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Il Piemonte, che aveva assicurato la classe dirigente per l’Unità d’Italia e per i primi anni di gestione successiva, non offre ora un grande spettacolo a livello di politica nazionale (ed anche locale). Però può vantare alcune eccellenze in ambito professionale ed imprenditoriale. Non tante, però ci sono. Così i vertici nazionali di Confagricoltura hanno deciso di puntare sul piemontese Ercole Zuccaro per andare a guidare la Direzione nazionale Area Sviluppo Territoriale e Digitale. In pratica a Zuccaro farà capo tutta la gestione organizzativa della Confederazione agricola.
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Il Piemonte politicamente irrilevante ma protagonista in agricoltura
Caro Direttore,
Incoraggiare la cooperazione sui temi legati a tecnologia e innovazione tra le aziende piemontesi e le loro controparti in Israele è quanto si propone l’accordo di cooperazione siglato a Gerusalemme fra Ceipiemonte e Margalit Startup City Jerusalem, società di sviluppo economico che costruisce centri internazionali tematici di innovazione.
Il Piemonte avrà così a Gerusalemme uno spazio a disposizione delle istituzioni del territorio e delle delegazioni imprenditoriali che parteciperanno alle attività frutto della collaborazione fra i sottoscrittori e un canale privilegiato per favorire investimenti di aziende israeliane in Piemonte.
“Il percorso di collaborazione iniziato tempo fa con lo Stato di Israele arriva ad una svolta decisiva – commenta l’assessore regionale alla Internazionalizzazione Fabrizio Ricca – Le aziende piemontesi avranno un presidio stabile che potrà appoggiarle e aiutarle, favorendo la nascita di accordi commerciali con le realtà imprenditoriali di un Paese all’avanguardia in numerosi settori produttivi. Sono tanti i comparti di eccellenza che si avvantaggeranno da un infittirsi delle relazioni tra le aziende che costituiscono i nostri rispettivi tessuti produttivi, penso a quelle dell’aerospazio, dell’automotive e della sicurezza digitale, per citarne alcune”.
Il prossimo passo sarà a metà settembre una missione imprenditoriale per il settore aerospazio organizzata nell’ambito dell’apposito progetto integrato di filiera della Regione.
IN PIEMONTE ARRIVA LA RIVOLUZIONE DEL CONDHOTEL
Un po’ casa un po’ albergo ma con i comfort degli hotel e la possibilità di guadagnare: prende il via in Piemonte la rivoluzione del condhotel, la formula che consente agli albergatori di trasformare alcune camere in abitazioni residenziali fisse e di metterle a reddito dividendo i profitti con altri privati.
«Mettiamo a disposizione delle aziende un altro strumento che va nella direzione della libertà di impresa per rafforzare la competitività del settore della ricezione che ha bisogno di diversificare il mercato favorendo anche gli scambi immobiliari» hanno sottolineato il Presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore alla Cultura, Turismo e Commercio, Vittoria Poggio
Con la riforma introdotta dalla Regione, alcune porzioni dei complessi alberghieri potranno essere acquistate dai privati con i quali il proprietario potrà dividere l’incasso degli affitti in caso di utilizzo a fini ricettivi, o essere cedute per uso residenziale.
«Uno strumento importante per le imprese del settore che consente di rispondere alle richieste dei consumatori – dichiarano il presidente di Federalberghi Piemonte Alessandro Comoletti e di Federalberghi Torino Fabio Borio – Più scelta per i clienti, più opportunità per chi vuole investire, senza rinunciare ai vantaggi ed ai servizi tipici del pernottamento in albergo».
«Un ottimo strumento per la categoria che rilancia il settore anche grazie a investimenti privati – ha dichiarato il Coordinatore Assohotel Confesercenti Piemonte Luca Amato –. Con questa misura, inoltre, anche gli alberghi potranno offrire nuove opportunità ricettive, andando in contro alle esigenze dei turisti».
La formula del Condhotel che in questi anni ha preso piede soprattutto nei centri a forte vocazione turistica, è un ibrido fra la camera d’albergo e una propria abitazione. Il privato potrà, infatti, comprare un appartamento che fisicamente si trova all’interno di un complesso ricettivo con il vantaggio di poterlo utilizzare come casa anche solo in determinati periodi, o in alternativa essere gestita come se fosse una qualunque delle sue stanze di hotel per poi divide gli incassi con il nuovo proprietario.
Quest’ultimo sarà sgravato di ogni incombenza perché delegherà all’amministratore della proprietà tutto quanto concerne la gestione, i costi condominiali e la manutenzione. Le strutture alienabili dovranno avere un minimo di tre stelle e non potrà essere ceduto più del 40% della superfice dell’hotel.
LE PREVISIONI PER IL III TRIMESTRE 2022
L’indagine congiunturale realizzata in giugno da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte raccoglie le valutazioni delle imprese a poco più di tre mesi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, una guerra di cui, a oggi, nessuno è in grado di prevedere esiti e durata. Gli effetti economici della guerra si sommano a quelli determinati dall’escalation dell’inflazione e dei prezzi di materie prime ed energia.
Il peggioramento del quadro economico complessivo trova, per ora, debole riscontro nelle aspettative delle imprese piemontesi: gli indicatori, infatti, non si discostano in misura apprezzabile dai livelli di marzo e dicembre. Questo riguarda sia gli indicatori anticipatori (previsioni a breve su produzione, ordini e occupazione) che quelli a consuntivo (tasso utilizzo impianti, investimenti, ritardi incassi, CIG).
Un risultato di questo genere è sorprendente solo in apparenza. In effetti, conflitto, inflazione e rincari hanno determinato principalmente un forte aumento dell’incertezza e un accorciamento della visibilità sui trend di mercato. Tuttavia, non hanno ancora avuto impatto sulle prospettive a breve termine di produzione e ordini, in un momento in cui l’economia italiana ed europea erano in buona accelerazione. In sintesi, si può dire che le nostre imprese sfruttino ancora il buon impulso della ripresa post-Covid.
I risultati della nostra indagine, peraltro, sono sostanzialmente in linea con analoghi sondaggi sul clima di fiducia condotti a livello nazionale e internazionale, che registrano in genere un lieve peggioramento della fiducia delle imprese ma restano al di sopra della soglia tra espansione e contrazione dell’attività.
Non va dimenticato, inoltre, che alcuni comparti dei servizi sono in piena crescita, a partire da turismo e ICT.
La rilevazione di giugno è stata condotta su un campione di quasi 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi. Le previsioni su produzione, ordini e occupazione restano favorevoli, con indicatori allineati ai valori di marzo. Scende ulteriormente il ricorso alla CIG. Stabili gli investimenti; continua a peggiorare la redditività, in coerenza con i forti aumenti dei costi degli input energetici e delle commodity. Oltre 3 aziende su 4 segnalano aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia.
A livello territoriale, gli indicatori sono favorevoli per le imprese torinesi (+18,2% contro una media regionale del +13,3%) e si mantengono positivi in tutte le aree, con la sola eccezione di Vercelli (-2,1%). In particolare Alessandria, Canavese, Novara, Torino e Verbania hanno attese sulla produzione superiori alla media regionale (rispettivamente +21,9%, +16,0%, +19,8%, +18,2% e +20,0%). Le altre province registrano saldi più prudenti: Asti +10,8%, Cuneo +10,4% e Biella +3,6%.
Per quanto riguarda i settori, le valutazioni più incoraggianti vengono dalla meccatronica, da edilizia e indotto, cartotecnica e alimentare. Continua il periodo non brillante di chimica e manifatture varie.
Contrariamente a quanto osservato in passato, le previsioni delle imprese di minori dimensioni sono allineate o addirittura migliori della media.
Commenti sulle previsioni del terzo trimestre 2022
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriali Torino: «Le nostre imprese dimostrano una grande e perfino sorprendente capacità di reazione e adattamento a una situazione geopolitica ed economica estremamente incerta, nella quale è particolarmente complesso prendere decisioni dato il moltiplicarsi delle incognite. Penso alla escalation dei prezzi di elettricità e gas, alla carenza di materie prime e al relativo aumento del loro costo, alla siccità che causa gravi danni, ma anche all’inflazione che colpisce praticamente tutti i beni di consumo mettendo in difficoltà le famiglie. Senza ovviamente dimenticare il Covid che sta nuovamente riprendendo vigore, non sappiamo con quali conseguenze. Nonostante ciò, sia le imprese medio-grandi, sia quelle di minori dimensioni hanno continuato e continuano a investire, vedendo opportunità anche in questa crisi dalle molte sfaccettature. Alla ripresa di settembre, però, se questi fattori d’incertezza non saranno almeno in parte sotto controllo, molti settori industriali, a partire da quelli più energivori, andranno incontro a seri rischi e questa spinta potrebbe esaurirsi».
Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «Dalla lettura dei dati della nostra indagine congiunturale emerge in maniera forte la centralità del sistema produttivo e manifatturiero della nostra regione e del Paese, che seppur in un momento di grande incertezza, sanno continuare a reagire ed hanno per quanto possibile assorbito i rincari vertiginosi di energia e materie prime. I prossimi mesi non saranno sicuramente facili per la situazione geopolitica e l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, del conseguente aumento dell’inflazione. A questi si è aggiunta di recente la quasi parità Euro/Dollaro che, se da un lato probabilmente favorirà le nostre esportazioni, dall’altro aumenterà ulteriormente i costi delle forniture di gas e petrolio. Per rinforzare ed accompagnare il nostro sistema produttivo occorre, oggi, un’accelerazione nello scaricare a terra le risorse del NextGenerationEU e della prossima programmazione dei Fondi strutturali europei con un indispensabile partenariato pubblico-privato, che coinvolga le aziende di tutte le dimensioni. Servono azioni concrete che non ci stancheremo di ribadire come necessarie per il futuro economico e sociale del nostro territorio e dei nostri giovani».
Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine
Per il terzo trimestre del 2022, le attese sulla produzione delle circa1.200 imprese piemontesi registrano un assestamento (-0,7 punti percentuali) rispetto al secondo trimestre. Il 25% delle rispondenti prevede un aumento dei livelli di attività, contro l’11,8% che ne prevede la riduzione, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +13,3%. Trend analogo per gli ordinativi, con un saldo del 10,0% e un calo di 3,5 punti rispetto alla scorsa rilevazione.
Per contro, il 19,8% delle aziende prevede un aumento dell’occupazione, contro il 4,9% che si attende una diminuzione: il saldo, pari a +14,9 punti percentuali, aumenta di 1,2 punti rispetto a marzo. Restano prudenti le attese sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +0,6%, probabilmente a causa del rallentamento delle economie mondiali e alla difficile situazione del commercio globale. Rallentamento economico e impennata dell’inflazione non frenano gli investimenti, che aumentano di 1,5 punti: il 27,8% delle rispondenti ha programmi di spesa di un certo impegno (erano il 26,3% a dicembre). Il ricorso alla cassa integrazione interessa il 5,1% delle imprese, in calo di 1,6 punti percentuali rispetto a dicembre, segno della buona tenuta delle imprese piemontesi. Migliora ulteriormente il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo. Indicazioni positive, sia pure con sfumature diverse, vengono sia dalle imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti) che da quelle più piccole (sotto i 50 addetti).
Con la rilevazione di giugno sono state introdotte alcune domande relative all’aumento dei prezzi: oltre il 70% delle rispondenti ha rilevato aumenti di prezzo di materie prime (75,5) energia (75,7%) e trasporti (73,3%).
A livello territoriale, le previsioni si mantengono positive in tutte le aree, con la sola eccezione di Vercelli (-2,1%). In particolare, Alessandria, Canavese, Novara, Torino e Verbania hanno attese sulla produzione superiori alla media regionale (rispettivamente +21,9%, +16,0%, +19,8%, +18,2% e +20,0%). Le altre province registrano saldi più prudenti: Asti +10,8%, Cuneo +10,4% e Biella +3,6%.
Nel manifatturiero, le attese per il secondo trimestre 2022 sono, come per le scorse rilevazioni, più prudenti rispetto al terziario, con indicatori ancora positivi ma in ulteriore assestamento rispetto a marzo. I saldi ottimisti-pessimisti per ordini e produzione sono pari a +6,5% e +10,6%, e in calo, rispettivamente di 4,6 e a 2,3 punti rispetto al secondo trimestre. Nonostante il perdurare di inflazione e guerra in Ucraina l’export torna positivo, dopo la frenata di marzo, con un saldo pari a +2,0%, in recupero di 4,6 punti. Stabile, invece, l’occupazione, con un saldo che resta intorno al 13%. In aumento gli investimenti, che interessano il 29,6% delle aziende, stabile il tasso di utilizzo delle risorse (78%). Cala ancora il ricorso alla CIG, che ritorna ai valori pre-crisi (6,3%).
A livello settoriale, gli indicatori restano positivi per quasi tutti i settori.
Le attese della metalmeccanica (17,7%) restano superiori alla media regionale, come accade da oltre un anno, con un ricorso alla CIG ormai fisiologico (6,9%) e il 32,8% delle rispondenti che prevede investimenti in macchinari. Ottima performance per meccatronica (+26,0%) ed edilizia (+18,9%). Buon andamento anche per il comparto alimentare, con un saldo del 15,5%, investimenti sopra la media regionale (35,7%) e un ricorso alla CIG ai minimi (2,8%).
Le materie plastiche, dopo lo scivolone di dicembre e il recupero di marzo, totalizzano a giugno un saldo ottimisti-pessimisti del +8,3%. Per contro il comparto della gomma, registra un saldo negativo (-23,1%). Previsioni ancora positive, pur in assestamento, per tessile (2,8%), saldo in pareggio per le manifatture varie (0,0%) e legno (+27,8%).
Nei servizi il clima di fiducia è ancora decisamente favorevole, con indicatori analoghi a quelli osservati a marzo. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari al 19,9% (era 19,2% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +19,0% (da +19,5%), quello sull’occupazione è pari +17,8% (con una variazione +2,7 punti percentuali). Gli investimenti aumentano di 2,2 punti (23,2%), cala ancora il ricorso alla CIG (da 2,7% a 1,9%). Migliora ulteriormente il tasso di utilizzo delle risorse (84,9%).
A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono tutte ottimistiche per il secondo terzo 2022, pur con qualche segno di assestamento nei saldi ottimisti-pessimisti. Tiene bene l’ICT, con un saldo sui livelli di attività che passa da +22,2% a +24,2%. Buona performance anche per i servizi alle imprese (22,7%), commercio e turismo (17,6%), altri servizi (20,8%). Leggero assestamento per trasporti e utility, ma ancora attese positive: rispettivamente +12,5% e +5,6%.
Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori
Tra i rialzi delle materie energetiche dovute alla crisi internazionale che stiamo vivendo e l’inflazione ai massimi storici, che si tradurranno in bollette sempre più alte per gli italiani, diventa sempre più difficile riuscire a raffreddare la casa e l’ambiente di lavoro. Proprio nel momento in cui i cambiamenti climatici ci stanno facendo vivere quella che si prospetta l’estate più calda di sempre. L’uso dei climatizzatori, che sembrano l’unica soluzione alle ondate straordinarie di calore e ai mesi torridi che ci attendono, potrebbe far lievitare i costi delle utenze considerevolmente.
Un’ora di condizionatore acceso può tradursi in una spesa che varia dai 50 centesimi a un euro, a seconda della tariffa applicata dal proprio gestore. Bisogna infatti considerare sia il prezzo dell’energia elettrica che gli oneri di sistema, i servizi di rete, le imposte e l’Iva. Con una spesa media di 4 euro al giorno, considerando 6 ore di utilizzo quotidiano del dispositivo, in un mese si possono arrivare a pagare anche 126 euro in più. Esistono però altre soluzioni per combattere le temperature estreme.
Una delle alternative più economiche al condizionatore è il ventilatore. I consumi associati a questi elettrodomestici variano notevolmente in base al tipo di modello, ma per un classico ventilatore a piantana sono in genere inferiori a 1 euro al giorno con ben 12 ore di utilizzo. Sul mercato si possono trovare varie tipologie, come quelli di nuova generazione, smart e controllabili a distanza con il telefono, quelli senza pala, quelli da soffitto e quelli da tavolo.
Una vasta gamma di dispositivi il cui principale difetto, però, è quello di non refrigerare gli ambienti domestici. I ventilatori infatti spostano semplicemente l’aria da una parte all’altra, senza far abbassare la temperatura. L’effetto ristoro c’è, e solo a patto di posizionarsi vicini al flusso, ma quando gli ambienti superano i 35° C, questi dispositivi si rivelano particolarmente inefficaci.
Sul mercato esistono anche ventilatori nebulizzatori, che spruzzano goccioline nell’aria. Ottimi per gli ambienti esterni, dove proteggono anche dagli insetti, ma dentro casa possono far aumentare l’umidità e quindi la temperatura percepita.
Una valida alternativa ai ventilatori a piantana sono quelli a torre, in genere più silenziosi e compatti.
Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.
A cura di lineaitaliapiemonte.it
Nel decreto-legge in materia di misure urgenti a sostegno alle imprese e agli operatori economici connesse all’emergenza da Covid-19 è stata infilata una norma che sospende alcune delle incompatibilità esistenti relativamente a incarichi pubblici. Cos’hanno a vedere gli “incarichi pubblici” con l’emergenza Covid? Secondo gli intenti dichiarati la misura serve a “non disperdere le competenze e le professionalità acquisite dagli amministratori locali nel corso del loro mandato specialmente durante l’emergenza epidemiologica da Covid- 19”. Quali sarebbero queste “competenze acquisite”? Ma se pure così fosse, come incidono tali competenze con quelle occorrenti per svolgere incarichi apicali di amministrazione o di gestione presso amministrazioni pubbliche? Le solite “manine” all’italiana…
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Le imprese «design driven» esprimono la connessione tra il design e le filiere industriali più radicate nel territorio e danno lavoro a 120mila addetti. La mappatura e l’analisi di questi dati sono raccolti nella ricerca «Economia del Design in Piemonte 2022», realizzata da un gruppo di studiosi dell’Università di Torino, del Politecnico e della Fondazione Santagata per l’Economia della cultura sulla quale il Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore di venerdì 15 luglio accende i fari. La ricerca ha individuato sul territorio 2.616 realtà tra aziende e liberi professionisti, suddivise in 1.694 aziende “core design” (freelance, studi di design e comunicazione, servizi al progetto) e 922 aziende “design driven” (che utilizzano il design come elemento caratterizzante della produzione). A queste andrebbe aggiunto un terzo gruppo di imprese (“design hidden”), che utilizzano il design solo come input aggiuntivo e pertanto non quantificabile. Nel “core design” lavorano oltre 5mila persone, metà delle quali nella provincia di Torino, dove si concentrano tre quarti delle società di capitali del settore, che generano 376 milioni di euro di fatturato sul totale regionale di 423 milioni. Una cifra che si stima superi abbondantemente i 500 milioni, a livello regionale, prendendo in considerazione anche le altre forme giuridiche societarie e le partite Iva.
La crisi idrica dovuta alla gravissima siccità rischia di estendersi dall’agricoltura alle attività produttive.
Lo afferma Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino, che chiede di sfruttare le risorse europee “per realizzare gli invasi e affrontare l’emergenza”.
Per l’esponente degli artigiani “La carenza d’acqua rischia di trasformarsi da straordinaria a strutturale e non possiamo farci trovare impreparati. Ad, esempio, è già una realtà il calo del 39,7% della produzione idroelettrica nei primi 5 mesi del 2022. Abbiamo provveduto a individuare il perimetro delle imprese manifatturiere e di quelle dei servizi alla persona ‘idro-esigenti’, con un occhio particolare alle Mpi e alle imprese artigiane”. Secondo lo studio in Piemonte nei 10 settori manifatturieri ‘idroesigenti’ ci sono 10.928 imprese di cui 6.892 a carattere artigianale, nelle quali lavorano 124.887 addetti. Sono circa 15 mila le imprese dei servizi”.