GUSTO

Cooperativa Borgo Po e Decoratori, cultura sociale e buona tavola

La forza silenziosa delle associazioni: storia, valori e futuro 

Dove la memoria storica si intreccia con la vita quotidiana dei quartieri, le associazioni culturali e ricreative continuano a rappresentare uno dei presìdi più solidi di socialità e coesione. Un ruolo che affonda le sue radici nel Novecento, attraversa il periodo fascista – quando le forme di aggregazione autonome furono controllate, ridotte o costrette a trovare vie indirette di espressione – e riemerge con vigore nel dopoguerra, diventando spazio di libertà, inclusione e crescita collettiva.
Oggi, realtà come la Cooperativa Borgo Po e Decoratori  testimoniano come i valori storici dell’associazionismo siano tutt’altro che superati: si trasformano, evolvono, ma restano punti di riferimento per chi cerca comunità, cultura, buona cucina e un modo di vivere il tempo libero che non sia puramente consumo, ma esperienza umana.
Dalla condivisione forzata alla socialità liberamente scelta
La storia delle associazioni italiane è anche la storia del Paese. Durante il fascismo, la dimensione collettiva fu indirizzata dall’alto, svuotata della sua natura spontanea e democratica. Nel dopoguerra, al contrario, associazioni e cooperative tornarono ad essere casa di libertà: luoghi dove ricostruire relazioni, identità e partecipazione.
È qui che prende forma quel patrimonio culturale che ancora oggi anima le realtà associative torinesi: la condivisione come valore, la socialità come strumento di emancipazione, l’incontro come occasione di crescita.
Cooperazione, cultura e mutua assistenza: i pilastri della socialità
Le associazioni non sono mai state soltanto dei semplici “circoli”. Hanno rappresentato – e continuano a rappresentare – luoghi di mutuo sostegno, dove la comunità si prende cura dell’individuo senza distinzione di ceto, professione o provenienza. Spazi in cui il sapere manuale si trasmette di generazione in generazione, le attività del tempo libero diventano occasioni di crescita personale e culturale, e la relazione umana è riconosciuta come un valore primario.
L’esperienza della Cooperativa Borgo Po e Decoratori, storica istituzione della città nata dalla fusione tra le due storiche società di mutuo soccorso ne è un esempio emblematico. Qui  l’identità professionale si trasforma in identità collettiva, e la dignità del lavoro manuale viene raccontata e preservata nella sua forma più autentica. Una testimonianza viva di come tradizione e comunità possano continuare a essere motori di coesione sociale.
Il cibo come cultura e benessere: la tradizione che mette tutti a tavola
Nelle comunità che la Cooperativa sostiene, la cucina non è un servizio accessorio, ma un vero ponte tra passato e presente. La Trattoria Decoratori e Imbianchini di Via Lanfranchi 28 a Torino,  di proprietà della Cooperativa e gestita dalla Società Benefit Snodi, è diventata un luogo simbolico in cui buona tavola, cultura e bellezza si intrecciano in modo naturale. Custode di storie, simboli e memorie della Torino operaia e popolare, la trattoria incarna un’idea semplice e potente: mangiare insieme è un atto sociale, un gesto di cura reciproca e un modo per sentirsi parte di una comunità.
La qualità del cibo diventa così un’esperienza di benessere complessivo: non solo salute fisica, ma anche equilibrio emotivo, relazioni autentiche, senso di appartenenza. Una cultura gastronomica che non rincorre sofisticazioni, ma ricerca l’autenticità, la memoria e il piacere condiviso.
Ancora una volta emerge un simbolo di equità: il profitto generato viene reinvestito nel garantire contratti equi e a tempo indeterminato ai lavoratori e nel sostenere lo sviluppo di iniziative culturali e sociali.
Il valore dell’incontro casuale: la storia del presidente
La testimonianza del presidente dell’associazione è emblematica. La sua esperienza inizia non da un ruolo, ma da un gesto profondamente umano: sedersi a tavola con perfetti sconosciuti.
In un locale dove chi era solo veniva invitato – quasi indotto – a unirsi ad altri, nasce la consapevolezza che la socialità non è un “di più”: è una necessità, un ingrediente fondamentale per vivere bene.
Da quell’esperienza semplice, quotidiana, scaturisce un orientamento che oggi si traduce nella missione dell’associazione: creare contesti in cui nessuno rimanga ai margini, dove il valore umano supera la formalità e la relazione diventa un investimento sulla persona.
L’uomo al centro: lavoro, dignità e crescita condivisa
In un mondo che spesso schiaccia l’individuo sotto logiche produttive, le associazioni ricordano che il lavoro è prima di tutto un percorso di crescita umana, non solo economica.
Promuovere la qualità delle professioni, valorizzare il saper fare, riconoscere la dignità dell’impegno quotidiano: questi sono atti di cultura sociale.
E la cooperazione diventa un ecosistema che sostiene la persona, non importa da dove venga, cosa faccia o quali siano le sue condizioni. Perché la comunità cresce davvero quando cresce ciascuno dei suoi membri.
Un modello che guarda al futuro
In un contesto sociale sempre più frammentato, realtà come la Cooperativa Borgo Po e Decoratori rappresentano presidi di coesione e responsabilità collettiva. Custodiscono la memoria, ma guardano avanti, offrendo strumenti concreti di inclusione, mutuo supporto e convivialità.
«La nostra forza è nella relazione», conclude il presidente. «Tutto nasce dall’incontro: da una tavolata, da un gesto semplice di attenzione verso l’altro. Torino ha bisogno di luoghi così, dove il benessere si costruisce insieme, e dove la solidarietà non è uno slogan, ma una pratica quotidiana.»
E aggiunge un pensiero per le nuove generazioni: «Il nostro desiderio è trasmettere questi valori ai giovani. Vogliamo che continuino a vivere e a far crescere la comunità, che imparino a condividere tempo, lavoro e cura per gli altri. Solo così questa storia, che oggi raccontiamo, potrà avere un domani ancora più solido e partecipato.»
Conclusione: un’eredità attuale, una missione che continua
In un’epoca in cui il legame sociale sembra indebolirsi, spazi come la Cooperativa Borgo Po e Decoratori ci ricordano che la comunità non è un concetto astratto: è fatta di tavole condivise, progetti comuni, attenzione alla persona e rispetto per il lavoro.
La loro storia – che attraversa il Novecento e arriva fino a noi senza perdere forza – è il segno che, anche oggi, cooperazione, socialità, cultura e buon cibo restano strumenti potentissimi di benessere e crescita civile. E tutto comincia spesso da un gesto semplice: sedersi insieme.

Eataly Lingotto, il Campionato della Pasta Fatta a Mano 2026

Si apre ufficialmente a Torino il tour del Campionato della Pasta Fatta a Mano 2026, il primo e unico campionato al mondo dedicato agli artigiani della pasta fresca. La città ospiterà la prima tappa il 20 gennaio negli spazi di Eataly Lingotto , luogo simbolo del gusto italiano che proprio in questi giorni festeggia 19 anni di vita.

La tappa torinese, riservata ai professionisti del settore, inaugura un percorso nazionale che attraverserà il nostro Paese da Nord  a Sud, con il supporto di Eataly e di partner d’eccellenza. I partecipanti si sfideranno “a colpi di mattarello e impasti”, presentando creazioni valutate da una giuria di esperti composta da chef stellato, giornalisti ed esperti del settore. Al momento sono stati confermati per la Giuria di Qualità di Torino lo chef del ristorante Unforgettable di Torino ( 1 Stella Michelin) Sabrina Stravato e Valentina Dirindin, giornalista enogastronomica.

Il vincitore della tappa accede ufficialmente e direttamente alla finalissima di fine giugno in programma a Napoli all’interno del DMED salone della Dieta Mediterranea. Anche i secondi e i terzi classificati potranno partecipare alla fase conclusiva del Campionato.

Le iscrizioni per la tappa  di Torino sono aperte dal 3 novembre scorso sul sito ufficiale www.campionatodellapasta.it

Mara Martellotta

Una insolita crostata alla crema di mele

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Le torte di mele, declinate in numerosissime varianti, non deludono proprio mai…Provate questa insolita e squisita crostata, il suo cremoso ripieno vi conquisterà!

Ingredienti

Frolla: 180gr. di farina, 100gr. di burro, 60gr. di zucchero, 2 tuorli, un pizzico di sale.

Farcia: 4 grosse mele Renette, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, 2 cucchiai di zucchero, 100gr. di cioccolato amaro 70%, un pizzico di cannella

Preparare la frolla impastando velocemente tutti gli ingredienti, avvolgere in pellicola e far riposare in frigo per 30 minuti.
Pelare e tagliare 3 mele a tocchetti, cuocere con il vino, lo zucchero e la cannella sino a quando si saranno spappolate. Lasciar intiepidire e aggiungere mescolando il cioccolato.

Stendere la frolla in una teglia rotonda foderata con carta forno, bucherellare il fondo e riempire con la crema di mele. Affettare la mela rimasta, spruzzarla con il succo del limone e posarla sulla crema, cospargere con un poco di zucchero. Cuocere in forno statico a 220 gradi per 45 minuti.

Paperita Patty

Terrina di pasta con verdure, variante vegetariana della pasta al forno

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Una deliziosa variante vegetariana della tradizionale pasta al forno.
Senza pomodoro, ma ugualmente ricca di sapore. Un primo piatto ghiotto ed originale.

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Ingredienti

300gr.di pasta corta
1 porro
2 carote
300gr. di verza
200gr.di zucca
1 piccola melanzana
500ml. di besciamella
1 mozzarella
200gr. di prosciutto cotto
Parmigiano grattugiato q.b.
Olio, sale, pepe, noce moscata

Preparare le verdure, tagliarle a piccoli pezzi e stufarle per 20 minuti in padella con un poco di sale. Lasciar raffreddare e mescolare con il prosciutto cotto tritato, il pepe, la noce moscata ed il pepe. Preparare la besciamella con mezzo litro di latte.
Lessare la pasta al dente.
Mescolare la pasta con le verdure e la mozzarella a tocchetti, trasferire il tutto in una terrina imburrata, coprire con la besciamella e in ultimo cospargere con il parmigiano grattugiato.
Passare in forno a 200 gradi per circa 15/20 minuti, finche’ si sarà formata una crosticina dorata.

Paperita Patty

Le stelle in un calice: champagne tra storia e attualità

Una tappa speciale sulla Route Touristique du Champagne: lo Champagne della Maison Stéphane Coquillette di Chouilly

Lo champagne non è soltanto un vino: è diventato simbolo, universalmente riconosciuto di festa, eleganza e prestigio. I racconti e le leggende sull’inventore dello champagne, Dom Pierre Pérignon, sono molti, ma non tutti sono basati su un fondamento di realtà. Pierre Pérignon nacque nel 1638 nella regione di Champagne, nel nord della Francia. All’età di 19 anni, scelse di entrare in un monastero e diventare monaco benedettino. Nel 1668 arrivò al monastero Hautvillieres. A quel tempo, i monaci erano tra i maggiori proprietari terrieri e produttori del vino dell’epoca. Dom Pierre Pérignon fu maestro di cantina ad Hautvillieres fino alla sua morte nel 1715 e divenne particolarmente famoso per i suoi numerosi esperimenti sia in vigna che in cantina. Dom Pierre Pérignon si distinse per un approccio completamente nuovo sia alla vigna che alla produzione in cantina. In vigna esplorò le diverse tipologie di uve e il concetto di “terroir“. Oggi sappiamo infatti che ogni vigneto, con il suo terroir, dà un carattere distintivo al vino finale. Inoltre, si racconta che la scelta non casuale dell’uva debba essere attribuita proprio a Dom Pierre Pérignon. All’epoca, la Francia settentrionale era molto fredda e il monaco benedettino scelse di lavorare con il Pinot Nero su larga scala, vitigno molto più adatto sia al clima dell’epoca. Un altro aspetto al quale Dom Pierre Pérignon prestò particolare attenzione fu la miscelazione del vino stesso. Anche durante la vendemmia, pensò che valesse la pena mescolare le singole uve per raggiungere la complessità desiderata. L’attuale Champagne Dom Pérignon utilizza ancora uve raccolte nei vigneti del monastero di Hautvilliers, per onorare le origini dell’uomo e del vino. Dom Pierre Pérignon morì nel 1715 e fu sepolto nel coro del monastero di Hautvilliers. Sulla sua lapide è scritto Summa Cum Laude (“con la più alta onorificenza”) alla quale il monaco ha aspirato in tutte le fasi della sua vita. Questo è anche il motto dei monaci benedettini. Dom Pierre Pérignon fece molte operazioni rivoluzionarie che sono ancora oggi utilizzate per realizzare i migliori vini frizzanti al mondo. La sua leggenda e il suo nome restano ancora oggi immortali. Il processo di produzione dello champagne si è, tuttavia, evoluto nel tempo grazie a diversi contributi, fino a diventare il celebre méthode champenoise, oggi imitato in tutto il mondo. La denominazione AOC Champagne è rigidamente regolata: solo vini prodotti in questa zona possono portare il nome “Champagne”. I vitigni principali sono Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay, assemblati in proporzioni diverse per creare cuvée dalle sfumature. Il segreto sta nel terroir: il clima fresco, il sottosuolo gessoso e l’orografia delle colline favoriscono acidità e mineralità, elementi essenziali per la corretta realizzazione delle bollicine. La regione Champagne è una terra ricca di borghi medievali, cattedrali gotiche e villaggi pittoreschi come Reims, Épernay e Troyes. Reims, in particolare, è celebre per la sua cattedrale, dove venivano incoronati i re di Francia, e per le grandi maison che custodiscono chilometri di cantine sotterranee. Nel 2015, i paesaggi viticoli della Champagne – colline, case e cantine – sono stati riconosciuti Patrimonio Mondiale UNESCO come “paesaggio culturale”. La Route Touristique du Champagne permettono di scoprire cantine storiche e piccoli produttori, unendo cultura, gastronomia e paesaggi suggestivi. Visitare la regione Champagne significa immergersi in un mondo dove arte, storia e gusto si fondono in un’esperienza indimenticabile.

Una visita speciale: Champagne Stéphane Coquillette

Tra le tappe imperdibili, spicca la cantina Champagne Stéphane Coquillette, situata a Chouilly, villaggio classificato Grand Cru nella Côte des Blancs. Stéphane rappresenta la quarta generazione di una famiglia di vignaioli: i nonni Pierre e Hélène fondarono la maison Saint-Chamant nel 1930, il padre Christian la portò avanti dal 1950, e oggi Stéphane conduce il proprio domaine con 6 ettari di vigne. Le uve provengono da cru prestigiosi: Chouilly e Cuis per lo Chardonnay, Aÿ e Mareuil-sur-Aÿ per il Pinot Noir. I vigneti, piantati su suolo calcareo e gessoso, sono coltivati con metodi rispettosi dell’ambiente: niente erbicidi, lavorazioni manuali, potature e legature fatte a mano per preservare la salute delle viti. La cantina, rinnovata nel 2001, ospita quattro presse e più di dieci parcelle che contribuiscono alle cuvée. Tra le etichette più rappresentative:

  • Carte d’Or 1er Cru (Pinot Noir e Chardonnay), fresco e minerale.
  • Cuvée Diane Blanc de Blancs (100% Chardonnay da vecchie vigne), elegante e complesso.
  • Cuvée Les Clés Blanc de Noirs (100% Pinot Noir Grand Cru da Aÿ), intenso e fruttato.
  • Cuvée Marie-Aimer Rosé (Pinot Noir Rosé de Saignée), con note di ciliegia e fragola.
  • Cuvée By Louis Vintage 2010 Brut Zero (Pinot Noir senza dosaggio), raffinato e trasparente, con grande potenziale di invecchiamento.

La filosofia di Stéphane è chiara: evitare l’uso di vini di riserva per mantenere la purezza del millesimo. Ogni cuvée nasce da un singolo anno di vendemmia, esprimendo al meglio il carattere del terroir. La visita alla cantina Coquillette dimostra come la tradizione dello Champagne non sia solo patrimonio delle grandi maison, ma sia custodita anche nelle mani di vignaioli indipendenti che custodiscono il sapere di generazioni. In Champagne, la storia di Dom Pérignon e delle abbazie medievali si intreccia con l’innovazione di produttori come Stéphane Coquillette, offrendo al viaggiatore un’esperienza che unisce cultura, paesaggio e il piacere di un calice di stelle, oltre a quella di un’accoglienza calorosa e di un’esperienza unica.

Barbara Castellaro

Per info: Champagne Stéphane Coquillette
15 rue des écoles 51530 Chouilly
Email : champagne.coquillette@orange.fr

www.champagne-coquillette.fr

Arriva a Torino il “Brunch Conviviale” delle Feste di Cibrario

Un rito pensato per soli 16 ospiti che condivideranno un tavolo insieme

Cibrario Forno Contemporaneo, eccellenza della panificazione moderna guidata da Jacopo Pistone e dal suo team di pasticceri e lievitisti, appena inserito nella Guida Pizza di Identità Golose 2025, è lieto di annunciare l’introduzione  del suo esclusivo “Brunch” delle Feste. Si tratta di un’esperienza gastronomica su prenotazione, pensata per esaltare il piacere della condivisione e la qualità delle materie prime, che prenderà il via domenica 7 dicembre e proseguirà nelle domeniche successive del 14 e 21 dicembre, celebrando anche l’apertura domenicale straordinaria del Forno Contemporaneo per le Feste. Il termine “Brunch”, fusione delle parole “breakfast” e “lunch”, definisce un pranzo che si consuma a metà mattina, a cavallo tra i due momenti classici, generalmente nei giorni festivi. La sua popolarità è dovuta alla sua natura ibrida e rilassata: permette di gustare un’ampia varietà di proposte, dal dolce al salato, unendo il piacere di una colazione  prolungata alla sostanza di un pranzo leggero. È un momento amato perché incarna l’essenza del tempo libero, che permette di iniziare la giornata con calma e convivialità. Il “Brunch Conviviale” delle Feste interpreta questo rito in una forma rigorosa quanto innovativa, pensata per soli 16 ospiti per turno. L’esperienza del brunch avrà inizio alle ore 12 e so concluderà alle 14, formula scelta per godere al meglio di questa esperienza. Il menù proposto è un percorso di alta qualità che spazia dalla tradizione alla creatività contemporanea. Il menù varierà poi nelle domeniche successive del 14 e 21 dicembre, mantenendo la stessa formula. L’accesso al Brunch è strettamente limitato a 16 persone, ed è richiesta la prenotazione.

“Abbiamo voluto creare un momento che celebrare non solo la qualità dei nostri prodotti, ma anche il valore dello stare insieme, soprattutto quello che precede il Natale e le Feste – ha dichiarato Jacopo Pistone – l’inizio simultaneo è un invito al rispetto e alla condivisione, elementi fondamentali della nostra filosofia in cucina e in sala”.

Durante le aperture straordinarie della domenica, Cibrario Forno Contemporaneo manterrà la sua regolare attività con orario d’apertura alle ore 8, per poi dedicare il dehors dalle 12 alle 14 a questa esperienza d’élite, offrendo un’esperienza intima, focalizzata sulla degustazione.

Mara Martellotta

Dolce autunno, quando i frutti di stagione ispirano golose ed imperdibili creazioni

Uva, tartufi, funghi, castagne e noci. L’autunno è la stagione dei sapori intensi e dei
profumi inconfondibili. I frutti della stagione sono alla base di alcuni dei più sublimi e
imperdibili dolci dell’autunno 2025 realizzati da Maestri del dolce e rinomati Chef.
Per chi pensa che l’autunno non sia più tempo di gelati, ecco due sorprendenti novità
firmate Alberto Marchetti. Il celebre maestro gelatiere torinese ha recentemente presentato
due gusti che riportano al passato ed ai sapori del territorio. Il gelato all’uva fragola, un
gusto che evoca vigneti assolati nel lento scorrere dell’autunno e permette di assaporare
un frutto antico e pregiato, noto per la sua sapidità dolce, aromatica ed intensa; ed il gelato
alla robiola di Cocconato, che trasforma la cremosità di questo formaggio dal sapore
delicato e leggermente acidulo in una crema squisita che racconta la storia di questo
borgo situato nel cuore delle colline del Monferrato e le sue tradizioni.
Ma l’autunno è soprattutto il tempo dei tartufi e dei funghi. Riguardo ai primi, l’estro di Ugo
Alciati, Chef Stellato di Guido Ristorante, propone una prelibatezza che riproduce, per
forma e colore, un vero tartufo. Il Tartufo Regale non si limita ad evocare il prezioso tubero
famoso nel mondo ma lo rappresenta in tutta la sua essenza. Prodotto con materie prime
altamente selezionate quali il pregiato cacao Criollo del Venezuela e la nocciola Tonda
Gentile IGP Piemonte è lavorato a mano con oltre 30 passaggi. Questo gioiello 100%
italiano è un progetto di eccellenza realizzato in partnership con Golosi s.r.l.
Dalla creatività del Maestro cioccolatiere Alessandro Spegis e dalla scelta delle migliori
materie prime nascono, invece, due raffinate e suggestive novità che mescolano in modo
sapiente i sapori dell’autunno al cioccolato fondente dando vita a singolari combinazioni di
gusti. Ecco allora le Tavolette cioccolata fondente 62% , funghi Shiitake e pepe rosa,
un’intrepida esplosione di aromi e la Clementina, un agrume intero candito ricoperto di
cioccolato fondente, una delizia croccante e succosa.
Le castagne, quelle più pregiate, i marroni sono i protagonisti del nuovo Mont Blanc di
Fabrizio Racca. Un soffice nido di crema di castagne bollite, panna montata con semi di
vaniglia e cake ai marroni. Pochi ingredienti lavorati secondo i canoni classici. I fili di
crema di castagne che si intrecciano come un gomitolo evocano il nido domestico, il
focolare, il profumo di cose buone che riempiva la cucina, le mani che lavoravano con
pazienza e la bellezza dei gesti antichi.
Altro frutto d’autunno, sono le noci. Giordano Cioccolato propone le Noci, praline che
profumano di autenticità e di tradizione. All’interno di un cuore intenso di cioccolato, la
nobiltà della noce, un frutto secco ricco di proprietà benefiche per la salute. Un connubio
perfetto che sposa al sapore dolce e cremoso della cioccolata quello croccante e leggermente amaro delle noci.
Per finire, i Pastry Chef Maicol Vitellozzi e Francesca Corbo propongono la reinterpretazione di un dolce iconico di origine francese, il Flan, in due versioni, secondo la
filosofia distintiva del laboratorio. La prima è la versione classica, denominata Flan alle Tre Vaniglie. Questa creazione racchiude l’intensità e la complessità aromatica di un ricercato
blend di essenze: la Vaniglia Bourbon del Madagascar, la Vaniglia di Tahiti e la Vaniglia Pompona. La seconda e più recente versione è il Flan Bonet, un omaggio ispirato al classico dolce torinese.
Alessandro Sartore

Dicembre porta il meglio della natura da Borello Supermercati

Informazione promozionale 

Dicembre porta il meglio della natura

È il mese degli agrumi profumati, delle pere succose, dei kiwi pieni di energia e delle verdure che scaldano le giornate fredde: broccoli, cavolfiori, cavolo nero, spinaci.
Un pieno di vitamine e gusto per affrontare l’inverno al meglio. 🥦🍊

👉 Qual è il tuo prodotto di stagione preferito? 
sceglilo da Borello Supermercati

Penne integrali in crema di zucchine: salutari e nutrienti

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Eccovi un primo piatto ricco di sapore, sfizioso ed invitante, perfetto per ogni occasione.

Ingredienti :

380gr. di penne integrali
400gr. di zucchine
80gr. di grana grattugiato
120gr. di dadini di Speck
1/2 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo grattugiato
3 foglie di basilico
Olio evo, sale, pepe.

Dorare i dadini di Speck in padella, tenere da parte.
Lavare e tagliare a metà le zucchine, scavare un poco la polpa e lessare al dente in acqua salata. Raffreddare e conservare l’acqua di cottura nella quale cuocerete poi la pasta.
Frullare grossolanamente le zucchine con olio, aglio, prezzemolo, basilico, grana, sale e pepe. Cuocere la pasta, unire lo speck alla crema di zucchine e servire subito. Se risultasse poco cremosa, aggiungere un mestolino d’acqua di cottura.
Buon appetito.

Paperitapatty

Sapore di mare: gratin di pesce in conchiglia

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Una preparazione dedicata ad un momento di festa che soddisfera’ anche i palati piu’ raffinati

Eccovi una proposta deliziosa a  base di pesce per  un antipasto originale e d’effetto. Una ricetta delicata, un’armonia di sapori resi ancora piu’ invitanti dalla presentazione in conchiglie di capesante, una preparazione dedicata ad un momento di festa che soddisfera’ anche i palati piu’ raffinati.

 

Ingredienti per 8 persone:

300gr. di filetto di nasello

300gr. di salmone fresco

10 code di gaberoni

250gr. di besciamella

100gr. di parmigiano grattugiato

100gr. di emmenthal

Sale, pepe, prezzemolo q.b.

Cuocere a vapore il nasello, il salmone e le code di gambero, lasciar raffreddare. In una ciotola sminuzzare il pesce, salare, pepare, aggiungere tre cucchiai di parmigiano, l’emmental tagliato a cubetti, il prezzemolo tritato e la besciamella. Mescolare con cura, riempire con il composto ottenuto i gusci delle capesante, cospargere di parmigiano e infornare a 200 gradi per 10 minuti poi lasciar gratinare sotto il grill sino a completa doratura. Servire la conchiglia calda su un letto di insalatina.

 

Paperita Patty