GUSTO- Pagina 58

Il prosciutto Crudo di Cuneo DOP protagonista alla Sagra del Peperone

Nel “Salotto della Fiera” l’eccellenza cuneese sarà al centro di uno show cooking dello chef Salvatore Guccione e di una degustazione guidata da Paolo Massobrio

Il prosciutto Crudo di Cuneo DOPsarà uno dei protagonisti della 72ª edizione della Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola (Torino), conosciuta anche con il nome di“Peperò” e divenuta ormai un immancabile appuntamento in grado di attrarre turisti da ogni angolo d’Italia. L’eccellenza cuneese sarà protagonista,nelle serate di lunedì 30 e martedì 31agosto,diunoshowcookingdellochefSalvatoreGuccione,presentatodalconduttoretelevisivoe radiofonico Tinto, e di una degustazione guidata da Paolo Massobrio nel “Salotto della Fiera”di piazza Sant’Agostino, cuore della città di Carmagnola. “Ci affacciamo sulla ‘grande piazza di Torino’ presentando a Carmagnola, per la prima volta, il prosciutto Crudo di Cuneo DOP–afferma Chiara Astesana, Presidente del Consorzio di Tutela e Promozione del Crudo di Cuneo.–Dopo il lungo periodo di blocco delle attività,durato ben dieci mesi (l’ultima Fiera realizzata corrisponde al terzo weekend della Fiera del Tartufo di Alba dello scorso anno),si torna in piazza per far conoscere il nostro prosciutto”.A Carmagnola il prosciutto Crudo di Cuneo DOP sarà presente nel Salotto della Fiera con due importanti eventi.Lunedì 30 agosto alle 21 è in programma lo show cooking con lo chefSalvatoreGuccione,presentatodalnotoconduttoretelevisivoeradiofonicoTinto(alsecolo Nicola Prudente), che cucinerà per i partecipanti due piatti tra i cui ingredienti sarà presente anche il prosciutto Crudo di Cuneo DOP. Martedì 31 agosto alle 19 spazio alla degustazione del prosciutto Crudo di CuneoDOP,con taglio al coltello, guidatadaPaoloMassobrio.“Guardiamoconparticolareinteressealsettore della ristorazione, colpito duramente dallerestrizioni COVID e vogliamo, con le ricettepreparateinpiazza,dareunsupportoeunostimoloallalororipartenza.L’auspicioèche,nonostante le regole sanitarie per la prevenzione dal contagio delCOVID, la partecipazione sianumerosa” conclude la Presidente Astesana. La fiera sarà in presenza, ma nel pieno rispetto delle norme sanitarie in materia di prevenzione della pandemia da Covid-19. L’evento rientra nelprogetto di azioni di comunicazione della denominazione Crudo di Cuneo DOP co-finanziato dalla Regione Piemonte. Fondi FEASR–PSR2014-2020–l’Europa investe per le zone rurali.Pertrovare il negozio o il ristorante dove puoi comprare o consumare il prosciutto apri il sito web del Consorzio e vai allapagina“dovetrovarlo”edigitailcomunediresidenza:www.prosciuttocrudodicuneo.it/dovet rovarlo.

Latte? No, latti! A ogni razza il proprio formaggio

Vacche, pecore, capre… da ogni angolo d’Italia arriva un cacio diverso, simbolo di biodiversità. In attesa di conoscerli e assaggiarli a Cheese 2021, ecco un gustoso ripasso

 

Il programma in aggiornamento è su cheese.slowfood.it

Qui le più belle immagini della scorsa edizione e le grafiche dell’edizione 2021

 Qui la cartella stampa completa

Il latte non è tutto uguale ed è per questa ragione che è bene declinarlo al plurale: parlare cioè di latti. In Italia, in commercio, ci sono quelli di vacca, di capra, di pecora, di bufala e di asina. Tanti latti, dunque, e quindi tanti formaggi differenti. A Cheese 2021 proviamo a raccontarveli, grazie al lavoro e alla passione di pastori, casari e affinatori che ogni giorno tramandano storia, competenze e sapori. Nell’attesa che il più grande evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo e alle forme del latte cominci (è in programma a Bra, in provincia di Cuneo, dal 17 al 20 settembre 2021) vi proponiamo allora un viaggio tra alcuni formaggi che rappresentano una tradizione, identificano una comunità e un luogo, i suoi pascoli e la sua storia, e che devono molto a razze locali, in alcuni casi ingiustamente considerate minori.

 

I formaggi di pecora: dalla Sardegna alle Langhe

 

Cominciamo dal fiore sardo dei pastori, Presidio Slow Food: si tratta di  un formaggio a latte crudo e intero munto da pecore di razza sarda, una razza autoctona antichissima nota per la qualità del proprio latte. Il latte di una sola mungitura, senza alcun trattamento, viene posto in caldaia e coagulato con caglio in pasta di capretto o agnello; quindi si procede alla rottura della cagliata. Si forma il pecorino collocando la massa in stampi a forma di tronco-cono detti pischeddas. Il fiore sardo stagiona per un paio di settimane vicino a braci che danno un lieve sentore di fumo e poi in locali dove le forme sono appoggiate a terra per alcuni mesi.

 

Altro formaggio, altra isola: spostiamoci in Sicilia per scoprire la vastedda della valle del Belìce, l’unico formaggio di pecora a pasta filata, riconosciuto Presidio Slow Food. Protagonista, in questo caso, è la pecora della valle del Belìce, diffusa in particolar modo nelle province di Agrigento e Trapani ma presente in tutta la regione e anche nella vicina Calabria. Una curiosità su questo formaggio: il nome deriva dal termine dialettale vasta, cioè “guasta, andata a male”: i casari della zona, infatti, lo idearono per recuperare i pecorini che presentavano difetti, facendoli filare ad alta temperatura.

 

In Toscana, adesso, per conoscere la pecora massese: vello grigio piombo, pelo nero lucido, corna scure a spirale, occhi accesi e sporgenti, la si trova in Emilia, in Liguria e naturalmente in Toscana: sulle montagne pistoiesi, in particolare, resistono produttori che fanno il pecorino seguendo interamente la tradizione: pecore in alpeggio, latte crudo e caglio naturale. Curiosi di assaggiarlo? È un Presidio Slow Food.

In provincia di Cuneo, nella zona delle Langhe, vive invece una pecora dal manto bianco, senza corna e con le caratteristiche orecchie portate in avanti e verso il basso: è la pecora delle Langhe, una razza ormai in via di estinzione inserita nell’Arca del Gusto di Slow Food, a cui dobbiamo la tuma, un formaggio di forma cilindrica, dal peso che oscilla tra i 200 e i 300 grammi, privo di crosta e la cui pasta è di colore bianco paglierino, morbida.

 

Tra Sicilia e Lombardia, sulle tracce dei formaggi di capra

 

La capra orobica è una razza Presidio Slow Food: il suo latte viene utilizzato per formaggi tradizionali a latte crudo come il matuscin della Valtellina, il formagìn della Valsassina e la roviola della Val Brembana. È una capra rustica, caratterizzata dalle corna imponenti, in grado di vivere e pascolare lungo i pendii impervi delle Alpi orobiche, nelle provincie di Sondrio, Bergamo e Lecco.

Mille chilometri più a sud vive un’altra capra dal latte eccellente: la girgentana, che deve il nome al vecchio nome della città siciliana di Agrigento (Girgenti). Come riconoscerla? Semplice, guardando le corna: quelle della girgentana sono inconfondibili, a spirale. Il suo latte, grazie all’ottimo equilibrio tra grasso e proteine, viene utilizzato per la tuma ammucciata.

 

Concludiamo il tour tra le capre italiane (e i loro derivati) dando uno sguardo alla garganica, originaria dell’omonimo promontorio pugliese. Presidio Slow Food, con il suo latte si producono il canestrato e il cacioricotta. La capra garganica viene allevata allo stato brado ed è immediatamente riconoscibile: merito del pelo lungo, liscio e nero corvino, della testa caratterizzata dal ciuffo e della lunga barba sotto il mento e dalle corna un po’ appiattite lateralmente.

Vacche: non esiste solo quella bianca pezzata di nero

Se pensiamo alle vacche, è probabile che la nostra immaginazione ci restituisca l’immagine di una mucca bianca con grandi macchie nere: bene, quella è la vacca di razza frisona olandese. In Italia, però, ce ne sono di tutti i colori! Innanzitutto la vacca grigio alpina (Presidio Slow Food), concentrata soprattutto in provincia di Bolzano e di Trento con qualche presenza in Veneto e Friuli Venezia Giulia, che per secoli è stata allevata dalle popolazioni locali soprattutto in contesti marginali ed estremi come quelli dei masi di alta quota: è infatti in grado di adattarsi perfettamente alle dure condizioni ambientali di queste regioni montane, rivelandosi la razza ideale per l’economia rurale di montagna. Quali formaggi regala? Quelli di malga: alcuni più magri perché si privilegia la lavorazione del burro, altri a crosta lavata, perché durante la stagionatura vengono inumiditi con acqua salata.

 

Spostiamoci in Piemonte per conoscere la razza bovina pezzata rossa d’Oropa (inclusa nell’Arca del Gusto di Slow Food), stretta parente della valdostana. Si adatta bene alle difficili condizioni ambientali del pascolo montano e svolge un’importante azione di tutela ambientale e del paesaggio, oltre ad assicurare il latte con cui si produce il burro a latte crudo dell’Alto Elvo, Presidio Slow Food.

 

Chi non ha mai assaggiato il Parmigiano Reggiano? Eppure molti non sanno che, fino al secondo dopoguerra, le regine incontrastate del Parmigiano Reggiano erano due razze autoctone: la bianca modenese e la rossa reggiana. Dagli anni Cinquanta, poi, sono state sostituite dalla razza frisona , famosa per la produttività e con le mammelle perfette per la mungitura meccanica. Sia la bianca modenese che la rossa reggiana producono latti le cui caratteristiche risultano eccellenti per la produzione del Parmigiano Reggiano, eppure il numero di capi si è drasticamente ridotto: entrambe sono riconosciute da Slow Food, la prima è tutelata dal Presidio e la seconda è inclusa nell’Arca del Gusto.

Concludiamo il nostro tour virtuale nel sud Italia, parlando della vacca di razza podolica e del caciocavallo, il formaggio simbolo della tradizione casearia meridionale ed emblema della tecnica “a pasta filata”. Si tratta della tecnica messa a punto nei secoli per garantire conservabilità e salubrità ai formaggi di latte vaccino. Slow Food ha due Presìdi sui caciocavalli da latte di razza podolica: uno nel Gargano e uno in Basilicata.

Cheese, la manifestazione internazionale dedicata alle forme del latte, si terrà a Bra (Cn) dal 17 al 20 settembre 2021 ed è organizzata dalla Città di Bra e da Slow Food con il sostegno della Regione Piemonte. Considera gli animali è il tema della tredicesima edizione, un focus sul regno animale e la varietà di connessioni con le azioni dell’uomo. Senza di loro infatti non esisterebbe l’infinita biodiversità casearia che tocchiamo con mano ogni due anni a Bra. Straordinaria già oggi l’attenzione nei confronti dell’evento – che si garantisce con il consueto programma, nella massima sicurezza – sia da parte dei protagonisti di Cheese che da parte del mondo della ristorazione e dell’ospitalità del territorio. Cheese 2021 è possibile grazie al supporto di moltissime realtà, pubbliche e private, che credono in questo progetto. Tra tutte, ringraziamo i main partner: BBBell, BPER Banca, Consorzio del Parmigiano Reggiano, Egea, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy (QBA) e Reale Mutua.

Il peperone quadrato della Motta nuovo Presidio Slow Food

Piatto iconico di Lidia e Guido Alciati, simbolo dei paradossi dell’agroindustria per Carlo Petrini, è oggi rilanciato da tre giovani orticoltori e dal Comune di Costigliole d’Asti

Le prime fonti scritte sulla sua coltivazione nella piana alluvionale del fiume Tanaro risalgono al 1914, quando un concorso della Società Orticola Astigiana ne evidenzia la produzione da parte di numerosi orticoltori di Costigliole d’Asti e di alcuni comuni vicini. Da lì in avanti è stato un crescendo, fino ad arrivare ai 40-50 mila quintali degli anni ‘60 e ‘70, quando la zona della Motta era orgogliosamente soprannominata “piccola California”. Poi il declino, con gli orti rigogliosi sostituiti da altre culture. Finalmente, oggi, si può parlare di una nuova rinascita del peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti che diventa Presidio Slow Food.

 

Quella di questo ortaggio, tanto pregiato quanto delicato, è una storia antica che negli anni ha appassionato cuochi, gastronomi, contadini, tecnici e ricercatori e che è stata raccontata oggi, sabato 7 agosto, in una conferenza ospitata a Costigliole. È stato il sindaco Enrico Cavallero ad accogliere, tra gli altri, Stefano Scavino, referente dei produttori del Presidio, Carlo Petrini, presidente di Slow Food e lo chef Ugo Alciati, figlio di Guido e Lidia Alciati, dello storico ristorante Da Guido, di cui quest’anno ricorrono i 60 anni dalla nascita. Ed è proprio dai ricordi di questi ultimi che vogliamo partire oggi con questo racconto che segna un pezzo della storia gastronomica del Piemonte, e non solo.

La sapienza e la tenacia dei cuochi che lo hanno reso famoso

 

Quadrangolare la forma della bacca, gialla o rossa, generose le dimensioni, spessa e carnosa la polpa, e poi quel gusto intenso, ma dolce e delicato, dato dall’elevato contenuto zuccherino, con cui Lidia Alciati, la grande cuoca del ristorante Da Guido, ha incantato avventori provenienti da ogni dove, richiamati dal suo peperone quadrato farcito con tonno, capperi, acciuga, e condito con un po’ di maionese e una goccia di aceto di vino bianco.

 

A scovare i migliori prodotti per lei era il marito Guido: «Fin dai primi anni ‘60, quando il ristorante ha aperto, mio papà andava in giro per le campagne dell’astigiano con l’intento di convincere i piccoli produttori della zona a non abbandonare la coltivazione di varietà locali rare e di qualità. Alcune, dopo gli anni dell’oblio ce l’hanno fatta e hanno segnato una svolta per il loro territorio, come il cardo gobbo di Nizza Monferrato, oggi Presidio Slow Food. Il peperone quadrato si è un po’ perso per strada ma speriamo che oggi con questo riconoscimento riesca a ripercorrere quelle stesse orme» ricorda Ugo Alciati, chef e patron del ristorante Guido da Costigliole.

 

L’intuizione del gastronomo: da qui nasce l’ecogastronomia che ha rivoluzionato l’azione di Slow Food

 

I peperoni quadrati d’Asti, una varietà carnosa, profumata e gustosa, non erano quasi più prodotti nella zona. […] Incontrai un contadino, mi confermò che appunto là, fino a pochi anni prima, si coltivavano quei magnifici ortaggi. Ma ora non più e mi disse in dialetto: «Non conviene, gli olandesi costano meno e nessuno ce li compra più, i nostri! Danno lavoro ed è tutta fatica buttata al vento!». […] Per me quel giorno fu la data d’inizio ufficiale dell’ecogastronomia: la materia prima dev’essere coltivata e prodotta in maniera sostenibile, la biodiversità e le tradizioni alimentari e produttive locali vanno salvaguardate a tutti i costi.

 

È da questo estratto del libro Buono, pulito e giusto (Einaudi, 2005) in cui Carlo Petrini, presidente di Slow Food, parla di una sua esperienza del 1996, che emerge il legame e l’affetto speciale per questa varietà di peperoni. «Oggi, dopo 25 anni, sapere che il peperone quadrato della Motta rientra a pieno titolo tra i Presìdi Slow Food, è per me motivo di grande orgoglio e appagamento. Il fatto che proprio questo ortaggio, che ho portato nel mondo come simbolo dei paradossi dell’agroindustria, torni a rappresentare valori buoni, puliti e giusti e in piena armonia con tradizioni alimentari e produttive, significa che nessuno sforzo è stato vano, e che la strada segnata da Slow Food in questi anni è quella giusta da perseguire, anche per le nuove generazioni di contadini disposti a impegnarsi in un’agricoltura più pulita e sostenibile» dichiara Carlo Petrini.

 

Il messaggio dei giovani: quelli che credono in un futuro più etico e più prospero

 

Ed è proprio un giovane contadino, già protagonista di un altro Presidio Slow Food piemontese, il carciofo astigiano del Sorì, che si è lasciato ispirare da questo brano, battezzando la sua azienda agricola Duipuvrun. «Avevo letto il libro di Carlo e mi aveva colpito questa storia, inoltre avevo un ricordo d’infanzia, di quando andavo con i nonni al mercato a comprare i peperoni». E così, fin dal 2015, Stefano Scavino, oggi trentatreenne, decide di investire una parte del suo ettaro, coltivato con metodo biointensivo, su questa varietà, ma i semi della cultivar tradizionale non sono così facili da identificare. L’unica soluzione diventa rivolgersi alla Banca del Germoplasma dell’Università di Agraria a Grugliasco: «Mi diedero una piccola quantità di semi che cominciai a coltivare. Nel 2017 ho partecipato a un bando dell’Unione europea che sosteneva la valorizzazione degli ecotipi locali, insieme al Cnr, all’Università di Agraria e all’Agrion di Manta, presentando sia il carciofo che il peperone. Per due anni, grazie al loro apporto scientifico e agronomico abbiamo selezionato le piante in campo per migliorare la resa e la resistenza alle malattie» continua Stefano. Oggi i semi di peperone frutto del lavoro di selezione in campo nell’orto dell’azienda Duipuvrun sono stati messi a disposizione del vivaio Casto che ha prodotto i piantini per l’anno in corso e dell’azienda di Giorgio Austa che ha aderito al progetto.

«Se dovessi esprimere un auspicio, vorrei che l’istituzione del Presidio fosse un messaggio diretto ai giovani, affinchè capiscano che si può avere un ruolo in questo mondo anche facendo il contadino e utilizzando metodi agroecologici». Inoltre, ci racconta Stefano, fare squadra consente di investire in ricerca agronomica, di avere quantitativi di prodotto più elevati e di aumentare i margini di profitto: «È importante che il peperone del Presidio ricominci a essere utilizzato dai ristoratori e bottegai della zona, che sono i primi ambasciatori, ma è pur vero che se la produzione aumenta si possono conquistare altri mercati: un mio cliente di Londra che acquista il carciofo del Sorì aspetta già da un po’ il peperone quadrato della Motta, spero quest’anno di riuscire a spedirgli il primo lotto».

 

L’impegno delle istituzioni per la rinascita di un territorio e di una comunità

 

Chi non si è lasciato scappare tutto questo patrimonio storico e culturale, oltre che agricolo, sono il sindaco di Costigliole d’Asti Enrico Cavallero e la sua amministrazione, che si è adoperata per avviare il Presidio Slow Food e rilanciare il peperone quadrato della Motta. «Ho sempre fortemente creduto in questo peperone, l’unico autoctono della sua categoria. Il tutto è iniziato quasi 13 anni fa quando del peperone si era quasi perso il seme e se oggi ne celebriamo la rinascita, lo dobbiamo al lavoro di selezione fatto in questi anni con Stefano e gli altri orticoltori pionieri della produzione, che con grande soddisfazione abbiamo presentato in questa giornata. Quello che abbiamo cercato di fare, insieme all’assessore all’agricoltura Alessandro Borio e agli amici orticoltori della Motta, è sostenere e promuovere un’operazione comunitaria in sintonia con Slow Food e con la filosofia amministrativa, che ci porta a essere attenti, in modo concreto, alla valorizzazione e alla qualità dei nostri prodotti. Sono convinto che questo primo raccolto permetterà di mettere basi solide per un più ampio progetto di rilancio complessivo del comparto orticolo, con interventi mirati ad agevolare lo sviluppo delle imprese presenti, che sicuramente genererà un indotto utile a mantenere vivo il prodotto» sottolinea il sindaco Enrico Cavallero.

 

Il peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti è il 37esimo Presidio Slow Food piemontese, grazie anche al grande lavoro che il coordinamento regionale di Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta sta facendo sui territori per il recupero di produzioni e varietà a rischio estinzione.

 

Area di produzione

Comune di Costigliole D’Asti (frazione Motta e aree limitrofe)

Presidio sostenuto da Comune di Costigliole d’Asti

Cheese ti dà Appuntamento a Tavola

Anche per questa edizione tornano le storiche cene ospitate dal  ristorante Garden dell’Albergo dell’Agenzia e dal ristorante Battaglino

 

Il programma in aggiornamento è su cheese.slowfood.it

 

Gli Appuntamenti a Tavola sono, storicamente, tra gli eventi di Cheese più attesi, e anche quest’anno il programma che bolle in pentola non è da meno.

 

Quattro gli eventi in programma per la tredicesima manifestazione internazionale dedicata alle forme del latte organizzata da Slow Food e dalla Città di Bra (Cn) dal 17 al 20 settembre. Per apparecchiare le tavole più variegate, coinvolgono chef rinomati e giovani promesse della ristorazione, per approfondire la conoscenza del mondo dei latticini e dei formaggi o per esplorare con l’assaggio temi come il recupero e l’abbattimento degli sprechi alimentari e le interconnessioni tra ecosistemi diversi, come le terre alte e le terre d’acqua, le montagne e il mare.

 

Le cene si tengono a Bra, presso il ristorante Battaglino, e a Pollenzo, presso il Ristorante Garden dell’Albergo dell’Agenzia, giovedì 16, venerdì 17, domenica 19 e lunedì 20 settembre.

La preview: 16 settembre ore 20 – Appuntamento a Tavola con l’osteria Ai Due Platani e il Parmigiano Reggiano

A volte, potremmo essere portati a pensare che i formaggi naturali siano prodotti misconosciuti, produzioni piccole, nomi ignoti ai più. Invece, a smentire questa percezione, spicca il nome del Parmigiano Reggiano, con tutta probabilità il formaggio italiano più noto nel mondo. Ed è proprio il Parmigiano il protagonista della cena allestita dall’osteria Ai Due Platani di Parma che conferma da sempre il simbolo più importante della Guida Osterie d’Italia, la Chiocciola con cui si segnalano le migliori osterie del paese. Ai Due Platani, la tradizione è di casa, con piccole innovazioni seguite con maestria dai cuochi in cucina. Pronti, dunque, a degustare un menù in cui il re dei formaggi è il protagonista indiscusso, insieme agli altri prodotti e alle ricette che rendono grande il territorio, dai salumi ai cappelletti fino ai vini delle cantine della stessa regione.

19 settembre ore 20 – L’Alleanza dei Cuochi e le vie della transumanza in Calabria

 

La pratica della transumanza, in Calabria, ha costituito una delle forme più antiche, e di più lunga durata, di economia naturale. Come in gran parte delle campagne collocate nel bacino del Mediterraneo, essa deve essere sorta – secondo il modulo della transumanza orizzontale, svolgentesi cioè tra montagna e pianura alle stesse latitudini – dalle necessità di alimentare una massa di bestiame che difficilmente poteva contare su condizioni agrarie e climatiche di allevamento stanziale. Così Piero Bevilacqua descrive in un suo saggio la pratica della transumanza nella regione protagonista di questo appuntamento. A raccontarcela coi loro piatti e i prodotti che meglio la esemplificano tre cuochi dell’Alleanza Slow Food, dal nord al sud, da San Sosti ad Albi a Cardeto. La tana del ghiro, La pecora nera e Il tipico calabrese vi danno Appuntamento a Tavola, e non si può mancare.

20 settembre ore 20: in Liguria – L’incontro tra il mare e l’entroterra nella cucina di Marco Visciola

È il nome di innumerevoli ristoranti, pizzerie e alberghi in tutta Italia. Ma è anche il “riassunto” che meglio esprime, forse, l’essenza della cucina ligure, che è fatta appunto di mare e monti, di pesce e prodotti dell’entroterra, di un connubio felice e un’interconnessione continua tra ecosistemi diversi, le terre d’acqua e le terre alte. Per dipingerla in una cena imperdibile, Marco Visciola, talentuoso chef del Marin di Eataly Genova, quasi a creare un connubio tra Cheese e Slow Fish. In pochi anni Marco ha conquistato il palato dei buongustai e, oggi, è un punto fermo della cucina di qualità genovese e non solo. A lui il compito di raccontare la sua cucina attraverso piatti di mare con influenze dell’entroterra ligure. Preparatevi a essere sorpresi con il suo mare e monti!

17 settembre ore 20 – L’Appuntamento a Tavola presso il Ristorante Battaglino di Bra: il formaggio circolare e la cucina del recupero secondo Ivan Milani

Quest’anno a Cheese diventa protagonista dei nostri Appuntamenti a Tavola anche uno dei luoghi del cuore di Slow Food, il Ristorante Battaglino di Bra! Suo ospite, Ivan Milani, chef in continua evoluzione, mai pago di novità e scoperte, con un’idea di cucina che muta nel tempo grazie alle influenze che respira, si misura con il concetto di recupero. Recupero che inizia dal pane a lievitazione naturale, che di forme di recupero ne ha in sé ben due: la scotta ottenuta dopo aver prodotto prima il formaggio e poi la ricotta sostituisce l’acqua nell’impasto; inoltre il miso di pane, prodotto con il pane avanzato, che conferisce al lievitato una complessità aromatica incredibile. Sempre a tema, il dessert è una torta di pane raffermo servita con un mascarpone alla verbena prodotto in casa. Tra il pane e il dolce tre portate che parlano della storia del cuoco e delle terre in cui ha vissuto e cucinato.

Questo appuntamento lo si acquista telefonando direttamente al ristorante, al numero 0172 412509. Affrettati perché i posti sono limitati (35 circa). Il costo della cena è di 47 euro vini inclusi.

Ecco quello che ci aspetta a Cheese, non resta altro da fare se non prenotare il proprio posto! Per la sicurezza di tutti, in adeguamento alle norme vigenti, gli appuntamenti di Cheese 2021 sono accessibili esclusivamente ai detentori di Certificazione verde.

Cheese, la manifestazione internazionale dedicata alle forme del latte, si terrà a Bra (Cn) dal 17 al 20 settembre 2021 ed è organizzata dalla Città di Bra e da Slow Food con il sostegno della Regione Piemonte. Considera gli animali è il tema della tredicesima edizione, un focus sul regno animale e la varietà di connessioni con le azioni dell’uomo. Senza di loro infatti non esisterebbe l’infinita biodiversità casearia che tocchiamo con mano ogni due anni a Bra. Straordinaria già oggi l’attenzione nei confronti dell’evento – che si garantisce con il consueto programma, nella massima sicurezza – sia da parte dei protagonisti di Cheese che da parte del mondo della ristorazione e dell’ospitalità del territorio. Cheese 2021 è possibile grazie al supporto di moltissime realtà, pubbliche e private, che credono in questo progetto. Tra tutte, ringraziamo i main partner: BBBell, BPER Banca, Consorzio del Parmigiano Reggiano, Egea, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy (QBA) e Reale Mutua.

Bra, Raschera e Toma piemontese in alta quota

Il Bra, il Raschera e la Toma tornano protagonisti durante una serata in cui le montagne saranno il teatro perfetto per ospitare le tre perle lattiero casearie.

Avrà infatti luogo martedì 10 agosto a Bardonecchia la “Cena sotto le stelle”, un’occasione speciale per poter degustare questi formaggi d’eccezione tra una stella cadente e l’altra. Organizzata in collaborazione con Arpiet e nell’ambito del progetto cofinanziato dalla Regione Piemonte, si preannuncia un evento ricco di sapori e seducenti abbinamenti culinari, completamente immersi in un’atmosfera speciale.

“Sfortunatamente, l’emergenza legata al Covid ci ha impedito di ripetere l’organizzazione di alcuni momenti in cui i Consorzi erano presenti sulle piste da sci più rinomate del territorio – spiega Franco Biraghi, presidente dei Consorzi di tutela di Bra, Raschera e Toma Piemontese, evidenziando come questa assenza sia stata “un vero peccato dal momento che si trattava di occasioni utili a far conoscere i nostri prodotti in contesti diversi e che avevano riscosso in passato un grande successo”.

A Bardonecchia non saranno più le piste innevate, ma i colori brillanti dell’estate a fare da scenografia alle tre Dop, per le quali l’estate ha significato una ripresa di quei momenti volti a far conoscere ancora di più le loro peculiarità. Complice l’estrema versatilità che rende il Bra (nella duplice versione Tenero e Duro), il Raschera e la Toma perfetti sia come formaggi da tavola che come comprimari all’interno di svariate ricette, quella del 10 agosto ha tutte le carte in regola per rivelarsi una serata in cui il contesto dialoga alla perfezione con il gusto: “Che sia quello più sapido del Bra Duro, dolce del Raschera, delicato della Toma Piemontese o morbido del Bra Tenero, questi aromi inconfondibili si armonizzano gradevolmente tra loro, impreziositi da una cornice d’eccezione – commenta Marco Quaglia, vicepresidente dei Consorzi di Bra, Raschera e Toma Piemontese -. L’evento del 10 agosto è l’occasione ideale per consentire a questi prodotti di dare il meglio di sé, anche in alta quota – in un contesto in cui l’atmosfera fa la differenza e rinforza ancora di più la potenza di simili formaggi”.

La fonduta al Raschera, il risotto mantecato al Bra Duro o la polenta con la Toma Piemontese rappresentano, infatti, alcuni capisaldi del ristoro invernale, ma queste eccellenze sanno offrire il meglio di sé anche in versione estiva. Ed ecco che se la neve lascia il posto al verde dei prati, le Dop si uniscono con il Salame Piemonte in un tagliere dai gusti tradizionali, lasciandosi degustare in purezza o mettendosi nelle mani di chef che conferiranno ulteriore risalto all’unicità del loro gusto. Quest’ultimo è diventato, nel corso dei secoli, un punto di riferimento inalterato sulle nostre tavole, creando un connubio quanto mai consolidato con quella genuinità che deriva da un’artigianalità antica e da una maestria che non è mai venuta meno alle aspettative.

“Sono formaggi che ci rendono ogni giorno più orgogliosi – conclude Mario Cappa, vicepresidente dei Consorzi di Bra, Raschera e Toma Piemontese -. Con la loro garanzia di qualità sono considerati eccellenze di cui il nostro territorio non può che andare fiero. Ecco perché la loro presenza a eventi enogastronomici è sempre più richiesta: dopo la Cena sotto le stelle sarà, infatti, la volta della Sagra del Peperone di Carmagnola”. La celebre manifestazione che si terrà dal 27 agosto al 5 settembre sarà un’ulteriore occasione per gustare Bra, Raschera e Toma all’interno di ricette pensate ad hoc per l’occasione

Re peperone in festa a Carmagnola

dal 27 agosto al 5 settembre 2021 a Carmagnola (TO)

Tutti gli eventi sono gratuiti ad eccezione degli eventi de “Il Foro Festival”

www,fieradelpeperone.it

 

Dopo l’edizione “Speciale e Diffusa” del 2020, arriva al traguardo dei 72 anni la più grande manifestazione fieristica italiana dedicata a un prodotto agricolo che torna a riproporre, come da tradizione, 10 giorni di eventi gastronomici, culturali ed artistici per tutti i sensi e per tutte le età.

 

In un’area espositiva di oltre 10.000 mq, con 8 piazze dedicate di cui 6 enogastronomiche, 2500 posti a sedere e oltre 200 espositori, il Comune di Carmagnola presenta un cartellone con tante proposte a cavallo tra gusto, cultura e attualità, con degustazioni, workshop, show cooking, cene a tema, street food, concerti e spettacoli di vario genere, talk show, iniziative solidali, area bimbi, una grande rassegna commerciale e altro ancora.

 

Con tanti ospiti – tra i quali ARTURO BRACHETTI, TINTO, GINO SORBILLO E PAOLO MASSOBRIO – questa sarà anche la seconda edizione anti-spreco alimentare grazie alla partnership con l’azienda Cuki che fornirà migliaia di piatti in alluminio prodotti con materiale riciclabile al 100%  e di Cuki Save Bag distribuite ad espositori ed esercenti della città.

 

Per il terzo anno consecutivo inoltre, la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ONLUS è charity partner con diverse iniziative dedicate a promuovere e sostenere le sue attività, tra le quali alcune belle proposte del progetto Pep-Revolution di Fata Zucchina dedicato alla salute dell’uomo e del pianeta.

 

Torna anche “Il Foro Festival” con i concerti a pagamento di GIUSY FERRERI il 28 agosto, di SAGI REI il 29 agosto e dei THE KOLORS il 30 agosto, oltre al Belle Époque Show del 27 agosto.

A Torino la pizza in pala di Johnny Take Uè

Soffice e voluminosa come una nuvola arriva a Torino (in via Gian Francesco Bellezia, 6) 

Riformulando la classica proposta della pizza in pala, il format trae ispirazione dalle nuove frontiere che stanno rivoluzionando il mercato gastronomico, unendo la qualità della tradizione alle innovazioni dello street food. Si punta forte sulla nuvola di pizza con 48 ore di prefermentazione in biga con lievito naturale e l’80% di idratazione: il risultato è un prodotto leggero e croccante. Ed è possibile ordinarla con impasto tradizionale, ai grani antichi oppure integrale.

Sopra ci si può sbizzarrire scegliendo il proprio gusto oppure affidarsi alla proposta in menù che prevede accanto alle classiche margherita e marinara anche quella ai funghi, alla zucca, al pesto, e ancora quelle con prodotti dell’orto o la “oro verde” con mortadella e pesto di pistacchio. Per i più golosi c’è anche il formato large con una nuvola di pizza di formato 58 x 18 centimetri. Altra base può essere la focaccia anche multicereali o curcuma e zenzero che possono essere servite in tre varianti: terra, mare e veggy.

“L’obiettivo è unire qualità, healthy, innovazione e gusto. La nostra proposta variegata è rappresentata dalla pizza in pala, dalle focacce e dal pane cotto al momento con ingredienti di altissima qualità. Una serie speciale di impasti che vanno dall’integrale ai cereali, dai grani antichi alle farine tradizionali, fino all’esclusiva curcuma e zenzero da combinare con i migliori ingredienti selezionati nel territorio” spiegano Giovanni Kahn della Corte, ideatore di Johnny Take Ue’ e del brevetto Ape Pizza, e di Francesco Esposito, co-founder della formula “Pizza in Pala Focaccia e Pane”.

Varcare la soglia di un locale Johnny significa vivere una nuova esperienza in tema food. Atmosfere accoglienti e mood originali creano lo spazio ideale per gustare la pizza in un contenitore ricercato e curato fin nei minimi dettagli nel segno del design tra il jungle e il vintage.

Il format, che sta ricevendo già numerose richieste di affiliazione, si svilupperà con 20 aperture nei prossimi 2 anni: dopo l’esordio a febbraio a Caserta e questa apertura in Piemonte, ne seguirà una a Napoli in via Bracco all’interno di quello che sarà il Museo della Tradizione Enogastronomica – MUTE di Diego Minutaglio. “Pizza in pala, focaccia & pane” va ad arricchire il gruppo Johnny già presente con Pizzeria e Cucina di eccellenza, Apecar e Cicloofficina.

(Alcuni tra) i bar più belli da non perdere a Torino

Muoversi tra i tanti locali di Torino spesso non è una passeggiata. Data la vasta scelta che potete trovare, è doveroso avere prima di tutto una guida dei bar più belli da non perdere a Torino.

Alcuni vantano una vasta scelta per la colazione, altri offrono innovativi snack per un break di mezza giornata, altri ancora suggestivi cocktail da godersi in compagnia.

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I bar più belli da non perdere a Torino

Notte Rosé in terrazza. Ritorna l’appuntamento dell’estate a Eataly Lingotto

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Oltre 20 etichette, intrattenimento e tapas

 

Nelle calde sere estive un rosato è perfetto. Con il suo profumo di estate, di fiori, di frutta è ideale per un fresco aperitivo o come accompagnamento a tavola durante la cena. Da segnare in agenda, allora, l’appuntamento di giovedì prossimo, 5 agosto, a Eataly Lingotto, nella Terrazza al primo piano: dalle ore 18.30 Notte Rosè. Calici alla mano, sarà possibile assaggiare tra oltre 20 etichette diverse, di produttori dal Nord al Sud della nostra Penisola, per scoprire i vitigni di tutt’Italia in un’unica serata. In accompagnamento le golose tapas che l’Executive Chef di Eataly Patrik Lisa ha pensato per l’occasione.

Per prenotare un posto o avere maggiori informazioni: eventi@eataly.it;  011 19506801

I vini:

– Metodo Classico “Rosanna” Rosé Extra Brut – Ettore Germano

– Metodo Classico “Frecciarossa” Rosé Extra Brut – Frecciarossa

– Franciacorta DOCG Rosè Dosaggio Zero – Andrea Arici

– Trento Doc Perlé Rosé – Ferrari

– Langhe Rosato Doc “Solerose” – Fontanafredda

– Coste della Sesia Rosato Doc “Bricco Lorella” – Antoniolo

– Liguria Rosato Igt “Sciakk” – Ka Manciné

– Pinot Nero Rosato Alto Adige Doc – San Michele Appiano

– Chiaretto Doc Riviera del Garda “Rosa dei Frati” – Ca’ Dei Frati

– Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop “Opera Rosa” – Opera02

– Bardolino Chiaretto Dop “Rodon” Bio – Le Fraghe

– Rosato Toscana Igt Bio – Le Cinciole

– Rosato Toscana Igt Bio – Buondonno (Triple A)

– Cerasuolo d’Abruzzo DOC “Anfora” Bio – Francesco Cirelli

– Rosato “Cancelli” – Rabasco

– Rosato Roccamonfina Igt “Pellerosa” Bio – I Cacciagalli (Triple A)

– Rosato Costa d’Amalfi DOC “Salicerchi” Bio – Raffaele Palma

– Negroamaro Rosato Salento Igt “Kreos” – Castello Monaci

– Rosato Salento Igt “Five Roses” – Leone De Castris

– Rosato Murgia IGT “EstRosa” Bio – Pietraventosa

– Calabria Rosato Igt Bio – A’ Vita

– Etna Rosato DOC “Sul Vulcano” – Donnafugata

– Terre Siciliane Rosato Igt – La Calabretta (Triple A)

– Isola dei Nuraghi Rosato Igt “Chiaro di Stelle” – Pala

– Rosé Igp Mediterranée – Triennes

Donne Si Fa Storia: brindisi in alta quota

Con il Prosecco di Serena Wines 1881 e le essenze aromatiche di Elisa Tarasco 

 

Una giornata di studio e convivialità alle sorgenti del Po, con tre università, gli artisti in residenza del progetto Smart Rural, le imprese Essenza Monviso e Serena Wines 1881.


Donne Si Fa Storia si è fattapromotrice di un incontro speciale, quello avvenuto in questi giorni nel Pian della Regina, tra una sua associata, l’azienda agricola piemontese Essenza Monviso e la cantina trevigiana Serena Wines 1881, sostanziando così la sua mission: far incontrare diversi modelli di business innovativi al fine di avviare nuove relazioni dinamiche capaci di massimizzare le potenzialità delle imprese e dei propri territori di appartenenza. Nella fattispecie, il Piemonte d’alta quota con il Parco del Monviso -patrimonio MAB Unesco, e il Veneto delle colline del Prosecco Conegliano Valdobbiadene, altro sito riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Da una parte Elisa Tarasco con la coltivazione di essenze d’alta montagna per produrre preziosi prodotti dedicati a salute e bellezza, dall’altra le uve utilizzate da Luca Serena per vini rinomati come il Prosecco DOC Rosé Soé.  

Il contesto, piuttosto originale, è stato quello di una giornata di alta formazione dove nasce il Po e dove si trovano anche i campi di Elisa Tarasco. È proprio qui, al Pian della Regina, che si sono dati appuntamento una quindicina di ricercatori e dottorandi in scienze ambientali appartenenti ad Alpstream, il gruppo di ricerca voluto dall’Università di Torino, dal Politecnico di Torino e dall’Università del Piemonte Orientale, per monitorare costantemente lo stato di salute dei fiumi – e la loro flora e fauna – in particolare nelle zone alpine in cui il cambiamento climatico influisce in modo importante sull’ambiente.


“Il gruppo di ricerca Alpstream ed Elisa Tarasco afferma Emanuela Zilio, fondatrice di DSFS sono sentinelle preziose di questi luoghi perché grazie alla propria presenza, con sguardo attento intercettano piccoli o grandi cambiamenti ambientali prima che diventino impattanti. È già accaduto, ad esempio, che venisse segnalata l’occlusione di un punto di sorgente del Po, e grazie all’intervento tempestivo si è evitato che si generassero pericolosi dissesti o frane nel versante del Monviso.


“L’acqua –spiega Elisa Tarasco – è uno degli elementi fondamentali per garantire sia l’eccellenza delle erbe officinali sia la qualità delle uve dalle quali si ricavano vini straordinari come il Prosecco che abbiamo offerto per suggellare questo incontro all’insegna dell’amore per l’ambiente”.


Siamo volati ai piedi del Monvisotestimonia Luca Serena, AD di Serena Wines 1881per condividere un’esperienza 100% bio-sostenibile con Elisa, dottore in chimica che ha mollato la città per seguire la sua passione, coltivare erbe officinali nel silenzio della montagna. La sua storia ci ha colpito profondamente e abbiamo voluto sostenerla per comunanza di valori, e in particolare per l’affinità che ci lega alla sostenibilità, tema che alla nostra azienda sta particolarmente a cuore”. 

“Quando ho lasciato il precedente incarico a Torino per creare Essenza Monviso – conferma Elisa cercavo un’alternativa valida in termini di qualità della vita. Mi piaceva l’idea di poter innovare nel rispetto della natura e ho puntato all’alta quota. Ho quindi fondato un’azienda agricola di montagna per la coltivazione di erbe officinali, tutelando la biodiversità e la crescita spontanea di molte specie. Ho scelto un’agricoltura biologica certificata nel rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo. Infine, in piena crisi COVID, data l’impossibilità di muoversi, è arrivata la svolta tecnologica: grazie all’e-commerce, con i miei prodotti ho potuto raggiungere i clienti acquisiti, e i molti nuovi contatti generati dal web, direttamente a domicilio.”

 

Essenza Monviso nel corso di quest’anno è cresciuta anche portando avanti il progetto di implementare varietà e quantità di essenze coltivate. Grazie all’approccio sostenibile, ha potenziato il dialogo con il territorio creando sinergie anche con realtà extra territoriali che condividono la stessa filosofia, come Serena WINES 1881. L’obiettivo è quello di promuovere prodotti che portino con sé l’identità forte di un luogo, sappiano interpretarlo e raccontarlo. Sui terreni affacciati sul Monviso, la coltivazione in alta quota (1800 m) delle stelle alpine, della lavanda, della malva, avviene secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Raccolta ed essiccazione delle piante avvengono manualmente, i prodotti per il benessere, cosmetici o alimentari, sono tutti a zero chimica aggiunta. Questo luogo incontaminato si è rivelato ideale, tanto che qui in zona, ad Ostana (CN), sta per sorgere un laboratorio a cielo aperto per l’analisi in vivo della salubrità delle acque. 


“Al fine di un monitoraggio sempre più attento – raccontano con un certo orgoglio il Prof. Stefano Fenoglio e le ricercatrici di Alpstream a Donne Si Fa Storia – stiamo costruendo ai piedi di Ostana un sistema di canali artificiali per attuare esperimenti in condizioni controllate. Riusciremo a effettuare simulazioni del comportamento di 8 fiumi al cambiare delle variabili ambientali. Sarà un impianto di circa 30×20 metri, unico in Europa, disponibile per i ricercatori di tutto il mondo, dal novembre di quest’anno”.

All’incontro in cui Alpstream ed Essenza Monviso hanno visto congiunti i propri sguardi sul fiume Po, si aggiunge un terzo racconto: la graphic novel alla quale sta lavorando Elisabetta Percivati, in arte EPI, un’artista ‘in residenza’ (nell’ambito dei progetti collegati alla piattaforma europea Smart Rural, di cui Ostana – unica area in Italia – fa parte, insieme ad altre 14 location europee).

Le immagini del territorio realizzate dall’artista daranno vita ad un dossier funzionale alla creazione del videogioco Monviso Play, strumento che potrà accompagnare i visitatori a scoprire, in modo nuovo, le meraviglie del Parco del Monviso MAB UNESCO.

Ufficio Stampa DSFS

Albina Podda 

3484510176


CV Elisa Tarasco – Azienda Agricola Dott.ssa Elisa Tarasco – Essenza Monviso Regione: Piemonte 

Elisa Tarasco si è laureata in Chimica presso l’Università degli Studi di Torino (1994-1999), ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Chimica Analitica presso l’Università degli Studi di Torino (2000-2002) e ha praticato attività da Chimico presso aziende di Settori di Chimica dell’Ambiente e Laboratori di Ricerca (2003-2014). Come Libera Professionista è stata Consulente Ambientale e della Sicurezza (2012-2014). Dal 2014 è titolare dell’Azienda Agricola Essenza Monviso specializzata nella coltivazione e trasformazione di erbe officinali.


Donne Si Fa Storia (DSFS – www.donnesifastoria.it) è un progetto che mira a portare in luce modelli di business non scontati e non sempre noti, ad aprire nuove possibilità di dialogo, networking, co-progettazione e lobby per le imprenditrici della nostra epoca, in una dimensione che spazia dall’identità e peculiarità dei singoli territori alla dimensione europea. Attivato nel 2015, DSFS propone una visione originale sulle professioni ricoperte dalle donne, intraprendendo un viaggio che attraversa 100 anni di storia, dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi. Le figure che emergono dalla ricerca sono di contestuale attualità, dinamiche, che ben si prestano a costituire veri e propri modelli di riferimento anche per le donne contemporanee, in termini -diremmo oggi- di approccio lavorativo, capacità di networking, problem solving

Ad oggi il progetto è attivo con le proprie azioni in contesti di livello locale, nazionale ed europeo.