ECONOMIA- Pagina 361

Nomina del nuovo cda del Caat. Lazzarino confermato presidente

L’Assemblea dei Soci del CAAT, tenutasi in data 14 luglio 2020, ha visto la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione che rimarrà in carica per i prossimi tre anni, fino ad approvazione del bilancio 2022. Marco Lazzarino ( indicato dal Comune di Torino) è stato  riconfermato Presidente del CDA e Roberta Baima Poma ( indicata da Confesercerti ) riconfermata quale Consigliere.

Entrano inoltre a far parte per la prima volta del CDA di CAAT Stefano Cavaglia’ (Presidente dell’Associazione dei grossisti APGO), Ornella Cravero (indicata da Coldiretti) e Carmelo Bruno (indicato dalla Regione Piemonte).  Viva soddisfazione è stata espressa dal Presidente Marco Lazzarino per il rinnovo della fiducia che gli è stata accordata dai Soci.

‘Sono particolarmente soddisfatto – dichiara il Presidente del CAAT Marco Lazzarino  –  del lavoro che è stato compiuto in questi ultimi tre anni dalla quadra uscente. La società è stata risanata sotto l’aspetto dei conti ed abbiamo inoltre posto le basi per un ulteriore sviluppo del CAAT e per il suo rafforzamento quale polo agroalimentare di eccellenza assoluta nel panorama nazionale. Sono state inoltre gettate solide fondamenta che permetteranno di raggiungere numerosi traguardi negli anni a venire, nei quali ci attende ancora un importante lavoro da compiere per il consolidamento e lo sviluppo completo di tutte le potenzialità del Centro Agroalimentare di Torino”.

“Desidero in particolare – aggiunge il Presidente Marco Lazzarino – ringraziare i consiglieri uscenti Paolo Odette e Edoardo Ramondo che, grazie alla loro profonda conoscenza del settore e all’interno dell’impegno da loro profuso, hanno offerto, nel corso di questi anni, un contributo fondamentale alla Società, operando con spirito costantemente costruttivo e collaborativo. Porgo inoltre il mio benvenuto ai nuovi consiglieri Ornella Cravero e Carmelo Bruno. Con entrambi confido di instaurare un forte rapporto di fiducia e di collaborazione, avendo sempre quale faro lo sviluppo del nostro Centro, dal quale dipendono il lavoro e il sostentamento di migliaia di famiglie”.

“Mi fa inoltre particolarmente piacere – aggiunge il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – che la Regione Piemonte abbia indicato un proprio rappresentante all’interno del Consiglio di Amministrazione del CAAT ed auspico che questa presenza possa preludere ad una rinnovata attenzione da parte della Regione Piemonte nei confronti di ciò che costituisce un polo strategico per tutto il territorio regionale. Il CAAT persegue, infatti, un interesse di carattere generale e svolge un ruolo di straordinaria importanza nei confronti della comunità”.

“Nel corso dell’emergenza Covid – precisa il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – il Centro Agroalimentare di Torino ha dato, infatti, prova del suo ruolo fondamentale nell’ambito della filiera agroalimentare, continuando sempre ad operare e garantendo la fornitura costante di prodotti agroalimentari freschi, ed ha espresso nei fatti una concreta solidarietà nei confronti delle fasce sociali maggiormente colpite, attraverso consistenti donazioni di prodotti agroalimentari.

Il settore agroalimentare stesso si è  rivelato essere uno dei comparti maggiormente resilienti nel periodo dell’emergenza sanitaria e della crisi che abbiamo attraversato; ci siamo, infatti, tutti resi conto di quanto questo settore pesi da un punto di vista economico e occupazionale e quale risorsa fondamentale possa costituire per il nostro territorio regionale”.

“Il mio auspicio – conclude il Presidente Marco Lazzarino – è  rivolto al fatto che il nuovo CDA possa lavorare a stretto contatto e con il convinto e pieno supporto dei Soci pubblici, in modo da accrescere ulteriormente il ruolo del settore agroalimentare, fornendo un contributo fondamentale all’economia piemontese. Ricordo, infatti, come il ruolo fondamentale dei Centri Agroalimentari  italiani ( riuniti nell’Associazione nazionale Italmercati ) abbia ricevuto il riconoscimento a livello delle istituzioni europee, con le quali si è instaurato un dialogo costante. Proprio queste istituzioni stanno valutando i modi attraverso i quali poter supportare uno sviluppo ulteriore dei nostri centri, che rappresentano un’ossatura fondamentale nella rete logistica a livello europeo, al pari di porti ed interporti”.

Prove di ripartenza. Fca incentiva all’acquisto di auto del gruppo (anche senza rottamazione)

Un sostegno per ripartire: per tutto il mese di luglio, in Italia, il Gruppo del Lingotto attiva un programma di incentivi per chi acquista una nuova vettura Fiat, Alfa Romeo, Jeep e Lancia.

Si può beneficiare di un bonus fino a 10.000 euro, anche senza la rottamazione del veicolo usato. 

E i vantaggi aumentano con l’anticipo zero e prima rata a gennaio 2021, questo grazie al finanziamento a cura di  Fca Bank. L’iniziativa di Fca permette di ottenere subito fino a 7.000 euro di bonus per  una vettura Fiat, anche senza usato da rottamare, con anticipo zero e prima rata nel mese di gennaio 2021. Con  la stessa formula, è possibile acquistare una Fiat 500X a partire da 14.500 euro oppure una 500L o una Tipo a partire da 11.900 euro. Le offerte valgono anche per il marchio Jeep che offre un bonus fino a 7.000 euro sui modelli Renegade e Compass, senza rottamazione, con  finanziamento a 49 mesi Jeep Excellence (Fca Bank) che prevede Zero Anticipo e Zero rate per tutto il 2020.

(foto: il Torinese)

Qual è lo stato di salute dei laghi piemontesi?

Dei sette punti monitorati sul Lago Maggiore, due risultano “fortemente inquinati” ed uno “inquinato”. I dati sulle microplastiche nel Lago Maggiore

Legambiente: ““La scarsa qualità delle acque del lago  è una criticità nota e segnalata da oltre dieci anni e purtroppo è ancora irrisolta. Inaccettabile che ancora esistono situazioni di grave inquinamento con sversamenti maleodoranti nel lago da parte di sfioratori o immissari”

Qui la mappa interattiva del monitoraggio, con i punti di campionamento e i risultati delle analisi

Sono stati sette i punti monitorati quest’anno dalla Goletta sulle sponde Piemontesi del Lago Maggiore: quattro sono risultati nei limiti di legge, uno è stato giudicato “inquinato”, mentre gli altri due “fortemente inquinati”.

Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva nei laghi.

È questa in sintesi la fotografia scattata nella tappa piemontese lungo le sponde del lago Maggiore da un team di tecnici e volontari di Goletta dei Laghi, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute dei bacini lacustri italiani. A parlarne, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamane presso l’incubatoio ittico di Solcio di Lesa , sono stati Massimiliano Caligara, Presidente circolo Legambiente Gli Amici del Lago, il sindaco di Lesa, Aloma Rezzaro, e altri sindaci e assessori delle amministrazioni comunali del comuni rivieraschi, oltre ai rappresentanti di Arpa Piemonte e del CNR-Irsa di Verbania e le cooperative dei pescatori professionisti.

 

Con due punti fortemente inquinati, Arona si conferma città maglia nera della sponda piemontese del Verbano”, ha dichiarato Massimiliano Caligara, Presidente circolo Legambiente Gli Amici del Lago. “La scarsa qualità delle acque del lago – ha continuato Caligara – è una criticità nota e segnalata da oltre dieci anni e purtroppo è ancora irrisolta. Per cittadine lacustri come Arona e Stresa che basano la loro economia sull’offerta turistica, le acque pulite sono un presupposto minimale ed è inaccettabile che ancora esistono situazioni di grave inquinamento con sversamenti maleodoranti nel lago da parte di sfioratori o immissari. I parametri oggettivi di qualità ambientale del territorio devono essere prioritari, non solo per le politiche di promozione del turismo ma anche e soprattutto per il benessere e la salute dei cittadini residenti.”

Nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia, la 15esima edizione di Goletta dei Laghi quest’anno sta vivendo di una formula inedita all’insegna della partecipazione attiva dei cittadini, con più spazio a citizen science e territorialità. La missione di Goletta dei Laghi resta però sempre quella di non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e rilevare le principali fonti di criticità per gli ecosistemi lacustri: gli scarichi non depurati e inquinanti, la cementificazione delle coste, la captazione delle acque, l’incuria e l’emergenza rifiuti, in particolare l’invasione della plastica, che non riguarda soltanto mari e oceani, ma anche fiumi e laghi.

Partner di Goletta dei Laghi 2020 sono CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Media partner della campagna è invece La Nuova ecologia

I DETTAGLI DELLE ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL LAGO MAGGIORE

È bene ricordare che il monitoraggio di Legambiente non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri laghi, prendendo prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo lungo le sponde dei nostri laghi, rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano nei bacini lacustri. Il monitoraggio delle acque in Piemonte è stato eseguito gli scorsi 25 e 30 giugno dai volontari dell’associazione.

I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.

Sul Lago Maggiore continuano ad essere “fortemente inquinati, il punto alla Foce del torrente Vevera, presso il lido in via De Gasperi nel comune di Arona in provincia di Novara – segnale di una cronicità che va avanti irrisolta da più di dieci anni – e quello, sempre ad Arona, presso il Largo caduti Nassirya (sfioratore rio S.Luigi).

Inquinato il punto presso lo sfioratore Largo Marconi a Stresa (VCO), gli scorsi due anni dentro i limiti di legge.

Nei limiti di legge invece il punto alla Foce del Torrente Erno nel Comune di Lesa (NO), quello alla foce del rio Arlasca tra i Comuni di Dormelletto e Arona, gli scorsi due anni “fortemente inquinato”, e i due nel Comune di Verbania (VCO) presso la foce San Bernardino e del fiume Toce.

I prelievi e le analisi di Goletta dei Laghi vengono eseguiti da tecnici e volontari di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando laboratori certificati sul territorio. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli).

 

 

LEGENDA

Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente:

INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 500 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 1000 UFC/100ml

FORTEMENTE INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 1000 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 2000 UFC/100ml

Anche per l’edizione 2020 il CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Legambiente, Goletta dei Laghi e Goletta Verde. Nel 2019 il CONOU ha provveduto in Lombardia alla raccolta di 44.562 tonnellate di olio lubrificante usato. L’olio minerale usato è un rifiuto pericoloso che, se smaltito impropriamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Se gestito e rigenerato correttamente, può divenire una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti.

«Preservare l’integrità degli ecosistemi acquatici è un obiettivo centrale per il CONOU, impegnato da 36 anni ad evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato possa danneggiare i nostri mari e laghi. Basti pensare che, dall’inizio della sua attività, il Consorzio ha salvato dall’inquinamento una superficie grande due volte il mar Mediterraneo” dichiara Paolo Tomasi, Presidente del CONOU.

IL MONITORAGGIO RELATIVO ALLE MICROPLASTICHE

La conferenza stampa di oggi è stata anche l’occasione per presentare i dati relativi al monitoraggio della presenza di microplastiche nelle acque dei laghi realizzato   anche nell’edizione 2019 grazie alla collaborazione con ENEA e IRSA/CNR. Dallo scorso anno è stato introdotto anche il campionamento in colonna d’acqua, per stimare la presenza di microplastiche fino a 50 m di profonditàNel 2019 nel Lago Maggiore sono stati prelevati 9 campioni in 6 aree del lago (3 punti con replica). La media rilevata è pari a   605.638 particelle per chilometro quadrato di superficie. In colonna d’acqua è stato rilevato un dato medio di 1,99 particelle per metro cubo di acqua filtrata.


Inoltre tre laghi – Garda, Trasimeno e Bracciano – saranno al centro del progetto Blue Lakes che ha l’obiettivo di prevenire e ridurre l’inquinamento da microplastiche nei laghi, coinvolgendo partner scientifici, associazioni, autorità competenti e istituzioni. Il partenariato è coordinato da Legambiente e completato da Arpa Umbria, Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale, Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Università Politecnica delle Marche, Global Nature Fund e Fondazione Internazionale del Lago di Costanza in Germania.

Autostrade: a rischio le erogazioni di Fondazione Crt?

 “Auspichiamo che le decisioni che il Governo assumerà su ASPI-Autostrade per l’Italia siano inserite in un corretto quadro giuridico e tengano conto di tre elementi fondamentali:

la credibilità dell’Italia a livello internazionale, l’impatto economico e sociale sul mondo del lavoro e sulle potenzialità di crescita del sistema infrastrutturale sempre più strategico per il Paese e, per quanto ci riguarda, il valore sociale generato dalla redistribuzione delle risorse delle Fondazioni azioniste a favore degli enti non profit del territorio: un eventuale depauperamento della capacità erogativa della filantropia per il welfare, la cultura, l’istruzione, la ricerca, la tutela dell’ambiente e altri ambiti di intervento cruciali per l’intera collettività, significherebbe una riduzione della capacità di sostegno verso i soggetti più fragili, mettendone a rischio la tenuta proprio in un momento di forte criticità per il Paese”.
Lo ha dichiarato il Cda di Fondazione CRT, ricordando che “il territorio ha beneficiato indirettamente degli introiti costanti nel tempo derivanti dalla partecipazione di Fondazione CRT in Atlantia, risalente a 20 anni fa e pienamente coerente con la mission della Fondazione di contribuire allo sviluppo del territorio anche attraverso investimenti nelle infrastrutture”.

Chieri: giovani, come state?

601 chieresi under 35 hanno risposto ad un questionario di ascolto sulla pandemia e gli sviluppi futuri della città

Un sondaggio rivolto ai giovani cittadini chieresi under 35, per sapere come hanno vissuto l’emergenza sanitaria con le relative restrizioni, e per conoscere le loro idee sugli sviluppi futuri della città.

Giovani, come state?” è il focus promosso dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Chieri, in collaborazione con la Consulta Giovanile, con lo scopo di ‘sondare’ il vissuto dei giovani chieresi (si tratti studenti delle scuole superiori, universitari o lavoratori) ed elaborare nuove progettualità e soluzioni in risposta alle loro esigenze.

Un questionario di ascolto, articolato in sei sezioni,  rivolto a tutti coloro che abitano a Chieri e che hanno un’età compresa tra i 15 e i 35 anni.

Sono 601 le ragazze (63,2%) e i ragazzi (36,2%) che hanno aderito all’iniziativa: l’81,7% vive a Chieri il 18,3% nelle frazioni di Chieri; il 98% è di cittadinanza italiana (1 % Rumena 0,5 % Moldava 0,5 % Marocchina), come livello di istruzione prevalgono l’università e le scuole superiori.

Il 94,2 % ha trascorso la quarantena in famiglia, l’2,5% ha passato la quarantena da solo.

In cima all’elenco delle principali difficoltà riscontrate dai giovani in questi mesi di lockdown c’è la lontananza dalle persone care (56,3%), seguita dalla limitazione delle attività di benessere personale (46,7%), al terzo posto la difficoltà legata alla didattica a distanza (32,2%) (a differenza dello smart working che viene percepito come difficoltà solo dal 7,2% dei giovani.)

Significativo è stato inoltre il senso di solitudine (28,5%), la paura del contagio (27,8%), la mancanza di spazi individuali adeguati in casa (26,2 %) e la presenza di conflitti e tensioni in casa (22,7 %). La maggior parte dei giovani ha trovato conforto nella sua rete di relazioni di prossimità rimanendo in contatto con amici e familiari (86,8%), con colleghi (10%) e vicini di casa (7,3%).

Le cose che sono mancate di più: il contatto umano e fisico (82,8%) stare all’aria aperta a contatto con la natura (65,2%) frequentare locali, bar, ristoranti (54,5%).

Interessante il fatto che mentre durante la fase acuta della pandemia il 12,8% era molto preoccupato e il 53,2% abbastanza preoccupato, nella fase 2 l’abbastanza preoccupato scende al 23.2%, coloro che sono poco preoccupati risultano il 61,7% e il 12,8% si dichiara per nulla preoccupato.

Quasi tutti i giovani hanno proseguito il loro percorso formativo con la modalità di didattica a distanza (però il 34,3% ammette un minor impegno rispetto a prima), solo il 2,7% ha interrotto la sua attività di studio a causa Covid-19.

Dal questionario si rileva infine che circa il 24,7% degli interrogati ha interrotto la sua attività lavorativa ma questa riprenderà a breve e il 6,2% ha perso il lavoro.

Circa le modalità con cui i giovani si sono informati in questo periodo di emergenza, prevalgono i social network (FB e IG) al 26%.

Circa le sfide del futuro a Chieri, sono considerate come prioritarie 1) le misure di sostegno economico e di attivazione del credito per le microimprese e il commercio; 2) l’attivazione di progetti per la qualità dell’ambiente, il clima, la salute e la mobilità sostenibile; 3) la riqualificazione e vivibilità dello spazio pubblico e riattivazione di spazi dismessi o sottoutilizzati.

Tra i temi indicati come quelli che stanno maggiormente a cuore, emergono lo sviluppo e la manutenzione di percorsi percorribili con mezzi di trasporto ecologici, la realizzazione di un cinema per attirare i giovani di Chieri e dintorni,  la cura delle aree verdi pubbliche, la promozione di eventi culturali di rilievo destinati ai giovani, il completamento dell’area sportiva di San Silvestro.

Alla domanda “saresti disponibile a partecipare ad incontri di progettazione collaborativa o ad attività di volontariato con il Comune di Chieri?” il 46.9% afferma di non avere tempo, 36.2% dichiara di essere disposto a mettersi in gioco in prima persona.

“L’obiettivo del questionario era quello di  arrivare in modo capillare a tutti i giovani del territorio per capirne il vissuto  – commenta l’assessore alle politiche giovanili Paolo RAINATO Un’iniziativa complementare al progetto ‘Chieri partecipa’, che ha consentito di far emergere le priorità sulle quali questa fascia di età chiede alla città di concentrarsi per dare risposte alle loro esigenze. Sorprende, però, che vengano indicate come sfide future o priorità temi sui quali l’amministrazione ha già investito, o su cui comunque sono presenti delle progettualità. Esiste quindi una narrazione parallela della città di tipo generazionale, che questo sondaggio ha consentito di far emergere. La survey ha dato modo di far esprimere un buon numero di giovani che risiedono nella nostra città, proponendo anche temi nuovi che fanno riferimento ad esperienze di altre città d’Italia ed europee. Il prossimo passo sarà quello di presentare alla Giunta i risultati, dando loro la possibilità di rispondere punto su punto a quelle che sono le suggestioni emerse. L’elaborato finale del sondaggio è sicuramente importante, e servirà da stimolo e da bussola per le politiche che decideremo di adottare nei prossimi anni”.

Marsiaj nuovo presidente degli industriali torinesi

E’ Giorgio Marsiaj, presidente della Sabelt, nota azienda che produce cinture di sicurezza, calzature  e sedili per auto, il nuovo presidente dell’Unione Industriale di Torino.

E’ stato eletto dall’assemblea generale degli imprenditori riunitasi in streaming, al termine del mandato svolto da  Dario Gallina.

Al suo fianco i vicepresidenti Massimiliano Cipolletta, Antonio Calabrò, Anna Ferrino e Marco Lavazza. Si aggiungeranno il futuro presidente dell’Amma che sarà  nominato a settembre al posto di Marsiaj. Nel Comitato di Presidenza  anche Alberto Lazzaro, presidente dei Giovani Industriali e Giovanni Fracasso, presidente del Comitato Piccola Industria.

Vitale alla guida di Turismo Torino

L’Assemblea Ordinaria di Turismo Torino e Provincia, riunita questa mattina, lunedì 13 luglio, ha nominato Maurizio Vitale quale nuovo Presidente dell’Ente, nonché i membri del Consiglio di Amministrazione.

L’Assemblea ha espresso unanime e sincero ringraziamento al dottor Maurizio Montagnese per “il generoso impegno profuso alla guida dell’ATL negli ultimi 9 anni, durante i quali ha guidato una difficile fase di transizione conclusa creando una struttura solida e con validi professionisti animati da una forte passione per promuovere la città e il suo territorio”. Analogo apprezzamento è stato espresso nei confronti della dottoressa Daniela Broglio che ha lasciato l’incarico di Direttore dopo una lunga e proficua collaborazione iniziata alla fine degli anni ’90.

Il nuovo Consiglio di Amministrazione in rappresentanza degli Enti sarà composto da Maurizio Vitale, Maria Luisa Coppa (Presidente Ascom Torino), Franco Capra (Sindaco di Claviere), Giancarlo Banchieri (Presidente Confesercenti di Torino e Provincia e Confesercenti Piemonte) e Francesca Soncini (Direzione Commerciale e Marketing Extra Aviation, Comunicazione SAGAT).

Ringrazio i soci dell’unanime fiducia che mi hanno accordato – sottolinea Maurizio Vitale. Eredito da Maurizio Montagnese, che ringrazio della sua affettuosa accoglienza, un’azienda sana con un efficace equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. Lavorerò affinché Turismo Torino e Provincia renda orgogliosi i propri stakeholder pubblici, appassioni gli interlocutori privati e faccia innamorare del nostro territorio quanti più turisti possibili.”

 “Siamo sicuri – sottolinea Chiara Appendino, Sindaca della Città di Torino – che Maurizio Vitale in qualità di nuovo Presidente dell’ATL proseguirà con impegno e determinazione nella promozione della nostra destinazione nella consapevolezza di ereditare una situazione di risultati positivi seppur, allo stato attuale, frenata dal Covid19; proprio per questo riponiamo massima fiducia nel suo operato al fine di sostenere un settore, quello turistico, che ora più che mai ha bisogno di un forte rilancio per attirare i turisti italiani nei prossimi mesi e gli stranieri dal 2021 in poi”.

Maurizio Vitale Jr, nato a Torino, si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Dal 1998 al 2008 eÌ marketing corporate manager in BasicNet, prima ad Amsterdam e poi a Torino. Nel 2006 fonda Movement Entertainment, che negli anni 2012, 2013 e 2014 eÌ stata insignita dal Presidente della Repubblica Italiana della medaglia al valore per l’attività svolta. Porta al successo il Movement Festival e il Kappa FuturFestival, che nel 2019 riceve l’International Music Award come migliore festival del mondo. Nel 2014 costituisce la sede torinese della fondazione Art of Living Italia. Dal 2014 eÌ membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Cavour. Nel 2016 riceve il Premio Bogianen «per aver innovato il panorama dell’intrattenimento cittadino in un’ottica internazionale e aver dato avvio a una nuova formula di imprenditorialità culturale.

Bruciati 280 miliardi di euro

La fotografia scattata dall’Osservatorio sui bilanci delle SRL pubblicata dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti

 

COMMERCIALISTI: BRUCIATI 280 MILIARDI DI EURO. NEL PRIMO SEMESTRE IL FATTURATO DELLE AZIENDE ITALIANE (SPA E SRL) CROLLA DEL -19,7%. IN PIEMONTE LA PROVINCIA IN MAGGIOR SOFFERENZA E’ BIELLA (-24,5%)

Tra le altre province piemontesi, Torino(-22%), Vercelli(-22%),Novara(-23,3%), Cuneo(-20,2%), Asti(-21%), Alessandria(-21,3%) e Verbano-Cusio-Ossola(-23,5%)

 

Roma 9 luglio 2020 – Fatturato in caduta libera (-19,7%) per le aziende italiane (spa e srl) nel primo semestre dell’anno con una perdita di oltre 280 miliardi di euro. Il dato emerge dall’Osservatorio sui Bilanci delle SRL 2018 e stime 2020 del Consiglio e della Fondazione Nazionali dei Commercialisti che ha misurato l’impatto dell’emergenza COVID-19 ed il relativo lockdown sul fatturato delle società di capitali nei primi sei mesi dell’anno. Nell’analisi sono considerate circa 830 mila società che fatturano complessivamente circa 2.700 miliardi di eurol’89% di tutte le imprese e l’85% circa di tutti gli operatori economici. L’Osservatorio sui bilanci dei commercialisti elabora i dati presenti nella banca dati AIDA di Bureau van Dijk.

In Piemonte la provincia in maggior sofferenza è Biella (-24,5%). Questi i dati delle altre province piemontesi: Torino (-22%), Vercelli(-22%), Novara(-23,3%), Cuneo(-20,2%), Asti(-21%), Alessandria(-21,3%) e Verbano-Cusio-Ossola(-23,5%).

 

Tra le province ad accusare maggiormente gli effetti della pandemia, Potenza (-29,1%), Arezzo (-27,2%), Fermo (-26,3%), Chieti (-25,8%) e Prato (-25,3%) con performance peggiori del dato nazionale, mentre resistono meglio Siracusa (-13,7%), Cagliari (-13,8%), Roma (-16,1%), Genova (-16,5%) e Trieste (16,7%).

 

Tabella Prime 10 province per perdita di fatturato

Province VAR VAR %
1 Potenza -1.345.023 -29,1%
2 Arezzo -2.130.648 -27,2%
3 Fermo -599.902 -26,3%
4 Chieti -1.899.450 -25,8%
5 Prato -1.175.646 -25,3%
6 Pordenone -1.668.595 -25,3%
7 Pesaro e Urbino -1.499.230 -25,0%
8 Lecco -1.852.282 -24,8%
9 Terni -691.224 -24,7%
10 Biella -765.987 -24,5%

 

 

 

A livello di macroarea la maggior sofferenza si avverte nel Nord-Est (-21,3%), mentre  le isole (-17,6%) fanno registrare la minor perdita in termini di variazione percentuale.  Nel dettaglio emerge come nel solo mese di aprile, unico mese ad essere sottoposto interamente agli effetti della fase 1 del lockdown, la perdita di fatturato calcolata sulla base delle simulazioni descritte è pari a 93 miliardi di euro (-39,1%).

 

Tabella Simulazioni fatturato primo semestre 2020 società di capitali e variazioni annuali

MACROAREE 2020 2019 VAR VAR %
NORD-EST 253.583.863 322.064.990 -68.481.127 -21,3%
NORD-OVEST 488.347.999 606.833.534 -118.485.535 -19,5%
CENTRO 279.567.872 342.009.069 -62.441.197 -18,3%
MERIDIONE 84.934.829 107.846.051 -22.911.221 -21,2%
ISOLE 33.653.748 40.840.551 -7.186.803 -17,6%
ITALIA 1.140.088.310 1.419.594.194 -279.505.884 -19,7%

 

Le differenze territoriali riflettono la diversa struttura produttiva territoriale, soprattutto la differente composizione del peso del fatturato proveniente dalle attività industriali e del commercio che esprimono il peso maggiore in termini di fatturato delle società di capitali italiane e che risultano essere anche le attività più interessate dal lockdown. In particolare, il fatturato delle società di capitali dell’industria e di quelle del commercio, complessivamente prese, pesa per il 69% sul fatturato totale. Inoltre, nel corso della fase 1 del lockdown, il fatturato delle società appartenenti ai settori chiusi per decreto è stato pari a 41,2% per l’industria e 43,9% per il commercio, con molti sottosettori con valori anche pari al 100% (ad esempio l’intero comparto automobilistico).

 

“Quella che emerge dalle nostre simulazioni sulla perdita di fatturato delle società di capitali italiane nel primo semestre dell’anno – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani –  è una cifra impressionante che non può non destare enorme preoccupazione per il destino delle imprese italiane”.

 

“Adesso – aggiunge Miani – è urgente intervenire per spingere la ripresa, sia con interventi di alleggerimento della pressione finanziaria sulle imprese, a partire dal versante fiscale, sia con interventi che rafforzino il clima di sicurezza generale e quello più specifico nei settori produttivi. Non ci sembra appropriato l’eventuale intervento sull’Iva, oneroso per il bilancio pubblico ma molto poco stimolante per la ripresa di consumi e investimenti, mentre molto importanti appaiono gli interventi di stimolazione produttiva come l’ecobonus al 110%, a patto però che vengano lanciati velocemente in un quadro regolatorio il più chiaro e trasparente possibile”.

 

Oltre a ciò, secondo Miani “sarà fondamentale disegnare nel medio periodo una riforma fiscale che completando il riequilibrio ormai interrotto tra la tassazione sul lavoro e quella sui consumi, riduca la pressione fiscale sul ceto medio e sui giovani, così da favorire sia un accrescimento del reddito spendibile da parte delle famiglie con figli, che hanno una più elevata propensione al consumo, sia incentivando la propensione a lavorare delle fasce più deboli e l’emersione del nero”.

La nuova 500 elettrica debutta a Torino

La Nuova 500 elettrica è stata pensata, disegnata e ingegnerizzata a Torino: è un vero prodotto del ‘made in Fiat’ e del ‘made in Torino’, un eccellente esempio della capacità di creare e innovare di cui l’azienda e la città, dove nacque più di 120 anni fa, sono ricchi.

Non poteva dunque che svelarsi al pubblico a Torino la nuova 500 “La Nuova 500 “la Prima” cabrio è la prima open-air a quattro posti e zero emissioni di CO2 del Gruppo.

Martedì 14 Luglio il Mirafiori Motor Village, primo flagship store del Gruppo FCA, ospita il debutto torinese della nuova vettura, dopo la presentazione al Quirinale e a Palazzo Chigi del 3 Luglio. Un appuntamento unico per tutti gli appassionati di motori.

Sono passati 63 anni da quel lontano 4 luglio 1957 quando Fiat presentò al mondo una delle auto più amate: la 500. Il mitico “Cinquino” fin da subito ha saputo affermarsi come love brand, diventando un vero fenomeno di costume e ambasciatore del made in Italy nel mondo. Come negli anni 60 quando la 500 diede vita alla mobilità di massa esaltando il concetto di dolcevita e di spensieratezza, così oggi la Nuova 500 veicola di nuovo positività e ripartenza, diventandone la bandiera e, allo stesso tempo, regalando una nuova dimensione di mobilità urbana elettrica e sostenibile.

Dalle 18.30 del 14 Luglio il Mirafiori Motor Village di Piazza Cattaneo a Torino, ospiterà la presentazione ai clienti della vettura. A causa dell’emergenza sanitaria l’accesso del pubblico all’evento sarà possibile solo su prenotazione. Tel. 011 19620438

Il profondo rosso della cultura dopo il lockdown

Dopo il lockdown il mondo della cultura piemontese ha finalmente l’occasione per incontrarsi con le dovute “distanze” all’interno del Teatro Carignano di Torino per assistere all’evento che l’Osservatorio Culturale del Piemonte ogni anno riserva al racconto dei dati sulla cultura in regione.

 

Tuttavia, il Covid ha sparigliato le carte e il racconto del 2019 rimane solo sullo sfondo, divenendo lo scenario su cui emergono i numeri di un’urgenza: quella indotta dalle perdite del comparto culturale in Regione nei primi sei mesi del 2020. Il racconto degli effetti dell’emergenza Covid-19 diviene ancor più cruciale per un comparto caratterizzato da una cronica debolezza strutturale.

 

Come eravamo: da un 2019 nella norma a un 2020 dove ogni regola fa eccezione

Sulla scia degli anni che lo hanno preceduto, il 2019 in Piemonte non segna variazioni significative: cresce di poco il pubblico dei musei che arriva a sfiorare i 6 milioni e 680 mila ingressi mentre l’Abbonamento Musei, nell’anniversario dei suoi 25 anni, raggiunge quasi 130 mila tessere vendute e poco meno di un milione di visite effettuate; il cinema nel 2019 recupera le perdite in termini di spettatori e incassi dell’anno precedente e aumentano di poco raggiungendo quota 261 milioni le risorse messe a disposizione dall’insieme dei soggetti istituzionali che sostengono la cultura. Seppure il 2019 possa essere visto come un anno “nella norma”, nel contesto attuale, assume un suo ruolo come momento terminale di una serie precedente. Un “prima”, dopo il quale la cultura è obbligata a ripensarsi. Il 23 febbraio 2020 e il Decreto Legge n.6 (il primo di una serie di provvedimenti e misure per far fronte e contenere la pandemia sanitaria dovuta alla diffusione in Italia del Coronavirus) segna una cesura. Mai prima d’allora nella storia recente dalla Seconda guerra mondiale musei, biblioteche, cinema e teatri erano stati chiusi per un periodo così lungo.

 

Il monitoraggio degli effetti del Covid-19 sul comparto culturale piemontese

Sin da subito, all’inizio dell’emergenza Covid, l’Osservatorio Culturale ha predisposto un monitoraggio ad hoc rivolto agli operatori e alle organizzazioni del comparto presenti sul territorio regionale piemontese, con l’obiettivo di fornire un quadro di quali fossero gli effetti diretti e la dimensione complessiva dei danni economici arrecati al sistema culturale dalle misure restrittive adottate dal Governo. Cuore del monitoraggio sono state le 3 fasi di rilevazione dei dati che hanno seguito temporalmente le disposizioni ministeriali che si sono succedute e consentito di osservare passo dopo passo cosa stesse accadendo. Hanno preso parte alle tre fasi di rilevazione 958 soggetti attivi nel settore culturale regionale (operatori dello spettacolo dal vivo, musei e beni culturali, organizzazioni impegnate in eventi, biblioteche e archivi, centri culturali, imprese culturali ed erogatori di servizi al comparto). Un campione confrontabile di 246 soggetti su 958 ha aderito almeno alla seconda e alla terza fase di monitoraggio, consentendo di tracciare l’evoluzione delle difficoltà e di operare un raffronto tra i vari periodi di rilevazione. In base alle risposte fornite esclusivamente dai soggetti rispondenti, le perdite dichiarate ammontano a circa 36 milioni di euro, di questi 23,4 milioni (oltre il 65% del totale) sono riconducibili al campione confrontabile. Pesano sulle casse delle organizzazioni non solo le entrate mancate ma anche i costi sostenuti durante il periodo di chiusura e sospensione delle attività: 16 milioni di euro (11,3 dei quali riferiti al solo campione confrontabile). Le cifre maggiori sono riconducibili al patrimonio, ovvero ai musei e beni culturali (il costo medio sostenuto ammonta a circa 125.000 euro).

 

La stima delle perdite economiche del comparto culturale piemontese nei primi sei mesi del 2020

Oltre alle indicazioni derivate dai questionari, l’Osservatorio Culturale del Piemonte si è avvalso delle serie storiche riguardanti gli ingressi nei musei, gli spettatori e gli incassi relativi allo spettacolo dal vivo e all’esercizio cinematografico di tutta la Regione degli ultimi anni per determinare una stima delle perdite economiche riferita all’intero universo degli operatori e non solo al sottoinsieme dei rispondenti al monitoraggio. Si stimano in circa 50 milioni di euro i mancati incassi di tre comparti dell’offerta culturale regionale:

Musei: perdono tra i 19 e i 20 milioni di euro, ripartiti in una cifra attorno ai 14 Mln € per la sola città di Torino e attorno ai 6 Mln € per tutto il resto della Regione.

Spettacolo dal vivo: la perdita è stimata attorno ai 17,5 Mln di Euro (1,5 Mln da servizi non effettuati come laboratori, didattica, affitti, service a manifestazioni ecc. mentre i restanti 16 Mln € da mancati incassi da biglietteria, da ripartirsi in una quota attorno al 75% per la città di Torino e i rimanenti 4 Mln di Euro per il territorio regionale). Una forte variabilità nella cifra complessiva è relativa, anno per anno, ai grandi concerti pop che rappresentano macchine economiche di forte impatto. Inoltre, la stima sulle perdite del primo semestre non comprende la stagione estiva, ricca di eventi ma soprattutto di festival che intersecano i diversi settori, musica di generi differenti, teatro, danza, cinema.

Cinema: la perdita secca è stimata in circa 13,5 milioni di euro, se si tiene conto della media di incassi negli ultimi 5 anni, suddivisibili in circa 5,5 Mln € per Torino e 8 Mln € per il territorio regionale.

 

In questo conteggio non rientrano i contratti per forniture esterne che musei e organizzazioni di spettacolo dal vivo hanno interrotto verso le cooperative, le imprese di pulizie, i servizi didattici, tutte risorse che vengono a mancare all’insieme del comparto culturale e al suo indotto. Vanno aggiunti al conteggio anche gli operatori e le imprese che si occupano della produzione di attività culturali, dagli eventi all’organizzazione di mostre, alla valorizzazione dei beni culturali e del comparto che viene compreso nel termine imprese culturali e creative (con imprese che vanno dal design all’editoria, al comparto audiovisivo, ai videogames…). Considerando l’intero paesaggio, il computo delle perdite si estende ed emerge con evidenza come nel primo semestre si possa considerare già superata la soglia dei 100 milioni di euro.

 

Il lavoro culturale e l’emergenza degli invisibili

Il comparto culturale vede tra le fila dei propri lavoratori una forte presenza di soggetti non inquadrati nei contratti di dipendenza. Oltre alle partite Iva, i Co.Co.Co., ma anche lavoratori intermittenti (soprattutto dello Spettacolo Dal Vivo) con forme contrattuali che non permettono, nella gran parte dei casi, di essere inclusi nella platea dei destinatari di possibili sussidi. Lavoratori inquadrati, titolari di contratti regolari, che pagano tasse e contributi ma invisibili ai database degli istituti nazionali al momento di erogare forme di sussidio e aiuto, che si stima prossimo alle 300 mila unità  a livello nazionale.

Nei diversi rilevamenti degli effetti del COVID sull’occupazione culturale e con l’ultima rilevazione di maggio effettuata dall’Osservatorio è possibile confrontare come cambia la situazione per coloro che hanno risposto ai successivi questionari: la quota di coloro che hanno avuto accesso a forme di sostegno e di ammortizzatori sociali passa dal 10% della prima rilevazione al 29% della seconda e si attesta sul 44% nel terzo questionario, testimoniando l’allargamento progressivo della platea degli aventi diritto a forme di sostegno e di ammortizzazione delle perdite economiche. Si tratta per la maggior parte dei casi di Cassa integrazione ordinaria e in deroga o di Fondo integrativo salariale (poco più della metà in entrambe le rilevazioni). Seguono il bonus di 600 € (poco più del 20% nella seconda rilevazione, poco più del 30% nella terza), e la sospensione nel pagamento dei contributi, al 10% nella seconda rilevazione, sopra al 35% nella terza.

 

In tempo di distanziamento, la cultura abbraccia il digitale

Malgrado le plurime difficoltà, durante il lockdown le organizzazioni culturali hanno manifestato un comportamento reattivo per riaffermare la propria presenza in modo alternativo attraverso strumenti digitali e canali social. Certamente è aumentata la consapevolezza dell’importanza del digitale anche per quelle realtà culturali che per tanto tempo se ne sono tenute a distanza. Dai questionari compilati nel corso del monitoraggio risulta che il 64% dei rispondenti ha avviato iniziative, progettato o ideato contenuti per compensare la chiusura dei siti con un rapporto almeno virtuale con i propri pubblici. Una quota pari al 20% del totale ha prodotto contenuti nuovi espressamente progettati per il web, mentre per la maggioranza dei soggetti si è trattato di “spostare in rete” materiali già disponibili in formato digitale. Si evidenzia un balzo in avanti nell’uso del digitale e l’85% dei rispondenti ha reso disponibili le offerte digitali in maniera completamente gratuita. 

Vale la pena sottolineare anche l’importante ruolo dell’offerta digitale nel caso delle biblioteche: la stima di 220 mila prestiti mancati viene attenuata dal potenziamento dei servizi digitali presenti già prima del lockdown e offerti attraverso la piattaforma di MLOL: nei sistemi bibliotecari piemontesi in cui è attivo il servizio gli accessi nei mesi da marzo a giugno sono raddoppiati, tanto che nel primo semestre del 2020 sono stati quasi raggiunti gli accessi di tutto il 2019. Simile la crescita dei prestiti di e-book che nel 2019 sono stati circa 62 mila e nei primi 5 mesi del 2020 poco meno di 52 mila. Le consultazioni dei quotidiani e delle riviste in tutto il 2019 sono state di 1,3 milioni mentre alla fine di maggio 2020 erano poco meno di 1,1 milioni.

 

Sfide: fare i conti con pubblici, sostenibilità e missione che la cultura vuole avere

Il COVID si è abbattuto su di un comparto già in condizioni di sostenibilità precaria, indebolito da lunghi anni di crisi economica, caratterizzato da grande frammentazione interna e da un quadro normativo incompleto e contraddittorio. Oggi la cultura si trova a fare i conti con i costi del distanziamento sociale e le limitazioni che abbassano le soglie di pubblico in moltissimi casi ben al di sotto delle soglie di sostenibilità economica. Molte istituzioni e organizzazioni culturali dovranno ripensare da zero le forme di sostenibilità e ri-inventare nuovi business model. Come afferma Luca Dal Pozzolo, Direttore dell’Osservatorio Culturale del Piemonte: «Pensare a un pubblico più che dimezzato, non significa un automatismo nel chiedere più soldi allo Stato per ripianare le perdite, indipendentemente dalla natura dell’organizzazione, ma implica trovare un altro modello di sostenibilità, economica, sociale e culturale e ripensare completamente la propria missione. Il pubblico nelle sale non significa solo euro nelle biglietterie, ma è anche l’indicatore di come le risorse – e specie quelle pubbliche – vengano distribuite nel corpo sociale. La conquista del più vasto pubblico possibile è un compito etico delle istituzioni, oltre a essere l’indicatore dell’efficacia della redistribuzione delle risorse pubbliche nella società. Un’offerta culturale costretta entro dimensioni di pubblico ridotte al limite dell’elitario, deve necessariamente pensare a un diverso modo di diffondere la propria produzione culturale, se vuole mantenere margini di legittimazione sociale per la propria spesa e per la quota di parte pubblica».