“Sotto lo stesso cielo”
Dal 7 al 9 ottobre

Per chi non lo sapesse: “Matota” è una bellissima parola del dialetto piemontese che nella lingua italiana si traduce “Bambina”. E proprio con tal nome si è voluto magnificamente titolare il “Festival della Letteratura per Ragazze e Ragazzi della Città di Torino”, giunto alla sua V edizione e in programma sotto la Mole da venerdì 7 a domenica 9 ottobre prossimi. Appuntamento da non perdere. Per grandi e piccini. O, meglio, per grandi e piccini insieme. Appuntamento da 10 e lode. Anche perché la Torino, “città del libro”, non poteva certo non pensare ad un progetto per parlare ai più piccoli dei grandi temi sociali attraverso la narrativa, per “affrontare con parole semplici temi difficili”. Organizzato dall’“Associazione Culturale Babelica”, con il contributo di “Fondazione CRT”, della “Circoscrizione 4” della Città di Torino, con il supporto del “Comitato Arci Torino” e la collaborazione con la “Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci” e la “Cooperativa Valpiana”, il Festival dedica l’edizione 2022 al “tema della pace” e, accompagnato dallo slogan “Sotto lo stesso cielo”, si terrà in un luogo fortemente simbolico: la “Cartiera”, il “Centro del protagonismo giovanile” di via Fossano 8, in basso San Donato, a Torino. “Abbiamo dedicato – sottolinea Tatjana Giorcelli, presidente di “Babelica” e direttrice artistica del Festival – la quinta edizione di ‘Matota’ alla ‘pace’: per noi è un’urgenza e una priorità riuscire a portare ragazze e ragazzi a riflettere sulla pace come unica alternativa possibile e praticabile. E’ importante per uscire dall’idea che la presenza di conflitti sia la normalità con la quale convivere e alla quale lentamente assuefarsi, perché la pace nasce e si costruisce sui territori e occorre avere ben presente che ognuno di noi è parte di questo processo di costruzione”. Il Festival si aprirà (ven. 7, ore 14,30) con uno spettacolo a cura di Umberto Poli e Manuela Celestino dedicato a Mario Lodi – nel centenario della sua nascita – e al romanzo “Cipì”, esempio di scrittura collettiva. A seguire, prenderanno vita incontri con ospiti nazionali – tra gli altri, Pino Pace, Carlo Marconi, Giorgio Scaramuzzino, Daniele Aristarco, Elena Pasquini – e internazionali (è attesa la scrittrice Rilke Patwardhan dalla Germania). Sono in programma anche performance musicali e workshop di scrittura di testi musicali a cura dei giovani musicisti di “Original Artisti”, laboratori di fumetto del reale a cura di Chiara Abastanotti. Non mancherà – in occasione dell’inaugurazione, in via Saccarelli 18, del nuovo punto prestito della casa del quartiere “Più Spazio Quattro” – la proiezione cinematografica (sab. 8, ore 21) di “Yaya e Lennie” di Alessandro Rak che sarò introdotta dalle studentesse e dagli studenti della “Cinema Summer School” e un laboratorio di “scrittura con i dadi” (sab. 8, ore 10,30) progettato dalle bambine e dai bambini della classe V della scuola primaria “De Filippo”, trasformati per l’occasione, in “produttori di cultura”. Appuntamento speciale (ven. 7, dalle ore 14,30) sarà la realizzazione del “murale” vincitore del Bando “Home – House of Memory and Engagement” della “Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci Onlus”, a cura di Gabriele Sanna dell’“Ic. Fosco Fois” di Cagliari. Il festival si chiuderà (dom. 9, ore 17,20) con un workshop di “arte relazionale” a cura dell’artista Alessandro Quaranta. “Infanzia e cultura sono due stelle polari importanti del lavoro di ‘Arci’ – afferma Andrea Polacchi, presidente del ‘Comitato Arci Torino’ – Il ‘Matota’ interseca le due cose, proponendo da cinque anni un Festival che è molto di più di una semplice sequenza di eventi: è una maniera per generare consapevolezza e portare la cultura anche dove, di solito, fa più fatica ad arrivare”.
Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito. Per info e programma dettagliato: tel. 338/4392037 o www.matota.it
Gianni Milani
Nelle foto:
– Lo scrittore napoletano per ragazzi Daniele Aristarco
– Lo scrittore torinese per ragazzi Pino Pace
Lo porta in edicola e in libreria un turista curioso che dalla sua Lombardia ha scoperto le bellezze artistiche e paesaggistiche della nostra regione. Si è innamorato così tanto della sua nuova terra che non l’ha più lasciata. Un tal giorno, Paolo Ponga, giornalista e scrittore di romanzi, ha fatto la scelta della sua vita: via dal caos della periferia milanese per trasferirsi sulle dolci colline del Monferrato. Con la macchina fotografica a tracolla ha viaggiato per le otto province del Piemonte scoprendo posti e luoghi di cui si parla poco o meno di tanti altri ma che hanno fascino da vendere. Tutti angoli da conoscere meglio e valorizzare come meritano. Si tratta di trenta località scelte dall’autore lungo un percorso che si snoda tra arte, cultura e storie avvincenti. Ecco qualche suggerimento. Nell’astigiano l’obiettivo di Ponga è puntato su San Secondo di Cortazzone, la chiesa in cima a una collina, in mezzo alla campagna, uno dei più interessanti esempi del romanico astigiano, risalente al secolo XI, e sull’antica cripta di Sant’Anastasio, secondo vescovo di Asti, eretta mille anni fa o forse anche prima, vero e proprio tesoro nascosto nel centro di Asti, la cui atmosfera misteriosa ricorda all’autore le pagine del Codice da Vinci di Dan Brown.
Entrarci significa fare un salto indietro nel tempo di 700 anni. A Dronero, nel cuneese, il famoso Ponte del Diavolo con i suoi merli a coda di rondine. L’opera fu costruita nel 1428 sul torrente Maira, grandioso intervento per quei tempi, così come è molto suggestiva la leggenda sul diavolo, tutta da leggere. A Monticello d’Alba, 2000 abitanti sulle colline del Roero, si trova il castello delle favole, “per le torri potenti e i camminamenti ricchi di merli”, voluto mille anni fa dai vescovi di Asti per difendere il territorio dalle invasioni dei Saraceni, come quella distruttiva del 920 dopo Cristo.
origine longobarda ma rifatta nel XII secolo e nominata dal Barbarossa in un documento dell’epoca. Nel Verbano-Cusio-Ossola un’attenzione particolare viene riservata alla chiesa monumentale di San Gaudenzio, a Baceno, in Valle Antigorio, adagiata su uno sperone roccioso, con la facciata romanica in pietra e e il portale cinquecentesco. Nel vercellese spiccano le rovine dell’antico castello di Vintebbio e la sua lunga storia iniziata nell’Alto Medioevo e il castello-monastero di Lenta tra misteri, abbandono e uomini di buona volontà. C’è ovviamente molto altro nel volume di Paolo Ponga, un invito quindi a leggerlo e a viaggiare per il Piemonte nella stagione più incantevole dell’anno. Tutte le informazioni per le visite ai siti si trovano alla fine del libro.

Torinese, classe ’74, insegnante di “Filosofia e Storia” al Liceo Scientifico “Giordano Bruno” di Torino, ha collaborato anche con l’Ateneo torinese come docente di “Istituzioni Politiche” (presso la “SISS-Scuola di Specializzazione per la Formazione di Insegnanti”) ed è l’ideatore di “BarbaSophia”, il canale Youtube in cui spiega e racconta concetti e storia della Filosofia. Al secolo, Matteo Saudino, sarà lui, sabato 1 ottobre (ore 15) a presentare al Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (via Cardonata 2, tel. 0121/376545) il suo ultimo libro, certamente uno dei più provocatori fra quelli, del genere, pubblicati quest’anno. Titolo: “Ribellarsi con filosofia. Scopri con i grandi filosofi il coraggio di pensare”, Vallardi editore. L’appuntamento fa parte del cartellone di “Bellezza tra le righe”, la rassegna organizzata da “Fondazione Casa Lajolo” e “Fondazione Cosso” con il contributo della Regione Piemonte che, per il terzo anno, anima due luoghi speciali: il giardino di Casa Lajolo, a Piossasco, e, appunto, quello del Castello di Miradolo. L’incontro rientra anche nel ciclo di appuntamenti “Trame: traduzioni, passaggi, metamorfosi”, il festival di “Pensieri in Piazza”, organizzato in collaborazione con la “Fondazione Cosso”. Scrive del libro di Saudino, lo scrittore Fabio Geda: “Matteo Saudino disegna una mappa per far sì che ciascuno trovi la propria strada nella complessità. Invita a godere della bellezza del pensiero e a fare ciò che si può per lasciare il mondo meglio di come lo abbiamo trovato. Ricorda, in ogni riga, quale meravigliosa avventura sia la vita e quanto profonda sia la capacità dell’uomo di interrogarla”. Proprio attraverso quella disciplina, la Filosofia, da molti studenti e da noi ex-studenti a torto ritenuta troppo fumosa, esercizio di pensiero incapace di incidere con concretezza nella vita di ogni giorno. Materia scolastica. Quasi mai strumento utilizzato a superare gli inciampi della vita quotidiana. “Kant è utile – chiede Saudino- per riparare la ruota di una bicicletta? Studiare Anassimandro aiuta a postare una foto su Instagram? Conoscere Ipazia contribuisce a compilare un curriculum vitae? Insomma, a cosa serve la filosofia? La risposta è: a cambiare la vita. Perché fare filosofia non è solo un atto di ribellione contro l’utilitarismo della nostra società, ma anche uno strumento per costruire un pensiero autonomo che può condurci a realizzare molto di più. In compagnia di Kant, che ha sfidato il re di Prussia Federico Guglielmo per difendere un’idea, di Anassimandro, coraggioso evoluzionista ante-litteram, della geniale Ipazia, astronoma e matematica, esempio di emancipazione femminile e disobbedienza civile, e di molti altri filosofi”. Nel suo libro Matteo Saudino – in arte “BarbaSophia” – mostra come il coraggio delle idee possa impattare sulla nostra esistenza, insegnandoci a guardare alla filosofia con occhi nuovi e alla vita con “gli occhiali della filosofia”. Attraverso la biografia e il pensiero di dieci filosofi e filosofe l’autore ci guida alla scoperta del “pensiero critico”, strumento fondamentale per cambiare noi stessi e il mondo, al fine di renderlo un luogo più bello e giusto. Accettiamo l’invito. Non ci costa nulla!