CULTURA- Pagina 5

I segreti della Gran Madre

Torino, bellezza, magia e mistero

Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.

Articolo1: Torino geograficamente magica
Articolo2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo3: I segreti della Gran Madre
Articolo4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo10: Torino dei miracoli

Articolo 3: I segreti della Gran Madre

La città di Torino è tutta magica, ma ci sono dei punti più straordinari di altri, uno di questi è la chiesa della Gran Madre di Dio, o per i Torinesi, ël gasometro. La particolarità del luogo è già nel nome, è, infatti, una delle poche chiese in Italia intitolate alla Grande Madre. L’edificio, proprietà comunale della città, venne eretto per volontà dei Decurioni a scopo di rendere onore al re Vittorio Emanuele I di Savoia che il 20 maggio 1814 rientrò in Torino dal ponte della Gran Madre (la chiesa sarebbe stata edificata proprio per celebrare l’evento), fra ali di folla festante. Massimo D’Azeglio assistette all’evento in Piazza Castello. Il dominio francese era finito e tornavano gli antichi sovrani. Il passaggio del Piemonte all’impero francese aveva implicato una profonda trasformazione di Torino: il Codice napoleonico trasformò il sistema giuridico, abolì ogni distinzione e i privilegi che in precedenza avevano avvantaggiato la nobiltà, la nuova legislazione napoleonica legalizzò il divorzio, abolì la primogenitura, introdusse norme commerciali moderne, cancellò i dazi doganali. La spinta modernizzatrice avviata da Napoleone con il Codice civile fu di grande impatto e le nuove norme commerciali furono fatte rispettare dalla polizia napoleonica con un controllo sociale nella nostra città senza precedenti. Tuttavia il carattere autoritario delle riforme napoleoniche relegava i Torinesi a semplici esecutori passivi di ordini imposti dall’alto e accrebbe il malcontento di una economia in difficoltà. Quando poi terminò la dominazione francese non vi fu grande entusiasmo, né vi fu esultanza per l’arrivo degli Austriaci. L’8 maggio 1814 le truppe austriache guidate dal generale Ferdinand von Bubna-Littitz entrarono in città, e prontamente rientrò dal suo esilio in Sardegna il re Vittorio Emanuele I, il 20 maggio dello stesso anno. Il re subito volle un immediato ritorno al passato, ossia all’epoca precedente il 1789, abrogando tutte le leggi e le norme introdotte dai Francesi. Il nuovo regime eliminò d’un tratto il principio di uguaglianza davanti alla legge, il matrimonio civile e il divorzio, e reintrodusse il sistema patriarcale della famiglia, le restrizioni civili riservate a ebrei e valdesi e restituì alla Chiesa cattolica il suo ruolo centrale nella società. Il 20 maggio 1814 fu recitato un Te Deum nel Duomo di Torino per celebrare il ritorno del re, che si fermò a venerare la Sacra Sindone. L’autorità municipale festeggiò il ritorno dei Savoia costruendo una chiesa dedicata alla Vergine Maria nel punto in cui il re aveva attraversato il Po al suo rientro in città. A riprova di ciò sul timpano del pronao si legge l’epigrafe “ORDO POPVLVSQVE TAVRINVS OB ADVENTVM REGIS”, (“L’autorità e il popolo di Torino per l’arrivo del re”) coniata dal latinista Michele Provana del Sabbione.

La chiesa, di evidente stampo neoclassico, venne edificata nella piazza dell’antico borgo Po su progetto dell’architetto torinese Ferdinando Bonsignore; iniziato nel 1818, il Pantheon subalpino venne ultimato solo nel 1831, sotto re Carlo Alberto. L’edificio ubbidiva all’idea di una lunga fuga prospettica che doveva collegare la piazza centrale della città, Piazza Castello, alla collina. La chiesa è posta in posizione rialzata rispetto al livello stradale, e una lunga scalinata porta all’ingresso principale. Al termine della scalinata vi è un grande pronao esastilo costituito da sei colonne frontali dotate di capitelli corinzi. All’interno del pronao vi sono ai lati altre colonne, affiancate da tre pilastri addossati alle pareti. Eretta su un asse ovest-est, con ingresso a occidente e altare a oriente, essa presenta orientazioni astronomiche non casuali: a mezzogiorno del solstizio d’inverno, il sole illumina perfettamente il vertice del timpano visibile dalla scalinata d’ingresso. Il timpano, sul frontone, è scolpito con un bassorilievo in marmo risalente al 1827, eseguito da Francesco Somaini di Maroggia, (1795-1855) e raffigura la Vergine con il Bambino omaggiata dai Decurioni torinesi. Ai lati del portale d’ingresso sono visibili due nicchie, all’interno delle quali si trovano i santi San Marco Evangelista, a destra, e San Carlo Borromeo, a sinistra. Fanno parte dell’edificio due imponenti gruppi statuari, allegorie della Fede e della Religione, entrambi eseguiti dallo scultore carrarese Carlo Chelli nel 1828. Sulla sinistra si erge la Fede, rappresentata da una donna seduta, in posizione austera, con il viso serio, sulle ginocchia poggia un libro aperto che tiene con la mano destra, con l’altra, invece, innalza un calice verso il cielo. Spunta in basso alla sua destra un putto alato, che sembra rivolgersi a lei con la mano sinistra, mentre nella destra tiene stretto un bastone. Dall’altro lato si trova la Religione, raffigurata come una matrona imperturbabile e regale: stringe con la mano destra una croce latina e sta seduta mentre guarda fissa l’orizzonte, incurante del giovane che la sta invocando porgendole due tavole di pietra bianca. I capelli sono ricci, e sulla fronte, lasciata scoperta dal manto, vi è una sorta di copricapo, come una corona, su cui compare un simbolo: un triangolo dal quale si dipartono raggi. Spesso, con un occhio al centro del triangolo, il simbolismo è usato in ambito cristiano per indicare l’occhio trinitario di Dio, il cui sguardo si dirama in ogni direzione, ma anche in massoneria è un importante distintivo iniziatico. Perfettamente centrale, ai piedi della scalinata, è l’imponente statua di quasi dieci metri raffigurante Vittorio Emanuele I di Savoia. La torre campanaria, munita di orologio, venne costruita sui tetti dell’edificio che si trova a destra della chiesa nel 1830, in stile neobarocco.

Entrando nella chiesa ci si ritrova in un ampio spazio tondeggiante e sobrio, c’è un’unica navata a pianta circolare, l’altare maggiore, come già indicato, è posto a oriente, all’interno di un’abside semicircolare provvista di colonne in porfido rosso. Numerose sono le statue che qui si possono ammirare, ma su tutte spicca la figura marmorea della Gran Madre di Dio con Bambino, posta dietro l’altare maggiore, il cui misticismo è incrementato dalla presenza di raggi dorati che tutta la circondano. Nelle nicchie ai lati, in basso, vi sono alcune statue simboliche per la città e per i committenti della chiesa, cioè i Savoia. Oltre a San Giovanni Battista, il patrono della città, anch’egli con una grande croce nella mano sinistra, S. Maurizio, il santo prediletto dei Savoia, Beata Margherita di Savoia e il Beato Amedeo di Savoia. La cupola, considerata un capolavoro neoclassico piemontese, sovrasta l’edificio ed è costituita da cinque ordini di lacunari ottagonali di misura decrescente. La struttura è in calcestruzzo e termina con un oculo rotondo, da cui entra la luce, del diametro di circa tre metri. Sotto la chiesa si trova il sacrario dei Caduti della Grande Guerra, inaugurato il 25 ottobre 1932 alla presenza di Benito Mussolini. La bellezza architettonica dell’edificio nasconde dei segreti tra i suoi marmi. Secondo gli occultisti, la Gran Madre è un luogo di grande forza ancestrale, anche perché pare sorgere sulle fondamenta di un antico tempio dedicato alla dea Iside, divinità egizia legata alla fertilità, anche conosciuta con l’appellativo “Grande Madre”. Iside è l’archetipo della compagna devota, per sempre fedele a Osiride, simbolo della consapevolezza del potere femminile e del misticismo, il suo ventre veniva simboleggiato dalle campane, lo stesso simbolo di Sant’Agata. Si è detto che Torino è città magica e complessa, metà positiva e metà maligna, tutta giocata su delicati equilibri di opposti che sanno bilanciarsi, tra cui anche il binomio maschio-femmina. Questo aspetto è evidenziato anche dalla contrapposizione tra il Po e la Dora che, visti in chiave esoterica, rappresentano rispettivamente il Sole, componente maschile, e la Luna, componente femminile. I due fiumi, incrociandosi, generano uno sprigionamento di forte energia. Altri luoghi prettamente maschili sono il Valentino e il Borgo Medievale, che sorgono lungo il Po e sono anche simboli di forza; ad essi si contrappone la zona del cimitero monumentale, in prossimità della Dora, legata alla sfera notturna e femminile. L’importanza esoterica dell’edificio non termina qui, ci sono alcuni che sostengono ci sia un richiamo alle tradizioni celtiche con evidente allusione a un ordine taurino nascosto tra le parole della dedica: se leggiamo l’iscrizione a parole alterne resta infatti la dicitura: Ordo Taurinus. Ma il più grande mistero che in questa chiesa si cela è tutto contenuto nella statua della Fede. Secondo gli esoteristi, la donna scolpita in realtà sorreggerebbe non un calice qualunque ma il Santo Graal, la reliquia più ricercata della Cristianità, e con il suo sguardo indicherebbe il luogo preciso in cui esso è nascosto. Allora basta capire dove guarda la marmorea giovane -secondo alcuni la stessa Madonna – e il gioco è fatto! Sì, peccato che chi ha scolpito il viso si sia “dimenticato” di incidervi le pupille, così da rendere l’espressione della figura imperscrutabile, e il Graal introvabile. Se non per chi sa già dove si trovi.

Alessia Cagnotto

Il MAUTO dedica una mostra a Carlo Felice Trossi, “cesellatore” di curve

Il Museo Nazionale dell’Automobile presenta la nuova grande mostra intitolata “Carlo Felice Trossi. Eroe incompiuto” dedicata alla figura poliedrica del pilota biellese. La mostra inaugura il 15 maggio e rimarrà aperta fino al 28 settembre 2025.

L’esposizione si snoderà lungo un percorso di scoperte che riguardano cimeli, testimonianze fotografiche,  disegni, fino a automobili, aerei e imbarcazioni. La mostra è curata dallo storico e saggista Giordano Bruno Guerri, affiancato nel progetto allestitivo da Maurizio Cili.

Carlo Felice Trossi (1908-1949), appassionato pioniere dell’automobile e protagonista delle competizioni sportive tra le due guerre, risulta una figura affascinante,  eroica, geniale e visionaria. La sua carriera non si esaurisce nell’automobilismo, ma abbraccia anche la progettazione di imbarcazioni di avanguardia, di aeroplani e la partecipazione a competizioni aeronautiche. Nella sua breve vita ha saputo coniugare un mecenatismo raffinato con capacità progettuali e imprenditoriali straordinarie, diventando un esempio di lungimiranza e avanguardia. Il villese Carlo Felice Trossi, conte di Pian Villar, fu sicuramente un attore di primo piano sulla scena motoristica negli anni Trenta. Nato nel 1908, rimase orfano in giovane età del ladre, scomparso a 36 anni in un incidente stradale. Affascinato dai motori fin da ragazzo, esordì nel mondo delle gare automobilistiche nel ’31 partecipando alle Mille Miglia, organizzate dall’Autoclub di Brescia, in coppia con l’amico rivale Antonio Brivio, Marchese Sforza. L’anno seguente ottenne, davanti a Brivio, la vittoria nella Biella Oropa, nel 1931. Entrò così a far parte della scuderia Ferrari, disputando quattro Gran Premi nel 1933. Nel 1934 vinse a Montreux, trionfando in seguito nel primo circuito automobilistico di Biella. Appassionato di volo, oltre che di motori, partecipò a due edizioni del Raduno Sahariano, gara di regolarità aerea a tappe organizzata in Libia dal maresciallo dell’aria Italo Balbo, e si fece promotore della costruzione di un campo di volo nel biellese. La sua carriera proseguì fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, durante la quale fu pilota di aerosiluranti. Nel 1947 vinse a Milano il Gran Premio d’Italia. L’ultima gara da lui disputata, nel 1948, sul circuito del Valentino, a Torino, si ritirò per un guasto meccanico. Morì il 5 maggio 1949, a Milano, per malattia.

Mara Martellotta

Torna il Certame Pareysoniano

Nuovo appuntamento a Cuneo con il “Concorso Nazionale di Filosofia” dedicato alla memoria del grande filosofo di Piasco, Luigi Pareyson

Sabato 10 maggio

Cuneo

Giunto alla sua terza edizione, è in programma per sabato 10 maggio (dalle ore 10) presso il “Rondò dei Talenti” in via Gallo 1, a Cuneo, il nuovo appuntamento con il “Certame Pareysoniano”, il “Concorso Nazionale di Filosofia” riservato, a livello nazionale, alle classi III, IV e V delle Scuole  Superiori, organizzato dal Centro Studi Filosofico-religiosi “Luigi Pareyson”, in collaborazione con il cuneese Liceo classico e scientifico “Pellico-Peano”, dove lo stesso Pareyson insegnò “Filosofia” dal ’40 al ’44, prima di essere arrestato dall’Ufficio della “Federazione Fascista” e sospeso dall’attività didattica per il suo impegno politico militante nel nucleo del “Partito d’Azione”.

Nato a Piasco (Cuneo) nel 1918 e scomparso a Torino nel 1991, Luigi Parejson è stato uno dei maggiori filosofi italiani del Novecento e un influente esponente dell’ermeneutica contemporanea. A Torino, approda nel ’52, dove occupa la nuova Cattedra di “Estetica” dell’Ateneo subalpino per poi passare nel ’64 (succedendo al Maestro Augusto Guzzo) alla Cattedra di “Filosofia Teoretica” che occuperà fino alla fine della sua carriera accademica. Fra i suoi allievi più noti Gianni Vattimo e Umberto Eco.

La “libertà”, vista come “atto di auto-posizione, in lotta con sé stessa e sempre in atto di scelta” fu il tema centrale del suo pensiero e proprio al rapporto tra “libertà e tecnologia” è stata dunque dedicata, come atto concreto di memoria dovuta al “filosofo cuneese della libertà”, la nuova edizione del “Certame”, il cui avvio dei lavori e la successiva presentazione degli elaborati da parte degli studenti ammessi alla finale saranno presieduti dal professor Enrico Guglielminetti, presidente del Centro Studi Filosofico-religiosi “Luigi Pareyson”. Interverranno anche Giulia Gavioli (“Liceo Minghetti” di Bologna) e Federico Naretto (“Liceo D’Azeglio” di Torino), vincitori dell’edizione 2024. Nel pomeriggio, dalle 15, presso lo “Spazio Incontri Fondazione Crc” (via Roma, 15) si svolgerà una conferenza del professor Giovanni Maddalena (“Università del Molise”) sul tema “Delitti, investigazioni e libertà nell’epoca dell’intelligenza artificiale” ; seguirà, dalle 16, la cerimonia di premiazione dei vincitori della terza edizione dell’iniziativa. La partecipazione è gratuita e aperta alla cittadinanza.

“Il tema della ‘libertà’ – sottolinea Graziano Lingua, direttore del Centro Studi Filosofico-religiosi ‘Luigi Pareyson’ – è stato investigato dagli studenti a partire da una specifica domanda: in che misura le trasformazioni tecnologiche degli ultimi decenni ci impongono di ripensare le condizioni e il senso della libertà umana? I lavori migliori sono stati selezionati per la fase finale, in presenza a Cuneo, dove i finalisti si cimenteranno in una breve presentazione orale, valutata da una Giuria di docenti universitari e liceali”.

Rispetto alla seconda edizione del “Certame”, quest’anno si è registrato un ulteriore incremento dei lavori inviati, passati dai 53 dell’edizione 2024 ai 72 di quest’anno, realizzati da studenti i tutt’Italia. Dieci, quelli selezionati per la finale. Quattro i piemontesi: il “Vasco-Beccaria-Govone” di Mondovì, l’“IIS D’Adda” di Varallo, i Classici “Vincenzo Gioberti” e “Massimo D’Azeglio” di Torino. Ogni studente avrà a sua disposizione 10 minuti per una breve presentazione. Verrà premiata la capacità di esposizione e di argomentazione poi, sulla base delle diverse illustrazioni, il “Comitato Scientifico” individuerà le vincitrici ed i vincitori.

Per ulteriori infopareyson@unito.it

g.m.

Nelle foto: Luigi Pareyson; la classe IV G – Indirizzo Scienze Applicate del “Liceo Pellico-Peano” di Cuneo

Quando la Storia riempie le piazze: boom di pubblico per Barbero a Torino

Ottocento posti tra platea e giardino (con cuffie per l’ascolto all’aperto), ma una fila che sembrava non finire mai: ieri sera il Comala è stato letteralmente preso d’assalto per l’incontro con il professor Alessandro Barbero, evento conclusivo del festival Primavera di Bellezza, iniziato il 12 aprile in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile 2025.

Alle 18 l’apertura dei cancelli, alle 19 l’inizio del talk. Ma i fan dello storico più amato d’Italia – tra appassionati, studenti e semplici curiosi – avevano già invaso Corso Ferrucci e dintorni nel primo pomeriggio, determinati a conquistare un posto in prima fila per ascoltare dal vivo il racconto della Resistenza e dell’antifascismo. Un dialogo appassionante e profondo, guidato dal moderatore Carlo Scibilia, che ha trasformato il Q&A finale in un vero e proprio viaggio nella memoria collettiva del Paese.

L’incontro è stato l’ennesima dimostrazione della forza comunicativa di Barbero: la capacità di rendere la storia accessibile, avvincente, viva. Un talento raro, che trasforma ogni lezione in uno spettacolo capace di spiegare il passato e dare senso al presente.

Giunto alla sua quarta edizione, il Festival “Primavera di Bellezza” ha saputo ancora una volta coniugare riflessione e attualità, ospitando nomi di spicco del panorama culturale italiano come Patrick Zaki, Sigfrido Ranucci e Steve Della Casa. Un’occasione preziosa per confrontarsi su temi politici, civili e culturali, con lo sguardo sempre rivolto alla comprensione del mondo di oggi.

 Valeria Rombolà

BEYOND 2025 Being Many. La cultura come leva per la trasformazione sociale

 

In collaborazione con Fondazione Club Silencio e Fondazione Fitzcarraldo, arriva a Torino la conferenza internazionale di riferimento per il settore culturale europeo organizzata da Culture Action Europe

 

4-7 giugno 2025 – Torino

La Centrale Lavazza | Via Ancona, 11/A

Sermig Arsenale della Pace | P.za Borgo Dora, 61

Torino si prepara ad accogliere la prossima edizione di BEYONDla conferenza internazionale di riferimento per il settore culturale europeo, che si terrà dal 4 al 7 giugno 2025. L’evento, organizzato da Culture Action Europe in collaborazione con Fondazione Fitzcarraldo e Fondazione Club Silencio, membri della rete europea, con il sostegno dell’Unione Europea e della Fondazione Compagnia di San Paolo, e con il contributo della Camera di Commercio di Torino con Torino Social Impact e di Fondazione CRT, trasformerà il quartiere Aurora in un vivace laboratorio portando oltre 300 professionisti da tutta Europa a confrontarsi su leadership partecipativa, innovazione culturale e sostenibilità sociale.

 

In un periodo segnato da profonde incertezze – dall’erosione della democrazia alla crisi climatica, dai conflitti internazionali ai mutamenti politici – BEYOND a Torino, con il concept dell’edizione 2025 BEYOND: Being Many, si propone come un atto di resistenza collettiva. La conferenza esplorerà il ruolo della cultura come motore di governance partecipativa e azione collettiva, interrogandosi su come una leadership culturale inclusiva possa guidare il cambiamento sociale.

 

“Essere parte di BEYOND 2025: Being Many è per noi un’opportunità unica per trasformare Torino in un laboratorio culturale vivo e partecipativo, dove giovani, professionisti e comunità si incontrano per immaginare insieme nuovi percorsi di cambiamento sociale. Crediamo che la cultura debba essere il motore di una trasformazione collettiva, capace di generare connessioni significative e risposte innovative alle sfide del presente. La scelta del quartiere Aurora come cuore dell’evento non è casuale: rappresenta un territorio in fermento, ricco di potenzialità e storie che meritano di essere raccontate. Attraverso un format innovativo e aperto, vogliamo stimolare il dialogo intergenerazionale e la partecipazione attiva, facendo emergere la forza della cultura come strumento di coesione e crescita. Club Silencio è orgogliosa di essere partner di questo progetto ambizioso, perché crediamo profondamente nella capacità della cultura di costruire comunità più forti e inclusive. BEYOND 2025 sarà un’esperienza unica, capace di far emergere idee audaci e visioni collettive per un futuro più sostenibile e partecipato” – Alberto Ferrari, Presidente, Fondazione Club Silencio.

 

“L’impegno di Fondazione Fitzcarraldo è quello di contribuire alla crescita del tessuto culturale e creativo locale attraverso il confronto e il dialogo con l’Europa, le sue tensioni e le sue opportunità. Accogliere la conferenza annuale della più grande rete culturale europea, l’unica non legata a singoli settori, è un modo unico per nutrire questo dialogo in un momento critico per le nostre democrazie e per l’idea stessa di futuro a cui la cultura può e deve contribuire. In questo senso, BEYOND 2025: Being Many rappresenta un’occasione preziosa per sperimentare nuovi formati e pratiche di confronto, capaci di restituire centralità alla dimensione collettiva e trasformativa della cultura. Per noi è fondamentale che questo avvenga dando spazio ai più giovani, creando connessioni intergenerazionali, e sostenendo il valore delle esperienze che si prendono cura delle comunità. Tutto ciò richiede che la ricerca, le pratiche e le policy possano confrontarsi con quanto avviene nel nostro comune spazio europeo. Torino, e in particolare Aurora, con la sua incredibile energia creativa e le sue contraddizioni tra passato e futuro, saranno co-protagonisti di questo confronto generativo. BEYOND 2025 a Torino sarà quindi un laboratorio vivo, una piattaforma per visioni collettive, una chiamata alla responsabilità condivisa. Ed è questo il ruolo che vogliamo giocare: essere catalizzatori di alleanze coraggiose, capaci di immaginare e costruire un futuro più giusto attraverso la cultura” – Alessandra Gariboldi, Presidente, Fondazione Fitzcarraldo.

 

BEYOND 2025 adotterà un approccio innovativo, puntando su un format di un-conferencing che valorizza la partecipazione attiva e il confronto aperto. Il programma, distribuito tra La Centrale del complesso Nuvola Lavazza e il Sermig – Arsenale della Pace, proporrà una combinazione dinamica di keynote, workshop interattivi, sessioni di capacity building e visite presso iniziative culturali locali.

 

L’esperienza si snoderà esplorando il tema principale dell’edizione, Being Many, declinato attraverso tre fili conduttori.

How to be many per esplorare attraverso presentazioni di progetti, condivisione di esperienze, workshop e visite sul campo come altri abbracciano l’essere in molti – che si tratti di amplificare le voci delle comunità, promuovere il dialogo intergenerazionale, creare spazi per la creatività collettiva, ripensare i modelli di governance, migliorare la sostenibilità o sostenere l’advocacy congiunta. The joy of being many con sessioni che si fondano su generosità, cura e fiducia. Attraverso l’intelligenza collettiva e il lavoro intergenerazionale, favoriremo il supporto reciproco e rafforzeremo le connessioni e la solidarietà. Harnessing Many Ideas con l’obiettivo di creare spazi dedicati al pensiero audace e non convenzionale, con formati diversificati per esplorare idee innovative.

 

La scelta del quartiere Aurora come cuore pulsante dell’evento riflette la volontà di connettere la dimensione globale con il contesto locale, trasformando il territorio in una piattaforma viva di dialogo culturale e innovazione sociale. Un approccio che supera il concetto tradizionale di conferenza, facendo emergere Torino come polo culturale internazionale e simbolo di resilienza urbana e partecipazione comunitaria.

 

Dal 2017, BEYOND rappresenta uno dei principali appuntamenti europei per il settore culturale, grazie all’impegno di Culture Action Europe – il più grande network culturale europeo con sede a Bruxelles.

 

“In un’epoca segnata da disorientamento e confusione, è fondamentale non lasciarsi paralizzare, ma continuare a sognare. Sognare non è un atto passivo: è uno strumento radicale capace di immaginare nuovi futuri e di trasformare l’inquietudine in azione. Questo è lo spirito che animerà BEYOND 2025: Being Many, una conferenza dedicata alla valorizzazione di modelli di leadership culturale collettivi, inclusivi e non convenzionali. L’incontro promuoverà l’intersezionalità, il dialogo intergenerazionale e nuove prospettive per una democrazia culturale fondata sull’empatia e su processi decisionali condivisi. È un invito a sognare insieme – con determinazione, senza timore, e con speranza” – Natalie Giorgadze, General Director, Culture Action Europe.

 

Oltre alle attività riservate ai partecipanti della conferenza, BEYOND 2025 proporrà anche una programmazione culturale aperta al pubblico, con l’obiettivo di avvicinare i cittadini ai temi della sostenibilità, della leadership condivisa e della trasformazione sociale attraverso l’arte e la cultura.

 

Per aggiornamenti sul programma, informazioni su viaggi e accessibilità, visita il sito ufficiale:

https://www.cae-bto.org/

 

CULTURE ACTION EUROPE

Culture Action Europe (CAE) è una delle principali reti europee che riunisce professionisti, organizzazioni culturali, artisti, decisori politici e reti disciplinari, accomunati dall’impegno nella promozione della cultura come elemento essenziale per lo sviluppo sostenibile e democratico dell’Europa. Attraverso attività di advocacy, ricerca, formazione e networking, Culture Action Europe lavora per rafforzare il ruolo della cultura nel dibattito politico europeo e nella vita quotidiana delle comunità, promuovendo la cooperazione transnazionale, la giustizia sociale, la sostenibilità e l’innovazione culturale.

Culture Action Europe utilizza il progetto BEYOND per stimolare il settore culturale a reagire in modo proattivo alle sfide globali, trasformandole in opportunità.

 

FONDAZIONE CLUB SILENCIO

Club Silencio è una fondazione culturale torinese impegnata in progetti esperienziali che stimolino la partecipazione attiva dei giovani under 35 alla vita culturale, sociale e democratica del proprio territorio. Tra i suoi progetti più noti vi è Una notte al Museo, che dal 2017 a oggi ha portato più di 280.000 giovani in oltre 50 musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia. Con una partecipazione settimanale di circa 1500 persone, di cui l’80% giovani, Club Silencio ha collaborato con importanti realtà del territorio pubblico proponendo percorsi di visita tematici; attività di gamification e audience engagement con un Virtual Reality Corner e l’osservatorio giovanile YouthLab – in opera con lo scopo di monitorare e valutare il rapporto tra i giovani e diverse tematiche. Da ottobre 2022 Club Silencio è certificata ISO 20121 per la Gestione eventi sostenibili.

 

FONDAZIONE FITZCARRALDO

Fondazione Fitzcarraldo è una fondazione di partecipazione indipendente, attiva dal 1999 per promuovere la sostenibilità e l’innovazione nelle politiche, pratiche e processi culturali e creativi. Con un approccio nazionale e internazionale, realizza attività di ricerca, consulenza, formazione e advocacy, impegnandosi affinché cultura e creatività siano riconosciute come elementi fondamentali per il benessere culturale, sociale ed economico di persone, comunità e territori.
Da oltre vent’anni, Fondazione Fitzcarraldo contribuisce alla crescita e alla valorizzazione del settore culturale, accompagnando istituzioni, organizzazioni e professionisti nel rafforzare la capacità di innovare e generare impatti positivi a lungo termine.

“Oltre le barriere”… per una più ampia “inclusività”

Il “Forte Albertino” di Vinadio riapre con la lodevole novità del percorso a videoguide nella “Lingua dei Segni”

Giovedì 1° maggio

Vinadio (Cuneo)

L’hanno definito “un progetto per l’esplorazione in autonomia”. Artefici e promotori, altamente lodevoli, la “Fondazione Artea” (Fondazione partecipata da “Regione Piemonte” e “Comune di Cuneo”, con l’obiettivo di “valorizzare e promuovere il patrimonio storico-artistico e paesaggistico del territorio”), il cuneese Comune di Vinadio e l’“Istituto dei Sordi” di Torino (con il sostegno della “Fondazione CRC” – Bando “Patrimonio Culturale”) ai quali si deve la riapertura, il prossimo giovedì 1° maggiodalle 10, del “Forte Albertino”, con una grande importante novità: fra gli esempi di “architettura militare” più significativi dell’intero arco alpino, la “Fortezza” (vero capolavoro dell’ingegneria e della tecnica militare, voluta da re Carlo Alberto e costruita fra il 1834 ed il 1847) tornerà infatti ad accogliere il sempre numeroso pubblico di visitatori con l’introduzione di un “percorso con videoguide” in “Lingua dei Segni Italiana” (“LIS”), attraverso cui i visitatori “non udenti” o “ipoacusici” potranno esplorare il “Forte” in completa autonomia, accedendo a contenuti informativi e coinvolgenti in “LIS”, con messa in voce e sottotitolazione in lingua italiana.

Il progetto di “inclusione sociale” ha per titolo “Oltre le barriere – La storia del Forte in LIS” e, in concreto, permetterà di scaricare dal sito www.fortedivinadio.com, oppure inquadrando il “QR code” su appositi pannelli in loco, cinque “videoguide” per visitare il fronte superiore del “Forte”, con partenza da “Porta Francia” e uscita a “Porta Neraissa”, in un itinerario che si sviluppa su due livelli di camminamento. Dopo un’introduzione sulla storia del “Forte”, il percorso permetterà di approfondire i dettagli di alcune foto ottocentesche della struttura militare, per poi accompagnare i visitatori sul “fronte superiore”, presso la galleria delle “Casematte” e nel passaggio scoperto, per poi terminare il tour presso la “Porta Neraissa”.  Attenzione: per accedere al percorso, è necessario recarsi in biglietteria e ritirare il pieghevole con l’indicazione dei luoghi in cui utilizzare le “videoguide”.

Con “Oltre le barriere”, dichiara Giuseppe Cornara, sindaco di Vinadio, “il ‘Forte’ si impegna a diventare un luogo di cultura pienamente inclusivo, in cui l’accessibilità non è solo un obiettivo, ma una realtà concreta. Con questo progetto, ampliamo la fascia di pubblico che può accedere al ‘Forte’, incrementando così il potenziale turistico a beneficio dell’intero territorio”.

E al sindaco Cornara, fa eco Davide De Luca, direttore di “Fondazione Artea”: “Il percorso intrapreso con ‘Oltre le barriere’ offre ai visitatori la possibilità di accedere, per la prima volta ed in completa autonomia, a contenuti sulla storia e sull’architettura del complesso fortificato. Grazie alla proficua collaborazione con l’‘Istituto dei Sordi’ di Torino, possiamo proporre uno strumento efficace e garantire un’esperienza di visita accessibile, non soltanto alle persone sorde, ma a tutti coloro ai quali possa interessa di conoscere il ‘Forte’ in modalità ‘smart’ e multimediale”.

Come sempre, dalla riapertura di giovedì 1° maggio, il “Forte” offre inoltre tante altre possibilità di visita, come l’accesso al percorso multimediale “Montagna in Movimento”, alla mostra permanente “Messaggeri Alati” e all’esperienza immersiva del “Vinadio Virtual Reality” con la spy story “Giallo forte”. Tra le altre attività esperienziali, tornano anche i percorsi a contatto con la natura che circonda la Fortezza: le montagne della Valle Stura sono infatti tutte da scoprire con le piacevoli escursioni in bicicletta di “Pedala Forte”, l’iniziativa che promuove il cicloturismo in modo eco-friendly, attraverso quattro itinerari che seguono, in modo differenziato in base al grado di difficoltà, le architetture del sistema difensivo.

Infine, per il secondo anno, si rinnova al “Forte” il progetto dell’“Orto Segreto” che permette ai visitatori, attraverso specifiche attività didattiche o con una semplice visita, di coltivare fiori, piante e erbe aromatiche in uno spazio dedicato in cui “prendersi cura della terra – spiegano gli organizzatori – imparare ad ascoltare la natura e i suoi ritmi e riscoprire antichi saperi”.

Per info su orari e biglietti di ingresso: “Fondazione Artea”, corso Nizza 13, Cuneo; tel. 0171/1670042 o www.fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto: Percorso con videoguide in LIS; un angolo del “Forte”, in primo piano il “Rivellino”, al centro la “Porta Francia”; Davide De Luca

La Poesia come naturale senso religioso

L’ANGOLO DELLA POESIA

A cura di Gian Giacomo Della Porta

La morte di un Papa, così come quella di ogni guida religiosa, non mette in luce soltanto l’importanza di un momento storico e politico, la fine di un’era e l’inizio di un’altra, ma apre in tutti noi le porte alla spiritualità, confessionale o meno che sia. La sede vacante è una riflessione profonda sull’esistenza da interpretare nel passaggio del tempo che misteriosamente muta in futuro, sostenuto, come occorre, dalla sottigliezza del presente.

Il mio pensiero deve per forza di cose esprimersi nella dimensione della poesia, e non solo perché riguarda la mia intimità e lo strumento principale di cui dispongo per leggere e interpretare il mondo che mi circonda, ma anche per le parole di cui è composta la stoffa della poesia, quando da ispirazione (soffio vitale, spirito divino) diventa universale attraverso lo scritto del poeta, si diffonde nell’anima di ognuno di noi, nel cuore pulsante del corpo immerso in preghiera. William Shakespeare citava questa condizione ne “La Tempesta”, uno dei grandi testi dell’umanità, in cui vi è la visione quasi assoluta che ci avvicina al mistero della letteratura, del sogno e della vita stessa – “Noi siamo della stessa stoffa* di cui sono fatti i sogni” – che non significa illusorietà della vita, ma verità del sogno.

Il poeta sente e vive questa ambivalenza spirituale e religiosa, la certezza di essere credente e di non esserlo del tutto, o di essere ateo, ma mai completamente. Un poeta, anche se ateo, deve presumere l’esistenza di Dio.

Vi è una prova di questo nelle più ispirate opere dei grandi poeti, in cui Dio è inevitabilmente una presenza fissa, anche quando si esprime nell’assenza. Tralasciando gli esempi più scontati, dagli italiani Dante e Tasso fino agli inglesi Milton, Melville e Blake, è importante citare il capolavoro di Coleridge “The Rime of the Ancient Mariner”, in cui l’assenza di Dio tramuta il percorso di redenzione del vecchio marinaio (iniziato dopo aver ucciso l’albatro, simbolo del patto d’amore tra uomo e natura, in un momento di noia, di bonaccia, che da elemento di viaggio diventa malattia dello spirito, privazione di soffio divino) in una condanna senza assoluzione.

La poesia non è frutto di un’invenzione. Nasce con l’uomo. Come disse Brodskji nel discorso di ricevimento del Nobel: “la poesia è nel Dna dell’uomo”. Ma, come scrive il grande Shelley: la poesia ha due realtà: una è Poetry, la necessità e potenzialità poetica di ogni uomo, l’altra il Poem, o i Poems, le poesie, le opere con cui alcuni, pochi uomini dotati, ispirati e appassionati esprimono questa dimensione universale e silente, quasi sempre inconscia, facendone opere, poesie, dando forma al sogno congenito dell’uomo. La poesia non è inventata, ma nasce con l’uomo, come la religione, che non è l’adesione a una confessione o un credo, ma il naturale senso religioso.

*Nella più nota traduzione, la parola “Stuff” è tradotta come “Sostanza”. Personalmente sento più vera e intensa “Stoffa”.

Per celebrare gli 80 anni della Liberazione dal nazifascismo la Regione Piemonte, insieme al Museo diffuso della Resistenza, agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e a La Stampa, lancia “Memorie di Pietra – 80 anni dopo, 80 luoghi della Resistenza in Piemonte”: una pubblicazione che sarà distribuita gratuitamente il 25 aprile in edicola, e in abbonamento, con il quotidiano La Stampa.
Il libro sarà presentato in anteprima  giovedì 24, alle 17, al Circolo dei Lettori – in via Bogino 9 a Torino – dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dal direttore de La Stampa Andrea Malaguti, con la partecipazione del presidente del Consiglio regionale Davide Nicco, del vicepresidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione Domenico Ravetti, di Oscar Farinetti e di Sara Bonaparte, Chiara Bellagamba, Gabriele Calabrese ed Edoardo Bodda, studenti del Liceo Regina Margherita e vincitori del concorso di Storia contemporanea del Consiglio regionale.
“Memorie di pietra” racconta 80 luoghi significativi della Resistenza in Piemonte attraverso un percorso, geografico e storico che recensendo lapidi, memoriali e stele, ripercorre le tappe più significative della lotta di Liberazione e del sacrificio dei partigiani.
“Abbiamo voluto questo libro perché, nel celebrare gli 80 anni della festa che segna la nascita dell’Italia, così come la conosciamo oggi, devono essere forti in tutti noi il dovere e la responsabilità della memoria – dichiara il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – Il libro vuol essere una guida e una bussola sulle strade e tra le tappe della Liberazione per accompagnarci alla scoperta e riscoperta delle nostre radici e del valore immenso della nostra democrazia che dobbiamo difendere ogni giorno insegnando alle nuove generazioni che finché sulla tomba di un partigiano ci sarà un fiore fresco, o un’aiuola curata, vorrà dire che avremo a cuore il nostro Paese, la nostra comunità e saremo in grado di difendere la nostra libertà nel futuro”.
“Per la comunità piemontese la lotta resistenziale da sempre riveste un significato particolare: non ci fu parte del nostro suolo, valle, collina, borgata o frazione in cui non sono state scritte pagine di sofferenza e coraggio. Non c’è famiglia che non sia stata attraversata dalle vicende di quel periodo della nostra Storia. Sono così tanti i luoghi della Memoria, che l’intero Piemonte può essere considerato un museo della Resistenza “a cielo aperto”. Lo dimostrano gli 80 tra cippi, lapidi e pietre di inciampo che sono raccolti in questo volume. Se non vogliamo che i nostri luoghi della Memoria, dai sacrari delle stragi alla più sperduta lapide, si riducano con il tempo ad essere teatri di commemorazioni ufficiali sempre meno partecipati, allora dobbiamo continuare a portare avanti con determinazione un impegno non solo istituzionale, ma anche culturale ed educativo, rendendo protagonisti i giovani e adoperando linguaggi adatti ai nuovi tempi. Solo così potremo coltivare e tramandare alle generazioni di domani una Memoria che sia solida come la pietra e al contemporaneo vivida e feconda. Il 25 aprile, la Resistenza, la Liberazione, hanno un carattere universale. È la festa di tutte le forze democratiche del nostro Paese. Il 25 aprile è la Festa di tutti gli italiani”, dichiarano il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco e il vicepresidente Domenico Ravetti.
il presidente del Museo diffuso, Daniele Jalla commenta: “Il volume è frutto della stretta collaborazione tra il Museo e gli Istituti storici della Resistenza cui si deve la scelta delle 80 “memorie di pietra”, la stesura dei testi di presentazione di ognuna di esse. Il professor Claudio Dellavalle, già presidente di Istoreto, ha curato le introduzioni di carattere storico; il Museo ha coordinato la redazione del volume e la produzione degli apparati. Per tutti è stato il positivo banco di prova di un’intesa a più lungo termine in vista della creazione del Museo regionale diffuso della Resistenza”.

La Lectio magistralis di Piergiorgio Odifreddi: “Einstein, scienziato del secolo”

Casa del Teatro Ragazzi e Giovani 

La Fondazione TRG e Associazione CentroScienza  presentano la Lectio Magistralis di Piergiorgio Odifreddi giovedì 24 aprile alle ore 17.30, dal titolo “Einstein, scienziato del secolo”.

L’evento, dedicato agli insegnanti ma aperto a tutti, è organizzato dalla Fondazione TRG, presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, nell’ambito della 39esima edizione di Giovedì Scienza. L’evento fa parte di Convivio- Esperienze di crescita e conoscenza, un ciclo di incontri dedicato all’approfondimento di tematiche ispirate agli spettacoli  della stagione della Casa del Teatro, in un’atmosfera rilassata e informale. Il progetto nasce con l’intento di di offrire momenti di riflessione culturale sul passato, presente e futuro, rendendo la Casa del Teatro  un luogo di iniziative e di dialogo. Un’iniziativa pensata per esplorare grandi temi, nella convinzione che il linguaggio teatrale sia uno strumento prezioso per la crescita di tutti.

Ogni appuntamento di  Convivio è  articolato in tre momenti distinti, una lectio Magistralis a ingresso gratuito su prenotazione, a cura di un/una ospite speciale, un momento conviviale, in cui, gustando un ottimo aperitivo, si potrà conoscere più da vicino l’ospite, lo spettacolo teatrale, in linea con i temi affrontati dalla lectio.

Durante la Lectio magistralis Piergiorgio Odifreddi, matematico, logico e saggista, noto per la sua capacità di rendere la scienza una narrazione affascinante, condurrà i presenti tra le teorie e le intuizioni che hanno rivoluzionato la nostra visione dell’universo, dalle prime idee sul modello statico del cosmo fino alle più recenti scoperte premiate con il Nobel.

A seguire l’aperitivo conviviale aperto a tutti i partecipanti e l’anteprima dello spettacolo teatrale ‘Albert e D io’, ispirato alla figura del celebre scienziato, coprodotto da Fondazione TRG, Compagnia del Sole, Fondazione Sipario Toscana Onlus di Francesco Niccolini con Flavio Albanese. Si tratta di un viaggio affascinante,  emozionante e poetico che invita il pubblico ad esplorare le profondità delle scienza e della filosofia e a interrogarsi sul senso della conoscenza e a meravigliarsi di fronte all’ignoto.

L’ingresso alla lectio magistralis delle 17.30 è su prenotazione obbligatoria, il biglietto per aperitivo e spettacolo ha un costo di 15 euro.

Per informazioni biglietteria@casateatroragazzi.it

Mara   Martellotta