ECONOMIA- Pagina 295

Gli artigiani: “Sostenere il settore tipografico”

Confartigianato Imprese Piemonte, unitamente alle altre Confederazioni artigiane, con una comunicazione indirizzata agli Assessori regionali Andrea Tronzano e Vittoria Poggio, richiama la loro attenzione sui circa 2mila artigiani del Piemonte che operano nel comparto tipografico (codice Ateco 18.12), esclusi dai precedenti Bonus della Regione Piemonte a sostegno delle attività produttive messe in ginocchio dalla crisi sanitaria ancora in atto.

In particolare Confartigianato Imprese Piemonte chiede alla Regione Piemonte di farsi portavoce in sede diConferenza delle Regioni affinché il comparto tipografico venga ricompreso tra le categorie individuate beneficiarie del “Fondo per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica” previsto dal D.L 41/2021.

 

A livello nazionale le imprese tipografiche sono 25.662 (55,3% nell’artigianato, pari a 14.198 imprese).

 

“Le attività del settore tipografico e grafico applicato alla tipografia – sottolinea Elisa Reviglio, Presidente Regionale Grafici di Confartigianato Imprese Piemonte– che erano già state duramente colpite dal cambiamento epocale subìto negli anni scorsi, caratterizzato dal progressivo e crescente passaggio dalla “carta” al “digitale” sono state ulteriormente investite dalla crisi Covid-19. A seguito delle restrizioni alla mobilità e all’aggregazione per combattere l’epidemia, si sono drasticamente ridotti eventi pubblici, convegni, congressi, fiere, matrimoni e meeting aziendali, con conseguente pesante flessione nel settore della pubblicità, che interessa la produzione di volantini, dépliant, cataloghi e relativa progettazione grafica, il cui fatturato è diminuito drasticamente nel 2020, impattando in modo drammatico su un comparto già in sofferenza ancor prima della crisi sanitaria”.

 

“La riduzione – continua Reviglio – è poi stata accentuata dal crollo del turismo, sia per vacanza sia per lavoro, che ha fortemente impattato su tutto l’indotto. Occorre infine sottolineare che la tipografia è un’attività di servizio in quanto collegata ad altre attività, ma se queste sono state chiuse o hanno lavorato a regime ridotto a causa delle restrizioni e delle chiusure forzate, giocoforza, le tipografie pur avendo un codice Ateco che non ha subito limitazioni lavorative, di fatto non hanno lavorato, senza nemmeno poter beneficiare di alcun bonus. Oltre il danno, pure la beffa.”

“A questa situazione così complicata – spiega Reviglio – si aggiunge il problema non solo del rincaro delle materie prime, come la carta, che sta subendo aumenti anche del 30 %, ma anche della carenza delle stesse, che impone spesso alle tipografie di modificare i preventivi già inviati ai clienti e/o di non rispettare o poter soddisfare i tempi di consegna con conseguente rinuncia delle commesse.”

 

Con la situazione attuale che stanno attraversando le tipografie e il rischio concreto di chiusura delle attività, il comparto chiede con forza non solo alla Regione Piemonte ma anche alle Istituzioni nazionali, misure urgenti e concrete che aiutino le imprese a poter continuare a rimanere sul mercato ed evitare ulteriori perdite di posti di lavoro.

Incontro con Carlo Petrini e “Donne Forti” in mostra

Con la presentazione del suo libro “TerraFutura” e visita della mostra “Donne Forti” di Valeria Fioranti, racconto per immagini delle allevatrici della Valle di Susa in ricordo di Agitu Ideo Gudeta

 

Giovedì 28 ottobre 2021 – Ore 18:00

Salone Polivalente, via Pilissere 16 – VILLAR DORA (TO)

 

Ingresso gratuito previa verifica del Green Pass

www.valsusafilmfest.it

Il Valsusa Filmfest, in collaborazione con il Comune di Villar Dora, organizza un incontro con Carlo Petrini che presenterà il suo libro “TerraFutura – Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale”.

Dopo il saluto del sindaco Savino Moscia, il presidente di Slow Food dialogherà con il Presidente dell’associazione Valsusa FilmFest Andrea Galli e con Paolo Anselmo del Circolo Laudato Sì Valle Susa.

 

TERRAFUTURA – ed Giunti/Slow Food Editore

NEL 2015 papa Francesco ha rivolto al mondo non solo ai cattolici ma anche ai fedeli di altre religioni e ai non credenti-una esortazione di grande valore spirituale, etico e politico, l’Enciclica Laudato Si, una riflessione insieme gioiosa e drammatica sul grave deterioramento ambientale del nostro pianeta, sullo spreco di risorse naturali e umane provocato da sistemi economici e politici.

La crisi ecologica della Terra è la crisi stessa della civiltà tecnico-scientifica e costituisce il capo d’accusa fondamentale a uno dei miti del nostro tempo: il progresso. In particolare, è messo in crisi quel modello demagogico che ha avuto come esito non solo l’accentuazione del divario tra Nord e Sud del mondo, ma più radicalmente la dequalificazione della vita umana. La questione ecologica diventa così la ‘cifra’ del disagio in cui versa l’umanità.

 

Carlo Petrini è ideatore di importanti manifestazioni come Cheese, il Salone del Gusto di Torino e la manifestazione biennale Terra Madre, giunta nel 2018 alla ottava edizione, che si svolge a Torino in contemporanea al Salone del Gusto.

Il 9 dicembre 1989 a Bra. È tra i fondatori del Movimento Internazionale Slow Food.

Ha curato l’edizione della Guida ai Vini del Mondo ed è stato curatore della Guida ai Vini d’Italia.

Editorialista per La Repubblica, ha collaborato e collabora con varie testate tra le quali L’Espresso, l’Unità e la Stampa. È in prima linea in una battaglia contro gli OGM, trovandosi spesso in disaccordo con esponenti del mondo scientifico, favorevoli alla ricerca sugli Organismi Geneticamente Modificati e al loro utilizzo.

Fondatore con monsignor Domenico Pompili delle Comunità Laudato, con questo nuovo impegno risponde alla necessità come sia giunto il tempo di superare il paradigma del profitto su tutto per cominciare a ragionare sui beni comuni e relazionali

 

Paolo Anselmo è rappresentante del Circolo Laudato Sì della Valle di Susa e appartenente ai Cattolici per la Vita della Valle di Susa impegnati nel movimento NoTav.

 

La mostra Donne Forti

Sarà possibile visitare la mostra fotografica di Valeria Fioranti “Donne forti – Racconto per immagini: le allevatrici ricordano Agitu Ideo Gudeta”, precedentemente allestita a Bardonecchia, Bussoleno, Montebenedetto (Villar Focchiardo) e Condove.

La mostra, che espone i ritratti di 20 donne valsusine allevatrici, è nata in seguito all’iniziativa di Marzia Verona, scrittrice e allevatrice valdostana che per ricordare Agitu Ideo Gudeta, (l’imprenditrice agricola etiope immigrata in Italia, in Trentino, dove aveva fondato l’azienda “La capra felice” e vittima di femminicidio), nei giorni successivi alla sua uccisione (29 dicembre 2020) lanciò #donneforti e pubblicò un post sul suo blog che raccolse immediatamente moltissime adesioni da donne agricoltrici (e non solo) di tutta Italia.

Il Valsusa Filmfest decise di supportare l’iniziativa rilanciando a sua volta l’hashtag e raccogliendo decine di immagini provenienti anch’esse da varie parti di Italia, anche grazie alla collaborazione dell’associazione “Donne in Campo” del Trentino, del Piemonte, della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Inoltre, nei mesi successivi sono state coinvolte e hanno scelto di partecipare al progetto in ricordo di Agitu le margare delle montagne della Valle di Susa ritratte da Valeria Fioranti.

 

 

IL VALSUSA FILMFEST

Il Valsusa Filmfest è un festival che dal 1997, nel mese di aprile, anima la Valle di Susa su tre temi principali: il cinema, la memoria storica e l’ambiente. Un festival poliartistico e itinerante che in numerosi comuni della Valle ha proposto in ogni edizione concorsi cinematografici, proiezioni fuori concorso e numerosi eventi a cavallo tra letteratura, cinema, musica, teatro, arte e impegno civile, coinvolgendo scuole, associazioni, cooperative e tante singole persone grazie al suo profondo radicamento nel territorio. L’obiettivo principale del festival è sempre stato quello di promuovere cultura dando ampio spazio alle nuove generazioni e a eventi in grado di far riflettere e cogliere i cambiamenti sociali, culturali e politici della contemporaneità.

La 24^ edizione del 2020 si è svolta in diversi momenti del periodo estivo e autunnale in seguito al rinvio causato dall’emergenza sanitaria.

Nel 2021 il festival celebra i suoi 25 anni, non si è potuto svolgere come da tradizione nel periodo intorno al 25 aprile e si sta svolgendo con numerosi eventi in vari comuni della Valle.

 

Bonus acqua potabile: ecco chi ne ha diritto

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Si può ottenere il bonus acqua potabile da 500 a 2.500 euro per l’acquisto di dispositivi di filtraggio, mineralizzazione e raffreddamento dell’acqua anche il prossimo anno.
Non tutti sanno che il bonus per l’acqua potabile destinato ai cittadini e attività è previsto per ben due anni ed è dunque possibile usufruirne anche in vista di acquisti per la casa in previsione per il prossimo anno.
L’incentivo è stato introdotto con la legge di bilancio del 2021 per razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre l’inquinamento dovuto all’utilizzo delle bottiglie di plastica per l’uso potabile.
Si tratta di un credito di imposta del 50% delle spese sostenute tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 ‒ è stato istituito un fondo di 5 milioni euro per ciascuno dei due anni ‒ per l’acquisto e l’installazione di sistemi di: filtraggio; mineralizzazione; raffreddamento; addizione di anidride carbonica alimentare.
La spesa deve essere sostenuta al fine di raggiungere un miglioramento qualitativo delle acque erogate dagli acquedotti per il consumo umano. Il bonus acqua potabile può essere riconosciuto alle seguenti categorie: persone fisiche; esercenti di attività di impresa, arti e professioni; enti non commerciali, compresi quelli del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti.
L’importo massimo delle spese su cui calcolare l’agevolazione è il seguente: 1.000 euro per ciascun immobile per le persone fisiche; 5 mila euro per ogni immobile adibito ad attività commerciale o istituzionale. Il bonus acqua potabile ammonta dunque a 500 euro per i privati e a 2.500 euro per gli esercenti e i rappresentanti degli enti.
Per ottenere il rimborso è necessario conservare la fattura elettronica o un documento commerciale contenente il codice fiscale del soggetto che richiede il credito di imposta e che dimostri l’importo delle spese sostenute. Sono esclusi i pagamenti effettuati in contanti a partire dal 16 giugno 2021.
È possibile presentare la domanda per il bonus acqua potabile tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo a quello della spesa comunicando all’Agenzia delle Entrate l’ammontare dell’importo. È possibile farlo attraverso il servizio web nell’area riservata del sito dell’AdE e gli altri canali telematici, come il nuovo sportello virtuale, compilando l’apposito modello e allegando la documentazione richiesta. Il bonus, una volta ricevuto, può essere utilizzato in compensazione tramite F24 o direttamente nella dichiarazione dei redditi fino al suo completo utilizzo.

 

Crisi nera dell’auto, in tre anni 14 milioni di veicoli in meno

La carenza nella produzione dei semiconduttori provocherà  secondo gli analisti un calo della produzione di auto in tre anni di oltre 14 milioni di veicoli:

4,5 milioni quest’anno, 8,5 milioni il prossimo con una coda di 1 milione nel 2023. Uno scenario preoccupante per i fornitori di auto, impegnati a fronteggiare  la transizione verso l’elettrico. Un problema in più anche per il comparto automotive torinese.

I dati emergono dalla la presentazione dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, studio realizzato dalla Camera di commercio di Torino, dall’Anfia e dal Center for Automotive and Mobility Innovation del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Tra le sfide il futurodi Stellantis. Tra  le aziende interpellate il 72% vede  un’opportunità a fronte del 28% che percepisce un rischio per il proprio business. In  Piemonte, che rappresenta il 33,5% delle aziende nazionali e produce il 35,8% del fatturato italiano , il timore è più forte con una percentuale che sale al 37%.

Industria, il fatturato cresce: ad agosto +0,8%

Nel trimestre giugno-agosto l’indice complessivo è cresciuto del 4,5% rispetto ai tre mesi precedenti: +3,9% sul mercato interno e +6,0% su quello estero

Si conferma in crescita il fatturato dell’industria italiana. Lo rileva l’Istat che sottolinea come ad agosto il dato, al netto dei fattori stagionali, è aumentato dello 0,8% in termini congiunturali.

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Industria, il fatturato cresce: ad agosto +0,8%

Tv ma soprattutto servizi online: il boom con la pandemia

In media gli italiani trascorrono tre ore e 23 minuti per la fruizione di contenuti online, insieme alla televisione diventano 8

Sarebbero all’incirca 8 le ore che gli italiani hanno trascorso ogni giorno, nel periodo della pandemia, davanti a televisione, videogiochi e servizi streaming di musica e video. Prima dell’insorgere del Covid-19, il dato era di cinque ore e 30 minuti, ovvero il 43% in meno.

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Tv ma soprattutto servizi online: il boom con la pandemia

In Borsa tanta aria fritta

Se un giorno ENEL, Stellantis, Intesa San Paolo, ENI, e Ferrari salissero del 5% e tutte le altre società quotate restassero invariate, TV e giornali titolerebbero “Forte rialzo in borsa: l’indice guadagna il 4% in un solo giorno”.

Commento assolutamente errato sotto il profilo del mercato (perché in realtà le altre 240 azioni quotate non si sarebbero mosse), ma corretto statisticamente perché quelle cinque società “pesano” da sole per il 42% dell’intero mercato azionario.

 

E’ una delle anomalie più preoccupanti di una Borsa malata di atrofia, in cui una miriade di società (molte delle quali validissime, attive e con bilanci in salute nonostante la crisi) “non conta nulla” perché le sue dimensioni sono troppo piccole rispetto ai “giganti”.

Avviene anche in altri Paesi, ma nel nostro ha raggiunto limiti paradossali.

Vediamo da vicino la situazione.

Tra i cinque colossi sopra citati ENEL fa la parte del leone: da sola pesa oltre il 10% del valore totale della borsa, con i suoi 78miliardi di capitalizzazione; seguono Stellantis (il gruppo internazionale dell’auto aggregatosi intorno a FIAT e Peugeot) con 53 miliardi (7% del listino), Intesa San Paolo con 46 miliardi (peso del 6%), ENI con 37 miliardi circa (5% del totale) e Ferrari con 35 miliardi (pari al 4,8%).

Seguono quasi 250 “nanetti”, alcuni dei quali fanno fatica a raggranellare lo 0,01% del totale del listino in termini di capitalizzazione.

Niente di male se la Borsa fosse un “mercato perfetto” come scritto sui libri di teoria finanziaria e economica. Ciò significherebbe che ogni investitore piccolo o grande che sia investe i suoi capitali in funzione esclusivamente della situazione e delle prospettive economiche di ogni società: se la Beghelli (uno dei “fantasmi” del listino) avesse un’eccellente proiezione futura, molti ne comprerebbero le azioni, sicuri di fare un buon investimento.

Invece i grandi investitori istituzionali (banche, compagnie di assicurazione, fondi comuni d’investimento), quelli che muovono miliardi e quindi sono in grado di influenzare i trend della borsa,limitano i loro acquisti alle azioni delle società che fanno parte degli indici (ad esempio quelle che rientrano nel FTSE MIB, cioè le prime 40 aziende in termini di capitalizzazione) perché possono operare non solo comprando e vendendo i titoli ma anche (in certi periodi, soprattutto) comprando e vendendo derivati (che sono costruiti solo sugli indici). Morale: la bussola degli investimenti non è guidata dal “polo magnetico” dei risultati economici, ma dal parametro dimensionale, indipendentemente dai risultati di bilancio e dai budget.

Se poi analizziamo il listino di borsa nel suo insieme e classifichiamo le società quotate per settore operativo scopriamo una realtà che lascia un po’ perplessi e che va commentata.

Ne esce infatti l’immagine precisa di un paese le cui società quotate in Borsa (che bene o male dovrebbe riflettere l’economia generale dell’Italia) operano prevalentemente nel settore terziario o quaternario, lasciando solo interstizi alle aziende produttive vere e proprie.

La tabella 1 è significativa: il settore che raggruppa il maggior numero di società è quello delle cosiddette utilities, che pesa per il 17% del totale, banche, società finanziarie ed assicurazioni insieme sono oltre il 17%, media e viaggi insieme sono l’8% e così via.

 

TAV.1 – TITOLI AZIONARI QUOTATI PER SETTORE

SETTORE

NUMERO

 

PRODUTTIVE

SERVIZI (UTILITIES)

43

17,70%

 

INDUSTRIA (INDUSTRIAL AND CONSUMER GOODS)

39

16,05%

16,05%

BANCHE (BANKS)

22

9,05%

 

FINANZIARIE (FINANCIAL SERVICES)

18

7,41%

 

TECNOLOGIA (TECHNOLOGY)

17

7,00%

 

FARMACEUTICI/BENESSERE (HEALTH CARE)

15

6,17%

 

COSTRUZIONI (CONSTRUCTION AND MATERIALS)

13

5,35%

5,35%

COMUNICAZIONE (MEDIA)

11

4,53%

 

IMMOBILIARE (REAL ESTATE)

10

4,12%

4,12%

ALIMENTARI (FOOD AND BEVERAGE)

10

4,12%

4,12%

VIAGGI (TRAVEL AND LEISURE)

8

3,29%

 

TELECOMUNICAZIONI (TELECOMMUNICATIONS)

7

2,88%

 

ENERGIA (ENERGY)

7

2,88%

 

AUTOMOBILI (AUTOMOBILES AND PARTS)

7

2,88%

2,88%

MATERIE PRIME (BASIC MATERIALS)

5

2,06%

2,06%

COMMERCIO (RETAIL)

5

2,06%

 

ASSICURAZIONI (INSURANCE)

4

1,65%

 

CHIMICA (CHEMICALS)

2

0,82%

0,82%

 

 

 

 

TOTALE

243

100

35,39%

 

Enucleando i settori propriamente produttivi (quelli che generano beni come l’industria, le costruzioni, le materie prime), si arriva ad una percentuale del 35%, che offre l’immagine di un paese in cui si lavora offrendo servizi ad altri, non coltivando, fabbricando, producendo qualcosa.

Il fatto, già di per sé preoccupante, è reso ancor più grave esaminando le società che fanno parte del MIB, cioè le 40 maggiori in termini di capitalizzazione (vedi Tav.2). Le 22 banche quotate pesano il 9% sul totale, ma quelle del MIB pesano il 20% dell’indice; le società dell’energia sono 7 (meno del 3%), ma nel MIB figurano in 4 e pesano più del triplo (10,26%); per contro le società legate alle costruzioni sono il 5,35% del totale, ma solo la metà (2,56%) nel MIB.

TAV.2 – TITOLI AZIONARI DEL FTSE MIB

FTSE MIB

NUMERO

% MIB

CAPITAL

% MIB

ALIMENTARI (FOOD AND BEVERAGE)

1

2,56%

13594

2,30%

ASSICURAZIONI (INSURANCE)

2

5,13%

30800

5,21%

AUTOMOBILI (AUTOMOBILES AND PARTS)

3

7,69%

93667

15,85%

BANCHE (BANKS)

8

20,51%

106217

17,97%

COSTRUZIONI (CONSTRUCTION AND MATERIALS)

1

2,56%

4340

0,73%

ENERGIA (ENERGY)

4

10,26%

66546

11,26%

FARMACEUTICI/BENESSERE (HEALTH CARE)

3

7,69%

32436

5,49%

FINANZIARIE (FINANCIAL SERVICES)

4

10,26%

53752

9,09%

INDUSTRIA (INDUSTRIAL AND CONSUMER GOODS)

6

15,38%

66254

11,21%

SERVIZI (UTILITIES)

5

12,82%

107984

18,27%

TELECOMUNICAZIONI (TELECOMMUNICATIONS)

2

5,13%

15555

2,63%

TUTTI GLI ALTRI SETTORI

0

0

0

0

729232

39

 

591145

81,06%

Chiudiamo l’analisi osservando la capitalizzazione dei vari settori all’interno del MIB: la capitalizzazione complessiva di chi produce è di circa 277 miliardi di euro, mentre quella degli altri è di 314miliardi di euro.

Insomma il nostro Paese appare come un’economia in cui chi lavora e produce vale meno della metà di chi lo “aiuta” senza partecipare direttamente alla produzione!

Insomma, a guardare il listino azionario italiano sembra che gli italiani si siano stancati di lavorare fisicamente e si siano buttati ad intermediare denaro, vendere biglietti aerei, gestire reti telefoniche o televisive.

Può anche darsi che sia giusto così, che la fatica debbano farla gli indiani o i cinesi (che infatti sommergono il mondo con i loro prodotti) e che noi dobbiamo specializzarci in settori a più elevato contenuto tecnologico o intellettuale.

Ma quando sbarcheranno le banche cinesi offrendo tassi più alti ai depositi e chiedendo interessi più bassi sui prestiti cosa faremo?

NOTA FINALE: I dati indicati sono elaborati su tabelle fornite dalla Borsa Italiana. Spiace rilevare come tutte le statistiche siano state fornite in inglese. E i dati richiesti sono stati inviati disaggregati, azione per azione, anziché sintetizzati per settore come richiesto, imponendo un lungo lavoro di rielaborazione.

Gianluigi De Marchi

Badanti e baby sitter: i datori di lavoro chiedono aiuti economici

META’ DEI DATORI DI LAVORO DI BADANTI E BABY SYTTER CHIEDONO AIUTI ECONOMICI. L’ASSESSORE CAUCINO: «LA REGIONE C’E’ E CI SARA’».

I dati derivano da un’indagine Fidaldo-Irs sul lavoro domestico presentata oggi. La titolare del Welfare della Giunta regionale ha voluto far sentire la vicinanza dell’Ente, esporre le misure già messe in campo e rilanciare, auspicando una sempre maggiore interlocuzione con le associazioni che rappresentano le famiglie. «Per meglio comprendere e, di conseguenza, rispondere ai bisogni effettivi di cura». 

Mediamente oltre il 91% dei datori di lavoro domestico si affida al passaparola o alle conoscenze personali per assumere colf, badanti e baby sitter. E se generalmente prevale la soddisfazione per la scelta dei propri collaboratori (8, in una scala da 1 a 10), nella metà dei casi le famiglie considerano quelle prestazioni non sufficienti a soddisfare i propri bisogni domestici: in particolare il 19% dichiara di riuscire a soddisfare solo parzialmente i propri bisogni di assistenza, mentre il 28% afferma di non riuscirci proprio. I più insoddisfatti sembrano essere i datori di lavoro di baby-sitter: solo il 32% di questi vede infatti le proprie esigenze di assistenza corrisposte, a fronte del 36% e 60% di chi assume, rispettivamente, badanti e colf. È quanto emerge da un’indagine esplorativa sul lavoro domestico in Italia che la Fidaldo, Federazione Italiana dei Datori di Lavoro Domestico, ha commissionato all’Irs, Istituto per la Ricerca Sociale.

L’indagine conferma una natura fortemente privata e autogestita dell’assistenza a domicilio, un welfare ‘fai da te’ in cui il datore di lavoro gestisce in quasi totale autonomia l’intero processo: dal reclutamento alla ricerca di eventuali aiuti esterni e non senza criticità: il 37% degli intervistati ha infatti dichiarato di aver trovato ‘impegnativo o complicato’ il reclutamento della badante, così come il 34% di chi ha cercato una baby sitter, contro il 13% di chi selezionava una colf.

Quanto alla dimensione economica, in generale solo il 6% dei datori di lavoro ha ammesso di ricevere sostegni economici al lavoro domestico da parte di enti pubblici (esempio: bonus badanti o baby sitter). Anche il welfare aziendale per i genitori-dipendenti di aziende o imprese non sembra raggiungere un gran numero di utenti, circa il 10% di chi impiega baby sitter. In più, per chi assume una badante o una baby sitter prevale l’interesse per forme aggiuntive di aiuti economici: il 47% dei datori di lavoro di badanti sarebbe interessato ad ottenerli così come il 47% delle famiglie con una baby sitter. Accanto a questo le famiglie dichiarano di aver bisogno di servizi di informazione e orientamento, che vengono chiesti dal 34% di chi ha assunto una badante e dal 22% di chi ha una tata.

«Come Regione e in particolare come assessorato al Welfare – spiega l’assessore regionale, Chiara Caucino – siamo molto attenti a questa tematica. Prova ne è la nostra partecipazione odierna a questo evento, finalizzata a presentare le iniziative e le misure messe in campo per il supporto famigliare e, in particolare, gli interventi di qualificazione della figura professionale dell’assistente famigliare con il progetto “Assistenza famigliare e reti territoriali”, oltre ai provvedimenti già approvati per sostenere i caregivers e per il supporto ai non auto sufficienti». Caucino pensa però al futuro e auspica «una sempre maggiore interlocuzione con le parti direttamente coinvolte – e in particolare con le associazioni che rappresentano le famiglie – per meglio comprendere e, di conseguenza, meglio rispondere, ai bisogni effettivi di cura che vengono espressi».

Fondazione CRT apre il primo “cantiere” per la formazione gratuita di leadership

Al via “Talenti per la Comunità”, un progetto pioneristico in Italia per laureati ad alto potenziale

 

 La Fondazione CRT apre il primo “cantiere” nazionale per la formazione gratuita di nuove leadership, con l’apporto scientifico, unico in Italia, della Scuola di Politica “Vivere nella Comunità” fondata da Pellegrino Capaldo, Sabino Cassese e Marcello Presicci.

 

Questo pionieristico progetto si chiama “Talenti per la Comunità: costruire nuove leadership”, e offrirà a giovani laureati under 36 – da selezionare su scala nazionale tramite bando – gli strumenti, le conoscenze e le competenze per promuovere e gestire processi di crescita sociale, civile, economica, culturale sui territori.

 

“Talenti per la Comunità” trae origine da una delle dieci idee per un futuro più sostenibile, inclusivo e orientato alla creazione di valore sociale, emerse dagli “Stati Generali” della Fondazione CRT: il lungo percorso di ascolto-partecipato con il coinvolgimento di un migliaio di stakeholder nel Nord Ovest, tra Sindaci, rappresentanti di istituzioni e fondazioni, opinion leader, protagonisti del mondo della cultura, delle Università, dell’economia, del terzo settore, del volontariato, della ricerca, dell’innovazione.

 

In un’epoca come quella attuale, caratterizzata dal venir meno dei luoghi tradizionali di costruzione delle future classi dirigenti, offrire nuovi modelli di leadership basati su idealità condivise, sul merito e sul talento è un contributo fondamentale non solo per l’innovazione sociale e territoriale, ma per la stessa vita democratica. Questa nuova sfida nel trentennale della Fondazione CRT è un ulteriore investimento nel capitale umano, la risorsa che, prima e più di ogni altra, alimenta il cambiamento attorno al bene comune”, afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

 

Coltiviamo il primo nucleo della next generation dei civil servants: giovani ad alto potenziale in termini di passione civile, conoscenze e competenze, pronti a contribuire all’empowerment del Paese in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il Green Deal europeo e il PNRR italiano”, dichiara il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci.

 

“Talenti per la Comunità” è realizzato in collaborazione con il “Consorzio Aaster” guidato dal sociologo Aldo Bonomi, il “Cottino Social Impact Campus” e il Consorzio sociale “Il filo da tessere”.

 

Il corso multidisciplinare mixerà lezioni in presenza e a distanza, con workshop, approfondimenti di case histories e attività sul campo. Saranno formate figure con una visione internazionale, capaci di progettare, coordinare e mobilitare risorse, a partire da quelle europee, valutare la sostenibilità e l’impatto degli interventi, anche attraverso la leva dei Big Data, comunicare i territori, accompagnare la digital transformation.

 

Ulteriori informazioni sul sito www.fondazionecrt.it

“Salva mutui e affitti”, la Regione interviene con nuovi fondi

L’ASSESSORE AL WELFARE ANNUNCIA IL VIA LIBERA ALLA MISURA 

Stanziati dalla giunta 2 milioni e 400mila euro per aiutare chi, anche a causa della grave crisi economica causata dalla pandemia da Covid19, necessita di trovare un alloggio in affitto e di coloro – compresi i genitori separati o divorziati – che, nonostante abbiano usufruito della possibilità, concessa dallo Stato, di sospendere la rata del mutuo per 16 mesi, sono ancora in difficoltà economica. 

 

Dalla regione arrivano quasi 2 milioni e 400mila euro per aiutare chi, (locatari, mutuatari e genitori separati) anche a causa della grave crisi economica causata dalla pandemia da Covid19, non è stato in grado, pur volendolo, di onorare i canoni di locazione o le rate del mutuo della propria abitazione. Lo ha stabilito  la giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale al Welfare con delega alla Casa, Chiara Caucino.

La regione ha così deciso di destinare queste nuove risorse, rifinanziando le Agenzie Sociale per la Locazione (ASLo) dei 48 Comuni piemontesi che hanno deciso di attivarle. La lista è consultabile nell’allegato 1. 

Con questa nuova iniezione di danaro la Regione amplia così i soggetti che potranno beneficiare degli aiuti ai genitori legalmente separati o divorziarti che non abbiano disponibilità della casa coniugale, per effetto della separazione stessa.

Il provvedimento è destinato a chi cerca un affitto a canone calmierato e  ai mutuatari la cui rata è stata interrotta per il limite massimo di 16 mesi (quelli che erano garantiti dallo Stato) che non sono coperti da contratti assicurativi che, nonostante la “tregua” non hanno ancora risolto le situazioni che incidono negativamente sulla loro situazione economica. La modalità di gestione della misura è a sportello. I mutuatari o i locatari in difficoltà presentano quindi domanda di contributo agli sportelli «ASLo» del Comune di residenza o allo sportello «ASLo» del Comune capofila d’ambito territoriale per coloro che risiedono in comuni privi di sportello.

Insieme alla domanda di erogazione del contributo, il richiedente dovrà presentare la documentazione che comprova la situazione di interruzione del pagamento delle rate di locazione o del mutuo concessa dall’istituto di credito con le modalità e il persistere delle situazioni che hanno inciso negativamente sulla condizione del nucleo anagrafico.

Il Comune valuterà quindi l’ammissibilità delle domande pervenute in base ai seguenti parametri: cittadinanza italiana o di un paese dell’unione europea o per coloro non appartenenti all’unione europea, possesso di un regolare permesso di soggiorno; Isee non superiore a 26mila euro; residenza anagrafica o attività lavorativa da almeno un anno nel Comune sede di ASLo o nei comuni appartenenti al medesimo ambito territoriale, previo accordo tra i Comuni; cessazione del rapporto di lavoro subordinato, ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di risoluzione per limiti di età con diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità, di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, di dimissioni del lavoratore non per giusta causa; cessazione dei rapporti di lavoro ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale, di recesso datoriale per giusta causa, di recesso del lavoratore non per giusta causa e morte o riconoscimento di handicap grave, ovvero di invalidità civile non inferiore all’80 per cento.

L’immobile oggetto del contributo non può superare i 95 metri quadrati e non può essere classificato. Il valore iniziale del mutuo per l’acquisto della prima casa non può superare i 100mila euro. .Il contributo a fondo perduto per i mutuatari sarà di 12 rate mensili per coloro con Isee inferiore a 6.400 euro; 9 rate mensili quelli con Isee da 6.400 fino a 10.600 euro e 6 rate mensili per chi ha Isee da 10.600,01 fino a 26mila euro.

L’assessore regionale al Welfare con delega alla Casa spiega che “con questa misura la Regione ha voluto offrire una fondamentale boccata d’ossigeno a tutti coloro che, anche a causa della crisi innescata dall’emergenza Covid19, non è ancora in grado di pagare la rata del mutuo o dell’affitto, compresi i genitori separati o divorziati. L’assessore, così come la giunta regionale, considera la casa un diritto inalienabile ritenendo che sia compito della Regione fare tutto il possibile per sostenere i cittadini più fragili, che non sono ancora in grado di far fronte in autonomia i costi per la propria abitazione”.