Opera Looks Like You Oltre 1 milione di visualizzazioni su Facebook
Dal Teatro Regio riceviamo e pubblichiamo / Lanciamo sui social del Teatro il nuovo hasthag #LOperaTiSomiglia, un nuovo modo di dialogare con il nostro pubblico e, più in generale, con gli appassionati di opera e di musica che amano i grandi classici e hanno il desiderio di mettersi in gioco.
Continuiamo a credere che, nonostante la chiusura dei Teatri, la musica e l’opera siano vivi più che mai e riconfermino il loro potere benefico. Ne abbiamo avuto prova in questo mese di lockdown: il dialogo con il nostro pubblico è proseguito sui canali social e abbiamo ricevuto una grande dimostrazione di vicinanza e affetto. La sala, le poltrone, i nostri spettacoli mancano, e la chiusura del Teatro ha lasciato un vuoto enorme. Ma con #operaonthesofa la nostra platea si è spostata online ed è cresciuta raggiungendo persone che, anche in tempi normali, non avevano la possibilità di venire a Teatro.
Più di 66.000 persone, di cui il 60% dai 18 ai 65 anni e il 40% oltre i 65 anni, hanno visto le nostreopere su YouTube con Nabucco, titolo più cliccato, seguito a ruota da Carmen.
Abbiamo ricevuto messaggi entusiastici e di gratitudine dai nostri spettatori online e la platea del Regio sul sofà conta il 35% di pubblico straniero: Europa, UK, Stati Uniti e Giappone. Se su YouTube il pubblico del Regio è a maggioranza maschile, il 58% contro il 42% delle donne, su Facebook e Instagram la proporzione si ribalta
La platea dei nostri follower ha raggiunto i 63.000 utenti sui social (Facebook, Instagram, Twitter e YouTube). Su Facebook, si contano oltre un milione e centomila visualizzazioni dei post. L’#ProudToBeRegio ha coinvolto inizialmente i lavoratori del Teatro, che hanno raccontato a parole, per immagini e in musica l’orgoglio del proprio lavoro; si è poi allargato spontaneamente agli artisti che, tramite l’#, hanno dimostrato amore e attaccamento a quello che in molti hanno chiamato affettuosamente “la famiglia Teatro Regio Torino”. Questo grande affetto e senso di vicinanza è culminato con i tanti auguri che abbiamo ricevuto in occasione del compleanno, il 10 aprile.
Infine, siamo lieti di comunicare che in moltissimi stanno donando il biglietto al Regio, tramite la modalità messa a disposizione sul sito del Teatro; a oggi la proporzione dei donatori, rispetto a chi richiede il voucher, è di uno su tre. La campagna a livello nazionale denominata #iononchiedoilrimborso è nata, prima ancora che da una nostra richiesta, dal gesto spontaneo del nostro pubblico.
#LOperaTiSomiglia si ispira alla campagna di comunicazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo “L’arte ti somiglia” nell’ambito di #ArtYouReady, in rete con i musei italiani, che rende accessibile e fruibile il patrimonio artistico italiano.
Partecipare a #LOperaTiSomiglia è molto facile e divertente.
Perché si tratta molto semplicemente di un gioco.
1) Scegli la tua opera preferita o il tuo personaggio d’opera preferito
2) Cerca cose che hai in casa per vestirti e dare vita al titolo o al personaggio che hai scelto
3) Ricrea l’opera, il personaggio e scatta una foto
4) Condividila con #LOperaTiSomiglia e #teatroregiotorino e tagga il Regio su Facebook, Instagram e Twitter
Noi ricondivideremo la tua Opera!
Nella nostra gallery, oggi, domani e sabato, vi daremo qualche spunto.
Il gioco ora è nelle vostre mani.
Un lavoro importante che ripercorre la tensione dei giorni immediatamente successivi al golpe dell’11 settembre 1973 attraverso il dolore e la malattia, le parole e il senso di vuoto provocato dalla morte del premio Nobel, autore di opere indimenticabili come “Canto generale” e “Confesso che ho vissuto”.
chilometri a sud di Valparaiso dove Pablo visse i sui ultimi giorni. Dopo aver visto lo spettacolo l’autista di Neruda, Manuel Araya raccontò a Renzo Sicco i suoi sospetti sul possibile omicidio del poeta. Dalle sue parole nacque l’inchiesta che portò a esumarne la salma e a stabilire,alcuni anni fa, che il poeta cileno non morì di cancro, come recita il certificato di morte. Gli esperti identificarono “una tossina nelle ossa che potrebbe aver causato la morte” di Neruda. Un particolare importante che confermò le ombre sulle responsabilità della polizia segreta del regime di cui l’intellettuale era un fermo oppositore. Assemblea Teatro e Sepùlveda collaborarono molto anche nella rappresentazione scenica de “Le rose di Atacama” e di altri lavori, in un rapporto che dal teatro civile diventò amicizia fraterna, rinsaldando quel legame tra lo scrittore cileno e Torino che più volte Luis Sepùlveda volle rimarcare.



La pittura e l’anima rappresentano due universi strettamente connessi, come dimostra l’arte del pittore torinese Carlo Patetta Rotta.
mia vita, dopo anni trascorsi all’estero, a Londra, ed il successivo ritorno a Torino, mia città nativa. Ero già appassionato di arte e pittura, in particolar modo, sin da quando ero bambino quando, a casa di mio cugino, vedevo suo nonno pittore dipingere. Così, nel 2019, ho deciso di seguire i corsi all’Accademia torinese Pictor, tenuti dal pittore Aldo Antonietti, corsi a cui ho, in seguito, affiancato quelli tenuti dall’artista Giulia Cotterli”.
Il soggetto da cui è partita inizialmente la mia ricerca pittorica è stato sicuramente il paesaggio. In genere mi piace fissarlo, attraverso la tela, in un istante preciso in cui la sua visione mi ha incuriosito e suscitato sensazioni particolari. In genere l’approccio della mia arte, per lo più pittura ad olio, non avviene attraverso una pratica en plein air, ma in studio, cogliendo il soggetto da dipingere a partire da fotografie che io stesso ho scattato”.
“L’emergenza Covid – conclude Carlo Patetta – mi ha poi portato a sviluppare numerose riflessioni personali e a tradurle ttraverso la pittura, in particolare in un mio quadro in cui ho dipinto il crocifisso di San Marcello, che è stato trasportato in Vaticano, in occasione della recente preghiera del Pontefice contro la pandemia. Crocefisso legato a due momenti miracolosi, il primo che vide il crocifisso scampare all’incendio che devasto’ l’intera chiesa nel 1519, ed il secondo momento nel 1522, quando una processione penitenziale sancì la fine della pestilenza. Questo dipinto ha per me voluto costituire anche un messaggio di speranza, in occasione della Pasqua, che reca con sé il valore metaforico di rinascita ed uscita dell’umanità dalle tenebre verso la luce, oggi più che mai attuale e sentito”.
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
contemporanee. Con “Onori” (dopo “Resoconto” e “Transiti”) chiude la trilogia iniziata nel 2014 e definita “dell’ascolto”, perché ha destrutturato il romanzo tradizionale e buttato a mare convenzioni letterarie come trama, suspense, personaggi, inizio e fine. Lei non fa scendere in campo un narratore tipico, bensì un coro di voci che raccontano a Faye, suo alter ego, che di tutto prende nota. Ne scaturisce un affresco corale in cui si intrecciano temi come la questione femminile, quella ecologica, la famiglia come nucleo in cui i fallimenti diventano intollerabili, l’incomunicabilità, l’inganno del capitalismo,….Ritroviamo Faye a bordo di un aereo verso l’Europa dove l’attendono festival e incontri letterari. Nel sedile di fianco c’è un uomo che ha appena seppellito il suo cane e da questo dolore inizia a raccontarle sprazzi della sua vita. E’ solo l’inizio di pagine in cui appaiono e parlano tanti personaggi, per lo più legati al mondo dell’editoria. Attraverso le parole, i dialoghi, i sentimenti, le ambizioni, le delusioni e gli aneddoti di vita di giornalisti, scrittori, agenti, editor e organizzatori di festival, Faye raccoglie tanti tasselli di un’umanità confusa. In un certo senso è una saccheggiatrice di storie e vite che ruotano intorno alla letteratura e alla spettacolarizzazione di un mondo che può rivelarsi anche fasullo e irto di inganni.
Un volume corposo che comprende “Il 42° parallelo”, “Millenovecentodiciannove”, “Un mucchio di quattrini” e racconta i primi 30 anni del 900 americano. E’ stato scritto dal prolifico John Dos Passos, autore di romanzi, saggi, poesie, ma anche pittore e reporter, nato a Chicago nel 1896, morto a Baltimora nel 1970. Non fatevi impressionare dalla mole del libro perché potete gustarlo un po’ per volta, senza fretta, leggendolo come un puzzle e scegliendo le parti che più vi attraggono. Di fatto è un poderoso affresco che narra i nervi scoperti della Grande Depressione e dei conflitti sociali di un paese che ha rincorso una velocissima modernizzazione. Ritrae una trance di storia americana importante e lo fa con un linguaggio e un intreccio inediti nel panorama letterario dell’epoca. Dos Passos costruisce un capolavoro assoluto sperimentando più cifre narrative: le storie di 12 personaggi di fantasia, brevi biografie di 27 americani famosi concentrate in un paio di pagine (folgoranti quelle della dinastia dei Morgan iniziata da un albergatore e diventata scialuppa di salvataggio degli Usa tra ferrovie, banche, e tutte le ricchezze possibili; o quella del rampollo viziato e lungimirante William Randolph Hearst, l’editore più potente d’America). Poi cine-giornali con slogan pubblicitari, brani di canzoni popolari e titoli di giornale che interrompono le narrazioni e danno respiro alla lettura. Vi avventurerete anche in squarci di riprese cinematografiche e fotografiche e leggerete pagine in cui l’autore dispiega i suoi stati d’animo. Un grande intellettuale nomade che sperimentò più linguaggi artistici, viaggiò molto, conobbe personaggi della caratura di Hemingway e Fitzgerald nella Parigi degli espatriati dei ruggenti anni 20. Importante sarà anche il suo impegno politico, all’inizio come adepto del socialismo e difensore di Sacco e Vanzetti; poi la rottura con la sinistra radicale nel 1935 e la virata a destra come sostenitore del Maccartismo e detrattore del potere dei sindacati. Una decisa inversione politica che, secondo la critica, coincise con un inaridimento della vena creativa. Ma questa trilogia rimane imprescindibile per chi vuole ripercorrere alcuni elementi fondanti della grande nazione a stelle e strisce.
cambia l’ordine a parole e sillabe, le sostituisce con altre inventate che spesso sono lapsus che smascherano qualcosa di più profondo. La finestra si può aprire perché “…mica svaporiamo”, il rosbif diventa il “rospo”, il tè invece che al limone è “al salmone”, i residenti si trasformano in “rassegnanti” e la cremazione sfuma in una “crematura”.