CULTURA- Pagina 49

I portici, che invenzione!

I privilegiati passaggi di Torino realizzati in quattro secoli di storia

Caldo rovente, freddo e pioggia, i portici sono un passaggio sicuro in qualsiasi stagione e a qualsiasi temperatura. Adornati da bei negozi, eleganti ristoranti e bar, librerie e ogni tipo di esercizio commerciale, queste gallerie sono un rifugio protetto, ma anche una ariosa e piacevole veranda sulla citta’. A Torino ne abbiamo ben 18 chilometri, di diversi stili e materiali, quelli in pietra grigia di via Po che sfociano da una parte su piazza Castello e dall’altra su piazza Vittorio Veneto, i razionali di via Roma costruiti in marmo, quelli di via Cernaia e via Pietro Micca (la Diagonale) realizzati con uno stile eclettico e decorati da soffitti colorati.

Quale e’ stata la genesi dei portici torinesi? E perche’ furono costruiti?

La ragione era “nobile” ovvero permettere ai regnanti e alla coda aristocratica di passeggiare per la citta’ stando sempre al riparo. La costruzione dei portici, tuttavia, rientrava anche in un preciso disegno politico che voleva trasformare Torino da una citta’ di provincia in una rispettabile capitale, in un luogo rappresentativo e magnifico; costituiscono, inoltre, un fenomeno architettonico unico che ha dato vita ad una zona pedonale molto estesa, la piu’ grande d’Europa. I primi portici di Torino risalgono al periodo medievale ed erano siti a piazza delle Erbe, oggi Palazzo di Citta’, ma solo nei primi anni del 1600 per volonta’ di Carlo Emanuele I di Savoia venne realizzato il porticato di piazza Castello con un progetto di Ascanio Vittozzi, artefice di altre importanti ristrutturazioni.

L’edificazione prosegui’ con gli archi che arrivano fino a piazza San Carlo mentre un secolo dopo vennero ridisegnati, da Benedetto Alfieri, quelli di piazza Palazzo di Citta’. Nel 1800, poi, furono completate le volte di Piazza Castello, piazza Carlo Felice e piazza Statuto e per creare una uniformita’ strutturale e di design anche le due stazioni ferroviarie di Torino, Porta Nuova e Porta Susa, vennero dotate di deliziosi portici.

Negli anni ’30 del secolo scorso ci fu la ristrutturazione dei porticati di un tratto di via Roma in seguito alla demolizione e alla ricostruzione completa di alcuni isolati che vide la rimozione di diversi antichi impianti romani e medievali collocati poi nei musei cittadini. Tra gli ultimi (in senso temporale) passaggi coperti edificati ci sono quelli di piazza Bodoni, piu’ semplici e sobri rispetto agli analoghi monumentali e maestosi.

La storia dei portici di Torino, dunque, copre quattro secoli di storia, rappresenta la volonta’ di fare di Torino una citta’ monumentale, il proposito di creare un modello architettonico urbano funzionale ed originale, ma anche fiero e sorprendente grazie alla varieta’ degli stili di questi iconici passaggi, da quelli piu’ regali a piazza San Carlo a quelli vivaci e particolareggiati di via Pietro Micca. I piu’ famosi e amati rimangono, comunque, quelli di via Po, realizzati da Amedeo di Castellamonte in pieno periodo Sabaudo, che mettono in comunicazione la parte vecchia di piazza Castello con il Po e la Collina regalando a chi li percorre scorci di unica bellezza.

Il fascino e il valore razionale dei portici ha colpito molti personaggi celebri come Mark Twain che diceva, nel 1880: «si cammina dall’una all’altra di queste spaziose vie sempre al riparo” o Giorgio De Chirico che affermava “Questi portici danno alla città l’aria di essere stata costruita apposta per le dissertazioni filosofiche”.

Il loro charme e’ indiscutibile, ma e’ evidente anche la loro vocazione sociale, sotto i portici, infatti, le persone passeggiano, si incontrano, frequentano i caffe’ e i ristoranti sempre protetti dalla pioggia, ma anche dai bollenti raggi del sole estivi. Queste vie privilegiate simboleggiano il cuore di Torino, la sua storia, la vita sobria e allo stesso tempo vibrante di questa unica citta’.

Maria La Barbera

Amanda Sandrelli, Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi: incanti e decanti a Villa della Regina

La terza edizione del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa”, ideata e diretta dal Maestro Francesco Mazzonetto, si avvia verso la conclusione e Domenica 23 giugno chiude con l’omaggio al Maestro Ezio Bosso.

Venerdi 21 giugno, nei Giardini di Villa della Regina, compare un pianoforte a coda suonato a quattro mani. Il tempo è sospeso e la città, che corre frenetica verso il fine settimana, si scorge dall’alto. Quella a cui assisto è una lezione di bravura concertistica perfettamente governata dai Maestri Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi, e a una storia della sera raccontata alla maniera dei cantastorie con la voce elegante e suadente di Amanda Sandrelli. Va così in scena lo storico duello musicale tra Mozart e Clementi. La serata fa parte del programma del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa” fortemente voluto dal suo direttore artistico, il Maestro Mazzonetto. Ma come ci siamo arrivati? Ho la possibilità di incontrare i protagonisti la mattina dopo. I volti dovrebbero essere stanchi, invece vedo i tratti rilassati di chi ha appena fatto qualcosa che ama e porta avanti con passione. Vedo tre artisti, ma soprattutto vedo una bella amicizia. E allora parto dalla più classica delle presentazioni.

Come vi siete conosciuti? Ho l’impressione che questo spettacolo non sia frutto di un incontro casuale destinato a non aver seguito.

Sandrelli: ho conosciuto Francesco tramite mio figlio che suona il pianoforte. Loro si sono incontrati in una master class e son diventati amici. Poi ci siamo incontrati tra genitori ed è nata un’amicizia anche tra noi. Francesco è un talento naturale e la possibilità di lavorare con lui è per me un privilegio. Notavo ieri come non tutti gli artisti si commuovano e abbiano il piacere di ritrovare il talento in un ragazzo così giovane. A me sembra così naturale, eppure non è così. Ci sono maestri, registi o attori addirittura irritati dalla bravura in una persona giovane. Io invece se scorgo il talento me ne innamoro e, se è possibile fare qualcosa insieme, lo considero un regalo. Il maestro Luisi invece l’ho conosciuto tramite Francesco e vederli insieme è meraviglioso.

Luisi: ho conosciuto Francesco una decina di anni fa, nel 2016, a 16 anni, è venuto al concorso di Osimo dove sono direttore artistico. Gli consegnai un premio speciale per il pezzo che portò: la sonata Op 22 di Schubert. Posso dire di conoscerlo sin dal suo esordio artistico, e ho visto I suoi primi successi. É un pianista maturo che suona non solo con talento ma con intelligenza e maturità. Si sa interfacciare con il mondo dell’arte di oggi. Gli artisti sono artisti del proprio tempo e lui ha la capacità di proporsi anche creando un festival con tante sfaccettature che non sono solo quelle della musica classica ma che sfociano anche nella contemporaneità. Francesco è un artista moderno. Nel suo ultimo disco per Sony, dove interpreta autori italiani poco suonati, lui dimostra un interesse culturale che è nato e cresciuto in conservatorio ma che si affaccia su un panorama decisamente internazionale.

Mi ero ripromessa di non usare il cliché dell’età. Non amo sentir parlare di giovane musicista o giovane scrittore a 26, 28 o 30 anni. Mazzonetto anagraficamente è giovane, ma ha un percorso ormai spianato a livello internazionale, costellato di successi e di conferme anche da mostri sacri come Uto Ughi, che lo ha invitato al suo festival. E poi appare subito chiaro, dal piglio con cui parla del Festival Regina in Musica, come lui lavori davanti e dietro le quinte per organizzare, promuovere e presentare. E allora facciamo un bilancio di questa 3 edizione?

Mazzonetto: non potrei che essere soddisfatto. Ad oggi abbiamo avuto una grande risposta del pubblico nonostante la pioggia. E vedo che le persone hanno capito che a giugno hanno un appuntamento fisso con la bellezza architettonica e musicale. Questo festival si sta affermando nel palinsesto culturale della città. E Villa della Regina è un luogo di accoglienza. Non ho scelto a caso questo posto. Io volevo far vivere ai torinesi un palazzo che è stato chiuso e dimenticato per troppi anni.

Sandrelli: le cose belle possono stare insieme. In Italia siamo pieni di risorse artistiche e a volte ci sono luoghi di cui non ci prendiamo cura. Questo festival aiuta a scoprire e sistemare un luogo: qui l’arte aiuta l’arte.

Mazzonetto: io sono grato agli sponsor che ci hanno sostenuti e accolti qui. L’ho detto ieri: sono raggi di sole tra nuvole nere. Questo è un luogo di pace e di ascolto. L’ho visto nel pubblico del festival. E anche la scelta dei protagonisti di ogni serata non riguarda solo la qualità a livello artistico ma anche a livello umano. Ho cercato di portare qui artisti sinceri, onesti anche perché queste sono qualità che il pubblico riconosce subito. Se uno finge, vieni scoperto. E quando ho pensato al duello tra Mozart e Clementi, ho scelto subito Amanda come voce narrante.

Già, un duello tra due mostri sacri della musica: Wolfgang Amadeus Mozart e Muzio Clementi. Come avete costruito questo spettacolo?

Sandrelli: Francesco mi ha mandato due articoli e da quelli ho iniziato a documentarmi. Ho cercato di imbastire un discorso teatrale e poi insieme ai maestri ci siamo confrontati per capire come il testo potesse servire alla musica e come la musica potesse completare il testo. Alla fine ho inserito una lettera di Mozart che ci restituisce un uomo che chiedeva di essere ascoltato. Mozart è stato dipinto come un esaltato, uno sbruffone, e per carità c’era anche questo. Ma nelle sue lettere, che io leggo e rileggo, si scopre un lato tanto umano quanto commovente.

Non sveliamo troppo di questo spettacolo, chi legge potrebbe intercettarlo in futuro e decider di venire a sentirlo. Perché non lo abbandonate, vero? Questo lavoro va portato nelle scuole. O magari si potrebbe portare I ragazzi in un auditorium cittadino…

Mazzonetto: ci sto lavorando parlandone con presidi e istituzioni. E a dir la verità posso dirti che in molte aule magne delle scuole ci sono bellissimi pianoforti che nessuno suona mai. Porteremo avanti il progetto, c’è molto da fare ma a me la stanchezza di tutto il lavoro che ne deriva non mi pesa.

Sandrelli: e qui la giovane età aiuta!

Quando parlate di ascolto, ammetto ieri di aver scoperto un Mozart diverso. Nella freschezza di alcuni passaggi ci ho sentito note jazz e sentori modernissimi, come se quei brani fossero stati scritti ieri.

Luisi: perché la musica è contemporanea e si fa nel momento in cui suoni. Riproduciamo Mozart ma siamo noi e siamo nel 2024. Il nostro modo di suonare non sarà mai quello del 1700 e la nostra interpretazione non assomiglierà mai a quella del suo tempo. Si studia e si studia tanto, si fa ricerca ma il compito dell’interprete, come diceva Busoni, è quello di ridare vita all’opera e di ricrearla. Il compositore dà indicazioni che contengono il senso, cosa ci ha volute dire. Immagina il messaggio in una bottiglia. Sta all’interprete scoprire quel messaggio e trasmetterlo al pubblico. Vede, spesso mi criticano definendomi performer. Mi chiedono come mai non compongo, che poi in realtà io compongo anche. Ma ci sono musicisti che compongono senza comunicare niente. Anche il performer può creare. Non si limita a eseguire. Entra in un pezzo, ne comprende lo stile dell’autore, attraversa l’opera e la restituisce. Alla fine è come se l’avesse creata lui stesso. Certo ci vuole coraggio.

In che modo serve il coraggio?

Luisi: Liszt diceva che la più grande virtù di un musicista è il coraggio. Ma il coraggio non è solo andare davanti al pubblico e vincere l’ansia da palco, ma affrontare qualcosa di diverso, di nuovo.

Sandrelli: bellissima anche la frase di Mahler “la tradizione è custodire il fuoco, non venerare le ceneri”.

Come in Teatro quando affronti un classico…

Sandrelli: esattamente come in Teatro. Ti svelo un segreto. Tu porti in scena un personaggio e dopo la prima o anche dopo cinquanta repliche, lo fagociti e lo digerisci. E se il regista è bravo ti dirà che non può più dirti come fare un gesto o dire una battuta, perché tu conosci quel personaggio meglio di lui. Tu lo puoi far rivivere.

Cosa che non sempre riesce. Ho visto allo Stabile uno Shakespeare con musica elettronica e avrei voluto prendere a testate la produzione.

Sandrelli: perché non basta mettersi i giubbini di pelle o la musica elettronica per modernizzare Shakespeare. Che poi non c’è niente da modernizzare. Ci sono opere che raccontano dinamiche universali che travalicano il tempo. Ma quei testi li devi leggere cento volte o finché non hai capito il messaggio del suo autore. Ti devi mettere in ascolto. Però lascia che ti dica una cosa: a volte si può uscire da teatro anche senza aver capito un’opera. Ti metti in ascolto e poi ti chiedi: mi è piaciuta? A volte non c’è niente da capire.

Mazzonetto: veniamo da un secolo dove la musica doveva essere capita. Spesso la gente è intimidita dalla musica classica perché crede di non comprenderla. Ma questo è un retaggio del passato dove spesso la musica è stata descritta in termini poco comprensibili. Abbiamo la responsabilità oggi di riportare la musica al pubblico. A volte capita che la gente applaude quando il brano non è ancora concluso. A me non dispiace perché sento che quell’applauso nasce da un sentimento che non ti permette di trattenerti.

Maestro Mazzonetto, lei Domenica 23 chiude il Festival ricordando il Maestro Ezio Bosso. Lei ha avuto modo di studiare con lui, magari in quelle lezioni aperte che faceva a Palazzo Barolo?

Mazzonetto: andavo a quelle lezioni, aspettavo che terminasse e poi passavamo il tempo a chiacchierare e discutere. Avevo conosciuto Ezio prima di Sanremo, avevamo lo stesso manager, e lui mi ha insegnato come si potesse vedere un altro modo per rapportarsi alla musica. All’epoca registravo il primo cd per Sony, lui mi consigliò una melodia di Gluck trasferita da Sgambati. Successivamente scoprii che per lui questo brano fu molto importante perché proprio con questo aveva ripreso a suonare il pianoforte dopo una lunga degenza. Nel mio secondo CD, uscito poco fa sempre per Sony, ho inserito un brano di Ezio. Era una persona che riempiva una stanza, con una cultura immensa. L’ambiente accademico non è stato in grado di cogliere a pieno il valore che Ezio poteva portare alla musica. L’apparizione sanremese fu criticata mentre Ezio aveva compreso il valore che un’ospitata potesse avere per la divulgazione. Da quando ho ideato questo Festival nel 2022, inserisco sempre momenti per ricordarlo.

E se domani, prima di avvicinarsi al pianoforte lei dovesse ripensare a un consiglio di Ezio Bosso, cosa le verrebbe in mente?

Mazonetto: Che la musica si fa tutti insieme.

Sandrelli e Luisi devono correre a prendere un treno. Mazzonetto resta qui a coccolare la sua creatura, l’international Music Festival Regina in Villa, e a metterla poi a riposo sino al prossimo anno. E Torino? Torino farebbe bene a tener d’occhio questo suo enfant prodige che sulla carta avrà anche 26 anni, ma sulle spalle ha il fardello necessario per prenderci per mano e guidarci verso altre storie, sensazioni e duelli. L’unica cosa che serve a noi è un pizzico di coraggio per scoprire e una buona dose d’ascolto per lasciarci sorprendere.

Lori Barozzino

 International Music Festival Regina in Villa

c/o Villa della Regina

Domenica 23 Giugno ore 20

Concerto Omaggio a Ezio Bosso

Francesco Mazzonetto (pianoforte), Stefano Aiolli (violoncello), Anton Gerasimov (violino)

Il biglietto è quello per visitare Villa della Regina.

Sold out all’Accademia Albertina per la laurea honoris causa a Marina Abramovic

Marina Abramovic vola a Torino per la lectio e il diploma honoris causa in tecniche performative per le arti visive, che le sarà consegnato all’Accademia Albertina il 23 giugno. L’ Accademia Albertina ha ricevuto richieste per assistere alla cerimonia per Marina Abramovic pari ad almeno cinque volte il numero di posti disponibili. Purtroppo la capienza del salone d’onore è limitata a soli 120 posti, e non sarà possibile accettare tutte le numerose prenotazioni giunte all’ufficio comunicazione dell’Accademia. Sarà possibile seguire la cerimonia in differita su canale 20 Accademia Albertina di Facebook e sul canale youtube della stessa. È giunta la conferma che il Miur finanzierà il progetto di recupero dei luoghi aulici, la sala azzurra e il salone d’onore e del cortile interno. Sono le principali novità che riguardano l’Accademia Albertina, che annuncia iniziative in Italia e all’estero, dagli Stati Uniti fino al Giappone.

 

Mara Martellotta

San Giovanni al museo: aperture straordinarie

Come ogni anno, la Fondazione Torino Musei invita i torinesi a celebrare la Festa di San Giovanni, Santo Patrono della città, trascorrendo la giornata alla GAM, al MAO e a Palazzo Madama.

Per l’occasione lunedì 24 giugno la GAM e il MAO saranno aperti, inoltre le collezioni permanenti dei tre musei civici e le esposizioni collegate saranno visitabili alla tariffa speciale di 1€.

Aggiungendo 1€ si potranno visitare anche le mostre temporanee Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte e Expanded – I paesaggi dell’arte alla GAM e Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded al MAO.

La tariffa a 1€ si applica anche ai possessori di Abbonamento Musei.

Cosa si può visitare:

 

  • Alla GAM: oltre alle collezioni permanenti, il pubblico potrà visitare le mostre temporanee Jacopo Benassi. Autoritratto criminale in Wunderkammer, Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte (+1€), Expanded – I paesaggi dell’arte (+1€)

  • Al MAO: i visitatori possono scegliere fra le cinque gallerie delle collezioni permanenti e Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded (+1€).

 

  • A Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti, i visitatori potranno visitare le mostre temporanee La meraviglia della seta e del peltro a Torino e Teatri e teatrini. Le arti della scena tra Sette e Ottocento nelle collezioni di Palazzo Madama.

LE VISITE GUIDATE

Diverse le visite guidate proposte da Teatrum Sabaudiae: di seguito i dettagli.

 

GAM

15:00 –> Mostra Italo Cremona – visita guidata

15:00 –> Lettere dalla notte – workshop

16:30 –> Lettere dalla notte – workshop

16:30 –> Mostra Italo Cremona – visita guidata

Costo delle visite guidate: 7 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Costo dei workshop: 5 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

 

MAO

ore 15:00 –> Mostra Trad u/i zioni d’Eurasia Reloaded

ore 16:30 –> Visita tematica: Cina e Paesi islamici dell’Asia

Costo delle visite guidate: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

 

PALAZZO MADAMA

15:00 –> Visita tematica: Da castello a museo

16:30 –> Visita tematica: Il Palazzo delle Madame Reali

Costo delle visite guidate: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Guido Gozzano “genovese”

La Superba davvero fu importante per i suoi forti legami che aveva con Guido Gozzano, ma chi si è occupato di lui come poeta non ricorda che quei genovesi, amici e colleghi suoi, dell’età adulta. Il suo approdo marino quindi, non va considerato allo stesso modo che per quegli altri che, già adulti, dal Piemonte(via Alessandria-Novi Ligure-Ronco Scrivia) in treno raggiunsero  la Riviera e, curiosi, scesero magari a Principe (se proprio vogliamo nominare una stazione ferroviaria genovese), lasciando alle loro spalle il cielo grigio-livido che pesa su Torino per tanti giorni all’anno, ed erano più sensibili al fascino, che ancora oggi suscita in noi la vista del cielo terso che si stacca sul mare azzurro di Liguria, anche nella brutta stagione.

Segnale allora che azzurro è detto da Guido il color di lontananza(così nei versi intitolati «La più bella», che ripropongo nella pagina illustrata più volte pubblicata dall’editore Viglongo), e ricorderò che, per tutto il Rinascimento, anche la linea dell’orizzonte, dipinta sullosfondo di paesaggi e ritratti, era stata azzurra e proseguo senza altre dimore, poiché profondi erano i legami che univano a Genova Guido Gozzano!

A Genova il mazziniano poi deputato e commendatore Massimo Secondo Mautino (1816-1873) aveva sposato Rosina Origone (1829-1860), sua seconda moglie e madre di Diodata (1858-1947), oltre che nonna di Guido(1883-1916).  Fu là che Diodata, orfana di entrambi i genitori, visse con i nonni materni finché,diciannovenne, non fu portata ad Agliè dal padre di Guido, che, proprio a Genova, l’aveva impalmata e fusempre là che ella scelse, a padrino di battesimo per quelsuo figlio, Davide Castelli (1847-1931), un filodrammatico del teatro genovese (il cui profilo biografico incontriamo nel: Teatro popolare e dialettale: indagine enciclopedica sul teatro Piemontese, un fortunato libro di Domenico Seren Gay pubblicato nel 1977). Castelli che, per il teatro, scrisse in genovese alcune opere (destinate al successo perfino nei teatri subalpini), è tuttora ricordato come lo scopritore del talento di Gilberto Govi.

Ma allora, dal momento che aveva certamente a vedere con Castelli, perché non ricordare che a Genova la mamma di Guido aveva calcato per le prime volte la scena! E perché poi non pensare che, sempre su invito diCastelli, anche Guido proprio là avrebbe seguito i suoi passi? Ma c’è dell’altro, che fa credere che Castelli gli abbia reso facili altri incontri favorendolo in altri contatti che poi si rivelarono importanti per Guido. Infatti, a Genova, egli si approfondì nella fotografia, fotografiache certamente – come ho potuto provare – fu oggetto dei suoi primi interessi ad Agliè, grazie al francese Paul-Gaston-James Dosne (1855-1921), amico di famigliache, oltre ad essere ingegnere chimico di fama, era unfotografo, iscritto alla Société française de photographiefin dal 1897. Allora ricordiamo ancora che fu a Genova che Gozzano sentì forte il richiamo per il cinematografo, non tanto, perché ammirato delle foto delle soubrette le cui foto erano di facile accesso a Genova – come ha affermato qualcunoma perché era in contatto con lo studio fotografico Sciutto e Bosella.

Che contatti e incontri fossero stati favoriti dal padrino Castelli, noi non possiamo negarlo… Sappiamo che lavori fotografici di quei fotografi furono esposti a Torino, in una mostra fotografica (tra le prime realizzate nella capitale subalpina), e che, soli, furono oggetto di una segnalazione di Gozzano per la recensione, pubblicata nel 1914, che diventò famosa perché in essa definì la fotografia «L’arte nata da un raggio e dal veleno»! Eallora potrà non essere irrilevante ricordare che il nome di quei fotografi è legato al cinema genovese degli esordi!

Ma non solo questo, infatti a Genova viveva Mario Duboin (1879-1951), il cui nonno paterno era stato quel cav. (Carlo) Felice Amato (Giuseppe) Duboin (1796-1854) che sotto il suo nome tante pagine preziose per la storia del diritto sabaudo aveva raccolto in una ricca collana di volumi (ancora oggi di notevole interesse da parte degli storici). Mario, oltre che nipote di zia Diodata, era un ufficiale del Corpo Reale dei Carabinieri e nel 1908 aveva sposato la genovese Lina Maglio. AGenova nacquero i primi figli della coppia: Olga nel 1910, e Carlo nel 1912, quindi, se Umberto, Carlo e Ada videro la luce in altre città d’Italia (come capitava nelle famiglie dei dipendenti dello Stato costretti a spostarsi da una sede all’altra), gli ultimi due, Piero e Guido, furono, di nuovo, entrambi genovesi di nascita. Così è certo che la cartolina (con il villino Meleto fotografato da Celeste Scavini), che nell’estate del 1915 la zia Diodata glie l’aveva mandata a Cagliari, dove, all’inizio di giugno di quell’anno, era nato Umberto, il padre del mio amico Mario (omonimo nipote del precedente, che qui ringrazio, perché ha messo a mia disposizione quasi tutte le immagini per queste pagine).

E allora vediamoli,quei cugini “genovesi” di Guido (anche se Mario si sentì sempre torinese perché tra noi era nato) nel bel ritrattoda sposi, che qui si affianca a quello di “zietta Diodatacon il figlio Poeta, in una fotografia che, tra le ultime di lui, sempre fu molto cara a tutti, in casa Duboin…

Quindi, in ossequio al loro comune antenato, ricordiamo in ultimo la Genova romantica, che certamente fu cara ai nonni Mautino, e, da una raccolta di vedute della Città,pubblicata negli anni Ottanta dell’Ottocento, rimaniamo fermi sullo scorcio di San Lorenzo, perché quell’angolo di Genova certamente fu caro anche al nostro Gozzano, che lo frequentò fin dai suoi primi anni!

Carlo Alfonso Maria Burdet

(Dedico queste pagine a Giovanni Abrate, mio vicino di banco degli ultimi anni di liceo, che, da sempre appassionato di fotografia e di cinema, dalla sua residenza in Florida, è intervenuto per migliorare l’apparenza del materiale iconografico che ora propongo).

Alla scoperta della chiesa dello Spirito Santo con il Touring club

Sabato 22 giugno i volontari del Touring Club Italiano aprono le porte della Chiesa dello Spirito Santo, gioiello architettonico e artistico situato nel cuore della città.

Dal 21 al 23 giugno la bellezza è per tutti grazie al Touring Club Italiano con Aperti per Voi Sotto le Stelle: una grande festa diffusa, in occasione dei 130 anni del TCI, con visite a luoghi aperti eccezionalmente per l’occasione, così da permettere a tutti di conoscere e ammirare piccoli e grandi tesori del nostro Paese. Chiese, Palazzi, Monumenti e aree archeologiche vedranno aperture straordinarie e serali per raccontare storie, svelare spazi normalmente non accessibili, riscoprire luoghi e dettagli in ambienti suggestivi, fino al tramonto…e aspettando le stelle.

 

A Torino, l’appuntamento è per sabato 22 giugno dalle 11.00 alle 21.00alla Chiesa dello Spirito Santo.

Durante la visita, i volontari Touring permetteranno a tutti di scoprire i tesori nascosti dietro le porte di questo gioiello architettonico nel cuore della città: partendo dal Crocifisso ligneo del Cinquecento – venerato per i suoi presunti miracoli – fino al gruppo ligneo raffigurante la Crocifissione, capolavoro dello scultore torinese Stefano Maria Clemente. Senza dimenticare la preziosa croce lignea processionale, opera di Pietro Piffetti, che rappresenta un’eccellenza delle maestranze settecentesche, in particolare dell’ebanisteria alla Corte Sabauda.

L’accesso a questa iniziativa è senza prenotazione, con donazione. Maggiori info alla pagina dedicata.

Chiesa dello Spirito Santo

Aperti per Voi Sotto le Stelle è frutto della ultradecennale esperienza del progetto Aperti per Voi del Touring Club Italiano che, dal 2005, si impegna a diffondere la consapevolezza che i patrimoni del nostro Paese siano un bene condiviso e che, quindi, sia compito di tutti prendersene cura. Proprio per questo, per partecipare alle iniziative del 21, 22 e 23 giugno è prevista una donazione libera a sostegno dei progetti del Touring Club Italiano, così da continuare a prenderci cura dell’Italia come bene comune.

Tutti i programmi di Aperti per Voi sotto le Stelle, le modalità di partecipazione e di prenotazione (dove prevista) sono su www.touringclub.it/sottolestelle

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

LUNEDI 24 GIUGNO

Come ogni anno, la Fondazione Torino Musei invita i torinesi a celebrare la Festa di San Giovanni, Santo Patrono della città, trascorrendo la giornata alla GAM, al MAO e a Palazzo Madama.

Per l’occasione le collezioni permanenti dei tre musei civici e le esposizioni collegate saranno visitabili alla tariffa speciale di 1€.

Aggiungendo 1€ si potranno visitare anche le mostre temporanee Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte e Expanded – I paesaggi dell’arte alla GAM eTradu/izioni d’Eurasia Reloaded al MAO.

La tariffa a 1€ si applica anche ai possessori di Abbonamento Musei.

(comunicato stampa in allegato)

Vi segnaliamo in particolare:

Venerdì 21 giugno dalle 18:30 al tramonto

LUCI D’ARTISTA SUMMER SOLSTICE

Luce e parola poetica – ACCADEMIA DELLA LUCE

Domenica 23 giugno dalle 15 alle 18

EVOLVING SOUNDSCAPES FILM CLUB

MAO – performance nell’ambito del public program di Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded

Una selezione di film dalla regione SWANA (Asia Sud occidentale/Nord Africa)

 

Giovedì 27 giugno dalle 18:00

SILENZIOSUONO-SOUNDSILENCE

GAM – inaugurazione mostra e performance

 

Dal 27 giugno 2024 al 13 gennaio 2025

CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il Po

Palazzo Madama – apre la nuova mostra

“Suggestioni letterarie” ad Agliè

Sarà  il gruppo di scrittura dell’ASD di Castellamonte ad avviare, il 15 giugno, alle 17, le attività della sede dell’Associazione culturale I.RI.D.E, in via Principe Amedeo 15 ad Agliè. La neonata sede è  stata inaugurata lo scorso primo maggio dalla presentazione dell’opera restaurata di Domenico Buratti “La madre” ( 1906- 1910?), alla presenza del Segretario Generale alla Cultura Mario Turetta. Il restauro dell’opera è  stato eseguito da Sara Stoisa, restauratrice e art collection manager specializzata nella conservazione, gestione e archiviazione delle collezioni d’arte, e Annalisa Savio, restauratrice di Beni Culturali, ora impegnata nel restauro dei soffitti lignei e dei  mosaici del Duomo di Monreale.

Il 15 giugno si esibirà  un gruppo formato da Concetta Palato, Walter Kiesl e Roberta Vota, che proporranno suggestioni letterarie, alcuni brani inediti scritti durante le lezioni tenute presso la sede di Castellamonte dalla giornalista e autrice Debora Bocchiardo. Il breve saggio dal titolo “Suggestioni letterarie” sarà introdotto e concluso da una esibizione degli allievi di danza dell’ASD Il Volo. Il pomeriggio di letture, realizzato grazie alla gentile ospitalità del critico d’arte e scrittore, prof. Giovanni Francesco Cordero, direttore della rivista Iride e consigliere per l’arte contemporanea del ministro della Cultura Urbani, è frutto di una ricerca sensoriale su se stessi per rendere le descrizioni più accattivanti e vivide con la tecnica “show don’t tell”.

L’evento a ingresso gratuito si svolgerà presso l’ottocentesco cortile interno, tra rose, panche antiche e il piccolo ninfeo, una cornice che rende omaggio allo scrittore Guido Gozzano e che si addice ad un momento di pausa dalla quotidianità per dedicarsi alla lettura, all’arte, alla scrittura e alla danza.

 

Mara   Martellotta

Sarà estate “su di giri” a “Camera”

Negli spazi di via delle Rosine, a Torino, due grandi mostre dedicate all’americana Bourke-White e al bresciano Paolo Novelli

14 giugno/6 ottobre e 14 giugno/21 luglio

Due mostre “da lode”. Entrambe prendono il via giovedì 14 giugno. La prima é una retrospettiva che raccoglie 150 immagini della prima fotografa di “Life”, l’americana Margaret Bourke-White che si protrarrà fino a domenica 6 ottobre; la seconda è invece una personale che riunisce una selezione di opere di Paolo Novelli, che si concluderà domenica 21 luglio prossimo.

A cura di Monica Poggi, la rassegna dedicata a Margaret Bourke-White arriva nelle sale di “Camera” dopo il successo delle mostre dedicate ad altre due grandissime “signore” e “pioniere” della fotografia del Novecento, Eve Arnold e Dorothea Lange, alla cui altissima qualità operativa, ben s’affiancano gli scatti di Bourke-White (New York, 1904 – Stamford, 1971), capaci di raccontare la “complessa esperienza umana” sulle pagine delle più importanti riviste dell’epoca, superando con convinta determinazione tutte le barriere ed i confini di genere. L’artista, newyorkese del Bronx, fu la prima fotografa straniera ad ottenere il permesso di scattare foto in URSS e la prima donna fotografa a lavorare per il settimanale “Life”. La sua carriera professionale inizia nel 1927, con scatti “a tema industriale: “l’industria– affermava – è il vero luogo dell’arte … i ponti, le navi, le officine hanno una bellezza inconscia e riflettono lo spirito del momento”. All’orizzonte, erano ormai palesi i nefasti segnali della “Grande Depressione” e anche Margaret con il futuro marito, lo scrittore Erskine Caldwell, intraprende un viaggio “letterario – fotografico”, di appassionata ricerca e documentazione sociale, nel Sud, che la portò alla pubblicazione del libro “You Have Seen Their Faces”. Anno fatale, il 1936. Il 23 novembre di quell’anno, il primo numero della rivista “Life” utilizzò una sua foto per la cover, uno scatto dei lavori finiti (grazie al New Deal) della diga di Fort Peck, Montana. Un’immagine che fece il giro del mondo di cui troviamo preziosa testimonianza a “Camera”.

Immagine emblematica della modernità di una resa fotografica in bianco e nero dove appare forte l’attrazione per una certa “pittura cubista” – la sovrapposizione dei piani, le ben definite geometrie astratte, così come la “riduzione dell’immagine compositiva da tridimensionale a bidimensionale” – non meno che per narrati di forte suggestione “onirico-metafisica” trainati nel tempo, fino agli anni Cinquanta, da basilari cifre astratte che la porteranno anche a tentare, con notevole successo, interessanti esperimenti di “fotografia aerea” sempre composti nel matematico rigore delle forme. Tanti i reportages per “Life”: dalla seconda Guerra Mondiale all’assedio di Mosca, dalla guerra in Corea alle rivolte sudafricane. Fu in Russia nel ’41, quando venne invasa dai nazisti e, grazie (pare) all’intervento di Roosevelt, scattò il primo ritratto (non ufficiale, ma l’unico per molti anni) di Stalin, con circolazione autorizzata al di fuori dell’URSS. Fotoreporter, a seguito dell’esercito americano, documentò anche l’entrata delle truppe statunitensi a Berlino e gli orrori di Buchenwald. Il tragico stop nel ’53, quando, all’età di soli 49 anni, venne colpita dal “morbo di Parkinson”. Anni di fatica, di coraggio e dolore, in cui prevalentemente si dedicò a scrivere la sua autobiografia “Portrait of Myself”, pubblicata nel 1963. Fino alla morte, dopo una caduta nella sua casa di Darien (Connecticut), all’età di soli 67 anni.

Fino a domenica 21 luglio, la “Project Room” di “Camera” ospiterà invece, sotto la curatela del direttore artistico del Centro, Walter Guadagnini“Il giorno dopo la notte”, personale di Paolo Novelli (classe ’76), fra i più noti esponenti della fotografia contemporanea di ricerca, “filosoficamente” legato al tema assai praticato dell’“incomunicabilità”. La mostra riunisce due cicli di lavori del fotografo bresciano (“La notte non basta” e “Il giorno non basta”) realizzati fra il 2011 ed il 2018, in “analogico” in un rigoroso bianco e nero. Unico il soggetto: le “finestre”, fissate al chiarore del giorno o al chiaro di luna, “attrici” di per sé assai poco seducenti sulle facciate di edifici, a far da “quinta”, ancor meno seducenti. Il primo ciclo presenta uno scorrere di “notturni”, dove le finestre (coperte da persiane chiuse) fanno capolino dal buio “dialogando con la luce dei lampioni”; il secondo si concentra sulla luce diurna che tocca le sagome geometriche delle finestre “murate”, forme astratte, minimali, sulla superficie dell’edificio. A dominare è proprio il senso dell’“incomunicabilità”, dell’assenza di afflati umani e dell’inefficienza del giorno e della notte. Entrambi fuori gioco, “in un morandiano affondo misterico”, nell’imprimere una svolta alle “magagne” quotidiane.

Gianni Milani

Margaret Bourke-White e Paolo Novelli

“CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Dal 14 giugno al 6 ottobre

Orari: lun. – dom. 11/19; giov. 11/21

Nelle foto: Margaret Bourke-White “Fort Peck Dam”, 1936 e “Douglas Four Over Manhattan”, 1939; Paolo Novelli “Days n. 3”, 2018 e “Study n. 2”, 2011

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

SABATO 15 GIUGNO

 

Sabato 15 giugno ore 10

MISTERI AL MUSEO

Palazzo Madama – attività per famiglie a cura di Cultural Way e Misteri in villa

Hai mai risolto un giallo tra dipinti, sculture e opere d’arte?

Arriva Misteri al Museo! Un nuovo format interattivo in cui insieme alla tua squadra ti troverai all’interno di una vera e propria indagine comedy da risolvere. I partecipanti divisi in team completeranno un percorso accompagnati dai personaggi della storia alla scoperta dell’incredibile bellezza di Palazzo Madama! Un’esperienza avvincente adatta ad ogni tipo di pubblico.

Le visite spettacolo sono a cura di Misteri in villa e CulturalWay.

Costo visita spettacolo: € 15 (biglietto di ingresso al museo non incluso)

Prenotazione obbligatoriainfo@culturalway.it / www.culturalway.it / 339 3885984 (anche su WhatsApp)

DOMENICA 16 GIUGNO

 

Domenica 16 giugno ore 16:30

BUDDHISMO: aspetti storici, culturali e iconografici nelle collezioni del MAO

MAO – Visita guidata speciale a cura di Theatrum Sabaudiae

Il percorso di visita trasversale si concentrerà sui nuclei di opere afferenti al Buddhismo trattandone origini e ramificazioni in riferimento alle diverse tradizioni dei paesi asiatici che trovano rappresentazione nelle collezioni del MAO e relative interazioni, specificità ed elaborazioni figurative a livello stilistico e simbolico. L’itinerario inizia nelle sale dedicate alla produzione artistica dell’Asia meridionale dalle più antiche espressioni dell’arte buddhista al successivo sviluppo della raffigurazione antropomorfa del Buddha, per proseguire con l’arte di Sud Est asiatico, Cina e Giappone, soffermandosi sulle interpretazioni artistiche esito dell’incontro della diffusione del Buddhismo con creatività e sensibilità locali, e concludere con il peculiare linguaggio della Regione Himalayana, manifestazione materiale della complessa ritualità e iconografia della tradizione Vajrayana. L’esperienza si propone anche come riflessione sulla funzione originaria di soggetti e manufatti in esposizione per riscoprirne valenza religiosa e utilizzo cultuale.

Info e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

Costi: 6 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei.

 

MERCOLEDI 19 GIUGNO

Mercoledì 19 giugno dalle 10 alle 15:30

TRADURRE L’IMMAGINARIO DA SHIRAZ A FIRENZE: L’ARTE VISIVA DEL LIBRO DEI RE AL MAO

MAO – giornata di studi a cura di Veronica Prestini nell’ambito del public program della mostra Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded

Intervengono Veronica Prestini, Francesca Gallori, Michele Bernardini, Nicoletta Fazio, Francis Richard, Giancarlo Porciatti.

Nella cornice del public program di Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded, il MAO propone per mercoledì 19 giugno dalle 10 alle 15:30 una giornata di studi aperta al pubblico sullo Shahnameh, Il libro dei re, prezioso manoscritto illustrato del XVI secolo opera del poeta persiano Ferdowsi, giunto in prestito in occasione dell’esposizione dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.

Il manoscritto è presentato all’interno del percorso di mostra in dialogo con alcuni tessuti e ceramiche ottomane decorate con il motivo del cintamani, caratterizzato dalla presenza di tre sfere disposte a triangolo spesso accompagnate da due o più strisce ondulate, che a loro volta rimandano alla pelle di tigre e di leopardo, le vesti che indossa Rostam, l’eroe protagonista dell’epica raffigurato nelle finissime miniature dello Shahnameh. Un’intricata sovrapposizione di simbologie e tradizioni transitate dall’antico mondo iranico a quello turco.

L’esposizione del codice al MAO è stata resa possibile grazie a un delicato e complesso processo di restauro e digitalizzazione eseguito con il contributo del MAO e dell’Istituto per l’Oriente C. A. Nallino di Roma, operazione che ne consentirà anche una più semplice fruizione da parte della comunità di studiosi.

Ingresso libero.

(comunicato stampa in allegato)

 

Mercoledì 19 giugno ore 16.30

PIANTE OFFICINALI E D’ORNAMENTO

Palazzo Madama – Lezioni botaniche “Primavera nel Giardino Botanico Medievale”

La grande varietà di piante utili coltivate nel Giardino Botanico Medievale ci consente di osservare portamenti, fogliami e fioriture di ogni tipo e di grande aiuto per rendere più ornamentali i nostri giardini e balconi: liquirizia e enula campana, altea e malva, saponaria e artemisia sono ingredienti di molte ricette in erboristeria e cosmetica ma occupano anche prati e aree selvatiche in molti ambienti del nostro territorio e per questo è utile prendere ispirazione sulle loro strategie di sopravvivenza e colonizzazione degli spazi.

Costo per ogni incontro: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ ogni incontro

Durata: 1 ora

Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
Prenotazione consigliata.

 

GIOVEDI 20 GIUGNO

 

Da giovedì 20 giugno al 9 settembre 2024

TEATRI E TEATRINI. Le arti della scena tra Sette e Ottocento nelle collezioni di Palazzo Madama

Palazzo Madama – apre la nuova mostra a cura di Clelia Arnaldi di Balme

La mostra presenta una selezione di materiali relativi alla storia del teatro, fra cui diversi nuclei di disegni scenografici: dalle opere di Filippo Juvarra per il teatro del cardinale Ottoboni contenute nei primi due volumi di disegni dell’architetto messinese, ai bozzetti scenografici dei Galli da Bibiena, dei fratelli Bernardino, Fabrizio e Giuseppe Galliari, di Pietro Gonzaga e di Romolo Liverani, realizzati per opere in musica messe in scena nei teatri di Torino, Milano e Parma dal 1750 a tutto il secolo successivo.

Accanto a questi capolavori grafici sono collocati il dipinto di Giovanni Michele Graneri che ritrae l’interno del Teatro Regio di Torino con la rappresentazione del Lucio Papirio del 1752, e il ventaglio raffigurante il Teatro Regio e il Teatro Carignano con i palchi e i nomi degli occupanti nella stagione teatrale del 1780 – 1781. La mostra è anche l’occasione per esporre una selezione di scenari per teatrini di marionette del XIX secolo, giunti a Palazzo Madama grazie al legato di Mario Moretti (1984). Si tratta di una serie di quindici fondali, ancora montati sulle bacchette originali, provenienti dal teatro detto di San Martiniano in Via San Francesco d’Assisi a Torino (sito presso la chiesa dei Santi Processo e Martiniano, oggi non più esistente), dove operava la compagnia Lupi – Franco. I soggetti raffigurati erano di attualità storico-politica e patriottici, in stretta relazione con gli ideali risorgimentali, e spesso questi oggetti riproducevano opere e balli rappresentati nei teatri veri e propri, talvolta con modifiche e revisioni critiche. Le scene erano realizzate dagli stessi pittori che operavano al Teatro Regio e al Carignano: tra gli altri, Giuseppe Bertoja, Giovanni Venere, Giuseppe Maria Morgari.  In mostra saranno inoltre presentati sei fondali e un teatrino, ovvero la struttura entro cui venivano montati e conservati i teli, provvisto di aste e pennacchi lignei.

Info: https://www.palazzomadamatorino.it/it/evento/teatri-e-teatrini-le-arti-della-scena-tra-sette-e-ottocento-nelle-collezioni-di-palazzo-madama


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html