Se l’acqua è fonte di vita, di morte e di forti emozioni, il Po è anche il fiume sui cui si ambientano gialli, noir e thriller, perché è fonte di ispirazione così come Torino e la sua magia. Il sequel della “Saga di Lola” di Massimo Tallone e Biagio Fabrizio Carillo (Edizioni il Capricorno) è nuovamente ambientato a Torino, per le vie della città con un dettaglio da “Via Michelin”. Leggere le avventure di Lola può essere d’aiuto per conoscere meglio la città, le sue bellezze e le vie più nascoste della capitale subalpina di cui quasi nessuno ha sentito parlare prima, come, ad esempio “La curva delle cento lire”. Biagio Fabrizio Carillo torna per la seconda volta alle tavole rotonde organizzate da Solstizio d’Estate, (creatrice del Concorso Il Bosco Stregato). Stavolta, al Lingotto, l’occasione è stata “Sfumature di Giallo” che l’Associazione, nella Sala Argento, ha dedicato al noir e al thriller. Riportiamo un breve stralcio dell’intervista a Carillo sul romanzo che uscirà a fine giugno. “Siamo di fronte ad una serie di omicidi seriali di cui l’omicida non lascia tracce. L’unico indizio è che l’assassino compie i delitti protetto da una maschera che si usa per la raccolta del miele”. Con Solstizio d’Estate al Salone del libro c’erano anche lo psicologo forense Alessandro Meluzzi e la figlia Maria Araceli Meluzzi, coautrice con il padre del libro “Dei delitti e delle pene 2.0“. Una rivisitazione del celebre illuminista Cesare Beccaria che lo scrisse assieme a Pietro Gioberti nel lontano 1764 e reinterpretato in chiave moderna. Una sintesi, un compromesso tra la certezza della pena per il reato commesso e la sua equità anche citando Beccaria: ” Volete prevenire i delitti? Fate che le leggi siano chiare, semplici e che tutta la forza della nazione sia condensata a difenderle e nessuna parte di essa sia impiegata a distruggerle”. A distanza di secoli quanto la civiltà e la giustizia sono progredite?La risposta è amara… Durante le proiezioni delle incisioni de Il Bosco Stregato c’è stato anche un intervento estemporaneo di Meluzzi che ha dato una chiave di lettura di un ex libris di Josef Werner con un calice con le corna una versione (quasi) esoterica e simbolica di cui nessuno si era accorto. Se il Mosè di Michelangelo ha le corna che stigmatizzano raggi di luce anche l’incisione dell’artista tedesco sopra il calice di vino le ha messe in un messaggio altrettanto simbolico.Chiudiamo con Alessandro Meluzzi che ha raccontato un fatto realmente accaduto e, come in un giallo di Ellery Queen, ha lasciato ai lettori il compito di scoprire il finale. Agli studenti del Liceo di Bra GB Gandino, presenti in sala, il compito di crearne la soluzione più logica. Aspettiamo la consegna dei compiti.
Tommaso Lo Russo