La causa scatenante del vero inverno sarà un nucleo di aria gelida che a inizio settimana giungerà sull’Europa. Il maltempo a Torino e in Piemonte sarà connotato da precipitazioni nevose sulle montagne. In particolare lunedì 16 gennaio l’aria gelida in alta montagna farà scendere la quota neve a 400-500 metri. In pianura sarà poco nuvoloso con probabili nebbie. Le temperature a Torino e nella regione saranno in netto calo, con minime fino a -3 gradi in pianura e massime non oltre i 5-7 gradi. Martedì aria fredda e temperature basse in città con possibili nevicate.
Ubriaco in auto va a sbattere contro altre vetture
A bordo di una Fiat 500, a Verolengo, un uomo di Chivasso ha guidato ubriaco tamponando numerose vetture lungo la strada. Si è poi fermato nei pressi della farmacia. Della vicenda sono stati informati i carabinieri.
Il caso di ipertermia maligna risolto all’ospedale ‘Maria Vittoria’ di Torino riguardava una bambina di sei anni. È stata operata nei giorni scorsi e ora è all’infantile Regina Margherita per la completa ripresa della funzionalità renale e per le indagini genetiche. La piccola e’ affetta da una malattia genetica caratterizzata da una grave alterazione del metabolismo muscolare, innescata dalla somministrazione di alcuni farmaci. La bambina era stata sottoposta ad un intervento chirurgico per una lesione alla lingua che tardava a cicatrizzarsi. Durante l’anestesia generale la bambina ha avuto una crisi di ipertermia maligna, una patologia con un’incidenza in età pediatrica di 1/15000 anestesie ed una mortalità dall’5% all’80%. Il caso è stato trattato con successo in sala operatoria.
IN LIGURIA PIEMONTE E VALLE D’AOSTA
7 gennaio 2022. Viene accertato il primo caso di peste suina africana (PSA) ad Ovada. “Un anno dopo – con 86 casi Liguria e 150 in Piemonte su un totale di 284 accertati in tutta Italia – siamo nel pantano.
Nessun abbattimento, nessuna risorsa. E soluzioni abbozzate e inconcludenti che fanno riferimento a dati indecifrabili se non contraddittori”, dicono gli agricoltori.
Nella stagione 2022/2023 i piani PRIU regionali prevedono che vengano abbattuti 50.000 cinghiali in Piemonte e 38.000 in Liguria.
“Ma rimaniamo sempre nel campo delle ipotesi irrealizzabili – chiarisce Stefano Roggerone, presidente Cia Liguria -. E’ un obiettivo impossibile da raggiungere visto che ad oggi nella zona rossa è stato abbattuto un numero di capi irrisorio rispetto agli obiettivi e NON sono state messe a punto neppure le battute di caccia. Le aziende vivono una situazione surreale: gli agricoltori continuano a subire danni dai cinghiali, gli allevatori hanno dovuto abbattere i suini (6499 maiali macellati in Piemonte, 286 in Liguria macellati: tutti sani) e ad oggi NON hanno visto un quattrino per il danno subito anche rispetto all’impossibilità di reintroduzione degli animali in allevamento, ancora bloccato visto il protrarsi dello stato di emergenza”.
I dati sono impietosi. E confusi.
Il numero totale (sottostimato) dei cinghiali è di 104.816 in Piemonte, in Liguria tra i 35.000 e i 56.000: due dati a dir poco sorprendenti per l’inusuale precisione da una parte e per la “forchetta” amplissima dall’altra.
“Si confida sull’attività venatoria, ma in Liguria i cacciatori attivi nella stagione 2011- 12 erano 20.524; dieci anni dopo sono 13.885. In Piemonte in vent’anni si sono dimezzati: oggi sono meno di 17.000. . Non è un caso che in questi anni l’obiettivo prefissato di capi da abbattere – a fronte oltretutto di una popolazione abbondantemente sottostimata – non sia mai stato raggiunto.
Nella Zona Rossa le regole che hanno imposto hanno portato ad uno “sciopero” dei cacciatori che NON hanno nessuna convenienza a fare le battute di caccia. Risultato: nella parte della Zona Rossa soggetta a maggiori restrizioni per le possibilità di infezioni, in Liguria sono stati abbattuti solo 98 capi, in Piemonte 346” aggiungono gli agricoltori.
Se si prende il totale dei capi abbattuti tra Zona Rossa e zone libere il dato è altrettanto allarmante rispetto agli obiettivi prefissati: in Liguria 10648 capi abbattuti rispetto ai 38.000 previsti; in Piemonte 9004 capi abbattuti rispetto ai 50.000 ipotizzati.
Non esiste una “logistica” della gestione delle carcasse. Di fronte ad un obiettivo di depopolamento di quasi 90.000 capi, si sarebbe dovuto mettere in piedi un coordinamento stretto tra tutti i soggetti coinvolti, per realizzare un’organizzazione strutturata – con celle, luoghi di lavorazione e laboratori – per gestire il sistema di smaltimento e le diverse situazioni di carni infette o sane.
“La recinzione – sulla cui effettiva utilità abbiamo più di un dubbio – aggiungono – va a rilento: ad oggi sono stati installati 105 Km sui 170 previsti. NON si hanno certezze di quando l’opera verrà completata in una fase di forte ripresa dei casi”.
«È un’emergenza nazionale e come tale va trattata – spiega Gabriele Carenini, presidente di Cia Piemonte -. Gli sforzi attuati finora NON sono stati sufficienti. Cia intende riportare la condizione naturale della fauna selvatica nel rispetto dell’attività degli imprenditori agricoli, che producono cibo e preservano il territorio. Insistiamo nel chiedere al nuovo Governo la revisione della legge in materia, 157/92, spostando l’attenzione dal concetto di “tutela” a quello di “gestione dei selvatici, anche per l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale».
E a proposito di sicurezza stradale in Liguria negli ultimi 5 anni i daini hanno causato almeno un incidente alla settimana, i cinghiali anche qualcosa di più. E anche in questi casi sono dati sottostimati, visto che in tanti non denunciano il sinistro. In Piemonte solo che nel 2021 la media è di due incidenti al giorno.
“Un pantano dove non si capisce chi ha veri poteri di coordinamento e decisionali. Ministero Agricoltura, Ministero Sanità, Regioni, ATC, Comprensori alpini: tanti i soggetti in campo con competenze che rimangono spezzettate. E’ stato nominato un commissario ma di fatto senza il potere effettivo di operare. Se rimane così la figura del Commissario NON serve a nulla”.
«Si tratta di definire le priorità che per Cia sono la tutela del territorio e dell’impresa agricola – sottolinea Daniela Ferrando, presidente provinciale di Cia Alessandria -. Le strategie finora adottate hanno cercato di conciliare le diverse esigenze
(ambientali, agricole, faunistiche), senza dare reale supporto a nessuna. La gestione della PSA riguarda l’economia di un vasto indotto, che sta pagando le conseguenze di un anno di burocrazia e rimpalli di competenze. Troppi organi su tanti livelli stanno intervenendo, tutti si rimbalzano responsabilità, creando ritardo: NON
possiamo più aspettare».
Dal 2018 al 2021 le domande di rimborso sono aumentate del 40%. Ma le risorse disponibili sono rimaste le stesse. Risultato: la maggior parte degli agricoltori rinuncia a chiedere il rimborso dei danni che Cia Liguria stima intorno ai 5 milioni annui ( si pensi solo alla distruzione dei muretti a secco), Cia Piemonte stima intorno ai 10 milioni.
“ In Liguria lo scorso autunno abbiamo raccolto oltre 6000 firme in strada per cambiare la legge regionale, garantendo rimborsi giusti e più tutele per il lavoro degli agricoltori – ricorda Federica Crotti, presidente provinciale Cia Liguria di Levante -. Ma NON sono stati fatti passi in avanti per dare soluzioni concrete e con la peste suina la situazione è ulteriormente precipitata. Nella Zona Rossa le aziende agricole e agrituristiche continuano da una parte a sopportare le conseguenze dei limiti imposti agli spostamenti anche turistici sul territorio, dall’altra vedono le proprie produzioni locali costantemente massacrate dai cinghiali che rimangono all’interno della recinzione ad oggi realizzata”.
Per “uscire dal pantano”, Cia Liguria e Cia Piemonte chiedono
– Rimborsi immediati per gli allevatori e certezza su quando si potranno riprendere le attività di allevamento sospese
– Nuove risorse per coprire i danni subiti dagli agricoltori e gli oneri per i piani di abbattimento
– Certezza su numero e tempistica degli abbattimenti dentro e fuori la Zona Rossa (compresi eventuali sistemi incentivanti)
– Chiarimento definitivo dei poteri del Commissario
– Revisione delle legge nazionale 157/92
– Adozione del “modello Umbria”
che ha liberalizzato l’utilizzo delle gabbie. Un
sistema che obbliga chi le adotta a segnalarne la presenza nonché la cattura
del cinghiale. E che ha dimostrato un’ottima percentuale di successo.
Auto si ribalta dopo uno scontro
Un automobilista di 44 anni ha perso il controllo della sua auto e si è scontrato con un altro veicolo La vettura si è poi ribaltata in viale Roma, a Novara. I vigili del fuoco lo hanno estratto dalle lamiere. Ferito, è stato trasportato all’ospedale Maggiore di Novara dove è ricoverato in prognosi riservata.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
Si è lanciato dal sesto piano dal balcone dell’appartamento in cui abita a Moncalieri. Ma l’uomo è finito su un furgone parcheggiato che ha attutito il colpo. Ora è ricoverato in gravi condizioni in ospedale. È in corso un’indagine i carabinieri.
Oggi la cerimonia di premiazione
Lo zio di una studentessa minaccia gli insegnanti
I carabinieri sono dovuti intervenire a Biella in corso Pella in un istituto di formazione. Sono stati chiamati per porre fine a un diverbio tra i genitori di una studentessa e un professore, per via della condotta della ragazza. Nel frattempo lo zio della studentessa aveva minacciato gli insegnanti presenti.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
DETENUTI CONTESTANO I TRASFERIMENTI. SAPPE: ORA BASTA!
Mattinata di follia nel carcere di Torino per la protesta di un gruppo di detenuti che hanno dato vita ad una violenta rivolta dopo avere saputo di un loro trasferimento in altre sedi. E protesta con veemenza la Polizia Penitenziaria, per una situazione esplosiva che era stata annunciata da mesi ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto. Ricostruisce l’accaduto Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Si è vissuta nel carcere di Torino una situazione di altissima tensione. Intorno alle 9 una decina di detenuti, preso atto del loro trasferimento presso altri istituti penitenziari, hanno dato vita a una forte protesta sfociata in atti di autolesionismo e danni celle (incendio, distruzione neon e suppellettili, etc). Nella fase di esecuzione delle disposizioni di trasferimento, un ispettore e due agenti sono stati aggrediti riportando traumi e contusioni, poi giudicate guaribili dai 10 ai 5 giorni. Si tratta di eventi violenti conseguenza della grave situazione penitenziaria già ampiamente annunciata dal SAPPE, aggravata anche dalla mancanza di personale di Polizia nel carcere torinese”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, “i gravi episodi avvenuti nel carcere di Torino, che non hanno avuto un tragico epilogo grazie all’attenzione ed alla prontezza del personale di Polizia penitenziaria, riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria”. Capece ricorda che poche settimane fa “il SAPPE aveva preannunciato lo stato di agitazione del Personale per l’assenza di provvedimenti che contrastino le continue violenze in carcere e le aggressioni alle donne e agli uomini in divisa. Riteniamo che la grave situazione in cui versano le carceri italiane imponga un’inversione di marcia da parte del vertice politico e amministrativo del Ministero della Giustizia e più in generale del governo. Il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria poco e nulla hanno fatto per porre soluzione alle troppe problematiche che caratterizzano la quotidianità professionale dei poliziotti penitenziari: ma non si può continuare a tergiversare! Non si perde altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile”.
Scialpinista torinese muore travolto da una valanga
Uno scialpinista torinese 49enne, è morto travolto in tarda mattinata da una valanga distaccatasi nei pressi di Punta Chaligne, a 2.400 metri, in Valle d’Aosta. L’uomo è rimasto sepolto sotto la neve mentre si trovava con un amico che è riuscito a salvarsi. Sono intervenuti il Soccorso alpino valdostano e l’elicottero della Guardia di Finanza ma non è stato possibile salvargli la vita.