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“Storie di Lucette” Al “Circolo dei Lettori” di Torino

La presentazione del libro di Franca Rizzi Martini, in occasione della celebrazione del “Giorno della Memoria”

Mercoledì 24 gennaio, ore 18

“Una saga familiare di ampio respiro, che spazia dalla Polonia alla Francia, che illumina dei francesi i giusti e gli ingiusti, che ci descrive come una patria materna quale la Francia può trasformarsi in un mondo di orrore. E soprattutto ci racconta questo mondo di ebrei polacchi emigrati in Occidente, il passaggio dall’osservanza di stampo chassidico al laicismo francese, i legami famigliari che nemmeno la Shoah riesce a distruggere, il peso di una liberazione ancora troppo carica di memorie rimosse, ma non cancellate. Come quelle di Lucette, riemerse, a chiudere il cerchio, solo oggi, nella sua vecchiaia”: così nella sua preziosa “postfazione”, Anna Foa (celebre storica, già docente a “La Sapienza” di Roma, da sempre impegnata sul fronte della “memoria” e con Anna Bravo fra le maggiori studiose della condizione femminile nella Shoah) presenta “Storie di Lucette” – da Nancy alle Ardenne, bambina in fuga dai nazisti – libro scritto dalla milanese, residente a Moncalieri (Torino), Franca Rizzi Martini per “Neos Edizioni”, che sarà presentato mercoledì prossimo 24 gennaioalle 18, nella Sala Biblioteca del “Circolo dei Lettori”, In occasione delle celebrazioni del “Giorno Internazionale della Memoria” (27 gennaio) e con il Patrocinio della “Comunità Ebraica di Torino”.

La storia raccontata da Franca Rizzi Martini prende avvio nel lontano 1923, quando la famiglia Goldberg – padre, madre e otto figli, alcuni adulti e sposati – si trasferisce da un paesino della Polonia a Nancy, in Francia. Mentre i due nonni sono ultraortodossi, i figli non seguono i dettami della religione ebraica e ciò rende loro più facile integrarsi fino a considerarsi francesi in tutto e per tutto. Questo però non li renderà esenti dalla terribile persecuzione nazista. Così, nel febbraio del 1944, quando i rastrellamenti si fanno più assidui, Lucette, che non aveva ancora compiuto dieci anni, viene mandata a Verpel, un paesino delle Ardenne, insieme al fratello Alex di qualche anno più grande e qui vivono ospitati sotto mentite spoglie, riuscendo così a salvarsi. Suzanne e Albert Didier, i coniugi che li accolsero nella loro caffè-pensione salvandoli dalla deportazione, sono stati riconosciuti “Giusti fra le Nazioni” da “Yad Vashem” (l’“Ente Nazionale per la Memoria della Shoah” di Gerusalemme) nel 2012. Altri membri di questa grande famiglia riusciranno a sfuggire alla scure nazista, ma ben diciassette persone del nucleo familiare verranno deportate ad Auschwitz e da lì non faranno più ritorno. Degli orrori perpetrati dal nazismo che portò alla morte gran parte della sua famiglia e – si calcola – fra i 5 e i 6milioni, solo di ebrei, in Europa (soprattutto in Polonia e nel resto dell’Europa comunista), Lucette ha sempre cercato di rimuovere il ricordo. Non esistevano parole adeguate per poter parlare di fatti così aberranti. Ancora Anna Foa: “Lucette non legge libri sulla Shoah, non va a vedere la culla in Polonia della sua famiglia, non visita Auschwitz. Fino a che, con il volgere degli anni, Auschwitz la chiama”.

E quel richiamo è troppo forte e doloroso per tenerlo nascosto tutto dentro di sé. Così oggi, a 80 anniLucette Brytenyszok Testa esplode in un’inarrestabile valanga di memorie sopite: “Nella mia vita sono sempre scappata … A un certo punto, però, ho dovuto dare voce all’enorme sofferenza che era dentro di me, che ancora mi accompagna e che forse non mi abbandonerà mai. Ho capito di avere bisogno di tirare fuori un dolore che non ero mai riuscita a comunicare”. Così, persecuzioni, deportazioni, fughe e avversità legate al più orribile genocidio della Storia e ricordate da un’anziana donna che tutto ciò ha vissuto quand’era bambina, sono state raccolte e messe su carta da Franca Rizzi Martini, che “con affettuosa partecipazione e delicatezza, proprie di quella bambina di un tempo, ha saputo offrircele senza speculare sull’orrore, ma trasmettendo comunque appieno il dramma vissuto dai protagonisti”.

Per ulteriori info“Neos Edizioni”, via Beaulard 31, Torino; tel. 011/7413179 o www.neosedizioni.it

g.m.

Nelle foto:

–       Cover “Storie di Lucette”, Neos Edizioni

–       Lucette, Nancy, 1957

–       Lucette in colonia a Celles sur Plaine (la prima destra che abbraccia Charlotte), 1947

Le Venezie di Marco Polo 700 anni dopo

Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia”. Perché le Venezie di Marco Polo sono tante e si possono visitare e scoprire nel libro di Ermanno Orlando “Le Venezie di Marco Polo, storia di un mercante e delle sue città”, il Mulino. Lo storico medievista di Ca’ Foscari ci porta in viaggio nelle città che Marco ha conosciuto e attraversato. Con una particolarità: il grande viaggiatore resta sullo sfondo mentre i luoghi visitati si prendono per intero la scena. E così vediamo Venezia, vissuta, lasciata e ritrovata, e poi salperemo per San Giovanni d’Acri, Trebisonda, Costantinopoli, Tabriz… e infine torneremo a Venezia, “la città continuamente cercata nelle altre e cambiata nello spazio di un viaggio che pareva infinito”. Sono trascorsi 700 anni dalla morte di Marco Polo, il 9 gennaio 1324, e su di lui esiste una montagna di libri tradotti in numerose lingue che narrano le sue straordinarie vicende di viaggio che aprirono agli europei il lontano e leggendario Oriente, raccontate da numerosi autori. Pochi anni fa un’esposizione eccezionale al Mao di Torino ci fece conoscere anche l’anima dell’esploratore e i suoi segreti. Per alcuni mesi nelle sale del Museo d’arte orientale fu esposto il testamento di Marco Polo, una riproduzione perfetta della pergamena originale di pecora su cui il viaggiatore e scrittore veneziano dettò le sue ultime volontà poche ore prima di morire.
È il 1271 quando il giovane Marco insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo partono da Venezia che a quell’epoca era una metropoli multietnica con 100.000 abitanti. Prima tappa San Giovanni d’Acri in Terra Santa, poi un lungo itinerario attraverso Turchia, Persia, Afghanistan, il deserto del Gobi e nel Catai, la Cina del nord, alla corte di Qubilay, il Gran Khan dei Mongoli, nipote di Gengis Khan. In Cina i Polo resteranno quasi vent’anni prima di ripartire per Venezia che rivedranno nel 1295 dopo un altro viaggio avventuroso. Viaggiatore, scrittore, ambasciatore e mercante, Marco Polo ha raccontato i suoi viaggi in Asia e in Estremo Oriente nell’opera letteraria “Il Milione”, un’enciclopedia geografica conosciuta in tutto il mondo. A San Giovanni d’Acri, nelle terre crociate, scopriamo scorci di Venezia tra la fortezza dei cavalieri templari, il palazzo del bailo, il bazar, i bagni e le taverne per i mercanti che affollavano la città che a fine Duecento contava 40.000 abitanti. “Chiunque giungeva ad Acri vi respirava Venezia nella foggia degli edifici, nel vociare dei commercianti, negli odori dei cibi, negli stili di vita…E poi Costantinopoli, “la più nobile tra le capitali del mondo, per tre ottavi veneziana, così bella da togliere il fiato, con le sue possenti mura, le smisurate cupole, le sue colonne svettanti”. I veneziani erano di casa a Bisanzio che, al passaggio dei fratelli Polo, contava ben 400.000 abitanti. Il loro quartiere era immenso, ben più ampio di quello delle altre colonie straniere presenti in città. Erano ricchi, potenti e anche prepotenti, “spadroneggiavano come se tutto fosse loro concesso, senza leggi e senza scrupoli, lasciando agli altri solo le briciole”.
A quasi 70 anni Marco Polo si ammalò gravemente. Il viaggiatore-mercante stupisce il mondo con il suo favoloso viaggio e sorprende anche per il suo testamento. In punto di morte chiama un notaio e nella sua camera da letto, pur molto provato nel fisico ma ancora estremamente lucido, decide di donare parte delle sue ricchezze alla chiesa per salvarsi l’anima, denaro e beni alla moglie e alle figlie in un momento storico nel quale si lasciava tutto ai maschi. E tra i beni lasciati ai parenti ci sono anche oggetti favolosi come stoffe in oro, drappi di seta, il pelo di yak, pietre e perle di gran valore. La pergamena-testamento è stata ritrovata all’interno di un manoscritto veneziano. Molti studiosi avrebbero voluto esaminarla da vicino ma i rischi di danni per l’usura erano gravi. Così nel 2016 il ministero dei Beni Culturali e la Biblioteca Marciana decisero di realizzare una copia perfettamente corrispondente al testamento originale. Venezia celebrerà i sette secoli dalla morte di Marco Polo con una grande mostra a Palazzo Ducale dal 6 aprile al 29 settembre.
Filippo Re
nelle foto:
Libro “Le Venezie di Marco Polo”, il Mulino
San Giovanni d’Acri (oggi Akko in Israele), ricostruzione delle fortezza Templare
Marco Polo lascia Venezia, miniatura del XV secolo

“Memento mori”: nel romanzo di Enrico Fila un viaggio nel futuro per capire cosa significa essere umani

Informazione promozionale

Nel 2072 la Terra è profondamente cambiata. Dopo un evento globale chiamato “Il Grande Azzeramento”, l’umanità come la conosciamo non esiste più. Thomas, un ingegnere astrofisico di talento, si ritrova proiettato al centro di una rete di segreti, menzogne e complotti…

 

IL LIBRO

Non possiamo mai vedere al di là delle nostre scelte. Ogni nuova idea, sia essa acquisita o pensata, cambierà irrevocabilmente il percorso delle nostre scelte future. Mentre percorrerete le pagine di questo romanzo, la vostra mente inizierà lentamente a cambiare, e quando il lupo travestito da pecora si rivelerà, il mondo che vi circonda apparirà totalmente diverso.

 

Nel 2072 la Terra è profondamente cambiata. Dopo un evento globale chiamato “Il Grande Azzeramento”, l’umanità come la conosciamo non esiste più. Thomas, un ingegnere astrofisico di talento, si ritrova proiettato al centro di una rete di segreti, menzogne e complotti. Con l’aiuto di Athena, una IA avanzata, scopre una verità inimmaginabile sul destino dell’umanità e sul suo ruolo cruciale in esso.

Mentre Thomas si sforza di comprendere le ramificazioni morali ed etiche delle sue scoperte, si ritrova a dover prendere una decisione che potrebbe cambiare il corso della storia – o condannarlo a un’esistenza di schiavitù eterna. In un mondo dominato dall’ambizione e dalla tecnologia, Thomas si troverà a confrontarsi con una domanda fondamentale: cosa significa veramente essere umani?

L’AUTORE SI RACCONTA

Sono un informatico e un esperto di intelligenza artificiale con una passione particolare per la scrittura. La mia formazione inizia nel campo delle discipline umanistiche, per poi spostarsi verso le scienze matematiche e l’informatica. Guidato dalla mia forte curiosità, ho sempre cercato di non fermarmi e di arricchire continuamente il mio bagaglio di conoscenze spaziando in vari campi quali: l’astrofisica, la biologia molecolare e la climatologia. Questo percorso ha alimentato in me il desiderio di condividere con gli altri quanto appreso.

Enrico Fila

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LINK UTILI

 

MONCALIERI: 4 autori per la nostra città

Venerdì 19 gennaio 2024

 

PATHOS EDIZIONI PRESENTA

Angelo Arlunno

Quanto è vicina la felicità?

Celeste Di Gregorio

Non fasciarti la testa. Non posso cambiare le cose. Solo decidere come viverle.

Anna Rita Sena

Donne. Vita, amori e speranze

Mario Barale

Il raspio della Strega

Moncalieri, ore 17

Biblioteca civica Arduino, via Cavour 31

Pagina facebook della Biblioteca @bibliomonc

Venerdì pomeriggio, 19 gennaio, la casa editrice torinese Pathos riunisce alla biblioteca civica Arduino di Moncalieri 4 suoi autori. L’appuntamento è alle 17 in via Cavour 31. Il pubblico della biblioteca farà così la conoscenza di Angelo Arlunno e del suo Quanto è vicina la felicità?Al tavolo dell’incontro ci sarà anche Celeste Di Gregorio con Non fasciarti la testa. Non posso cambiare le cose. Solo decidere come viverle. Inoltre: Anna Rita Sena con Donne. Vita, amori e speranze e Mario Barale con Il raspio della Strega. Introduce l’incontro l’assessore alla Cultura Laura Pompeo, e come moderatori partecipano Luigia Gallo, Claudio Sturiale e Marco Nuzzo. Ingresso libero fino ad esaurimento posti e diretta facebook.

Un gustoso approfondimento dedicato alla produzione letteraria di qualità – dichiara l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Si tratta di autori radicati nel nostro territorio e giustamente valorizzati nell’ambito di una proposta editoriale, quella di Pathos, originale e fuori dagli schemi”.

Angelo Arlunno

Quanto è vicina la felicità?

Il romanzo narra la vita di Maria, attraverso le trasformazioni del nostro Paese, dal dopoguerra ai giorni attuali. Narra dei suoi giorni di bambina, poi ragazza, donna, e infine nonna, tra le vicissitudini di una Italia in preda agli sconvolgimenti della guerra. La felicità va conquistata, è un lavoro continuo su di sé e sul mondo, di comprensione e accettazione degli eventi, ai quali mai dovrà rassegnarsi, qualsiasi cosa accada. Quel consiglio di suo padre, quando ancora era bambina, le tornerà più che mai utile.

Celeste Di Gregorio

Non fasciarti la testa. Non posso cambiare le cose. Solo decidere come viverle

Durante il percorso universitario in Biotecnologie mediche, i temi studiati da Celeste nei diversi anni, si riversano su di lei costringendola a vivere in prima persona tutto ciò che aveva sempre studiato. Celeste aveva mille progetti, tra cui la laurea che è riuscita a conseguire tra una chemioterapia e l’altra, tirando fuori quella forza e dinamismo che non pensava neanche di avere. Inizia così una lunga tappa della sua vita tra visite, biopsia, interventi e terapie.

Anna Rita Sena

Donne. Vita, amori e speranze

La prima pubblicazione della poetessa Anna Rita Sena si presenta come un involucro di immagini vibranti che esprimono sentimenti ed emozioni universali, nelle quali il lettore può riflettere se stesso e le proprie vicende esperienziali. Lo stile proposto è costruito in una forma semplice che arriva dritto al cuore e riflette pienamente la sua personalità. Gli argomenti trattati esprimono l’importanza che l’autrice avverte nei confronti dell’universo femminile in tutte le sue forme e sfaccettature.

Mario Barale

Il raspio della Strega

In una notte stellata del 1669 Domiziana, una giovane fiorentina figlia del popolo, sale di nascosto alla Rocca di Sangrimale, si spoglia e posa per Marta Signorelli, una valente pittrice che rende immortale il suo corpo acerbo, comprando da lei silenzio e sofferenza in cambio di poche monete d’argento. Quando il desiderio di vedersi ritratta si scontra con il diniego dell’artista, la curiosità spinge Domiziana ad infrangere il patto stipulato, scoprendo un segreto mortale.

L’ibrida bottega “Dialoghi al Quarto di Luna”

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Conversazioni a ruota libera su passato, presente e futuro di Torino per il ciclo di incontri “Dialoghi al Quarto di Luna” ospitati dalla libreria Librida bottega, che è il rifugio prediletto di ostinati lettori da 12 anni ai piedi della collina e affacciata sul Po.

 

Il programma prevede 9 incontri (ingresso libero, ma su prenotazione) fino al 3 giugno. Tutti altamente conviviali, in piena libertà, a ruota libera e più voci per declinare i mille volti della città.

Così “L’ibrida bottega” si riconferma libreria indipendente capace di fare comunità; e grazie alla collaborazione e all’interazione di un pool di amici ha messo a punto la scaletta degli appuntamenti. Il titolo di ognuno si ispira a un romanzo e prevede una coppia di relatori che si confrontano anche con il pubblico.

Il primo è stato un successo, il tema era “Lettere da Torino: sulle tracce antiche e future della città”. Protagonisti sono stati Walter Barberis, storico e presidente della casa editrice Einaudi e Adrea Malaguti, neo direttore della Stampa, (quotidiano torinese che collabora all’iniziativa).

L’analisi di Malaguti è partita dalla situazione delloscacchiere mondiale: tra guerre in corso e profonda crisi dei valori condivisi dalle collettività occidentali.

Torino è una delle città che (insieme a Roma e Napoli) ha visto il moltiplicarsi delle disuguaglianze e sta pagando maggiormente la crisi economica. Soprattutto deve trovare una sua nuova identità, visto che sono venuti meno i punti di riferimento del passato. Le potenzialità ci sarebbero, però occorre reinventarsi, affinare l’abilità di farsi conoscere, capire e autopromuoversi.

Barberis ha sottolineato lo sbandamento culturale degli ultimi anni e il frantumarsi della solidarietà. I grandi padroni oggi sono le multinazionali con sedi all’estero, e interloquire è complicato; mentre i contratti di lavoro dei giovani sono effimeri e li fanno sentire ininfluenti e facilmente sostituibili.

Le risorse ci sarebbero, Torino ha ingenti patrimoni che però restano immobilizzati. Barberis si augura un nuovo Rinascimento della classe imprenditoriale, un’alleanza tra le persone che hanno le possibilità di dare una svolta.Perché Torino non può vivere solo di turismo; ma deve inventare il suo nuovo futuro in un’Italia e in un Europa che sono sempre più marginali nel mondo. Questi alcuni dei nodi del primo incontro.

 

E last but not least.

“L’ibrida bottega” è sempre più una sorta di Shakespeare and Company subalpina (per energia e lungimiranza intellettuale ricorda quella fondata nel 1919 a Parigi da Sylvia Beach); le cui anime sono quelle di Federico Bena e sua moglie Cristina.

Da luglio si è trasferita nella nuova location in via Casale 10, sempre a Borgo Po (prima era in via Felice Romani). Nuova sede, lo stesso fascino di quella precedente, anzi accresciuto e molto più in grande.

Un’oasi di pace e cultura che ha guadagnato preziosi metri quadrati, sempre pronta ad ospitare novità, iniziative, autori e un pubblico affezionato in costante crescita.

Qui si entra e ci si ritrova accolti dall’abbraccio dei titolari che si alternano nell’orario continuato fino alle 20 di sera. Federico e Cristina di libri vivono: li respirano, li leggono e consigliano, e qualsiasi titolo andiate cercando loro si attivano per trovarvelo.  Scusate se è poco…soprattutto per chi rimpiange un bene oggi raro, ovvero l’antico rapporto con il libraio-amico col quale commentare e scambiare emozioni e pensieri.

 

Il prossimo incontro sarà il 5 Febbraio  “Il mestiere di vivere: la città e la fabbrica, ricordi e speranze”  con Sergio Chiamparino e Giorgio Marsiai, moderati dal giornalista Paolo Griseri.

E a seguire, tra i vari argomenti: la città e lo sport, la storia politica del capoluogo subalpino, la solidarietà, il cinema e passeggiare a Torino.

Per il programma completo scrivere a info@libridabottega.it .

LAURA GORIA

…E basta con ‘sti insulsi stereotipi!

A “OFF TOPIC”, la presentazione del libro “Che palle sti stereotipi”, scritto a quattro mani da Laura Nacci e Marta Pettolino Valfré

Giovedì 18 gennaio, ore 18,30

“Quella sì che ha proprio le palle!”: bruttissima, infelice, stupida (e sessista?) espressione. Eppure, chissà quante volte ci sarà capitato, accolta anche da un coro di ammiccanti sorrisetti, di sentirla e magari (non nascondiamoci dietro un dito) di buttarla lì a caso, fra goliardici “compagnucci di merenda”, anche noi. Scagli la prima pietra … E ci siamo capiti! Rivolta, soprattutto, senza nessun preciso e scontato riferimento (per carità!), alle donne che “osano” far carriera politica o incamminarsi per sentieri ancor oggi riservati in gran parte ai “maschietti”, trattasi proprio di un’infelice, da bieca figuraccia, espressione. Una delle tante. Uno dei tanti cosiddetti “stereotipi” (non solo “di genere”) che lasciano il tempo che trovano e di cui si potrebbe e si dovrebbe far volentieri a meno. Già “stereotipi”, “cliché” per fare i fini, ovvero “qualsiasi opinione – dalla ‘Treccani’ – rigidamente precostituita, generalizzata e semplicistica, che non si fonda cioè sulla valutazione personale dei singoli casi ma si ripete meccanicamente su persone o avvenimenti e situazioni”.

 

Ad essersi decisamente rotto le “scatole” (ahi, “stereotipo”?) dell’enorme quantità di queste, a volte imprevedibili e insensate cascate di pregiudizievoli “scorciatoie mentali”, sono Laura Nacci e Marta Pettolino Valfré (la prima linguista e docente di temi legati alla “gender equality”, la seconda giornalista esperta di comunicazione e linguistica cognitiva nonché docente all’“Università di Torino”) che, insieme, hanno prodotto “Che palle sti stereotipi: 25 modi di dire che ci hanno incasinato la vita”, libro che verrà presentato giovedì 18 gennaio, alle 18,30, all’Hub culturale “OFF TOPIC” di via Pallavicino a Torino, a cura di “The Goodness Factory”. L’evento vuole essere un “viaggio ironico, ma serissimo”, attraverso i modi di dire “stereotipati” e “stereotipanti” di uso quotidiano che nasce nell’ambito di “MIND THE GAP OFF”, il ciclo di eventi in avvicinamento al Festival transfemminista “MIND THE GAP. Moderatrice: la copywriter e digital strategist, Ella Marciello.

Dicono le autrici: “Occuparsi delle parole vuol dire soprattutto prendersi cura di sé e della propria mente e non esistono cose più urgenti di dedicarci a noi e al rapporto con le altre persone. Questo viaggio, ironico e al contempo serio, ci porta, attraverso i modi di dire che spesso usiamo inconsapevolmente, all’interno di una società ancora troppo maschilista, nella quale le donne troppo spesso mettono in atto comportamenti auto-sabotanti. Sono parole ‘di seconda mano’, che utilizziamo senza compiere una vera e consapevole scelta, sono parole non nostre ma che, nel momento in cui le pronunciamo, dicono tanto anche di noi, di chi siamo, di cosa (senza rifletterci) pensiamo e di come ci comportiamo”.

Il libro della coppia Nacci –Pettolino Valfré dovrebbe in qualche modo aiutarci a riflettere, a trovare la chiave atta a disinnescare i nostri “automatismi”, in modo che “quando – ancora le autrici – staremo per esclamare a una donna:Hai proprio le palle!’, ci verrà da ridere ripensando a cosa vuol dire, a quanto sia assurdo, e ci porterà a domandarci: ‘Sono veramente io che sto scegliendo questi termini?, ‘Chi è la padrona o il padrone della mia mente?’. E ancora: ‘Posso amare le parole che ho detto?’”.

Per info: “OFF TOPIC”, via Giorgio Pallavicino 35, Torino; tel. 011/0601768 o www.offtopictorino.it

g. m.

Nelle foto:

–       Cover libro

–       Laura Nacci

–       Marta Pettolino Valfré

“Cime tempestose” al centro di “Un libro tante scuole”

Il celebre romanzo di Emily Brontë all’evento promosso dal “Salone Internazionale del Libro di Torino”

La distruttiva (per gelosia e vendetta) passione d’amore di Heathliff per Catherine, protagonisti del celebre ed unico romanzo “Cime tempestose” di Emily Brontë, scrittrice britannica d’epoca vittoriana (Thornton, 1818 – Haworth, 1848), capolavoro della letteratura gotica e romantica con innumerevoli, nel tempo, adattamenti cinematografici, teatrali e musicali, sarà gratuitamente sui banchi di oltre 6mila studentesse e studenti di tutta Italia, consegnato, nell’ambito del Progetto Nazionale di Lettura Condivisa “Un libro tante scuole”, promosso dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” e dal main partner “Intesa San Paolo”, con il sostegno della “Consulta delle Fondazioni di origine bancaria” del Piemonte e della Liguria, la partecipazione di “Chora Media” e, quest’anno, la collaborazione con “Mondadori”. Obiettivo del Progetto, “favorire attraverso la lettura, nella comunità scolastica, il confronto sulla comprensione di sé, del mondo e del nostro tempo”. Dopo il successo delle edizioni precedenti – la prima nel 2021 dedicata a “La Peste” di Albert Camus, la seconda nel 2022 su “L’isola di Arturo” di Elsa Morante, la terza nel 2023 con “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi – la quarta edizione di “Un libro tante scuole” vedrà dunque pubblicare un altro grande classico della narrativa internazionale, capace di “scendere fino al fondo della conoscenza del Male”, come ebbe a dire Georges Bataille, e di “fare parlare il vento e ruggire il tuono”, come scrisse Virginia Woolf. Il romanzo di Emily Brontë (edizione “Mondadori”, tradotta da Margherita Giacobino) approderà sui banchi di scuola (triennio delle scuole secondarie di II grado, delle scuole di formazione professionale e dei corsi serali) da fine gennaio, in una pubblicazione speciale del “Salone del Libro” corredata da un testo introduttivo di Liliana Rampello, critica letteraria, e da una nota critica di Annalena Benini, nuova direttrice del “Salone Internazionale del Libro” di Torino.

Il romanzo, pubblicato dalla Brontë per la prima volta nel 1847 con lo pseudonimo di Ellis Bell, e poi postumo nel 1850 a cura della sorella Charlotte, è stato scelto per il fascino che tutt’ora esercita sulle lettrici e sui lettori di ogni età. Si tratta di “un incomparabile romanzo – come ricorda Liliana Rampello nella sua introduzione – che ha trasportato la tragedia antica dell’eroe e del suo destino fatale fin dentro la modernità, in una lingua in grado di esplorare i lati più oscuri dell’animo umano illuminandolo come mai prima della comparsa di Emily Brontë nella letteratura inglese”. Il volume, come i precedenti, entrerà a fare parte della “Biblioteca del Salone” che, nel corso degli anni, “si arricchirà di voci che hanno saputo diventare universali e parlare alle lettrici e ai lettori di ogni tempo”. Per favorire, inoltre, un’approfondita riflessione sui temi del romanzo, autrici e autori d’eccezione accompagneranno studentesse e studenti, ma anche il pubblico tutto, alla sua lettura, grazie a incontri in presenza e interventi audio e video.

Il “podcast” in cinque puntate “Voci tempestose”, in arrivo a partire da marzo sulle principali piattaforme audio gratuite (tra cui Spotify, Apple Podcast, Spreaker e Google Podcasts), vedrà diverse voci della narrativa contemporanea alternarsi per raccontare i temi e le tante sfumature della poetica di Emily Brontë, fornendo una propria chiave di approccio specifico all’opera. Non solo. Per la seconda volta, ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado di Torino, selezionai dal Salone, parteciperanno alla realizzazione delle puntate del “podcast”. In team con la scrittrice e giornalista Valentina Farinaccio, definiranno le domande da proporre agli ospiti sui temi scelti per ciascuna puntata. Tra febbraio e aprile 2024, inoltre alcuni autrici e autori che intervengono nel progetto, incontreranno dal vivo studentesse e studenti delle scuole nelle diverse sedi delle “Gallerie d’Italia”, i musei di “Intesa Sanpaolo” a Milano, Napoli, Torino e Vicenza. L’appuntamento di Torino è per il prossimo 8 febbraio con Annalena Benini, in piazza San Carlo 156, a Palazzo Turinetti di Pertengo.

Il momento conclusivo del grande percorso di lettura di “Cime tempestose” sarà sabato 11 maggio 2024 alla “XXXVI Edizione del Salone del Libro”, con un appuntamento corale aperto a tutte le ragazze e i ragazzi coinvolti nel progetto. Per rendere visibile il lavoro delle classi sul romanzo e permettere lo scambio e la condivisione, studenti e docenti pubblicheranno scritti e recensioni sul “Bookblog” del “Salone”, lo spazio di racconto condiviso messo a disposizione dei ragazzi e delle scuole, nell’apposita area dedicata al progetto. I migliori commenti saranno oggetto dell’incontro finale al “Salone”. Per aderire a “Un libro tante scuole”, le scuole devono candidarsi sulla piattaforma SalTo+ (https://saltopiu.salonelibro.it/) entro il 26 gennaio 2024. Info: www.salonelibro.it.

g.m.

Nelle foto:

–       Cover “Cime tempestose”, ed. speciale per il “Salone del Libro”

–       Annalena Benini, nuova direttrice “Salone del Libro” di Torino

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Emma Cline “L’ospite” -Einaudi- euro 18,00

La protagonista si chiama Alex e ha 22 anni, a New York ha condotto una vita decisamente disordinata e senza precisa meta, (un ex boy friend che le sta troppo addosso e debiti vari), così decide di andarsene dalla Grande Mela. Dove la ritroviamo? In una spettacolare villa miliardaria affacciata sull’Oceano, a casa di un ricchissimo Simon che la ricopre di vestiti, gioielli, vizi e lusso.

Lui è un ricco uomo d’affari intorno ai 50 anni, ha una ex moglie e una figlia. Alex si guarda bene dal dirgli che non sa come pagare l’affitto e che il suo passato è più complicato di quello che vuol fare credere. Di fatto diventa la giovane mantenuta di Simon che la tratta e la agghinda come donna–trofeo. I due vivono insieme e frequentano il bel mondo tra feste, cene, vita ai massimi livelli, anche se un po’ troppo sopra le righe e vuota.

Forse Alex pensa di aver risolto i suoi problemi; tanto più che al lusso, ai privilegi e ai vizi ci si abitua velocemente e con facilità. Invece la giovane fa un passo falso durante un party in piscina, Simon non gradisce e lei si ritrova messa alla porta dalla sera alla mattina. Che fare? Quale strada può prendere?

Il nucleo del romanzo gira tutto intorno a chi è in realtà Alex. Una giovane inesperta e annaspante, una sfruttatrice, una ladruncola o una scroccona navigata? Tutto questo… e niente di tutto questo…….

 

Abraham Verghese “Il patto dell’acqua” -Neri Pozza- euro 22,00

Verghese è americano di origini indiane, nato ad Addis Abeba in Etiopia nel 1955. E’ medico e professore di Medicina a Stanford, ma è anche uno scrittore ed ha ambientato questa monumentale saga in India, nel Kerala dove vivevano i suoi genitori, ispirata alle sue nonne.

Il romanzo racconta di una famiglia cristiana nel Kerala attraverso 3 generazioni, tra 1900 e 1977; miscela passioni, fede, medicina e il tentativo di liberarsi da una maledizione legata all’acqua. Ma è una storia che viene narrata da una prospettiva insolita; quella della biologia, dell’eredità genetica e dell’influenza che ha sulle vite degli esseri umani.

Potremmo dire che le storie dei vari personaggi passano attraverso i loro corpi. Raccontate con l’abilità di un narratore – chirurgo che cerca di risolvere l’enigma del corpo che indossiamo e in questo modo spiega anche l’alchimia delle nostre emozioni.

Tutto inizia una notte del 1900 quando una ragazza di appena 12 anni, poverissima e senza alcuna dote, si trova terrorizzata dal matrimonio combinato con un vedovo 40enne, proprietario di una tenuta chiamata Parambil. Il giorno dopo le nozze si ritrova su una barca che la conduce lontana dalla casa dell’infanzia, alla volta di una vita che neanche riesce a immaginare come potrebbe essere.

La bambina spaurita si trasformerà in una sposa felice e diventerà la grande Ammachi, matriarca di una dinastia costellata di intrecci e coincidenze incredibili, nascite e morti tragiche in qualche modo sempre legate all’acqua.

Verghese pennella un grande affresco in cui le vicissitudini di una famiglia si stagliano sullo sfondo storico di un grande paese come l’India: tra profumi e sapori, trasformazioni anche cruente, temi sociali come il sistema delle caste, i rapporti gerarchici di potere all’interno delle famiglie, il colonialismo e l’indipendenza.

 

Edgar Hilsenrat “Il nazista e il barbiere” -Marcos Y Marcos- euro 20,00

Leggere molti passi di questo romanzo fa gelare il sangue nelle vene di fronte a tanta ferocia messa nero su bianco per raccontare l’orrore dello sterminio degli ebrei. Un libro che non può scivolare via lasciando indifferenti; perché è vero che molto si è detto e scritto al riguardo, ma queste pagine sono comunque spiazzanti e bruciano l’anima.

A raccontare è l’autore ebreo tedesco Edgar Hilsenrath che nel 1968 scrisse il romanzo dopo aver vissuto in prima persona la deportazione (insieme alla sua famiglia fu imprigionato nel ghetto rumeno di Mogilev-Podoloski). Il libro inizialmente fu pubblicato in America e in Gran Bretagna, mentre in Germania venne ostracizzato. Solo grazie all’intercessione di Heinric Böll fu sdoganato nel 1977, ed ora l’editore Marco Y Marcos lo ristampa (la prima edizione italiana fu di Mondadori quasi 30 anni fa).

Il protagonista del racconto è Max Schulz, figlio illegittimo di una prostituta, ma ariano purissimo. E’ amico e compagno di giochi dell’ebreo Itzig Finkelstein che somaticamente sembra il più ariano dei due (biondo con occhi azzurri, mentre Max è moro col naso aquilino e “gli occhi da rospo”).

Quando Hitler sale al potere, Max entra a far parte delle SS e diventa uno spietato sterminatore di ebrei. Alcune pagine fanno veramente male per la loro crudezza nel descrivere assassinii a ripetizione senza un filo di pietà; come quando raccoglie i denti d’oro strappati alle vittime ebree e li accumula, un tesoretto da investire nel futuro. Nel campo di concentramento di Laubewalde ritrova la famiglia Filkestein e provvede personalmente alla loro uccisione.

Con la disfatta del III Reich e l’avanzata dell’Armata Rossa, Schulz sopravvive ad un’imboscata dei partigiani, investe nel mercato nero il gruzzolo racimolato con i denti d’oro, torna in una Berlino in macerie e cambia identità.

Diventa Itzig Finkelstein, ebreo scampato ai forni crematori e, per rendere ancora più verosimile la sua trasformazione, si fa circoncidere e tatuare sul braccio un numero da deportato. Diventa un fervente sionista e si trasferisce in Palestina dove apre una bottega di barbiere. Condurrà una vita tranquilla fino alla fine….

Una vicenda paradossale che inchioda letteralmente il lettore…..

 

Dani Shapiro “Segnali di fuoco” -Neri Pozza- euro 18,00

E’ un potente thriller psicologico questo romanzo della scrittrice e giornalista americana Dani Shapiro, nata a New York, oggi residente nel Connecticut con la famiglia. Al suo attivo ha svariati racconti e romanzi, nonché prestigiose collaborazioni con testate come il “New York Times”.

Tutto ha inizio una notte di agosto 1985 ad Avalon, in Pennsylvania, quando tre adolescenti in macchina si schiantano. Al volante c’è il 15enne Theo che la patente non ce l’ha ancora; sul sedile posteriore sua sorella 17enne Sarah, mentre accanto a lui siede la ragazza che gli piace, Misty.

Con quello schianto tutto cambia. Ci scappa il morto e la versione dei superstiti non corrisponde a quanto realmente successo. Di più….ad accorrere per primo sul luogo dell’incidente è Ben, il padre medico di Sarah e Theo, che commette un errore fatale nel soccorrere Misty. Ma quello resta il loro segreto: pesante come un macigno.

Poi la scrittrice compie parecchi salti temporali, ma sempre in qualche modo legati a quella tragedia e a quella menzogna.

Nel 2010 sotto la quercia contro cui si era schiantata l’auto, ritroviamo un tormentato Ben anziano e ormai in pensione. Sua moglie è preda della demenza senile, mentre i figli sono andati avanti con le loro vite ma segnate da quel segreto di cui non hanno mai più parlato neanche tra loro.

All’ombra di quell’albero fa amicizia con il giovane Waldo, ragazzo che vive all’altro lato della strada, appassionato di costellazioni. Anche lui e la sua famiglia sono depositari di segreti e tormenti. Tutto narrato abilmente dalla Shapiro che narra come non basti nascondere un segreto per renderlo inoffensivo; come il non detto rovini le esistenze molto più che la verità. E come nelle nostre vite tutto sia in qualche imperscrutabile modo collegato.

Le città con più lettori: Torino al quarto posto

Secondo Il Passaparola dei Libri (dati aggiornati al 01 gennaio 2024)

Roma è la capitale indiscussa dei lettori, Empoli mantiene il primato come prima città non capoluogo di provincia, mentre Trieste sorpassa…

Anche quest’anno come è consuetudine abbiamo aggiornato le statistiche degli iscritti al nostro gruppo Facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri  per sapere quali sono le città che leggono di più. Nessuna variazione nei primi posti, Roma guida sempre indisturbata la classifica con oltre 20.000 iscritti, seguita da Milano che ne registra quasi 10.000. Tra le città principali  Firenze è in prima posizione se consideriamo il rapporto tra popolazione e iscritti con 6.600, mentre Empoli resta la prima città non capoluogo di provincia con più di 1.000 iscritti. Il primo sorpasso è quello di Trieste su Venezia in sedicesima posizione

Il nord mantiene il primato, ma anche il sud è ben posizionato, al centro domina la Toscana e la Capitale.

Tra gli iscritti residenti all’estero, la classifica è guidata dalla Svizzera, con 1.339 membri, seguono Regno Unito, Germania e Francia. Londra la città straniera con più iscritti (420), seguita da Lugano (339)

 

Il gruppo è composto da 290.000 iscritti

Qui l’elenco delle città con oltre 1.000 iscritti, eventuali variazioni rispetto alla rilevazione precedente del 31 marzo 2023 sono evidenziate tra parentesi.

1 -Roma – 20.374

2 – Milano – 9.870

3 – Firenze – 6.680

4 – Torino – 6.272

5 – Napoli – 5.854

6 – Genova – 4.260

7 – Palermo – 4.122

8 – Bologna – 3.298

9 – Bari – 2.748

10 – Cagliari – 1.853

11 – Brescia – 1.796

12 – Catania  – 1.736

13 – Padova – 1.702

14 – Verona – 1.618

15 – Prato – 1.451

16 – Trieste – 1.422  (17 + )

17 – Venezia – 1.411  (16 – )

18 – Livorno – 1.322  ( 19 + )

19 – Perugia – 1.275  (18 – )

20 – Parma – 1.185  (22 + )

21 – Modena – 1.160  (24 + )

22 – Siena – 1.125  ( 20 – )

23 – Empoli – 1.103  ( 21 – )

24 – Rimini – 1.093  ( 25 + )

25 – Messina – 1.091 ( 23 – )

26 – Bergamo – 1.041

27 – Pescara – 1.025

28 – Reggio nell’Emilia – 1.005  ( 29 + )

 

Chi pensa che i social network siano solo sinonimo di disimpegno potrebbe ricredersi scoprendo che il gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri ha superato quota  290.000 iscritti: persone che ogni giorno entrano su Facebook per scambiarsi opinioni sui libri appena letti, chiedere consigli sulle future letture, confrontare pareri e cimentarsi nella difficile arte della recensione letteraria, il tutto senza influenze da parte di scrittori o editori, che nel gruppo non hanno la possibilità di promuovere alcuna iniziativa, ma possono partecipare soltanto in qualità di lettori.

 

Se volete sapere come è posizionata la vostra città scrivete alla nostra redazione.

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Nicola Porro scopre tutti “Gli altarini della sinistra”

Bello l’ultimo libro di Nicola Porro, scorrevole, si legge con avidità una pagina dopo l’altra, è come avere una grande torcia illuminante puntata su esempi di mala giustizia, casi di corruzione, fatti di cronaca politica che molto spesso sui media progressisti passano in secondo piano, avvolti da un’ombra che ne cela ad hoc i risvolti più significativi affinché la sinistra possa continuare ad ammantarsi d’ipocrisia e supponenza senza mai giustificarsi.
Leggiamo fatti di cronaca che sono diventati veri e propri esempi di mala giustizia, a cominciare dal più eclatante, il caso Tortora, vittima, non solo, ma in gran parte della giornalista Camilla Cederna, famosa ai tempi per inventarsi notizie alfine di calunniare chi non le andava a genio.
La Cederna nel 1971 scrisse una lettera all’Espresso in cui definiva il commissario Calabresi, ucciso poco dopo, “ un torturatore, responsabile della morte di Pinelli”, Tortora, attraverso i quotidiani per i quali scriveva del processo, difese Calabresi senza se e senza ma, sostenendo che il Commissario era stato ucciso anche dal piombo di certi giornali, ignaro che quello stesso piombo, quegli stessi giornali, l’avrebbero poi destinato a lui.
Meno conosciuto al grande pubblico il caso del sindaco di Trani, Luigi Riserbato, arrestato all’alba con l’accusa di associazione a delinquere e altre inesistenti nefandezze. La sorella del giudice che convalida l’arresto era, all’epoca dei fatti, esponente di spicco del PD locale, sostenitrice di colui che poco dopo diventerà sindaco di Trani, alla faccia di Riserbato che sarà poi assolto perché il fatto non sussiste ma con una vita è una carriera distrutte.
Non manca un capitolo dedicato al “manettaro” Piercamillo Davigo, esponente illustre del grillismo giudiziario, uno che si crede l’arbitro in terra del bene e del male, secondo il quale “ un innocente è solo un colpevole che l’ha fatta franca”.
Bene fa Porro a ricordare il caso Metropol, l’affare russo, istruito per gettare fango addosso all’avversario politico, Salvini e la Lega.
Il plotone di esecuzione comunista spara sul Ministro dell’Interno, peccato che Salvini non sia mai stato indagato ma investito dalla gogna politica e mediatica che la sinistra mette in atto contro l’avversario quando non può competere lealmente.
Due paroline su Massimo D’Alema, leader della sinistra, le vogliamo dire?
Sembrerebbe proprio beccato con le mani nella marmellata grazie ad una intercettazione che lo inguaia per quello che pare essere il tentativo di vendere alla Colombia una partita di armi e con una provvigione da 80 milioni per il leader maximo.
Questa volta la macchina del fango si blocca, pensate se fosse capitato a un esponente della destra! L’avrebbero impiccato sulla pubblica piazza magari a testa in giù. Vergogna!
Un’altra vergogna per nascondere gli altarini della sinistra riguarda Alfonso Sabella, il giudice che ha  sgominato una grande  fetta di Cosa Nostra in Sicilia, l’uomo che ha arrestato Bagarella.  Il suo sbaglio? Non essere mai stato iscritto a una corrente nella magistratura, cosa che pagherà a caro prezzo quando diventerà responsabile del DAP.
Capitolo interessantissimo ed avvincente, dovete leggerlo, una storia assurda di no tav, no global e toghe rosse assetate di sangue.
Non si poteva non ricordare Soumahoro, l’uomo nero, con gli stivali infangati, il vendicatore degli oppressi che ha illuso la Sinistra che non aveva esitato un attimo a regalargli un seggio blindato, senza minimamente informarsi sulle condizioni dei braccianti che, secondo le testimonianze,  lavoravano come schiavi nella cooperativa, gestita da moglie e suocera, in condizioni disumane.
Ho già svelato troppo di questo libro che si legge d’un fiato, vi dico solo che gli ultimi due capitoli  sono dedicati allo scandalo Qatargate che ha travolto la sinistra europea e che si è provato ad insabbiare in tutti i modi e alla follia Green, un’ossessione che si è infiltrata in tutta Europa per cercare, da parte della Sinistra, di cambiare i nostri usi , costumi e soprattutto l’economia, una vera ossessione che se continuerà porterà alla rovina il nostro vecchio continente.
Buona lettura
Didia Bargnani