CRONACA- Pagina 689

Lavori al Sant’Anna: “Ma i servizi funzionano”

«L’Ospedale Sant’Anna è oggetto di lavori straordinari di riqualificazione necessari per garantire la sicurezza di pazienti e lavoratori del presidio, lavori che hanno comportato la riallocazione di circa il 40% dei servizi presenti nel presidio. Nonostante l’evidente difficoltà, tutti i percorsi di ginecologia, ostetricia e neonatologia (circa 6500 parti anno) continuano ad essere garantiti grazie allo sforzo di tutto il personale coinvolto».

Così l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi, in risposta all’interrogazione consiliare sul ripristino dell’intero percorso del Centro nascite dell’ospedale Sant’Anna.

«Per il Centro Nascita – osserva l’assessore Icardi – sono stati individuati spazi e percorsi i più affini possibili alla finalità del Centro che, come riportato sul sito aziendale, riprende una definizione dell’OMS: “Il fine di una moderna medicina perinatale è ottenere una mamma ed un bambino in perfetta salute con il livello di cure più basso compatibile con la sicurezza”. I circa 300 parti all’anno del Centro Nascita sono garantiti dalla professionalità e dalla passione delle ostetriche che continuano il loro lavoro in locali diversi».

«I locali del Centro nascita sono attualmente utilizzati per le isteroscopie e le colposcopie – conclude l’assessore Icardi -, esami di II° livello indispensabili per una diagnosi precoce delle neoplasie come richiesto dai LEA, a cui un ospedale di riferimento per l’Oncologia Ginecologica non può sottrarsi e per i quali non è stato possibile trovare diversa collocazione. Il percorso del Centro nascita verrà ricondotto al suo impianto originario nel più breve tempo possibile compatibilmente con le necessità di sicurezza di pazienti e lavoratori del presidio».

 Nuove 140 eBike Cooltra nella città di Torino

Oggi FREENOW, la Super App della Mobilità, annuncia l’integrazione di 140 eBike Cooltra nella città di Torino.
Da oggi, gli utenti torinesi di FREENOW hanno la possibilità di noleggiare una bicicletta elettrica Cooltra per i propri spostamenti direttamente dalla propria app, incentivando così opzioni di mobilità urbana sempre più green, multimodali e convenienti.
Si tratta della prima volta che Cooltra mette a disposizione il suo servizio di e-bike sharing al di fuori della sua sede centrale di Barcellona. Questa novità va ad aggiungersi alla flotta di scooter elettrici offerta da Cooltra in Italia già dal 2017 nelle città di Roma e Milano, e dal 2023 fruibile anche a Torino.
Nel 2023, gli utenti FREENOW hanno dimostrato di apprezzare particolarmente le eBikes come mezzo di trasporto sostenibile: infatti, la bicicletta elettrica è diventata una delle opzioni di multimobilità più amate tra quelle disponibili in app, rappresentando il 37% della quota di mercato della piattaforma. Inoltre, dai dati del 2023 risulta che in Italia sono stati percorsi oltre 100.000 km in eBike, l’equivalente di circa 15 volte la distanza Roma-New York, con un risparmio di CO2 di 10 tonnellate di emissioni.

Mercoledì 21 giugno sciopero della Metropolitana di Torino

Mercoledì 21 giugno 2023 è previsto uno sciopero della durata di 24 ore del servizio METROPOLITANA, proclamato dalla Rsu Movimento del settore, relativo a tematiche aziendali correlate.

IL SERVIZIO DELLA METROPOLITANA SARÀ COMUNQUE GARANTITO NELLE SEGUENTI FASCE ORARIE:

  • dalle ore  6.00 alle ore  9.00
  • dalle ore 12.00 alle ore 15.00

Sarà assicurato il completamento delle corse in partenza entro il termine delle fasce di servizio garantito.

LO SCIOPERO RIGUARDA ESCLUSIVAMENTE  IL SERVIZIO DI METROPOLITANA.
TUTTE LE ALTRE LINEE SVOLGERANNO SERVIZIO REGOLARE. 

< Per maggiori dettagli sulle motivazioni dello sciopero, clicca qui.

< Per consultare le percentuali di adesione degli scioperi precedenti, clicca qui.

Col machete sul Lungo Dora

 

Ennesima rissa avvenuta ieri sera alle 20 in prossimità del Ponte Carpanini. Ci è stato segnalato oggi da un lettore un video in cui si vedono ragazzi rincorrersi. Tra questo uno brandisce quello che sembra un machete.

La zona, in corrispondenza di Sermig e Balon, è densamente popolata. Siamo in estate e a quell’ora passeggiano adulti e ragazzi. Il nostro lettore si chiede:  “Dove sono le forze dell’ordine e le istituzioni?”

La Royal Mail inglese consegna a Torino. Re Carlo III e la lettera di Sua Maestà ad una bambina torinese

Ha il sapore di una bella favola quella vissuta da Elisabetta, una bambina torinese di 10 anni che, tornando da scuola, un giorno non molto tempo fa, ha trovato in buca ad attenderla una lettera proveniente da Buckingham Palace, con il timbro postale della famosa Royal mail, la posta reale inglese, da parte di Re Carlo III in persona in risposta ad una sua lettera scritta alla regina stessa, da lei tanto amata e ammirata, per la sua scomparsa con le condoglianze inviate al nuovo sovrano per la morte della sua mamma. 

Era l’8 settembre scorso e tutto il mondo si fermò per la dipartita di colei che è stata unica ed indimenticabile, Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e dei reami del Commonwealth, per molti the Queen, Lilibet per gli intimi, semplicemente una bisnonna dolce e simpatica per i suoi nipotini e per i bambini come loro.  E’ stato un omaggio corale quello della sua terra e del mondo intero e furono in tanti i sudditi che la piansero con lacrime e commozione, quasi increduli per la scomparsa di colei che li aveva accompagnati per tutto il suo lungo regno, il più lungo della storia inglese.

Quel giorno, a tanti chilometri di distanza, nella Torino che conobbe i fasti regali sabaudi, di fronte alla notizia che il mondo stava vivendo, la piccola Elisabetta pianse irrefrenabili lacrime per la “ sua “ regina, quella donna speciale e potente che portava il suo stesso nome e che godeva della sua ammirazione, sorridente e colorata nei suoi abiti pastello, amante degli animali, lei che sapeva entrare in sintonia con i grandi della Terra come con i bambini che le offrivano un fiore e che sapeva giocare con l’orsetto Paddington, mitico personaggio per tantissimi inglesi di ogni età, sorseggiando il the delle cinque tra le sue comiche gaffes di fronte alla regina divertita e coinvolta in occasione del Giubileo di sua Maestà. Tanti dettagli che hanno contribuito nel tempo a creare per Elisabetta un legame forte e sincero non solo con la regina ma anche con la sua terra. Da qualche anno studia inglese con profitto e su una parete della sua cameretta campeggia una grande bandiera britannica mentre al suo polso ama indossare uno Swatch con la Regina Elisabetta ed uno dei suoi amati cagnolini.

Qui, nel suo ambiente, con la semplicità e l’autenticità proprie dei bambini che sanno come far parlare il cuore grazie a quella spontaneità tutta loro, Elisabetta ha voluto salutare la sua illustre omonima con la sua letterina parlandole come fosse ancora su questo pianeta perché i bambini sanno vivere quella dimensione tra il presente ed il passaggio alla vita oltre la vita con modalità tutte loro dove la parola fine pare non esistere ancora. Poi l’emozione di imbucare la sua lettera con la soddisfazione di essere riuscita nel suo intento per tornare alla sua vita, ai suoi sogni, alla gioia contagiosa e traboccante con cui vive il suo tempo fino all’emozione dell’inattesa risposta.  Un bellissimo cartoncino con le parole del sovrano, la sua firma, una foto della sua infanzia con la sua mamma ancora giovane, il suo ringraziamento per un toccante messaggio sicuramente a lui molto gradito in quanto a parlare è stato il cuore sincero di una bambina che saprà fare tesoro di questa esperienza unica e arricchente, da custodire con cura.      Patrizia Foresto

                                                                                        

Con il bancomat rubato cercano di pagare il taxi

Le volanti dell’UPGSP sono intervenute in piazza Massaua a seguito della segnalazione di un taxista che dichiarava di avere problemi con dei clienti che avevano tentato ripetutamente, ma senza successo, di saldare la corsa utilizzando una carta visa.

Il taxista, insospettito dal comportamento dei due giovani che durante il tragitto in auto gli avrebbero anche proposto di pagare con moneta elettronica un conto più elevato cosicché l’autista avrebbe dovuto restituirgli in contanti la somma di 100 euro, riesce a trattenere la carta visa e a chiamare il 112 NUE.

I poliziotti, giunti prontamente sul posto, individuano i due soggetti, un giovane italiano di 20 anni e una donna di 29, constatandone lo stato visibilmente alterato.

Dai primi accertamenti emerge che il titolare della carta visa è una terza persona, non presente sul luogo, che viene contattata immediatamente dagli operatori: il titolare è un anziano con una grave forma di cecità che riferisce di essere stato vittima di un furto e di conoscere il ventenne in quanto lo stesso si era offerto di dargli assistenza aiutandolo quotidianamente svolgendo piccoli servizi.

Infatti, proprio quella sera il giovane avrebbe scavalcato il balcone dell’abitazione sita al piano rialzato e, approfittando della condizione di inabilità dell’uomo, si sarebbe introdotto di soppiatto all’interno rubando il bancomat.

Entrambi i giovani sono stati tratti in arresto per utilizzo indebito di carte di credito in concorso e, solo il ventenne, per furto in abitazione.

Richiedenti asilo e Università: una situazione di incertezza

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Caro direttore, mi chiamo Daria Kryukova, rappresento l’Unione dei Dissidenti Russi in Italia e sono anche una richiedente asilo politico.
Di recente i giornali italiani hanno raccontato la mia storia con l’università di Bologna: che i richiedenti asilo non possono essere immatricolati alle università, perché questo diritto ci è negato per il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 art. 39, che impedisce ai richiedenti asilo di essere immatricolati presso l’Università italiane e conseguire una laurea. E che io anche se sono stata ammessa, seguo lezione fin da ottobre, non posso essere immatricolata e registrare i miei voti.
Di conseguenza, siamo costretti ad aspettare anni per una risposta a una richiesta di asilo, non potendo ottenere un’istruzione universitaria e una laurea, il che ovviamente interferisce con l’integrazione in un nuovo paese e il nostro sincero desiderio di fare tanto bene quanto possibile per il paese che ci ha ospitato, essere indipendenti e autosufficienti e contribuire alla societa’.

Voglio raccontare le storie di altri due studenti richiedenti asilo nella stessa situazione: uno di noi vorrebbe studiare proprio all’università di Torino. 
E le posizioni di tutte le università possono essere molto diverse anche all’interno della stessa legislazione. Penso che questo farà più luce sull’argomento da diverse angolazioni, mostrando le diverse posizioni di diverse università che sono abbastanza autonome da offrire agli studenti programmi diversi (come l’Università di Trento, per esempio).

Elisei e la sua storia con l’Università di Torino

Ho 20 anni e sono originario di Ekaterinburg. Ho studiato per un anno all’università di Mosca. Sono arrivato in Italia il 30 settembre 2022 e ho deciso di chiedere asilo non solo per motivi politici (sono stato arrestato durante proteste), ma anche per minacce alla mia vita.

Fin dal primo giorno di guerra, ho espresso la mia posizione contro il conflitto sui social network, su VKontakte (l’equivalente russo di Facebook) e sulle Storie di Instagram. Ho parlato della follia di tutto ciò che stava accadendo all’università. Nel marzo 2022, sono stato arrestato durante una protesta contro la guerra: mi hanno confiscato il passaporto, il telefono e qualsiasi mezzo di comunicazione con il mondo esterno, e non mi è stato concesso di consultare un avvocato durante l’interrogatorio. Mi hanno preso le impronte digitali, fotografato e minacciato con 15 giorni di detenzione in caso di dissenso.

Dopo l’arresto, ho affrontato un processo e sono stato dichiarato colpevole in base all’accusa di partecipazione a manifestazioni non autorizzate. Successivamente, è stato inviato all’università un elenco di persone coinvolte nelle proteste. Ciò non è stato solo un avvertimento, ma anche un segnale: le cose peggioreranno se continuerai. In seguito, gli agenti di polizia sono venuti nel mio dormitorio per una “conversazione” e mi hanno chiesto di firmare un documento in cui mi impegnavo a non partecipare a proteste o comizi politici, al fine di “chiudermi la bocca” (questo tipo di documento non dovrebbe essere firmato, altrimenti costituirebbe un altro atto illegale). Mi hanno emesso un avviso che mi proibiva di frequentare luoghi pubblici (metropolitana, centri commerciali, parchi, ecc.) a Mosca durante i giorni festivi e i fine settimana. Queste restrizioni sono legate a minacce ricevute da persone vicine alle autorità, che avevano avuto accesso ai miei effetti personali e alla mia corrispondenza con un partner.

Dopo essere arrivato in Italia e aver presentato la domanda di asilo, ho deciso di continuare i miei studi. Ho scelto l’Università di Torino perché vivo in Piemonte. Ho fatto domanda per il programma chiamato Global Law and Transnational Legal Studies, che viene insegnato in inglese. Mi è sempre piaciuta la giurisprudenza, anche durante gli anni scolastici in Russia, dove ho studiato lingue straniere. L’esigenza di conoscenze legali e l’approccio umanitario del diritto come disciplina e professione mi hanno spinto a scegliere questa direzione. Prima di fare domanda per il programma, ho completato un corso di diritto internazionale umanitario presso l’Università di Leida e ho potuto constatare come la Russia agisca al di fuori dei confini legali, il che è sempre più preoccupante.

Ho scritto una lettera all’università e ho ricevuto conferma della possibilità di candidarmi al corso di mio interesse, ma mi è stato comunicato che l’iscrizione è possibile solo con un permesso di soggiorno per asilo già ottenuto, e la ricevuta non è un documento valido. Il rappresentante dell’ufficio per gli studenti internazionali di Torino mi ha fornito informazioni solo sulle modalità di candidatura, ma non ha fornito ulteriori spiegazioni. Quando ho chiesto informazioni sulle borse di studio e sull’assistenza agli studenti rifugiati, mi è stato semplicemente detto di consultare il link sul sito web. Ho anche chiesto se fosse possibile diventare uno studente “auditor” del programma, ma non ho ricevuto una risposta precisa e mi è stato consigliato di parlare con il responsabile del programma. Desidero menzionare l’Open House Day, dove ho ottenuto alcune informazioni in più da uno studente del programma di master riguardo all’iscrizione, al processo di studio e alle borse di studio. Inoltre, c’è un ufficio dell’università chiamato Infopoint che ha cercato di aiutarmi, ma non è riuscito a mettersi in contatto con l’ufficio internazionale noto per i suoi problemi.

Tutto ciò rende la situazione ancora più frustrante e aumenta l’incertezza, che già di per sé è molto presente.

L’impossibilità di essere ammesso all’università come richiedente asilo è devastante dal punto di vista emotivo. Come giovane, ti priva di una vita sociale, di opportunità di integrazione e di possibilità di partecipare pienamente alla vita della società a causa di uno stato scritto su un pezzo di carta, che si presume essere inappropriato.

Ho inviato i documenti in tempo, entro la scadenza del 25 giugno. Tuttavia, se non ottennero la decisione finale della commissione prima dell’inizio dell’anno accademico, anche se la risposta sarà positiva e indicherà che sono stato accettato nel programma, non potro’ comunque essere iscritto.

Per me è importante essere iscritto perché desidero proseguire la mia carriera universitaria e avere il diritto di studiare, acquisire conoscenze rilevanti nel campo del diritto internazionale, in particolare del diritto umanitario, in cui la Russia, come Stato, mostra una completa ignoranza durante il conflitto di aggressione. Inoltre, l’opportunità di avere almeno un punto di riferimento solido sulla quale fare affidamento è fondamentale per me come rifugiato, poiché rappresenta la perdita di tutto il passato, sia positivo che negativo: amici, famiglia, abitudini. L’accesso all’università potrebbe contribuire all’integrazione, migliorare il mio stato mentale (facendo parte di qualcosa di stabile) e offrire nuovi obiettivi da perseguire per creare, lavorare e migliorare il mondo intorno a me.

Considerando che la nostra vita in questo momento è piena di incertezza, qualsiasi azione che aiuti a ridurla è molto preziosa per noi. Anche secondo la normativa vigente.

Falso Made in Italy, la Guardia di Finanza sequestra un milione di articoli

Orologeria falsa, scoperto dalla Guardia di Finanza di Torino un deposito nel Milanese.

Sequestrati 1 milione di articoli falsi. La frode prevedeva come la merce, importata dall’estremo Oriente, venisse presentata in dogana in imballi privi di indicazioni riconducibili a una origine italiana mentre, al loro interno, sono risultati apposti i simboli tipici, quali il tricolore, idonei ad ingannare il cliente finale. Una frode da 7 milioni di euro.

La Guardia di Finanza di Torino ha sequestrato circa 1 milione di articoli riportanti segni e simboli tipici del “Made in Italy”, ma in realtà interamente prodotti e successivamente importati dalla Cina. La merce cautelata, se immessa in commercio, avrebbe fruttato un illecito guadagno di circa 7 milioni di euro.

L’operazione, condotta dai “Baschi Verdi” del Gruppo Pronto Impiego Torino e coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, ha avuto inizio nei giorni scorsi quando i finanzieri hanno notato, esposti sugli scaffali di alcuni negozi, prodotti per la casa reclamizzati come di origine italiana, attraverso l’inequivocabile simbologia della bandiera tricolore, nonostante dalle indagini sia emerso che gli stessi fossero stati, invece, interamente realizzati in Asia. Gli elementi acquisiti hanno indotto a ritenere che ci si trovasse di fronte ad una ingente frode commerciale e, pertanto, si è proceduto a ricostruirne l’intera filiera distributiva, attraverso l’esame analitico dei flussi degli approvvigionamenti.

Lo sviluppo delle indagini ha portato, quindi, i militari a individuare un deposito in un Comune nella Provincia di Milano ove è stata rinvenuta la considerevole quantità di articoli (orologi da parete, bilance, cassettiere, portafoto, scarpiere, specchiere, lumi ornamentali nonché sveglie) pronti per essere posti in vendita con il sigillo nazionale.

L’illecito modus operandi prevedeva che la merce importata dall’estremo Oriente venisse presentata in dogana in imballi primari privi di indicazioni riconducibili a una origine italiana mentre, al loro interno, sono risultati apposti i simboli tipici, quali il tricolore, idonei ad ingannare il cliente finale.

L’ingente quantitativo di merce rinvenuto, che sarebbe stato commercializzato attraverso la grande distribuzione organizzata, è stato, quindi, sequestrato nel corso delle perquisizioni disposte dall’Autorità giudiziaria nei confronti di un imprenditore italiano il quale, ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle responsabilità, dovrà rispondere dei reati di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci.

Bottino magro nella rapina alla Villa di Moise Kean

Di recente si sono verificati a Torino furti in alcune ville appartenenti ai giocatori della Juventus, tra cui l’attaccante Moise Kean. Gli scassinatori hanno preso di mira una villa di lusso in precollina a Torino, dove sorge la dimora del celebre calciatore. Secondo le fonti, i ladri sono riusciti a entrare nell’abitazione nell’ultimo fine settimana. La domestica della villa ha scoperto la casa in disordine e una finestra aperta, il che ha portato alla chiamata al 112 per richiedere aiuto. La situazione è al momento in corso di valutazione da parte delle autorità che stanno investigando per individuare i responsabili. Pare che i ladri siano fuggiti senza avere avuto modo di rubare molto.