CULTURA- Pagina 103

Ascoltiamo l’appello dei cento uomini di scienza

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’appello del presidente dell’Accademia dei Lincei e di un centinaio di uomini di scienza che invitano il Governo ad assumere provvedimenti immediati e più stringenti per evitare il dilagare del contagio assume un valore molto particolare in un momento di sbando e di incertezza 

Chi scrive è stato bene attento negli scorsi mesi alla difesa dei diritti e delle garanzie costituzionali dei cittadini durante la clausura imposta dal Governo, ma la gravissima situazione in cui ci dibattiamo rende prioritaria la tutela del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
C’è chi in modo improvvido ha ironizzato sui cento “vecchietti”  che dovrebbero essere rinchiusi in una RSA, sottovalutando il valore di una denuncia tanto grave e del tutto inedita . Benedetto Croce diceva che  l’onestà degli uomini di scienza è una risorsa paragonabile alla pudicizia delle donne. Comprendo che oggi parlare di pudicizia faccia sorridere perché siamo in una società desertificata priva di ogni riferimento morale, ma l’appello di cento scienziati non può cadere nel vuoto. Non si tratta di persone che vogliono approfittare della pandemia per apparire in Tv a pontificare. Si tratta di persone serie che possono essere considerate, come diceva Luigi Firpo, dei monaci del sapere. Occorrono provvedimenti drastici subito, per salvare la vita degli italiani. Gli appetiti  delle corporazioni economiche passano in secondo piano. Anche la riapertura delle scuole che ha portato alla decuplicazione dei contagi va rivista e ripensata in modo rapido perché essa segna il netto fallimento del Governo sul piano della sicurezza. Il gravissimo problema dei trasporti non affrontato nei mesi scorsi è un altro elemento che provoca l’innalzamento dei contagi.   Quei cento scienziati che si rivolgono al Presidente della Repubblica non devono essere una voce nel deserto di una politica che non sa o non vuole decidere. Quando la casa brucia, le mezze misure non servono e sono necessari interventi adeguati al caso. I tempi degli assessori che vanno in viaggio di nozze durante la pandemia sono davvero finiti. Occorre severità, coraggio e decisione, abbandonando le incertezze di questi giorni che hanno già provocato troppi contagi e troppe morti. L’Accademia dei lincei, che è il più alto consesso scientifico italiano, va ascoltata e va ascoltata subito e non derisa. Scrivere che essa è la “terza età della scienza“ appare un’affermazione tanto offensiva quanto infondata. Se io penso al livello di alcuni miei amici  accademici come il microbiologo di fama internazionale  Giorgio Cavallo o il giurista sommo Giovanni Conso che fu presidente dell’Accademia, mi sorge spontaneo un moto di indignazione per i livelli bassissimi a cui siamo  giunti.

Borgone di Susa: Maometto o Giove?

Quel bosco di acacie che costeggia la strada secondaria tra Borgone di Susa e San Didero custodisce un mistero, mai del tutto risolto da storici e studiosi.

Conficcato in una nicchia di un grande masso compare il volto di un personaggio dell’antichità. Si parla di Maometto, il profeta dell’Islam, o di un Giove romano o forse di qualcun altro. In bassa Val di Susa, a una quarantina di chilometri da Torino, i colori dell’autunno e le prime nebbie d’ottobre rendono quel luogo ancora più incantato e anche un po’ fiabesco. Ma intorno a quella figura maschile persiste la disputa, ormai vecchia di decenni, tra borgonesi e storici. I valsusini non hanno dubbi: quel volto scolpito nella roccia è quello di Maometto ma gli studiosi la pensano molto diversamente. Maometto non c’entra nulla, sostengono i ricercatori, si tratta piuttosto di una divinità romana. Eppure quel gigantesco masso caduto in valle a ridosso di una stradina accanto al bosco è rotolato per centinaia di metri dall’alto di una montagna dove i saraceni musulmani passavano, stazionavano e poi scendevano in valle per uccidere e distruggere paesi e borgate. Chissà che non siano stati proprio loro a incidere su quella roccia il volto del fondatore della religione islamica? Vale comunque la pena passare da queste parti quando si va in alta valle a sciare o a visitare Susa e la Novalesa o a mangiare la polenta in qualche rifugio. Si lascia l’auto dove è possibile e dopo una brevissima camminata eccolo lì, è talmente piccolo nell’enorme masso che quasi non si vede ma poi, avvicinandosi, emerge una piccola nicchia a forma di tempietto a quattro-cinque metri dal suolo. I borgonesi lo chiamano “il Maometto di Borgone”. Indossa una tunica e un mantello, ha le braccia sollevate verso l’alto e ai piedi si scorge un animale mentre sul frontone compare un’iscrizione, quasi cancellata dal tempo, con lettere latine. Per la tradizione popolare della zona quella figura rapresenta Maometto e molte leggende antiche si fanno risalire alle invasioni dei Mori che oltre mille anni fa devastarono la Valle di Susa lasciando terribili ricordi nella gente, poi tramandati per generazioni. Ma allora chi è rappresentato in quel bassorilievo? Le ipotesi avanzate sono diverse ma il Profeta avrebbe poco a che vedere con quel ritratto. Si tratterebbe invece, secondo gli storici, del volto di Giove Dolicheno, una divinità anatolica venerata dai soldati romani nel II-III secolo. Gli arabi arrivarono in Val di Susa alcuni secoli dopo la morte di Maometto. Valicate le Alpi marittime i predoni musulmani giunsero in Liguria e in Piemonte e nell’anno 906 furono avvistati per la prima volta nelle grotte dell’alta Val di Susa che furono usate come basi per assaltare e depredare i borghi valsusini, saccheggiando e uccidendo gli abitanti del luogo. La stessa celebre Abbazia di Novalesa, all’epoca uno dei più importanti centri culturali e religiosi del Piemonte, fu incendiata nel 912 dai saraceni e i monaci furono costretti a fuggire a Torino mettendo in salvo codici e manoscritti della biblioteca. Ma il mistero in bassa valle resta e la domanda se la pongono in molti: quel volto misterioso è di Maometto o di un Giove? Gli studiosi, come detto, non hanno più dubbi, si tratta di una divinità romana, ma per i borgonesi l’uomo misterioso resta Maometto. Lasciamo quindi a Borgone il suo “Maometto” in bella mostra su quella rupe che attira turisti e gitanti diretti in alta valle. Una capatina da Maometto è sempre gradita ai borgonesi.
Filippo Re

Giacobbo racconta in tv i musei reali

Protagonisti del programma televisivo Freedom – Oltre il confine 

 

Venerdì 23 e 30 ottobre su Italia1 Roberto Giacobbo condurrà gli spettatori in un viaggio alla scoperta delle meraviglie del Palazzo Reale e dei suoi sotterranei.

 

Torino, 22 ottobre 2020. La settima puntata della nuova stagione di Freedom si apre con un viaggio a Torino, alla scoperta dei segreti della dinastia più longeva d’Europa, quella dei Savoia. All’interno della stazione di Porta Nuova, sotto gli occhi distratti di milioni di passeggeri, si trova una stanza segreta, la sala d’attesa usata dal Re d’Italia 150 anni fa. E ai Musei Reali, tra le sale sfarzose di Palazzo Reale e nei Giardini Reali si celano spazi sotterranei sconosciuti, un vero labirinto tra storia e leggenda che la squadra di Freedom ha esplorato e ricostruito per la prima volta in 3D.

Questo e molto altro a Freedom – Oltre il confine, venerdì 23 ottobre, ore 21.25, Italia1.

Il Comune da’ l’ok a Gallerie d’Italia in piazza San Carlo

Palazzo civico ha approvato la proposta d’intervento di Intesa San Paolo SPA riguardante la creazione in piazza San Carlo 156, negli spazi ipogei di Palazzo Tuninetti, della sede torinese delle Gallerie d’Italia, il polo museale destinato a esposizioni permanenti e temporanee che interessa varie città italiane: Milano, Napoli e Vicenza.

Dopo l’approvazione della Giunta dello scorso 6 ottobre, il Consiglio comunale dopo la presentazione del’assessore all’Urbanistica Antonino Iaria ha approvato la ristrutturazione dell’edificio con l’ampliamento di circa novecento mq di spazi sotterranei ripensati in funzione dell’esposizione artisitca. Trentatré i voti favorevoli, quattro gli astenuti, L’intervento è eseguito in base alla Legge regionale 16/2018 riguardante la riqualificazione degli edifici senza variante al Piano Regolatore Generale.

Il progetto a cura dello studio dell’architetto Michele De Lucchi è stato presentato alla stampa nei mesi scorsi, ma vale la pena ricordare le caratteristiche di un’intervento che comprende 6.612 mq negli spazi della piazza considerata uno dei simboli di Torino: nasceranno 2.300 mq di gallerie espositive; 594 mq di gallerie all’aperto; 990 mq di distribuzioni e scale; 504 mq di ristorante e caffetteria; 327 mq per l’esposizione dell’archivio Publifoto; 201 mq dell’Università del restauro; 479 mq di impianti.

L’ingresso alle nuove Gallerie d’Italia avverrà dall’attuale accesso al cortile interno della sede bancaria. Gli spazi sotterranei divisi su più piani utilizzati nel recente passato per il caveau, gli archivi e le sale per le assemblee della società (funzioni trasferite al grattacielo di corso Inghilterra) sono ora destinati alla cittadinanza con gallerie d’arte affiancate dalla caffetteria e dal ristorante. L’accesso dei visitatori avverrà da un’ampia scalinata ritagliata nell’attuale cortile che sarà il completamento in superficie dell’esposizione museale ipogea.

A Torino – hanno spiegato la scorsa settimana i responsabili del gruppo bancario in Commissione consiliare alla presentazione del progetto – si punterà sulla fotografia e l’arte contemporanea. Intesa San Paolo possiede circa trentamila opere d’arte e, riguardo alla fotografia, è proprietario dell’archivio Publifoto costituito da sette milioni di foto scattate tra l’inizio degli anni Trenta e la fine del Novecento. Il progetto prevede aree destinate a laboratori di restauro fotografico, dove si assisterà alla cura e alla conservazione delle opere di Publifoto. Saranno allestite sale divulgative per le scolaresche.

I responsabili di Intesa San Paolo contano di inaugurare Gallerie d’Italia alla fine del 2021. L’investimento del gruppo porterà in dote alla Città un centro culturale di rilievo incluso, stando alle anticipazioni presentate in Commissione, tra i siti visitabili con la carta di Abbonamento Musei.

TOurDAYS, ecco i progetti selezionati

Si è conclusa la selezione dei progetti presentati a TOurDAYS, progetto della Città di Torino realizzato da Fondazione per la Cultura Torino e TOdays festival, sostenuto storicamente dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione CRT, in partnership con Iren e in collaborazione con Hangar Piemonte.

TOurDAYS è un percorso lungo un anno per dare spazio a chi crea spazio, un impegno a sostegno delle attivita musicali e dello spettacolo dal vivo, che diviene ora un tour di appuntamenti diffusi in tutta la città, aspettando TOdays Festival 2021.

 

La mission di TOurDAYS è ambiziosa: intervenire sul processo di realizzazione, partendo dal progetto e plasmando su di esso il modus operandi, con azioni che favoriscano la creazione e il consolidamento di un network per facilitare lo scambio di esperienze e lo sviluppo di connessioni che conducano alla nascita di proposte inedite e originali, con l’obiettivo di sostenere la ripartenza delle attivita attraverso la coproduzione di appuntamenti culturali con protagonisti artisti, associazioni, live club, aziende e fornitori locali in un circuito virtuoso di collaborazioni tra mondo profit e no-profit.

 

Ben 44 sono state le proposte pervenute: attività, eventi, appuntamenti culturali, musicali e formativi in partenariato con altrettante numerose realta associative e appartenenti al terzo settore (fornitori di servizi, professionisti, start-up, imprese…). Tutte le proposte hanno raggiunto un livello di qualità e progettualità assai elevato coinvolgendo una rete di oltre 500 soggetti attiivi nella citta di Torino e nell’area metropolitana e dimostrando la capacità di valorizzare le sinergie, creando proficui scambi di esperienze, competenze, professionalità, e facendo dialogare tra loro forme diverse di espressione artistica.

 

La Commissione, presieduta da Gianluca Gozzi, direttore artistico di TOdays festival, coadiuvato dal giornalista e critico musicale Maurizio Blatto, e da Valeria Dinamo, responsabile del progetto Hangar di Piemonte dal Vivo, ha valutato le proposte sulla base della qualità e coerenza con i linguaggi del contemporaneo, del coinvolgimento piu ampio possibile della filiera di maestranze lavorative dello spettacolo e partenariati attivati, della partecipazione di artisti, tutor, ospiti e aziende dell’area torinese, della capacita di coinvolgimento di nuovi pubblici e di ricaduta fattiva sul territorio locale.

 

È stata così selezionata la rosa finale di 10 progetti idonei a beneficiare di un sostegno alla produzione in termini di supporto economico pari al 50% del budget di spesa previsto e di un percorso di accompagnamento costituito dalla progettazione condivisa e partecipata nel network ora costituitosi. Alla luce del risultato ottenuto, poiché il budget del bando avrebbe consentito di sostenere soltanto i primi 7 classificati, la Città di Torino e la Fondazione per la Cultura hanno ritenuto opportuno integrare lo stanziamento previsto per la call per garantire il sostegno di tutti i progetti risultati idonei.

 

TOurDAYS diventa ora un calendario originale di appuntamenti tra loro connessi, performance, laboratori, workshop, seminari, lungo un intero anno, ma rappresenta soprattutto una rete di opportunità per agevolare la filiera e favorire il consolidamento di nuove idee, di nuovi progetti, e di nuove alleanze.

 

I 10 progetti ammessi al finanziamento sono:

  • TRAPEZI: poetiche di scrittura e composizione per giovani autori (Associazione Gruppo Pensionati Vanchiglietta)
    Un’incursione non lineare nella trap torinese, una call tra giovanissimi autori, un percorso di estrazione indolore di adolescenti che producono la propria musica in camerette blindate.
  • SENZA|TEMPO (Associazione culturale OZ)
    72 ore nel Castello Costa Canalis di Cumiana per registrare, condividere e documentare una produzione artistica internazionale nella quale è proprio il Tempo a fare da fil rouge al documentario e da contrappunto all’opera discografica.
  • MUSEO SONORO (Associazione Club Silencio)
    Il patrimonio artistico e culturale della citta – dalla GAM a Palazzo Reale, dal Castello di Rivoli al Teatro Regio – viene sonorizzato, arricchito e rinnovato da artisti del panorama piemontese, risuonando al di fuori di sé in una inedita esperienza di fruizione della performance artistica.
  • OFF THE CORNER (Paratissima Impresa Sociale)
    Live session e panel didattici in tema di publishing e mondo delle sincronizzazioni alle immagini in movimento per offrire agli artisti un nuovo mezzo per la loro sostenibilita e una nuova formula per la loro promozione.
  • FREQUENCIES (Associazione Seeyousound)
    Un percorso didattico articolato rivolto a giovani musicisti e compositori sulla musica applicata alle opere del cinema muto, sostenendo la crescita di professionalita nel settore audiovisivo e dando nuova vita a un cinema dimenticato.
  • MENTORSHIP PROGRAM (Associazione Superbudda)
    Produzione artistica e formazione di giovani talenti per la realizzazione di spettacoli multimediali da circuitare, immaginando la citta di Torino come hub di collaborazione e scambio creativo fra artisti nazionali e internazionali.
  • DISCOPODCAST (Associazione Docabout)
    Un progetto crossmediale targato reDISCOvery sulla produzione e distribuzione di live podcast (audio-documentari) di storie di musica dove le memorie musicali del pubblico sono il punto di partenza per raccontare un artista, un disco, una canzone.
  • TORINO CITTÀ INDUSTRIALE (Associazione Variante Bunker)
    Una rassegna che rende omaggio all’era industriale della nostra citta attraverso la celebrazione del Rumore: da elemento disturbante a esperienza affascinante e trascendentale tra arti visive, nuovi media, danza e architetture.
  • ZONA TRIGGER (Associazione Fluxlab)
    Innescare reazioni sonore per far (ri)suonare luoghi che non hanno mai suonato in contesti non convenzionali dove la musica migra dal club tradizionale per generare contaminazioni e campionamenti capaci di raccontare il contemporaneo.
  • MYOOZIK (Associazione di promozione sociale RadioOhm)
    Trascrizione fonetica dall’inglese di “Musica”: un radar informativo, una app mobile tecnologica capace di connettere eventi, organizzazioni, locali e realta del circuito torinese, condividendo esperienze e contenuti globali.

In questo momento di limitazioni e restrizioni ringrazio la comunità culturale torinese per aver dimostrato di saper continuare a creare e far nascere nuove idee e nuovi modi di pensare e agire, recuperando forma e sostanza, e ripartendo dall’essenza del fare insieme, combattendo la tendenza all’individualismo e mettendo ciascuno a servizio del territorio il proprio valore e la qualità delle competenze maturate nel tempo. Grazie a TOurDAYS, ora TOdays non è più solo un festival, ma una visione più grande verso la quale tendere con forza, per affrontare la sfida per il futuro procedendo insieme, con pazienza, entusiasmo e senso di comunità” dichiara Gianluca Gozzi, direttore artistico di TOdays festival.

 

TOurDAYS è un progetto per il futuro, un viaggio attraverso un panorama del quale pensavamo di avere una conoscenza non superficiale. Il bando che abbiamo lanciato con TOdays ci sta aiutando a scoprire quell’ “altro” un po’ più sotterraneo o sospeso tra dimensioni della creatività che si palesano quando vengono raggiunte da sollecitazioni potenti. Alcuni tra i soggetti selezionati sono conosciuti per quello che già fanno, ma si distinguono, nella scelta fatta dagli esperti, per quello a cui non sospettavamo potessero applicarsi. Ci affidiamo alla competenza e al credito degli esperti, nella convinzione che TOurDAYS ci traghetterà verso qualcosa di inaspettato e allo stesso tempo atteso. Un ringraziamento sentito a tutti coloro che hanno partecipato a questa competizione creativa” dichiara l’Assessora Francesca Leon.

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L’immagine è si Andrea Gatti Art

Se un grande Museo apre le porte al rap

Succede a Torino negli spazi del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano


Nel Museo di storia patria più importante d’Italia risuonano le note della musica “rap”. Nulla di strano. Anche i Musei più carichi di storia possono e devono vivere le suggestioni, il fascino e le emozioni dettate dai tempi. Attraverso la cultura e l’arte in tutte le sue epoche. E in tutte le sue forme. Compresa la musica che oggi batte le note più amate dalle nuove generazioni. Parte di qui l’insolita (ma non dunque così strana) “alleanza” fra il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino e il noto rapper italiano (fra gli emergenti di maggior talento) Ghali. Al secolo Ghali Amdouni, milanese di nascita (ma origini tunisine), classe ’93, il giovane Ghali ha infatti girato proprio qui (grazie alla collaborazione fra il Museo e la “Film Commission Torino Piemonte”) le prime sequenze del videoclip di “Barcellona”, uscito nei giorni scorsi e terzo brano del suo secondo album, dalle sonorità hip hop, dal titolo “DNA”. Fascinosi set del “film” (il videoclip ha infatti un sapore decisamente cinematografico), girato sotto la regia di Giulio Rosati, sono dunque la facciata ottocentesca con le ampie balconate che affacciano su piazza Carlo Alberto, i Saloni del Museo, la meravigliosa Camera dei deputati del Parlamento Subalpino e la monumentale Aula del primo Parlamento Italiano. Lo stesso Ghali compare nelle scene girate all’interno del Museo, in “Sala Codici”, nelle vesti del narratore intento a scrivere su una pergamena una storia d’amore atipica e travolgente con al centro due giovani. E come i due protagonisti indossa delle grandi ali che sembrano contrastare con lo sfondo, ma che invece rappresentano la magia di sentirsi unici e speciali in mezzo a tutti e tutto. Proprio come angeli. Le riprese sono state realizzate lo scorso 15 settembre e sono durate un’intera giornata. Vi ha partecipato anche una squadra di stuntman per girare la scena dell’angelo che si affaccia dalla balaustra di Palazzo Carignano. Una scena che ha lasciato senza fiato le tante persone che transitavano dalla piazza. “Ci fa davvero piacere – ha dichiarato il direttore Ferruccio Martinotti– che il nostro Museo particolarmente attento al pubblico giovanile abbia accolto un artista sensibile e impegnato come Ghali . Un incontro che può solo arricchire chi si lascerà incuriosire e attrarre dal messaggio che ne deriva: non esiste la separazione tra cultura alta e cultura bassa. Esistono diverse forme di espressione che possono e devono dialogare fra loro”.
Il nuovo video di “Barcellona” è disponibile sul canale You Tube dell’artista:

https://www.youtube.com/c/TroupeChannelGhali/featured

g. m.

 

La Fondazione Collegio Carlo Alberto inaugura l’Anno Accademico

Mercoledì 21 ottobre, ore 18.00 Evento online

 

Mercoledì 21 ottobre alle ore 18.00, si tiene l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2020-2021 della Fondazione Collegio Carlo Alberto, che quest’anno si svolgerà online su Zoom previa registrazione al link: https://2020inauguralceremony.eventbrite.it.

 

L’incontro sarà aperto dai saluti del Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna e del Presidente della Compagnia di San Paolo, Francesco Profumo. A seguire Giorgio Barba Navaretti, Presidente della Fondazione, illustrerà le attività del Collegio Carlo Alberto nel nuovo anno accademico.

 

La lezione inaugurale “Attitudes, Aptitudes, and the Emergence of the Modern Economy” sarà tenuta dal Prof. Joel Mokyr, Northwestern University, storico dell’economia di fama mondiale.

 

Il Prof. Mokyr è Robert H. Strotz Professor of Arts and Sciences e professore di Economia e Storia alla Northwestern University. Si occupa soprattutto di storia dei cambiamenti tecnologici e dell’industrializzazione, con un focus sulle radici economiche e intellettuali del progresso tecnologico e della crescita economica; è autore di libri pluripremiati, dei quali il più recente è “A Culture of Growth” (2016).

 

Nella sua lezione si soffermerà sulle origini dello sviluppo economico europeo che ha seguito la Rivoluzione Industriale, analizzando soprattutto il ruolo dei cambiamenti culturali che hanno permesso alle élite europee di farsi propulsori del progresso economico e tecnologico.

 

La lezione sarà introdotta da Aldo Geuna, Carlo Alberto Fellow e professore di Economia all’Università di Torino.

Incenso, profumo sacro

Profumo viene da per fumum, tramite il fumo, la sostanza che per definizione deve disfarsi, confondersi con l’aria e , per questo, tramite ascendere al cielo, sede degli dei, lasciando a noi mortali soltanto l’ombra lieve della sua persistenza.

Se l’etimologia è latina, certamente l’interpretazione del profumo come qualcosa destinato ad un luogo naturale diverso dalla pesante materia terrestre è comune a tutte le culture: è con questo fine che, da un paio d’anni, i Musei Reali di Torino propongono piccole mostre dedicate al tema.

Le iniziative si svolgono in collaborazione con l’associazione Per fumum, fautrice della riscoperta di ciò che attiene al mondo dell’olfatto tramite iniziative culturali che vanno dalla conferenza al laboratorio, occasioni per riflettere su di un senso ambiguo, meno diretto della vista, dei cinque sensi quello culturalmente, artisticamente, persino linguisticamente e socialmente dominante; meno materiale del gusto; negletto rispetto alla musica, arte dell’udito prediletta da filosofi ed esteti, tuttavia capace più di tutti di farsi prodotto commerciale, raffinato ma assieme ingannevole, destinato a celare altri, più sgradevoli e assieme più “naturali” odori e lezzi, proustiano evocatore di ricordi e, assieme, il senso per eccellenza del predatore, umano come canino.

Quest’anno tocca all’incenso, voce latina medioevale che rievoca la necessità di bruciarlo per sentirne scaturire gli effluvi, e suona certo un po’ paradossale che, nell’anno dell’inevitabile mascherina, all’ingresso della mostra, posta al termine del percorso espositivo del Museo di Antichità, ci siano grandi boccioni colmi delle differenti varietà della resina, dalla mirra al più pregiato, il franchincenso.

Una piccola esposizione di oggetti, dalle tavolette cuneiformi che testimoniano i primi utilizzi della sostanza in Mesopotamia fino ai turiboli per l’indispensabile uso liturgico cristiano, passando per singolari incensieri romani a forma di castrum, piccoli e talvolta incredibilmente moderni unguentari, bruciatori orientali islamici, cinesi e giapponesi, testimoni di una devozione per l’incenso che attraversa tutti i continenti, legandoli tra di loro in vie dell’incensoche hanno come crocevia l’Oman.

È infatti a questa Arabia estrema, un territorio compreso tra le sponde somale ed etiopi del mar Rosso da una parte, yemenite ed omanite dall’altra, che il mondo antico, medioevale e moderno si volge per saziare il proprio continuo bisogno di incenso, accettando di solcare deserti e mari, comprando a peso d’oro le linfe solidificate delle piante del genere boswellia, la cui corteccia secerne la resina odorosa per difendersi dai parassiti e proteggere le ferite che pure occorre infliggerle per coglierne le secrezioni.

Una mostra, prima ancora che di oggetti – tutto si riassume in una stanza e in un pugno di teche – di concetti.

Si scopre cosìcome si faccia presto a dire incenso quando, invece,la spezia si ramifica in varietà, di diversa origine e pregio, e si ha l’occasione di scoprire la terra dell’Oman, un tempo Hadramaut, margine dell’Arabia Felix proteso tra le rotte antiche note ad Egizi, Greci e Romani, cos come verso il cuore dell’Asia, dalla Persia all’India via via sino alla Cina, a portata di mano e remoto,ugualmente tentatore per i due capi della civiltà euroasiatica, destinati a ricongiungersi con i viaggi di Marco Polo.

Una terra tutt’oggi con una propria originalità, sede di un Islam sui generis, né sciita né sunnita, un tempo sultanato capace di trasformare i fiumi di ricchezze che i signori di ogni dove versavano ai suoi mercanti per le sue spezie in un potente impero esteso da Zanzibar al Pakistan, in gara con inglesi, olandesi e portoghesi, punteggiata di importanti testimonianze archeologiche dell’Arabia preislamica, di città perdute e religioni scomparse, mondo assieme altro e liminare alla più nota civiltà mediterranea,ma capace, con il commercio e l’economia, di influenzare il mondo della storia a noi consueta e di venirne, a sua volta,influenzata.

La mostra, aperta per ragioni sanitarie solo di venerdì, sabato e domenica con orario ristretto, resta visitabile fino al 10 gennaio; nel sito ufficiale, https://www.perfumumtorino.com/, le informazioni su ulteriori iniziative.

Il visitatore dovrà attraversare obbligatoriamente l’intero percorso dei Musei Reali: non se ne crucci, perché potrà, in questo modo,non solo riscoprire le collezioni permanenti, ma anche due esposizioni di arte fortemente contemporanea.

Nella prima, TOward2030, diciassette street artist dicono la loro su altrettanti obiettivi di sostenibilità e giustizia sociale promossi dall’ONU per il 2030; nella seconda, intitolata “Beyond Walls“,l’artista Saype propone varie declinazioni sul tema della collaborazione, nel contesto di varie grandi città sparse per il mondo, compresa Torino, nello spazio tra le Porte Palatine ed il teatro romano.

Andrea Rubiola  

Il 24 e 25 ottobre nasce nel Verbano il Parco letterario Nino Chiovini

Il Parco nazionale della Val Grande e l’Associazione Casa della Resistenza danno vita a un parco letterario dedicato a  Nino Chiovini, partigiano, storico e scrittore verbanese con una “due giorni” il 24 e 25 ottobre.

L’iniziativa è patrocinata dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte. Il progetto, nell’ambito della rete degli attuali 25 parchi letterari promossi e istituiti da Paesaggio Culturale Italiano in collaborazione con la Società Dante Alighieri, si prefigge di valorizzare i luoghi di ispirazione dell’autore e di altre figure importanti della storia culturale e scientifica del territorio della Val Grande e delle aree limitrofe attraverso la realizzazione di itinerari storico-paesaggistici, la valorizzazione della cultura sociale, antropologica e dei valori di libertà propri di quelle aree montane. La val Grande è l’area selvaggia più vasta d’Italia, una wilderness a due passi dalla civiltà, stretta tra l’entroterra del lago Maggiore e le alpi Lepontine.

L’iniziativa del Parco Letterario Nino Chiovini, il primo istituito sul territorio piemontese, si colloca all’interno delle finalità della Carta europea del turismo sostenibile.

Sabato 24 ottobre,alle 16,30,presso la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce, verrà siglata la convenzione tra Paesaggio Culturale Italiano, Parco nazionale Val Grande e Associazione Casa della Resistenza. Dopo i saluti istituzionali interverranno Stanislao de Marsanich, presidente della rete dei parchi letterari (“La rete italiana dei Parchi Letterari”), Lidia Chiovini, Gianmaria Ottolini e Pieranna Margaroli (“La figura di Nino Chiovini”), Tullio Bagnati, direttore del parco nazionale Val Grande (“Il perché del parco letterario:finalità,strumenti e programmi”).

Domenica 25 ottobre è prevista una escursione nei luoghi di Nino Chiovini all’Alpe Aurelio ( Vrèi nel dialetto locale), costituita da un gran numero di antichi corti maggengali a ridosso della Colma di Cossogno, sulle prealpi verbanesi. Il ritrovo è previsto per le 9.00 del mattino nella piazza del municipio di Miazzina (Vb) seguendo gli antichi sentieri percorsi per secoli da generazioni di pastori. All’Alpe Aurelio,  in occasione della ristampa de “Le ceneri della fatica”, verranno lette pagine di questo libro di Chiovini. Sono previsti il pranzo al sacco e il rientro alle 16,30. In caso di maltempo l’iniziativa sarà annullata.

Nino Chiovini (Biganzolo, 1923 – Verbania, maggio 1991) è stato un partigiano, scrittore e storico, studioso della Resistenza e della cultura contadina di montagna delle valli tra il Verbano, l’Ossola e la Val Vigezzo. Una figura importante, difficilmente inquadrabile in una sola definizione. Le sue passioni e l’impegno di narratore,storico, antropologo, appassionato di sociologia rappresentano un tutt’uno. E il collante di tutto, capace di generare un fermento emotivo, è stata la sua forte e determinata etica civile, la passione per la storia, l’abilità nello scrivere, la capacità di intuire e comprendere i fenomeni sociali. Nei suoi libri sulla civiltà rurale montana ( “Cronache di terra lepontina”, “A piedi nudi”, “Mal di Valgrande” e “Le ceneri della fatica”, uscito postumo) così come nei volumi dedicati alla lotta partigiana (“I giorni della semina”, “Classe IIIa B. Cleonice Tomassetti. Vita e morte” e i due volumi pubblicati postumi “Fuori legge??” e “Piccola storia partigiana”) il suo impegno di ricerca emerge con grande forza e  nitidezza.

Marco Travaglini

Il Pannunzio conferisce i premi “Alda Croce”

GIOVEDI’ 15 OTTOBRE alle ore 17,30, nella sala teatro del Collegio San Giuseppe (via Andrea Doria,18), avrà luogo la cerimonia di conferimento del “PREMIO ALDA CROCE”.

Il premio, dedicato a donne e uomini piemontesi che abbiano raggiunto meriti di particolare valore culturale e sociale, è stato assegnato a:
*  Dott. Anna ANTOLISEI, scrittrice.
*  Gen. D. Salvatore CUOCI, comandante della Scuola di Applicazione di Torino.
*  Dott. Maria Teresa FURCI, provveditore agli studi di Cuneo e Biella, già preside a Torino.
*  Prof. Umberto LEVRA, docente emerito di Storia del Risorgimento di Torino.
*  Avv. Riccardo ROSSOTTO, presidente della Fondazione “Fulvio Croce”.
*  Prof. Elisabetta VITZIZZAI, scrittrice(conferimento alla memoria).

Coordinerà Marina ROTA.

L’attore Bruno PENNASSO leggerà un racconto di Patrizia VALPIANI rievocativo di Alda Croce, Presidente del Centro “Pannunzio”.