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Il biscotto Parlapa’

Il biscottificio artigianale piemontese Briccodolce festeggia i vent’anni di attività  lanciando il primo biscotto che sembra un gianduiotto, il Parlapà

 

Tradizione, famiglia, cura e artigianalità sono gli ingredienti che,negli anni, hanno costruito la storia del biscottificio artigianale piemontese Briccodolce. Una storia tutta al femminile, portata  avanti da quattro donne per tre diverse generazioni, che si sono tramandate una dopo l’altra la tradizione dei biscotti piemontesi fatti in casa a mano e che oggi festeggiano i venti anni di attività imprenditoriale con il lancio di un nuovo biscotto, al 100 per cento torinese, il Parlapà.

La più  piccola della famiglia Briccodolce è Giulia Montanaro. Briccodolce è  sempre stato nella  sua vita, da quando piccina preparava i biscotti insieme a nonna Rosina.

Quel profumo, quelle mani in pasta, l’attesa dei biscotti nel forno per la merenda o la colazione del giorno successivo è  oggi diventato un lavoro, grazie alla lungimiranza e alla passione di Ivana e Vittorina, figlie di Rosina, che hanno deciso di trasformare le ricette di famiglia in un lavoro imprenditoriale di successo.

È questo il gruppo di donne che porta avanti l’azienda di famiglia Briccodolce, con laboratorio artigianale  a Borgaretto, in provincia di Torino, dove si sfornano ogni giorno decine di diverse tipologie di biscotti, fatti secondo le tradizioni e con le migliori materie prime, accanto a una piccola boutique del biscotto torinese, in zona Crocetta, in corso De Gasperi 20, condotta con la  cura e l’attenzione e di un tempo da Ivana, per tutti “la signora dei biscotti”.

“L’azienda nasce nel 2004 a Borgaretto, vicino a  casa di mamma Rosina che è  la  custode delle nostre ricette – affermano Ivana e Vittorina – ma l’ispirazione dei nostri biscotti nasce al Briccodolce, “il bricco” per tutte noi, il luogo dove abbiamo la casa di campagna di famiglia a San Sebastiano Po, e dove da sempre ci divertiamo a fare i biscotti. Un giorno ci siamo guardate e abbiamo deciso che avremmo voluto vivere sempre così,  preparando i biscotti in un luogo che amiamo”.

Quella di Ivana e Vittorina e del loro biscottificio è  una storia di caparbietà e tenacia, una sfida portata avanti da vent’anni con successo. “Nostro padre ci disse che non potevamo usare il Bricco per questa attività perché quella era la nostra casa del cuore, il posto dove si stava in famiglia. Però abbiamo voluto omaggiarlochiamando così il nostro biscottificio. Siamo state testarde e l’abbiamo fatto contro il parere di tutti. Abbiamo imparato l’arte della pasticceria con i migliori pasticceri”.

Ovetti, cuoricini, pannocchiette, frollini della nonna,  girandole al cacao, biscutin, una dolcissima gamma di tante referenze cui oggi va ad aggiungersi l’ultima creazione della famiglia Briccodolce, il Parlapà, il primo biscotto che sembra un gianduiotto.

L’idea è  nata da una chiacchierata tra Vittorina e Marco Colognesi, titolare di Prontoservice, prematuramente scomparso nel 2020. “Era il periodo del Covid, eravamo al telefono e ci è venuto in mente di inventare un biscotto diverso che si sciogliesse in bocca, come se fosse una crema. Un biscotto che sembrasse un cioccolatino – racconta Vittorina – da lì l’idea della forma a gianduiotto, che ci piaceva molto. Poi ci sono stati anni di tentativi, fino a trovare la ricetta perfetta, che oggi lanciamo in omaggio al nostro amico Marco”.

Parlapà in dialetto significa “non parlare” ed è  la tipica espressione di meraviglia e stupore.

” Volevamo che fosse il commento di chi per la prima volta assaggiava il nostro biscotto – spiegano Ivana e Vittorina – ma anche la nostra espressione di fronte alla strada fatta in questiventi anni”.

Il nuovissimo biscotto Parlapà  verrà venduto in eleganti confezioni cilindriche color carta da zucchero, colorate con un dettaglio che rimanda ai coloratissimi portici cittadini, per sottolineare il legame con la città.

Un packaging pensato come regalo, un po’ come le biscottiere di una volta”.

MARA MARTELLOTTA

Mercato Centrale Torino: ecco il Festival “Gaya – Gaya”, 100% giapponese

 

 

Il Mercato Centrale di Torino presenta “Gaya – Gaya”, il festival 100% giapponese promosso dal 31 maggio al 2 giugno, un evento rumoroso, pieno, ricco di esibizioni e esperienze giapponesi.

Un giapponese, di fronte alla richiesta su cosa significhi Gaya – Gaya, risponderebbe “rumoroso, pieno”. Si tratta di una delle onomatopee del Sol Levante più utilizzate nella vita quotidiana, e indica un contesto dove presenta allegria e energia. Il festival, che ha ottenuto il patrocinio della ambasciata giapponese, è organizzato dal Mercato Centrale di Torino in collaborazione con l’artigiano della bottega di Ramen e altre specialità giapponesi Akira Yoshida. Una grande festa della cultura orientale con tre giorni di appuntamenti didattici, workshop e degustazioni gastronomiche. Tra gli ospiti di grande rilievo che coloreranno il festival figura lo chef Hiro, il cuoco giapponese più famoso d’Italia che mostrerà come si cucina l’okonomiyaki, il piatto tipico di Osaka, la città dove si terrà Expo 2025. L’arte dei Samurai approderà al Mercato Centrale di Torino con Kamui, una troupe di artisti samurai che divulgano l’arte e la cultura giapponese nel mondo. Il loro leader, Tetsuro Shimaguchi ha partecipato anche al film Kill Bill di Quentin Tarantino come attore e coreografo in alcune scene di combattimento. Grande protagonista della tre giorni sarà ovviamente la grande cultura gastronomica nipponica, con la cerimonia del tè, Cha-no-yu – acqua calda per il tè, che sarà raccontata dalla maestra Tomoko Hoashi, o con il sakè, spiegato in tutte le sue accezioni dalla sakè sommelier Kana Cappelli, o ancora Luca Rendina, che porterà il pubblico alla scoperta del sochu, un distillato originario del Giappone. La musica sarà affidata a Kikuki Shinobu, che suonerà il sanshin, letteralmente il “tre corde”, uno strumento a corde pizzicate okinawano, probabilmente derivate dal sanxian cinese, e a Takuya Taniguchi, artista di Wakadaiko giapponese che gira il mondo facendo ascoltare gli strumenti tradizionali nipponici. Spazio anche alla narrazione contemporanea, con la partecipazione di personaggi come Kenta Suzuki, influencer giapponese più noto in Italia, o Elikottero, youtuber giapponese famoso come insegnante di lingua giapponese per il popolo italiano. Oltre agli ospiti che si esibiranno allo spazio “Fare”, molti saranno i workshop a pagamento e su prenotazione obbligatoria scrivendo a info.torino@mercatocentrale.it, che si svolgeranno nella tre giorni al Mercato Centrale Torino: degustazioni di tè, sakè, distillati giapponesi, corsi di calligrafia giapponese, di sushi, di ravioli, di origami e di Kintsuji, l’arte giapponese della riparazione delle ceramiche. Durante il festival, la terrazza del Mercato Centrale Torino, col suo pittoresco affaccio su Porta Palazzo, si trasformerà nella Asahi Beer Garden, una birreria all’aperto con street food a cura del Ramen Bar Akira, e lo spazio Fare ospiterà, oltre alle esibizioni dei tanti nomi invitati, un piccolo mercato con artigiani e produttori giapponesi che proporranno prodotti tipici.

 

Mara Martellotta

Alberto Marchetti compra i Nocciolini di Chivasso Fontana

Dal gelato ai Nocciolini. Alberto Marchetti, stimato maestro gelatiere torinese, ha deciso di allargare i suoi interessi ad una delle più conosciute ed apprezzate specialità piemontesi, i Nocciolini di Chivasso.

Marchetti ha infatti acquistato la Dolciaria Fontana, storica azienda di Chivasso, in provincia di Torino, ambasciatrice di un’eccellenza del gusto piemontese, gli iconici Nocciolini.

I Nocciolini sono il topping perfetto per il mio gelato” dichiara Marchetti, la cui prima e vera passione resta il gelato. L’acquisizione dell’azienda Fontana, rivela però anche lo spirito imprenditoriale del maestro gelatiere che spiega: “Sono sempre stato affascinato dalle cose buone. Sin da piccolo ho amato i Nocciolini di Chivasso ed entrare oggi a far parte della loro storia mi riempie di orgoglio.

Nocciole, zucchero e albume. Sono questi i tre semplici ingredienti e nel loro giusto dosaggio è contenuto il segreto dei Nocciolini di Chivasso la cui invenzione, narra la storia, risalga al lontano 1810.

Rigorosamente confezionati a mano, i Nocciolini di Chivasso nascono seguendo un’antica ricetta: le nocciole, sgusciate e tostate al punto giusto, vengono impastate con zucchero e albume. Il tutto, portato a densità colante, viene inserito in una macchina che distribuisce su fogli di carta, piccoli bottoncini pronti ad essere infornati. Una volta raffreddate, le delizie vengono impacchettate nell’inconfondibile confezione rosa che porta impressa l’immagine del Duomo di Chivasso.

Tradizione, genuinità, rispetto delle cose fatte ‘come una volta’ sono principi che ho sempre cercato di portare in tutto ciò che faccio: nel mio gelato e ora in questa nuova avventura – ha concluso Alberto Marchetti – ”.

Alessandro Sartore

Al Lingotto i sapori dell’Emilia

Dispensa Emilia scommette su Torino e inaugura un nuovo ristorante nel centro commerciale Lingotto, all’interno del celebre centro polifunzionale progettato da Renzo Piano per riqualificare il primo storico stabilimento FIAT. L’apertura del ristorante di Dispensa Emilia a Torino crea 14 nuovi posti di lavoro. Il locale, con ingresso in via Ermanno Fenoglietti 15, sarà inaugurato giovedì 23 maggio alle 11.
Forte del grande successo ottenuto nel centro commerciale Shopville Le Gru di Grugliasco in poco più di un anno, dove Dispensa Emilia è presente con ben due ristoranti a coprire tutto il bacino della galleria, il brand modenese si avvicina anche al cuore del capoluogo piemontese. E la crescita del marchio sul territorio non si ferma qui: entro giugno è annunciata anche un’altra nuova apertura in città, all’interno dell’Urban District “To Dream” di corso Romania.
“La nostra strategia, confermata anche dal successo della recente doppia apertura a Padova, è quella di sviluppare e consolidare la presenza del brand su uno specifico territorio con aperture ravvicinate – commenta Alessandro Medi, Amministratore Delegato di Dispensa Emilia –. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dal successo avuto allo Shopville Le Gru, che ci ha suggerito di aprire subito un secondo ristorante sul lato opposto della galleria, ancorché più contenuto come sedute e menù, per soddisfare l’afflusso significativo soprattutto in pausa pranzo. Al Lingotto, primo tassello dell’avvicinamento al centro di Torino, siamo convinti di poter raccontare una nuova esperienza di gusto alla clientela del centro grazie al nostro format trasversale ed innovativo, che unisce la bontà e la varietà delle specialità emiliane preparate come a casa alla rapidità e alla praticità del servizio Per questo Dispensa Emilia viene abitualmente scelta sia per il pranzo che per la cena, sia per un break di lavoro che per un’uscita tra amici o in famiglia”.
La filosofia del brand modenese, che da vent’anni è portavoce del mood informale e amichevole tipico dell’accoglienza emiliana, abbina alla qualità e al gusto anche la varietà del menù proposto. Protagonisti della tavola di Dispensa Emilia, al Lingotto come in tutti i 42 ristoranti in Italia, sono le celebri tigelle, i salumi e “il” gnocco fritto, insieme ai primi piatti della tradizione emiliana, dalla pasta fresca a quella ripiena, ed alle ricchissime insalate, gustose e proposte con tre tigelle. L’offerta dei primi prevede strozzapreti, gramigna, tagliatelle, ma anche gli imperdibili tortellini, i tortelloni di zucca, quelli di ricotta e spinaci e le iconiche lasagne, oggi disponibili anche vegetariane. Sempre cucinati freschi al momento e conditi a scelta con tutto il gusto del saporito ragù alla bolognese, o della delicata crema al parmigiano, dello sfizioso grana con aceto balsamico oppure del semplice burro con salvia.

ACCOGLIENZA ALL’EMILIANA NEL CUORE DI TORINO
Il nuovo ristorante Dispensa Emilia di Torino Lingotto è dotato di una sala da 140 metri quadri nella galleria del centro commerciale  Lingotto, e dispone di circa 80 posti a sedere.
Aperto tutti i giorni dalle 11 alle 22.30 e il sabato fino alle 23, crea 14 nuovi posti di lavoro sul territorio. La formula di servizio proposta è quella del “fast casual” che ha reso Dispensa Emilia un brand unico nel suo genere: gli ordini si possono effettuare in cassa o tramite l’app, con la comodità e la convenienza di un concept fast, ma il servizio al tavolo e la qualità dei piatti preparati al momento sono quelli tipici di un ristorante. È anche possibile usufruire del servizio di delivery, agli stessi orari del ristorante, per far arrivare le bontà della Dispensa direttamente a casa. Appena preparate e con tutto il gusto della vera Emilia.

Giornata della Ristorazione, arrivano i piemontesi

Sabato 18 maggio 2024

I ristoratori torinesi e piemontesi hanno risposto con entusiasmo alla chiamata della seconda Giornata della Ristorazione promossa per il 18 maggio da FIPE-Confcommercio in tutta Italia con l’intento di valorizzare la cultura della ristorazione e della gastronomia e per celebrare i temi dell’ospitalità e della condivisione. 10 mila ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, taverne in Italia e nel mondo sono gli attori protagonisti di questo evento.

Per l’occasione, sono ben 500 i ristoranti piemontesi aderenti, di cui 200 nel torinese, coinvolti dall’associazione dei pubblici esercizi Epat Ascom, che sabato 18 maggio inseriranno nel menù un piatto dedicato al tema della Giornata, identificato quest’anno nel valore dell’Ospitalità.

«L’ospitalità – commenta la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa – è un valore particolarmente sentito nel nostro territorio, che si distingue da sempre per il garbo e il savoir faire nelle occasioni conviviali a tutti i livelli, dalle trattorie agli stellati. Questo dovrà rimanere un valore caratterizzante dei nostri ristoratori, mentre è sicuramente necessario continuare a lavorare sui cambiamenti dei modelli di business che ridefiniscono la sostenibilità economica delle imprese e rispondono alle nuove esigenze dei consumatori, sempre più sensibili all’esperienza, alla qualità, all’innovazione, all’impatto ambientale e all’inclusione sociale».

 

«I nostri ristoratori aderiscono con grande entusiasmo  – dichiara il coordinatore dei ristoratori di Epat Ascom Maurizio Zito – ad un’iniziativa che rende onore a quanti lavorano ogni giorno, con fatica e con passione, per dare un servizio fondamentale  nella nostra società, da sempre all’insegna della convivialità. È un mestiere duro, scelto in Italia da ben un milione e mezzo di persone, che hanno come primo obiettivo la soddisfazione del cliente, partendo proprio dall’Ospitalità e dall’Accoglienza, i temi portanti di questa Giornata della Ristorazione».

A Torino e provincia l’iniziativa è portata avanti da Epat Ascom, che ha organizzato una giornata divulgativa il 16 maggio nella sede istituzionale di Ascom Confcommercio Torino e provincia, in via Massena 20, a Torino. Incontri, dialoghi, talk e momenti gastronomici con gli operatori, gli stakeholder e i futuri professionisti del settore. Dopo i saluti di Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino, e di Vincenzo Nasi, presidente di Epat Ascom, si parla della centralità dell’accoglienza nella ristorazione in un dialogo con un’antropologa, un restaurant manager e due formatori per discutere il significato e le interpretazioni dell’ospitalità, coinvolgendo gli studenti degli istituti alberghieri e gli Academist di ITS Academy Turismo.

Nel cuore della giornata, nel Salone aulico prende vita una mise en place delle feste per accogliere la firma della Carta dei Valori della Ristorazione da parte delle Istituzioni regionali e cittadine, tra cui il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore al Commercio del Comune di Torino Paolo Chiavarino, mentre i saloni del palazzo ospitano degustazioni e show cooking a cura dei Ristoratori Epat, dei Cuochi della Mole e dei Ristoranti della Tradizione Canavesana, con una degustazione speciale del Vermouth di Torino.

Nel pomeriggio si esplora l’ospitalità nei diversi tipi di ristorazione, dal ristorante tradizionale, a quello turistico, fino al fast food, analizzando l’importanza della professionalità, ma anche dell’ambiente, dei colori, della musica e dei profumi nell’esperienza di accoglienza.

Infine, la storia di 120 anni di ospitalità raccontata dai titolari di Casavicina e Celestino, due grandi realtà nate nei primi del Novecento come locande per il cambio cavalli e da sempre guidate dalle famiglie fondatrici impegnate nell’eccellenza del servizio.

La Giornata è anche l’occasione per realizzare nei ristoranti aderenti un’importante iniziativa di beneficenza a sostegno delle mense di comunità di Caritas Italiana.

Torino celebra la Giornata della Ristorazione con i ristoranti, i pasticceri e i gelatieri Epat, con l’Associazione provinciale Cuochi della Mole, con i Ristoranti della Tradizione Canavesana, con l’I.I.S. G. Colombatto di Torino, con l’I.I.S. Norberto Bobbio di Carignano (To) e con ITS Academy Turismo e Attività̀ Culturali.

Si ringraziano Agricooltur, Caffè Costadoro, Coalvi Consorzio di Tutela della Razza Piemontese, Cocchi1891, Docks Cash&Carry, Grissinificio Fayles, La Battistina, Piazza dei Mestieri, Tenuta Il Cascinone.

L’appuntamento è promosso a livello nazionale da FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, del Ministero della Cultura e del Ministero del Turismo.

www.giornatadellaristorazione.it

Menù di primavera elegante e colorato al “Les petites Madeleines” del Turin Palace

Piove oltre i portici di via Sacchi e maggio sembra un concetto lontano. Quest’aria decadente porta dritto al “Les petites Madeleines”, il ristorante del Turin Palace. Nuvole e acquazzoni non permettono di aprire la terrazza dell’hotel a quattro stelle, una finestra su tutta Torino, ma la primavera si spalanca sincera muovendo i primi passi nella sala del ristorante. È l’effetto immediato delle pareti ottocentesche d’un verde appena accennato e delle tovagliette viola come distese di zafferano. Ci si accomoda su questo prato morbido e ronzano subito in testa i “Canti orfici” di Dino Campana (Einaudi, ET Poesia, 231 pagine). L’atmosfera è sottile e offre l’eleganza e i colori delle parole del poeta di Marradi. Si può mettere definitivamente da parte la malinconia delle temperature esterne e aprire, con appetito, le danze: si concluderanno solo a tarda sera e solo dopo aver visitato la terrazza, nonostante sia cullata dalla pioggia.

Il ristorante del Turin Palace tra pioggia e cibi di primavera

La carta di primavera sul tavolo ci dice che possiamo ordinare senza troppi pensieri. Attingiamo a piene mani da quella parte di menù dedicata agli asparagi, una selezione di pietanze pensata per onorare i frutti di stagione.

Si parte, quindi, con tartare di Fassona con asparagi e, per restare in tema, uovo a bassa temperatura con asparagi.

Sui primi piatti non ci sono dubbi: gnocchi di barbabietole, spugnole e blu del Monviso e, ancora, maccheroncini alle acciughe con olio aromatizzato al peperoncino e pangrattato.

 

Resta solo da decidere l’accompagnamento, ma per questo ci si affida subito a Luca, il sommelier. Scopriamo che al ristorante del Turin Palace il Nebbiolo si serve anche freddo. Pensare questo rosso intenso nel secchiello del ghiaccio fa strano, ma c’è un aneddoto dietro questa usanza. Pare che, infatti, così lo desiderò il poi futuro presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson quando, nel 1787, visitò Torino.

Un fiume di vino al Turin Palace

Dopo gli accenni di storia, torniamo presto al presente e iniziamo ad assaporare la magia della bottiglia che sarà regina della cena: un Verduno Velaperga di Ascheri. Il colore rosso scarico e il suo profumo suggeriscono subito che si tratta di una rarità, così come raro è il vitigno da cui nasce. L’etichetta blu spiega poi che è un vino solidale: una parte della produzione viene infatti donata alla onlus “Gusto della Solidarietà” per finanziare i progetti dei gruppi di Volontariato Vincenziano. È perfetto anche unito agli omaggi dello chef: un’oliva tonnata, finta ma perfetta, e un gazpacho con verdure. Ma il vero tocco di grazia arriva col pane, armonia di dolcezza e sapidità, accompagnato da un burro salato che, in bocca, diventa una danza. Le portate principali sono solo un’altra ventata di primavera: dal quadro verde e giallo dell’uovo al dominio dell’asparago fino alle note limonose della pasta.

Dolci poesie

Per rinforzare i dessert, ancora una volta, ci si affida a “quello che consiglia Luca”. E Luca, per tiramisù e millefiori di bosco, yogurt e yuzu, sceglie, rispettivamente, un ice wine ucraino (Chateau Chizay) e un forteto della Luja Piasa Rischei Loazzolo Doc.

Come dargli torto. E come darne allo chef, che per chiudere in bellezza ci omaggia con rocher, bavarese al lampone e gelatina. Nel frattempo, ormai, l’ultima metro è persa. Per qualche altro istante si sta tra le pareti un po’ fiorite un po’ rigate della sala, a rubare quella pace che sa donare un posto come questo. Poi, al momento di andar via, si hanno in dono i sorrisi del personale e una piccola confezione di madeleines che non avrà lunga vita. Prima di rientrare, però, va sciolta una promessa: il giro nella terrazza che una primavera piovosa ha tenuto chiusa più a lungo del solito.

 

Una terrazza per sognare al Turin Palace

Una volta su, è lampante che Torino abbracciata dal buio è ancora più bella. Porta in grembo inquietudine e mistero. Quasi si vede Dino Campana, che studiò per qualche tempo in un liceo poco lontano dal Turin Palace, mentre scrive del suo vagare: “Di notte, nella piazza deserta, quando nuvole vaghe correvano verso strane costellazioni, alla triste luce elettrica io sentivo la mia infinita solitudine” (p. 140). Ci si può sentire così di fronte a questo panorama struggente, ma l’aedo marradese in quegli stessi “ricordi di un vagabondo” (p. 142) parla anche di un passare di “ore di sogno […] che scioglievano in tenerezze i grumi più acri del mio dolore, ore di felicità completa che aboliva il tempo e il mondo intero, lungo sorso alle sorgenti dell’Oblio”. Ed ecco, infine, si sa che, oltre la pioggia, è proprio questo che lascia un po’ di primavera ritrovata in un maggio lontano.

Daniela Melis

LievitaTo, il format dedicato alla panificazione alla Nuvola Lavazza

La singolare esperienza messa in campo dall’agenzia ToBe, domenica 12 maggio

 

Alla centrale Nuvola Lavazza di Torino nasce LievotaTo, il nuovo format di To Be dedicato al mondo della panificazione, in programma domenica 12 maggio dalle 10.30 alle 20.

Croissant geometrici, pizzeria gourmet, riscoperta di grani , farine e lieviti. Il mondo della panificazione sta attraversando un momento di grande attenzione e di ripensamento degli schemi che lo hanno guidato fino ad oggi.

Per indagare l’evoluzione dell’universo dei lievitati dolci e salati, l’agenzia di comunicazione ed eventi ToBe, guidata da Edoardo Gatti e Pierluigi Rosito, ha pensato a un nuovo format che ricalca il successo dell’ormai celebre Degustando, ma totalmente rivolto al mondo della panificazione.

Nasce così LievitaTO, il primo bakery day torinese, un appuntamento con i migliori panificatori della città e non solo, che vedrà undici grandi protagonisti del mondo dei lievitati avvicendarsi in una giornata di degustazioni, talk, approfondimenti, cultura.

Si tratterà di un’intera giornata per rendere omaggio al mondo dei lievitati, dalla colazione all’aperitivo, passando per il pranzo e la Merenda.

Tutti i partecipanti alla giornata avranno l’occasione di assaggiare le proposte dolci e salati preparate dai panificatori, pizze, pani speciali, focacce, croissant, grissini e lievitati creativi, accompagnandoli con una selezione di birre, vini e cocktail.

Oltre alle specialità in degustazione, il pubblico potrà acquistare da ogni panificatore alcuni prodotti, sia per il consumo in loco, sia per l’asporto, in stile street food.

I panificatori durante la giornata saranno a turno su un palco per dar vita ad alcuni talk di attualità, che affronteranno i temi più discussi del loro settore, dal croissant cubico alla pizza gourmet, moderati da autorevoli giornalisti.

Si tratta di undici nomi per undici diversi progetti di panificazione tutti accomunati dal fil rouge dell’assoluta qualità e totale dedizione al prodotto. Unica e variegata è la panoramica dei lievitati messa in campo da LievitaTo.

Gli undici professionisti sono Antonio Follador, panettiere contemporaneo, Enrico Morducco, panificatore di grande esperienza, Jacopo Pistone con la sua caffetteria, panificio, pasticceria Cibrario, Massimiliano Prete di Sestogusto, maestro della pizza contemporanea torinese, Gianluca Ribotta dell’omonima panetteria a conduzione familiare, Luca Scarcella de ‘Il forno dell’angolo’, Sergio Scovazzo di Grano, Alessandro Spoto della ‘Spoto Bakery’, Alessandro Tonello di Lievitando, Maicol Vitellozzi di Maicol e, infine, Marco Voci de “I frutti del grano”.

 

Mara Martellotta

Ritorna il Mercato della Terra di Torino

Dal 9 maggio il Mercato di Slow Food sarà in città due volte al mese, il secondo e il quarto giovedì, in orario pomeridiano-serale: dalle 17 e fino alle 22, per fare la spesa, conoscere i migliori produttori del territorio, assaggiarne le eccellenze e portarle a casa con sé.  L’appuntamento quest’anno arriva in piazza Carlo Alberto, nel cuore di Torino, a due passi dal Museo Egizio e da Palazzo Carignano. Sarà l’occasione per vivere una delle piazze storiche della nostra città in maniera speciale, con attività didattiche, degustazioni e anche collaborazioni d’eccezione con le realtà enogastronomiche vicine.

Torino, capoluogo del Piemonte, terra di grandi eccellenze enogastronomiche e patria di Slow Food e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha un patrimonio culturale immenso, che trova espressione in tante realtà agricole e artigiane che portano avanti il loro lavoro secondo i criteri del “buono, pulito e giusto“. Il Mercato della Terra di Torino è dunque un progetto che vuole dare massima espressione a questa ricchezza, coinvolgendo ogni volta una selezione di produttori tra i migliori del territorio: produttori di PresìdiMaestri del Gusto, aderenti al Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino e molto altro. Non è un mercato qualunque, ma uno spazio dove acquistare e vendere il meglio della produzione enogastronomica, creare uno scambio e fare educazione.

Tra i produttori presenti, ci sono aziende e società agricole, frantoi, aziende vitivinicole e birrifici, realtà artigiane che proporranno in vendita una vasta gamma di prodotti: i clienti potranno acquistare – solo per citarne alcuni – frutta e verdura fresche e di stagione, formaggi e latticini di varia stagionatura, legumi, marmellate e composte, olio della campagna piemontese, uova di galline allevate free-range (all’aperto), mieli di montagna, farine, pasta secca, prodotti di panificazione, biscotti, vini del territorio e birre artigianali. Non mancano i Presìdi Slow Food, che hanno sempre una particolare rappresentanza. Ogni volta si alternano produttori diversi, per raccontare le stagioni e la biodiversità che la natura propone in ogni periodo dell’anno.

Al Mercato della Terra di Torino naturalmente non si farà soltanto la spesa. Come accade in tutti gli altri mercati contadini di Slow Food, alla compravendita si affiancano attività di didattica, occasioni di approfondimento e scoperta di realtà e tradizioni del territorio.

Eccezionalmente durante le sere di Mercato, inoltre, i locali di Piazza Carlo Alberto proporranno a menu piatti speciali che avranno come materie prime alcune delle eccellenze dei produttori selezionati da Slow Food, per un aperitivo o una cena speciali. Il Mercato della Terra è così una festa di piazza, che propone ottime materie prime, buon cibo e i migliori produttori buoni puliti e giusti!

I produttori presenti giovedì 9 maggio saranno:

– Agrimani (Trofarello, TO) | Verdura biologica di stagione;

– Azienda Agricola Matteo e Sabrina (Scalenghe, TO) | Produzione e vendita di formaggi di montagna;

– Azienda Agricola Pozzatello (Orbassano, TO) | Sedano Rosso di Orbassano, Presidio Slow Food: trasformati;

– Beesu (Torino) | Ecopack in cotone bio e cera d’api;

– Cascina Bonetto (Lusernetta, TO)| Antiche varietà di mele piemontesi, Presidio Slow Food, succo e pacioc;

– Che Fermento! (Torino) | Ortaggi fermentati;

– La monetina d’argento (Torino) | Biscotti, confetture e lollipop da frutta fresca;

– Lo zafferano di Pralormo (Pralormo, TO)| Zafferano biologico;

– Officinali della Collina (Pino Torinese, TO) | Produzione e vendita di oli essenziali, lavanda officinale e tisane;

– Terre della Seta (Racconigi, CN)| Dalle more di gelso di Racconigi, confetture, nettare, gelee, liquore, more essiccate e la linea per la cosmesi.

Di seguito le prime date del Mercato della Terra di Torino:

– giovedì 9 maggio

– giovedì 23 maggio

– giovedì 13 giugno

– giovedì 27 giugno

A breve saranno comunicate anche le date successive.

Per maggiori informazioni:

Fb: https://www.facebook.com/mercatodellaterraditorino

Ig: https://www.instagram.com/mercato_della_terra_torino/

Tigelle e gnocco fritto arrivano sotto la Mole

I classici della tradizione culinaria emiliana

 

  Tigella’s continua la propria espansione e annuncia l’apertura del suo primo locale a Torino in una posizione strategica nei pressi del Museo Egizio. Aperto in Via Principe Amedeo 11  il nuovo locale Tigella’s Torino Centro ospita fino a 80 persone e accoglie gli amanti delle tigelle e dello gnocco fritto per offrire un’esperienza culinaria dell’Emilia-Romagna più autentica in un ambiente accogliente e famigliare.

Fondata da Diego Vivaldi Paola Gaudimundo, Tigella’s propone un nuovo modo di preparare e gustare il cibo della tradizione emiliana, attraverso la scelta attenta dei semplici ingredienti con l’originale formula all you can eat e la continua ricerca di prodotti dell’eccellenza. L’offerta gastronomica punta sulla qualità delle materie prime, con un’attenzione costante alla stagionalità degli ingredienti, per affiancare alle farciture delle antiche ricette una varietà di combinazioni in grado di soddisfare i gusti di tutti.

La tigella è un pane tradizionale dell’Emilia-Romagna, regione rinomata per la sua ricca tradizione gastronomica. E’ un tipo di pane rotondo e piatto, cotto su una piastra calda e servito caldo e fragrante, perfetto da farcire con una vasta gamma di gustosi ingredienti:  dalla classica tigella con battuta di lardo e parmigiano, a combinazioni più audaci come salmone affumicato e maionese all’aglio, le possibilità sono infinite.  Lo gnocco fritto, altra tipicità, viene servito gonfio e dorato, croccante e vuoto all’interno, fatto apposta per essere farcito con salumi e formaggi e degustato  in compagnia.

In carta sono presenti menù tradizionali, regionali, baby, vegetariani e vegani con la possibilità di essere accompagnati da tigelle senza glutine e senza latte, gnocco fritto e salse con riordino illimitato, per soddisfare gusti, preferenze e intolleranze alimentari. Tutti i menu prevedono la personalizzazione di tigelle e gnocco abbinati a taglieri di terra, di mare, vegetariani e regionali, con libertà di composizione e farcitura grazie alle numerose salse home made salate e dolci.

Per il giorno dell’inaugurazione SABATO 11 MAGGIO è prevista una speciale promo: dalle 12.30 alle 23.00 menu speciale al prezzo fisso di 15€ in Formula Enjoy (1 tagliere tradizionale o vegetariano a scelta, 1 drink alcolico o analcolico, gnocco fritto, tigella e salse all you can eat). Dalle 18.30 DJ Set.

La nuova apertura di Torino è la quarta per il brand già presente con tre locali a Milano. Tigella’s Torino Centro è gestito in franchising dal franchisee Massimiliano Rizzi.

 

INDIRIZZI E ORARI TIGELLA’S TORINO CENTRO

–          Via Principe Amedeo 11 – aperto tutti i giorni dalle 19.00 alle 23.00, sabato e domenica anche a pranzo dalle 12.30 alle 15.00. E’ già attivo anche il servizio di take away.

Per prenotazioni  334 2213471

https://www.tigellas.it  – IG @tigella.s