CULTURA- Pagina 5

Ersilia Zamponi, la scrittrice che insegnava l’italiano con i giochi di parole 

Ci ha lasciati Ersilia Zamponi, straordinaria insegnante, educatrice e scrittrice. Era nata a Omegna nel 1040, vent’anni dopo uno dei suoi grandi maestri, Gianni Rodari, anch’esso omegnese. Ricordarli insieme è un fatto naturale. E’ passato più di mezzo secolo anni da quel 1973 che vide la casa editrice Einaudi pubblicare la Grammatica della fantasia di Rodari. Un libro che, come dice il sottotitolo, rappresenta una “introduzione all’arte di inventare storie”. È l’unico volume che lo scrittore nato sulla sponda più a nord del lago d’Orta, non dedicò alla narrativa proponendo un contenuto teorico, dovuto alla paziente trascrizione a macchina da parte di una stagista di Reggio Emilia di alcuni appunti rimasti a lungo dimenticati. Gli appunti in questione, risalenti agli anni ’40, facevano parte della raccolta del Quaderno della fantasia. La Grammatica della fantasia era una sorta di manuale utile a stimolare la creatività. Un libro attuale e utilissimo, ricco di spunti, suggerimenti e strumenti per chi crede nella pedagogia della creatività e attribuisce il giusto valore educativo e didattico all’immaginazione. Partendo dalle parole o dalle lettere che compongono le parole stesse, Rodari suggeriva una quarantina di giochi attraverso immagini, nonsense, indovinelli e favole. Ogni gioco aveva un forte valore simbolico che apriva a un infinità di possibilità creative sia per il bambino che per l’insegnante, utilizzando come strumento la propria fantasia.

Leggendo il libro si apprende come le fiabe non siano intoccabili e come si possa giocare con esse, smontandole e ricreandole, coinvolgendo i bambini in prima persona nel loro processo formativo. La prova migliore che è possibile imparare l’italiano in un modo divertente e creativo attraverso i giochi di parole, in piena continuità con il lavoro di Rodari, venne offerta proprio da Ersilia Zampini con un libro molto bello, diventato ormai un classico: i Draghi locopei. Ersilia Zamponi, anch’essa concittadina del più grande autore italiano per ragazzi del Novecento,  pubblicò questo bellissimo testo nel 1986 da Einaudi,  quand’era docente di lettere presso la scuola media “Gianni Rodari” di Crusinallo, una delle frazioni di Omegna, esplicitando bene l’uso intelligente fantasioso dei giochi di parole (lo stesso titolo dell’opera non era che l’anagramma dell’espressione “giochi di parole”). Il piacere dell’invenzione linguistica, l’emozione dell’intuire e dell’indovinare, la trasgressione del nonsense, l’intelligenza dell’ironia venivano stimolate magistralmente, pagina dopo pagina. Scriveva Ersilia Zamponi: “Nei giochi di parole il gusto che si prova assume molteplici forme; può essere: la soddisfazione per una invenzione linguistica che piace, l’emozione dell’intuire e dell’indovinare, la sorpresa di una combinazione casuale, la sfida dell’enigma o la trasgressione del nonsense, la spensieratezza della comicità, l’intelligenza dell’ironia…Giocando con le parole, i ragazzi arricchiscono il lessico; imparano ad apprezzare il vocabolario, che diventa potente alleato di gioco; colgono il valore della regola, la quale offre il principio di organizzazione e suggerisce la forma, in cui poi essi trovano la soddisfazione del risultato”. Un modo strepitoso di raccogliere l’eredità di Rodari, facendola vivere e respirare. E un modo intelligente, quello di entrambi, di insegnare l’uso corretto di una lingua che oggi, troppo spesso e con leggerezza, viene sottoposta a quotidiane violenze e scempiaggini. Umberto Eco, nella presentazione del libro scrisse: ”Ci lamentiamo che i nostri ragazzi, spendendo ore e ore alla tv, non siano più capaci di parlare e usare bene la lingua. Basterebbe insegnargli che con la lingua si può anche giocare, e si divertirebbero persino ad andare a caccia degli errori sintattici dei presentatori tv”. E concludeva con una nota di speranza: “Coraggio ragazzi, malgrado i programmi ufficiali la scuola sopravvive”. Credo sia un modo corretto per ricordare Ersilia Zamponi, alla quale intere generazioni debbono esserle riconoscenti e grate.

Marco Travaglini

 

Torino non va in vacanza: l’estate 2025 accende la città tra arte, sport, cultura e magia

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Mentre molte città italiane rallentano, Torino rilancia. Il capoluogo piemontese, da sempre punto di riferimento culturale e turistico, si trasforma durante l’estate in un palcoscenico a cielo aperto: tra mostre, spettacoli, festival, grandi eventi sportivi e itinerari suggestivi, la città accoglie residenti e turisti con un’offerta ricchissima e diffusa.

Le emozioni firmate Somewhere: Torino Magica®, Torino Sotterranea e Ferragosto al Cinema

Tra le esperienze più iconiche dell’estate torinese non possono mancare i tour firmati Somewhere, che anche ad agosto non vanno affatto in vacanza. Al contrario, si vestono di suggestioni speciali per accompagnare cittadini e visitatori in un viaggio unico nel cuore misterioso della città.

La notte di Ferragosto sarà animata da una special edition di Torino Magica®, lo storico tour esoterico della città, che per l’occasione si svolgerà a bordo di un bus cabrio rosso fiammante. Un percorso notturno tra simboli nascosti, enigmi massonici e leggende antiche, immersi nel fascino dei tetti torinesi illuminati dalle stelle.

Per chi cerca frescura e avventura, c’è Torino Sotterranea, il tour che porta il pubblico tra cripte, rifugi antiaerei e cunicoli segreti, offrendo una prospettiva inedita e coinvolgente della città… a basse temperature.

Infine, per gli amanti delle atmosfere cinematografiche e del noir, il 15 agosto torna anche Ferragosto al Cinema: un viaggio tra i luoghi iconici del cinema torinese e storie affascinanti, che si conclude con un brindisi sotto le stelle in una location segreta del centro. Un appuntamento firmato Somewhere che unisce cultura, racconto e magia.

Arte e bellezza: le grandi mostre dell’estate

Torino conferma anche nel 2025 la sua vocazione culturale con un cartellone espositivo di altissimo livello. A Palazzo Madama, fino al 7 settembre, è in corso Haori, una raffinata mostra dedicata al Giappone del primo Novecento, tra kimono, arti decorative e influenze occidentali.

A Palazzo Chiablese, fino al 28 agosto, l’esposizione Da Botticelli a Mucha – Arte, Bellezza e Seduzione accompagna i visitatori in un percorso visivo tra Rinascimento e Art Nouveau, esplorando l’estetica della grazia e del desiderio attraverso secoli e correnti artistiche.

I Musei Reali di Torino ospitano invece Estate Reale 2025, un programma trasversale che fino al 31 ottobre alterna concerti, letture poetiche e spettacoli teatrali nei luoghi simbolo del patrimonio sabaudo.

Festival urbani e cinema sotto le stelle: Mappa Mundi 2025

Fino al 31 agosto, la Caserma La Marmora si trasforma in un’arena culturale grazie a Mappa Mundi 2025: un festival multidisciplinare che propone ogni sera cinema all’aperto, musica, incontri e performance. Un’iniziativa pensata per valorizzare spazi urbani in chiave contemporanea e partecipativa.

Estate ad alta quota: Superga e la tranvia notturna

Per chi desidera una visione panoramica della città, l’estate offre due appuntamenti da non perdere. La Tranvia Sassi-Superga, attiva fino al 23 settembre, propone corse serali straordinarie, permettendo ai passeggeri di raggiungere il colle in un’atmosfera rarefatta e romantica.

Parallelamente, la Cupola della Basilica di Superga apre le sue porte anche di notte: fino al 28 settembre sarà possibile salire e ammirare il profilo di Torino illuminato, in una delle viste più spettacolari del Piemonte.

Sport e spettacolo: il mondo arriva a Torino

Torino accoglie quest’anno due grandi eventi sportivi internazionali. Dal 2 al 10 agosto, la città ospita il Twirling World Championship, con atleti provenienti da ogni parte del globo che daranno vita a una competizione spettacolare tra ritmo, danza e coordinazione.

Dal 23 al 26 agosto, il Piemonte sarà attraversato dalla Vuelta di Spagna, storica corsa ciclistica che per quattro tappe toccherà diverse località della regione:

  • 23 agosto: Venaria Reale – Novara

  • 24 agosto: Alba – Limone Piemonte

  • 25 agosto: San Maurizio Canavese – Ceres

  • 26 agosto: Susa – arrivo in Francia

Un’occasione imperdibile per appassionati e curiosi, che potranno assistere dal vivo al passaggio dei grandi campioni del ciclismo.

I grandi classici della cultura torinese

Oltre agli eventi, la città continua ad affascinare con i suoi luoghi simbolo. La Reggia di Venaria, con i suoi giardini e le mostre temporanee, è uno dei poli culturali più visitati, mentre il Museo Egizio, il più antico al mondo dedicato alla civiltà faraonica, per l’estate propone aperture serali straordinarie, offrendo un’esperienza ancora più immersiva tra i suoi capolavori millenari.

Torino non chiude per ferie, ma si apre al mondo. Con la sua estate fatta di spettacolo, cultura, sport e mistero, la città si conferma una meta viva, accessibile e sorprendente. Un invito a restare – o arrivare – per scoprire un’altra Torino: quella che si racconta meglio quando il sole cala e le piazze si animano.

CRISTINA TAVERNITI

Un fine settimana ricco di eventi a Cesana Torinese

Sabato 2 agosto dalle ore 21, a Cesana, in piazza Vittorio Amedeo, la Projoung Pro Loco di Cesana presenta una serata jazz con il trio “So what” dal titolo  “Donne che incantano”.
Domenica 3 agosto  sempre la Projoung Pro Loco di Cesana presenterà  alle ore 21, alla Sala Formont di via Pinerolo “Sorgenti e sotterranei dai monti della Luna”, un viaggio in un mondo nascosto dentro le montagne, sorgenti di acqua e km di sotterranei nascosti. Il curatore del Museo Chaberton, il dottor Roberto Guasco, si racconterà in un incontro tematico, presentando anche il progetto “Bunker opere del Vallo alpino”.
A Sansicario Nonsoloneve propone un weekend di musica, cultura e arte, mentre la Compagnia Teatrale Torinese Onda Larsen presenta la stagione teatrale ‘Spettacoli di mezza estate… in vetta”.

Da venerdì 1 a domenica 3 agosto si svolge la prima edizione  di “Deipratidellestelle”, il nuovo festival immersivo che nasce a San Sicario  nel cuore della valle di Susa, con l’obiettivo di riportare musica, cultura e arte del paesaggio alpino.
Ideato da Hdemia Collective, con la direzione artistica del pianista e compositore Francesco Taskayali, “Deipratidellestelle” rappresenta un invito a vivere la montagna in modo inedito, lento, condiviso e sensibile.  Si tratta di un Festival che si muove a piedi o in bici, che ascolta in silenzio sotto il cielo stellato, che si costruisce nell’incontro e nella scoperta.
Sabato 2 agosto, alle ore 21, al Cinema Sansicario di San Sicario Alto, viene presentato  “Il sogno di Bottom” di Onda Larsen, scritto e diretto da Lia Tomatis, con Riccardo De  Leo  e Gianluca Guastella.
Domenica 3 agosto  TOradio dalle 10 alle 12 proporrà un podcast live  dal titolo “Siamo freschi”, condotto da Marco Fedeli “ Sansinews”, sport, eventi, cultura,  enogastronomia e musica.
All’Olimpic Park Sport dalle ore 12 alle 14 Open Day Sport Beach Volley Tennis- Basket. Dalle 14 alle 15 sarà la volta del “PusaCafe”, torneo superamatoriale di Beach Volley 4×4 Misto.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al Nonsoloneve 3494179852.
Domenica 3 agosto  alle 21 al cinema Sansicario di Sansicario Alto si terrà una serata di cinema con il film “Lunana, il villaggio alla fine del mondo” di Pawo Choyning Dorji.

Sabato 2 agosto, a Segnalonga, l’Associazione Segnalonga presenterà alla chiesetta di Segnalonga un concerto di chitarra classica con Paolo Ricci.
Intanto prosegue al museo Casa delle Lapidi di Bousson la mostra “A capo coperto: le cuffie degli Escartons identità e storia, inaugurata il 19 luglio scorso alla presenza del sindaco Daniele Mazzoleni, del vicesindaco Matteo Ferragut e dell’assessore Marco Vottero.
La mostra, curata da Contempora e Raquel Barriuso Diez, resterà aperta tutti i giorni, esclusi i lunedì,  con orario pomeridiano dalle 15.30 alle 18.30 fino al 31 agosto prossimo .

Mara Martellotta

Scandaloso Pitigrilli

Si può dire che tra gli italiani più “scandalosi” della sua epoca, l’Europa fra le due guerre, ci sia stato lo scrittore e giornalista torinese Dino Segre, in arte Pitigrilli ( Torino, 9 maggio 1893-Torino, 8 maggio 1975).
Leggendo in questi giorni il saggio del semiologo Umberto Eco nel suo ” Il superuomo di massa Retorica e ideologia del romanzo popolare ” vado per curiosità al saggio intitolato “Pitigrilli: l’uomo che fece arrossire la mamma”. Lo sentivo citare da bambino, da mia nonna paterna e mi ha ingenerato una qualche curiosità.
E allora leggo e scopro che Pitigrilli, fu un anticipatore di “un Lenny Bruce alla amatriciana” o di un “Quentin Tarantino un po’ di maniera”, per lo stile trasgressivo e la denuncia dei vizi e del malcostume del suo tempo ( e del nostro previo adeguamento dei tempi ). Trasgressivo lui che scriveva. Trasgressivi gli altri, che leggevano.
Col regime fascista che storceva il naso, ma lo tollerava, perché in fondo i suoi libri erano scritti e ambientati a Parigi. Un po’ come dire a nuora, perché suocera intenda. O far degli sposi manzoniani, un dramma ispanico, per non disturbare il conducente: l’occupante austroungarico.Tanto che lo stesso Benito Mussolini, lo definì uno scrittore francese che scriveva in italiano. A Parigi infatti dedicò lunghe permanenze della sua vita, di scrittore e giornalista.
A chi ricorda la scena dell’overdose di cocaina di Uma Thurman in “Pulp fiction”,( ma anche per chi non la ricorda) cito dal testo, edito nel 1921:
« (…) L’ uomo, con una stretta vivace, si liberò e aspirò voluttuosamente il resto. Allora la donna gli prese il capo fra le palme (oh, quelle dita esangui incurvate come artigli su quei capelli neri!) e con le labbra bagnate, vibranti, palpitanti gli si gettò sopra la bocca e gli leccò ghiottamente il labbro superiore, gli introdusse la lingua nelle nari, per raccogliere le poche briciole trattenute sull’orifizio. “Mi soffochi!” mugolava l’uomo col capo arrovesciato all’indietro, tenendosi con le braccia distese alla spalliera (…) ».
(Cocaina 22-23)
Quanto alla “filosofia delle donne” Eco cita una non meglio precisata autobiografia’, e qui viene fuori la parola icastica e demolitrice, ‘alla Lenny Bruce’ e una marcata misoginia, per usare un eufemismo:
« tutte le donne sono prostitute, meno nostra madre e la donna che amiamo in questo momento. In ogni donna c’è una prostituta come in ogni uomo c’è un soldato. Le donne virtuose sono i casi sporadici come i riformati e i renitenti » .
Non fosse che il nostro fu l’ amante di Amalia Guglielminetti, una delle più belle donne della Torino del suo tempo, poetessa e intellettuale di fine e acutissima sensibilità, dal fascino e dalla sensualità infinitamente seducente e ingannatrice. Amico di Gozzano. Deuteroantagonista di Gabriele d’ Annunzio. Lui il vate, che lo vide da cronista il Pitigrilli, durante i moti di Fiume, dissentire dei suoi ideali irredentisti. Sempre in direzione ostinata e contraria.
Come e’ attuale oggi penso, questo personaggio trasformista e camaleontico, nell’Italia che combatte con i fumi del suo passato, melmoso e al contempo trasparente. E che come disse Woody Allen: “assomiglia a un film dei fratelli Marx”. O come scrisse Ennio Flaiano degli Italiani: “un popolo con i piedi ben piantati sulle nuvole”.
Se ne deduce che i concittadini (torinesi) cercavano di fargli una fama di pederasta, di mantenuto dalle donne e lui di risposta :
« la prima accusa è quella che mi offende di meno perché più conosco le donne più amo i pederasti ». E qui ci leggo in pieno, Oscar Wilde.
Riguardo alla politica il “credo” era:
« Non capisco niente di politica. Qualche volta leggo l’articolo di fondo del mio giornale, per sapere come la pensa il mio direttore, e quindi quale dev’essere la mia sincera e spontanea convinzione politica ».
Fu un epigono del decadentismo e del nichilismo, ma non si prendeva troppo sul serio. Non è vero che lo scettico non crede in nulla. Egli crede nelle capacità critiche della ragione.
Così era Dino Segre. E oggi dobbiamo esserlo anche un pò noi. Laicamente, spiritualmente, come vogliamo. Nell’interpretare e vivere questo tumultuoso presente storico sociale, un file compresso del secolo breve.
Capì presto fin da bambino di avere un buon talento per la scrittura e che poteva trasformare tutto ciò, in uno strumento per il successo e il denaro.
Collaborò con la “Gazzetta del Popolo” e fu inviato per L’epoca diretto da Tullio Giordana. Tradotto nei cinque continenti, letto di nascosto dalla media borghesia taurinense, benestante è un po’ bigotta.
Si fece eroe della dis-identitá, si direbbe oggi. Uno Zelig del suo tempo, tattico ed efficace, nel suo “fuggire da se” e dai rischi del vivere.
Antifascista temperato, ma talpa dell’Ovra, o almeno così si disse, senza prove certe.
Lo si ritenne delatore di Norberto Bobbio e Massimo Mila, azionisti di prima genesi.Seppe non inimicarsi il regime fascista. Con padre industriale ebreo e madre cattolica, che poco dalla nascita, lo fece battezzare di nascosto. Arrivarono le infami leggi razziali del 1938 a “metterlo con le spalle al muro” e a costringerlo all’errare, come un novello Ahasvero. A divenire magicamente, colui che combattè con Dio e rimase vivo: così significa la parola Israele.
Si convertí in tarda età al cattolicesimo, per amore e non per forza. Così si disse. Ma rimase tutta la vita un disincantato anarco-conservatore. Forse oggi si direbbe un
“eroe del pensiero debole”. La dove possono emergere per contrasto, ‘le verita forti’. Nel rispetto di tutti. In questa terza guerra mondiale a pezzetti.

L’opera omnia di Pitigrilli (al secolo Dino Segre) è pubblicata da Sonzogno (tranne l’ultimo romanzo, del 1974) e comprende una quarantina dí volumi tra romanzi, raccolte di novelle e articoli, memorie, aforismi, un poemetto. Le opere a cui si fa più sovente riferimento in questo saggio (citandole in forma abbreviata) sono: Cocaina, 1921; L’esperimento di Pott, 1929; I vegetariani dell’amore, 1931; Dolicocefala bionda, 1936; Mose e il cavalier Levi, 1948; La meravigliosa avventura, 1948; Lezioni di amore, 1948; Pítigrillí parla di Pítigrilli, 1949; Dizionario antiballistico, 1953.

Aldo Colonna

Poesia come impegno civile e richiamo a cambiare stile di vita

GIOVANI AUTORI

Mi chiamo Benedetta, al momento mi occupo di tutela e valorizzazione del paesaggio e nel tempo libero mi dedico a un piccolo progetto di scrittura, #ildiariodipoe. A sei anni ho scritto la mia prima poesia e da allora non ho mai smesso; durante il liceo ho scritto soprattutto della potenza delle emozioni che, come adolescente impegnata nella “faticosa ricerca del significato”, vivevo quotidianamente. Oggi rifletto intorno alla semplicità della vita e, da antropologa specializzata nell’analisi della relazione tra comunità umane e ambiente, indago la precaria condizione dell’antropocentrismo, messo in discussione dai cambiamenti climatici. Credo nel ruolo della poesia come prezioso strumento di impegno civile e presa di coscienza della necessità di un cambiamento del nostro stile di vita.
Benedetta Rigo
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Autunno in collina
Di colline sono i sogni,
con prati verdi e germogli.
E c’è anche la magia
delle foglie che diventano
gialle, rosse:
dai rami si son mosse.
C’è una canzone popolare piemontese che mi hanno insegnato i miei nonni dedicata a una madre che perde la figlia in un naufragio. La figlia stava cercando di raggiungere l’America. Si intitola “Mamma mia, dammi cento lire”.
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Nell’oceano sui bastimenti
Il Monferrato è
un santo venerato,
un padre obbedito,
un amante amato
e tra le impietose onde
di un religioso silenzio
abbandonato.
Dammi cento lire
che in America voglio andar
Una sacca di tela,
le mani nude
e la buona volontà:
null’altro
aveva Giovanni
con migliaia d’altri
sui bastimenti.
Pescatore che peschi i pesci,
la mia figlia vai tu a pescar?
Giovanni infine tornò
ad insegnare nelle scuole:
ebbe una lunga vita,
due figli e parole
di potenza inaudita.
Ma quanti non tornarono
mai più dall’oceano:
vite spezzate dall’acqua salata
e dal desiderio di lasciare
il Monferrato,
tanto odiato e tanto amato.
.
Festa
Quando una festa non festeggia
rimane ancorata e mareggia
nelle conversazioni di circostanza
costrette in una danza:
arrivano conoscenti
– gli amici son pochi,
non certo venti –
che si scontrano come fiere
rinchiuse in sbarre vere.
strati di pancake nella fetta
La festa vuota è quella
dove le cianfrusaglie sono sovrane,
dove discutere del gioiello regalato
è l’argomento scontato.
“Io le ho preso una collana, tu?”
Chi rimane a lungo è senza indugio
il meno scaltro della banda,
poiché aspetta come un segugio
il taglio della torta, che non sia scialba!
Dopo è il momento di pacchi,
pacchetti, nastri e bustine:
un bracciale, una penna, una carta,
tutto è lecito per la scomparsa.
“Ciao, grazie, è stato bello!”
Fino al prossimo anno sei un invitato modello.

Preziose miniature a Palazzo Madama

Palazzo Madama svela alla Città la sua ricca Collezione di manoscritti e miniature raramente esposte al pubblico

Dal 23 maggio all’8 settembre

Partiamo dai numeri: 20 codici miniati10 incunaboli e un ricco fondo di 80 tra fogli e “miniature” ritagliate (“cuttings”), databili fra il XIII ed il XIV secolo e appartenenti all’importante Collezione del “Museo” di piazza Castello, raramente esposta al pubblico per l’estrema delicatezza delle opere. Fra le più preziose in assoluto, il celebre codice delle “Très Belles Heures de Notre Dame di Jean de Berry” (noto anche come “Heures de Turin – Milan”) con miniature del fiammingo Jan van Eyck, mai più esposto al pubblico dal 2019. E’ per davvero un campionario d’arte di stupefacente preziosità, raccontata attraverso secoli e secoli di grande storia, il progetto espositivo “Jan van Eyck e le miniature rivelate”, in corso a “Palazzo Madama” da venerdì 23 maggio a lunedì 8 settembre, sotto la curatela di Simonetta Castronovo (Conservatrice del “Museo”) e realizzato in partnership con il Dipartimento di “Studi Storici” dell’“Università di Torino”“Il progetto, sulla base degli studi appena conclusi da parte dell’‘Ateneo torinese’ – sottolinea Castronovo – intende quindi svelare e illustrare al pubblico un patrimonio che pochi conoscono, affiancando alle vetrine una grafica che, oltre a inquadrare ciascun volume e ciascun frammento nel giusto contesto geografico e stilistico, apra anche degli approfondimenti sia sulle tecniche di realizzazione dei manoscritti e i materiali impiegati, sia sulle biblioteche nel Medioevo e nel Rinascimento e sulla circolazione dei libri in questo periodo”.

L’iter espositivo si articola in sei sezioni cronologiche: dal “Duecento – Trecento” fino al “Cinquecento”, passando per il “Quattrocento” in Francia e nelle Fiandre, dove troviamo il già citato codice  “Les Très Belles Heures de Notre Dame de Jean de Berry”, commissionato intorno al 1380 dal duca Jean de Berry, fratello del re di Francia, e che per una ventina d’anni impegnò diversi artisti, fino ad arrivare, negli Anni Venti del Quattrocento, attraverso diversi colpi di scena e passaggi di proprietà, nei Paesi Bassi alla bottega dei fratelli Hubert e Jan van Eyck (Maastricht?, 1390 – Bruges, 1441), pioniere quest’ultimo dell’arte fiamminga, nonché perfezionatore della tecnica a olio, che gradualmente sostituì in Europa l’uso del colore a tempera. Dai Paesi Bassi, il “Codice” approdò in Piemonte nel XVII secolo, diviso in due frammenti, confluiti, il primo, nella Biblioteca di Vittorio Amedeo II di Savoia e, il secondo, nella Biblioteca del conte Francesco Flaminio d’Agliè. Agli inizi dell’Ottocento, quest’ultimo fu acquistato dal marchese Gian Giacomo Trivulzio per la sua celebre “raccolta milanese” e ceduto (senza non poche “beghe” diplomatiche) al “Museo Civico” di Torino solo nel 1935, insieme al famoso “Ritratto Trivulzio” di Antonello da Messina. Di qui, il titolo “Heures de Turin – Milan”. Splendida e, per quei tempi, “rivoluzionaria”, nella minuta precisa trattazione del “vero” e nel contrasto dei piani prospettici e dei chiaroscuri, la scena della “Nascita del Battista” non meno che la “Messa dei morti”, ambientata “nella vertiginosa verticalità di una cattedrale gotica che sfonda i bordi della cornice dipinta”.

Fra le altre opere di grande valore, ricordiamo, ancora gli “Statuti della Città di Torino” del 1360, oggi conservati nell’“Archivio Storico” del Comune, con i primi ordinamenti che regolavano la vita cittadina, nonché i rapporti del Comune con i conti di Savoia; quindi, due Statuti di Corporazioni medievali, la “Matricola degli orefici” e quella dei “Cordovanieri” di Bologna, e infine una “Bibbia” del 1280, autentico capolavoro del Duecento bolognese. Proseguendo, al “Gotico” internazionale e lombardo appartengono una serie di frammenti provenienti da raffinati “Libri d’Ore” e “Antifonari” legati al gusto della corte dei Visconti. Preziose (accanto alle opere di van Eyck) anche altre testimonianze dell’arte fiamminga e franco fiamminga, con nomi che vanno da Simon Marmion ad Antoine de Lonhy, pittore borgognone poi attivo tra Savoia, Valle di Susa, Torino e Chieri nell’ultimo quarto del Quattrocento. Stupendi, per chiudere l’iter espositivo, il rinascimentale “Messale” del cardinale Domenico della Rovere miniato da Francesco Marmitta e il cosiddetto “Libro di Lettere Astrologiche” (1550), manuale di calligrafia, forse realizzato per il giovane Emanuele Filiberto di Savoia, con straordinarie iniziali a inchiostro, ancora di ispirazione medievaleggiante.

Davvero una mostra evento. Che fa onore alla Città e al suo Antico “Museo Civico”.

Gianni Milani

“Jan van Eyck e le miniature rivelate”

Palazzo Madama – Corte Medievale, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Fino all’8 settembre

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; martedì chiuso

Nelle foto: Jan van Eick “Heures de Turin – Milan” (“Nascita del Battista” e “Battesimo di Cristo”), 1420-’24; Simonetta Castronovo; Francesco Marmitta “Messale del cardinale Domenico della Rovere”, 1490-‘92

Una notte al Castello di Govone

Per la prima volta Club Silencio porta il format “Una Notte al Museo” nella cornice settecentesca del Castello Reale di Govone, tra storia e musica, alla scoperta della Residenza Sabauda Patrimonio dell’UNESCO e del suo parco all’italiana

 

Sabato 26 luglio, ore 19
Castello Reale di Govone – Piazza Roma 1, Govone

 

Per la prima volta, Club Silencio presenta Una Notte al Castello di Govone – Candle Concert, portando il suo format “Una Notte al Museo” nel cuore di un’altra Residenza Reale Sabauda, Patrimonio UNESCO, per un’esperienza immersiva tra arte, musica e suggestioni architettoniche in uno dei luoghi più affascinanti del Piemonte.

 

Durante la serata, sarà possibile visitare il Castello Reale di Govone, un viaggio nel tempo dal Settecento ai giorni nostri. Gli ospiti potranno scoprire ambienti intrisi di Storia e storie straordinarie: dal mecenatismo illuminato dei Conti Solaro, che accolsero figure come Juvarra e Rousseau, ai fasti ottocenteschi della corte sabauda con Carlo Felice di Savoia e Maria Cristina di Borbone-Napoli. Tra sontuosi saloni e preziosi arredi, si potranno ammirare autentiche meraviglie come il Salone d’Onore e lo scenografico scalone monumentale realizzato con le sculture della Fontana d’Ercole provenienti dalla Reggia di Venaria.

 

La serata sarà accompagnata da una raffinata selezione musicale a cura di Pigalle, produttore musicale, dj e fondatore del progetto ROOM, che ha calcato palchi prestigiosi come Fabrique Milano, RedRoom Milano, OGR Torino, Capodoglio Murazzi e location d’eccezione come il Castello di Barolo e la Torre di Barbaresco. Tra i momenti più emozionanti, l’appuntamento con il Candle Concert nel Giardino all’italiana, dove le note musicali si fonderanno con l’atmosfera magica creata da centinaia di candele, offrendo al pubblico un’esperienza unica e suggestiva sotto il cielo estivo.

 

Con Una Notte al Castello di Govone vogliamo regalare al pubblico un incontro speciale tra patrimonio storico-artistico e nuove forme di fruizione culturaleÈ la prima volta che il format Una Notte al Museo approda in questa magnifica residenza sabauda: sarà un’occasione irripetibile per vivere il Castello in una veste nuova, immersi tra storia, musica e bellezza” – Alberto Ferrari, presidente Fondazione Club Silencio.

 

Ad arricchire ulteriormente l’esperienza, la wine experience dedicata ai vini di produttori locali, per scoprire e degustare le eccellenze vitivinicole del territorio.

 

Per partecipare all’evento Una Notte al Castello di Govone – Candle Concert è necessario accreditarsi sul sito di Club Silencio al link https://to.clubsilencio.it/govone/?src=cs

 

 

CHE COS’È FONDAZIONE CLUB SILENCIO

Club Silencio è una fondazione culturale torinese impegnata in progetti esperienziali che stimolino la partecipazione attiva dei giovani under 35 alla vita culturale, sociale e democratica del proprio territorio. Tra i suoi progetti più noti vi è Una notte al Museo, che dal 2017 ad oggi ha portato più di 280.000 giovani in oltre 50 musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia. Da ottobre 2022 Club Silencio è certificata ISO 20121 per la Gestione eventi sostenibili.

 

www.clubsilencio.it

Fb e IG @Clubsilencioofficial

Linkedin @Clubsilencio

Incontro Piemonte-Cina sui siti Patrimonio Unesco

Il consigliere segretario Fabio Carosso e l’assessore regionale alla Cultura Marina Chiarelli hanno accolto  a Palazzo Lascaris una delegazione della provincia cinese dello Yunnan. La visita è avvenuta nell’ambito del rinnovo dell’accordo di gemellaggio tra il Comitato per la protezione e la gestione dei terrazzamenti del riso Honghe Hani dello Yunnan e l’Associazione Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, siti entrambi patrimonio Unesco. Un incontro che fa seguito al viaggio nello Yunnan compiuto nel 2019 da una delegazione piemontese guidata da Carosso, allora vicepresidente della Regione Piemonte, finalizzata alla promozione e sviluppo dei siti Patrimonio Mondiale dell’Unesco in Cina e Italia.

“Sono lieto che gli amici dello Yunnan e in particolare delle Prefettura di Honghe, abbiano mantenuto la promessa e siano venuti a visitare il Piemonte e il sito Unesco di Langhe Roero e Monferrato”, dichiara il consigliere segretario Fabio Carosso. “Ricordo l’ospitalità che ricevemmo nello Yunnan e soprattutto fui colpito dalla bellezza del territorio, dallo straordinario paesaggio dei campi di riso terrazzati, che custodiscono secoli di conoscenze e di tradizioni, un vero museo a cielo aperto. Una cultura collegata alle specificità uniche di un territorio è l’aspetto importante che accomuna la storia del Piemonte e della Cina e desideriamo proseguire il dialogo e lo scambio per valorizzare al meglio questo patrimonio”.

“È unoccasione preziosa per rinsaldare il legame tra il Piemonte e lo Yunnan, due regioni lontane, ma unite dalla stessa visione identitaria che punta a custodire e valorizzare il paesaggio – afferma l’assessore alla Cultura del Piemonte Marina Chiarelli -. Questa sintonia si riflette anche nella mostra Crown of Elegance, dedicata all’eccellenza artistica della corte sabauda, che sta animando il Guangdong Museum. Il rinnovo del gemellaggio tra i siti Unesco conferma la volontà condivisa di costruire relazioni durature, fondate sulla cultura, la bellezza e la cooperazione internazionale”.

A rinnovare gli auspici per il confronto di buone pratiche è stata Luo Ping, governatrice della prefettura di Honghe e capo delegazione, che ha sollecitato consigli per affrontare la sfida che il sito Unesco dei terrazzamenti di Honghe Hani deve affrontare, ovvero preservare l’autenticità dell’area, tutelando la cultura e la vita della popolazione locale, la minoranza Hani, valorizzandola al tempo stesso.

I campi di riso a terrazze di Honghe Hani hanno una storia di 1.300 anni e sono stati realizzati con un eccezionale lavoro di scavo dai pendii dei Monti Ailao per scendere fino alle rive del fiume Hong, il Fiume Rosso. Qui si coltivano 100 qualità diverse di riso e il territorio circostante sorge in un’area ambientale protetta, il primo parco agricolo della Cina, caratterizzato da una grande biodiversità, esempio di integrazione fra uomo e natura e di sviluppo sostenibile. Per favorire la conoscenza del sito, patrimonio Unesco dal 2013 e incrementare i flussi turistici, sono state di recente realizzate nuove infrastrutture, fra cui un’autostrada e l’anno prossimo sarà inaugurato un nuovo aeroporto a Mengzi, capitale della prefettura di Honghe Hani e Yi.

Dopo l’incontro a Palazzo Lascaris, la delegazione cinese ha potuto ammirare alcuni tratti del sito Unesco in un percorso fra le colline del Monferrato astigiano, con tappe a Canelli e Castelnuovo Calcea. La giornata termina infine ad Asti con la firma ufficiale del rinnovato accordo di amicizia fra l’Associazione Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, presieduta da Giovanna Quaglia e il Comitato per la protezione e la gestione dei terrazzamenti del riso Honghe Hani dello Yunnan, alla presenza anche del presidente della Provincia e sindaco di Asti Maurizio Rasero.

Ufficio stampa CRP

Ricordando Gina Lagorio

A vent’anni dalla morte, il “Quadila Festival” ricorda e rende omaggio alla celebre scrittrice cuneese in una giornata tra letture e “scambio di sapere”

Sabato 26 luglio, tra Vezzolano ed Albugnano

Albugnano (Asti)

Al secolo Luigina Bernocco, Gina Lagorio(Bra, 1922 – Milano, 2005) fu scrittrice – fortemente legata alla sua terra e alla memoria dei suoi più “alti” scrittori, Pavese e Fenoglio in primis, così come del poeta amico Camillo Sbarbaro conosciuto e “studiato” nei lunghi anni trascorsi in Liguria, a Savona – ma anche critica letteraria e politica eletta, dal 1987 al 1992, al Parlamento Italiano fra gli scranni del Gruppo di “Sinistra Indipendente”. “Premio Viareggio” nel 1984 per il romanzo “Tosca dei gatti”, firmò sempre i suoi scritti con il cognome del primo marito (di cui rimase precocemente vedova), anche dopo le seconde nozze con l’editore Livio Garzanti. Il 17 luglio scorso ha segnato i vent’anni esatti dalla sua scomparsa. Di qui la “nobile” iniziativa di celebrarne il ricordo, all’interno del programma di “Quadila Festival”, ideato e realizzato dalla Compagnia Teatrale “Lo Stagno di Goethe”, che alla scrittrice (dalla “prosa antica”) di Bra, dedicherà, il prossimo sabato 26 luglio, due iniziative “distinte, ma complementari” da tenersi tra Vezzolano e Albugnano, “balcone del Monferrato Astigiano”. Obiettivo, omaggiare “l’eredità letteraria e civile – spiegano gli organizzatori – di questa autrice versatile, capace di spaziare dalla narrativa alla saggistica al teatro, affrontando temi come la Resistenza, la malattia, il rapporto tra libertà individuale e Storia, e tra diversità e potere”.

Due, si diceva, gli appuntamenti programmati. “Un silenzio spesso come una forma di pane”, il primo, con titolo mutuato da un’espressione della stessa Lagorio nel suo “Inventario”(Rizzoli, 1997), in programma sabato 26 luglio, alle 15,30, nel suggestivo Chiostro dell’“Abbazia di Vezzolano”. Un pomeriggio dedicato all’opera di Gina Lagorio: dopo l’intervento della scrittrice e giornalista Benedetta Sofia Barone, intitolato “Le parole di ieri: l’esempio pratico e politico di Gina”, attrici e attori de “Lo Stagno di Goethe”, tra cui Chiara Galliano, Diego Coscia e Marco Gobetti, si alterneranno in specifiche “letture teatrali”. I brani selezionati da Valentina Cabiale, scrittrice-archeologa, spazieranno da opere come “Approssimato per difetto” e “Il silenzio” ad articoli scelti da “Penelope senza tela” e “Parlavamo del futuro…”. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con “DRMNP-Direzione Regionale Musei Nazionali Piemonte” e l’Associazione culturale “La Cabalesta” di Castelnuovo don Bosco, promette un’immersione profonda nella poetica lagoriana.

Le celebrazioni proseguiranno, alle 21, nel cortile dell’“Antica Canonica” di Albugnano (o nella “Sala Camilla Serafino”, in caso di pioggia) con lo “scambio di sapere” dal titolo “La coraggiosa allegria di Gina Lagorio”, format innovativo che prevede incontri in cui depositari di una “conoscenza specifica” la espongono pubblicamente.

In questa occasione, saranno le figlie della scrittrice Silvia e Simonetta Lagorio, coordinate da Valentina Cabiale, a condividere il loro sapere sulla figura della madre, Gina Lagorio. L’incontro sarà arricchito da “letture teatrali” e da una “lettura scenica finale”, a cura degli attori de “Lo Stagno di Goethe”, con testi scelti da “Inventario” e “Capita”.

Questo momento serale nasce con l’intenzione di offrire un’immagine più intima e personale della scrittrice, mettendo in luce la sua capacità di mantenere, anche nelle tragedie, un pensiero libero e una ricerca costante di felicità condivisa, o persino del semplice “farsi un’allegria”. “Un’occasione unica per il pubblico – concludono gli organizzatori – di partecipare attivamente a un ‘baratto culturale’ e a vivere una scintilla di scambio di idee e suggestioni”. Cosa che Gina Lagorio avrebbe sicuramente apprezzato e piacevolmente condiviso. Lei che allo scrivere affidava tutta quanta la sua esistenza e il suo “essere”. Il suo essere donna e scrittrice. In modo totale. Senza infingimenti e sotterfugi. “La letteratura – diceva – è qualcosa di così intimo, profondo, così necessario, se è necessario – secondo me è una ‘conditio sine qua non’ – che deve implicare tutta intera la persona, che deve scegliere fra il dovere e il piacere, che deve sapere navigare nel mondo in cui si trova a navigare e in cui è bene, se è possibile, non cedere a troppi compromessi, perché i compromessi corrodono l’integrità di una persona”.

L’ingresso è libero per entrambi gli appuntamenti, con possibilità di offerte libere a sostegno del “Festival”.

g.m.

Nelle foto: Gina Lagorio; Gina Lagorio con Carlin Petrini

Apertura straordinaria del Castello di Marchierù

Domenica 27 LUGLIO 2025

Recentemente il castello ha ricevuto la visita di Azaea Beatrice Corvalan-Reyna y de Saboya, figliola di SAR la principessa Maria Beatrice di Savoia, più volte negli anni ospite dei proprietari del castello.

Accogliendo l’invito dell ’ illustre ospite, colpita dall’atmosfera del luogo nonché dalle memorie ivi contenute, legate alla storia stessa del suo Casato reale fin dal 1220

si è determinato di sospendere i lavori che finora hanno comportato la chiusura al pubblico della Dimora per un’apertura straordinaria

CASTELLO DI MARCHIERU‘ ( Villafranca Piemonte * via S.Giovanni 77)

Visite guidate al parco, alla cappella gentilizia, alle scuderie settecentesche ed alle sale ammobiliate del castello

Gli stessi proprietari, discendenti dai primi feudatari del 1220, accompagneranno gli ospiti facendo rivivere con oggetti, reperti e documenti storici originali, la vita, gli usi ed i costumi di una Dimora nobiliare dell’epoca.

( visite ore 10/11,30 *15/16/17 )

adulti € 10 * bimbi gratis fino a 10 anni*

Prenotazione obbligatoria al 3394105153 /3480468636 * segreteria@castellodimarchieru.it