CULTURA- Pagina 101

“Quando l’Italia aveva veri statisti”

Domenica 22 novembre alle ore 18 lo storico Pier Franco Quaglieni, già direttore e docente emerito dell’istituto superiore di alti studi storici verrà intervistato dalla dottoressa Adriana Rizzo  sulla piattaforma di Facebook del centro Pannunzio sul tema: “Quando l’Italia aveva statisti veri : Cavour e Giolitti”

”Quel che abisso tace” e gli olocausti dimenticati

Ho conosciuto Maura Maffei a Casale Monferrato in libreria, casualmente, la fine dello scorso anno  e  ho appreso da lei in persona della storia misconosciuta riferita alla decisione di Winston Churchill chiamata Collar the Lot ( metteteli al guinzaglio ) che il 2 luglio 1940 portò alla tragedia dell’ affondamento dell’ Arandora Star con a bordo 805  italiani   e non solo, deportati in seguito alla decisione presa da Benito  Mussolini di dichiarare guerra alla Gran Bretagna.

Tutto questo e di più è raccontato nel suo bellissimo romanzo storico ”Quel che abisso tace” (edizioni  parallelo 45, 2019 pagg.341 €.13) che ho finito di leggere in questi  giorni. In questo periodo di quarantena forzata e claustrale a causa del   Covid-19 e dell’ ”affondamento sociale economicoe   civile”  che ne è  seguito, le storie di vita dei naufraghi narrate nel romanzo in prima  persona, mi hanno costretto a una forma particolare di identificazioncognitiva. 

Considerarmi mio malgrado naufrago tra i naufraghi, a riflettere   sull’ineluttabilità dell’infausto destino collettivo e soprattutto  sulle  conseguenze sociali e individuali della discrezionalità del potere, sul    rapporto tra quest’ultimo e  la sua influenza sulle ragioni etiche del  bene e la persistenza del male con la sua anessa banalità morale ( Hannah Arendt   ”La banalità del male. Il processo a Adolf Eichmann a Gerusalemme”) e l’etica della scelta  sociopolitica di  governo di ieri e di sempre. ”La convinzione che il comune egoismo normalmente induca gli uomini dall’indulgere agli impulsi aggressivi    del  tutto indipendentemente dagli interessi degli altri ”(Christopher  Lasch, ”L’ Io minimo. La mentalità della sopravvivenza in un epoca di turbamento” Universale Economica Feltrinelli, Milano 1996 pag.156 ) non è garanzia di libertà anche nel senso cristiano evidenziatoda Franz Rosenzweig nella ”Stella della Redenzione”. Così   è per il      giornalista piemontese emigrato nella perfida Albione Cesare Vairo di fedeltà al regime parente della scrittrice e per l’apolitico    personaggio  di ‘fantasia’ Oscar Dell’Ongaro entrambi compressi nel  conflitto  lacerante di diverse identità e comuni sofferenze. Se la Shoah ha  giustamente il marchio terribile dell’unicità del Male Assoluto nulla  ci   esenta anzi a maggior ragione tutto ci obbliga a ricordare i tanti  dimenticati Olocausti che gli si affiancano nel passato più o meno  recente e nel presente. A monito per il futuro. E chiudo con una  citazione di William James a commento finale dell’ importante opera letteraria di Maura Maffei: ” La moderna deificazione della mera  sopravvivenza, una sopravvivenza che rinvia a se stessa, nuda e   astratta, con la negazione di una qualsiasi sostanziale eccellenza in    ciò che sopravvive, tranne la capacità di una misura ancora maggiore di  sopravvivenza, é senz’altro la tappa intellettuale più strana mai  proposta da un uomo a un altro uomo”.

Aldo Colonna

Al via il Festival delle culture popolari

 

Dal 13 al 15 Novembre parte la XV edizione quest’anno dedicata alle relazioni di comunità. Sarà trasmessa su Tradiradio, la webradio di Rete italiana di Cultura Popolare. Tanti gli ospiti tra cui il costituzionalista Sabino Cassese. E Lavazza nuovo partner nel progetto contro la dispersione scolastica che coinvolgerà da questo novembre anche le scuole del quartiere Aurora.

 

Ci sarà Lavazza che, il 13 novembre dalle 15, parteciperà alla tavola rotonda virtuale dedicata alle Comunità educanti, raccontando le ragioni che l’hanno portata a sostenere il progetto contro la dispersione scolastica avviato da Rete Italiana di cultura popolare durante il lockdown su cinque scuole torinesi e che ora coinvolgerà anche il quartiere Aurora. Ci sarà il costituzionalista Sabino Cassese che il 14 novembre alle 17 parlerà della parola democrazia insieme alla sociologa Chiara Saraceno.  Tra il 13 e il 15 novembre tanti gli appuntamenti che caratterizzeranno questa XV edizione del Festival delle Culture Popolari, rimodellato al periodo storico che stiamo vivendo. La manifestazione si svolgerà infatti non nei soliti luoghi fisici, come tutti gli anni, ma su Tradiradio, la web-radio della Rete con sede a Lo spaccio di cultura – Portineria di comunità in Piazza della Repubblica a Torino e al Fondo Tullio De Mauro, che conserva il patrimonio bibliotecario di De Mauro, grazie al sostegno di Fondazione CRT.

Sarà un festival di incroci tra linguaggi multimediali, suoni e voci, azioni performative, storie e testimonianze dalla comunità per la comunità, accessibili a tutti. Con tanti momenti per stare insieme tra cui quello con le sei famiglie del progetto nazionale Indovina chi viene a cena? ci ospiteranno virtualmente nelle loro cucine il 14 novembre alle 13, per farci riscoprire i sapori e le ricette dei loro paesi nativi. Oppure quello di ogni sera alle 21,30 con i concerti e le voci che molti di noi hanno potuto ascoltare nei luoghi storici della musica torinese come l’Hiroshima Mon Amour, lo Stadio olimpico, il Parco Dora.

IL PROGETTO CON LAVAZZA

Durante il periodo di lockdown la Rete italiana di cultura popolare, già attiva in un progetto contro la dispersione scolastica chiamato Pfp, ha realizzato insieme a cinque scuole torinesi una mappatura sugli studenti che non frequentavano più le lezioni da quando queste erano diventate virtuali. In tutto erano stati rilevati 120 ragazzi, sparsi su tutta la città. Tutti i giovani sono stati ricontattati dai volontari della Rete con telefonate, email, sms, e con la riapertura delle scuole molti sono ritornati sui banchi. Adesso il progetto si espande. Si cercherà di costituire una “Comunità educante.” Rete Italiana vuole continuare la lotta alla dispersione in più scuole. E la multinazionale del caffè Lavazza ha deciso di sostenere il progetto per contrastare il fenomeno anche nelle scuole del quartiere Aurora. I giovani che non vorranno proseguire gli studi si cercherà di accompagnarli sul Portale dei Saperi, una piattaforma digitale che fa conoscere le persone di una determinata comunità e che può consentire ai ragazzi di incontrare imprese del territorio. In diretta web radio e in videoconferenza si confronteranno Chiara Saraceno, Presidente della Rete Italiana di Cultura Popolare, Andrea Morniroli, Forum disuguaglianze e diversità, Franco Lorenzoni, insegnante e fondatore della casa- laboratorio di Cenci, Fondazione CRT, Lavazza, presidi, docenti, famiglie e studenti degli Istituti torinesi partecipanti al progetto Pfp, progetto di contrasto all’abbandono scolastico e alle povertà educative dei minori.

“Insieme alla Rete ricostruiamo legami di comunità e di socialità messi a dura prova dalla

pandemia, promuovendo relazioni fondate sulla fiducia, la solidarietà, l’inclusione”, afferma il

Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

 

“I mesi di lockdown ci hanno obbligato a ripensare la nostra attività. – spiega la sociologa e presidente di Rete italiana di cultura popolare Chiara Saraceno – O chiudevamo tutto o andavamo avanti imparando a fare cose nuove. E attraverso la radio, la tecnologia usata per contattare gli studenti, abbiamo continuato a mantenere relazioni, a costruire rapporti fiduciari. Abbiamo fatto sì che il distanziamento fosse solo fisico ma non sociale. Le relazioni con la comunità anzi si sono andate rafforzando e ci hanno dato la forza di non rinunciare a questa XV edizione del festival”.

Arte povera e sogni rivoluzionari ai tempi di Merz e Calvino

In via Santa Giulia 57 c’era una vecchia trattoria La Rosa di Francia. Quante serate passate a metà anni ’70. Ora c è un centro estetico. In questo caso il tempo è stato impietoso

E rimane il ricordo con quella vena di nostalgia compagna inseparabile del ricordo. Prima era  una piola con pessimo vino ed al massimo uova sode al bancone, talmente vecchie , diventate dure ed immangiabili e noccioline americane a go-go. Arrivò Carlo dando una nuova anima al locale.

La moglie in cucina e l’avventura cominciava. Carlo ex operaio Fiat e sessantottino. Ogni tanto arrivavano suoi vecchi amici: si autodefinivano Comontisti. Gente strana. Barba e capelli lunghi, l’ immancabile eschimo, rigorosamente verde,  e ventre sfondato dalle troppe lattine di birra tracannate. Carlo li sopportava per amicizia. Diceva sempre: non sono un revisionista ma questi si sono bevuti il cervello. Era sempre in un angolo della sala. Mangiando e bevendo aspettava i clienti. Finiva, poi sempre si sedeva con noi nel fare ore piccole parlando e raccontando  improbabili rivoluzioni. Ed a volte ci impegnava a fare l’alba perché voleva andare a fare i picchetti alla Fiat. Crollava e la moglie lo accompagnava sopra nel loro appartamento e soffocava nel sonno le sue velleità rivoluzionarie. Centrale per il quartiere Vanchiglia. Tra i quartieri più eclettici di Torino. Tutti i ceti sociali rappresentati.

La Contessa proprietaria di diversi palazzi tra via Vanchiglia e corso San Maurizio. Operai e piccolo borghesi o bottegai e partigiani. E non mancavano gli intellettuali ed artisti. Come Mario Merz, un gigante nel suo genere. Uomo sicuramente affascinante e decisamente anarchico visionario. Cominciammo a dormire a casa sua per fare compagnia alla figlia Beatrice. Iscritta alla Fgci e studentessa del liceo scientifico Segrè. I genitori erano molte volte fuori per lavoro. Faticosamente ma inesorabilmente si stava affermando l’ arte povera. Gianni Agnelli e Marella Caracciolo in Agnelli ne erano estimatori e volevano comprare un opera. Più volte lo invitarono a cena per comprare una sua opera. Il Maestro annuiva. Cambiava discorso. Sicuramente era estemporaneo. Solo dopo 25 anni gli Agnelli riuscirono ad acquistare una sua opera. Trent’anni dopo ebbi l’avventura di lavorare per la Fondazione Merz aiutando la figlia nel predisporre mostre oltre oceano. Argentina e Brasile. La Rosa di Francia era il nostro covo. Stavamo ad ascoltare Merz e tutti fumavano le Stop senza filtro, non penso che siano ancora in commercio. Le ore diventavano piccole, ed il giorno dopo era dura svegliarsi per andare al liceo. Indubbiamente uomo di grande fascino.

Non era semplice stargli dietro. Stargli dietro nel perché è nel come delle sue opere. Ogni tanto ci veniva in aiuto Bea che lo “traduceva”. Una sera ci presentò Italo Calvino. Faceva da spola con Parigi. Lo conoscevo ma non avevo mai letto un suo romanzo. Rientrati trovai La giornata di uno scrutatore. Tempo dodici ore e lo lessi tutto di un fiato. Poi I sentieri dei nidi di Ragno. Dove resistenza era anche un percorso nella propria anima. Una porta aperta all’universalità di Elio Vittorini, o l’epico Beppe Fenoglio e l’antifascismo dolce e tenero di Cesare Pavese, dentro la sua proverbiale impotenza. Che anni, che anni!  Anni impossibili da dimenticare. Anni tra Arte Povera e Casa Editrice Einaudi passando, naturalmente, per la Trattoria La Rosa di Francia.

Patrizio Tosetto

Il Museo Egizio si racconta in piemontese

Otto le clip del progetto “Dalle Alpi alle Piramidi. Piccole storie di piemontesi illustri” realizzate in collaborazione col Centro Studi Piemontesi e patrocinate dalla Regione Piemonte

                Il cammino di riscoperta delle proprie radici intrapreso dal Museo Egizio in vista della celebrazione dei suoi 200 anni di vita nel 2024, avviato nell’autunno scorso con il riallestimento delle cosiddette “sale storiche” dedicate alla genesi della collezione egittologica torinese, vive oggi una nuova e inedita tappa. Un’operazione culturale il cui protagonista è la “lingua” della Torino dell’800, il tempo in cui l’istituzione vide la luce: il piemontese è infatti stato scelto come strumento per un viaggio narrativo sul filo della memoria che racconta la storia del Museo Egizio e dei personaggi che l’hanno reso grande.  Nascono così le otto clip del progetto “Dalle Alpi alle Piramidi. Piccole storie di piemontesi illustri” che, nel vero senso della parola, ridà voce, con la parlata del loro tempo (con sottotitoli in italiano), ad alcune delle più autorevoli figure del passato del Museo, ciascuna legata a una provincia della nostra regione. Sarà quindi possibile ascoltare in perfetto piemontese le vicende di Bernardino Drovetti nel video dedicato alla provincia di Torino, quelle del casalese Carlo Vidua per la provincia di Alessandria, conoscere l’astigiano Leonetto Ottolenghi, il biellese Ernesto Schiaparelli, per la provincia di Cuneo il monregalese Giulio Cordero di San Quintino, per quella di Novara Stefano Molli, natio di Borgomanero, mentre la provincia di Vercelli sarà rappresentata da Virginio Rosa e quella del Verbano Cusio Ossola da Giuseppe Botti. Nel corso dei mesi di novembre e dicembre, ogni martedì con cadenza settimanale, i canali social del Museo Egizio proporranno otto storie esclusive, offrendo al pubblico, con la collaborazione del Centro Studi Piemontesi/Ca dë Studi Piemontèis,  non soltanto l’opportunità di riscoprire la lingua piemontese quale patrimonio linguistico accessibile, ridando vigore e dignità alla cultura regionale, studiata e vissuta in chiave europea e internazionale, ma anche l’occasione per dare un volto ai protagonisti di grandi imprese e guardare da una nuova prospettiva al legame fra il Piemonte e l’antico Egitto.

“Dalle Alpi alle Piramidi. Piccole storie di piemontesi illustri”

(3 novembre CUNEO e Giulio Cordero di San Quintino. Lo studioso che trasferisce e ordina la collezione a Torino)

10 novembre ALESSANDRIA e Carlo Vidua.  L’intellettuale viaggiatore che suggerisce l’acquisto al re.

17 novembre ASTI e Leonetto Ottolenghi. Quando il collezionismo si traduce in un patrimonio della collettività.

24 novembre BIELLA ed Ernesto Schiaparelli. La straordinaria scoperta della tomba intatta di Kha e Merit

1° dicembre NOVARA e Stefano Molli. L’architetto che servì la causa dell’egittologia italiana.

8 dicembre VERCELLI e Virginio Rosa. La passione per l’antico Egitto che rende immortali.

15 dicembre Il VERBANO CUSIO OSSOLA e Giuseppe Botti. Il primo demotista dell’egittologia italiana.

22 dicembre TORINO e Bernardino Drovetti. L’avventuroso diplomatico che raccolse la collezione di antichità egizie.

Vedi il trailer del Progetto al link: https://youtu.be/hvyme15OX6U

E la prima clip, Provincia di Cuneo: https://youtu.be/zZ7tz7Ad9sk

Luci, voci e colori di “Novembre”

Le poesie di Massimiliano Giannocco sono state pubblicate per i tipi di Europa Edizioni.

Il libro, intitolato “Novembre” a ricordo del mese di nascita del Poeta e disponibile su carta stampata e in formato e-book, contiene anche alcune poesie già pubblicate in precedenza. L’attuale raccolta di poesie è coerente con i “baluginii” che caratterizzano tutte le opere poetiche di Giannocco, un Poeta che ci fa scoprire, in modo accattivante, il suo variegato mondo fatto di nobili sentimenti, di paesaggi, di colori, di odori, di luci e di voci.

Queste ultime, le voci, accompagnano, come una colonna sonora, sentimenti e visioni tratteggiati con sapiente scrittura. Dalla “pioggia che bussa sui muri” alla grandine sul “vetro ferito di una finestra sul tetto, dalle “urla del mare” all’ondeggiare “delle dita sul vibrante pianoforte”, fino al “grido costante soffocante delle cicale nel meriggio d’estate”. È sempre difficile commentare un libro di poesie perché la poesia è come la musica che commuove ed emoziona in modo indescrivibile. Così, i pensieri e i sentimenti profondi del Poeta pulsano come i battiti del cuore. Giannocco tocca delle note che si spingono fino alla descrizione, in modo mirabile, di una coinvolgente “estasi” e di una bellissima “Venere all’alba”. E non manca di parlare del suo “timore di creare” e della sua timidezza. Ho il privilegio di essere amico di Massimiliano e di conoscere da vicino una buona parte del suo mondo. Un mondo nel quale intravedo tante esperienze (e preferenze) comuni. Ecco perché non vado oltre a queste mie brevi considerazioni. Mi limito a concludere con un cenno alla sua bella composizione che parla della “gustosa passione” di fumare il sigaro toscano. Il fumo e il singolare profumo dell’antico toscano mi hanno accompagnato a lungo, fin da bambino perché lo fumava anche mio Nonno.

Antonio Pileggi

Cultura in diretta streaming al Centro Congressi UI

 

UNO SPETTACOLO D’AUTUNNO – II SERIE
Lunedì 9 novembre, eccezionalmente alle ore 18.00 in diretta streaming sul canale Facebook del Centro Congressi e sul sito www.ccui.it, Giuseppe Salvaggiulo – giornalista e scrittore – con la professoressa Elsa Fornero, presenterà “Io sono il potere” edito da Feltrinelli. Modera il giornalista Luigi La Spina.
Nel tempo delle dirette social, dei leader iperconnessi, della comunicazione come sostituzione dell’ideologia, c’è un angolo del potere che resta sconosciuto, evocato talvolta ma inaccessibile nei suoi meccanismi. La giuntura che lega le grandi burocrazie pubbliche alla classe politica. I politici vorrebbero e provano, in ogni stagione, a farne a meno. Ma non riescono a emanciparsene perché non possono. Una burocrazia ostile, o semplicemente non collaborativa, è in grado di impedire, confondere, rallentare qualsiasi decisione. In Italia la selezione dei capi di gabinetto avviene attraverso canali diversi di cooptazione. Ci sono i magistrati del Consiglio di Stato. Quelli della Corte dei conti. I professori universitari. I funzionari parlamentari. I burocrati di carriera, che agivano per decenni nelle pubbliche amministrazioni. Ciascuna categoria ha un suo codice di comportamento, regole di affiliazione, baronie, gelosie, ritualità, scandali, ricatti, mele marce, figure leggendarie. Ogni stagione segna una diversa forma di convivenza tra politica e burocrazia. Dalla Prima Repubblica a Berlusconi, da Renzi ai grillini. La connivenza e la lusinga si alternano alle epurazioni e alle minacce. Ma questo accade sulla scena pubblica. Sotto traccia va in scena uno spettacolo diverso. Fatto di relazioni, alleanze, trasversalismi, compromessi. E continuità. Questo libro raccoglie sotto forma di diario-confessione la testimonianza di un ‘grand commis’ che ha lavorato per diversi ministri di diverso colore politico.

MARTEDI’ SERA – III SERIE
Il primo appuntamento del nuovo ciclo de I Martedì Sera digitali, martedì 10 novembre in diretta streaming alle ore 18.00, vedrà protagonisti due figure di spicco del mondo economico e di quello giornalistico. Carlo Cottarelli, economista e editorialista italiano, si troverà a dialogare con Marco Zatterin, giornalista specializzato in temi economici e vicedirettore de La Stampa, in un incontro virtuale dal titolo “Va tutto bene?”.
Il titolo introduce un tema centrale in questo periodo, caratterizzato dalla difficoltà – sia a livello nazionale sia a livello internazionale, a ridosso delle elezioni americane – di poter prevedere il nostro futuro e il nostro destino, tanto in campo sanitario quanto economico e occupazionale. Grande incertezza caratterizza il nostro tempo, tanto da ritenere fondamentale l’intervento di esperti del settore che –pur non potendo cancellare i problemi – possono avere il grande potere di fare chiarezza.

Scolpire le storie

MONUMENTI. SCOLPIRE LE STORIE. MEMORIE E MEMORIALI

Terza conferenza del ciclo a cura del prof. Giovanni C.F. Villa

lunedì 9 novembre, inizio ore 17.30

conferenza online

Interverrà Paola Gribaudo, presidente dell’Accademia Albertina

Partecipazione gratuita, prenotazione obbligatoria.

 

Prenota ora al link

http://newsletter.siat.torino.it/_eventi/?Message=Reservation&ID_evento=2020_09_conferenza3%20Villa

 

Ai prenotati verranno inviate le istruzioni per accedere al webinar

Adriana Zarri, l’inquietudine della fede

Incontro nell’ambito del progetto 900Storie in streaming, giovedì 5 novembre

Il 18 novembre 2010, esattamente dieci anni fa, moriva Adriana Zarri, poliedrica e singolare figura del cattolicesimo italiano, pubblicista, teologa, eremita e donna libera che ha saputo nella sua lunga esistenza, non priva di contraddizioni, tenere la linea della testimonianza cristiana come bussola e orizzonte in una società in tumulto come quella novecentesca. Nell’ambito del progetto 900Storie a cura del Centro Studi Piero Gobetti, la Fondazione Donat-Cattin ricorda, in una settimana a lei dedicata, la figura, il pensiero, l’azione culturale e la spiritualità. Il primo appuntamento si è tenuto lunedì 2 novembre sulle piattaforme social della Fondazione Donat-Cattin e del Polo del ‘900 con un  breve filmato della teologa Morena Baldacci, liturgista e docente, che ha introdotto il tema della teologia vissuta e pensata, pregata e studiata da una donna, e un podcast con letture e brani scelti dalla produzione ricca e articolata del pensiero della Zarri. Giovedì 5 novembrealle 18,00 in modalità streaming sui canali della Fondazione Donat-Cattin e del Polo del 900, si svolgerà un confronto con i teologi Ermis Segatti, Stella Morra e la storica Mariangela Maravaglia, autrice della prima biografia critica “Semplicemente una che vive. Vita e opere di Adriana Zarri” appena pubblicata da “Il Mulino”. Il confronto sarà inframmezzato da letture dell’attrice Eleni Molos tratte da brani di saggi della Zarri. Introdurrà i lavori Luca Rolandi, giornalista e ricercatore della Fondazione Carlo Donat-Cattin.

Adriana Zarri nasce a San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, nel 1919. I suoi studi e il suo impegno furono subito orientati al confronto con il Cristianesimo e con una chiesa cattolica da portare oltre la visione di Pio XII. È diventata, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, una delle più importanti testimoni di quella fedeltà al Vangelo che si coniuga – proprio in virtù di una verità che rende liberi – con la più schietta laicità. Antifascista, coinvolta nei problemi sociali, decisa a difendere la libertà di coscienza, si trasferisce a Roma dove studia teologia. Diventa giornalista e scrive dapprima su tutti i giornali e le riviste di area religiosa: l’«Osservatore romano», «Studium», «Servitium», «Il Regno», «Concilium», «Rivista di teologia morale» (RTM), «Rocca». In seguito collabora assiduamente a «Politica» e «Settegiorni» le riviste di punta su cui la sinistra democristiana si confronta con i fermenti ecclesiali, politici e sociali. Infine collabora a “Micromega” e a “Il Manifesto”. Naturalmente i tanti libri editi da Locusta, Cittadella, Borla, e dopo la sua morte da Einaudi. Ha partecipato anche a trasmissioni radiofoniche (Uomini e profeti) e televisive (la Samarcanda del primo Santoro). Note le sue posizioni molto dure anche contro la gerarchia e su temi etici che però non hanno offuscato nella memoria collettiva le sue radici profondamente evangeliche e fedeli alla dottrina cattolica, ovviamente sempre imperniati su conflitti di coscienza e di fede umana e divina. Poi all’inizio degli anni Settanta, dopo i vorticosi anni del post-Concilio, la sua presenza attiva alla Pro Civitate Christiana di don Giovanni Rossi ad Assisi, in molti gruppi del dissenso cattolico, senza mai una adesione e con molti distinguo e infine la scelta eremitica che in località diverse dell’area dell’eporediese, accolta dal vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi, che caratterizzerà gli ultimi 35 anni della sua esistenza. E’ sepolta nel cimitero canavesano di Crotte, una frazione di Strambino, dove visse gli ultimi anni nel suo eremo di Ca’Sassino. Per la sua tomba, in terra, scrisse lei stessa quella che definì “un’epigrafe d’erba”: “Non mi vestite di nero:è triste e funebre. Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico. Vestitemi a fiori gialli e rossi e con ali di uccelli. E tu, Signore, guarda le mie mani. Forse c’è una corona. Forse ci hanno messo una croce. Hanno sbagliato. In mano ho foglie verdi e sulla croce, la tua resurrezione. E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo con sopra le solite bugie che consolano i vivi. Lasciate solo la terra che scriva, a primavera, un’epigrafe d’erba. E dirà che ho vissuto, che attendo. E scriverà il mio nome e il tuo, uniti come due bocche di papaveri”.

M.Tr.