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Cantine d’Italia, è uscita la nuova edizione della Guida per l’Enoturista

La Guida Go Wine dal 16 dicembre in libreria e a disposizione dei soci. L’evento di presentazione si terrà a Bologna lunedì 25 gennaio 2021

 

Esce ufficialmente Cantine d’Italia 2021, la Guida per l’Enoturista a cura di Go Wine. Come ogni anno mantiene come periodo di uscita il mese di dicembre.

 

Una Guida alla Cantine, con una sua identità specifica, non una Guida tradizionale ai vini.

Una Guida pensata per i turisti del vino, che racconta e scrive di vino partendo dalla “Cantina”.

Ovvero la Cantina come luogo dove uomini e donne del vino operano e progettano il loro lavoro, dove sono portatori di storie e tradizioni familiari, oppure di più recenti investimenti.

La Cantina che, nel corso degli anni, è diventata a pieno titolo un luogo di promozione del territorio, perché invita al viaggio e comunica con la sua realtà un’identità territoriale fatta di tutto quanto ruota attorno: il paesaggio, i vigneti, la tradizione del luogo, i borghi.

Una Guida che privilegia il tema della narrazione perché raccontando la cantina, racconta le vicende che stanno attorno al vino e aiutano meglio a comprendere il profilo di ogni realtà.

Una Guida che pertanto non vuole rivolgersi soltanto ai “super appassionati”, ma che desidera essere un’occasione per creare cultura a favore del vino e dei suoi territori. E per far riflettere sull’importante ruolo che la viticoltura italiana sta svolgendo a favore della bellezza e della valorizzazione di tanti territori.

Una Guida edita da Go Wine e che mantiene inalterata la sua mission: promuovere la grande accoglienza italiana in cantina e comunicare anche attraverso un volume l’identità dell’associazione.

 

Cantine d’Italia 2021 si presenta con una copertina rinnovata, 790 cantine selezionate, 235 “Impronte d’eccellenza” per l’Enoturismo, oltre 4.350 vini segnalati, circa 1.500 indirizzi utili per mangiare e dormire.

 

Esce nel corso di un dicembre che chiude un anno straordinario per l’Italia, l’anno del Coronavirus e di tutto quello che ha significato e significa la pandemia. Anche per queste ragioni, per la prima volta la Guida vede differire a gennaio l’evento ufficiale di presentazione, arrivando intanto in libreria e ai soci Go Wine.

Sarà la città di Bologna ad ospitare l’evento, la data è quella di lunedì 25 gennaio.

 

Il volume si apre con due interventi introduttivi a cura di Antonio Paolini (giornalista) e Vincenzo Gerbi (titolare del corso di Enologia nel corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Torino), trattando rispettivamente di storytelling e comunicazione (Paolini) e di vini da vitigni autoctoni e storici (Gerbi).

Sempre all’insegna del tema del racconto, il volume si apre con nove interviste a uomini e donne del vino, esponenti di cantine selezionate in Guida. Si tratta di: Remo Falconieri, Cieck (Piemonte), Francesco Moser, Moser (Trentino), Ornella Molon Traverso, Ornella Molon (Veneto), Stefano Pizzamiglio, La Tosa (Emilia Romagna), Miriam Caporali, Valdipiatta (Toscana), Antonio Patricelli, Collefrisio (Abruzzo), Paolo Mastroberardino, Terredora (Campania), Demetrio Stancati, Serracavallo (Calabria), Marco Nicolosi Asmundo, Barone di Villagrande (Sicilia).

 

Il volume si presenta come un articolato repertorio di cantine, ricco di dati e riferimenti che si aggiorna in ogni edizione, con nuovi inserimenti ed alcune esclusioni. E con nuove cantine che ottengono per la prima volta il riconoscimento de L’Impronta.

 

Sono in totale 235 le “Impronte Go Wine” nell’edizione 2021: esse rappresentano un segno di “eccellenza” nel campo dell’Enoturismo nazionale e costituiscono una sorta di segno ideale che Go Wine attribuisce alle cantine che hanno conseguito un alto punteggio nella valutazione complessiva su sito, accoglienza e profilo produttivo.

Si tratta dei tre fattori su cui si compone la presentazione delle singole cantine e su cui si definisce una loro valutazione.

Sito: luogo ove si trova la cantina, guardando anche alla cantina medesima dal punto di vista architettonico; ma anche sito come patrimonio di vigneti complessivo di cui dispone la cantina.

Accoglienza: la vocazione della cantina verso una parallela attività, sia per attività come agriturismo, B&B o ristorazione, sia per iniziative culturali che denotano un atteggiamento di “apertura” della cantina verso il mondo esterno.

Vino: il profilo produttivo dell’azienda valutato nel tempo, al di là dell’exploit di una singola vendemmia; dunque anche tenendo conto del carattere della produzione, della eccellenza di alcune etichette, di una particolare cura verso specifiche tipologie di vini.

 

Nella speciale classifica per regioni che ogni anno si aggiorna, si conferma ai vertici la Toscana con 48 impronte, seguita da Piemonte (43) e Veneto (34).

Sono 15 le Cantine che raggiungono il vertice delle “Tre Impronte Go Wine”:

Badia a Coltibuono (Toscana); Bellavista (Lombardia); Ca’ del Bosco (Lombardia); Capezzana (Toscana); Castello Vicchiomaggio (Toscana); Ceretto (Piemonte); Donnafugata (Sicilia); Feudi di San Gregorio (Campania); Ferrari (Trentino); Florio (Sicilia); Fontanafredda (Piemonte); Lungarotti (Umbria); Malvirà (Piemonte); Masciarelli (Abruzzo); Planeta (Sicilia).

 

Per la seconda edizione consecutiva, la Guida presenta i “Percorsi Autoctoni”: con il simbolo dell’acino in carrozzina viene segnalato un numero significativo di cantine che hanno condotto nel recente periodo un lavoro di ricerca e attenzione a favore dei vitigni autoctoni, con un occhio di riguardo da parte della Guida verso quelli rari o comunque meno conosciuti. Il simbolo va infatti ad evidenziare un’altra caratteristica del volume: quella di dare voce, attraverso la narrazione di tanti vignaioli, anche del loro impegno a favore della viticoltura di territorio. La selezione che si ricava rappresenta un panorama davvero straordinario di vitigni e di vini.

 

La Guida assegna inoltre 7 “Premi Speciali”: intendono sottolineare alcuni temi della Guida e attribuire riconoscimenti a cantine che hanno raggiunto particolari eccellenze su tali temi.

Ecco la sequenza dei premi speciale di Cantine d’Italia 2021:

Premio “Alto Confort” per il Relais aziendale dell’anno:

Locanda La Raia – LA RAIA (Gavi, Piemonte);

Premio “Cantine Golose” per la Tavola aziendale dell’anno:

Opera02 – CA’ MONTANARI (Castelvetro di Modena, Emilia Romagna);

Premio “Cantine Meravigliose” per l’EnoArchitettura dell’anno:

D’ARAPRÌ (San Severo, Puglia);

Premio Enocultura:

Museo del Vino – ZENI FRATELLI (Bardolino, Veneto);

Premio “Autoctono si nasce”:

Montefalco Sagrantino 25 Anni – ARNALDO CAPRAI (Montefalco – Umbria);

Premio “Buono…non lo conoscevo!”:

Ormeasco di Pornassio Superiore – TENUTA MAFFONE (Pieve di Teco, Liguria);

Premio “Vini Storici d’Italia”:

Falerno del Massico Vigna Camarato – VILLA MATILDE (Cellole, Campania).

 

*********

La Guida Cantine d’Italia 2021 è edita dall’associazione Go Wine e nasce da un’idea di Massimo Corrado che ne cura il coordinamento e la direzione editoriale. Conferma l’impegno dell’associazione volto ad affermare, anche attraverso la Guida, i principi ispiratori dell’attività associativa. La redazione Go Wine cura la redazione di tutto il volume e del repertorio delle cantine selezionate, con i contributi e le segnalazioni di giornalisti e delegati Go Wine in Italia.

 

Le 790 cantine presenti nel volume sono state scelte in base all’esperienza diretta.

Per ogni cantina una pagina ricca di notizie: dall’anagrafica aziendale ai dati sulla produzione, ai referenti interni da contattare; dai giorni e gli orari di visita alle informazioni stradali; dal racconto delle suggestioni che la cantina e il suo contesto offrono al visitatore a una serie di utili appunti sui vini aziendali con indicazione del vino top e degli altri vini da conoscere.

Ogni cantina è presentata attraverso una valutazione in stelle (su scala 5), suddivisa nei tre aspetti che sono ritenuti rilevanti dalla Guida: il sito, l’accoglienza e i vini.

Inalterato è sempre lo spirito dell’opera: spingere l’appassionato a viaggiare per conoscere il fascino del territorio del vino italiano attraverso il racconto di molti suoi interpreti d’elezione.

Domenica 27 dicembre è Bollicine Day da Eataly

In concomitanza con il V-Day europeo, Eataly offrirà uno sconto speciale sulle bollicine per un brindisi di fine anno più che mai atteso

 

 Certo il 2020 ha offerto poco per cui festeggiare, ma una buona notizia è arrivata, e Eataly ha deciso di celebrarla a modo suo. Il 27 dicembre, nel giorno del “V-Day” Europeo, Eataly offrirà uno sconto speciale sulle bollicine, per antonomasia legate ai momenti di festa.

Nel Bollicine Day tutte le etichette di bollicine saranno scontate del 20% su un acquisto minimo di 6 bottiglie da 750 ml o di 3 magnum. Si potrà scegliere tra le oltre 400 etichette presenti nel vasto assortimento delle cantine di tutti i punti vendita e dello store online (www.eataly.it), dove c’è la consegna gratuita da 99€ in su.

 

Il settore delle bollicine quest’anno è in particolare sofferenza per la chiusura del mondo della ristorazione e le limitazioni nell’organizzazione di raduni privati. Una realtà enologica in continua evoluzione contraddistinta da tradizione e innovazione, attraverso le varie scuole che vanno dal Metodo Classico al Rifermentato o Metodo Charmat-Martinotti senza dimenticare lo Champagne. Nella selezione di Eataly si trovano grandi denominazioni italiane da nord a sud rappresentate da storiche aziende fino ai piccoli produttori come gli artigiani del vino dalle cui cantine provengono solo poche migliaia di bottiglie ogni anno. Prodotti che in questo periodo dell’anno rappresentano l’emblema stesso degli auguri di cui desideriamo non dimenticarci compiendo uno dei gesti più classici e tradizionali di fine anno: un brindisi.

 

Scopri di più su eataly.it/bollicineday

Il mix siculo-sabaudo del vecchio dragone conquista il palato

A Torino è una tranquilla mattina di Dicembre, la morsa del freddo di qualche settimana fa ha dato tregua e passeggiare per le vie addobbate del centro è un vero piacere. Qui, proprio nel cuore della città, immerso fra arte, storia e cultura trova ubicazione il distinto, elegante  e, in quanto tale,  piacevolmente non esuberante ristorante “Al Garamond”.

Un nome che non passa inosservato e che soprattutto rende in qualche modo omaggio al bellissimo palazzo dell’800 in cui è nato. Il Garamond (luogotenente dei dragoni di Napoleone) infatti, nasce all’interno di quello che una volta era la scuderia del reggimento dei dragoni Piemontesi ed è in questa perfetta ambientazione storica che lo Chef Santino, siciliano di nascita (e nel cuore), mette a nostra disposizione le sue qualità in un perfetto mix di tradizione sicula e sabauda.

È un ambiente elegante e riservato, con soffitti a volta fatti di mattoni a vista e luci soffuse alle pareti. I lumi di candela che accompagnano il pasto rendono tutto più intimo e rilassante, il mood giusto per prepararsi ad un’ esperienza culinaria di qualità indubbiamente alta.

Le piccole entrée riescono già a confermare le previsioni, tartine finger food prendono spazio sul tavolo, un misto di mare e terra con un insolito prosciutto d’anatra che ha stuzzicato il palato e incuriosito lo stomaco! Il pane di lievito madre accompagnato dall’olio d’oliva artigianale ha rubato il cuore nella semplice genuinità.
Con gli antipasti ci si trasferisce immediatamente in una delle tante meraviglie siciliane, siamo fra Mazara e Bronte, dove il Gambero sua Maestà incontra il pistacchio creando un’accoppiata vincente che nella sua freschezza si fonde in bocca quasi come fosse una crema.

La portata principale ci catapulta invece nei territori piemontesi, quasi al confine gallico, fra i suoi boschi, nel tepore dei rifugi di un freddo mezzogiorno di fine autunno. È così che gli Gnocchi di Castagna in fonduta di formaggio francese vi conquisteranno il cuore. Sorprenderà la cannella spolverata in piccola quantità a bordo piatto, una chicca, a mio avviso, per nulla scontata!
Un pranzo degno di un Re se poi si considera la compagnia densa e corposa di un bianco senza dubbio importante, considerato uno dei migliori Piemontesi. Il Timorasso “Derthona” di Walter Massa è un trionfo di aromi e fragranze floreali, riscoperto e rilanciato qualche anno fa dal vitigno tortonese che si è prestato in maniera perfetta durante l’intero pasto.

Il dessert non poteva far altro che coronare questo gemellaggio tra terre decisamente lontane e differenti, le castagne incontrano le mandorle ed i cachi incontrano i fichi, il tutto amabilmente abbinato da un Moscato e dal suo lontano cugino Passito.

Un ristorante questo di cui non ci si dimentica facilmente, attuale e moderno, che anche in tempi non facili come questi, riesce a mettersi in gioco grazie alle mille risorse dello chef e dei suoi collaboratori, riuscendo a portare anche dentro le nostre case tutto il suo sapere e la sua passione!
“La magia di un piatto è qualcosa che inizia in cucina, va in scena in sala e si conclude con un sorriso”

Giorgia Di Salvo

Il Natale secondo Eataly Torino Lingotto

Il Natale si avvicina e anche quest’anno Eataly Lingotto è pronto per soddisfare tutti i palati. In negozio, in totale sicurezza e nel rispetto delle norme vigenti ma anche direttamente a casa con il servizio di spesa a domicilio Eataly Today.

Tante le idee regalo per tutti i gusti, che racchiudono il meglio della tradizione culinaria italiana. Eataly ha selezionato le eccellenze del Belpaese e le propone in confezioni regalo a tema: dai grandi classici, agli indispensabili e poi le chicche, i dolci delle feste e molto altro! I pacchi di Natale di Eataly, inoltre, sono buoni due volte: per chi mangia e per chi produce ma anche perché per ogni confezione Eataly donerà l’equivalente di un pasto nutriente al World Food Programme, Premio Nobel per la Pace 2020, per i bambini e le bambine delle scuole più povere del mondo. Anche quest’anno infatti  Eataly si impegna a sostegno del programma di Alimentazione Scolastica del WFP. Obiettivo: un mondo finalmente libero da fame e povertà.

A Eataly Lingotto c’è anche un’ampia selezione di eccellenze della tradizione enogastronomica italiana, direttamente dai migliori produttori locali: regali di gusto da condividere con i propri cari, ma anche ingredienti di qualità per i menu delle feste. Molto grande l’assortimento di panettoni e pandori, i dolci per eccellenza del Natale: sono oltre 50 le proposte da regalare e regalarsi, di storiche aziende pasticcere ma anche piccoli artigiani italiani. I banchi freschi sono invece il punto di riferimento per le materie prime di qualità della tavola di Natale: si va dalle proposte della Pescheria, con molluschi, crostacei e pesci, tutti selezionati nel rispetto della stagionalità, delle taglie minime e della filiera corta; ai tagli di carne tra bovino di razza Fassona Presidio Slow Food, suino, pollo e naturalmente le carni frollate; passando per gli oltre 500 salumi e formaggi, di cui 20 Presìdi Slow Food, con le grandi eccellenze norcine e casare italiane e quelle immancabili straniere; a Eataly Lingotto c’è anche il Caseificio, il primo con produzione interna di mozzarella di latte italiano, fresca tutti i giorni; e poi la Panetteria, con il pane, le pizze e le focacce, tutte preparate dall’impasto sino alla cottura nel forno a legna nel laboratorio di produzione a vista. Speciale di queste settimane è il pane di Natale: un goloso dolce con ricotta biologica, arancia candita e gocce di cioccolato. Senza dimenticare la pasta fresca, quella di Plin, il Pastificio di Ugo Alciati, chef 1 stella Michelin di Guido Ristorante (Serralunga d’Alba – CN): le sfogline creano ogni giorno tanti formati di pasta, tra i quali naturalmente non possono mancare i plin di Lidia, quelli secondo la ricetta della tradizione di Lidia Alciati, la “Agnolotti Queen”, così incoronata dal Los Angeles Times.

Tutte le eccellenze fresche di Eataly Lingotto si possono prenotare direttamente ai banchi oppure chiamando il punto accoglienza (011 19506801).

Gli chef di Eataly hanno inoltre pensato ad alcuni piatti della tradizione, immancabili sulla tavola di Natale e a Capodanno. Per questo in Gastronomia ci sono tante proposte preparate ogni giorno con gli ingredienti freschissimi e di alta qualità del Mercato: dal vitello tonnato alle lasagne, passando per la guancia brasata al Nebbiolo, il filetto di salmone, la zucca al forno e molto altro. Per gli amanti della carne, del pesce o per i vegetariani: per ognuno c’è il menu più adatto! E per concludere in dolcezza, si può scegliere tra il bonet, la panna cotta alla vaniglia, lo zabaione con lingue di gatto oppure il classico tiramisù Eataly. I singoli piatti e i menu si possono ordinare direttamente al banco della Gastronomia oppure chiamando il numero 011 19506845. Con Eataly Today si possono ricevere direttamente a casa.

Il perfetto abbinamento ai piatti delle feste si può trovare facilmente tra le tante proposte dell’Enoteca di Eataly Lingotto, che per la sua ricca selezione si è aggiudicata il Premio 3 Cavatappi nella guida del Gambero Rosso “Enoteche d’Italia” 2020. Gli esperti Cantinieri sono a disposizione per consigliare la bottiglia di vino migliore, tra le oltre 5.000 etichette provenienti da più di 30 Paesi, con un’attenzione particolare alle eccellenze piemontesi e alle grandi bollicine.

Eataly Torino Lingotto è aperto al pubblico in sicurezza e nel rispetto delle norme sanitarie vigenti tutti i giorni dalle 9 alle 21, mercoledì 23 dicembre dalle 8 alle 21 e giovedì 24 dicembre dalle 8 alle 19.

Eataly Today, il servizio di spesa a domicilio di tutti i prodotti di Eataly, anche quelli freschi, è attivo da lunedì a sabato su Torino e prima cintura.

Cantine d’Italia, la nuova edizione della Guida per l’Enoturista

La Guida Go Wine esce il 16 dicembre in libreria e a disposizione dei soci. L’evento di presentazione si terrà a Bologna lunedì 25 gennaio 2021

 

Esce ufficialmente Cantine d’Italia 2021, la Guida per l’Enoturista a cura di Go Wine.

Come ogni anno mantiene come periodo di uscita il mese di dicembre.

 

Una Guida alla Cantine, con una sua identità specifica, non una Guida tradizionale ai vini.

Una Guida pensata per i turisti del vino, che racconta e scrive di vino partendo dalla “Cantina”.

Ovvero la Cantina come luogo dove uomini e donne del vino operano e progettano il loro lavoro, dove sono portatori di storie e tradizioni familiari, oppure di più recenti investimenti.

La Cantina che, nel corso degli anni, è diventata a pieno titolo un luogo di promozione del territorio, perché invita al viaggio e comunica con la sua realtà un’identità territoriale fatta di tutto quanto ruota attorno: il paesaggio, i vigneti, la tradizione del luogo, i borghi.

Una Guida che privilegia il tema della narrazione perché raccontando la cantina, racconta le vicende che stanno attorno al vino e aiutano meglio a comprendere il profilo di ogni realtà.

Una Guida che pertanto non vuole rivolgersi soltanto ai “super appassionati”, ma che desidera essere un’occasione per creare cultura a favore del vino e dei suoi territori. E per far riflettere sull’importante ruolo che la viticoltura italiana sta svolgendo a favore della bellezza e della valorizzazione di tanti territori.

Una Guida edita da Go Wine e che mantiene inalterata la sua mission: promuovere la grande accoglienza italiana in cantina e comunicare anche attraverso un volume l’identità dell’associazione.

 

Cantine d’Italia 2021 si presenta con una copertina rinnovata, 790 cantine selezionate, 235 “Impronte d’eccellenza” per l’Enoturismo, oltre 4.350 vini segnalati, circa 1.500 indirizzi utili per mangiare e dormire.

 

Esce nel corso di un dicembre che chiude un anno straordinario per l’Italia, l’anno del Coronavirus e di tutto quello che ha significato e significa la pandemia. Anche per queste ragioni, per la prima volta la Guida vede differire a gennaio l’evento ufficiale di presentazione, arrivando intanto in libreria e ai soci Go Wine.

Sarà la città di Bologna ad ospitare l’evento, la data è quella di lunedì 25 gennaio.

 

Il volume si apre con due interventi introduttivi a cura di Antonio Paolini (giornalista) e Vincenzo Gerbi (titolare del corso di Enologia nel corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Torino), trattando rispettivamente di storytelling e comunicazione (Paolini) e di vini da vitigni autoctoni e storici (Gerbi).

Sempre all’insegna del tema del racconto, il volume si apre con nove interviste a uomini e donne del vino, esponenti di cantine selezionate in Guida. Si tratta di: Remo Falconieri, Cieck (Piemonte), Francesco Moser, Moser (Trentino), Ornella Molon Traverso, Ornella Molon (Veneto), Stefano Pizzamiglio, La Tosa (Emilia Romagna), Miriam Caporali, Valdipiatta (Toscana), Antonio Patricelli, Collefrisio (Abruzzo), Paolo Mastroberardino, Terredora (Campania), Demetrio Stancati, Serracavallo (Calabria), Marco Nicolosi Asmundo, Barone di Villagrande (Sicilia).

 

Il volume si presenta come un articolato repertorio di cantine, ricco di dati e riferimenti che si aggiorna in ogni edizione, con nuovi inserimenti ed alcune esclusioni. E con nuove cantine che ottengono per la prima volta il riconoscimento de L’Impronta.

 

Sono in totale 235 le “Impronte Go Wine” nell’edizione 2021: esse rappresentano un segno di “eccellenza” nel campo dell’Enoturismo nazionale e costituiscono una sorta di segno ideale che Go Wine attribuisce alle cantine che hanno conseguito un alto punteggio nella valutazione complessiva su sito, accoglienza e profilo produttivo.

Si tratta dei tre fattori su cui si compone la presentazione delle singole cantine e su cui si definisce una loro valutazione.

Sito: luogo ove si trova la cantina, guardando anche alla cantina medesima dal punto di vista architettonico; ma anche sito come patrimonio di vigneti complessivo di cui dispone la cantina.

Accoglienza: la vocazione della cantina verso una parallela attività, sia per attività come agriturismo, B&B o ristorazione, sia per iniziative culturali che denotano un atteggiamento di “apertura” della cantina verso il mondo esterno.

Vino: il profilo produttivo dell’azienda valutato nel tempo, al di là dell’exploit di una singola vendemmia; dunque anche tenendo conto del carattere della produzione, della eccellenza di alcune etichette, di una particolare cura verso specifiche tipologie di vini.

 

Nella speciale classifica per regioni che ogni anno si aggiorna, si conferma ai vertici la Toscana con 48 impronte, seguita da Piemonte (43) e Veneto (34).

Sono 15 le Cantine che raggiungono il vertice delle “Tre Impronte Go Wine”:

Badia a Coltibuono (Toscana); Bellavista (Lombardia); Ca’ del Bosco (Lombardia); Capezzana (Toscana); Castello Vicchiomaggio (Toscana); Ceretto (Piemonte); Donnafugata (Sicilia); Feudi di San Gregorio (Campania); Ferrari (Trentino); Florio (Sicilia); Fontanafredda (Piemonte); Lungarotti (Umbria); Malvirà (Piemonte); Masciarelli (Abruzzo); Planeta (Sicilia).

 

Per la seconda edizione consecutiva, la Guida presenta i “Percorsi Autoctoni”: con il simbolo dell’acino in carrozzina viene segnalato un numero significativo di cantine che hanno condotto nel recente periodo un lavoro di ricerca e attenzione a favore dei vitigni autoctoni, con un occhio di riguardo da parte della Guida verso quelli rari o comunque meno conosciuti. Il simbolo va infatti ad evidenziare un’altra caratteristica del volume: quella di dare voce, attraverso la narrazione di tanti vignaioli, anche del loro impegno a favore della viticoltura di territorio. La selezione che si ricava rappresenta un panorama davvero straordinario di vitigni e di vini.

 

La Guida assegna inoltre 7 “Premi Speciali”: intendono sottolineare alcuni temi della Guida e attribuire riconoscimenti a cantine che hanno raggiunto particolari eccellenze su tali temi.

Ecco la sequenza dei premi speciale di Cantine d’Italia 2021:

Premio “Alto Confort” per il Relais aziendale dell’anno:

Locanda La Raia – LA RAIA (Gavi, Piemonte);

Premio “Cantine Golose” per la Tavola aziendale dell’anno:

Opera02 – CA’ MONTANARI (Castelvetro di Modena, Emilia Romagna);

Premio “Cantine Meravigliose” per l’EnoArchitettura dell’anno:

D’ARAPRÌ (San Severo, Puglia);

Premio Enocultura:

Museo del Vino – ZENI FRATELLI (Bardolino, Veneto);

Premio “Autoctono si nasce”:

Montefalco Sagrantino 25 Anni – ARNALDO CAPRAI (Montefalco – Umbria);

Premio “Buono…non lo conoscevo!”:

Ormeasco di Pornassio Superiore – TENUTA MAFFONE (Pieve di Teco, Liguria);

Premio “Vini Storici d’Italia”:

Falerno del Massico Vigna Camarato – VILLA MATILDE (Cellole, Campania).

 

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La Guida Cantine d’Italia 2021 è edita dall’associazione Go Wine e nasce da un’idea di Massimo Corrado che ne cura il coordinamento e la direzione editoriale. Conferma l’impegno dell’associazione volto ad affermare, anche attraverso la Guida, i principi ispiratori dell’attività associativa. La redazione Go Wine cura la redazione di tutto il volume e del repertorio delle cantine selezionate, con i contributi e le segnalazioni di giornalisti e delegati Go Wine in Italia.

 

Le 790 cantine presenti nel volume sono state scelte in base all’esperienza diretta.

Per ogni cantina una pagina ricca di notizie: dall’anagrafica aziendale ai dati sulla produzione, ai referenti interni da contattare; dai giorni e gli orari di visita alle informazioni stradali; dal racconto delle suggestioni che la cantina e il suo contesto offrono al visitatore a una serie di utili appunti sui vini aziendali con indicazione del vino top e degli altri vini da conoscere.

Ogni cantina è presentata attraverso una valutazione in stelle (su scala 5), suddivisa nei tre aspetti che sono ritenuti rilevanti dalla Guida: il sito, l’accoglienza e i vini.

Inalterato è sempre lo spirito dell’opera: spingere l’appassionato a viaggiare per conoscere il fascino del territorio del vino italiano attraverso il racconto di molti suoi interpreti d’elezione.

Il “Mulino Valsusa” compie un anno

E, per festeggiare l’anniversario, lancia il progetto “Gustinsieme”

Bruzolo (Torino) Riavvolgiamo di un anno e una manciata di giorni il nastro del tempo. Era il primo dicembre 2019, quando, sotto una pioggia battente, si tagliava il nastro nel vecchio mulino ottocentesco di Bruzolo, Bassa Valsusa, riportandolo ufficialmente a nuova vita con il nome di “Mulino Valsusa”. L’obiettivo era quello di rilanciare, sotto l’aspetto agricolo e ambientale, l’intera Valle, coinvolgendo i contadini nel tornare a coltivare zone abbandonate da anni, garantendo loro prezzi giusti nella vendita del grano e supportandoli economicamente nella spesa della semina come nella raccolta. L’etica, il suo imprescindibile diktat. Ciò che ne ha fatto “un progetto forte, sano e buono – afferma orgogliosamente Massimiliano Spigolon, ideatore e anima dell’iniziativa – in grado di superare anche un anno come quello che sta per concludersi stravolto dalla pandemia”. Parole confermate dalle cifre. Se alla partenza, infatti, gli agricoltori coinvolti erano 14, adesso, a distanza di un anno, sono saliti a 30. Più del doppio. Parallelamente si è passati da 12 ettari coltivati, molti con antiche varietà recuperate, a 35 ettari. Altro importante successo di un progetto “basato sulle buone pratiche agricole” riguarda poi il prodotto finale. Le farine valsusine prodotte dal Mulino e destinate alla Valle sono infatti finite in una ventina fra ristoranti, rifugi e agriturismi, oltre che in una ventina e più di negozi, da Sestriere a Pianezza.

E un accordo è stato firmato anche con la grande distribuzione. Risultati decisamente importanti, dunque, anche se frenati negli ultimi mesi a causa del lockdown imposto dall’emergenza sanitaria che ha portato a bloccare gli ordini da parte di molti ristoranti e negozi. Per questo, mentre continua ad essere sempre aperto lo spaccio interno al Mulino, nelle scorse settimane è stato lanciato il sito www.mulinovalsusa.it con un e-commerce: “ Ciò che ci ha stupito – prosegue Spigolon – è che sono arrivati addirittura ordini dalla Sardegna come dalla Francia e dall’Austria, dal Veneto e dal Lazio. Segno che il progetto è apprezzato”. La speranza è quindi che i panificatori e le pizzerie della Valle “si mettano in gioco maggiormente, anche se sappiamo bene che le nostre farine sono tecnicamente più difficili da lavorare proprio perché non usano miglioratori e stabilizzanti, ma altrettanto bene sappiamo che in Valle non mancano le capacità”. L’appello è lanciato. Insieme a nuove sfide. L’ultima è il progetto “Gustinsieme”. Dice ancora Spigolon: “Dopo aver lavorato per creare una filiera agricola e risvegliare un comparto della Valle, abbiamo valutato fosse giusto lavorare a una filiera di trasformazione”. In pratica, mettere insieme una squadra di artigiani d’eccellenza per la creazione di prodotti “cento per cento Valsusa”, creati con le farine del Mulino e realizzati da artigiani valsusini. Un’altra idea che non riguarda solamente gli interessi di un’unica realtà, ma cerca di supportare diversi attori del territorio, proprio in questo periodo dove la crisi si fa maggiormente sentire.

Le ricette? “Sono quelle della storia di questo territorio e sono custodite, a garanzia del progetto, al Mulino”. Per ora, “Gustinsieme” propone biscotti, paste di meliga, fette biscottate e il “Panettone Prosperoso”. Al momento, coinvolge il panificio di Matteo Marzo, che ha sedi a Susa e a Venaus, il “Biscottificio Rege” di Sant’Antonino di Susa e il “Laboratorio Amo” di Bussoleno. “Lanciamo una call: vorremmo coinvolgere – conclude Spigolon – più artigiani possibile. L’idea è di un’intera valle pronta a diventare un grande laboratorio artigiano”.
g. m.

E’ ripartita la stagione del Tartufo Bianco nel Monferrato

Murisengo, Valcerrina. E’ ripartita la Stagione del Tartufo Bianco nel Monferrato, con apertura del Temporary Store (via Asti 2) e dell’Angolo del Trifolau (piazza Boario) tutti i fine settimana da dicembre a gennaio, per la vendita di generi alimentari e tartufi, sia per il consumo personale sia per la composizione di confezioni regalo, in occasione del prossimo Natale. Tutti i sabati e le domeniche, dunque, apertura del Temporary Store dalle ore 10 alle 12 e dalle 15 alle 17 e dell’Angolo del Trifolau dalle 10,30 alle 12,30.

Oltre a prenotare e ad acquistare vini (tutte le denominazioni autoctone, quali sono Barbera, Grignolino e Fresia, oltre a bianchi, bollicine e riserva), pasta fresca (tagliolini, agnolotti e cappelletti), prodotti da forno (torte e biscotti), nocciole (Tonda Gentile snocciolata e macinata), formaggi (freschi e stagionati) e trasformati (salumi e salse) caprini, salse contadine, confetture di frutta, mieli nelle diverse varietà, zafferano, ortofrutta di stagione e secchi, insaccati (salumi, prosciutti, coppe, lardo…) e tovaglie con fantasie autunnali e invernali, il Temporary Store offre la possibilità di confezionare pacchi e regalo con i prodotti rigorosamente a km0 preferiti. Anche questa, è un’idea per mantenere vivo il commercio locale fatto di piccoli produttore i quali,  nei mesi della pandemia, più di altri, hanno sofferto il mancato afflusso di avventori e turisti di passaggio.

Sul sito www.fieradeltartufo.net, o direttamente nel Temporary Store, si potrà consultare l’ampia offerta dei prodotti TargatoMurisengo e prenotare la propria confezione natalizia. Aperto altresì l’Agnolo del Trifolau, tutti i sabati e le domeniche, in orario  10,30-12,30, presso il quale sarà possibile acquistare Tuber Magnatum Pico (Tartufi Bianchi Pregiati) e tartufi neri direttamente dal cercatore; in alternativa, è possibile contattare direttamente il trifolau per la vendita a distanza scrivendo a: segreteria@fieradeltartufo.com.

Alice Pizza apre a Torino in Piazzale Aldo Moro

Continua l’espansione al nord Italia di Alice Pizza, storico marchio italiano di pizzerie al taglio, che si è aggiudicata il Premio “Miglior Format Pizza” assegnato da FoodCommunity

Dopo le recenti aperture a Milano, Alice ha inaugurato una nuova pizzeria di fronte all’Università di Torino, una location bellissima che si specchia nella Mole Antonelliana, simbolo della città, e che porta in pieno centro la bontà della pizza al taglio. 

Con oltre 180 pizzerie in tutta Italia, il marchio romano porta anche nella città di Torino un formato consolidato e l’offerta di alta qualità della propria pizza al taglio, che viene creata dall’impasto al prodotto finale ogni giorno in ogni pizzeria.

L’offerta gastronomica, con un patrimonio di oltre 60 ricette, spazia dalle pizze più classiche e legate alla tradizione della pizza in teglia romana, come la margherita, la fiori di zucca e alici, la crostino, fatta con prosciutto cotto e mozzarella e chiamata così per la tipica crosta bruna che si forma sulla mozzarella in cottura. Per chi ama sperimentare, tra i gusti più identitari del ricettario di Alice ci sono le pizze alla pala, come quella con la mortadella o la tonno e radicchio, le pizze che ripropongono grandi classici della romanità, come la cacio e pepe e la gricia, oltre a un’ampia proposta di scelte vegetariane e vegane, come la patate e rosmarino e la pomodorini e stracciatella.

Segreto del successo è la leggerezza tipica della pizza di Alice, frutto di un’attenta cura all’impasto che, rimasto invariato per più di 20 anni, viene fatto lievitare per almeno 24 ore, steso in teglia e poi cotto in forno. Questo favorisce un risultato ricco di ossigeno, ma con quel pizzico di croccantezza tipico della pizza romana. Il vero asso nella manica è il lievito: grazie ad un ridottissimo contenuto la pizza risulta essere più digeribile.

La vera innovazione di Alice è racchiusa nel concetto di degustazione della pizza. La scelta di non standardizzare la quantità di prodotto offerto è strategica: la pizza, servita al “taglio”, viene infatti tagliata secondo le indicazioni del cliente e venduta a peso, proprio come il pane. Questo permette a chiunque di scegliere la propria quantità e di conseguenza assaggiare e sperimentare più gusti possibili.

Dopo le aperture di Porte di Torino e Settimo Torinese, l’indirizzo di Piazzale Aldo Moro si prepara a raggiungere i torinesi con la consegna a domicilio, attiva tutti i giorni, dal lunedì alla domenica e sempre gratuita, e il servizio Prenota e Ritira, che permette di evitare file e assembramenti, tramite l’App Alice Pizza per Ios e Android. Inoltre, sarà anche presente sulle principali piattaforme di delivery.

Alla scoperta dell’istituto per la dieta mediterranea

Intervista a Francesca Rita Cerami che ci parla dell’istituto per la promozione e la valorizzazione della dieta mediterranea.

Francesca Rita Cerami, lei e’ il segretario generale di IDIMED. Potrebbe raccontarci gli importanti impegni/progetti/motivazioni?

“L’Idimed, (Istituto per la Promozione e la Valorizzazione della Dieta del Mediterraneo), nasce nel 2011, e si occupa, da anni ormai, e su tutto il territorio nazionale di promozione e la valorizzazione della Dieta Mediterranea, riconosciuta Bene Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, come “Modello culturale ed economico” di rinascita di territori siciliani.
Attraverso eventi tematici, manifestazioni culturali ed attività laboratoriali, promuove la conoscenza del cibo buono, della tradizione agricola e dell’artigianalità che lo genera e, in particolare, sviluppa una forte sinergia tra salute, identità territoriale e culturale, sviluppo etico e sociale.
Rappresenta quindi, nel corso dei suoi “eventi” un nuovo modello (sostenibile ed esportabile) di integrazione tra enti pubblici, enti privati e comparti produttivi e commerciali, che intendono interpretare un ruolo primario nello sviluppo economico del Paese Italia.
Lo slogan dell’Istituto è infatti: “La Dieta Mediterranea fa crescere bene e in salute il corpo, l’ambiente e … anche l’economia”.
Una scelta di campo importante, con finalità educative e formative di sicuro impatto sulle generazioni future. Ripartire dal passato, utilizzando le innovazioni tecnologiche del presente, per conquistare un futuro di benessere e salute per le persone e per l’ambiente.
Obiettivo primario è la scoperta dei principi scientifici, delle regole e della cultura di fondo dello stile di vita che è proprio della “Dieta Mediterranea”. La scelta di alcuni alimenti che compongono la dieta mediterranea è basata sulle principali conoscenze che la scienza ha potuto solidamente confermare in decenni di ricerche cliniche ed epidemiologiche sul ruolo dell’alimentazione e dello stile di vita nella genesi delle malattie croniche che caratterizzano il mondo moderno. La Dieta Mediterranea è un modello alimentare che si caratterizza per la sua varietà, basata sulla valorizzazione di prodotti locali e stagionali, oltre che per uno spiccato equilibrio nutrizionale. Prevede un elevato consumo di verdura, legumi, frutta fresca e secca, olio d’oliva e cereali (per un 50% integrali); un moderato consumo di pesce e prodotti caseari; un ancora più moderato consumo di carne rossa, carne bianca e dolci. Il corretto equilibrio nutrizionale della dieta mediterranea è stato dimostrato scientificamente negli anni Settanta dallo Studio dei sette Paesi di Ancel Keys (un medico americano) che metteva a confronto le diete di diverse popolazioni per verificarne i benefici e i punti critici. A partire da quel primo studio, molte altre ricerche hanno approfondito l’analisi dell’associazione tra alimentazione e salute, confermando che l’adozione di un regime alimentare di tipo mediterraneo è collegata a un basso tasso di mortalità a una minore incidenza di malattie e ancora a un significativo miglioramento del loro decorso ed un notevole supporto al trattamento.
Infine, il modello alimentare della Dieta Mediterranea è sostenibile, rispetta l’ambiente per l’impatto ridotto che i principali alimenti suggeriti nel consumo quotidiano, hanno su di esso (frutta, verdura, cereali, legumi, olio EVO, pesce azzurro, … .
Riteniamo quindi che “rappresentare” questo modo di vivere, mangiare, relazionarsi, sia di forte impatto per la comunità intera e per la popolazione scolastica in particolare. Uno stile di vita, quello Mediterraneo, di cui ci dobbiamo riappropriare, attraverso la conoscenza e la sperimentazione, il contatto e la “contaminazione”. Sicuramente, non un nostalgico ritorno al passato ma un significativo rilancio del presente, nell’eccezionale offerta enogastronomica che caratterizza la nostra meravigliosa Sicilia e le sue tipicità agroalimentari. Per l’Idimed, il cibo rappresenta l’occasione per “far gustare” il territorio attraverso una immersione e un coinvolgimento diretto del fruitore nelle specialità culinarie, culturali e ambientali che caratterizzano i luoghi di origine degli alimenti. Per questo la Sicilia può essere definita la patria della Dieta Mediterranea, una terra meravigliosa, da ricordare a chi già la conosce, da presentare a chi non l’ha mia conosciuta, da raccontare a tutti quelli che … nel tempo verranno a scoprirla”

La sua fantasia ed il suo amore per lo Stagnone di Marsala, l’ha invogliata a creare una “stanza del sale”. Di cosa si tratta?

“Nel 2020 ho ideato e realizzato un B&B esperienziale e multisensoriale che racconta la Sicilia delle eccellenze, ricca di risorse meravigliose, di incontro, di dialogo, di contaminazione che si alimenta dei tesori dei territori e li mette in scena, raccontandoli, attraverso le immagini, i pensieri, i profumi, i gusti e i patrimoni materiali e immateriali. Una Sicilia da riscoprire attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta da emigrata, da ospite, da cittadina, da ambasciatrice. Nel B&B ho racchiuso“ la mia Sicilia” che trasferisco ai miei ospiti che la scoprono e si emozionano insieme a me. La Sicilia che mi piace” quella che i navigatori, viaggiatori, artigiani, pescatori e coltivatori, santi e profeti, artisti e letterati, uomini e donne di buona volontà ci hanno lasciato in dono. Che noi abbiamo ricevuto in eredità e che amiamo condividere con il mondo intero. In questo palcoscenico prendono vita, attraverso le foto, le immagini che ci raccontano una Sicilia inedita, immortalata da chi la ama. Il B&B è composto da 4 stanze: la stanza del Mare, la stanza degli Agrumi, la stanza del Grano, la stanza del Sale. E proprio la stanza del sale è ricca di bellezze e comodità. Foto uniche che rappresentano il sale del mare e quello delle montagne, attraverso gli scatti artistici, che abbelliscono le pareti baciate dalla luce delle finestre poste sul soffitto. L’odore di timo, calendula e limone pervade la stanza con il profumatore personalizzato. La stanza del sale è curata dal “Museo di Arte Contemporanea SottoSale” di Petralia Soprana. Le foto esposte sono infatti rappresentative della Miniera e anche le piccole opere d’arte, quali lampade, monili e pupi, sono il frutto del genio creativo degli operai, artisti e artigiani locali. Ma non abbiamo voluto dimenticare il valore e il significato che il Sale marino riveste per la Sicilia e lo abbiamo raccontato con le foto di Vincenzo Agate ed Ezio Castrenze Fiorenza delle Saline di Trapani e Marsala (Tp).”

Ci parli del “compleanno” della dieta mediterranea; dieci anni di attivita’ che oltrettutto sono stati riconosciuti come patrimonio dell’umanita’ nel 2010 a Nairobi la capitale del Kenia?

“Il percorso per l’iscrizione della Dieta mediterranea nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità è stato iniziato nel 2006 dall’allora ministro dell’agricoltura Paolo De Castro con la sottoscrizione, assieme alla Spagna, di una dichiarazione congiunta presentata all’Unesco. Il 16 novembre 2010 a Nairobi, in Kenya, ad esito di un lungo e complesso negoziato durato 4 anni condotto dal professor Pier Luigi Petrillo, autore del dossier internazionale, il Comitato intergovernativo dell’Unesco ha inserito la Dieta Mediterranea nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell’Umanità, riconoscendo tale patrimonio appartenere a Italia, Marocco, Grecia e Spagna. Nel novembre 2013 tale riconoscimento è stato esteso a Cipro, Croazia e Portogallo.
“La Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) è molto più che un semplice elenco di alimenti. Essa promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo”

In che cosa consiste il progetto” Dieta dei paesi del Mediterraneo” e quali Nazioni sono coinvolte?

“Con il termine Dieta mediterranea si intende un modello nutrizionale ispirato alla tipica alimentazione della popolazione italiana, greca e spagnola. La scelta di questa area geografica e di questo periodo storico si basa su alcune evidenze scientifiche ed epidemiologiche. Infatti i paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo condividono tradizionalmente la disponibilità degli stessi alimenti, derivati dall’agricoltura, dalla pastorizia e dalla pesca. Inoltre alcuni studi, ampiamente accettati dalla comunità scientifica, hanno provato che in queste aree geografiche, nei primi anni sessanta, l’aspettativa di vita era tra le più alte del mondo; al contrario l’incidenza di malattie come la cardiopatia ischemica, alcuni tumori e altre malattie croniche correlate alla dieta era invece tra le più basse del mondo; questo avveniva nonostante l’elevata abitudine al fumo, il livello socio-economico basso e la scarsità di assistenza sanitaria in quei luoghi e in quel contesto storico. In numerosi altri studi condotti in contesti geografici ed economici differenti, utilizzando una dieta con le stesse caratteristiche, è stata osservata ugualmente una minore frequenza di malattie croniche e una maggiore longevità. È significativo che la dieta mediterranea sia diffusa nelle aree che si affacciano sul mar Mediterraneo dove tradizionalmente vengono coltivati gli olivi, tanto che un’altra definizione accettata di questo pattern alimentare fa riferimento alla dieta praticata nelle zone mediterranee di crescita degli ulivi. L’Olio Extra Vergine d’oliva (EVO) connota infatti in maniera specifica la Dieta Mediterranea”.

Come si e’ svolto il pomeriggio dell’IDIMED, a Villa Palagonia a Bagheria, in occasione del “Bio in Sicily”?

“Il 04 ottobre nella cornice straordinaria della Villa Palagonia. L’Idimed ha celebrato la 6^ Edizione della Fiera della Biodiversità. Un evento che grazie ai Social Media, con dirette facebook, è stato fruito anche a distanza da tutta la Comunità, superando i limiti imposti dalle misure precauzionali del COVID 19. Ci siamo posti come obiettivo infatti, di “fare cultura dell’alimentazione” partendo dalle radici della nostra identità/biodiversità Mediterranea. Seguendo il modello di sviluppo sostenibile che ci è caro e perseguendo azioni in grado di salvaguardare l’ambiente, la salute e la legalità, con lo sguardo attento e proteso in avanti verso la ricerca, la tecnologia, il marketing, la comunicazione e l’innovazione. Tutto questo è stato possibile perché siamo riusciti ad attivare un dialogo costruttivo, capace di interconnettere mondi diversi, seguendo una logica sistemica e multidisciplinare: l’università, la pubblica amministrazione, gli enti locali e l’associazionismo, il privato sociale e le imprese, possono, in seno al nostro evento, incontrarsi, dialogare, pensare e agire cooperando. Nello specifico, sulla scia della tradizione della Fiera abbiamo realizzato due convegni: “Alimentazione e Salute” e “Biodiversità e Dieta Mediterranea”. La mostra virtuale “Diaporami di Biodiversità” a cura di Ezio Castrenze Fiorenza e “momenti di turismo esperienziale” a cura di Ted Trip. E ancora, la consegna, del I premio, a cura della costituenda Fondazione Bartolo Fazio, in commemorazione del primo anno della sua scomparsa. Il premio è stato consegnato alla “figura professionale” che si è spesa con amore, dedizione e gioia nel processo di valorizzazione e promozione della Dieta Mediterranea, la dott.ssa Adele Traina.
A chiusura della Fiera sono state premiate tante aziende “Bio in Sicily”. Un riconoscimento che gratifica particolarmente il lavoro svolto dall’Idimed nel corso degli anni, sono sempre di più le aziende coraggiose che coltivano e trasformano seguendo il modello della Dieta Mediterranea che pone in primo piano la salute dell’uomo e dell’ambiente e il rispetto delle tradizioni, della cultura e dei territori. La VI Fiera ha celebrato come ogni anno il valore del network, del dialogo, dello scambio, dell’alleanza per lo “sviluppo sostenibile” della nostra amata terra di Sicilia e ci ha offerto l’occasione unica di “coltivare la speranza nel futuro”.

Lei Francesca e’ stata anche presente all’Orto Botanico di Palermo che, in collaborazione con l’universita’, ha realizzato la “ Fiera della biodiversita’”. Ci sara’ un’edizione 2021?

“Le Caratteristiche della Fiera della Biodiversità e il suo successo (oltre 20,000 visitatori in cinque edizioni tutte collegate, sin dall’inizio con l’Università degli Studi di Palermo) sono legate alla capacità di coniugare la formazione scientifica, con seminari e convegni di profilo accademico, con la promozione e il mercato dei prodotti agroalimentari tipici, in un’ottica di utilizzazione gastronomica e di sviluppo territoriale integrato. La cinque edizioni hanno ospitato oltre 150 aziende siciliane rappresentative delle filiere dell’ortofrutta, dei prodotti zootecnici, della pesca, dei prodotti da forno, delle leguminose da granella e dei prodotti trasformati (olio, vino, birra). La Fiera ha affrontato nel primo anno i temi legati ad Expo, con un taglio fortemente collegato alle potenzialità della Dieta Mediterranea; nel secondo anno è stato sviluppato il tema della qualità alimentare, nella sua declinazione nutraceutica, mentre nel terzo il focus è stato il tema dell’integrazione alimentare, gastronomica e culturale del Mediterraneo. La quarta edizione si è occupata di produzioni certificate e, la quinta ha affrontato la tematica della sostenibilità ambientale e alimentare coinvolgendo le aree naturalistiche Siciliane dei Parchi con l’obiettivo di attenzionare uno sviluppo locale integrato, capace cioè di coniugare promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari dei Parchi Siciliani, focalizzando l’attenzione sul valore del turismo per la multifunzionalità in agricoltura, con una logica di destagionalizzazione dei flussi: territori da visitare e prodotti da degustare, tutto l’anno.
Nel 2021 ci piacerebbe pensare ad un evento che collega l’arte, la bellezza, il paesaggio con la cultura del cibo”.

La notizia che ci coinvolgera’ un po’ tutti sara’ il progetto “Parco mondiale stile di vita Mediterranea”, cioe’?

“Primo Parco mondiale dello Stile di Vita Mediterraneo, in forma policentrica e diffusa (P- SVM).
Il Parco vuole essere propulsore del BUON VIVERE MEDITERRANEO, ispirato al principio millenario di “MENS SANA IN CORPORE SANO”, alla vita all’aria aperta, alla sinergia tra manualità e intellettualità, all’alleanza virtuosa tra valori e gioia, tra tradizione classica (armonia e senso del limite) e creatività contemporanea, tra responsabilità e piacere, allo spirito e alla responsabilità comunitari, all’alleanza tra Natura e Storia. La matrice strategica e normativa internazionale è rappresentata dalle Delibere dell’UNESCO del 2010 e del 2013, che riconoscono lo Stile di Vita Mediterraneo quale Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
La dieta mediterraneo, più propriamente DIAITA (Stile di Vita) comprende ed integra 6 dimensioni interdipendenti: 1-la dimensione COMUNITARIA, ANTROPOLOGICA, cioè, il vivere insieme, la convivialità, il mangiare insieme; 2-la dimensione ALIMENTARE, il cibo mediterraneo buono, sano e giusto; 3-la dimensione EDUCATIVA, fondata sull’armonia e il senso del limite; 4-la dimensione SPORTIVA E SALUTISTICA (“mens sana in corpore sano”), mix armonico tra manualità e intellettualità, attività sportiva comunitaria all’aria aperta; 5-dimensione ECOLOGICA, alleanza tra Madre Natura e Storia, una ecologia integrale per la Terra “Casa Comune” (per dirla con la “Laudato sì”); 6-dimensione ECONOMICA, per una economia sostenibile, per una economia circolare, per una GREEN ECONOMY per una “OIKOS-NOMIA” (le regole della CASA, la Casa Comune). Più in generale, il tripode del Progetto è rappresentato dalle delibere dell’UNESCO, dall’Enciclica “Laudato sì” e dal Movimento internazionale “Terra Madre”. Il Parco, policentrico e diffuso, si colloca nella Sicilia centrale, partendo dal Comune di Caltanissetta e coinvolgendo, nella prima fase circa 80-100 comuni. Il progetto si fonda sullo sviluppo di 11 assi: rete delle cucine della dieta mediterranea; rete delle ludoteche dello stile di vita mediterraneo; rete dei centri multimediali per lo stile di vita mediterraneo; rete commerciale, fisica e virtuale, dei castelli e dei borghi; rete delle comunità dello stile di vita mediterraneo; rete delle piramidi, quali simboli dell’intero progetto; rete del patrimonio naturalistico, rurale, della biodiversità vegetale e agricola e dei prodotti tipici di qualità; rete del patrimonio culturale, materiale ed immateriale, a partire dal patrimonio paesaggistico; rete della mobilità dolce (vie francigene, via delle rosalie, via dei frati, trasversale sicula, trazzere, greenway e simili; rete della mobilita’ ordinaria; rete trasversale della formazione e della ricerca”.

Chiara Fici

Il ristorante Piano 35 conquista la stella Michelin

Il ristorante in cima al grattacielo Intesa Sanpaolo guidato dallo chef resident Christian Balzo si aggiudica l’importante riconoscimento del mondo della ristorazione. Doppio traguardo Michelin per chef Sacco che, oltre a Piano35, conferma per il 15° anno la seconda stella nel suo ristorante Piccolo Lago a Verbania

 

Durante la presentazione della Guida Michelin 2021, trasmessa quest’anno da Milano in una inconsueta formula a distanza a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, lo chef “d’acqua dolce” Marco Sacco ha coronato due traguardi che, in un anno in cui il settore della ristorazione sta attraversando uno degli scenari più critici degli ultimi decenni, esprimono ancora di più il valore di uno chef che negli anni ha costruito una vera e propria famiglia di professionisti.

Piano35, il ristorante unico per posizione e vista sulla città di Torino, situato a 150 metri d’altezza, guidato dallo chef resident Christian Balzo, ha ricevuto la stella Michelin. Il successo arriva a poco più di un anno dall’inizio della gestione di chef Sacco che fin da subito aveva affidato la cabina di regia a Balzo. Un’intuizione vincente che ha permesso al locale in cima al grattacielo Intesa Sanpaolo di salire nell’olimpo della Rossa in poco più di un anno.

Un successo che si aggiunge a un’altra grande emozione: per il 15° anno di fila è stata confermata la seconda stella al Piccolo Lago, quartier generale di chef Sacco sul Lago Maggiore, luogo in cui ha raggiunto i primi traguardi e dove ha consacrato la sua carriera. In questo complesso 2020, sono ancor più significativi i due risultati storici che festeggiamo – commenta pieno di gioia Marco Sacco – E’ stato un anno difficile e i prossimi mesi non saranno da meno, ma questi riconoscimenti ci permettono di mantenere alta la voglia di indossare la divisa e l’energia creativa fra i fornelli. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro dell’incredibile squadra che mi circonda: un team fantastico che ogni giorno condivide tutto, dai sacrifici più dolorosi alle gioie più emozionanti”.

Christian Balzo, classe ’78, è un poliedrico talento cresciuto e formatosi in Piemonte. Dopo alcune esperienze sul territorio, di cui l’ultima alla Cascina Lautier a Chieri, nel 2019 approda a Piano35 dove, in soli otto mesi di apertura, conquista uno dei traguardi più importanti per chi lavora in questo mondo. “Ancora non ho ben realizzato quello che è successo – racconta Balzo – l’emozione è davvero grande ed è resa ancora più intensa dalla straordinarietà della situazione attuale. Mai avrei pensato di ricevere la stella in un anno in cui il settore della ristorazione è stato fermato! Con Marco Sacco ci siamo incontrati due anni fa e, fin da subito, abbiamo capito che insieme avremmo potuto fare grandi cose. A Piano35 ogni giorno portiamo avanti la ricerca di nuovi sapori, la cura verso ogni dettaglio e soprattutto il divertimento per quello che facciamo: se non si appassiona lo chef fra i fornelli non lo faranno neanche le persone sedute a tavola. E’ un grande onore raggiungere questo traguardo a Torino, nella terra che mi ha cresciuto, mi ha formato e mi ha fatto innamorare dell’eccezionale cultura gastronomica piemontese.”

A poco più di un anno dal debutto della nostra gestione a Torino – conclude chef Sacco – il riconoscimento accordato dalla Guida all’idea gastronomica che abbiamo portato avanti ci riempie di orgoglio. È un onore raggiungere questo doppio successo ed è un’occasione unica condividere questa emozione con tutto il mondo culinario italiano. Sono convinto che torneremo a far rivivere il bello che l’Italia gastronomica è in grado di realizzare”.