia Maraini da FlickrSaloneLibro

La diplomazia del disincanto Costantino Nigra e l’Italia

Lunedì 14 novembre ore 17.30

via Ottavio Revel 15 – Torino

CENTRO STUDI PIEMONTESI 

Presentazione del volume

La diplomazia del disincanto

Costantino Nigra e l’Italia

sul finire dell’Ottocento

di

Andrea Pennini

Torino, Centro Studi Piemontesi, 2022

Con l’autore intervengono

Pierangelo Gentile e Michele Rosboch

Info e prenotazioni: tel. 011/537486 – info@studipiemontesi.it.

La conferenza potrà essere seguita in differita sul Canale YouTube del Centro Studi Piemontesi

 

www.studipiemontesi.it  

Piazze, larghi e rondò. Un viaggio nel tempo e nella storia di Torino

Dopo la première al Salone internazionale del libro 2022 e, nell’ambito di Portici di Carta, dopo la presentazione alle Gallerie d’Italia di piazza San Carlo, è finalmente disponibile nelle librerie e negli store online “Piazze, larghi e rondò.

Un viaggio nel tempo e nella storia di Torino” (Ed. Graphot) nel quale l’autore Giuliano Vergnasco ripercorre la storia e lo sviluppo della città tramite le piazze, da quelle storiche del centro a quelle dei quartieri più periferici legando ad esse immagini  storie e personaggi.

“Piazze, larghi e rondò. Un viaggio nel tempo e nella storia di Torino” con le sue 350 pagine e le oltre 500 immagini si propone come la strenna natalizia del 2022 per gli appassionati della storia cittadina.

 

L’autore: Giuliano Vergnasco nato il 10 marzo 1967 a due passi da Piazza Statuto, è da sempre appassionato di storia, in particolare quella di Torino. Collezionista di libri, guide, cartine e fotografie della città. Gestisce il blog “Like a killer in the sun”, nel quale parla di politica, attualità, sport, cucina e di libri. Autore del podcast “Torino tra storia e trasformazioni” nel quale in brevi pillole racconta la città. Ha pubblicato con Loredana Cella “Piazza Statuto e Porta Susa” (Graphot, 2012) e ha partecipato alle raccolte di racconti “Barriera stories” (Graphot, 2021) e “A Torino Centro” (Edizioni della Sera, 2022).

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Hannah Rothschild “L’improbabilità dell’amore” -Neri Pozza- euro 19,00

Non tradisce le aspettative l’ultimo romanzo della scrittrice e regista 60enne inglese baronessa Hannah Rothschild (prima donna presidente della National Gallery di Londra) che ci avvolge in pagine trascinanti. Prende spunto da un quadro totalmente inventato, ma ispirato dal vero “Pierrot” di Watteau, artista francese che ha lanciato il movimento Rococò.
Il libro inizia con l’asta multi miliardaria del quadro “L’improbabilità dell’amore” attribuito a Watteau, conteso da magnati e governi di mezzo mondo. Questa tela è la vera protagonista delle pagine che leggerete.

La storia rocambolesca e affascinante del romanzo torna indietro di qualche mese ed è un’alchimia di quadri preziosi e trafugati, storia dell’arte, distorsioni del suo mercato internazionale, misfatti e misteri.
La Rothschild mette in scena un parterre di personaggi bizzarri dei quali ripercorre le traiettorie che li hanno condotti alla casa d’aste: mercanti d’arte senza scrupoli, nobildonne dimenticate, oligarchi in esilio, faccendieri e mecenati.

L’eroina è la 30enne Annie McDee che fatica a mantenersi con l’umile lavoro di cuoca e vive in uno squallido e minuscolo appartamento londinese. Ha conosciuto quello che ritiene l’uomo giusto e in occasione del suo compleanno compra un quadro in un negozietto da rigattiere per una manciata di sterline. Lo spasimante non si presenta e quando lei, pentita dell’acquisto, torna per riportarlo indietro scopre che il negozio è andato a fuoco e l’uomo è morto.
Quella piccola tela, in realtà, ha un valore inestimabile ed una storia incredibile da raccontare. Tutto ha origine dalla genialità di Antoine Watteau, nato a Valenciennes nel 1684 da un costruttore di tetti alcolizzato. Nel 1703 quando ha solo 19 anni e lavora presso un pittore decorativo, vede e si innamora perdutamente della fanciulla più ambita di Parigi, Charlotte Desmare, meglio conosciuta come Colette, amante del Duca d’Orleans, nipote di re Luigi XIV.

Da questo amore folle e dall’impeto che spinge Watteau a catturare e immortalare il suo struggente sentimento nasce il quadro che nel romanzo racconta se stesso così: «Fui dipinto per celebrare le selvagge cascate dell’amore».
E’ la genesi del capolavoro e di un nuovo modo di dipingere.
Watteau morirà di consunzione e con il cuore spezzato nel luglio del 1721, ma la sua opera continuerà a viaggiare nei secoli. E’ il quadro che nel romanzo ci narra la sua rocambolesca storia, passato di mano in mano nel corso dei secoli, pegno di grandi amori, appeso nelle alcove di imperatrici, re, cocottes e tanti altri personaggi.

Ma la trama è ancora più ricca e sorprendente, tra i tentativi di Annie di scoprire il valore del quadro, il suo lavoro di cuoca alle dipendenze di un’altolocata famiglia di antiquari con qualche scheletro nell’armadio, e parecchi colpi di scena.

Monique Roffey “La sirena di Black Conch” -Marsilio- euro 18,00

Diventerà anche un film questo libro della scrittrice e giornalista britannica, studiosa di letteratura coloniale, nata a Port of Spain, a Trinidad nel 1965.
Queste pagine sono un brillante mix di realismo e fiaba che narrano come da secoli nelle acque caraibiche al largo dell’immaginaria isola di Black Conch nuoti una sirena. E’ Acayia, che una volta era la fanciulla più bella e sensuale del suo villaggio, oggetto dell’invidia delle altre donne che con le loro maledizioni l’hanno trasformata in una creatura marina, intrappolata in un corpo metà pesce e metà donna.
Da allora lei nuota al largo ed emerge dall’acqua quando sente la melodia cantata dal pescatore solitario David Baptiste, solo allora si avvicina alla barca e gli narra la sua storia.
Ma un giorno un ricco americano di Miami organizza una pesca d’altura in cerca di marlin, e il caso vuole che il suo inesperto figlio 20enne, tra lo stupore dei pescatori indigeni, riesca a fare abboccare al suo amo proprio Acaya, (che pensava di aver abbordato la solita barca amica).
Acaya nonostante lotti fino allo stremo per sfuggire alla cattura, viene pescata e issata a bordo. Scopriamo così che, ben lungi dalle sirene diafane e bionde di Ulisse, è invece una poderosa creatura dal corpo rosso come quelli delle donne indie, statuaria, squamosa e scintillante, con lunghe chiome nere intricate e simili a tanti tentacoli.
L’idea degli americani sarebbe guadagnare fama e soldi vendendola allo Smithsonian Museum. Una volta tornati a terra appendono la preda a testa in giù nel porto, e vanno a festeggiare ubriacandosi nella taverna dell’isola.
Chi invece gioisce poco sono i pescatori veterani del luogo perché credono alle leggende secondo le quali pescare una sirena porterebbe sfortuna.
Il giovane David Baptiste quando la vede agonizzante sulla banchina portuale entra in azione e riesce a liberarla, poi la nasconde nella sua casa tra i boschi ed ecco che il romanzo si trasforma in una bellissima storia d’amore e complicità che vi farà sognare.

 

Julian Barnes “Niente paura” -Einaudi- euro 19,50

Queste sono pagine intense e colte, divagazioni sulla morte dello scrittore inglese Julian Barnes (nato a Leicester nel 1946), vincitore del Man Booker Prize nel 2011 con “Il senso di una fine”.
Quello della fine è un tema particolarmente importante per Barnes che gli ha dedicato anche altri scritti.
“Niente paura” inizia con l’affermazione «Non credo in Dio però mi manca».
Di lì in poi, l’autore discetta e riflette sulla paura atavica della propria fine. Lo fa con pensieri fulminanti, aforismi e aneddoti familiari; ci inchioda a pensare a fondo sul destino comune e su come viverlo, con continue incursioni in filosofia, letteratura, musica e arte.
Impossibile riassumere queste pagine in cui abbondano scetticismo, arguzia, ironia, del tipo «Non so se Dio esiste, ma per la sua reputazione sarebbe molto meglio se non esistesse». Barnes ripercorre anche il suo atteggiamento nei confronti del tema tanto importante che lo ossessiona da sempre: era ateo a 20 anni, e si ritrova agnostico a 60.
Dichiara di pensare alla morte almeno una volta al giorno, soprattutto verso sera, e di provare una «paura moderata, ragionevole, realista». Cita grandi della letteratura che sulla morte hanno lasciato pagine e pensieri memorabili, tra loro Flaubert, Turgenev, Zola.
Poi ci offre spunti dalla filosofia antica, esamina i vari argomenti a favore e contro Dio, mescola scienza e ricordi. Compone una sorta di “tanatoenciclopedia” (dal greco θάνάτός, morte) in cui ricorda le posizioni di celebri tanafobici (coloro che hanno paura della morte) della storia come Montaigne, Renard, Rachmaninov e Larkin.
Ma inanella anche esperienze familiari, il modo di affrontare la morte dei nonni e dei genitori, per arrivare al legame con il fratello Jonathan, docente di filosofia che in questo libro è uno stimolante interlocutore. 246 pagine che ci aiutano a cercare di capire se del buco nero della morte e dell’abisso ci sia da aver paura oppure anche no……da meditare

David Lagercrantz “Obscuritas” -Marsilio- euro 19,90
L’autore è lo scrittore norvegese quasi 60enne che ha completato la saga “Millenium” dello scomparso Stig Larsson (morto nel 2004 a soli 51 anni). Ora torna con un thriller e una strana coppia di protagonisti: Micaela e Hans, che a Stoccolma indagano sull’omicidio di un arbitro di calcio di origini afgane, picchiato a morte.
Micaela Vargas è una giovane poliziotta straniera figlia di immigrati, cresciuta nella periferia della capitale, totalmente dedita al dovere, dura come l’acciaio, e tosta tanto da poter resistere al dolore e alla fatica. Contraltare di tanta efficienza sul lavoro è un privato che contempla cedimenti e senso di solitudine, inoltre cerca di nascondere una lieve zoppia conseguenza di una ferita sul lavoro.

Hans Rekke invece è nato nel privilegio, aristocratico e ricchissimo, accademico e psicologo, particolarmente arguto, geniale e abile nel suo complesso lavoro. Ma dietro la facciata professionale soffre di depressione che lo sprofonda in periodi di apatia e buio, tende ad abusare di psicofarmaci e pozioni varie, e ama suonare il pianoforte esibendosi in notevoli virtuosismi.

Due personalità diversissime per background, carattere e modo di affrontare vita e lavoro. Le loro traiettorie si intersecano nel 2003 – quando il mondo è ancora sotto shock per l’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001- e la polizia svedese indaga sul brutale pestaggio e assassinio di Jamal Kabir; rifugiato afgano, arbitro di calcio.
Viene subito sospettato il padre italiano di uno dei giocatori; ma Micaela vorrebbe andare più a fondo per escludere o meno altre piste che leghino la vittima afgana alla guerra contro i talebani. E’ così che viene chiamato a collaborare Hans, noto psicologo di fama mondiale.

Di più non si può anticipare, se non che il libro spazia anche in una sorta d’indagine sociale, a partire dalle differenze di classe dei due protagonisti, per affrontare tematiche come razzismo, xenofobia, ingiustizia sociale, e il clima del nuovo millennio sul suolo svedese, con l’arrivo di ondate di profughi.

La vita straordinaria di Riccardo Gualino  

Imprenditore coraggioso e raffinato mecenate, elegante viveur dal fiuto per gli affari, Riccardo Gualino ha segnato il secolo scorso come pochi altri hanno saputo fare.

Nato sul finire dell’Ottocento da una ricca famiglia biellese, Gualino fu presto protagonista nel mondo delle imprese. Acquisì banche, in società con Giovanni Agnelli fondò la SNIA, diventò azionista di riferimento e vicepresidente della Fiat, lanciò i filati artificiali senza tralasciare gli interessi nella chimica e nel settore  alimentare. Nel 1928 venne inserito nella rosa dei cinque uomini più ricchi d’Europa. Conobbe successi e vertiginose ascese e, all’opposto,  rovinose cadute senza perdere mai lo spirito d’avventura o rinunciando alle sue idee visionarie. Un personaggio straordinariamente unico  al quale è stata dedicata da Giorgio Caponetti un’importante biografia pubblicata da Utet: “Il grande Gualino. Vita e avventure di un uomo del Novecento”. Gualino fu un visionario per l’epoca al punto da puntare sul cinema in tempi non sospetti  con la pionieristica Lux che, come si legge nella sua biografia , “nel dopoguerra produsse i film di Visconti e Lattuada avvalendosi anche dei giovani Carlo Ponti e Dino De Laurentiis”. La sua è una vita talmente piena da sembrare quasi inverosimile, tra incontri con personaggi celebri ( da D’Annunzio ai Kennedy, da Curzio Malaparte a Winston Churchill, Liz Taylor e Solomon Guggenheim) e l’amore per le arti che divideva con l’inseparabile moglie Cesarina Gurgo Salice. Fu proprietario del palazzo Lascaris, attuale sede del Consiglio regionale, della bellissima villa che porta il suo nome in collina a Torino e ha lasciato una fantastica raccolta di capolavori che costituisce la “collezione Gualino” alla Galleria Sabauda). La sua ultima dimora è al cimitero monumentale di Oropa, la “piccola Staglieno” delle Alpi)  dove riposa nella tomba di famiglia con la moglie.

Marco Travaglini

La rassegna dei libri di ottobre

In Ottobre la nostra community FB ha incentrato i dibattiti soprattutto sui nomi di tre grandi scrittrici, molto diverse tra loro:

 

la recente scomparsa di Hilary Mantel ha riacceso i riflettori su questa autrice britannica, giunta alla notorietà in Italia piuttosto di recente, nonostante una carriera lunghissima e gratificante in patria, soprattutto grazie alla pubblicazione della sua trilogia sulla Rivoluzione Francese. Se volete recuperarli, iniziate da Storia Segreta Della Rivoluzione.

Molto più nota al nostro pubblico era l’altra grande scrittrice scomparsa in queste ultime settimane: Rosetta Loy, della quale vi invitiamo a recuperare il romanzo che le diede fama: La Bicicletta, del 1974.

 

Infine, non poteva mancare una menzione per l’ultima vincitrice del Premio Nobel, Annie Ernaux. Molto apprezzata dai nostri lettori, vi invitiamo a scoprirla tramite i numerosi articoli di approfondimento che le abbiamo dedicato, magari partendo dal suo titolo più famoso Gli Anni.

 

Incontri con gli autori

 

La nostra redazione, in collaborazione con novitainlibreria.it ha incontrato e intervistato Alessandro Zaccuri, fresco vincitore del Premio Boccaccio per al Letteratura: leggete il testo integrale QUI.

 

Nel mese di Ottobre abbiamo incontrato molti scrittori: segnaliamo le interviste con Silvia Pisani e Barbara Siliprandi, autrici del saggio Bimbe Diamante – L’Arte Delle Sette A; Candida Ippolito, autrice del romanzo L’Intensa Vita Di Vita (Scatole Parlanti, 2022); Lorenzo Bortolotto, autore esordiente di un toccante romanzo sul volo e il coraggio di andare avanti, dal titolo Accarezzare Le Nuvole.

 

Andar per libri e non solo…

 

Se abitate in Campania vi segnaliamo la rubrica televisiva Il Leggilibri, la rubrica dedicata al mondo letterario campano della TGR Rai, curata dal giornalista e scrittore Claudio Ciccarone. In onda ogni giovedì nell’edizione delle 14.

 

Lo scrittore David Almond (autore di punta di Salani con cui ha pubblicato “Skellig”, “Argilla”, “La storia di Mina”, “Il bambino che si arrampicò fino alla luna”, “Il grande gioco”, “La vera storia del mostro Billy Dean”, “Mio papà sa volare!”, “La canzone di Orfeo” e “Il ragazzo che nuotava con i piranha”) sarà ospite a Lucca Comics (dal 29 al 2 novembre). Maggiori informazioni sul sito della manifestazione.

 

Per questo mese è tutto, vi invitiamo a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’isola del libro: speciale Sue Miller

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Perché una puntata dedicata interamente a questa scrittrice americana? Perché questa brillante 79enne (nata a Chicago il 29 novembre 1943) è una delle più acclamate autrici, amata dai lettori e apprezzata dalla critica per l’abilità con cui riesce a sviscerare temi profondi, anche dolenti, in modo avvolgente e coinvolgente. Capace di grande profondità emotiva che ammanta con uno stile di scrittura quasi cinematografico, particolarmente accattivante, Ha iniziato a scrivere e pubblicare tardi, il suo primo romanzo è del 1986, “La buona madre” dal quale è stato tratto il film “Diritto d’amare” con Diane Keaton e Liam Neeson. Da allora la scrittura è la sua vita e ha regalato ai suoi lettori molti romanzi, alcuni dei quali hanno ispirato altri film di successo.

 

“Monogamia” -Fazi Editore- euro 18,50
E’ il romanzo più recente: psicologico, introspettivo, profondo e narra di una coppia che vive a Cambridge, in Massachusetts, felicemente sposta da quasi 30 anni. Poi con la morte del marito si scoperchia non solo un pozzo di dolore, ma anche qualcosa che mina alle fondamenta tutte le certezze su cui era basato il matrimonio e la vita insieme.
Protagonista è Anne, alle spalle ha un precoce e fallimentare primo matrimonio dopo il college con l’odioso e snob Alan. Ora è giunta al traguardo della mezza età e si ritiene realizzata con il secondo marito, Graham; proprietario di una libreria che è punto di riferimento per tutta Cambridge, dove invita e presenta scrittori ed organizza feste memorabili.
Graham è esuberante, imponente, vulcanico, buongustaio dei piaceri della vita –Bacco, tabacco e Venere- e soprattutto ha sempre incoraggiato Anne a seguire le sue passioni, prima fra tutte la fotografia.
Quando si erano conosciuti -lei minuta, timida e riservata- non era stato subito amore. Poi la traboccante gioia di vivere di quell’omone barbuto e carico di entusiasmo l’aveva investita e avvolta in un matrimonio tutto sommato riuscito. Anche Graham ha alle spalle un precedente matrimonio, con Frieda che l’aveva lasciato dopo aver scoperto che la tradiva (ma continua a rimpiangerlo), e un figlio, Lucas, ormai adulto che vive a New York.
Anne e Graham hanno messo al mondo Sarah, anche lei ormai una donna con la sua carriera a San Francisco.

Tutto cambia e precipita quando una brutta mattina Anne si sveglia accanto a Graham e se lo ritrova morto nel sonno. Pagine memorabili si aprono sul dolore di un lutto così improvviso e inaspettato che stravolge completamente il mondo di Anne.
Poi, a poco a poco, verrà a galla una realtà spiacevole per Anne che scopre di aver vissuto per anni accanto a un uomo brillante, ma dotato di un doppio fondo che lei non aveva minimamente intuito.

La Miller è magistrale nell’affondare la penna nello smarrimento e nel disinganno di Anne; e lo fa intercalando sapienti e ben dosati flashback che aiutano a ricostruire il passato e a vederlo con occhi totalmente diversi.
Affascinante anche la carrellata dei comprimari, a partire dall’ex moglie di Graham, Frieda, un’insegnate che non ha mai smesso di amarlo e col tempo è diventata amica di Anne. Una complessità di vite, sentimenti e disillusioni.
La figlia Sarah che negli anni dell’adolescenza aveva dato qualche preoccupazione ai genitori, poi ha trovato la sua strada. Infine Lucas, figlio di primo letto di Graham che lavora come editor nella Grande Mela. Entrambi i figli adoravano il padre ed erano legati anche tra di loro.
Sullo sfondo aleggiano concetti complessi come libertà sessuale, fedeltà, fiducia, relazioni personali, dolore della perdita e, sotteso a ogni riga di questo bellissimo romanzo, c’è l’amore per i libri.

 

“La buona madre”

Anche in questo romanzo (del 1986) al centro della vicenda c’è una donna, Anna Dunlop, insegnante di pianoforte che sta divorziando dal marito Brian. Il loro matrimonio era in crisi da tempo, ad accelerare la separazione era stata la relazione di lui con Brenda (e il progetto di risposarsi con lei) e la decisione di trasferirsi per lavoro a Washington dove Anna non ha nessuna intenzione di seguirlo. La fine della loro unione era nell’aria da tempo e avviene quasi senza scossoni, perché entrambi sono impazienti di definire gli accordi e andare ognuno per la sua strada.

Anna ottiene la custodia della figlia Molly, un assegno mensile per il mantenimento della piccola e, poiché Brian è quello economicamente più stabile, si sarebbe addossato le spese principali per la sua crescita e la sua educazione.
Per la prima volta, invece, Molly dovrà mantenersi da sola, e su questo lei ha particolarmente insistito vedendolo come il primo passo necessario per ricostruirsi una vita indipendente.

Al centro della sua vita c’è la piccola di 4 anni alle prese con la lacerazione del suo mondo in due. Poi la strada di Anne interseca quella di Leo, affascinante artista dalla vita sregolata e sopra le righe.
Ed ecco profilarsi all’orizzonte la difficoltà di poter scegliere di vivere la passione da donna finalmente libera, e conciliare il nuovo sentimento con la responsabilità di una figlia piccola e una serie di complicazioni.
A scompigliare ulteriormente la vita di Anne si affacciano la sua famiglia di origine, fortemente patriarcale e tradizionalista, e l’ex marito che le metterà i bastoni tra le ruote convinto che la nuova relazione della donna metta a rischio la serenità di Molly.

 

“Un mondo nascosto”

Catherine Hubbard sta affrontando la deriva del suo secondo divorzio e per farlo si rintana nella vecchia casa dei nonni nel Vermont, dove aveva trascorso lunghi periodi dell’infanzia. La prima volta era stata quando aveva 7 anni e con il fratello poco più grande erano stati accolti da nonna Georgia e nonno John per proteggerli dal dolore per la malattia terminale della loro madre.

Ora Catherine si ritrova alle prese con un altro fallimento e nell’antica dimora, in piena solitudine, conta di ripensare anche ai suoi rapporti con i figli ormai lontani e presi dalle loro vite di adulti.
Girovagando nelle stanze e nella soffitta scopre vecchi bauli pieni di stoffe, raffinati corredi ingialliti dal tempo e soprattutto riporta alla luce i diari della nonna.

Inizia così la magia della ricostruzione di una vita. Quella della nonna Georgia che, quando era giovanissima nel 1919, aveva assistito la madre in fin di vita; poi si era ammalata a sua volta e la diagnosi del medico di famiglia, John Holbrooke, era stata Tbc, che all’epoca aveva epilogo spesso mortale. Il dottore l’aveva fatta ricoverare in un sanatorio dove avrebbe potuto essere curata e soprattutto avrebbe potuto riposare lontana dall’atmosfera faticosa e luttuosa della famiglia.

Georgia si era vista costretta al ricovero e non era per niente contenta, anche perché alla morte della madre si era sentita come abbandonata e metabolizzava il dolore del lutto prendendosi cura del padre, dei fratelli e della casa. E’ tra le mura del sanatorio che a poco a poco si adegua ai ritmi imposti dalle cure ed è lì che vive il suo primo grande amore. E’ l’emaciato Seward molto più malato di lei, eppure tenacemente attaccato alla speranza della guarigione in Colorado che sembra la terra promessa per i tubercolotici.

Catherine scopre così il passato che la nonna non le aveva mai raccontato e fa luce anche sui sottesi rapporti tra Georgia e il nonno, ovvero il dottor Holbroke che aveva finito per sposare una volta uscita dal sanatorio; lui all’epoca aveva 39 anni e lei appena 19.
Sue Miller ci regala una storia delicata, profonda e a tratti commovente, in cui Catherine immedesimandosi nel matrimonio solidissimo dei nonni, scopre anche gli anfratti più reconditi della sua anima.

 

“La moglie del senatore”

Sue Miller è eccezionale nel miscelare le vicende di due coppie diversissime tra loro – per età, classe sociale, esperienze passate e in divenire- eppure legate da una vicinanza abitativa, a Williston, che si trasforma in qualcosa di più del semplice rapporto tra vicini di casa.

I giovani novelli sposi Meri e Nathan si sono appena trasferiti nella villa bifamiliare e i loro muri confinano con quelli di una famiglia famosa, quella del senatore di lungo corso Tom Naughton e la moglie Delia.
Sono due coppie ai poli opposti della vita. Nathan è un brillante professore universitario agli inizi della carriera, Meri ha 36 anni e si occupa della parte culturale di un programma in radio.
Tom Naughton è stato un famoso leone del partito democratico ed ha trascorso la sua vita per lo più al centro del potere politico a Washington, mentre la moglie Delia ha scelto di ritirarsi a vita privata nella tranquilla cittadina lontana dai riflettori.

In un certo senso è un romanzo che si bilancia tra la gioventù e la vecchiaia, che hanno orizzonti parecchio differenti.
Delia accoglie i vicini con classe e in modo amichevole e questo apre le porte alla sua amicizia soprattutto con Meri che attraverso le pareti divisorie può sentire quanto accade ai vicini.

Sono rosee le aspettative di Nathan che si è appena trasferito perché ha ottenuto una cattedra a Willigton; mentre la moglie rimane incinta e si trova ad affrontare i cambiamenti del suo corpo e dell’intera esistenza.
D’altro canto invece l’elegante Delia ha superato la settantina, ha tre figli adulti avviati per le loro strade e un marito che l’ha sempre tradita, eppure lei è rimasta al suo fianco con una tenacia e un amore sconfinati. Attraverso flash back sapientemente orchestrati scopriamo, a poco a poco, i dettagli, gli alti e bassi, le dinamiche del suo complesso matrimonio, fino agli sviluppi finali.

Un romanzo che sa raccontare le meravigliose e spesso perigliose alchimie di una coppia e lo fa mettendo in campo la sensibilità di questa scrittrice sempre attenta alle dinamiche affettive che danno senso alla vita.

 

Cronaca postuma di un paese che non esiste più

“Di dove sei? Della Jugoslavia. È un paese che esiste? No, ma io vengo da lì”.

Un dialogo breve e asciutto, mirabilmente sintetizzato dalla scrittrice croata Dubravka Ugreši ne “La confisca della memoria” svela molto bene il dramma della dissoluzione di quello che era il paese degli slavi del sud. E Bruno Maran, fotoreporter di Stampa Alternativa che ha firmato importanti reportage dalle zone più calde del pianeta, con il libro “Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti. Cronaca postuma di un’utopia assassinata e delle guerre fratricide”, pubblicato da Infinito Edizioni, racconta con lucidità e passione la parabola della Jugoslavia. Un paese che dopo la prima guerra mondiale si chiamava Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi Regno di Jugoslavia e successivamente un’originalissima esperienza socialista e federale per oltre quarant’anni, dal 1945 al 1991. La Jugoslavia era il frutto unitario composto da sei repubbliche  e due  province autonome (nell’ordine: Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Kosovo, Vojvodina ), formatosi dopo aver attraversato una tremenda guerra di liberazione dagli invasori nazi-fascisti, che provocò molti lutti e sparse rancori mai sopiti. Il paese venne così delineato da Josip Broz Tito e da Edvard Kardelj, il teorico e costituzionalista sloveno.  La “terra degli slavi del sud” si basava sulla politica della Fratellanza e Unità (Bratsvo i Jedinstvo) fra i diversi popoli jugoslavi, garantendo a ciascuno, comprese le minoranze nazionali, dignità, autonomia decisionale e rappresentatività istituzionale. Tito era infatti riuscito a bilanciare le rappresentanze etniche e a placare antichi odi in un equilibrio che appariva stabile, grazie probabilmente anche al collante dell’ideologia socialista rinnovata in chiave antistalinista e per alcuni versi filo-occidentale. L’originalità del progetto jugoslavo iniziò il suo declino nei primi anni ottanta, con la morte del maresciallo Tito. Nel 1991 scoppiò la guerra, che portò nell’Europa di fine Novecento i crimini contro l’umanità, lo stupro etnico, il genocidio, l’urbicidio di Sarajevo e di altre città, la fuga di milioni di profughi, per concludersi con una pace ingessata, cui fece seguito una guerra “umanitaria” in Kosovo e Serbia. Un modo drammaticamente coerente per chiudere un secolo segnato dalle guerre. Il libro di Maran è la storia di quel Paese, anno per anno, giorno per giorno. Un lavoro paziente, di ricerca, con il quale l’autore ha realizzato un testo per alcuni versi di fondamentale importanza per chi vuol conoscere questa parte della storia europea e un paese dove – secondo i più – è iniziato ed è finito  nel sangue quello che lo storico britannico Eric Hobsbawm definì il “secolo breve”. Un libro di storia, dunque. Da leggere, come meritano questi libri, con calma.  “Questo libro ci aiuta a comprendere il presente facendoci conoscere settant’anni e più di passato e ci consente di immaginare, o quanto meno, di auspicare, un futuro possibile”, ha scritto  Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Un futuro che, per quanto mi riguarda, deve comprendere, perché sia tale, due concetti fondamentali: giustizia e diritti”. Temi ricorrenti, spesso violati, a volte dimenticati che si accompagnano al bisogno di ricostruire storie e vicende partendo dai fatti. “La lettura del lavoro di Maran dimostra come gli eventi tragici verificatisi nei Balcani non affondino le loro ragioni in un atavismo tribale, bensì in “semplici” e fin troppo evidenti scontri tra gruppi di potere interni allo spazio jugoslavo e sostenuti da potenti alleati stranieri”, sottolinea Luca Leone, autore dei più importanti libri sulla Bosnia. Che aggiunge come “a restare stritolati, sfregiati, dilaniati, alla fine sono sempre i popoli, la giustizia e la verità”.  Soprattutto in questi paesi dove la storia è passata come un vento impetuoso nel corso dei secoli, tanto da far dire a Winston Churchill che “gli spazi balcanici contengono più storia di quanta ne possano consumare”.

Marco Travaglini