ECONOMIA- Pagina 354

8 marzo amaro: l’imprenditoria femminile piemontese perde 712 aziende

LE IMPRESE ROSA DEL PIEMONTE STANNO PAGANDO: a fine dicembre – 712 imprese rosa

 

Daniela Biolatto (Presidente Donna Impresa Confartigianato Piemonte):

“Le imprese rosa del Piemonte hanno bisogno di essere sostenute sul piano finanziario, attraverso l’erogazione di ristori veloci ed appropriati, e sul piano del welfare”

L’imprenditoria femminile del Piemonte sta pagando l’impatto negativo dovuto al Covid-19.

A fine dicembre 2020, secondo gli ultimi dati forniti da Unioncamere, le imprese femminili con sede in Piemonte ammontavano a 95.879 unità, in diminuzione rispetto alle 96.591 di fine 2019 (-712 imprese rosa).

In Piemonte a trainare il lavoro indipendente femminile artigiano sono 16.796 titolari di imprese individuali artigiane (dato relativo al II trimestre 2019). Insieme a socie e collaboratrici operano nella nostra Regione 31.995 donne d’impresa. Inoltre, il 48% delle imprenditrici artigiane piemontesi ha tra i 48 ed i 72 anni.

A livello nazionale, la classifica provinciale vede in testa Milano, con 18.151 imprenditrici, secondo posto per Torino (15.769), seguita da Roma (14.829).

Nelle province del Piemonte dopo Torino, con 15.769 imprenditrici, troviamo Cuneo (4.935), Alessandria (3.203), Novara (2.732), Asti (1.547), Biella (1.409), Vercelli (1.256) e Verbania (1.144).

Un focus di Confartigianato Imprese sull’imprenditoria femminile mette in evidenza come quasi il 70% delle 31.995 donne d’impresa operino proprio nei settori più esposti alla “crisi coronavirus”.

 

L’imprenditoria femminile artigiana è caratterizzata soprattutto da piccolissime imprese, spesso a gestione familiare, che hanno più difficoltà di resilienza rispetto a quelle guidate dai colleghi uomini. I settori in cui operano maggiormente le imprese artigiane rosa, infatti, sono tra quelli maggiormente colpiti dalla pandemia: un terzo delle imprese artigiane rosa lavora nella moda, settore che ha patito più di altri la cessazione degli eventi soprattutto quelli legati alla filiera del matrimonio, un’altra importante fetta opera nel benessere (acconciature e centri estetici), che sono stati tra i primi a chiudere nel primo lockdown e gli ultimi a riaprire, un’altra importante fetta dell’ imprenditoriale femminile è legata al turismo, settore che ha subito una flessione del 90%.

 

“La causa della flessione di imprese rosa che ha caratterizzato l’anno pandemico – afferma Daniela Biolatto, Presidente Donna Impresa di Confartigianato Piemonte – è da ricercare anche nella scarsa attenzione che l’imprenditrice donna riceve in termini di welfare, sulla mancanza di investimenti che potrebbero giovare alle donne che lavorano, come ad esempio gli asili nido. In una parola l’imprenditoria femminile è costretta ancora oggi a fare dei veri e propri tour de force per poter coniugare il lavoro, la famiglia e i figli, che in questo anno di pandemia sono stati spesso seguiti da casa con la DAD. La crisi sanitaria ha messo in luce il problema atavico per le donne che fanno impresa, ossia la conciliazione vita-lavoro. Ma le difficoltà vanno ricercate anche sul fronte lavorativo, come ad esempio l’accesso al credito.”

A livello nazionale, secondo l’ultimo rapporto di Unioncamere, le imprese femminili si sono viste rifiutare l’8% delle domande di finanziamento rispetto al 4% delle imprese guidate da uomini.

“In questa fase le imprese rosa del Piemonte – conclude Biolatto – hanno bisogno di essere sostenute sia sul piano finanziario attraverso l’erogazione di ristori tanto veloci quanto appropriati, sia sul piano del welfare attraverso iniziative volte a migliorare la qualità della vita delle donne imprenditrici, come l’implementazione di servizi capaci di andare incontro alle esigenze al femminile. Voglio inoltre ricordare che l’investimento pubblico rivolto alle donne che lavorano ritorna sia in termini di PIL che in posti di lavoro che si creano”.

Le donne italiane sono anche tra le più intraprendenti d’Europa, ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’UE per l’occupazione femminile e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia.

Le imprenditrici offrono un rilevante contributo alla ricchezza nazionale: si attesta, infatti, a 290,3 miliardi di euro il valore aggiunto prodotto dalle imprese guidate da donne. A questa cifra si aggiungono i 219,1 miliardi realizzato dalle lavoratrici dipendenti in imprese maschili. Se nelle attività indipendenti le donne italiane primeggiano in Europa, il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione femminile. Le imprenditrici devono fare i conti con un welfare che non aiuta le donne italiane a conciliare il lavoro con la cura della famiglia.

L’Osservatorio di Confartigianato Imprese mette in luce come la spesa pubblica italiana sia fortemente sbilanciata sul fronte delle pensioni e della spesa sanitaria per anziani mentre quella per le famiglie e i giovani si ferma a 26,9 miliardi, pari al 3,2% della spesa totale della PA (rispetto al 3,8% della media UE) e all’1,6% del Pil (rispetto all’1,7% della media UE). Percentuali che collocano l’Italia rispettivamente al 18° posto e al 15° posto tra i Paesi europei.

Tutto ciò si riflette sull’occupazione femminile e sulle condizioni per conciliare lavoro e famiglia: Confartigianato Imprese rileva infatti che il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni: nel 2018 si attestava al 49,5% a fronte di una media del 63,3% nell’UE a 28. Fa peggio di noi soltanto la Grecia, con un tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni del 45,3%. Per giunta siamo ben lontani dal primato della Svezia (76%).

Per supplire alle carenze dei servizi pubblici, le donne si caricano di una notevole mole di impegni, tra cura della famiglia e attività domestiche, cui dedicano in media 3 ore e 45 minuti al giorno di lavoro non retribuito, pari ad un valore complessivo annuo di 100,2 miliardi di euro, di cui 18,5 miliardi attribuibile alle imprenditrici e 81,7 miliardi alle lavoratrici dipendenti. Il valore del lavoro non retribuito delle lavoratrici artigiane autonome è pari a 3,7 miliardi.

Arriva il bando per la capitalizzazione delle piccole e medie imprese

L’Assessore Tronzano “sostegno alle Pmi che operano per la prosecuzione e il rilancio dell’attività di impresa”

 

E’ stato approvato con determina n.74 del 3 marzo il bando che riguarda i Contributi a sostegno della capitalizzazione delle piccole e medie imprese”. La misura attivata con delibera di giunta a seguito di confronto con la terza commissione consigliare, vedrà l’avvio dello sportello il prossimo 29 marzo alle ore 9.

L’intervento, finanziato complessivamente con un milione di euro per una potenziale platea di circa 30 imprese beneficiarie, è rivolto alle aziende del settore manifatturiero, delle costruzioni e dell’informatica.

Sono previsti contributi a fondo perduto di valore massimo pari a 62.500 euro per l’aumento di capitale delle società che effettueranno un’operazione di aumento di capitale (da un minimo di 50.000 euro fino a un massimo di 250.000).  Lo strumento di sostegno prevede il 30% di contributo per aumenti di capitale compresi tra 50.000 e 150.000 euro, il 25% per aumenti di capitale compresi tra 151.000 e 250.000.

Possono accedere alla misura le pmi piemontesi in possesso di alcuni requisiti, tra i quali: siano imprese di capitali, siano costituite da almeno un anno e con un bilancio chiuso e approvato, abbiano la sede di investimento attiva e operativa in Piemonte.

L’intervento – conferma l’Assessore alle attività economiche e produttive Andrea Tronzano – è volto a dare un sostegno alle Pmi che in questo modo operano per la prosecuzione e il rilancio dell’attività di impresa puntando su investimenti, sviluppo e consolidamenti.

I bimbi delle elementari imparano a fare impresa

Si è conclusa nella scuola Italo Calvino la  prima edizione di “Impresa… Elementare!”, il progetto ideato dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino con un programma di 24 lezioni per imparare a  far diventare realtà i propri sogni. Da subito la seconda edizione alla scuola Collodi di Torino… Covid permettendo. 

 

 Utilizzo del denaro, nozioni di finanza, identità e obiettivi dell’imprenditore, come si definiscono clienti e competitor, cos’è la negoziazione, come gestire le risorse ambientali, cos’è in coding e infine come si possono realizzare i proprio sogni in ambito aziendale.

Sono tutti argomenti oggetto delle 24 lezioni, definiti “game”, affrontati dai bambini di 3° e 4° elementare della scuola Italo Calvino di via Zumaglia a Torino, che lo scorso 3 marzo hanno completato il programma di “Impresa… Elementare!”, il progetto ideato e organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e Banco Azzoaglio, con il patrocinio del Comune di Torino e con il supporto tecnico di alcune aziende partner, per far sviluppare e accrescere nei bambini dai 6 agli 11 anni, attraverso attività ludiche e di ragionamento, alcuni concetti basilari e capacità imprenditoriali utili e necessari nella loro vita professionale.

Era il 19 dicembre del 2019 quando è iniziato il primo game e per la prima volta i giovanissimi alunni hanno potuto apprendere le nozioni e i concetti propedeutici all’attività imprenditoriale direttamente dai protagonisti del settore, giocando, sperimentando, confrontandosi e ragionando in team. Poi al quarto “game” l’inevitabile stop dovuto al dilagare della pandemia.

A un anno e mezzo da quella prima lezione si è chiusa questa esperienza che ha lasciato nei bambini tanto entusiasmo e l’immenso desiderio di lanciarsi presto nel mondo delle imprese: chi vuole fondare un’agenzia di investigatori privati, chi punta a un’azienda che produce videogiochi educativi per tutte le età, chi sogna di diventare un documentarista e realizzare filmati con animali selvaggi, e chi, infine, vuole creare una casa di produzione cinematografica.

Si è conclusa questa bella esperienza, nuova per tutti, di far emergere ed estrapolare dai bambini delle elementari quelle attitudini e competenze che già hanno: il problem solving, la negoziazione, la creatività, lo spirito d’iniziativa, la capacità decisionale, il lavoro in team, attraverso attività ludiche da svolgere in classe. La loro risposta è stata entusiasmante e ci ha davvero resi felici e soddisfatti dell’impresa. La grande novità è stata inserire nel programma alcuni concetti di base dell’educazione finanziaria, come per esempio comprendere il denaro, il suo uso e funzionamento, che è stato possibile realizzare grazie alla collaborazione di esperti del Banco Azzoaglio”.

Alberto Lazzaro, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’U.I. Torino

 

“È stato un onore venire coinvolta nel progetto del Gruppo Giovani Imprenditori di Torino ideato in via sperimentale per i bambini delle elementari. Prender parte attivamente alla divulgazione della cultura finanziaria è da sempre per il Banco Azzoaglio un focus di grande importanza per garantire ai giovani la conoscenza necessaria per entrare nel mondo dell’imprenditoria e del lavoro, con la consapevolezza di poter essere imprenditori sia di se stessi che di un’impresa. E’ motivante accompagnare i più piccoli lungo il percorso per la creazione dei loro sogni, con positività e fiducia nelle loro aspirazioni.”

Elena Ramondetti Banco di Credito P. Azzoaglio Spa

Il programma di questa prima edizione si è concluso dopo 24 lezioni tenute dai Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino e concordate insieme con il Dirigente dell’Istituto, che non ha dovuto sostenere alcun costo per la partecipazione. Il programma della seconda edizione prevede da subito l’avvio di un nuovo ciclo di game presso la scuola Collodi di Torino e vuole rappresentare per i nuovi bambini proprio ciò che un imprenditore fa quotidianamente nella propria azienda, puntando al perfezionamento continuo delle sue competenze e di quelle dei suoi collaboratori e al miglioramento degli ambienti interni condivisi dai dipendenti. Ma perché riparta il progetto dovranno essere aperte le scuole e dipenderà inevitabilmente dall’andamento del contagio da Covid.

Idrogeno: regione al lavoro per il centro di alta tecnologia

Via libera dalla Giunta all’istituzione di un gruppo di lavoro il cui obiettivo è quello di impostare una strategia regionale per l’idrogeno. Marnati: “Con lo sviluppo dell’idrogeno nell’ industria e nella mobilità avremo nuove opportunità di crescita nell’economia con nuove occupazioni e allo stesso tempo tutela dell’ambiente”

Puntare a sviluppare la tecnologia dell’idrogeno per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione del sistema energetico e dei trasporti al 2050. La Regione Piemonte avvia un percorso per definire la strategia regionale per l’idrogeno attraverso l’istituzione di un gruppo di lavoro interdirezionale, per valorizzare le competenze e i punti di forza presenti sul territorio e per attrarre investimenti e finanziamenti. La giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Ambiente, Energia, Ricerca e Innovazione della Regione Piemonte, Matteo Marnati, ha approvato l’istituzione del tavolo di lavoro.

“Ci prepariamo alla transizione ecologica sviluppando nuove tecnologie e nuovi mezzi per produrre energia senza inquinare – afferma Marnati – Con lo sviluppo dell’idrogeno nell’ industria e nella mobilità avremo nuove opportunità di crescita nell’economia con nuove occupazioni e allo stesso tempo tutela dell’ambiente. Il Piemonte è una regione con un potenziale straordinario che deve essere incentivato e sostenuto attraverso i fondi europei in arrivo”.

L’obiettivo finale è quello di candidare il Piemonte ad ospitare la sede del “Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l’Idrogeno” previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato nel gennaio dell’anno scorso dal Consiglio dei ministri.

La strategia è articolata in tre punti fondamentali: qualificare il Piemonte come area di eccellenza per lo sviluppo delle tecnologie connesse all’idrogeno, consolidando la leadership che l’eco-sistema regionale ha costruito su questo tema; accompagnare le iniziative di supporto alle filiere industriali con una strategia di sostegno agli investimenti per quei comparti di maggior rilevanza nei quali l’idrogeno possa essere applicato, nel sistema dei trasporti, ad esempio (treni, autobus e mezzi pesanti per il trasporto di merci) e nel comparto energetico “contribuendo così, da una parte, al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale – aggiunge Marnati – e dall’altro alla competitività del territorio”. E infine valorizzare il sistema dell’innovazione e dell’industria regionale e le sue specializzazioni favorendone la connessione nelle filiere nazionali ed europee.

Pmi più internazionali con il sostegno della Regione

Progetti Integrati di Filiera PIF 2020-2021: la Regione Piemonte favorisce l’internazionalizzazione supportando le PMI
Ricca: “Sinergia tra aziende e istituzioni può portare a raggiungere obiettivi importanti”

Con i Progetti Integrati di Filiera PIF 2020-2021, la Regione Piemonte si prefissa l’obiettivo di favorire l’incremento del livello di internazionalizzazione delle PMI piemontesi per raggiungere e conquistare nuovi e maggiori spazi di mercato all’estero.
Saranno 8 le filiere produttive di eccellenza interessate dal progetto: Automotive&Transportation, Aerospazio, CleanTech/GreenBuilding, Abbigliamento-Alta Gamma-Design, Tessile, Agroalimentare, Meccatronica, Salute e Benessere. 
Alle realtà che operano in questi settori PIF proporrà attività diversificate come partecipazione a fiere internazionali e business convention; B2B, missioni, study tour e visite aziendali in Italia e all’estero; Percorsi di supporto all’aggregazione attraverso tavoli tecnici; Country focus e percorsi collettivi su tematiche tecniche e manageriali; il tutto realizzato in modalità fisica o a distanza secondo le vigenti disposizioni regionali, nazionali e internazionali.
Nel primo anno le PMI ammesse ai PIF parteciperanno a titolo gratuito a tutte le iniziative grazie ad una riduzione totale dei costi. Nel secondo anno molte iniziative saranno ancora gratuite o sarà comunque prevista una significativa riduzione sui costi di partecipazione.
Agevolazioni concesse: 15mila euro all’anno a impresa per ogni filiera a cui l’azienda viene ammessa, in regime de minimis. L’agevolazione consiste in una riduzione sui costi di partecipazione alle iniziative proposte.
“Il lavoro delle istituzioni deve essere quello di supportare le aziende del territorio che vogliono conquistare nuovi mercati all’estero. E’ in questo senso che vanno i Progetti Integrati di Filiera PIF 2020-2021 voluti dalla Regione Piemonte – afferma Fabrizio Ricca, assessore all’Internazionalizzazione della Regione Piemonte -. Affacciarsi su nuovi mercati è diventato fondamentale ma non sempre le PMI riescono da sole a fare quel passo che può permettere loro di vendere fuori dall’Italia. Per questo la Regione vuole dimostrare che lavorando in sinergia questo obiettivo può essere accessibile a tutti”.

Le domande per aderire dovranno essere inviate dal 2 marzo al 9 aprile sulla piattaforma FINDOM: http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/attivita-economico-produttive/servizi/861-bandi-2014-2020-%EF%AC%81nanziamenti-domande

Innovazione: 7 imprese su 10 non conoscono le opportunità di investimento

 Gli imprenditori, soprattutto se proprietari di microimprese, non sono informati sulle opportunità di investimento offerte dal loro territorio, capaci di agevolare l’innovazione. Lo studio, condotto da BitBoss, startup innovativa incubata in I3p, l’incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino, nasce in relazione ad un’opportunità recentemente avviata dalla Città Metropolitana di Torino, che ha dato il via ad un’iniziativa rivolta esclusivamente alle microimprese che operano sul territorio.

Si tratta del Bando Innometro, uno strumento volto a favorire il trasferimento tecnologico dal mondo dell’innovazione e della ricerca verso le microimprese del territorio. Il bando prevede un sostegno finanziario che consiste in un contributo a fondo perduto del 50% delle spese relative ad un progetto innovativo combinato con un sistema di percorsi di affiancamento alle imprese da parte di soggetti esperti in ambito tecnologico. Purtroppo però i diretti interessati, ovvero gli imprenditori, non sono informati su questa opportunità e rischiano quindi di perdere un’interessante occasione di investimento volto all’innovazione.

Dalla ricerca condotta da BitBoss, che ha intervistato 156 piccoli imprenditori proprietari di microimprese sul territorio di Torino, è emerso come il 70,4% di loro non fosse a conoscenza dell’esistenza del Bando Innometro, dimostrandosi in seguito interessati all’opportunità offerta dalla Città Metropolitana di Torino.

“Una delle cause della scarsa crescita nel nostro Paese è data dal fatto che le microimprese, così presenti nel tessuto economico italiano, non dispongono delle risorse necessarie per innovare e molto spesso mancano di una vera e propria cultura dell’innovazione”, afferma Davide Leoncino, responsabile marketing di BitBoss.

“Le occasioni per innovare ci sono ma serve uno sforzo congiunto di istituzioni, attori dell’ecosistema dell’innovazione e dell’informazione affinché queste opportunità vengano effettivamente colte e si generi un impatto concreto sul territorio”, conclude Leoncino.

BitBoss (www.bitboss.it) è una startup innovativa incubata in I3P, l’incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino. Progetta e sviluppa prodotti digitali basati sulla tecnologia, la creatività e l’innovazione e collabora ogni giorno con developer freelance sparsi in tutta Italia.

Per maggiori informazioni sul Bando Innometro si può consultare la pagina dedicata al bando sul sito di BitBoss www.bitboss.it/bando-innometro.

Agriturismo in crisi, l’allarme degli operatori del settore

RISTORAZIONE. CARENINI (CIA PIEMONTE): AD UN ANNO DA INIZIO PANDEMIA URGE SERIA VALUTAZIONE SU RIAPERTURE

“Ad un anno dall’inizio della pandemia, ci troviamo a fare i conti con un’economia territoriale che va a singhiozzo, con i bilanci inesorabilmente in rosso delle nostre aziende agrituristiche, con la sofferenza di chi lavora soprattutto grazie al canale Horeca. Il 2020 è stato un anno decisamente duro per tutti ed è innegabile che la ristorazione e tutto il suo indotto abbiano pagato un prezzo altissimo in termini di perdite”. Così Gabriele Carini, presidente di Cia Piemonte, esprime preoccupazione per lo stallo del settore.

“Il nuovo Dpcm, il primo del governo Draghi, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, non introdurrà, purtroppo, alcuna novità rispetto al recente passato. Noi, però, crediamo – spiega Carenini – che si debba consentire l’apertura di bar e ristoranti laddove non vi sia rischio di assembramento. Servono provvedimenti mirati che tengano conto del diverso grado di rischio, non si devono accomunare le vie dello shopping e del divertimento tipiche delle grandi città con gli esercizi ubicati nei piccoli paesi e nelle aree rurali.  Ovviamente occorre agire con la massima attenzione alle norme di sicurezza per contrastare il contagio e avendo il massimo rispetto per la salute di ognuno”.

“Un’azienda a cui non viene permesso di lavorare – sottolinea il presidente di Cia Piemonte – è un’azienda che non produce. E di sicuro non è sufficiente il sistema di ristori attuato finora per risolvere i problemi. Si dovrà agire con consapevolezza, offrendo agevolazioni che davvero possano essere d’aiuto. Pensiamo al rimborso dei costi vivi sostenuti, al blocco dei mutui e delle tasse che vada oltre il periodo contingente e prosegua fin quando non ci sarà l’effettiva opportunità di lavorare e produrre reddito”.

“Rivolgiamo un appello ai parlamentari piemontesi – conclude Carenini -, e confidiamo nel fatto che possano portare a Roma le istanze delle centinaia di agriturismi che, loro malgrado, dovranno restare chiusi anche la prossima Pasqua”.

Piemonte, industria: la rinascita è green

Le inchieste del Rapporto Nord-Ovest del Sole 24 Ore in Piemonte, Liguria e Val d’Aosta

  • Piemonte, industria: la rinascita è green. Lo studio di CDP: le 5 eccellenze su cui far leva per il futuro
  • Liguria, la ricerca sulla robotica avanza in tutti i comparti
  • Val d’Aosta, agricoltura e zootecnica in crisi

Il nuovo numero del Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore in edicola con il quotidiano venerdì 26 febbraio in Piemonte, Liguria e Val d’Aosta punta i fari sul settore dell’industria in Piemonte dove si gioca una partita importante sul fronte del rilancio industriale. Vale quasi tre miliardi la “dote” dei fondi strutturali europei per il 2021-2027, con i primi bandi previsti per il 2022. Il Rapporto del Sole 24 Ore spiega come la transizione digitale e la sostenibilità ambientale rappresentano i due driver del piano a cui la Regione sta lavorando e che sarà presentato ai territori.

Proprio al rilancio economico del Piemonte guarda uno studio di Cassa Depositi e Prestiti che individua 5 eccellenze del territorio su cui far leva in futuro: la manifattura 4.0 (il 18% delle imprese ha implementato o investirà in tecnologie), la chimica verde (quasi il 10% degli addetti dell’intero comparto lavora in Piemonte), il design (vocazione storica che affonda le radici nel settore dell’automotive) e le industrie creative, il sistema della logistica e degli interporti (posizionamento strategico rispetto alle direttrici di traffico in Europa), fino alla Città metropolitana di Torino che è cresciuta negli anni sul fronte della sostenibilità e dell’attrattività culturale e turistica. E può giocare un ruolo da driver nello sviluppo della regione, anche alla luce delle nuove tecnologie smart.

La nuova fase di programmazione dei fondi strutturali – spiega il Rapporto Nord Ovest del 26 febbraio – prevede un impegno maggiore di Bruxelles, circa un miliardo in più rispetto al 2014-2020, a fronte però di una compartecipazione dell’Ue che scende dal 50 al 40%. Sarà necessario, in fase di programmazione, coordinare il capitolo fondi europei con il Recovery Plan e il sostegno ai progetti strategici per la manifattura piemontese. L’idea della Giunta Cirio è di prevedere linee di intervento differenziate e di facile accesso per rendere le risorse facilmente fruibili dalle Pmi e velocizzare l’erogazione degli aiuti. Il piano messo a punto dalla giunta Cirio e presentato al precedente Governo metteva in fila misure e progetti strategici per un totale di 13 miliardi.

Automotive, elettrico e luxury nel futuro di Stellantis. Dalla fusione tra Fca e Psa nuove opportunità per l’automotive Made in Piemonte, regione dove si concentra circa il 40% della produzione italiana del settore. Su questo ha pochi dubbi tanto il sindacato quanto il mondo dell’industria. A condizione, dice al Rapporto Nord Ovest il segretario della Fiom Piemonte Giorgio Airaudo, che Stellantis punti su un aumento dei volumi e dei modelli prodotti negli stabilimenti italiani, anche attraverso una nuova distribuzione delle produzioni che possa sfruttare la capacità produttiva in Italia e in Piemonte. Per Pierangelo Decisi, vicepresidente Anfia Componenti e industriale del settore, la sfida per le imprese italiane è quella di sfruttare nuove opportunità di business, a patto però di crescere in dimensioni e virare sulla governance per garantire piena distinzione tra management e azionista.

L’inserto economico del Sole 24 Ore dedicato ai territori del Nord Ovest dedica ampio spazio anche alla ricerca sulla robotica in Liguria che avanza in tutti i comparti, non solo quelli in cui le macchine somigliano agli uomini. E se, al contrario, resta limitato per ora il numero di industrie che producono robot sul territorio ligure, l’Istituto di tecnologia si sta muovendo proprio per modificare questa situazione, con l’obiettivo di aggregare, nella zona della Val Polcevera, dove hanno sedi anche grandi realtà come Ansaldo Energia e Leonardo, creando una robot valley che ha trovato i suoi primi spazi, circa 1.500 metri quadrati nei capannoni del Bic- Business innovation center della Liguria. Sono circa 350 le persone che all’Iit si occupano del settore robot – evidenzia il Rapporto Nord Ovest – ma se a questi si aggiungono quanti operano nell’intelligenza artificiale si arriva a quasi 450.

Val d’AostaAgricoltura e zootecnia in crisi: calo medio del fatturato del 30%. Imprese agroalimentari a rischio per il covid. A dicembre oltre il 95% di turisti in meno. Il prossimo numero del Rapporto Nord Ovest riporta il dato dell’export che varia a seconda dei settori, ma secondo una stima Coldiretti, vino, fontina e altri prodotti hanno subito un calo delle vendite all’estero compreso tra il 10 e il 30%. Il prezzo a base d’asta per i vitelli di 50 kg è crollato fino ad arrivare a cinquanta centesimi al kg. In periodi normali il prezzo era intorno ai 2 euro con punte fino ai 6 euro al kg. Il comparto agroalimentare in Valle d’Aosta conta circa 1.400 imprese secondo i dati della Camera di commercio. Si va dall’orticoltura, ai frutteti, dal vino alla fontina, dal miele alla zootecnia. Coldiretti Val d’Aosta rappresenta circa l’80% delle 1.400 aziende iscritte alla Camera di commercio (di cui 7-800 con un giro d’affari rilevante). L’organizzazione si occupa della contabilità di 600 aziende, tra le più strutturate: di qui il calcolo sull’impatto della pandemia. Senza turisti anche il miele resta sugli scaffali. Il settore conta circa 500 apicoltori, 8mila arnie e una produzione di 1.900 quintali.

Ape Confedilizia: “superare il blocco degli sfratti”

L’ Ape Confedilizia Torino rileva che il blocco degli sfratti prorogato al 30 giugno 2021 continua a creare enormi danni ai proprietari di casa, la cui proprietà è spesso frutto del risparmio di una vita e unica fonte di reddito. Una discriminazione verso i proprietari, che  nulla ha a che fare con la crisi causata dal Covid.

Ape Confedilizia chiede, pertanto, la sospensione del blocco degli sfratti generalizzato, che non tiene conto di quanti avessero iniziato ad essere morosi, prima dello stato di emergenza e non per effetto dello stato pandemico.

Il blocco degli sfratti si trasforma di fatto in una violazione della proprietà privata essendo i proprietari costretti ad anticipare le spese condominiali che gli inquilini non rimborsano ed in più senza percepire alcun canone e senza alcun risarcimento o ristoro da parte dello Stato che continua a pretendere il versamento dell’IMU.

Il proprietario di un immobile non si deve sostituire allo Stato. E’ lo Stato che deve farsi carico di individuare le  situazioni di difficoltà e intervenire con sostegni adeguati a coloro che ne hanno necessità.

Il presidente Ape Confedilizia, PierLuigi Amerio, ha dichiarato: “A seguito della situazione ora lamentata, la nostra Associazione sta studiando idonee forme di tutela per i proprietari, sia sotto il profilo di azioni giudiziarie affinché la magistratura metta fine a questa ingiustizia, sia a forme di sostegno in collaborazione con il Comune di Torino, che aiuti la proprietà laddove le morosità non sono volute, ma frutto di oggettive difficoltà dei conduttori”

Pioggia di fondi ai comuni per le opere pubbliche

Pioggia di risorse sui Comuni. Dopo 1 miliardo distribuito la scorsa settimana tutti i municipi del Paese e altri 81mila euro per ciascuno dei Comuni con meno di mille abitanti, arriva 1 miliardo 850 milioni dal Ministero dell’Interno per investimenti relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio. Gli Enti avevano presentato domanda entro il 15 settembre 2020: 9.151 progetti per una richiesta di risorse pari a oltre 5 miliardi. 

Oggi la graduatoria on line sul sito del Viminale. 2.846 opere sono ammesse e finanziate, tutte comprese nella categoria “investimenti di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico”Gli Enti locali beneficiari sono complessivamente 1.912, dunque molti Enti hanno più di un progetto ammesso e finanziato. Già previsti, nel 2022, altri 1.750 milioni di euro per “scorrere” la graduatoria e finanziare altri interventi ai Comuni.

“Negli ultimi due anni sono arrivate risorse ai Comuni forse come mai prima – afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – Prosegue dunque una fase positiva di attenzione per le Autonomie locali, motore dell’economia con i loro investimenti capaci di attivare imprese dei territori, mettere in sicurezza situazioni complesse garantendo assetto e stabilità dei versanti, rispondere anche alla crisi climatica, oltre che alle crisi economiche e sociali. Questo trend di investimenti e finanziamenti deve proseguire, anche sul Recovery Plan per l’uso dei 209 miliardi di euro del Next Generation EU, con i Comun protagonisti”.