ECONOMIA- Pagina 140

La Fondazione 1563 della Compagnia di San Paolo al Salone del Libro con il progetto REMEMBR-HOUSE

 

Lunedì 22 maggio, alle 16,30, la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo presenterà al Salone del Libro di Torino (Sala Gialla, Padiglione 2) il progetto REMEMBR-HOUSE, realizzato in collaborazione con il MEIS, il Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, di Ferrara.

REMEMBR-HOUSE, sostenuto dall’Unione Europea all’interno del programma CERV – Citizens, Equality, Rights and Value Programme, è un progetto incentrato sulla memoria della Shoah ed è rivolto a docenti, educatori, operatori culturali e studenti e ad un pubblico internazionale.

Il tema centrale del progetto è la casa, nella sua dimensione di spazio fisico ed emotivo al tempo stesso. L’obiettivo è quello di incentivare un lavoro creativo a partire dalle carte del Fondo EGELI, custodite dalla Fondazione 1563, che consentono di recuperare dettagliate liste dei beni sequestrati agli ebrei in Piemonte e Liguria dopo l’emanazione delle leggi razziali fasciste nel 1938 e negli anni successivi. La casa si trasforma così in un mezzo straordinario per avvicinare alla storia della Shoah: far rivivere la memoria di stanze e oggetti perduti stabilisce un legame con il passato e con storie individuali che diventano simboli per riflettere sul presente e sui diritti umani fondamentali.

Al Salone del Libro di Torino i ragazzi delle scuole potranno sperimentare i laboratori didattici di REMEMBR-HOUSE, lavorare sulle fonti e ricostruire, in scala e con una loro personale rielaborazione, le case degli ebrei perseguitati durante il nazifascismo.

L’attività al Salone proseguirà con Sara Gomel, filosofa, educatrice e scrittrice, che introdurrà il tema della casa dal punto di vista della filosofia per ragazzi in un incontro indirizzato ad insegnanti ed operatori culturali.

Dopo Torino, la prossima tappa del progetto sarà il 30 maggio online sulla piattaforma Zoom per lanciare il concorso a premi internazionale di REMEMBR-HOUSE, che metterà alla prova studenti, istituzioni e centri di aggregazione giovanile di tutta Europa.

Le migliori (e le peggiori) città per trovare lavoro. Torino prima con Roma

Secondo AnnunciLavoro360.com  che ha recentemente pubblicato le ultime statistiche sul mercato del lavoro in Italia

In evidenza le province e città migliori e peggiori per trovare lavoro nel Paese. Inoltre, la piattaforma ha analizzato le mansioni più richieste, le aziende più attive nella ricerca di personale e le tipologie di contratto più cercate.

Le 5 migliori province in termini di offerte di lavoro sono Roma, Torino, Verona, Treviso e Vicenza, con un numero complessivo di 25.932 annunci a Roma e numeri in calo nelle altre quattro province. Le mansioni più richieste nelle migliori province sono principalmente ingegneri, contabili, impiegati e lavoratori nel settore della ristorazione.

Al contrario, le 5 peggiori province per trovare lavoro sono Siracusa, Vibo Valentia, Sassari, Trapani e Taranto, con un numero di annunci che varia tra 1.370 e 3.033. Le mansioni più richieste in queste province riguardano principalmente il settore della ristorazione e del turismo.

Le 10 mansioni più richieste a livello nazionale comprendono lavori come autista, operaio, promoter, impiegato e ingegnere. Tra le 5 migliori città per trovare lavoro, Sesto San Giovanni si posiziona al primo posto con un incremento del 100% nel numero di annunci, seguita da San Donato Milanese e Santa Cristina Valgardena. Le città con meno opportunità lavorative sono Ventimiglia di Sicilia, Presicce, Stazzona, Silandro e Roccabascerana.

Tra le 5 migliori aziende in termini di offerte di lavoro troviamo Adecco Italia Spa e Randstad Italia Spa in testa alla classifica, seguite da Ripetizioni.it, ManpowerGroup e Manpower Italia srl.

Per quanto riguarda le 5 migliori regioni, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Lazio offrono il maggior numero di opportunità lavorative, mentre le regioni con meno annunci sono Trentino-Alto Adige, Basilicata, Molise, Umbria e Sardegna.

In termini di tipologie di contratto più cercate, il part-time è al primo posto con il 26% degli annunci, seguito dal tempo determinato, il tempo pieno, la consulenza e il tirocinio. Per quanto riguarda i titoli di studio più richiesti, il diploma di maturità è il più richiesto, seguito dalla laurea, il master, la scuola dell’obbligo e il dottorato.

Infine, le 5 mansioni con più candidati sono nell’ordine: Alimentare, Abbigliamento/Tessile/Moda, Turistico/Alberghiero/Ristorazione, Commercio/Grande Distribuzione e Trasporti/Logistica. Le 5 città con più candidati sono Roma, Palermo, Milano, Genova e Catania.

Queste statistiche offrono un quadro dettagliato del mercato del lavoro italiano nel 2023, permettendo ai candidati di orientarsi verso le aree geografiche e le mansioni con maggiori opportunità di impiego. Tuttavia, è importante ricordare che il mercato del lavoro è in continua evoluzione e che queste tendenze possono cambiare nel tempo. Per rimanere aggiornati sulle ultime novità nel campo delle offerte di lavoro, è fondamentale seguire piattaforme come AnnunciLavoro360.com e consultare regolarmente le statistiche fornite.

Tutti i dati sono disponibili su https://www.annuncilavoro360.com/

Casa, maggior disponibilità di spesa fino a 119 mila euro

 

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha analizzato la disponibilità di spesa nelle grandi città che appare maggiormente concentrata nella fascia di spesa più bassa, quella fino a 119 mila € (25,4%). Le percentuali sono simili nelle due fasce di spesa immediatamente successive, rilevando quindi una distribuzione uniforme delle richieste nelle prime tre fasce.

Milano e Roma registrano una maggiore concentrazione nella fascia tra 250 e 349 mila € rispettivamente con il 26% e il 25,2% a causa dei prezzi più elevati che interessano le prime due città più costose d’Italia: Milano e Roma.

Da segnalare come a Milano ci sia stato un incremento dello 0,6% della concentrazione delle richieste nella fascia compresa tra 475 mila € e 629 mila €, confermando la vivacità della fascia alta di mercato. Nella fascia di spesa più bassa è Genova la città che raccoglie la percentuale più elevata con il 60,5%, seguita da Palermo con il 51,2%. A Napoli invece si registra un aumento significativo della concentrazione della disponibilità di spesa sulla fascia più bassa.

Nei capoluoghi di regione che non sono grandi città il 47,2% dei potenziali acquirenti dichiara di avere una disponibilità di spesa inferiore a 119 mila €. È in discreto aumento la concentrazione su questa fascia di spesa (+0,7%). La percentuale più elevata di concentrazione delle richieste nella fascia più bassa si registra a Campobasso con 78,7%.

Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa

Fontana e Cirio: “Snellire procedimenti per non perdere occasione PNRR”

I GOVERNATORI DI LOMBARDIA E PIEMONTE APRONO LA 19ESIMA EDIZIONE DI SALUTE DIREZIONE NORD

Milano, 19 maggio 2023– “La sanità doveva essere riformata e se siamo usciti dal Covid lo dobbiamo al personale sanitario, ai volontari, ai medici e grazie anche a Guido Bertolaso che era un consulente esterno, all’intelligenza delle idee e delle persone. Grazie  a tutto ciò siamo usciti migliori e oggi la Lombardia è ripartita più forte di prima”. Lo ha dichiarato il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana intervenendoinsieme al Presidente del Piemonte Alberto Cirio, alla 19esima edizione di Salute Direzione Nord, all’interno della rassegna Direzione Nord, in  nella splendida cornice del Palazzo delle Stelline a Milano.

Fare per attuare i programmi è stato il tema del primo incontro introdotto dal Presidente di Fondazione Stelline Fabio Massa che ha detto: “Da 40 anni questo è il luogo del dibattito, ma prima di allora è stato un ospedale, un luogo nel quale ci si prendeva cura della comunità, il tema che ci accomuna in questa giornata infatti è la salute”.

Promossa da Fondazione Stelline e organizzata da Inrete e Fondazione The Bridge, con il patrocinio di Regione Lombardia, l’iniziativa si pone l’obiettivo di elaborare e accogliere nuove soluzioni nel delicato comparto della salute nel nostro Paese.

Cosa stanno facendo Piemonte e Lombardia per la medicina del territorio? : “Quando è arrivato il Covid – ha risposto il Presidente Cirio- avevo appena iniziato ed è stato un battesimo da Presidente difficile. Grazie a quell’esperienza abbiamo capito quali erano le grandi eccellenze ma anche le gravi criticità della regione. Gli ospedali hanno dimostrato grande efficacia da un lato, ma anche grandi carenze dall’altro, ad esempio nella mia regione non esisteva la medicina territoriale, il Covid ha risvegliato una coscienza e la medicina del territorio può essere la chiave di volta per l’umanizzazione della medicina, curando le persone prima e a casa loro. La  medicina territoriale è un filtro per evitare ricoveri impropri e abbiamo accettato la sfida del Pnrr grazie al quale realizzeremo le case della comunità che faranno rete con i medici di medicina generale che prima erano lasciati a loro stessi”.

A proposito del Pnrr, ieri ha avuto luogo una seduta straordinaria della conferenza Stato-Regioni per discutere dell’utilizzo dei fondi del Pnrr, dalla quale è emersa una voce corale dei governatori per fare in fretta. Dello stesso avviso anche Piemonte e Lombardia.

L’Italia è Paese con un sistema complicato – ha detto Cirio- e bisogna stare attenti alle scadenze per non perdere i fondi. Noi stiamo facendo la nostra parte, siamo al 66%, e la stiamo facendo per tempo mettendo in sicurezza i progetti più complicati con un commissario straordinario. Ad esempio il progetto su le Molinette, un ospedale che è oggetto di un intervento importante,  rischiava di saltare a causa degli eventi che si sono succeduti, tra cui pandemia, guerra in Ucraina, aumento dei costi e variabili dell’energia. Per questo abbiamo chiesto l’intervento straordinario del Governo, e la figura del commissario in Italia è la dimostrazione di un sistema che non funziona, perché se il commissario straordinario può disapplicare le leggi del codice degli appalti e derogare è perché le leggi stesse non funzionano. La riforma del codice appalti ha aiutato molto perché riusciamo a partire con lo studio di fattibilità senza arrivare alla necessità di avere il progetto esecutivo, così si è snellito tanto ma il sistema italiano rimane complicato e rischia di bloccare numerose opere pubbliche. Si deve cambiare l’atteggiamento generale e semplificare le leggi per consentire alle regioni di lavorare”.

Il problema vero – ha concluso Fontana- è che non possiamo andare avanti in questo modo, serve il coraggio di affrontare una riforma di questo genere per semplificare il sistema. Il mondo sta andando a una velocità ipersonica e noi non possiamo andare con il treno a vapore, l’autonomia sarebbe una strada per rendere più snelli i processi. Il tempo sta scadendo e si devono velocizzare i procedimenti”.

In chiusura dell’incontro, sulla possibile candidatura del prossimo anno in vista delle regionali in Piemonte, il Presidente Cirio ha fatto intendere: “adesso mi occupo di liste d’attesa, poi mi occuperò di altre liste”.

Gestione conto corrente, le cose da conoscere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Quello dei costi inutili sul conto corrente è un problema che riguarda tanti italiani. Non ne sono immuni nemmeno coloro che hanno deciso di aprire un conto corrente cosiddetto a zero spese: queste soluzioni, infatti, spesso hanno costi azzerati solo per alcuni tipi di operazioni e prevedono il pagamento di commissioni per altri servizi.

Sapere in anticipo quali sono le operazioni che si fanno di solito e verificare quali sono i costi applicati dai diversi istituti bancari aiuta a eliminare gli sprechi e riduce le spese del conto corrente che si pagano per dei servizi che non si usano.

Capire quali sono i servizi gratuiti offerti dalla propria banca e confrontarli con quelli che si usano più spesso è il primo passo da fare per riuscire ad abbassare le spese del conto corrente. Considerare il proprio profilo di operatività è molto utile per capire se il conto corrente che è stato aperto in passato o quello che si ha intenzione di aprire corrisponde alle proprie esigenze.

Considerando che, in media, un conto corrente tradizionale costa circa 100 euro all’anno e uno online costa attorno ai 25 euro all’anno (dati della Banca d’Italia), verificare quali sono i costi del proprio conto è molto importante per capire se si sta spendendo troppo e se ci sono margini per abbassare i costi.

In generale, per spendere meno senza dover rinunciare ad avere un conto corrente in linea con i propri bisogni si può:mantenere la giacenza media al di sotto dei 5.000 euro.

In questo modo non solo si evita di pagare l’imposta di bollo, pari a 32,40 euro all’anno, ma si possono investire le somme eccedenti, rendendole profittevoli e proteggendole dagli effetti negativi dell’inflazione; evitare di andare in rosso.

Anche andare in negativo di pochi euro può costare molto, tra commissione di istruttoria veloce e interessi passivi; preferire le operazioni online rispetto a quelle allo sportello. Evitare di andare allo sportello per pagare le bollette o per fare un bonifico, ad esempio, è più economico e anche più veloce; verificare le commissioni applicate dalla banca sui prelievi di contanti.

Molte banche permettono di prelevare gratuitamente solo dagli ATM che appartengono al proprio circuito bancario e applicano una commissione ai prelievi di contanti fatti presso gli sportelli di altre banche.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Arrivano i fondi della Regione per i danni da maltempo

Finanziati 40 nuovi progetti in Piemonte che si aggiungono ai 145 interventi e ai 6 milioni e 700 mila euro del 2022

Consolidamento delle sponde dei torrenti, rifacimento di ponti, nuovi attraversamenti, messa in sicurezza di movimenti franosi e ripristino di danni al patrimonio comunale. La Regione Piemonte ha sbloccato per il primo semestre 2023 nuovi fondi per i Comuni della Provincia di Torino attraverso la legge 38/78 che prevede contributi a sostegno dei Comuni e delle Unioni di Comuni colpiti da calamità naturali.

Sono 40 i progetti per 36 Comuni in Piemonte che potranno usufruire della prima trance 2023 del contributo regionale per un totale di circa 2 milioni 796 mila euro. Lo stanziamento, approvato con la delibera di maggio, si aggiunge ai fondi già stanziati nel 2022 (circa 2,435 milioni e 61 interventi a dicembre, circa 2 milioni 190 mila euro a ottobre distribuiti su 64 interventi, 2 milioni 117 mila a maggio per 20 interventi) raggiungendo quasi 10 milioni di euro e 183 interventi.

La legge 38, spiegano il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio l’Assessore alle Infrastrutture, Trasporti, Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, sono fondi totalmente della Regione che l’Amministrazione regionale è riuscita a sbloccare per riprendere le graduatorie di fine 2022. I danni da maltempo hanno messo a dura prova le finanze degli enti locali e una delle priorità è supportare i sindaci nella messa in sicurezza dei territori.

All’Alessandrino sono destinati circa 528 mila euro per 13 interventi in 9 comuni. Nell’Astigiano arriveranno 47 mila euro a supporto di 2 Comuni. A Biella saranno finanziati due progetti per un importo di 36 mila euro, il numero di interventi nella provincia di Cuneo, è di 6 per 465 mila euro, 2 nella provincia di Novara con un contributo di  430 mila euro, mentre nella Provincia di  Vercelli sono previsti 3 interventi e 458 mila euro e 4 nel Verbano Cusio Ossola per 406 mila euro, mentre nella provincia di Torino sono 8 con un finanziamento totale di 426 mila euro.

Uncem: il Piano Borghi non va

Il Piano Borghi del Ministero della Cultura dovrebbe essere totalmente cancellato. È nato male e cresce peggio. Concepito lontanamente dai territori, senza logica territoriale e senza senso sociale, il bando PNRR relativo al Piano ha premiato un anno fa 250 Comuni con un milione e mezzo di euro ciascuno e 21 paesi in Italia con 20 milioni ciascuno. Che fortunati. Che azione virtuosa! Uncem è allibita e preoccupata. L’assurdità totale di due lotterie, linea A e linea B, che con modalità diverse hanno tradito i Comuni, mettendoli tutti in scontro, non considerando le comunità, inducendo i Comuni a correre dietro a progetti municipalisti imperniati sul campanile. E cosa importa se il vicino ha preso niente ma io ho preso 20 milioni. Borghi e paesi che il Ministero, con Governi diversi ad appoggiare Piano e bandi, non ha saputo riconoscere, interpretare, sostenere. Uncem è sempre stata netta e chiara. Ha detto che quel Piano è illusorio e dannoso. Crea sperequazioni. Lo ripete con forza. E oggi lo ribadisce di fronte a un altro assurdo bando, probabilmente pure contro la Costituzione, che permette a 294 borghi finanziati dalla linea B di ricevere ulteriori finanziamenti per le imprese in quei territori. Come se fosse facile e come se bastasse qualche euro, a fare impresa nei paesi. Nuovamente un bando mal scritto che non affronta temi gravi come la desertificazione economica dei territori, della riorganizzazione dei servizi, dei flussi di merci e persone, che riguardano tutti, un bando che ignora la legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni. Che dà 200 milioni a pochi fortunati. E tutti gli altri stanno al palo. Grave e poco lungimirante. Crea ulteriori sperequazioni, disuguaglianze, danni di fatto. Bloccare tutto, per un nuovo Ministro arrivato al MIC, sarebbe stato più idoneo. E poco importa se il PNRR impone una corsa alla spesa, anche per i borghi. Spendete, spendete, si dice. Fondi per lavori che i Comuni non riescono a fare per mille regole sbagliate, a partire da quelle sulle anticipazioni di cassa. Dare 200 milioni di euro a 300 fortunati è ancora una volta poco degno di un Paese complesso come l’Italia. Per i piccoli Comuni sarebbe bastato applicare la legge. Anche dove si dice che lo sviluppo economico e sociale gli Enti lo fanno insieme. E solo così si salvano. Non con milionate date a chi è più bravo”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Caro affitti, Fimaa: attenersi ai canoni concordati

 APPELLO PER LA DETASSAZIONE PER PROPRIETARI DI CASA VIRTUOSI

Sul caro affitti per gli studenti universitari e sulla protesta che sta prendendo piede nelle principali città italiane, FIMAA Torino, la principale Federazione di Categoria degli agenti immobiliari, aderente ad Ascom Confcommercio Torino, fa luce sulle linee guida delle locazioni proprio per chi studia fuori sede.

«Ormai il caro affitti degli studenti universitari, già segnalato da noi alcuni anni or sono, è diventato a tutti gli effetti un problema sociale – sottolinea il presidente di FIMAA Torino Franco Dall’Aglio – e coinvolge il settore affitti facendo chiaramente emergere l’inadeguatezza delle strutture preposte con i posti letto degli studentati e l’incapacità del settore privato a colmare questo gap tra domanda e offerta».

«A livello nazionale – prosegue Dall’Aglio- solo il 6% delle esigenze abitative degli studenti viene soddisfatto dalle strutture universitarie e para universitarie. Viviamo quindi una realtà di mercato dove la forte domanda ha fatto lievitare i prezzi anche se così non dovrebbe essere. Al netto delle truffe e delle agenzie di servizi che pretendono una cifra una tantum non rimborsabile solo per fornire contatti senza garanzia della conclusione della trattativa, nel 1998 il nostro legislatore, con la legge n. 431, ha tolto di fatto dalle regole del mercato la libera contrattazione degli affitti agli studenti». 

«Dal 1998 corre l’obbligo, per chi vuole affittare agli studenti, di attenersi ai canoni concordati – precisa la vicepresidente vicaria di FIMAA Torino, Beatrice Pinelli- un po’ come per i classici contratti concordati 3+2. Se si prendesse coscienza del disagio sociale che si crea con l’aggiramento di questa normativa, magari consentendo la detassazione IMU per i proprietari virtuosi ci sarebbero molti meno soggetti pronti a speculare sugli studenti. Altro fattore che crea disagio e forte imbarazzo è quello che i Comuni si ostinano a non riconoscere a questi studenti la facoltà di prendere la residenza presso l’immobile affittato con conseguente impossibilità ad accedere ai servizi destinati ai residenti primo fra tutti quello sanitario».

Pnrr, Graziano: occasione per biotech, ma procedure più snelle

 

Il membro del Forum italiano export: «Velocizzare procedure per finanziamenti»

ROMA – «La missione 6 del Pnrr mette a disposizione dell’Italia oltre mezzo miliardo di euro per la ricerca biomedica, un finanziamento molto più ricco rispetto a quanto ottenuto, complessivamente, dal nostro Paese dal piano Horizon (111 milioni) e dai fondi strutturali Programma 2014-2020 (123 milioni). Una occasione che il sistema imprenditoriale e universitario nazionale non può perdere, ma che necessita di uno snellimento nella fase di verifica dei progetti e di erogazione delle risorse per poter realmente essere incisiva».

A dirlo è Antonio Graziano, responsabile Salute del Forum italiano dell’export e presidente del Polo tecnologico piemontese.

«Secondo le stime, nel 2028 il mercato del biotech sarà 3 volte più grande di quello attuale – prosegue Graziano – ma la propensione degli investimenti privati e pubblici nel settore ricerca&sviluppo in Italia non è allo stesso livello dei principali Paesi europei, e questo è un freno potente allo sviluppo. Basti pensare che, stando agli ultimi dati disponibili, il valore della produzione italiana (751 milioni) è il quinto in Ue dietro Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania. Siamo inoltre poco attrattivi per i venture capital con appena 177 milioni di investimenti a fronte dei 4,9 miliardi dell’Inghilterra. Sul fronte brevetti registrati, la situazione non è migliore: siamo al sesto posto nel vecchio continente».

«Una fotografia che però non restituisce la straordinaria ricchezza di risorse intellettuali e di competenze del nostro Paese, spesso incapace di esprimersi a causa delle labirintiche procedure burocratiche che imbrigliano le capacità di imprese e centri di ricerca – prosegue Graziano –. Il sistema di gestione finanziaria del Pnrr, così com’è stato ideato, non offre garanzie di celerità per l’erogazione delle tranche di finanziamento, e non solo per quel che riguarda il settore biotech e della salute in generale».

«Le strutture amministrative dei ministeri competenti, per ciascuna missione, sono già ingolfate dal lavoro ordinario su fondi nazionali ed europei, e non riescono a smaltire la massa critica proveniente dal Recovery fund – conclude il presidente del Polo tecnologico piemontese –. Sarebbe molto più efficiente un sistema centralizzato, a livello europeo, per la liquidazione dei finanziamenti, altrimenti rischiamo di fallire l’obiettivo dei milestones e quello finale del 2026».

Food & Tech, consapevoli dell’impatto tecnologico nel settore agroalimentare


Aula Magna “Giovanni Agnelli” del Politecnico di Torino

 

Si è tenuto ieri l’evento conclusivo di FOOD&TECH, un progetto organizzato nell’ambito di Biennale Tecnologia dal Politecnico di Torino con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dell’impatto tecnologico nel settore agroalimentare. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Next Level ETS“Il Gusto” del Gruppo GEDI e la Camera di Commercio di Torino.

Nel corso dei mesi FOOD&TECH ha coinvolto studentesse e studenti di quattro scuole superiori di secondo grado di Torino: Istituto di Istruzione Superiore Bodoni Paravia, Istituto di Istruzione Superiore Agrario Vittone, Istituto Tecnico Industriale Statale Avogadro, Istituto Professionale di Stato per i Servizi di Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera G. Colombatto.

Durante l’evento conclusivo, lunedì 15 maggio presso l’Aula Magna del Politecnico di Torino, i giovani hanno presentato i risultati dei due percorsi laboratoriali, Food&Mark e Food&App, che hanno permesso loro di approfondire le innovazioni agri-food-tech realizzando, nel primo caso, un dossier per Il Gusto e, nell’altro, 25 mock-up di app.
Ad aprire l’evento, alle ore 9.30, sono stati la Dirigente di Comunicazione, Cultura e Biblioteche Angela La Rotella e il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco. A seguire sono intervenuti Guido Cerrato, Direttore dell’area Sviluppo del Territorio e Regolazione del Mercato di Camera di Commercio e il Direttore de “Il Gusto” Luca Ferrua, con la moderazione della Direttrice di Next-Level Caterina Corapi.

Il progetto si è sviluppato attraverso due percorsi:

  • Food & Mark – come una testata giornalistica racconta l’innovazione: i docenti e i ricercatori del Politecnico di Torino hanno raccontato i loro progetti nell’ambito dell’agroalimentare e le relative implicazioni in termini di opportunità̀ e skill professionali, formando i giovani su conoscenze e competenze chiave. Gli studenti sono stati poi chiamati a ideare e realizzare un dossier sugli argomenti trattati in collaborazione con giornalisti e fotogiornalisti de “Il Gusto” ed altri esperti del settore;
  • Food & App – strumenti digitali per giovani consumatorii docenti e ricercatori del Politecnico di Torino hanno affiancato le studentesse e gli studenti in un percorso sul Digital Design Thinking, che ha portato alla realizzazione di diversi prodotti digitali sviluppati a livello di concept: mock-up di app sulle sfide della filiera del cibo.
FOOD&TECH è stata un’occasione preziosa per coinvolgere i giovani nella scoperta delle potenzialità tecnologiche nel campo dell’agroalimentare, stimolandone la creatività e la curiosità.

Per il comunicato stampa completo e le immagini: