Gli attuali assetti organizzativi della pa sono sempre più caratterizzati dalla esternalizzazione e da un frequente quanto ingiustificato ricorso a “logiche gestionali di emergenza”. Tutto ciò implica troppo spesso la deroga alle regole di contabilità pubblica
Inefficienza e corruzione sembrano essere ancora peculiarità della pubblica amministrazione, che è tornata – sulle cronache e nell’immaginario collettivo – a rappresentare il capro espiatorio di tutti i mali del bel paese. L’analisi della Corte dei Conti del Piemonte, in apertura dell’anno giudiziario, sostiene infatti che gli attuali assetti organizzativi della pa sono sempre più caratterizzati dalla esternalizzazione e da un frequente quanto ingiustificato ricorso a “logiche gestionali di emergenza”. Tutto ciò implica troppo spesso la deroga alle regole di contabilità pubblica, secondo il presidente Luigi Gilli durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Questo fenomeno è maggiore nei meandri della attività amministrativa dove “sembrano prevalere le amicizie, le conoscenze e gli aiuti rispetto ai diritti e ai doveri”, così la Stampa riporta le parole del procuratore generale Giancarlo Astegiano. Lo scorso anno sono state 267 le persone portate in giudizio dalla Corte dei Conti con relative condanne per quasi 18 milioni di euro. Da sottolineare le endemiche carenze di organico, tanto che la sezione giurisdizionale opera con circa il 50 per cento dei magistrati rispetto alla pianta organica e in procura ci sono solo 4 magistrati per smaltire più di 3 mila procedimenti-