CULTURA- Pagina 99

Riscoprire la dimensione umana della città, al via Torino Design of the City

 

Dal 15 settembre al 31 ottobre un ricco programma di eventi, incontri, laboratori,
mostre e festival, in presenza e online, rivolti a creativi, policy maker e cittadini

 

In autunno il mondo della cultura di progetto e dell’innovazione tornano protagonisti a Torino, che dal 15 settembre al 31 ottobre diventa il punto di ritrovo di creativi, policy maker e cittadini impegnati in un confronto partecipato e multidisciplinare sull’apporto fondamentale del design come fattore di crescita sociale, economica e culturale e strumento per riscoprire la dimensione umana delle città e nelle città. Per la quinta edizione, la rassegna internazionale Torino Design of the City arricchisce ancora di più il folto calendario di eventi, incontri, laboratori, mostre e festival, ai quali si potrà partecipare in presenza e online.

 

È, infatti, una comunità inclusiva, sostenibile, capace di fare rete e immaginare il futuro quella a cui guarda il progetto ideato dal Comune di Torino con il sostegno di Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, Camera di commercio di Torino, Politecnico e Università degli Studi di Torino, realizzato con Turismo Torino e Provincia e in collaborazione con il Tavolo Consultivo del Design, che interessa circa 50 soggetti pubblici e privati.

 

Forte della propria tradizione legata al car design e di una vocazione storicamente industriale, negli ultimi anni Torino dal 2014 l’unica italiana tra le trenta Città Creative UNESCO per il Design – si è fatta promotrice di una nuova strategia aperta all’innovazione nei settori della tecnologia, della cultura e del turismo, che trova espressione in questo evento annuale di rilevanza internazionale.

 

A testimonianza del desiderio di ritrovare il lato umano della città dopo il lungo e difficile periodo di chiusure – non solo fisiche – a causa della pandemia Covid-19, molti eventi di Torino Design of the City hanno scelto di focalizzare su questo tema i propri contenuti. A partire da Graphic Days (16-26 settembre): «Touch è il fil rouge della sesta edizione – raccontano i coordinatori artistici del festival Fabio Guida e Ilaria Reposo – un invito a riscoprire la fisicità e la sensorialità, ma anche a restare in contatto. Infatti, oltre alle attività espositive all’interno della nostra sede principale, Toolbox Coworking, andremo incontro ai cittadini; durante il festival, il graphic design sarà l’occasione per esplorare il territorio e accedere a luoghi insoliti e location solitamente chiuse al pubblico».

 

Per la quinta edizione di Utopian Hours, in programma dall’8 al 10 ottobre, Torino Stratosferica propone invece il tema della 1000 minute-city. «È un inno positivo rivolto al futuro per immaginare una città non più legata alla sola materialità del territorio ma all’idea stessa dell’essere cittadini, sempre e ovunque», spiega Luca Ballarini, Founder & Creative Director di Torino Stratosferica.

 

«Con il mese di ottobre – aggiunge il Direttore del Circolo del Design Sara Fortunaticoncludiamo un periodo di sei mesi in cui si sono susseguiti oltre 45 eventi tra mostre, convegni internazionali, talk e workshop dedicati al tema dell’umanizzazione della tecnologia. Questo palinsesto ha dato la possibilità a un vasto pubblico di esplorare, attraverso linguaggi differenti, le diverse implicazioni che questo tema può generare oggi e ha messo in luce le nuove sfide per il mondo del progetto».

 

Le iniziative della Città di Torino

A inaugurare e chiudere Torino Design of the City saranno due importanti appuntamenti organizzati dalla Città. Il 16 e 17 settembre al Castello del Valentino, sede del Politecnico di Torino, il workshop internazionale “Automotive Project” coinvolgerà gli stakeholder locali e quelli delle altre Città Creative UNESCO del Design (Saint-Etienne, Graz, Kortrijk, Detroit, Nagoya, Geelong e Puebla) per scambiare esperienze, visioni e lavorare insieme a una mobilità futura sostenibile per l’ambiente, le persone e l’economia. Partendo dall’esperienza di “Torino Mobility Lab”, un progetto di trasformazione urbana cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente nel quartiere di San Salvario, si stimolerà un contributo rispetto ai concetti chiave Human scale, Product scale e City scale individuati nei precedenti confronti a livello internazionale.

 

Il 29 ottobre, invece, l’incontro delle Città Creative UNESCO italiane al Polo del ‘900 porterà sul tavolo una riflessione sulla crisi attuale – che incide su tutti gli aspetti di ciò definiamo “città creativa”, colpendo il tessuto creativo, produttivo, distributivo e formativo – e le risposte messe in campo negli ultimi dodici mesi. I delegati di Alba, Bergamo e Parma (gastronomia), Biella, Carrara e Fabriano (artigianato), Bologna e Pesaro (musica), Milano (letteratura), Roma (cinema) e Torino (design) faranno il punto dopo un anno di lavoro insieme e getteranno le basi per individuare i futuri progetti che ciascuna città andrà a realizzare singolarmente o in collaborazione tra di loro.

 

Tra le altre iniziative, il 15 ottobre al Salone del Libro (Stand Città di Torino) saranno presentati al pubblico i progetti World Design Library, la prima biblioteca pubblica nazionale e internazionale dedicata al design e alla sostenibilità ambientale promossa dalla Città di Torino, dalla World Design Organization (WDO) e dal Politecnico di Torino, e il Torino Automotive Heritage Network, che punta a valorizzare il patrimonio materiale e immateriale legato all’industria dell’automotive. Si svolgeranno invece in modalità virtuale il Creativity Forum. Carrara for the UNESCO Creative Cities (24-26 settembre), il Festival della creatività sostenibile. Biella Città Arcipelago (1-3 ottobre) e le tavole rotonde dal network delle Città Creative UNESCO del Design (12-14 ottobre), quest’anno in diretta da Geelong (Australia).

 

Il programma di Torino Design of the City

Il calendario di Torino Design of the City raccoglie anche quest’anno decine di eventi organizzati e promossi dagli Enti che lavorano sul Design e aderiscono al Tavolo Consultivo. A cominciare dai festival: Graphic Days, la rassegna internazionale di visual design, con un ricco programma che prevede esposizioni, performance e attività esperienziali; Utopian Hours. Festival internazionale di city making, tre giorni con i maggiori esperti urbani per approfondire i temi più urgenti e conoscere le esperienze di successo da varie città del mondo, tra sfide visionarie, ambiziosi progetti, innovazione sociale e tecnologica; e Humanizing technology, tema che guida i contenuti culturali del Circolo del Design.

 

Dai protagonisti del car design al MAUTO all’anteprima della Torino Fashion Week, dall’arte digitale di Share Project Temporary Lab a Distribuiti e connessi sull’esperienza di Hackability, dall’esperienza abitativa nel quartiere Bellavista di Ivrea ai Portici d’artista in via Sacchi fino a Obiettivo, il primo oggetto artistico datapoietico, sono numerose le mostre in programma. In cartellone non mancheranno poi eventi come Expocasa e LabCube Reale #Green alla Reggia di Venaria, visite al Campus Onu di Torino e occasioni per scoprire i progetti realizzati dai Compassi d’Oro piemontesi. E ancora, incontri sui temi dell’accessibilità nei musei, sui processi di co-design nell’ambito della salute mentale e fisica, sull’importanza di progettare e curare il paesaggio urbano ed extraurbano che ci circonda e sul ruolo giocato dall’economia creativa in uno sviluppo sostenibile.

 

“Un pianeta, molti mondi”, torna Biennale Democrazia

VII edizione dal 6 al 10 ottobre 2021 a Torino e online

215 relatori dal mondo per 90 appuntamenti, dei quali 54 trasmessi in diretta streaming; 75 collaborazioni con enti e organizzazioni; 15 sedi in città;
5 mostre e installazioni; 4 percorsi tematici.

Biennale Democrazia tornerà a Torino, in presenza e anche online, da mercoledì 6 a domenica 10 ottobre con la sua settima edizione, intitolata Un pianeta, molti mondi.
A ottobre si tornerà ad abitare per cinque giorni i luoghi della cultura di Torino, con oltre 90 incontri, 215 relatori dal mondo, 5 mostre, 4 percorsi tematici, 80 volontari. Al programma in presenza sarà affiancata un’ampia offerta di dirette streaming – oltre la metà degli eventi – per fare fronte alla necessità di ridurre la capienza delle sale, nel rispetto delle normative di sicurezza, e dunque garantire a tutti, anche al pubblico più lontano, di seguire buona parte degli appuntamenti in palinsesto.

Un pianeta, molti mondi è il tema di Biennale Democrazia 2021, che partirà dalla nostra condizione di abitanti di un unico pianeta, sempre più connesso ma allo stesso tempo più frammentato. L’immagine guida scelta per rappresentare l’edizione è un’opera dall’artista internazionale Andrea Galvani scelta in sinergia con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino.

Biennale Democrazia verrà inaugurata al Teatro Carignano mercoledì 6 ottobre alle ore 17.30 da una lectio della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo, intitolata Il Metodo scientifico: dubitare per comprendere. Alla lectio inaugurale seguirà Dante fra le fiamme e le stelle, l’anteprima in forma di mise en espace dello spettacolo di e con Matthias Martelli, realizzato con la consulenza storico-scientifica di Alessandro Barbero e diretto da Emiliano Bronzino, a cura di Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.

Il programma completo degli incontri della VII edizione di Biennale Democrazia è da oggi disponibile – e costantemente aggiornato – sul sito biennaledemocrazia.it

Tra gli ospiti internazionali: il biologo, antropologo e geografo statunitense Jared Diamond; l’economista francese Esther Duflo – la più giovane di sempre a ricevere il premio Nobel per l’economia; l’archistar cinese Gong Dong; il sociologo canadese Daniel Bell; il politologo australiano John Keane; l’antropologo norvegese Thomas Hylland Eriksen; il politologo americano Stephen Holmes in dialogo con Marta Dassù, già Vice-Ministro agli Affari Esteri; il filosofo e sinologo francese François Jullien; il celebre antropologo francese Philippe Descola; il biologo, biosemiotico, filosofo tedesco Andreas Weber; il sociologo australiano Anthony Elliott; l’attivista polacco Miko Czerwinski, che racconterà le nuove forme di intolleranza nel cuore dell’Europa; la filosofa albanese Lea Ypi; il filosofo, economista e giurista belga Philippe Van Parijs.
E tra i tanti ospiti: Lucia Annunziata, Simone Arcagni, Franco Arminio, Alessandro Barbero, Diego Bianchi, Lelio Bonaccorso, Rachele Borghi, Alex Braga, Annalisa Camilli, Mario Calderini, Ilaria Capua, Lucio Caracciolo, Maria Chiara Carrozza, Antonio Casilli, Elena Cattaneo, Sergio Cecchini, Manuela Ceretta, Eugenio Cesaro, Luigi Ciotti, Andrea Colamedici, Francesco Costa, Marco Damilano, Serena Danna, Marta Dassù, Marco d’Eramo, Donatella della Porta, Adriano Ercolani, Maria Rosaria Ferrarese, Paolo Flores d’Arcais, Carlo Galli, Massimo Galli, Andrea Galvani, Massimo Giannini, Emanuele Giordana, Helena Janeczek, Stefano Mancuso, Francesca Mannocchi, Maurizio Molinari, Marino Niola, Laura Pepe, Simona Ravizza, Nadia Urbinati, Nadeesha Uyangoda, Chiara Valerio, Tommaso Valletti, Nicla Vassallo.
La VII edizione di Biennale Democrazia si concluderà domenica 10 ottobre presso la Sala Fucine di OGR Torino con Fenfo, concerto dell’artista maliana Fatoumata Diawara, una delle voci più carismatiche e vitali della musica contemporanea africana.

Importante novità è Memory Matters, un progetto speciale di Biennale Democrazia e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nell’ambito di Verso, programma curato e prodotto con l’Assessorato alle Politiche Giovanili della Regione Piemonte. Attraverso installazioni e performance artistiche nello spaziopubblico, Memory Matters propone una riflessione sul tema della memoria collettiva, sui processi della sua formazione e sugli immaginari che – a partire da etnia, genere, status sociale, rapporto umano/naturale – sono oggetto di contesa e di rinegoziazione.

Per il 2021 si apre inoltre un’importante collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino, grazie alla quale il pubblico di Biennale potrà assistere a una discussione sul tema della cancel culture con il direttore de L’Espresso Marco Damilano, il saggista Adriano Ercolani e la vincitrice del Premio Strega 2018 Helena Janeczek. Nell’autunno 2021 le due grandi manifestazioni torinesi si susseguiranno, passandosi virtualmente il testimone in città: Biennale contribuirà infatti alla programmazione della fiera del libro con un appuntamento che vedrà dialogare al Lingotto Gustavo Zagrebelsky e Romano Prodi.

Anche questa edizione è stata arricchita dalle numerose proposte di cittadini e organizzazioni no profit che hanno partecipato alle call di Biennale Democrazia lanciate lo scorso autunno, e che daranno vita a 12 incontri ed eventi particolarmente stimolanti.

Per il racconto di Biennale Democrazia sarà imprescindibile anche quest’anno il prezioso supporto dei media partner: Rai Cultura e Rai Storia, oltre a La Stampa, la Repubblica e Limes. TOradio è il nuovo local media partner.

Biglietteria e prenotazioni. In base alla normativa vigente per la gestione e il contenimento del Covid-19, le capienze degli spazi della manifestazione sono limitate e la prenotazione è sempre obbligatoria, preferibilmente online. Sarà possibile prenotare online, sul Circuito Vivaticket (www.vivaticket.itbiennaledemocrazia.it) oppure presso la biglietteria – C/O Urban Lab, Piazza Palazzo di Città 8/F. In ottemperanza alla normativa vigente, per poter accedere alle sedi degli incontri – adeguatamente igienizzate con regolarità – sarà necessario esibire il Green Pass; all’ingresso verrà inoltre misurata la temperatura. L’assegnazione dei posti garantirà il necessario distanziamento e gli spettatori dovranno indossare la mascherina per tutta la durata degli incontri.

Gam, visite guidate: sul principio di contraddizione

 

Giovedì 16 e giovedì 30 settembre ore 18

Ingresso su prenotazione, posti limitati

Image

Tiziano Scarpa e il

Principio di contraddizione

Giovedì 16 settembre ore 18

 

Cecilia Canziani e Lilou Vidal presentano

Sul principio di contraddizione

Giovedì 30 settembre ore 18

Costo della visita: 7 euro + biglietto di ingresso secondo regolamento
Info e prenotazioni: t. 011 4429630 email: infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

La mostra

SUL PRINCIPIO DI CONTRADDIZIONE

Francesco Barocco, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Flavio Favelli, Diego Perrone

a cura di Elena Volpato

 

fino al 3 ottobre

Le modalità di accesso al Museo sono regolamentate secondo le disposizioni normative vigenti. Prima di visitare la GAM e partecipare agli incontri e attività consulta il sito internet dove sono indicate tutte le procedure adottate.

 

Gli orari di apertura:

martedì mercoledì venerdì sabato e domenica 10-18

giovedì 13-21

Chiuso il lunedì  – La biglietteria chiude un’ora prima

Poesia: Premio “Rubiana – Dino Campana”

Terza edizione Cerimonia di Premiazione

Sabato 11 settembre 2021, ore 16

Salone parrocchiale di Rubiana (Piazza della Chiesa)

 

Sabato 11 settembre, presso il Salone parrocchiale di Rubiana (Torino), in piazza della Chiesa, a partire dalle ore 16, si svolgerà la cerimonia di premiazione della terza edizione del Premio di poesia “Rubiana – Dino Campana, organizzato dal Comune di Rubiana in collaborazione con Neos Edizioni per ricordare il poeta che nel 1917 qui soggiornò, conquistato dal fascino, dolce e severo insieme, del paesaggio.

La Giuria del Premio, presieduta dal poeta, saggista e traduttore Roberto Rossi Precerutti, e composta da Daniele Gorret (vincitore della prima edizione), Giovanna Ioli, Luciano Pollicini e Marco Vitale (vincitore della seconda edizione), ha scelto i vincitori della terza edizione fra più di cento autori di raccolte di poesia.

«Il Premio biennale “Rubiana – Dino Campana” giunge alla sua terza edizione, abbiamo ricevuto un centinaio di raccolte edite di poesie, tutte di notevole livello, il che ha reso complicata per la Giuria la scelta dei vincitori tra i nove finalisti – spiega Silvia RAMASSO, amministratore unico di Neos edizioni La manifestazione è cresciuta di edizione in edizione, ha consolidato la sua rilevanza nazionale, e siamo felici di aver contribuito a creare un premio di poesia in questo territorio montano della valle di Susa. Rubiana è un piccolo paese ma dall’intensa attività culturale, qui trascorreva le sue estati il pittore Tabusso e qui ha vissuto per un breve periodo Dino Campana».

 

Il Premio “Rubiana-Dino Campana” 2021, è stato conferito a Cristina SPARAGANA, per l’opera Le candele dei vivi (Passigli): poetessa e traduttrice, Cristina SPARAGANA (Roma, 1957), ha insegnato lingua e letteratura italiana all’Università cattolica di Valparaíso (Cile), ha fondato e diretto la rivista Appunti Italo-cileni e collaborato per diversi anni con la rivista milanese Poesia.

 

  • Il Premio alla carriera “Rubiana-Dino Campana” 2021, è stato conferito a Giorgio LUZZI (Rogolo, 1940), che ha partecipato con la silloge Non tutto è dei corpi (Marcos y Marcos).
  • Il Premio speciale della Giuria “Rubiana-Dino Campana” 2021, è stato assegnato a Laura CORRADUCCI (Pesaro, 1974), per la raccolta Il passo dell’obbedienza (Moretti & Vitali).
  • Il Premio “La Chimera”, pensato per personalità che si sono distinte nel promuovere e sostenere la conoscenza della Poesia, è stato eccezionalmente conferito a due persone: l’editore Nino ARAGNO e alla fotografa Daniela FORESTO.
  • Infine, il Premio “Per l’amor dei poeti”, destinato a un critico letterario o un saggista nell’ambito della Poesia, andrà alla professoressa Gianfranca LAVEZZI, docente all’Università degli Studi di Pavia.

 

Alle ore 10,30, alla Pinacoteca Comunale Francesco Tabusso, sarà inaugurata la personale dell’artista Gian Carlo De Leo, autore delle opere che saranno offerte in premio ai vincitori.

Degustazione di tè guidata da Kunie Kajishima L’oro verde di Sayama

Domenica 12 settembre 2021 ore 15.30

Il , giunto dalla Cina in epoca medievale, ha conosciuto in Giappone una larghissima diffusione: nel paese del Sol Levante sono infatti state studiate tecniche di lavorazione originali, quale ad esempio la cottura a vapore, capaci di evidenziare le caratteristiche peculiari di ciascuna varietà.

Oggi in Giappone si coltivano numerose tipologie di tè, che variano a seconda della regione e delle condizioni climatiche e ambientali: una delle varietà più pregiate è sicuramente il tè di Sayama, che cresce nella zona di Tokyo, dove si producono ben dodici “single origin tea”!

 

Domenica 12 settembre il MAO ospiterà un appuntamento – condotto da Kunie Kajishima – dedicato proprio al racconto della storia e della geografia del tè Sayama e all’analisi del significato e del contesto della produzione dei tè monorigine.

Nella seconda parte dell’evento, gli ospiti si cimenteranno nel Tōcha, un gioco di degustazione con cinque single origin tea: alcuni partecipanti estratti a sorte fra i presenti assaggeranno 5 tipi di tè, che berranno una seconda volta in ordine diverso, e, al termine della degustazione, dovranno essere in grado di riconoscerli.

Il gioco è difficile anche per i giapponesi, ma concentrarsi nell’assaggio del tè è molto divertente. Al vincitore verrà anche consegnato un premio!

 

 

Kunie KAJISHIMA

Direttore Rappresentante del NPO Agriculture Support Team in Saitama. Professore Emerito della Saitama University, Dottore in Ingegneria e Pianificazione Urbanistica. Nell’aprile del 2017 ha fondato l’NPO Agriculture Support Team in Saitama per il supporto agricolo. Attualmente oltre al supporto dell’esportazione del tè Sayama, promuove la degustazione dei prodotti agricoli della Prefettura di Saitama nei loro luoghi originari di produzione.

 

 

 

Ingresso libero. Prenotazione obbligatoria alla mail tiziana.nosek@fondazionetorinomusei.it indicando nell’oggetto “DEGUSTAZIONE TE’ GIAPPONESE”.

In ottemperanza alle normative anti Covid19, gli ingressi sono contingentati e i posti disponibili limitati a 30 persone. All’ingresso è necessario esibire il green pass con documento di identità.

“Cartoline dal futuro”, la Divina commedia in forma digitale

Nascono a Torino per celebrare i venti anni dall’avvio della rivoluzione digitale

La Divina Commedia di Dante approda nel mondo digitale.

A venti anni dalla rivoluzione digitale, in occasione del settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, è  stata creata una Divina Commedia digitale in versione dantesca, dal titolo “Cartoline dal futuro “, su iniziativa dell’agenzia torinese Instant Love, dell’illustratore italiano di fama mondiale Emiliano Ponzi, autore di copertine per Le Monde e il New York Magazine.

Si tratta di un affresco interattivo che rappresenta un’opera d’arte contemporanea in grado di consentire un viaggio nel tempo e capace di rievocare la rivoluzione digitale avvenuta negli ultimi venti anni, a partire dal Duemila fino ai nostri giorni.

Il link del video dell’autore è https://web.tl/t-tZOtFHPLAm.

Si tratta di un viaggio unico che si può compiere collegandosi al link https://.www.eos-solutions.it/20anni/, attraverso il quale si può accedere al primo e al secondo affresco animato, dedicati al periodo 200-2005 e 2005-2010 con Eos-Virgilio, che invita gli spettatori a superare le difficoltà dettate dal deserto digitale dei primi anni del Millennio.

L’evento è sponsorizzato dalla Eos Solutions, multinazionale con sede a Cuneo, a S. Albano Stura, che ospita, in occasione dei suoi venti anni di vita, questa interessante iniziativa. È  stata notata anche da Microsoft l’esperienza davvero immersiva compiuta in questo caso nei primi venti anni del nuovo millennio,  tramite animazioni digitali, ambientazioni storiche correlate da video, canzoni in voga in quel periodo e le storie dell’azienda che è sponsor di questa iniziativa artistica.

Mara Martellotta 

La guerra dei matti

C’erano una volta i matti
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Non tutte le storie vengono raccontate, anche se così non dovrebbe essere. Ci sono vicende che fanno paura agli autori stessi, che sono talmente brutte da non distinguersi dagli incubi notturni, eppure sono storie che vanno narrate, perché i protagonisti meritano di essere ricordati. I personaggi che popolano queste strane vicende sono “matti”,” matti veri”, c’è chi ha paura della guerra nucleare, chi si crede un Dio elettrico, chi impazzisce dalla troppa tristezza e chi, invece, perde il senno per un improvviso amore. Sono marionette grottesche di cartapesta che recitano in un piccolo teatrino chiuso al mondo, vivono bizzarre avventure rinchiusi nei manicomi che impediscono loro di osservare come la vita intanto vada avanti, lasciandoli spaventosamente indietro. I matti sono le nostre paure terrene, i nostri peccati capitali, i nostri peggiori difetti, li incolpiamo delle nostre sciagure e ci rifugiamo nel loro eccessivo gridare a squarcia gola, per non sentirci in colpa, per non averli capiti e nemmeno ascoltati. (ac)
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6. La guerra dei matti
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La Grande Guerra arriva anche a Collegno.  Il conflitto bellico costituisce un nuovo bacino di prova per la psichiatria, ora costretta a confrontarsi con una peculiare massa di malati mentali provenienti dalle trincee del fronte. Quarantamila soldati italiani vengono prima ricoverati negli ospedali da campo e poi trasferiti nei manicomi territoriali. Di vario tipo i disturbi riscontrati: confusione mentale, disgregazione della memoria, smarrimento, delirio, allucinazioni, regressione infantile, sordomutismo, afasia, spasmi muscolari, paralisi. L’esperienza in trincea, i bombardamenti, la ferrea disciplina che comporta ovviamente la perdita della possibilità di ogni decisione e un ingombrante senso di impotenza, sono le cause scatenanti della patologia del rifiuto, della diserzione e della pazzia. La guerra costringe i soldati a fronteggiare le paure, le angosce, gli incubi. Michelangelo Cornalis, 130° Reggimento Fanteria, nato a Torino nel 1898, arruolato nel 1917, viene ricoverato nel centro psichiatrico di Reggio Emilia e poi trasferito a Collegno, sotto le cure del dottor Socrate Raimondi. La diagnosi del soldato è “confusione mentale protratta, con grave agitazione e clamorosità, cui residua un evidente grado di decadenza mentale in forma dissociativa schizofrenica”. Raimondi comprende subito le cause della crisi mentale del soldato, e lo cura con una terapia di derivazione psicoanalitica, cioè inducendolo a scrivere un memoriale per portare al livello della coscienza il conflitto interiore, causa della nevrosi in cui è precipitato Michelangelo. La breve autobiografia permette a Cornalis di capire quali siano le proprie difficoltà di inserimento all’interno del plotone e nei confronti della guerra in generale.  Il 4 dicembre 1918 Michelangelo Cornalis viene dichiarato non matto e non passibile di ricovero in manicomio, tuttavia gli sono concessi sei mesi di licenza prima del rientro al fronte. Il servizio militare non piace nemmeno a Sante Pollastro, che il 15 dicembre 1919 si fa trovare completamente nudo, con una piccola valigia in mano, alla stazione di Reggio Emilia. La sceneggiata dovrebbe servire a farlo sembrare pazzo, in modo da non dover scontare i quindici anni di galera che pendono sulla testa di ogni disertore. Il bandito dal cuore d’oro, soprannominato “Rangognin”, viene riconosciuto come non matto, ma riesce comunque a sfuggire alle pene militari, verrà rinchiuso per quattordici mesi a Collegno tra il 1920 e il 1921. 
La Grande Guerra travolge tutti e tutto, le città e il fronte, gli uomini e le donne. Queste ultime diventano le vere protagoniste della vita sociale ed economica dello Stato italiano, sostituiscono il ruolo degli uomini nella produzione agricola, in quella bellica, negli uffici, negli ospedali, nelle ferrovie e nelle industrie tessili, senza che sia tolto nulla alle mansioni di loro competenza, che, in quanto donne, prevede che si occupino dei figli, degli anziani e della casa. Tra il 1915 e il 1918, 1422 donne vengono ricoverate nel manicomio di via Giulio, prevalentemente contadine e operaie che non sono riuscite a sopportare la tremenda tristezza e le gravi difficoltà che il conflitto ha fatto ricadere sulle loro teste. Il dramma provoca traumi psichici e ansie che non possono essere curati, ma solo raccolti all’interno delle palliative mura della struttura ospedaliera.  Nel periodo 1916-17 la condizione economica italiana è praticamente insostenibile, il malcontento generale sfocia in manifestazioni e rimostranze, durante le quali molte donne vengono arrestate e ovviamente rinchiuse, non in carcere ma in manicomio. Così accade a Luciana, detta Nina, studentessa torinese, arrestata a Genova l’8 maggio del 1917, dove si era recata per manifestare contro la guerra. L’accusano di aver “offeso l’onore, il decoro e la reputazione degli agenti di Pubblica Sicurezza con le parole: schifosi, vigliacchi, strappa-bottoni, carne venduta e ruffiani”. Nina viene assolta perché ha commesso il fatto in stato di d’infermità mentale e rinchiusa in una “Casa di Salute”. La studentessa arriva in via Giulio il 10 giugno, rimane nel manicomio tre anni e nella cartella clinica si legge: “recidiva, esaltata, disordinata”. 
Carolina, invece, ha ventun anni e lavora come operaia in un opificio. Il suo internamento è richiesto dalla madre, e il medico così descrive il suo caso: “ In seguito ad uno spavento provocato per lo scoppio di una granata nell’opificio in cui lavorava, incominciò a manifestare timore continuo, sussulti ad ogni rumore, e a rifuggire dai luoghi abitatati e dalle compagnie. Si diede a pratiche religiose. Ora sta tutto il giorno in un angolo in ginocchio, pregando e lamentandosi ad alta voce di essere dannata dall’Inferno”. Carolina tenta il suicidio due volte, la prima mettendo la testa tra gli ingranaggi di una macchina in movimento, la seconda gettandosi dal balcone per sottrarsi all’incubo di essere soggetta a grave e imminente pericolo. Rimane in via Giulio fino al 1939 e poi è trasferita a Cremona. La Grande Guerra ha provocato atroci profondi e gravi sconvolgimenti, alterando ogni cosa, anche l’idea che i veri matti sono quelli che manifestano per vivere in condizioni migliori, o quelli che si spaventano per la caduta di una granata.
Alessia Cagnotto

Anteprima Torino Fashion Week al Teatro Sociale di Pinerolo

Dal 5 al 26 settembre 2021. In mostra lo stile italiano indipendente tra arte, cibo e colori

Le sfilate della TFW, in digital streaming, si svolgeranno a Palazzo Madama | Torino | 15-21 novembre

Taglio del nastro venerdì 10 settembre ore 18 per la Rassegna “Artigianato Pinerolo”

TModa, CNA Torino e CNA Federmoda, con il supporto della Camera di commercio di Torino, sono orgogliosi di portare a Pinerolo in occasione della Rassegna dell’Artigianato l’Anteprima della Torino Fashion Week 2021, l’evento più importante a livello piemontese per la promozione del made in Italy nel comparto moda-accessori che ha saputo affermarsi anche nel panorama internazionale.

La sesta edizione della TFW si terrà anche quest’anno in versione 100% digital a causa della pandemia di Coronavirus dal 15 al 21 novembre. Un’edizione che avrà però due anteprime «reali»: la prima a Pinerolo attraverso la mostra “La moda tra arte, cibo e colori. Peccati di gusto e per gli occhi”, fruibile da tutti; e la seconda, su inviti, il 13 novembre alle ore 19, nella Sala Grande del Circolo dei lettori, in via Bogino 9 a Torino, con un defilé in presenza e la premiazione degli stilisti.

La sala “Caramba” del Teatro Sociale di Pinerolo, accoglie dal 5 al 26 settembre gli abiti e gli accessori moda che solcheranno in modalità virtuale la catwalk di Palazzo Madama, una sfilata che sarà possibile vedere in diretta streaming sul sito www.torinofashion­week.eu


CNA Torino nel presentarli in anteprima, ha deciso di giocare con i colori delle mele, frutto tipico del territorio, e di tutte le altre eccellenze enogastronomiche del Pinerolese, e di far incontrare questi colori e le emozioni che in noi suscitano con altri colori, quelli dei tessuti e degli accessori moda, per realizzare una grande mostra che è al tempo stesso vetrina e provocazione.
Una vetrina di bellezza e di bontà firmata dalla scenografa Eleonora Rasetto per la curatela di Vitaliano Alessio Stefanoni che diventa provocazione per gli occhi e per i sensi, con le creazioni a tema food di Non Mangiarlo by Crisiplastica, le immagini del fotografo pubblicitario Guido Siviero e le poltrone progettate e realizzate interamente in Italia dal designer italo­iracheno Hussain Harba progettate e realizzate interamente in Italia e l’abito scultura creato con le stoffe di Tessitura Corte dall’Istituto di Taglio e Confezione Ferrero Floriana di Pinerolo che accoglie i visitatori all’ingresso della mostra.

Come una grande tavola imbandita, questa sala propone al pubblico un menù d’eccezione i cui ingredienti non sono soltanto i frutti della terra e della sapiente trasformazione delle mani degli artigiani, ma anche i tessuti e le loro forme eleganti che gli stilisti della edizione 2021 della Torino Fashion Week hanno saputo loro attribuire con talento e creatività.

 

Orari:

venerdì, 15­-20
sabato, 10­-13 e 15­-20
domenica, 10­-13 e 15-­20
Ingresso gratuito

 

Elenco degli stilisti associati a CNA Federmoda
protagonisti della “Sfilata made in Italy” a La Rinascente nell’ambito della Torino Fashion Week e partecipanti all’Anteprima al Teatro Sociale di Pinerolo:
Adelyur Fashion by Adele Vasilache
Anyta Style by Sara Marrari
Cristina Doneddu
Soho by Daniela Bosco
Verman Style by Mioara Verman

Special Guest:
Hussain Harba

 

Informazione promozionale

Verso Saluzzo Monviso 2024 Capitale della cultura

È il momento della costruzione dei progetti:

Una montagna di idee

Venerdì 10 settembre incontro aperto a tutti per preparare il dossier di candidatura

che sarà consegnato al Ministero della Cultura

 

(Saluzzo, 25 agosto 2021). È giunto il momento più atteso: quello della definizione del dossier di candidatura che sarà consegnato al Ministero della cultura entro il 19 ottobre. Dopo i numerosi incontri di preparazione in digitale e gli appuntamenti di confronto nei territori, è giunto il momento di un incontro pubblico, aperto a tutti, per l’individuazione delle suggestioni che faranno parte del dossier di candidatura. Si tratta dell’ultima occasione per partecipare alla costruzione di Saluzzo Monviso 2024 e del progetto di Capitale della cultura.

Si tratta di un momento centrale nel cammino della candidatura e, proprio per questo motivo, il Comitato promotore ha fortemente voluto dare vita a un incontro pubblico. Aperto a tutti coloro che vogliano esprimere il proprio pensiero e mettersi in gioco in questa grande sfida.

 

Cuore della candidatura di Saluzzo Monviso 2024 è la montagna e il suo futuro: quale legame tra montagna, delle sue valli, della sua pianura e cultura? Quali opportunità per i giovani? Quali sono le strade da intraprendere per affrontare con coraggio e passione le sfide che il dopo pandemia sta mettendo sotto gli occhi di tutti?

 

IL PROGRAMMA

L’appuntamento con Una montagna di idee è per tutti il 10 settembre alle 16,30 Al Quartiere (ex Caserma Musso, Piazza Montebello 1 a Saluzzo).

Dopo una breve introduzione e spiegazione dei lavori, i partecipanti si divideranno in gruppi di lavoro incentrati sui sette temi che altrettante linee di lavoro del dossier: IDEE, nuovi modelli di governance territoriali per le comunità diffuse metromontane; PATRIMONIO, dalla tradizione alla programmazione partecipata; NATURA, agricoltura, allevamento, ambiente, ecologia, nutrizione, sport e salute; SAPERI, comunità, formazione, inclusione, innovazione, ricerca, scuola; LINGUAGGI. Dalla regione occitana ai nuovi territori dell’espressione artistica e scientifica; IMPRESE, una nuova generazione di imprenditori nasce nell’incontro fra città e montagna; ACCOGLIENZA, dal turismo di quantità alla qualità degli spazi per tutti: stili di vita, outdoor, benessere e nuova residenzialità.

A ogni tavolo, insieme agli iscritti, parteciperanno figure di riferimento in ciascun ambito che porteranno il loro punto di vista sul progetto.

A seguire, intorno alle 19, è in programma la condivisione collettiva delle idee emerse nei gruppi, per un confronto generale.

Seguirà alle 20 un aperitivo per scambiare qualche chiacchiera e condividere l’esperienza.

A seguire alle 2045 l’incontro Natura cultura comunità, dialogo tra Gian Luca Favetto, autore di Bjula delle betulle. Un viaggio intorno al mondo e Carlo Grande, autore di Il giardino incantato. Un viaggio dell’anima dalle Alpi occidentali alle colline delle Langhe e del Monferrato, entrambi appena usciti in libreria.

 

COME PARTECIPARE?

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, senza limitazioni. La giornata di lavori si svolgerà secondo le vigenti normative sulla salute pubblica, previa iscrizione e presentazione del Green Pass.

Ci si potrà iscrivere a un solo gruppo di lavoro.

 

Link per l’iscrizione:

Tavoli di lavoro (ore 17) https://www.eventbrite.it/e/166919345255

Plenaria di restituzione (ore 19) https://www.eventbrite.it/e/166795203945

Incontro Natura, cultura, comunità (ore 20,45) https://www.eventbrite.it/e/167464220993

 

Tutti i link di iscrizione sono facilmente raggiungibili dal sito www.saluzzomonviso2024.it nella sezione Call.

 

 

Info

www.saluzzomonviso2024.it

Fb e IG: @saluzzomonviso2024

#saluzzomonviso2024

#CIDC2024

Sarajevo, la fontana e la neve di primavera

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L’appuntamento è per le venti, davanti alla fontana Sebilj. Non ci si può sbagliare: è il simbolo di Sarajevo. Situata nel bel mezzo della Baščaršija, dispensa da oltre un secolo la sua acqua potabile, circondata da un infinità di piccioni che sembra d’essere in piazza San Marco a Venezia

 

 Progettata nel 1891, sotto il protettorato austro-ungarico, ha la forma orientale di un gazebo e porta la firma dell’architetto ceco Alexander Wittek che la intese come interpretazione in chiave moderna delle fontane ottomane, prendendo a modello una fontana in pietra di Istanbul. Con il calare delle luci della sera s’accende di una luce dorata che emana un fascino straordinario. Per questa fontana vale la stessa leggenda di quella della moschea Gazi Husrev-beg: bevuta anche una sola volta la sua acqua, sarà impossibile lasciare Sarajevo per troppo tempo o non tornare ogni volta che il cuore lo desidera.Ovviamente, come ogni volta, non manco di berne una sorsata. Samir arriva, affannato, dal vicino ponte che attraversa la Miljacka. Si era recato, per una commissione, alla Sarajevska Pivara, il birrificio rosso e crema, con le grondaie in rame, dove si produce l’ottima Sarajevsko pivo. Con un quarto d’ora di ritardo arrivano anche gli altri e tutti insieme si sale in taxi, alla modica cifra di tre marchi,cioè di un euro e cinquanta centesimi, per le vie che s’inerpicano sulla collina verso il cimitero ebraico dove abbiamo prenotato il nostro aperitivo in un locale che sembra un balcone sulla città vecchia. Il tempo di due chiacchiere sorseggiando uno Spritz Rosso (ma ci sono anche le versioni azzurro,verde e giallo, in base allo stato d’animo di chi lo beve) e si ridiscende. Il taxista è un matto. Conoscerà anche le vie come le sue tasche ma si butta giù a rotta di collo per le viuzze. A tempo di record ci scarica in Mule Mustafe Bašeskije, a due passi da Sebilj. Paghiamo la corsa e scendiamo in fretta dall’auto pubblica. Samir ha prenotato per quattro la cena in una Ašćínica, i locali specializzati in zuppe e verdure ripiene che rappresentano, in assoluto, la vera cucina casalinga bosniaca. Non ce ne sono molte in città e questa – Hadžibajrić , al numero 59 di Veliki Čurčiluk – è la migliore della Baščaršija. Il menù è semplice ma gustoso: pita ripiena di spinaci, uova e kajmak, il formaggio di panna acida (la Zeljanica);punjene paprika, cioè peperoni ripieni; il ( o la, non saprei) grah, gustosa zuppa di fagioli cucinata alla moda di Mostar e cipolle ripiene, le sogan dolma. Ovviamente,per favorire la digestione,dove si va? In uno dei caffè orientali dove, con cinque marchi, si può fumare la Šiša (quello che noi, genericamente, chiamiamo narghilè) e bere i tipici tè bosniaci, ascoltando le sevdalinke, lente e malinconiche canzoni d’amore della tradizione ottomana.Siamo fortunati. In quello che scegliamo, sedendoci sugli sgabelli tra coloratissimi tappeti, si sta esibendo un duo,piuttosto attempato, che suona dal vivo il violino e il saz ,tipico mandolino orientale. L’atmosfera è di quelle giuste, da meditazione. Io non fumo, limitandomi a sorseggiare un amarognolo tè verde.La parola giusta,in questi casi,è “polako”, che significa “con calma”. Ed è con calma che Samir tira fuori dalla tasca un libro e inizia a leggere. Lui, l’italiano lo parla bene. Anche Dina se la cava mentre Goran, nonostante la buona volontà che ci mette,incespica in molte parole che a sentir lui gli “ingarbugliano la lingua”. In quanto a me, confesso la mia ignoranza: il bosniaco che si differenzia solo leggermente dal serbo e dal croato, è e rimane “arabo”, come usiamo dire spesso e impropriamente. Il brano che legge rappresenta “l’essenza della città, lo spirito notturno di Sarajevo”. E’ tratto da “Lettera del 1920″, di Ivo Andric. “A Sarajevo, chi soffra d’insonnia può sentire strani suoni nella notte cittadina.Pesantemente e con sicurezza batte l’ora della cattedrale cattolica: le due dopo mezzanotte. Passa piú di un minuto (esattamente settantacinque secondi, li ho contati) ed ecco che si fa vivo, con suono piú flebile, ma piú penetrante, l’orologio della Chiesa ortodossa, e anch’esso batte le due. Poco dopo, con voce sorda, lontana, il minareto della moschea imperiale batte le undici: ore arcane, alla turca, secondo strani calcoli di terre lontane, di parti straniere del mondo. Gli ebrei non hanno un orologio proprio che batta le ore, e solo Dio sa qual è in questo momento la loro ora, secondo calcoli sefarditi o ashkenaziti. Cosí, anche di notte, mentre tutto dorme, nella conta di ore deserte d’un tempo silenzioso, è vigile la diversità di questa gente addormentata, che da sveglia gioisce e patisce, banchetta e digiuna secondo quattro calendari diversi, tra loro contrastanti, e invia al cielo desideri e preghiere in quattro lingue liturgiche diverse. E questa differenza, ora evidente e aperta, ora nascosta e subdola, è sempre simile all’odio, spesso del tutto identica ad esso”.Terminata la lettura chiude il libro e lo rimette in tasca. Non c’è nulla da commentare perché in quelle parole c’è tutto. La musica, intanto, ci avvolge. Gli amici mi dicono che ci sono diverse traduzioni e spiegazioni per la parola “sevdah”. Alcuni giurano che viene dalla parola turca “sevda”, l’amore. Altri insistono sul termine persiano “soda”, che equivale a malinconia, oppure la parola “sawda”, che in arabo significa qualcosa di nero. Comunque la si metta, quello delle sevdalinke è un genere di nostalgia cantata e suonata, melodiosa, struggente. Si sta bene ma d’improvviso “s’incunea crudo il freddo e la città trema”,come nella canzone dei Csi. Era previsto un brusco abbassamento delle temperature ma all’improvviso quest’ariaccia fredda è scesa nel giardinetto all’aperto, sollevando polvere da terra e tovaglie dai tavolini. Dai pesanti bracieri d’ottone scintille rosse e gialle volano in aria, disegnando arabeschi infuocati nel buio. In fretta e furia due ragazzi ritirano tutto, mentre cadono le primi, pesanti gocce di pioggia. In un attimo ripassiamo davanti alla fontana di Sebilj e, ancora con un taxi, andiamo verso l’albergo, nei pressi della stazione ferroviaria. Piove a dirotto. Al mattino dopo,in un silenzio profondo,ovattato, ecco la sorpresa: nevica, e viene giù anche bene, a larghe falde. Fa freddo e nevica, a Sarajevo.

 

Poco importa se siamo a metà aprile. Ieri c’erano diciotto gradi e poi, tutto di un colpo, dalle vette della Bjelašnica e dell’Igman è sceso il soffio gelido della retroguardia del generale Inverno, ultimo e disperato colpo di coda della stagione dei brividi. Quando raggiungo la Baščaršija un nevischio gelato che pare ghiaccio tritato ci fa rabbrividire tutti. Trema, “livida trema”, Sarajevo. Nonostante il maglione ,la giacca con il bavero alzato e la bella, calda sciarpa che ho comprato al bazar il freddo mi entra nelle ossa. Anche Goran e Samir soffrono il freddo. Dina ha le gote e le mani arrossate, sulle quali soffia un fiato che si condensa in nuvole dense al contatto con l’aria gelida che, a folate, mulina nel dedalo delle viuzze. Sembra pieno inverno, con i tetti delle case e le cupole delle moschee bianchi come i paesaggi infarinati dei presepi. Capita, non è una novità. E Sarajevo è, in tempo di pace, più bella e seducente che mai.

Marco Travaglini