Nel 1978 Gianni Rodari scrisse una storia per la rivista Lo Strona in cui raccontava di aver incontrato sul molo di Pettenasco una strana creatura, metà uomo e metà pesce
“… dall’acqua calma del lago sta emergendo, sotto le vecchie tavole dell’imbarcadero, un nuotatore grondante, inghirlandato di alghe, con il vuoto di un pacchetto di sigarette sulla spalla destra. Egli si libera del vuoto (che del resto è a perdere), si scosta le alghe dagli occhi e mi saluta con un sorriso..”. Nel 1978 Gianni Rodari scrisse una storia per la rivista Lo Strona in cui raccontava di aver incontrato sul molo di Pettenasco una strana creatura, metà uomo e metà pesce. Era il ragionier Pesce che aveva deciso di combattere una solitaria battaglia – trasformandosi egli stesso in pesce – contro l’inquinamento che aveva ucciso, a quei tempi, il plancton e di conseguenza interrotto la catena alimentare.
Più o meno negli stessi anni, infatti, Eugenio Montale descriveva il lago d’Orta come un luogo “dove neppure un’anguilla/ tenta di sopravvivere“. La storia dell’inquinamento del lago d’Orta era iniziata nel 1926, quando a Gozzano, all’estremità sud del lago, sorse uno stabilimento della Bemberg S.p.A, che fabbricava rayon col metodo cupro-ammoniacale. Al termine del processo, le acque di lavorazione, fortemente inquinate da solfato di rame e di ammonio, erano sommariamente depurate e scaricate nel lago, con le immaginabili conseguenze. Pochi anni dopo la morte di Rodari (1980), alla fine degli anni Ottanta, venne avviata un’imponente azione di recupero del lago, coordinata dall’Istituto Idrobiologico sugli ecosistemi che ha sede a Pallanza, sul lago Maggiore.
Poiché le acque del lago erano estremamente acide, si pensò di curarlo somministrandogli del bicarbonato. A tonnellate, naturalmente. Dopo qualche tempo, la salute del lago andò rapidamente migliorando e da anni è tornata ottimale. Ora, i pesci e finanche i gamberi, che vivono solo in acque pulitissime, abbondano ed è facilissimo vederli anche dalle rive. La battaglia del Ragionier Pesce del Cusio (alla cui figura è dedicata l’opera dello scultore Mauro Maulini collocata presso il Forum di Omegna), che a tutti era parsa disperata, ha quindi avuto un esito positivo, dimostrando che la fantasia è sovente l’arma migliore di cui disponiamo.
Marco Travaglini