ECONOMIA- Pagina 384

“Smantellare una ferrovia è un fallimento politico”

Riceviamo e pubblichiamo / In un momento in cui la cittadinanza è chiusa in casa e non può manifestare il proprio dissenso, sono cominciate le operazioni per lo smantellamento della linea ferroviaria in Val Pellice, sospesa dal 2012. Legambiente: “Scelta sbagliata nella forma e nei contenuti. Nessun confronto con il territorio”

 

La linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice è sospesa dal 2012. Come in molte altre realtà, il fermo è stato preceduto da un esercizio misto treno-bus, con corse sempre più limitate. La linea, in tali condizioni, ha patito la concorrenza con i bus diretti e con le auto private, perdendo progressivamente utenti sino alla sospensione. Da allora il Comitato Trenovivo, a cui i circoli locali di Legambiente partecipano, si batte per la sua riapertura.

Sebbene la linea sia stata indicata come tratta da ripristinare nella recente proposta di servizio ferroviario metropolitano elaborata da Trenitalia, l’attuale Giunta regionale ad inizi 2020 si è detta non interessata al ripristino. Gli amministratori locali non hanno ottenuto altro che la promessa di uno studio di fattibilità per un mezzo “ecologico” su gomma che potrebbe correre sul sedime trasformato in pista ciclabile.

Dal 23 aprile RFI sta procedendo allo smontaggio della linea elettrica aerea. L’Assessore regionale Gabusi ha dichiarato che si tratta della mera rimozione del cavo di contatto a causa di continui furti. In realtà, si sta procedendo con l’asportazione di tutta la catenaria, compresi i supporti, nonostante gli elementi siano recenti e in buone condizioni a detta degli stessi operatori.

È evidente di come si tratti di un’operazione radicale, senza ritorno, finalizzata sostanzialmente alla dismissione della linea.

Legambiente chiede che la Regione blocchi immediatamente lo smantellamento operato da RFI. I Sindaci agiscano direttamente per fermare i lavori, dal momento che non può essere sostenuto che si tratti di un intervento di manutenzione urgente che deroga alle limitazioni COVID-19. Il dibattito consiliare previsto in Regione per martedì 28 corre il rischio di avvenire a operazione pressoché compiuta. Inoltre si chiede che le Amministrazioni locali creino un tavolo di lavoro, stabile e partecipativo, sulla mobilità di valle con l’obiettivo non di discutere dell’una o dell’altra soluzione tecnologica di trasporto, ma di analizzare i flussi di spostamento locali, mettere a fuoco esigenze e potenzialità, evidenziare gli spostamenti più significativi e tracciare linee di azione a livello territoriale. Solo coordinandosi il territorio potrà essere in grado di avanzare richieste robuste alla Regione, avere contezza delle necessità e, in sostanza, poter attuare una vera politica della mobilità locale.

“Le amministrazioni locali, in questi anni, non hanno saputo ragionare su una proposta congiunta per la mobilità di valle – dichiara Fabrizio Cogno, presidente del Circolo Legambiente Valle Pellice – e su azioni territoriali per favorire la domanda di mobilità collettiva. È mancato un solido coordinamento volto allo studio dei flussi di mobilità del territorio e sulle esigenze da intercettare per promuovere il trasporto pubblico. In sostanza si è accettato l’incremento del trasporto privato senza neppur conoscere realmente l’entità degli spostamenti. L’Amministrazione regionale pare non cogliere del tutto le opportunità che ferrovie locali efficienti garantirebbero in termini sia di transizione energetica, sia di qualità dell’aria, peraltro in una delle aree più inquinate d’Europa. L’approccio ragionieristico sui costi di gestione funziona solamente se si finge di non conoscere i costi economici (per i singoli cittadini), ambientali, sociali e sanitari legati all’incremento del trasporto privato.”

“Si blocchi il lavoro di smantellamento della linea elettrica aerea – dichiara il Circolo Legambiente Pinerolo in un comunicato del suo direttivo – Si crei un tavolo di lavoro a cui partecipino le Amministrazioni Comunali interessate alla linea ferroviaria, con la presenza dei Comitati locali e delle Associazioni che sulla questione sono impegnate da anni. Un tavolo che dovrà avere il compito di studiare, definire e comunicare i dati relativi alla mobilità su questo territorio e di fare proposte attuabili e sostenibili, finalizzate a ridurre l’inquinamento atmosferico e a dare soluzioni adeguate alle esigenze di mobilità della popolazione”.

“Smantellare una linea di trasporto pubblico esistente è un’azione improvvida – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Farlo in tempo di lockdown, senza comunicazioni preventive non è un esercizio di stile. Stanno cancellando la possibilità di riattivare (come Legambiente chiede da tempo) un servizio essenziale per studenti e lavoratori, economico e a basso impatto ambientale, ad oggi sostituito da una linea bus, impattante sia dal punto di vista ambientale che da quello della qualità di vita. La giustificazione degli alti costi di esercizio è figlia di una mancata pianificazione, di un servizio che nel corso degli anni è stato reso sempre meno efficiente da scelte industriali e non supportato da scelte politiche. Si fermino finché sono in tempo e dialoghino con il territorio”.

Lagambiente Piemonte

Riflessioni sulla vita in epoca di Coronavirus

È scoppiata un’emergenza epocale, che sarà ricordata nei libri di storia, e ho capito cosa stava succedendo tardi, forse troppo tardi.

È stato come ricevere una botta in testa, sono rimasto stordito ed ho avuto bisogno di un po’ di tempo per riprendermi, riflettendo e meditando su che cosa stesse succedendo.

In sintesi:

  • Il Coronavirus ha dimostrato in modo evidente a tutti la fragilità dell’uomo. Siamo sulla Terra da ben poco tempo in rapporto alla vita del nostro pianeta e, ancor più, dell’Universo. La natura esisteva ben prima di noi ed esisterà molto dopo di noi. Siamo molto arroganti a pensare di essere in grado di governare la natura; è vero, ahimè, l’esatto contrario. Il Coronavirus potrebbe essere letto come un avvertimento, un segnale che la natura ci manda, e che sta a noi cogliere o meno. Passata l’emergenza e ripresa una sorta di “normalità”, dovremo adottare comportamenti adeguati, in modo da accompagnare la natura, non sfruttarla, ed essere consapevoli della nostra piccolezza. Se non faremo così, prima o poi subiremo conseguenze peggiori di una pandemia.
  • Si è molto discusso su come e dove sia nato il virus. Secondo me i complottisti a tutti i costi fanno un pessimo servizio all’umanità. La risposta più logica e semplice è che il virus sia nato da uno “spillover” dagli animali. Ce lo dice la scienza e ce lo ha detto, già tanti anni fa, la teoria dell’evoluzione di Darwin. Voler incolpare i cinesi, gli americani, le multinazionali, la Spectre o l’ONU, è pericoloso perché svia dall’individuare il problema per cercare di risolverlo. Negli ultimi venti anni si sono già verificati molti casi simili, questa volta la combinazione contagiosità / letalità del virus ha innalzato la pericolosità dell’epidemia. Vivere in promiscuità con gli animali, in certe aree del mondo, porta a facilitare i salti di specie dei virus, e di questo aspetto dovremo tener conto se non vogliamo che, un giorno, possa arrivare anche un virus peggiore di questo.
  • Nella gestione iniziale dell’epidemia nel mondo ci sono stati tanti errori, capiremo col tempo se alcuni fossero voluti oppure no. La Cina ha sicuramente sottaciuto molte cose, ad esempio la mortalità, ma anche la pericolosità del virus. Quando è arrivato in Europa i nostri medici virologi sono stati colti di sorpresa dalla contagiosità e dalla mortalità del virus. In questo i cinesi hanno una grave colpa, perché loro l’avevano vissuto in prima persona e avevano l’obbligo morale di avvertire il resto dell’umanità. La comunità scientifica cinese ha messo a disposizione le informazioni scientifiche, è vero, ma ciò che è mancato nello specifico è stata l’informazione sul modo migliore di gestire la malattia.
  • Il resto del mondo extra Cina è stato colto di sorpresa, nonostante alcuni segnali ben evidenti fossero forti e chiari. Alcuni scienziati da gennaio gridavano che il pericolo era grande, ma non sono stati ascoltati per nulla, un po’ come il pastorello che grida “Al lupo al lupo”, dato che le ultime pandemie si erano risolte senza grossi danni. Era necessario chiudere la Cina subito, bloccare i voli per tutto il resto del mondo ed adottare isolamento e quarantena, anche quando non c’erano ancora casi. Un po’ come ha fatto, a Prato, la comunità dei cinesi, che ha messo in quarantena chi arrivava dalla Cina e non ha importato neanche un virus. Oggi dovremmo ringraziare ed ascoltare chi allora ci avvertiva (faccio due nomi, Burioni e Galli tra tutti), invece di prenderli in giro. Purtroppo, anche tra i medici scienziati, c’erano quelli che minimizzavano (la famosa frase “è poco più di un’influenza”, che all’epoca confesso di aver detto anch’io, si è rivelata il peggiore killer, permettendo al virus di propagarsi indisturbato) e ci sono quelli che, ancor oggi, dicono sciocchezze (o che il virus sparirà, speranza di tutti, ma ben lontana dalla realtà, o che i vaccini non serviranno a niente, nelle pericolosissime tesi novax). In una pandemia come questa sono gli scienziati a dover guidare, con buona pace di coloro che gridano allo scandalo della dittatura degli scienziati, perché sono gli unici che possono indicare le soluzioni, almeno dal punto di vista sanitario.
  • L’Italia è stata sfortunata, perché è stato il primo Paese extra asiatico ad essere colpito ed è stato colpito duramente. Noi italiani abbiamo preso un cazzotto da KO. L’ipotesi più accreditata, che personalmente mi convince, è che nel mese di gennaio vi siano stati numerosi ingressi del virus nel nord Italia, e che questo abbia permesso al virus stesso di girare indisturbato per settimane, forse per più di un mese, creando così una sorta di bomba epidemiologica. Tra l’altro l’area più colpita (area produttiva della Lombardia sud orientale), oltre ad avere un clima che probabilmente si adatta perfettamente alla contagiosità del virus, è anche una di quelle più interconnesse con le aree circostanti per l’elevata propensione agli scambi commerciali e sociali. Quindi il posto perfetto per una rapida diffusione dell’epidemia. Potevamo accorgercene prima? Con le informazioni in possesso dei medici lombardi probabilmente no, ci sarebbe voluto un allarme mondiale di alto livello, ma solo i cinesi (e l’OMS) potevano lanciarlo.
  • La reazione italiana è stata tardiva? Secondo me no, in due giorni le aree di focolaio (le famose zone rosse) erano state chiuse e blindate. Il problema è che il virus aveva già circolato molto anche in altre zone e, nel giro di una settimana, il numero di casi è comunque esploso. Siamo stati presi alla sprovvista e qualunque misura epidemiologica in quel momento non avrebbe potuto fermare l’epidemia. Come dire, la frittata era fatta.
  • Il problema, secondo me, è stato dopo. Se vi ricordate, a fine febbraio, i casi erano tutto sommato limitati e molti politici volevano riaprire tutto, chi invitava alla prudenza erano i soliti scienziati poco ascoltati e molto presi in giro (Burioni, Galli e pochi altri). Lì il governo centrale e le Regioni più colpite hanno perso 10-15 giorni che si sono rivelati fatali per la diffusione del virus. Il lockdown nazionale, che è arrivato l’11 marzo, avrebbe dovuto essere varato a fine febbraio o al massimo ai primi di marzo. Avremmo avuto molti meno morti. Certo, col senno di poi, è molto facile emettere sentenze, in quel momento capisco che sarebbe stato molto difficile ed impopolare una chiusura nazionale, ma avrebbe potuto limitare molto la diffusione del contagio.
  • Il resto del mondo ha reagito in ritardo come l’Italia, con l’aggravante che aveva il nostro esempio sotto gli occhi. Per non parlare delle sciocchezze dette da due dei capi di Stato più importanti al mondo, Boris Johnson (che ha pagato personalmente i suoi ritardi, finendo in ospedale con un casco ad ossigeno in testa) e Donald Trump. E hanno pagato anche loro uno scotto di vite umane molto alto. Tutti tranne la Germania. E non è un caso: i tedeschi hanno saputo tracciare i casi, limitare i contagi, averli tutti sotto controllo, e limitare il numero di morti. Perché il numero di morti in Germania è così basso rispetto al resto del mondo? Semplicemente perché, con la mentalità organizzativa propria del popolo tedesco, hanno capito subito qual era il modo migliore per contrastare l’epidemia e l’hanno applicato molto in fretta. Sostanzialmente hanno applicato i manuali epidemiologici senza titubanze, anche se erano più di cento anni (101 per la precisione) che non si vedeva una pandemia di questa portata. Opinione personale, e lo dico da anni, i miei amici ne sono testimoni, la Germania oggi è il miglior posto in cui vivere, almeno dal punto di vista socio-economico.
  • Le immagini dei reparti di Terapia intensiva in subbuglio con persone che non respiravano e che i medici non potevano intubare, quelle dei camion militari che portavano via le bare da Bergamo perché non c’era più posto nei cimiteri, le immagini delle fosse comuni a New York, in cui sono stati buttati i cadaveri delle persone povere o senza tetto, che non hanno fatto in tempo a curare negli ospedali, beh tutte queste immagini mi hanno commosso fino alle lacrime. Non pensavo, in vita mia, di arrivare a vedere immagini così terribili riprese dietro casa nostra. Pensavo che nell’Occidente “civilizzato” certe cose non succedessero. Invece sono successe. Ho in mente anche un filmato che ha scosso la mia coscienza; il presidente della Regione Emilia Romagna, una di quelle più colpite, rispondeva ad un cittadino che gli diceva che non ce la faceva più a stare in casa; gli proponeva di uscire di casa, di togliersi dalle mura domestiche, ma solo per fare un giro all’ospedale di Piacenza nel reparto di Terapia intensiva, dove la gente moriva da sola, senza neanche il conforto della vicinanza di una persona cara. Ecco quel filmato è stato per me come un pugno diretto in faccia; insieme alle altre immagini di cui parlavo, non lo dimenticherò più.
  • Il governo bene ha fatto a istituire il lockdown. In effetti con questa misura, così estrema e mai utilizzata nella storia dell’umanità, ha salvato tante vite umane. Quante non lo sapremo mai probabilmente, anche se sono convinto che siano molte. Forse i messaggi avrebbero dovuto essere un po’ più chiari, si può fare footing sì o no, ginnastica sì o no, portare il cane a fare i bisogni ma solo in prossimità dell’abitazione, ma prossimità quanto? Altri Paesi, in particolare la Germania, sono stati più chiari nelle norme, anche perché la differenziazione per regione non ha aiutato. Secondo me, l’accanimento relativo al footing o alla ginnastica (particolarmente spinto in alcune regioni) è stato esagerato, era sufficiente vietare gli assembramenti permettendo lo sport individuale. Ma a parte questo aspetto, il sacrificio richiesto ai cittadini è stato accettabile, soprattutto in rapporto allo scopo, che era quello come detto di salvare vite umane. La tecnologia ci ha molto aiutato e, anche stando a casa, siamo potuti restare in contatto con amici e parenti.
  • Ovviamente il sacrificio molto più pesante chiesto agli italiani è stato quello economico. Purtroppo, in questa occasione, è emersa ancora una volta la conflittualità salute / lavoro: per la salute pubblica e per sconfiggere il virus dovremmo stare isolati in casa ancora dei mesi, ma è ovviamente impossibile prolungare così tanto il lockdown. Allo stesso modo, per permettere alle famiglie di mantenere il tenore di vita in corso, non si sarebbero dovute interrompere le attività produttive, ma anche questo era impossibile. La soluzione non può che essere quella di trovare un difficile equilibrio tra due esigenze primarie, entrambe prioritarie. Lo Stato deve aiutare chi si trova in difficoltà, a costo di ingrandire il già enorme debito pubblico. Ma, in questo caso, il debito che lasceremo alle generazioni future è strumento indispensabile. E l’Europa deve fare la sua parte; oggi non stiamo parlando di sovvenzionare debito a chi ha truccato i bilanci (come per la Grecia qualche anno fa), ma di venire incontro a chi ha dovuto chiudere attività economiche per bloccare il propagarsi dell’epidemia. Secondo me si tratta di solidarietà minimale.
  • Un’ultima considerazione sull’Europa: ma vi immaginate cosa sarebbe potuto succedere se non fossimo parte dell’euro e dell’Unione Europea? La nostra liretta sarebbe stata spazzata via, i nostri titoli di Stato non li avrebbe voluti più nessuno, l’inflazione avrebbe galoppato (perchè immagino avremmo dovuto stampare moneta) e il Paese sarebbe piombato vicino al baratro di un default. Invece di inveire contro l’Europa, ringraziamo a mani giunte chi ci ha fatto entrare in Europa e nell’euro.
  • Permettetemi solo una parola a favore della cultura. Nessuno ne parla, ma l’industria della cultura è totalmente a terra e si risolleverà con molte difficoltà. Lo Stato deve pensare anche alle migliaia di lavoratori in questo campo, che sono stati colpiti più duramente di altri (un esempio: quando potranno ripartire i concerti musicali? Difficile dire, forse solo nel 2021). Invece questo governo, per non parlare delle Regioni, non si occupa mai di questo settore, lo considera l’ultimo dei problemi. Un presidente di Regione a proposito della querelle sulla riapertura delle librerie, ha detto che non ha capito perché il governo abbia voluto riaprire proprio le librerie. Ecco un presidente così non avrà mai la sensibilità per favorire lo sviluppo della cultura.
  • Solo una riflessione sui governi regionali. Premetto che in tutte le mie considerazioni non ho mai tirato in ballo le beghe politiche interne italiane, e anche quello che sto per dire è del tutto neutro rispetto al colore politico delle regioni. In primo luogo chi ha lavorato bene: il Veneto ha bloccato l’epidemia prima degli altri, complimenti al presidente Zaia e ai suoi consiglieri che hanno fatto le scelte giuste, a volte anche andando coraggiosamente contro le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità. Poi l’Emilia Romagna ha contenuto in modo egregio l’epidemia, anche se alcune province sono state colpite ancora più duramente di alcune province lombarde. Poi la Lombardia. Certo sono stati fatti molti errori, però la situazione è stata talmente grave che ben difficilmente si sarebbero potuti limitare i contagi in modo più significativo con interventi locali. Forse si sarebbero dovute chiudere le province di Bergamo e di Brescia prima, ma l’intervento doveva essere del governo e rientra nei ritardi nazionali di cui parlavo più sopra. Grave invece la gestione delle RSA, dove si sono accese micce in una polveriera, creando qualche scoppio, ossia la diffusione del virus in tutta la struttura. Ma, ahimè, ancora più grave è stata la gestione nella mia regione, il Piemonte. E‘ stato sbagliato tutto, l’approccio nel fare i tamponi (troppo pochi per troppo tempo), la gestione dei laboratori che facevano i tamponi (non si è capito che dovevano essere potenziati immediatamente, era una priorità assoluta), la gestione domiciliare dei contagiati e di chi era in quarantena, totalmente abbandonati, la gestione dei medici e degli operatori sanitari in prima linea, totalmente abbandonati anche loro in termini di aiuti e protezioni, e la gestione delle RSA, che sono diventate importanti focolai oggi non ancora spenti. Secondo me l’assessore e il responsabile dell’emergenza hanno sulla coscienza un po’ di morti in Piemonte; forse è un’affermazione un po’ forte, ma se si fosse gestita meglio l’emergenza, i contagi sarebbero stati molti di meno e di conseguenza anche i morti. Secondo me l’assessore, se avesse un po’ di dignità, dovrebbe dare le dimissioni immediatamente.
  • Il futuro è incerto. Partiremo con una fase 2 (a proposito, in Piemonte vista la pessima gestione non è troppo presto? Non ce ne dovremo pentire con una repentina chiusura?) i cui contorni non sono ancora chiari. Certo, a leggere quanto affermano gli scienziati, dovremo convivere con le tre T: tracciamento, trattamento e test. Il tracciamento dovrà servire ad avvisare chi è venuto in contatto con un contagiato, strumento indispensabile per limitare l’espandersi del contagio. Per questo servirà l’App, che dovremo scaricare sui nostri telefonini. A tal proposito esprimo la mia opinione personale: l’App dovrebbe essere obbligatoria, perché la salute pubblica deve venire prima di qualunque considerazione sulla privacy. E’ più importante la segretezza dei miei dati o la vita umana di centinaia di persone? Io non ho dubbi a rispondere. Trattamento vuol dire che i contagiati dovranno essere seguiti a casa in modo adeguato e che gli ammalati gravi dovranno essere curati al meglio in ospedali attrezzati (separando ospedali solo COVID da ospedali no COVID). Test saranno gli esami sierologici massivi nella popolazione per individuare i contagiati. Aggiungendo le mascherine da portare, soprattutto nei luoghi chiusi, e il distanziamento sociale nei luoghi pubblici (si dice almeno un metro e mezzo), tutto ciò fa sì che non sarà certo un periodo facile. Però starà ai comportamenti di tutti noi impedire che il contagio riparta. In attesa di cure o vaccini che probabilmente potranno arrivare nel prossimo inverno o prossima primavera, sarà la maturità della popolazione a fare la differenza.
  • Un’ultima riflessione, relativa alla vita privata. In questo lungo periodo di lockdown credo che abbiamo avuto tutti più tempo del solito per riflettere su noi stessi e la vita che conduciamo. Anch’io l’ho fatto e sono giunto a due conclusioni molto importanti: la prima è che non vale la pena avere una vita frenetica in cui si passa da un’attività all’altra senza fermarsi mai. Credo che sia necessario per tutti avere ritmi più tranquilli, dedicare un po’di tempo a se stessi, godersi di più l’intimità familiare o comunque le mura domestiche. Socializzare è importante, mi verrebbe da dire indispensabile, ma non a tutti i costi. Imparare a gestire se stessi, interrogarsi e imparare a conoscersi credo che sia un modo per crescere interiormente e in consapevolezza, per essere più sicuri di se stessi. E poi, nelle meditazioni personali di questi giorni, ho scoperto (o forse per meglio dire ri-scoperto) che tutti noi abbiamo bisogno di spiritualità. Intendo dire che dobbiamo ascoltare i nostri bisogni interiori e dobbiamo darci delle risposte, che non possono essere solo materiali, solo razionali. Per me è stato importante riscoprire valori forse in parte perduti, o forse solo assopiti, che aiutano a orientare la propria vita e ad agire sentendosi responsabili delle proprie scelte.

Pietro Romano

Take away da lunedì in Piemonte ma non a Torino

La nuova ordinanza regionale, in firma in serata,  autorizza la vendita da asporto di alimenti dal 4 maggio (sempre purché il loro consumo non avvenga in loco), in Piemonte ma non a Torino 

Dal prossimo  lunedì gelaterie, bar, kebab,  ristoranti, pizzerie e  pasticcerie, saranno quindi autorizzati a vendere alimenti da asporto, ma nel capoluogo si dovrà rinviare forse a sabato 9 maggio.

La Regione è infatti  preoccupata dalla curva dei contagi nel capoluogo , considerando anche i quartieri  come san Salvario o il centro città, dove i locali della ristorazione sono troppo vicini tra loro, rendendo pressochè impossibile il rispetto delle distante di sicurezza.

 

Palazzo in centro città venduto a 60 milioni di euro

Importante operazione immobiliare nel centro di Torino: Kryalos SGR ha venduto  per 60 milioni di euro il palazzo di via Gramsci 7, che aveva acquistato nel 2018 attraverso Perseus, Fondo di investimento Alternativo (FIA)

Nell’immobile ha attualmente sede anche la Bim (Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestione). L’acquirente – secondo quanto scrive l’ansa –  sarebbe Invesco limited, la società di gestione degli investimenti quotata alla borsa di New York. Si prevede la riconversione degli spazi ad uso uffici in residenziale e la riqualificazione degli appartamenti esistenti posizionandoli tra i più alti standard di mercato.

Voucher scuola, il bando è aperto

Apre oggi alle 12 e resterà aperto fino alle 23.59 del 10 giugno 2020 il bando per il nuovo voucher scuola, il ticket virtuale per gli acquisti legati al diritto allo studio, che si presenta quest’anno con alcune importanti novità. 

Il voucher può contare su una dotazione finanziaria di oltre 18 milioni di euro, grazie all’integrazione tra risorse regionali e contributo statale per i libri di testo. 

 

Come presentare domanda

Le famiglie degli studenti (o gli studenti stessi se maggiorenni, purché non abbiano compiuto 22 anni e non abbiano già un titolo di studio di scuola superiore), con indicatore Isee 2020 non superiore a 26 mila euro e iscritti nell’anno 2020-2021 alle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, statale e paritarie, o ai corsi di formazione professionale in obbligo di istruzione possono quindi presentare un’unica domanda per  il voucher 2020-21, per le rette scolastiche di iscrizione e frequenza o, in alternativa, per  l’acquisto di libri di testo, materiale didattico, dotazioni tecnologiche funzionali all’istruzione, attività integrative previste dai piani dell’offerta formativa e trasporti, che comprende anche il contributo statale per i libri di testo.

Come di consueto, le domande possono essere presentate esclusivamente online, attraverso l’applicazione disponibile alla pagina www.sistemapiemonte.it/assegnidistudio, con le credenziali Spid (sistema per l’identità digitale della Pubblica Amministrazione) o, per chi le avesse ancora attive, con le credenziali di Sistema Piemonte usate per i precedenti bandi.

Attenzione: dopo l’accesso al sistema informatico per la presentazione della domanda con le apposite credenziali, è obbligatorio indicare:

a) una casella di posta elettronica valida per:

– ricevere informazioni in merito all’esito dell’istruttoria per l’assegnazione del voucher;

– ricevere il PIN da parte del gestore del servizio,

– recuperare il PIN tramite il sito https://beneficiari.edenred.it/web/ticketservice/recuperapin

Le informazioni di cui sopra saranno fornite esclusivamente alla casella di posta indicata nella domanda, non saranno quindi presi in considerazione indirizzi di posta elettronica differenti.

b) un numero di telefono cellulare valido.

 

Il valore del voucher 

L’importo si differenzia in base alle fasce di reddito e agli ordini di scuola. Si va da un minimo di 75 a un massimo di 500 euro per il voucher libri di testo, attività integrative, trasporti, materiale didattico e dotazioni tecnologiche e da un minimo di 950 euro a un massimo di 2150 euro, per il voucher iscrizione e frequenza. Restano le maggiorazioni per gli studenti con disabilità certificate (importi aumentati del 50 per cento) e con disturbi specifici di apprendimento o esigenze educative speciali (importi aumentati del 30 per cento) e ancora residenti nei comuni marginali del Piemonte (importi aumentati del 30 per cento). Per il “Voucher iscrizione e frequenza” è possibile dichiarare la volontà di utilizzare parte del contributo di iscrizione per l’acquisto dei libri di testo (importo di 150 euro per la scuola secondaria di primo grado e di 250 euro per la scuola secondaria di secondo grado) per le famiglie con un ISEE fino a euro 15.748,78.

 

Tempistiche

Scaduti i termini di presentazione delle domande (ore 23.59 del 10 giugno 2020), gli uffici dell’assessorato regionale all’Istruzione procederanno all’istruttoria e alla definizione della graduatoria, con l’obiettivo di rendere disponibile sulla tessera sanitaria l’importo del voucher a partire da fine luglio 2020. Fino al 30 giugno 2021, le famiglie beneficiarie potranno spendere la cifra presso la rete degli esercizi commerciali, i comuni, le istituzioni scolastiche, le agenzie formative convenzionate, le aziende di trasporto.

 

«Con l’erogazione dei voucher scolastici – spiega l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino – vogliamo offrire un sostegno concreto alle famiglie con figli in età scolare. Un aiuto che quest’anno è ancora più significativo in quanto l’emergenza coronavirus e la conseguente necessità di adottare la didattica a distanza ha comportato numerosi disagi a chi non ha a disposizione la strumentazione tecnica per poter seguire adeguatamente i corsi». «Proprio per questo – prosegue Chiorino – con i voucher sarà possibile acquistare anche tablet e strumenti tecnologici per fare in modo che i ragazzi possano avere tutti gli strumenti necessari per gestire qualsiasi emergenza o necessità, oltre che per poter usufruire di tutti gli strumenti digitali utili anche per lo svolgimento della normale didattica. Per agevolare le famiglie abbiamo anche potenziato il nostro numero verde, che oggi può contare su personale qualificato e formato e in grado, nella stragrande maggioranza dei casi, di rispondere nel merito a tutti i dubbi di genitori e famiglie. «Il nostro obiettivo ultimo – conclude Chiorino – è sempre quello di garantire il diritto allo studio con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, in modo che nessuno venga lasciato indietro o solo».

 

«Siamo lieti  – spiega la presidente del CSI, Letizia Maria Ferraris – della fruttuosa collaborazione tra le istituzioni regionali e il Consorzio, finalizzata ad applicare innovazione e tecnologia al servizio dei consorziati. Obiettivo del CSI è quello di realizzare, grazie alle sue piattaforme, strumenti informatici a favore degli utenti e, in questo caso, delle famiglie con figli in età scolare, in una realtà complessa, in cui si sono trovate con non poche difficoltà».

 

«Come per gli altri servizi di Sistema Piemonte, anche in questo caso il CSI ha avuto un ruolo importante nella realizzazione del sistema informatico che sta dietro al bando dei voucher scuola – spiega Pietro Pacini – Direttore Generale del CSI Piemonte – Ed è qualcosa che ci fa piacere, perché al di là dell’aspetto puramente tecnico e delle soluzioni che abbiamo utilizzato, averlo fatto ha significato affiancare i nostri enti nella realizzazione concreta di uno dei diritti più importanti di una società: quello allo studio».

 

Informazioni utili

Per informazioni e assistenza è attivo, da mercoledì 29 aprile, il Numero Verde gratuito 800-333-444 (dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18), oppure ci si può rivolgere agli Uffici relazioni con il pubblico o ancora può consultare il sito internet della Regione, alla pagina dedicata:

https://www.regione.piemonte.it/web/temi/istruzione-formazione-lavoro/istruzione/voucher-scuola/voucher-scuola-2020-2021

Bennet, carrello sospeso fino al 3 maggio

Terminerà il 3 maggio l’iniziativa Carrello Sospeso in molti ipermercati Bennet del Piemonte: Carmagnola, Caselle Torinese, Chivasso, Ciriè, Santa Vittoria d’Alba, Settimo Torinese, Torino – via G. Bruno, Vercelli.

Grazie alla collaborazione con Banco Alimentare, Bennet aderisce all’operazione di raccolta di generi alimentari di prima necessità per sostenere le fasce più sensibili della popolazione.

I clienti Bennet possono acquistare i prodotti e donarli depositandoli nell’apposito carrello posizionato all’ingresso del punto vendita. Il Banco Alimentare e molte altre Associazioni di volontariato saranno incaricati di effettuare il ritiro delle donazioni e a consegnarle alle famiglie bisognose sul territorio.

Pasta, tonno in scatola, olio, caffè, biscotti, passata, legumi, biscotti per bambini, omogeneizzati, zucchero, fette biscottate e latte e molto altro, sono i prodotti fondamentali per il Carrello Sospeso, utili a tutte quelle famiglie bisognose, aumentate nelle ultime settimane, che in questo periodo hanno maggiori necessità.
Bennet è al fianco della popolazione italiana in questo periodo di crisi e Carrello Sospeso conferma l’impegno costante della catena in questa direzione, tendendo una mano per un aiuto concreto.

Gtt restituisca almeno i soldi degli abbonamenti

I vari sindaci hanno dichiarato che, in pratica, solo un quarto dei passeggeri “normali” potrà salire su un autobus, sul tram, in metro. Dunque i 3 quarti hanno pagato per un servizio che viene negato…

… continua a leggere:

Atm, Atac, Gtt, Anm: restituite almeno i soldi degli abbonamenti!

La Solidarity a Torino è interreligiosa

Solidarity è un programma di aiuto che si sviluppa a Torino nel contesto della pandemia in corso. Si propone di portare cibo e generi di prima necessità alle persone senza fissa dimora che si trovano nei dormitori e per strada, e inoltre presidi sanitari ai medici e agli infermieri delle strutture ospedaliere in difficoltà.

La sua caratteristica è di essere espressione di un contesto interreligioso.

Sorge nell’ambito del movimento Noi siamo con voi – di cui è coordinatore l’ex assessore regionale Giampiero Leo -, a sua volta formatosi a Torino cinque anni fa per testimoniare la solidarietà verso le vittime innocenti delle persecuzioni che si ammantano di giustificazioni pseudo religiose, e vuole rappresentare un passo ulteriore dell’esperienza interreligiosa, questa volta sul terreno della solidarietà sociale all’interno della crisi in atto. La lotta contro la pandemia richiama tutte le migliori energie della società civile, con in prima fila le organizzazioni religiose, e può senz’altro dare luogo a un impegno di tipo nuovo, basato sulla collaborazione fraterna tra le diverse tradizioni spirituali.

La responsabilità della conduzione del programma è dell’associazione Interdependence (www.interdependence.eu), fondata tra gli altri da Don Ermis Segatti e da Claudio Torrero (diventato monaco buddhista col nome di Bhante Dharmapala), espressione di un percorso interreligioso ormai quasi ventennale; ma fa appello alla collaborazione di tutte le comunità religiose di Torino e del Piemonte. La raccolta fondi e l’organizzazione dei volontari è a cura di Progetto Leonardo Onlus, che da anni, sotto la guida di Tina Iezza, opera a Torino portando aiuto alle persone che vivono per strada.

Il conto su cui si raccolgono le offerte, di Progetto Leonardo Onlus, è contrassegnato dal seguente codice IBAN: IT98R0200801152000100191725. Nella causale va scritto: “SOLIDARITY: emergenza coronavirus”. Quel che verrà dato sarà deducibile e interamente impiegato per l’emergenza. Di ciò sarà fornito puntuale riscontro.

Verrà anche rapidamente posto in atto, in analogia col sostegno psicologico già oggi offerto dalle associazioni del settore, un servizio di sostegno spirituale a distanza, curato da figure religiose di diversa tradizione.

Bruciati 70 milioni di euro di fatturato negli hotel torinesi

Due  mesi di lockdown per le imprese alberghiere hanno significato bruciare 70 milioni di euro di fatturato

La fotografia della situazione è di Federalberghi Torino che chiede il riconoscimento dello stato di crisi e di individuare  sostegni a fondo perduto, risorse dirette alle aziende e svincolate da farraginosi iter burocratici, oltre a sostegno per i lavoratori ed esenzioni fiscali.

Secondo l’associazione di categoria Torino  ha perso  un milione e mezzo  di potenziali presenze tra il 21 febbraio e il 4 maggio. Per il weekend del 1 maggio e per Pasqua, la  perdita è stata complessivamente di 8  milioni di euro. Il tasso di occupazione delle camere si attestava al 72% a marzo e al 76% ad aprile, 80-85% nel weekend di Pasqua 2019.  Oggi è quasi a zero.  “Non possiamo guardare con  ottimismo al 4 maggio e alle successive date previste dal governo – commenta Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino – perché per il settore non cambierà molto: è infatti chiaro che nei prossimi mesi non vi saranno eventi, manifestazioni, il turismo business e gli spostamenti intraregionali saranno fortemente ridotti”.

Porta Palazzo, il mercato (dimezzato) riapre il 4 maggio

Riapre lunedì 4 maggio, orario 7-14, compreso il sabato, lo storico  mercato ortofrutticolo all’aperto di Porta Palazzo

L’incontro tra il Comitato provinciale per l’Ordine Pubblico e la Sicurezza e i rappresentanti degli ambulanti ha preso finalmente la decisione

L’assessore comunale al Commercio Alberto Sacco ha detto  che sarà effettuato un continuo monitoraggio per verificare che siano rispettati il posizionamento e il distanziamento dei banchi e  l’accesso regolamentato dei clienti. E’ previsto il dimezzamento del numero dei banchi,che passeranno  da 56 a 28 per la tettoia dei contadini e da 180 a 90 per la restante area. L’ingresso avverrà con accessi controllati attraverso varchi presidiati da volontari e la presenza sarà consentita, contemporaneamente a soli 2 clienti per punto  vendita. Per evitare assembramenti saranno anche soppresse temporaneamente le 4 fermate dei mezzi pubblici nella piazza. Gli ingressi, saranno in corrispondenza della Galleria Umberto I e di piazza della Repubblica 10, mentre i varchi di uscita in via Milano e corso Regina, al centro della piazza.

 

(foto Mario Alesina)