Il gianduiotto di Torino può sembrare un cioccolatino come tanti altri ma è uno dei simboli della finissima arte dolciaria del capoluogo piemontese.
Basta guardarlo e si nota subito la sua forma inconfondibile a barchetta rovesciata, Assaggiandolo, poi, si può riconoscere il gusto caratteristico del gianduia che gli dai nome e lo rende unico e amato da adulti e bambini.
Ma qual è la storia del gianduiotto? Scopriamola insieme.
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Da molto tempo, ormai, questa usanza è più in auge ma all’Osteria Rabezzana, punto di riferimento oltre che gastronomico anche musicale delle serate torinesi, per la sera di San Valentino potrà trovare nuovamente ispirazione, con una serenata dedicata alla coppia, per dare all’atmosfera quel tocco di antico romanticismo che, forse, manca da un po’.

1. Cosa significa per te, da un punto di vista di realizzazione del menù, proporre dei piatti realizzati appositamente per la serata di questo particolare San Valentino?
Due tradizioni secolari fuse in una. Questo è il caso molto originale in Piemonte, precisamente a Torino, che vede protagonisti il Pastificio Giustetto, in via Santa Teresa, e l’attigua Enoteca-Osteria Rabezzana, in via San Francesco d’Assisi. Essi costituiscono oggi una realtà unica, seppur variegata nelle loro rispettive produzioni, sotto la guida del patron Franco Rabezzana, nipote degli originari titolari della pastificio, i fratelli Anna e Luigi, e figlio di Renato Rabezzana e Maria Giustetto, che hanno gestito dal 1947 l’enoteca più storica di Torino. Dal 2019 questa realtà si è aperta alla partecipazione di molteplici investitori, attraverso l’utilizzo dello strumento finanziario del crowdfunding, di origine anglosassone.




Il nome dice tutto. Sono molti gli elementi del menù e del locale che richiamano le origini del posto che ci ospita, un ambiente accogliente ed elegante, con il soffitto a volte, mattoni a vista e lampade a luci calde.
Seguono gli antipasti, in cui ovviamente la stagionalità e la sostenibilità la fanno da padrone; piatto simbolo è sicuramente Hokkaido, topinambur e bergamotto, che prevede la zucca Hokkaido con buccia cotta al vapore e poi rosolata, a questa viene aggiunta una nota di croccantezza con una tartare di topinambur, le cui bucce vengono utilizzate per preparare un brodo a cui si aggiungerà del succo di bergamotto per finalizzare il piatto.
La presentazione scenografica ed il connubio tra gli ingredienti hanno reso il paragone immediato con il dipinto di Gustave Klimt, Il bacio, 1907-1908; in cui i due amanti si abbandonano in un bacio su uno sfondo dorato, il cui contesto etereo viene volutamente ignorato dall’intensità dell’incontro. Proprio come la cena, è stato un continuo accostamento tra sapori ben distinti ma al tempo stesso complementari, in grado di fondersi come un bacio tra due amanti.