Il puntaspilli- Pagina 9

La quadratura dei cerchi

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Economia / IL PUNTASPILLI di Luca Martina

 

In questo periodo siamo tutti piacevolmente coinvolti nel celebrare le “nostre” vittorie sportive ai giochi olimpici di Tokyo.

Ne va dell’orgoglio nazionale ed anche, più prosaicamente, dell’ indotto economico che ha preceduto ed accompagnerà in futuro gli allori olimpici.

Sorprende sempre, purtroppo, come quando si parla di cultura in Italia (le immagini sono tratte da un articolo del Sole 24 Ore e da un rapporto di Unioncamere e Fondazione Symbola) lo sport non sia minimamente menzionato.

Eppure l’attività sportiva è senza dubbio parte integrante del nostro patrimonio culturale e contribuisce in modo importante alla formazione dell’individuo ed alla sua salute fisica e psicologica.

Dal punto di vista economico le attività sportive ed il loro indotto pesano già intorno al 4% del PIL arrotondando così al 10% quello della cultura “allargata”.

 

Il rapporto “Io sono cultura” evidenzia, inoltre, come un euro investito nel settore generi un beneficio pressochè doppio, innescando e attirando altre attività economiche, al Paese.

 

Si parla quindi, complessivamente, di circa un quinto del Pil nazionale legato, direttamente o indirettamente, alla cultura ed alla creatività.

 

Torino con la sua provincia è al terzo posto (e non troppo distante dalle capolista Milano e Roma) come peso di questo comparto sul totale dell’economia locale e la sua grande tradizione sportiva ed olimpica (rinvigorita dall’ultima nata all’ombra della mole: la federazione internazionale di arrampicata) rappresenta una ulteriore ottima potenzialità da valorizzare, dando un seguito concreto ed organico (non solo episodico) ai prossimi ATP di tennis.

Sarebbe veramente la quadratura del cerchio/cerchi olimpici se cogliessimo l’occasione per fare un salto culturale (appunto…) ed includessimo lo sport tra i settori da valorizzare del nostro Paese.

Solo allora potremo aspirare a salire, come ci compete, sul gradino più alto del podio della cultura.

Rotta di collisione

IL PUNTASPILLI / ECONOMIA


Il capitalismo in salsa cinese sta ormai cedendo il passo ad un apparentemente sorprendente ritorno al passato.

 

La coesione sociale è da sempre cruciale per potere governare un Paese immenso e popoloso come la Cina ma lo diventa ancora di più quando la crescita economica (e la diffusione del benessere) sono messi a rischio da una demografia che inizia a segnare il passo (dal 2010 la popolazione attiva ha smesso di crescere e gli ultimi dati del censimento mostrano che anche la popolazione complessiva è ormai stabile e pronta per una graduale discesa) e da profondi squilibri.

 

Per quanto il Celeste Impero sia enormemente cresciuto negli ultimi quarant’anni rimane, in termini di reddito pro-capite, al 59mo posto (ed anche peggio, al 73mo, sulla base del potere di acquisto), ai livelli dei Paesi più poveri del terzo mondo.

 

Dietro il dato medio, poi, si nascondono enormi differenze  tra la zona costiera, dove prosperano le aziende private più importanti e profittevoli, ed il resto del Paese.

 

Il presidente Xi Jinping sta lanciando chiari messaggi che la situazione non può continuare così e che i più ricchi e le loro aziende avranno d’ora in poi una vita ben più difficile di quella goduta sinora.

 

Il cambiamento non arriva all’improvviso, lo si poteva prevedere osservando l’evoluzione della piramide demografica e quella della distribuzione del reddito, ma è sempre l’ultima goccia a fare traboccare il vaso.

 

La cosa non dovrebbe sorprendere troppo anche considerato che l’obiettivo di Pechino, orgogliosamente dichiarato nell’ultimo (il quattordicesimo) piano quinquennale (2021-2025), è quello di trasformare il Paese in “una grande e moderna nazione socialista”.

 

Per raggiungere questo obiettivo occorre migliorare la condizione delle famiglie cinesi (consentendo anche di aumentarne la dimensione con la possibilità di avere sino a 3 figli) e della classe media.

 

Poca importanza sembra avere se, per ottenere quanto desiderato, si provocano pesanti danni agli investitori finanziari (“speculatori capitalisti”) ed alle aziende che operano nei settori coinvolti.

 

L’ultima vittima è stato quello dell’educazione privata ed in particolare dei corsi di sostegno che, essendo secondo il governo troppo onerosi per le famiglie, vanno erogati gratuitamente.

 

Le società del settore hanno lasciato sul terreno in pochi giorni la metà del loro valore ed il messaggio è risuonato nuovamente forte e chiaro (con discese rovinose dei prezzi) anche su tutti i titoli coinvolti negli ultimi mesi dalla stretta del governo cinese, ormai in chiara rotta di collisione con le grandi aziende quotate (gestite con logiche “occidentali”, ben lontane dal nuovo corso riassumibile come un “ritorno al passato”).

 

Al prossimo congresso del partito, che si terrà nell’ottobre del 2022, cruciale per le conferme dell’attuale leadership, sarà fondamentale presentare dei risultati concreti e la volata è già iniziata.

 

Coerentemente con quanto avviene internamente anche la politica estera è tornata a proporre un confronto duro con gli Stati Uniti e la sensazione di un fastidioso “déjà vu” degli anni della guerra fredda è forse più che una nostalgica suggestione.

 

E’ presto per trarre delle conclusioni, che sarebbero oggi affrettate, ma quel che è certo è che il dragone è tornato a sputare fuoco e bisognerà prestare molta attenzione per non correre il rischio di scottarsi.

Luca Martina

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