A Saluzzo “C’è fermento”
Al “Quartiere” di Saluzzo si scaldano i motori per la XII edizione del Salone dedicato alla birra artigianale di qualità
Da giovedì 16 a domenica 19 giugno
Saluzzo (Cuneo)
E’ sicuramente uno degli appuntamenti più attesi e importanti del settore a livello nazionale. 20mila persone in quattro giorni nell’edizione pre – pandemia del 2019, “C’è Fermento”, il “Salone delle birre artigianali di qualità” ritorna a proporsi quest’anno, da giovedì 16 a domenica 19 giugno, nella sua XII edizione, a Saluzzo, nei cortili settecenteschi de “Il Quartiere” (ex-Caserma Mario Musso, in piazza Montebello 1) che cura l’organizzazione in collaborazione con la Città di Saluzzo e il Comitato per la “Condotta Slow Food del Marchesato di Saluzzo”. Promettenti i numeri: venti birrifici (compresa una beer firm) per un totale di 120 birre alla spina e 11 cucine di strada che per quattro giorni (dalle 18 alla mezzanotte, giovedì e domenica; dalle 18 all’una, venerdì e sabato) animeranno il “Quartiere”, portando a Saluzzo il meglio della produzione di birra artigiana e di street food di qualità da tutta Italia. In particolare da tutto il Nord e dal Centro Italia, dal Piemonte al Trentino Alto Adige, dalla Lombardia alle Marche, in una proposta attentamente selezionata dalla “Guida alle Birre d’Italia Slow Food” e dal comitato scientifico formato da Luca Giaccone e Francesco Nota. Fra le Regioni rappresentate per la prima volta a “C’è Fermento 2022”, le Marche e il Trentino Alto Adige insieme a otto tra i “Mastri Birrai” e relativi birrifici, come “Beer In”, “Edit Brewing” , “Filodilana”, “Sagrin” e “La Piazza” dal Piemonte; “Birrificio Manerba” dalla Lombardia; “61cento” dalle Marche e “Birrificio Impavida” dal Trentino Alto Adige. Presente al Salone anche una “Birroteca”, dove poter trovare le proposte in bottiglia e in lattina: ogni birrificio selezionerà due referenze da proporre in queste versioni, per un totale di 40 birre da poter acquistare e consumare a casa propria. Molteplici e in arrivo pressoché da tutta Italia, anche le 11 cucine di strada selezionate dalla “Condotta Slow Food del Marchesato di Saluzzo”, con proposte che arrivano in particolare da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Abruzzo, Toscana, Campania e Puglia. Le quattro giornate di “C’è Fermento” saranno scandite dai percorsi di degustazione curati e organizzati dall’ “Associazione ABC”, una piccola realtà cuneese che durante le serate di apertura porterà alla scoperta dei birrifici protagonisti e delle relative birre. Ogni giorno verrà proposto un percorso diverso di degustazione itinerante all’interno del “Salone”, durante il quale si svilupperà un tema specifico e si approfondiranno diversi aspetti della produzione e della degustazione delle birre. Ma non mancheranno anche gli “Appuntamenti Off”: eventi collaterali, musica diffusa, laboratori e visite sul territorio. Sempre all’interno de “Il Quartiere”, ma nel cortile d’onore, troveremo anche la postazione di musica e interviste di “Radio Beckwith”. Da non perdere anche le proposte del “Progetto IGA”, che si occupa di birre artigianali italiane realizzate con uva e con il mosto d’uva, una peculiarità riconosciuta anche a livello internazionale. Un punto di contatto tra due mondi, non una birra creata a partire da un mix ma l’elaborazione di un prodotto complesso che viene integrato e arricchito con l’utilizzo di uva. Questo progetto di eccellenza nel mondo del made in Italy brassicolo verrà presentato al “Salone” con uno stand dedicato.
E intanto è ormai partito, a Saluzzo, il “percorso di avvicinamento” al “Salone, che ha, come momento clou, la “Collaboration beer”, creata appositamente per questa edizione. L’idea? Produrre una birra collaborativa simbolica, una “birra a più mani”, la cui ricetta viene creata dai mastri birrai di alcuni dei birrifici cuneesi partecipanti alla manifestazione. Una birra che sarà dedicata alla filiera locale – sia i cereali, sia i luppoli provengono dalla Provincia Granda – non troppo alcolica ma profumata e caratteriale. Domenica 12 giugno, alle 18,30, a Castellar la “Collaboration beer” verrà presentata in una tavola rotonda in cui si discuterà della filiera produttiva della birra alla presenza delle autorità. Martedì 14 giugno, alle 18,30, al Castello di Lagnasco, si terrà una sfida gastronomica, con il “Laboratorio del Gusto”: un contest sul beer pairing, in cui a ciascun prodotto presente verranno abbinati due birrifici, che si sfideranno al miglior abbinamento deciso dai partecipanti. Il fine settimana precedente il “Salone”, da giovedì 9 a domenica 12 giugno, nei bar e nei ristoranti di Saluzzo “Aspettando C’è Fermento” porta in anteprima le birre dei “Mastri Birrai”, abbinandole alle proposte ristorative saluzzesi.
g.m.
Per info: “Fondazione Amleto Bertoni”, piazza Montebello 1, Saluzzo (Cuneo); tel. 0175/43527 o www.cefermento@fondazionebertoni.it
Ph. Chiara Bruno
Il Villaggio Kozel al Lingotto Fiere
DURANTE IL TORINO COMICS
Dal 10 al 12 giugno, nel corso della nota manifestazione, spazio a un week-end in compagnia della birra ceca più apprezzata al mondo con degustazioni, giochi e relax
Un’installazione alta 3 metri che rimanda nell’immaginario collettivo al “cavallo” di Troia, arriva a Torino da venerdì 10 a domenica 12 giugno. Si tratta di Olda, il caprone simbolo vivente – da oltre 40 anni – del rispetto per la tradizione della birra e dei valori della comunità di Kozel, la birra ceca più venduta e apprezzata al mondo, con i suoi 4,5 milioni di ettolitri venduti in 48 Paesi. La prima apparizione di Olda, nella primavera del 2021, ha accompagnato il lancio del marchio sul mercato italiano. Oggi segna la ripartenza delle esperienze dal vivo per Birra Peroni, con il Villaggio Kozel.

Il Villaggio Kozel al Lingotto Fiere durante Torino Comics
La tappa torinese del Villaggio Kozel avrà luogo presso il Lingotto Fiere, nell’ambito della XXVI edizione del Torino Comics. Sarà dunque ricreata la suggestiva e ospitale atmosfera di Velké Popovice, dove la birra Kozel è nata, per una tre giorni di birra, giochi e divertimento.
Il “villaggio”, che ha debuttato a Milano lo scorso 20 maggio, facendo poi tappa a Padova e Torino, rappresenta il debutto europeo di questo format per Asahi International. “Kozel ha molto in comune con Birra Peroni: l’altissima qualità del prodotto, il legame con la tradizione, l’appartenenza a un territorio e non ultimo ‘il senso di comunità’. E’ ‘la birra con un villaggio dentro’ e cosa vuol dire villaggio se non stare insieme? Ricreando il villaggio di Velké Popovice coinvolgeremo il consumatore, catapultando nel mondo di Olda, con tanti i momenti all’insegna di leggerezza e spensieratezza” afferma Francesca Bandelli, Marketing & Innovation Director Birra Peroni.
Dalle 9 alle 19 i visitatori del Torino Comics potranno accedere al Villaggio Kozel e ai suoi vari corner, tra cui: un modular bar e un’area chill out in cui rilassarsi degustando Kozel; un’area giochi e, addirittura, un barber shop dove ci si potrà acconciare la barba. Senza dimenticare un foto corner con un photo booth interattivo, da cui sarà possibile stampare live la propria foto a tema Kozel. All’interno di Lingotto Fiere, infine, Kozel verrà venduta in varie aree bar in collaborazione con Autogrill.
Il primo anno di Kozel in Italia: 2 milioni di famiglie l’hanno scelta
Agli estimatori di Kozel, dallo scorso anno, si è aggiunta anche l’Italia. Lanciata sul mercato per arricchire l’offerta premium di Birra Peroni, nei primi 12 mesi di permanenza sul nostro mercato ha ottenuto il consenso di più di 2 milioni di famiglie italiane, con un tasso di riacquisto del 36% (tanto da essere stata inserita da IRI tra i Top Lanci 2021 nel comparto Food & Beverage). Un successo motivato, oltre che dalle sue caratteristiche che la distinguono dalle altre birre europee, anche dallo spazio che i prodotti premium continueranno ad occupare nel carrello della spesa degli italiani. Nel 2022, infatti, il 56% dei consumatori continuerà a scegliere prodotti premium e solo il 12% è pronto a sacrificarne la qualità, in virtù dei nuovi scenari di mercato.
La birra rimane una costante nelle scelte di acquisto e nei consumi degli italiani. In casa o fuori casa, si conferma sinonimo di convivialità: per oltre 8 consumatori su 10 la birra è adatta a qualsiasi occasione (86%) e favorisce la socializzazione (86%). Di fronte allo scaffale, crescono consapevolezza e attenzione nella scelta: la metà degli intervistati sceglie la birra in base al colore (55%), alla provenienza (47%), alle caratteristiche (37%) e allo stile (30%).
La produzione in Italia
Negli ultimi 12 mesi, peraltro, la produzione di Kozel ha interessato in maniera più consistente il nostro Paese. È partita con Kozel Lager, nello stabilimento Peroni di Padova, nel pieno rispetto della ricetta originale che prevede un’attenta selezione delle materie prime e la doppia decozione. Un risultato possibile grazie alla collaborazione tra i mastri birrai e agli alti standard di produzione. E ad oggi, per rispondere alla domanda del mercato italiano, interessa anche lo stabilimento di Roma ed include la variante Kozel Dark.
Kozel Lager e Kozel Dark sono disponibili su tutto il territorio nazionale grazie ad una distribuzione capillare nei più importanti punti di consumo, bar e ristoranti e nelle più grandi insegne di supermercati della grande distribuzione. Ma cosa decreta il successo di questa czech beer? Il desiderio di portare nelle case degli italiani tradizione, ospitalità e collaborazione – i valori di Velké Popovice – grazie al suo carattere divertente e spensierato.
Kozel, la birra che prende il nome da un caprone, nasce nel 1874 a Velké Popovice in Repubblica Ceca. Già presente in 48 Paesi del mondo, Kozel arriva in Italia nella versione Premium Lager (4,6% Vol) e Dark Lager (3,5% Vol), riconosciute universalmente per la piacevole bevibilità e il gusto unico, tanto da aver ricevuto oltre 200 premi in riconoscimento della loro qualità. La fedeltà alla ricetta originale, l’utilizzo di ingredienti di qualità altamente selezionati e il carattere divertente la rendono la birra ceca più apprezzata al mondo. Kozel, prodotta in Italia, nello stabilimento di Padova e Roma, si aggiunge al portfolio di brand Birra Peroni che rafforza così la propria posizione nel segmento delle lager premium internazionali
Primo Master dell’enoturista. Go Wine Campus
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A Drubiaglio, nella piemontese Valle di Susa |
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Il progetto di tutela dell’ortaggio, da tempo segnalato sull’Arca del Gusto, coinvolge nove produttori e l’amministrazione comunale di Avigliana (To) |
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La Dora Riparia come il Nilo, la Valle di Susa come la valle del fiume più lungo del mondo. Che cosa ci spinge a fare un paragone così azzardato? La storia dietro all’ultimo Presidio Slow Food, in ordine di tempo, a venire lanciato: quello della cipolla bionda piatta di Drubiaglio, frazione di Avigliana, comune della Valle di Susa in Piemonte. A venirci in soccorso, spiegando che cosa accomuna due territori così distanti come l’Egitto e quest’area del Piemonte, è Roberto Sambo, responsabile regionale dei Presìdi Slow Food: «Drubiaglio si trova sulla sponda sinistra della Dora Riparia, cioè dall’altra parte rispetto a dove sorge l’abitato di Avigliana, e la differenza nella tipologia del terreno è significativa. Fino a una cinquantina d’anni fa, le campagne di Drubiaglio venivano fertilizzate (oltre che dalla consueta concimazione organica effettuata dai contadini) anche per effetto dei periodici straripamenti della Dora Riparia e del torrente Messa. Le esondazioni, infatti, hanno a mano a mano arricchito il suolo di limo, proprio come accaduto lungo il corso del Nilo, rendendo il terreno non solo fertile ma anche soffice». Oggi, grazie alle arginature, i torrenti non straripano più, ma il suolo continua a rivelarsi un prezioso alleato dell’agricoltura.
Terreni fertili e storie di confine Non avendo precisi riferimenti storici, è difficile datare l’inizio della coltivazione della cipolla nel territorio di Avigliana, ma non è inverosimile immaginare che si tratti di un’abitudine diffusa già ai tempi della dominazione romana. «Tra i romani, la cipolla era un ortaggio molto noto e apprezzato – prosegue Sambo – e a Drubiaglio sono stati rinvenuti resti archeologici dell’antica Statio ad Fines Coti. In sostanza, qui vi era una stazione adibita alla riscossione dei dazi sulle merci che, provenienti dalla Francia, attraversavano le Alpi per raggiungere l’Italia. In Valle di Susa, vero e proprio crocevia di questi commerci, si svilupparono così microeconomie territoriali fiorenti, tra le quali quella relativa alla produzione delle cipolle». Certo, non era sufficiente che genti e prodotti passassero da Avigliana per far sì che i prodotti della terra avessero successo: occorreva che fossero buoni, validi e soddisfacenti. La cipolla di Drubiaglio, evidentemente, queste caratteristiche le aveva. E le conserva ancora oggi: «Io la chiamo la cipolla delle due D, nel senso che è dolce e digeribile» racconta Antonella Doni, referente Slow Food del Presidio e promotrice del progetto. |
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Cipolla di Drubiaglio © Valerie Ganio Vecchiolino |
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La cipolla con gli amaretti? «Diventare Presidio Slow Food è un riconoscimento al valore del prodotto e alla storia di un territorio – prosegue Doni –. In quest’area, che nell’Ottocento era troppo lontana da Torino per diventare un bacino agricolo della città, lavorare la terra è sempre stata un’abitudine diffusa, tanto che molte famiglie coltivavano la cipolla di Drubiaglio per il consumo famigliare». Ed è proprio in questo modo, grazie cioè alla saggezza dei contadini locali e alla capacità di trasmettere questo sapere, che il seme si è tramandato di generazione in generazione. Seme, aggiunge il referente dei produttori che aderiscono al Presidio Fabio Porcari, che pare aver trovato nel terreno di Drubiaglio l’unico l’habitat ideale per essere prodotto: «Sebbene la pianta cresca bene anche nella bassa Valle di Susa e in Val Sangone, i tanti tentativi di riprodurre in quei luoghi il seme non hanno mai dato risultati ottimali». E in cucina? La cipolla si presta benissimo a essere cucinata ripiena: «La si può consumare cruda, ma è al forno che dà il meglio di sé. Ha un diametro di 7-8 centimetri ed è così dolce che non occorre preparare un ripieno sostanzioso che contrasti il sapore tipico delle cipolle – aggiunge Porcari –. Pensate infatti che molte persone, qui, non utilizzano la carne per riempirle, e aggiungono anche l’amaretto all’impasto!».
Dall’Arca del Gusto al Presidio, passando per la De.C.O. e l’impegno comunale La cipolla bionda piatta di Drubiaglio, appena divenuta Presidio, è da tempo in orbita Slow Food: faceva infatti già parte dell’Arca del Gusto, il registro sul quale l’associazione della Chiocciola segnala prodotti, razze animali, varietà vegetali e tradizioni gastronomiche a rischio scomparsa. Quello dell’ortaggio valsusino è un esempio virtuoso di come, anche grazie all’impegno delle amministrazioni locali, sia possibile far rivivere una coltura che, negli ultimi decenni, era stata confinata alle piccole quantità degli orti locali e messa in disparte in favore della più semplice coltivazione di mais. Già nel 2016, infatti, il Comune di Avigliana aveva istituito un marchio De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) dedicato alla cipolla di Drubiaglio, coinvolgendo gli stessi nove produttori che oggi aderiscono al Presidio e che da tempo si sono dotati di un disciplinare che vieta l’utilizzo di pesticidi, diserbanti e concimi chimici. «Finalmente siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo che questa amministrazione si era prefissata già prima della pandemia di Covid-19 – conclude Fiorenza Arisio, assessore all’Agricoltura del Comune di Avigliana –. Creare un Presidio Slow Food è un’ottima occasione per poter promuovere un’agricoltura più sana, perché rispettosa del territorio e priva di pesticidi. E poi c’è il tema del consumo di acqua: le risorse idriche saranno sempre più scarse e il fatto di poter coltivare prodotti che non necessitano di tanta acqua, come invece richiede il mais, è un aspetto importante da tenere in considerazione». |
Lo hanno definito il Netflix del turismo. Si chiama Neh Experience ed è la start up legata ai tour enogastronomici ideata dagli Under 30 torinesi Carlo Abrate, Matteo Jaretti Sodano ed Emanuele Sega.
Il progetto nasce sulla base dell’esperienza maturata da Piedmont Food, la pagina Instagram nata nel 2018 per volere di Emanuele Sega volta a promuovere l’enogastronomia piemontese. “Ci siamo ritrovati tutti a Torino durante la pandemia – spiegano i tre soci – dopo diversi anni trascorsi all’estero: siamo compagni di scuola e abbiamo sempre avuto una passione comune per questo settore; visti i problemi in cui il mondo della ristorazione si è imbattuto in seguito alla crisi pandemica abbiamo deciso di realizzare qualcosa che sia di aiuto per il settore e che porti valore al cliente finale”.
Queste le premesse per la nascita della start up che è stata ideata nel luglio del 2021: la piattaforma è andata online nel dicembre dello scorso anno, ma è solo nella primavera del 2022 che è stato previsto il lancio e l’effettiva operatività del sistema. Il valore aggiunto è quello di fare rete utilizzando il web e i social media, proponendo pacchetti esperienziali che possano essere costruiti dall’utente finale in modo tailor made.
Nei primi sei mesi di attività Neh Experience ha coinvolto un business angel esterno che ha acquisito il 6% del valore potenziale del progetto che si aggira sul milione di euro: “La nostra piattaforma – spiegano i soci – è un sistema di acquisto e prenotazione che aggrega in un unico portale servizi come quelli offerti da Air B&B, Booking e The Fork, ma tutto è stato sviluppato internamente per rendere il più personalizzabile possibile la piattaforma in base alle diverse esigenze dei nostri partner”.
Le experience passano dal settore enogastronomico al mondo dell’hôtellerie, fino ad arrivare alla realizzazione di eventi che siano in grado di valorizzare le proposte e i partner dell’iniziativa: “A noi spetta la selezione delle migliori realtà e l’ideazione di pacchetti che comprendano anche attività ludiche e di scoperta del territorio – aggiungono i tre soci – ma ogni scelta può essere implementata in base ai gusti del singolo utente che verrà guidato nella personalizzazione delle esperienze attraverso l’intelligenza artificiale”.
Attualmente hanno aderito al network una cinquantina di realtà che offrono un centinaio di attività tra Torino, Langhe e Monferrato, ma Neh Experience sta lavorando affinché per l’autunno il progetto esperienziale possa offrire attività anche nel nord Piemonte e sulle montagne. Le experience si suddividono in tre fasce di prezzo: sotto i 50 euro; tra i 50 e i 100 euro; sopra i 100 euro e propongono dalla degustazione in cantina al giro in mongolfiera.
Una curiosità: il nome Neh si rifà all’intercalare tipico piemontese e vuole essere non solo un omaggio all’esclamazione più simpatica del dialetto locale, ma vuole anche testimoniare il senso di appartenenza dell’intero progetto al territorio di origine e alla cultura locale.
CHI SIAMO
Carlo Abrate ha una laurea magistrale in Ingegneria Matematica ed è dottorando in intelligenza artificiale; Matteo Jaretti Sodano è laureato in Ingegneria Produzione Industriale e Innovazione Tecnologica e ha un master in Management e Production System; Emanuele Sega ha studiato come perito elettronico ed ha esperienze dall’Europa al Canada e all’Australia nella gestione ristorativa. Nell’ambito di Neh Experience i tre soci si sono suddivisi i ruoli tra gestione contabile, tecnologica e commerciale; in tutto lavorano al progetto una decina di giovani per il 60 % donne.
Per maggiori informazioni www.nehexperience.com
Just Eat ha celebrato l’Hamburge Day!
A TORINO +11% DI ORDINI, CON OLTRE 15MILA KG DI HAMBURGER NEL 2021
In occasione dell’Hamburger Day 2022, Just Eat presenta i dati relativi agli ordini sulla piattaforma, che rivelano una grande passione degli italiani per il panino più famoso del mondo.
- L’hamburger è tra le cucine più ordinate in Italia, seconda solo alla pizza
- Torino al quarto posto tra le città con più ordini
- Nel 2021 sono stati ordinati in Italia oltre 336.000 kg di hamburger, +14% rispetto al 2020.
- L’hamburger classico è il preferito dagli italiani, ma non mancano varianti alternative.
- Le patatine fritte sono il contorno per eccellenza.
Una leggenda metropolitana narra che il cuoco tedesco Otto Kuasw provò un giorno a togliere una salsiccia dal suo involucro, appiattendola e friggendola nel burro. La pietanza che ne venne fuori pare fosse perfetta da gustare tra due fette di pane: e così, si racconta, nacque l’hamburger, uno dei piatti più gustosi e amati da grandi e piccini di tutto il mondo.
Just Eat (www.justeat.it), app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader mondiale nel mercato della consegna di cibo a domicilio, celebra questa iconica pietanza in occasione dell’Hamburger Day 2022, analizzando le preferenze e i gusti degli italiani in relazione all’amatissimo panino e alle sue varianti.
Dall’analisi di Just Eat, si evince che il trend sulle ordinazioni di hamburger è in netta crescita rispetto al 2020: solo nel 2021 sono stati ordinati in Italia oltre 336.000 kg di hamburger, pari al +14% rispetto al 2020. E il trend non sembra arrestarsi: nei primi mesi del 2022, sono già stati ordinati oltre 95.000 kg di hamburger! La popolarità di questo piatto e’ anche provata dal fatto che l’hamburger si trova al secondo posto tra le cucine più ordinate in Italia, preceduta solo dalla pizza.
Gli hamburger più amati
Ma quali sono le tipologie di hamburger preferite dagli italiani? Al primo posto, l’intramontabile Hamburger classico, seguito dal Cheeseburger, per gli amanti della golosa aggiunta di formaggio. La medaglia di bronzo è aggiudicata dall’opzione Componi il tuo hamburger, per tutti i buongustai che non rinunciano al proprio tocco creativo! Seguono il Bacon Burger, con il croccante bacon ad accompagnare il sapore della carne, e il Chicken Burger, per chi preferisce la carne bianca e una panatura croccante.
Un’altra variante molto amata dagli italiani su Just Eat è quella dell’hamburger con carne Made in Italy: dalla chianina alla fassona, passando per la scottona, gli italiani amano la ricetta internazionale ma non rinunciano alla qualità nostrana.
Infine, nel 2021 sono emerse anche alcune varianti non tradizionali, create con ingredienti alternativi: nel 2021 sono stati ordinati infatti ben 567 kg di Avocado Burger e 189 kg di Tomino Burger. Scelta ideale per chi non preferisce la carne ma non resiste al fascino del panino per eccellenza!
Italiani sempre più green, anche nella scelta dell’hamburger
Oltre alle varianti con avocado e tomino, Just Eat ha registrato un aumento di ordini di hamburger vegetariani o vegani pari al +26%. Queste varianti sono composte non solo da sostituti della carne, ma anche da hamburger creati con proteine vegetali, quali per esempio ceci o lenticchie, oppure mix di deliziose verdure, come zucchine, broccoli, patate e… cipolla!
Il dato conferma le evidenze raccolte da Just Eat in occasione del Veganuary a gennaio 2022, dove si evince che 2 italiani su 3 hanno ridotto il consumo di carne e pesce nel 2021. Inoltre, il 14% della popolazione si dichiarava propenso ad abbracciare il regime di dieta vegana durante il 2022.
A dimostrare ulteriormente l’amore di tutti gli italiani per l’hamburger, il piatto vegano più ordinato durante il 2021 è stato proprio l’hamburger vegano: irresistibile in tutte le salse!
Il contorno, per una coccola a 360 gradi
Quando immaginiamo un piatto di hamburger, è impossibile visualizzare solo un panino: il contorno infatti non può mancare! Il side per eccellenza e il più ordinato su Just Eat sono ovviamente le patatine fritte, seguite dagli anelli di cipolla. A seguire, gli italiani amano abbinare all’hamburger anche chicken nuggets, chicken wings, mozzarella sticks e le deliziose olive ascolane.
Le città più ghiotte di hamburger: Torino al quarto posto
Per quantificare la golosità degli italiani, ecco le 10 città che hanno ordinato piu’ hamburger nel 2021.
- Roma (oltre 59 mila chili ordinati)
- Genova (oltre 31 mila chili ordinati)
- Bologna (oltre 19 mila chili ordinati)
- Torino (oltre 15 mila chili ordinati)
- Milano (oltre 12 mila chili ordinati)
- Napoli (oltre 8 mila chili ordinati)
- Trieste (oltre 6 mila chili ordinati)
- Padova (oltre 5 mila chili ordinati)
- Firenze (oltre 4 mila chili ordinati)
- Palermo (oltre 4 mila chili ordinati)
Torino, che nel 2020 si trovava al quinto posto della classifica e che nel 2021 ha aumentato gli ordini di hamburger del +11%.
I periodi e i momenti preferiti per ordinare
Non c’è propriamente una stagione preferita per ordinare un bell’hamburger, come si evince proprio dalla classifica dei mesi che hanno registrato maggiori ordini di hamburger nel 2021:
- Gennaio
- Marzo
- Aprile
- Febbraio
- Maggio
- Ottobre
- Giugno
- Dicembre
- Settembre
- Luglio
- Novembre
- Agosto
Per quanto riguarda i momenti preferiti dagli italiani per ordinare, vince il weekend: il sabato è il giorno preferito per gustare un hamburger in tutta Italia, soprattutto nella città di Napoli, dove nel weekend si registra un terzo degli ordini di hamburger dell’intera settimana!
Just Eat svela anche che gli italiani sembrano preferire gustare un hamburger da soli (59% degli ordini) rispetto che in compagnia (41% degli ordini).
Piccole curiosità
In provincia di Torino, a maggio 2021, un utente ha fatto l’ordine con piu’ hamburger dell’anno, ordinando ben 15 hamburger di tipologie diverse: l’ordine conteneva infatti panini con carni più tradizionali, come fassona, angus e pollo ma anche cinghiale e addirittura canguro! L’ordine di hamburger più costoso registrato su Just Eat nel 2021 ammontava a ben 612€. In entrambi i casi, si è trattato probabilmente di una bella e gustosa – e costosa! – serata tra amici.
Golosità a Nole: la sagra dell’Ofela
Il 2 giugno 2022 a Nole si terrà la tradizionale “Sagra dell’ofela”.
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Il sapore del mare nel cuore di Torino
PAPO KITCHEN & FISH
Una bistronomie di pesce in via Monferrato, in Borgo Po, uno dei quartieri più chic di Torino, tra la Gran Madre, la collina e il fiume Po.

Un locale piccolo: tre salette, pochi tavoli, qualche posto al bacone davanti allo chef che sfiletta il pesce e un grazioso dehor affacciato proprio sulla via del passeggio.
Un menù di solo pesce, crostacei, ostriche e coquillages nel quale convivono ricette semplici e invenzioni gastronomiche. Percebes, Gamberi rossi di Mazara del Vallo, Chele di Granciporro, Fasolari, Lumache di mare, ricci e king krab sono solo alcuni dettagli del ricco menù.
Il pesce, che arriva fresco tutti i giorni, è il protagonista della carta – antipasti, primi, secondi e zuppe – ma si può scegliere anche fra quello esposto nel bancone, scegliendo se farlo preparare alla griglia, al sale o fritto.
L’ambiente è informale ma curato; ogni dettaglio parla di mare ed entrare da Papo Kitchen & Fish è un po’ come spostarsi in una località marittima. Anche i tavoli apparecchiati con tovagliette all’americana sia a pranzo sia a cena aiutano a creare l’atmosfera, sdrammatizzando il concetto di lusso.
I piatti sono accompagnati da una interessante carta dei vini, un’ampia selezione di etichette che comprende bianchi, rossi e rosati, con un occhio di riguardo per gli Champagne e le bollicine italiane.









